9 dicembre forconi: 09/23/16

venerdì 23 settembre 2016

Multa ad Airbus, la guerra tra Usa e Ue continua

La World trade organization sanziona Airbus. Ma è chiaro che dietro l'organizzazione internazionale ci sono gli Usa, in aperta guerra con l'Ue

Ma a chi risponde il Wto? 

Chi sono i burattinai di questo carrozzone internazionale, l'Onu del commercio mondiale, la "World trade organization" che ha stangato il consorzio Airbus - pardon: preteso di stangare, perché chissà se e quando i sanzionati pagheranno pegno - contestandogli di aver intascato circa 22 miliardi di dollari in sussidi illegali per la costruzione di aerei da parte di Ue, Germania, Francia, Regno Unito e Spagna, e di aver violato così il regime di libera concorrenza con l'americana Boeing?

"Il Wto non è solo il comitato d'affari delle multinazionali. È stato pensato come la centrale di sviluppo del mondo. (...) Con una specifica. Gli Usa hanno aderito al Wto, ma, con norme di applicazione, si sono riservati una way-out, in caso di gravi pregiudizi alle loro industrie o di reiterate restrizioni di operatività. L'Europa ha invece aderito e basta!". Lo scrive Giulo Tremonti, ex ministro dell'Economia e fine polemista, nel suo "Rischi fatali" del 2005. È bene rileggersi queste righe per ricordare, in premessa, che il Wto è uno strumento voluto simmetricamente da America ed Europa, ma sostanzialmente pilotato dagli americani, padroni del campo oggi più che mai, dopo oltre un decennio di asimmetria economica a loro favore, con l'Europa ferma o recessiva e gli Stati Uniti al galoppo. Quindi al Wto comandano loro.

La premessa sembra banalizzante. ma chiunque abbia letto di diritto, internazionale in specie, sa che pretendere di entrare nei dettagli di questi contenziosi giuridici internazionali per trovarvi la "verità" non è solo difficile: è inutile, perché un bravo giurista vi rinvenirà sempre altrettante tesi a favore sia di una parte che di un'altra. 

Se in questo momento il Wto attacca l'Europa sull'Airbus - proprio mentre sempre davanti ai suoi uffici istruzione anche gli Stati Uniti sono sotto accusa per analoghi aiuti di Stato illeciti, sia pur più contenuti (5 miliardi) proprio alla rivale di Airbus, la Boeing - è solo per ragioni politiche. È perché le Autorithy indipendenti dal potere politico - anzi, meglio: dalla classe dirigente del Paese-guida - sono una chimera, un'illusione: non ci sono. E anche i vertici del Wto prendono ordini, se non direttamente dalla Casa Bianca, dalle lobby economiche che la ispirano.

La sanzione su Airbus conferma che l'Europa frammentata, insicura, economicamente lenta se non ferma, politicamente lacerata e sul punto di aggravare le spaccature sia sui temi sociali che economici che internazionali - welfare, sviluppo, occupazione, immigrazione, difesa - non fa più paura a nessuno. 

Non ha alcuna chance in questo momento di far prevalere il suo punto di vista nel conflitto commerciale ormai conclamato contro gli Usa. E vien da dire: meno male che non c'è ancora Donald Trump, con il suo piglio muscolare, a pilotare la corazzata americana.

Certo che gli Usa hanno bisogno del mercato europeo e dei suoi consumatori. Ma ne paventano la concorrenza a tutto campo che di quando in quando patiscono, e vogliono soffocarla. Qualunque diversa ed eufemistica definizione di questa contrapposizione è un'utopia. Certo, tra la proclamazione di una "multa" e il suo pagamento ne corre: questo vale ieri contro la Apple e oggi contro l'Airbus. Ma questa schermaglia, questa guerra dei nervi, queste minacce rituali reciproche dicono male, malissimo.

Otto anni di crisi finanziaria a matrice americana e otto anni di crescita asimmetrica della Cina rispetto al resto del mondo e ancora otto anni di destabilizzazione del mercato energetico sono altrettanti fattori di stress che non potevano che indebolire o vanificare i collaborazionismi economici. L'unico vantaggio è che oggi il mondo - per fortuna - pur avendo tante, troppe, sanguinose guerre "a capitoli", come dice il Papa, non ha più la valvola crudele della guerra mondiale. 

E incanala sull'economia la rivalità e l'odio che in due occasioni ha scaricato nel sangue. 

Meglio le opposte sanzioni e le ristrettezze economiche che guerre che comportano delle bombe atomiche. Ma comunque le società europee rischiano, purtroppo, di pagare a questa contrapposizione un prezzo complessivo ben più salato delle opposte multe... A causa proprio delle divisioni interne che hanno indebolito a livelli mai visti la capacità di dialettica internazionale dell'Unione nel suo insieme.

L'attacco americano sul caso Volkswagen, la rottura tedesca sul Ttip, la procedura europea contro la Apple per l'elusione fiscale e il take-over tedesco della Bayer sulla Monsanto, ora le sanzioni Usa su Airbus. Allacciamoci le cinture, il rally è solo agli inizi.


Fonte: qui

Venezuela, in ospedale non ci sono culle: neonati finiscono nelle scatole di cartone

L'immagine pubblicata da una avvocato venezuelano per i diritti umani documenta lo stato di degrado in cui versano alcune strutture sanitarie del Paese sudamericano, vittima ormai da tempo di una gravissima crisi economica.



Venezuela, in ospedale non ci sono culle: neonati finiscono nelle scatole di cartone


La grave situazione economica in cui versa il Venezuela continua ad avere tragiche ripercussioni sulla vita quotidiana. Ne è una prova la foto scattata da Manuel Ferreira, un avvocato esperto in diritti umani che così ha provata a gettare luce su quanto succede in un reparto maternità di un ospedale locale: in mancanza di culle sono state riciclate delle scatole di cartone per accogliere i bimbi venuti al mondo negli ospedali pubblici. 

La foto è diventata immediatamente virale su Facebbok e Twitter. Il fatto sarebbe avvenuto nel reparto maternità dell'ospedale Domingo Guzman Lander, nello stato di Anzoategui (nord-est del Paese). Il tweet riporta come didascalia una citazione di una nota canzone di Ali Primera, celebre cantautore impegnato: "Che triste come arrivano i bimbi nelle loro culle di cartone".

La vicenda ha catalizzato l’attenzione dei media non solo in Venezuela. Inizialmente il direttore dell'ospedale, José G. Zurbarán, ha definito la diffusione di queste immagini su Twitter “un attacco mediatico feroce”, mentre i dipendenti del nosocomio  hanno postato immagini, molto diverse, dello stesso luogo, al fine di contrastare questa “foto tendenziosa”. Il medico ha prima assicurato, dal suo account twitter, che “è falso che i bambini vengono messi nelle scatole di cartone”, aggiungendo però in un altro messaggio che “ci sono persone che utilizzano situazioni isolate per attaccare chi, giorno dopo giorno, dà il meglio di sé”. Quel che è certo è che ora i neonati sono stati sistemati all’interno di vere culle. "La mia denuncia almeno è servita a fare accomodare un po' meglio quei bebé", ha commentato Ferreira.

Fonte: qui

I LEADER EUROPEI IN PUBBLICO SOSTENGONO LA CLINTON, MA IN CUOR LORO SOGNANO LA VITTORIA DI TRUMP

COSI’ POTREBBERO FINALMENTE ELIMINARE LE SANZIONI ALLA RUSSIA, CONTANDO SULL’AMMIRAZIONE DI “THE DONALD” PER LO ZAR. E ADDIO TTIP

Carlo Nicolato per “Libero Quotidiano

JIMMY FALLON SCOMPIGLIA I CAPELLI DI DONALD TRUMPJIMMY FALLON SCOMPIGLIA I CAPELLI DI DONALD TRUMP
C' è un mondo parallelo, politicamente scorretto, in cui gli americani anziché stare con la Clinton o con Trump tifano il russo Putin e gli europei, specie quelli più «democratici», anziché parteggiare per la dem Hillay, in cuor loro sperano segretamente nella vittoria dell' impresentabile magnate. 

Il primo sorprendente dato è stato semplicemente svelato dal Financial Times che nei giorni scorsi ha pubblicato un sondaggio di Economist-YouGov dal quale risulta che attualmente solo il 27% dei repubblicani ha un' opinione negativa di Vladimir Putin.

Fino a due anni fa lo stesso sondaggio aveva registrato un dato diametralmente opposto, e cioè che quelli contro il presidente russo erano il 66%. L' 85% dello stesso campione intervistato ritiene poi che Putin sia un leader forte, di cui ci si può fidare, mentre Obama è uno smidollato senza attributi per l' 81%.
JIMMY FALLON SCOMPIGLIA I CAPELLI DI DONALD TRUMPJIMMY FALLON SCOMPIGLIA I CAPELLI DI DONALD TRUMP

Insomma, non solo Putin stravince le elezioni in casa sua, ma se si presentasse a quelle americane darebbe del filo da torcere a chiunque. 

I repubblicani dovranno però accontentarsi di Trump che non ha mai dimostrato di saper governare come il presidente russo ma quantomeno ha ammesso di essere un fan di Putin, così come quest' ultimo lo è, anche se probabilmente non con la stessa convinzione, del magnate.

Se ne facciano una ragione a Washington, a differenza di qualche annetto fa quando il comunismo faceva la differenza, la cosiddetta «nuova guerra fredda» ha fatto solo danni e ha perfino diviso gli americani che su Putin in larga parte la pensano in modo diametralmente opposto ai leader occidentali.
vladimir putinVLADIMIR PUTIN

E qui arriviamo al secondo punto, perché i leader occidentali di cui sopra sono gli stessi che sostengono pubblicamente la Clinton, che mai e poi mai si lascerebbero scappare una parola di favore o di ammirazione per Donald Trump, considerato nella migliore delle ipotesi semplicemente inadeguato a diventare l' inquilino della Casa Bianca e quindi l' uomo più potente della Terra. Eppure se azzardassimo che molti di loro non sarebbero poi così dispiaciuti se il magnate diventasse veramente il presidente, non andremmo poi così lontano dalla realtà.

Per chiarire subito cosa intendiamo prendiamo ad esempio il Ttip, il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti in corso di trattativa, che oramai nessun leader politico europeo vuole per i più svariati motivi ma che gli americani al contrario vogliono imporre all' Europa a loro vantaggio.

vladimir putin alla conferenza di fine annoVLADIMIR PUTIN ALLA CONFERENZA DI FINE ANNO
Se vincesse la Clinton è evidente che il trattato, pur tra mille difficoltà, prima o poi verrà firmato. Come fanno i leader europei a rompere con una «moderata» (si fa per dire) e democratica presidenza Usa? Come fanno a dire no all' alleato storico impersonato così propriamente da una rappresentante di un' altrettanto storica famiglia Dem? Cambierebbe tutto se invece fosse eletto Trump, la personificazione, ai loro occhi, dell' America becera e prepotente. Con lui sarebbe molto più facile rompere, ne va dei principi di democrazia e libertà.

JUNCKER FARAGEJUNCKER FARAGE
Insomma, per assurdo, l' elezione dell' odiato magnate tornerebbe comoda ai leader europei per ridiscutere l' alleanza con gli Usa, per contestare le intromissioni di Washington nella politica di Bruxelles. La tensione tra Usa ed Europa è già lì, latente: basti ad esempio il caso Apple in Irlanda che ha fatto dire a Juncker che «noi non siamo gli Stati Uniti d' Europa». Come dire «non ci rompano le scatole», e quanto sarebbe più facile dirlo all' improponibile Trump.

erdogan junckerERDOGAN JUNCKER
Ma gli esempi si sprecano. Le sanzioni alla Russia? 

Visti i rapporti con Putin, Trump le revocherebbe immediatamente, ma se così non fosse l' Europa non ci penserebbe su due volte a mandare al diavolo l' intruso della Casa Bianca e a revocarle unilateralmente. 

E che dire delle odiate basi militari Usa: le sinistre di tutti i Paesi europei ne chiederebbero l' immediata chiusura. 

Perfino la Nato potrebbe essere rimessa in discussione, e per qualcuno sarà l' occasione buona per tornare a parlare, con qualche concreta speranza, di esercito europeo.

Fonte: qui