9 dicembre forconi: 07/27/18

venerdì 27 luglio 2018

IL VIDEO DELL'AGGRESSIONE SUBITA A CAIVANO, NEL CUORE DELLA “TERRA DEI FUOCHI”, DAL CRONISTA MARIO ABENANTE CHE STAVA RIPRENDENDO UN ROGO TOSSICO VICINO L’AREA INDUSTRIALE DI MARCIANISE


“TI STRUPPEO STRUNZ’, SEI UN GIORNALISTA DEL CAZ*O” 

IL TUTTO SOTTO GLI OCCHI DI UN BRIGADIERE DEI CARABINIERI DI CASAVATORE...

ROGO TOSSICO A CAIVANO - AGGRESSIONE AL GIORNALISTA MARIO ABENANTE

CAIVANO. TERRA DEI FUOCHI, AGGREDITO GIORNALISTA DURANTE IL PROPRIO LAVORO

Una colonna di fumo alta fino a 30 metri, visibile a chilometri e chilometri di distanza. Tanto quanto basta per gridare al disastro ambientale qui, in piena Terra dei fuochi. Una nuova emergenza, si abbatte sulla nostra regione   dopo quella di San Vitaliano.
ROGO TOSSICO A CAIVANO - AGGRESSIONE AL GIORNALISTA MARIO ABENANTEROGO TOSSICO A CAIVANO - AGGRESSIONE AL GIORNALISTA MARIO ABENANTE
Sono balle di plastica e di carta provenienti dalla raccolta differenziata quelle che si sono completamente incendiate  nell’area industriale di Caivano, località Pascarola, a pochi passi dall’area industriale di Marcianise.

A bruciare alcuni depositi di stoccaggio appartenenti all’azienda di trattamento di rifiuti della società Di Gennaro S.p.a. I vigili del fuoco con una decina di autobotti (anche provenienti dalla base Nato di Napoli) con fatica hanno domato le fiamme nel tentativo di bloccare il fumo nero e denso che il vento ha indirizzato principalmente verso il territorio caivanese e acerrano.

Sin dall’inizio le operazioni di circoscrizione dell’incendio si sono concentrate da un lato nello spegnimento (utilizzando acqua e sabbia) e dall’altro eliminando  le balle integre dai piazzali per evitare che prendessero anch’esse fuoco.  Purtroppo c’è da registrare una aggressione ad un giornalista che stava compiendo il proprio lavoro.
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A farne le spese Mario Abenante cronista della testata giornalistica online “Minformo“ il  cronista stava effettuando un servizio video di approfondimento sull’incendio di Pascarola, quando è stato aggredito. L’episodio purtroppo è di una gravità inaudita, l’informazione viene bloccata per l’ennesima volta, il tutto sotto gli sguardi inermi dei militari dell’Arma dei carabinieri. Purtroppo per l’ennesima volta siamo costretti a ripetere che  la nostra Terra sta morendo – la verità viene nascosta, la criminalità organizzata controlla  definitivamente i “propri” territori per garantirsi impunità al loro interno  impedendo  la libera informazione, così ahinoi  si costringono apertamente  i giornalisti  al silenzio.

ROGO TOSSICO A CAIVANO - AGGRESSIONE AL GIORNALISTA MARIO ABENANTEROGO TOSSICO A CAIVANO - AGGRESSIONE AL GIORNALISTA MARIO ABENANTE
L’aggressione al giornalista ci fa capire  che in questa  amata Terra  la follia e la violenza stanno prendendo il sopravvento». La nostra redazione esprime la massima solidarietà alla testata giornalistica, in primis tutta la massima vicinanza a Mario Abenante.

Per concludere l’argomento che riguarda l’incendio di stamattina, ci auguriamo che i criminali  siano consegnati alla giustizia. Oggi solo un miracolo può sconfiggere il fenomeno della Terra dei Fuochi, le parole di Marfella hanno centrato ampiamente il problema: “Tutti a piedi in pellegrinaggio da Caivano Pascarola a Pompei. Chiediamo alla Vergine di salvare la Terra dei Fuochi e di fare giustizia di delinquenti e negazionisti, che ci stanno avvelenando da 30 anni”, ha così concluso denunciando la sua rabbia per l’episodio di stamattina alla stampa l’oncologo Marfella.

“Sui social invece  la popolazione ha assistito a questo ennesimo disastro in maniera  incredula manifestando tutta la propria rabbia. Si chiede con forza alle istituzioni di intervenire in maniera risolutiva su un problema che da troppi anni interessa la cosiddetta Terra dei Fuochi, quell’area a cavallo tra Napoli Nord e Caserta Sud, dove lo Stato è completamente assente.
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Un luogo in cui regna una totale anarchia praticata sia da parte dei cittadini, che abbandonano tranquillamente rifiuti nelle strade e nelle campagne, sia di imprese, che sfuggono al controllo delle norme di tutela e sicurezza ambientale, sia, infine, da parte di forze criminali organizzate che hanno fatto dello smaltimento illegale dei rifiuti un redditizio business.

ROGO TOSSICO A CAIVANO - AGGRESSIONE AL GIORNALISTA MARIO ABENANTEROGO TOSSICO A CAIVANO - AGGRESSIONE AL GIORNALISTA MARIO ABENANTE








Tutto ciò avviene impunemente ai danni della salute dei cittadini e dell’economia del territorio.Speriamo che la legislatura governativa  del presidente del Consiglio Conte sia in grado di  porre fine a questo terribile strazio e a punire i responsabili dell’avvelenamento dei nostri territori punendo anche chi non fa il proprio dovere  in termini di controlli e sicurezza nelle aziende fuori norma.

Fonte: qui

L’INCREDIBILE ASCESA DEL BOSS GIUSEPPE CASAMONICA

SALVATO DALLA PRESCRIZIONE (SEI ANNI PER UNA SENTENZA DI APPELLO), SCARCERATO GIÀ PRIMA COME TOSSICODIPENDENTE, BENEFICIATO DAL MISTERIOSO SMARRIMENTO DELLA DENUNCIA DI UNA SUA VITTIMA, TRATTATO COME UN DELINQUENTE COMUNE PUR AVENDO UN GIÀ RICCO CURRICULUM CRIMINALE. 

IL CIELO LO AMA O QUALCUNO LO PROTEGGE?

GIUSEPPE CASAMONICAGIUSEPPE CASAMONICA

Salvato dalla prescrizione (sei anni per una sentenza di appello), scarcerato già prima come tossicodipendente (frequentava il locale dove spacciava la famiglia), beneficiato dal misterioso smarrimento della denuncia di una sua vittima, trattato come un delinquente comune pur avendo un già ricco curriculum criminale. La resistibile ascesa del boss Giuseppe Casamonica ha goduto di benevoli ostacoli, se non addirittura colpose agevolazioni. Circostanze raccolte dal pm Giovanni Musarò a corredo degli oltre 30 arresti eseguiti il 17 luglio contro il ramo della famiglia sinti che ha nel 46enne Bìtalo (padre di quattro figli e già nonno) il suo capo indiscusso.
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Già nel 1996 una sentenza contro il cassiere della Magliana, Enrico Nicoletti, indicava i Casamonica come i veri temuti esattori della famigerata associazione criminale. Eppure, racconta la pentita Debora Cerreoni all'inizio della sua collaborazione, maggio 2015, nessuna speciale sorveglianza c'è su di loro in carcere. «A Rebibbia - dice la donna fuggita dal clan - i colloqui con i bambini avvengono presso l'area verde, dove non c'è il rischio di essere intercettati».
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Ed è durante questi colloqui privati, hanno poi dimostrato le indagini, che Giuseppe impartisce alla sorella Liliana le indicazioni per gestire gli affari all'esterno. In quell' epoca Bìtalo sta scontando una condanna definitiva a 10 anni, che riconosce fin dal 2009 l'esistenza di una associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con base in vicolo di Porta Furba.

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Ma la sua permanenza in carcere sarebbe potuta essere più lunga se non fossero intervenuti due fattori. Il primo è che una ulteriore condanna a sei anni del giugno 2008 (estorsione ai danni di una pizzeria sulla Tuscolana) non produce effetti perché la sentenza di secondo grado arriva solo nel 2014 e il reato viene dichiarato prescritto dalla Corte d' appello, che pure riconosce la «configurabilità dei delitti».

Il secondo alleggerimento della sua detenzione arriva in virtù di un'ordinanza del Tribunale di sorveglianza del marzo 2017, che accoglie la richiesta di trasferimento in una struttura di recupero per tossicodipendenti a Trivigliano, nel frusinate, per scontare l'ultimo anno di pena. Un affidamento in prova così motivato: «La misura appare idonea ad assicurare per il condannato una possibilità di recupero e il contenimento della sua pericolosità sociale (...) Egli non commette reati dal 2009 (era in carcere da quasi 10 anni, ndr)».
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La sua condizione di cocainomane, annota ancora il giudice, è aggravata dal fatto che «occupandosi della gestione di un locale notturno a Roma è entrato in contatto con ambienti sociali nei quali era diffuso e abituale l'uso di sostanza stupefacenti (...) La famiglia per lui rappresenta un valido sostegno». Un anno dopo, Bìtalo tornerà in carcere con l'accusa di gestire assieme a figli e familiari un traffico di droga, fornita dalla 'ndrangheta degli Strangio.
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Infine un episodio rimasto senza spiegazioni. Una delle vittime citate nell'ultima ordinanza, Ernesto Sanità, al quale è stata tolta la casa da Giuseppe Casamonica per pagare un debito, già nel giugno 2007 era andato in commissariato a denunciare. Denuncia regolarmente protocollata ma, come ricostruito dagli accertamenti chiesti dal pm, mai trasmessa in procura. «Suddetta carenza - annota l'informativa della questura - è da ricondursi al mancato sviluppo dell'indagine che avrebbe consentito l' identificazione completa dell' autore del fatto, per come può evincersi dagli elementi raccolti».

Fonte: qui

OCCHIO AI VOSTRI CONTI CORRENTI: D’ORA IN POI SCATTANO I CONTROLLI PER OPERAZIONI SUPERIORI AI 10MILA EURO

LE BANCHE SARANNO OBBLIGATE A FARE LA SPIA ANCHE SE I SOLDI SONO PRELEVATI O VERSATI ATTRAVERSO PIÙ OPERAZIONI 

ECCO CHI RISCHIA E CHI DEVE SEGNALARE


EVASIONE FISCALEEVASIONE FISCALE
Attenzione a prelievi e versamenti bancari sui conti correnti superiori a 10 mila euro, perché d’ora in poi su questi potranno scattare controlli fiscali e accertamenti.

Questo perché le operazioni bancarie che superano questa cifra devono essere segnalate a Bankitalia.

È la stessa banca d’Italia a dare comunicazione in un documento – Istruzioni in materia di comunicazioni oggettive – indirizzato a banche, poste e istituti di moneta elettronica. In realtà comunque l’utente finale avvisato è il correntista.

BANKITALIA 3BANKITALIA
Nel messaggio di Bankitalia è chiaramente detto che questi istituti devono dare comunicazione alla Uif (unità d’informazione finanziaria) con cadenza mensile di ogni operazione, anche se occasionale, che muova denaro per un importo pari o superiore a 10 mila euro, eseguita nel corso del mese solare, anche se realizzata attraverso più operazioni singolarmente pari o superiori a 1.000 euro cumulate da parte dello stesso cliente o esecutore.

evasione-fiscaleEVASIONE-FISCALE
La comunicazione deve essere comunque inviata – anche con esito negativo – se nell’arco del mese nessuna operazione sospetta è stata effettuata.

Controlli conti correnti: chi rischia
Facile intuire come chiunque (professionista o privato) sia correntista e versi o prelevi dal proprio conto corrente cifra pari o superiori a 10 mila euro, sarà considerato cliente sospetto e sarà segnalato dalla propria banca o dall’ufficio postale alla Uif.

L’operazione non viene considerata sospetta se non presenta collegamenti con altre operazioni di tipologia sospetta o non è effettuata da clienti con profilo a rischio.

Ma attenzione perché i 10 mila euro fanno scattare il sospetto e il dovere di comunicazione anche se non sono prelevati o versati in una soluzione unica, ma attraverso più operazioni singolarmente pari o superiori a 1.000 euro da parte dello stesso cliente o esecutore”.
CONTANTICONTANTI

Vengono quindi prese in considerazione ai fini dell’obbligo di comunicazione del cliente di eventuali operazioni cumulate nello stesso periodo (cioè l’arco del mese solare).

Solitamente a segnalazione effettuata, il controllo fiscale può scattare quando l’operazione bancaria non è proporzionata al reddito dichiarato.
BANCHEBANCHE



Controlli conti correnti: chi deve segnalare
la nota di banca d’Italia si rivolge a:

Istituti di credito
Poste italiane
Istituti di moneta elettronica
Istituti di pagamento
Tutti questi istituti hanno l’obbligo di dare comunicazione alla Uif nel caso di operazioni sospette.
CONTANTI 35CONTANTI

Quindi, attenzione a tutti i correntisti o clienti di questi enti, perché potrebbero essere coinvolti in segnalazioni e quindi andare incontro ad accertamenti fiscali.

La responsabilità della trasmissione della comunicazione oggettiva spetta a chi esercita la funzione antiriciclaggio, a cui spetterà verificare che i dati inviati siano corretti. Dati  e documentazione che devono essere conservati dagli istituti per 5 anni.

Fonte: qui

JUNCKER E TRUMP ANNUNCIANO CHE LA GUERRA DEI DAZI NON CI SARÀ E CHE L’EUROPA SI RIMANGIA LE RITORSIONI PROMESSE

TRUMP: “AVEVO GIURATO DI PORTARE A CASA UN ACCORDO E L’HO FATTO” 

JUNCKER HA NICCHIATO POI QUANDO HA CAPITO CHE A RISCHIARE ERA SOPRATTUTTO L’UE (E LA GERMANIA) HA CEDUTO 

Maria Giovanna Maglie per “Dagospia”

donald trump jean claude juncker 4DONALD TRUMP JEAN CLAUDE JUNCKER
“Questo è un gran giorno, veramente un gran giorno”.  All'inizio sembrava uno scherzo. Ma come, poco più di un'ora di colloquio, ed eccoli nel Giardino delle Rose ad annunciare un accordo che sembrava impossibile, che non significa solamente che non ci sarà la temuta guerra dei dazi tra Europa e Stati Uniti, ma che l'Europa si rimangia la sua politica protezionistica dopo aver promesso ritorsioni tremende per 20 miliardi di dollari l'anno, pur di non rinunciarvi?

Dopo mesi di articoli furibondi dei giornali sull'incompatibilità dei due mondi, sui modi opposti di far politica? Dopo le dichiarazioni di Tajani, come “Trump faccia un passo indietro, il vero nemico è la Cina”, dopo gli altolà di Francia e Germania “Trump si fermi o l'Europa si difenderà?” Dopo il ricorso urgente all'Organizzazione per il Commercio Mondiale?
 
La verità è che i leader europei hanno tentato di non farlo fino all'ultimo un accordo e solo quando hanno accettato la realtà che l'America faceva sul serio, quando Angela Merkel ha capito che rischiava la testa con i dazi su acciaio e alluminio e il blocco sulle automobili tedesche, si sono decisi ad accettare, un passo dopo l'altro, gradualmente, quel che  era stato proposto molti mesi fa.

JUNCKERJUNCKER
All'inizio sembrava uno scherzo, anche perché parlava solo Donald Trump e Jean Claude Juncker taceva, ma poi ha gonfiato il petto e ha detto: “Avevo giurato di portare a casa un accordo e l'ho  portato. La volontà è di arrivare a zero tariffe sui beni industriali”.

Questo è quel che è stato annunciato nel pomeriggio di ieri, ora di Washington, e nelle parole dei protagonisti.

Trump: Stati Uniti e Unione Europea si sono accordati di lavorare insieme verso zero tariffe, zero barriere, zero sussidi, su tutti i prodotti industriali che non siamo automobili.

donald trump jean claude juncker 1DONALD TRUMP JEAN CLAUDE JUNCKER



L'Europa comincerà quasi immediatamente a comprare più  semi di soia dagli Stati Uniti. Vuole anche importare grandi quantità di gas naturale liquido dagli Stati Uniti per diversificare le sue forniture di energia.

Stati Uniti e l'Unione Europea si accordano per avviiare un dialogo intenso sugli standard necessari per facilitare il commercio e ridurre la burocrazia.

Gli Stati Uniti sono d'accordo di rinunciare a imporre nuove tariffe all'Unione Europea su acciaio e alluminio, l'Unione Europea rinuncia a qualsiasi ritorsione su prodotti americani come motociclette, bourbon e altri prodotti alimentari.

Le due parti si impegnano anche a ridurre le barriere nel commercio transatlantico di servizi, prodotti chimici, farmaceutici e medici. Infine collaboreranno per riformare le regole dell' Organizzazione per il Commercio Mondiale.

Chiarisce il presidente Juncker che “fintanto che avrà luogo la negoziazione, a meno che una delle parti non decida di ritirarsi dai negoziati, è bloccata qualunque tariffa ulteriore”’.

I due presidenti hanno ritenuto di evitare di nominare la questione delle tariffe delle automobili nelle loro dichiarazioni, ma sarà al centro del negoziato.

Come verrà raccontato ora un accordo che è in ogni caso definibile storico, anche perché mette fine a un pericoloso braccio di ferro tra un’Europa che si sente intitolata a prendere senza dare in sicurezza difesa e commercio, e un'America che non ne vuole più sapere?

Il mercato unico europeo è uno dei più chiusi e protetti, le barriere non tariffarie, quelle regolatorie, su automotive e altri prodotti, frenano le esportazioni Usa in Europa.

donald trump jean claude juncker 7DONALD TRUMP JEAN CLAUDE JUNCKER
Gli europei si dichiarano amici e alleati dell’America, si lamentano se vengono trattati come avversari e concorrenti, ma non aprono il loro mercato ai prodotti Usa mentre quello americano è aperto ai prodotti Ue.

Sulle auto made in Usa esportate in Europa grava un dazio del 10 per cento,  su quelle europee esportate negli Usa del 2,5 per cento.
 
Trump non ha mai detto di voler alzare le barriere degli Stati Uniti ma solo di cercare un abbassamento reciproco che porti a uno scambio equo. Quando in Quebec ha tirato fuori la proposta di abolire tutte le tariffe, non si capisce perché i giornaloni hanno gridato alla provocazione, termine usato fino a ieri.

Eppure pare che sia proprio quella provocazione la direzione intrapresa alla fine, per decisione sicuramente di Angela Merkel, ma obtorto collo anche di Macron.

L'italia, sulla quale il presidente americano punta, nel senso che crede nella sintonia col nuovo governo, per ora ha taciuto, anche perché gli incarichi importanti sono ancora in mano a rappresentanti dell'opposizione, come Federica Mogherini e Antonio Tajani.

Tra gli esperti e sedicenti tali di finanza e di economia italiani sono stati alti i lamenti su quel che l'Italia per colpa del cattivone Trump avrebbe rischiato di perdere insieme alla Germania.

merkel trump tsipras al summit natoMERKEL TRUMP TSIPRAS AL SUMMIT NATO
Intendiamoci, la gran parte del deficit commerciale Usa con l’Europa è dovuta all’eccesso di export tedesco, un terzo dei prodotti siderurgici europei acquistati dagli Stati Uniti proviene dalla Germania. 

Trump era pronto a imporre dazi anche sulle auto di lusso europee, anzi  a chiudere  il mercato Usa ai costruttori tedeschi , lo ha ribadito anche a Juncker e al suo seguito, composto dal  decisivo segretario generale, Martin Selmayr, uomo di fiducia della Merkel, e dal commissario al commercio Cecilia Malmstrom, capace in questi mesi solo di fare un improbabile ricorso al WTO.

Su Angela Merkel l'Amministrazione americana è preparatissima, dalla mancata istituzione degli eurobond ad aver tenuto le casse di risparmio tedesche fuori dei controlli europei obbligatori per tutte le banche degli altri Paesi, fino alla concessione di ingresso a immigrati scelti rigorosamente tra siriani laici, di buona educazione e alto livello economico, e all'incredibile arbitrio grazie al quale nonostante sia previsto  che non solo i deficit ma anche i surplus dei bilanci nazionali non debbano superare il 3%, la Germania ha continuato a mantenere bassa la spesa pubblica accumulando eccedenze annuali superiori al 7%.
 
Sicuri, ha detto Trump a Juncker e agli altri, compreso l'attento orecchio tedesco, che in queste condizioni  già di esasperazione, con  in più la guerra dei dazi, la Germania  continuerebbe a ottenere la solidarietà di altre nazioni, che non sarebbe “Unione Europea addio”?
donald trump jean claude juncker 6DONALD TRUMP JEAN CLAUDE JUNCKER

Ecco fatto, ha commentato da Londra il perfido Nigel Farage, “ha ottenuto più in due ore Trump dall'Unione Europea che   Theresa May in un anno. E’ che ci vuole un leader”.

Fonte: qui

LEGIONELLA - A BRESSO, IN PROVINCIA DI MILANO, CI SONO STATI 3 MORTI IN 3 GIORNI A CAUSA DEL BATTERIO

A CINQUE GIORNI DAL PRIMO ALLARME, LA STANZA DEL SINDACO È DIVENTATA UNA SPECIE DI SITUATION ROOM DOVE TUTTI, DALLA PROTEZIONE CIVILE ALL’ASL, CERCANO IL BANDOLO DI UNA EPIDEMIA SENZA SPIEGAZIONI 

L’ACQUEDOTTO E’ STATO BOMBARDATO DI CLORO MA IL PANICO RESTA

Luca Fazzo per “il Giornale”

La bara di legno chiaro è lì, in mezzo alla navata della chiesa di San Nazaro e Celso. Dentro c' è Eden Stocchi, che era campata fino a 94 anni attraversando i secoli e le fatiche, ammazzata in una manciata di ore da un batterio senza volto. Il giorno prima di lei era toccata a Lino Mazzola, 94 anni, sopravvissuto al lager di Flossenburg e a due mogli; e ieri se ne va anche Norma Bigi, 84 anni. Tre morti in tre giorni.

LEGIONELLA A BRESSOLEGIONELLA A BRESSO
Nel suo ufficio in Municipio, il giovane sindaco Simone Cairo segna col pennarello la mappa delle case dove la legionella ha spedito i suoi concittadini all' ospedale e al cimitero. Ventiquattro puntini, e il Municipio è l' epicentro del sisma.

Teme che parta il panico, la psicosi? «Se andiamo avanti così, sì». Quando ha capito di essere in un guaio? «Sabato pomeriggio. Ero andato in ospedale a trovare un malato di legionella. Mi fa: sa che anche quello del letto accanto è di Bresso? E al piano di sotto ce n' è un altro. Li ho capito che la situazione stava diventando critica».

LEGIONELLA A BRESSOLEGIONELLA A BRESSO
A cinque giorni dal primo allarme, la stanza del sindaco è diventata una specie di situation room, il quartier generale dell' unità di crisi dove un po' tutti - sindaco, assessori, protezione civile, Croce rossa, Ats ovvero la vecchia Asl - cercano il bandolo di una epidemia senza spiegazioni. Ogni volta che un altro cittadino di Bresso si ammala, lo intervistano per cercare dei punti di contatto tra le varie storie, un comune denominatore. «Finora, zero», dice il sindaco.

Così si va avanti ad ipotesi. Mazzola, il deportato del lager, andava ogni giorno a zappare e a innaffiare l' orto, in bicicletta col bastone a tracolla, e magari le goccioline di acqua infetta le ha respirate lì: ma la Eden Stocchi non aveva mai zappato un orto in vita sua. In casa di un malato hanno trovato la legionella nell' acqua del rubinetto, ma nelle altre case no. E allora?

Cosa ha trasformato in batterio assassino questo inquilino quasi stanziale delle nostre tubature e delle nostre fontane? E perché tutto questo accade a Bresso, nello stesso Comune alle porte di Milano dove la legionella si scatenò già quattro anni fa, ammazzò un anziano, ne infettò altri otto, per poi sparire senza spiegazioni? L' acquedotto è pulito, dicono i tecnici, anche se per prudenza lo stanno bombardando di cloro.

LEGIONELLA A BRESSOLEGIONELLA A BRESSO
Hanno spento tutte le fontane, hanno vietato di innaffiare gli orti per evitare che altri anziani facciano la fine di Mazzola. Nella piscina comunale, dove quattro anni fa il batterio si era insediato nelle docce, adesso pare che non ci sia: e comunque non l' hanno chiusa, perché in piscina ci vanno i ragazzi, e ai giovani il batterio gli fa un baffo, al massimo due giorni di antibiotici e via. Molti lo pigliano e non se ne accorgono neanche. Per lo stesso motivo non ci si preoccupa del gigantesco hub per profughi con cinquecento ospiti, ai confini est.

Per gli anziani è un' altra storia. Così da stasera quaranta volontari della protezione civile, in tuta e mascherina, busseranno alle porte dei vecchietti di Bresso offrendosi di disinfettare tutto; davanti alle chiese e ai dopolavoro («gli anziani dobbiamo intercettarli lì, perché i social network non li raggiungono») verrà spiegato come comportarsi, le precauzioni da prendere, la doccia da far scorrere. Già, perché non sapendo dove si annidi il batterio e perché si sia scatenato, l' unico rimedio è convincere all' attenzione, alle «buone pratiche» per non esporsi troppo al pericolo. Sperando che l' emergenza duri meno dei sei mesi che durò nel 2014. E facendo intanto quel che si può, andando a frugare negli ingranaggi di tutti i mezzi che per un motivo o per l' altro spruzzano nuvole d' acqua, dai camion che puliscono le strade ai rulli degli autolavaggi.
LEGIONELLA A BRESSOLEGIONELLA A BRESSO

Gruppi di negozianti sono stati convocati in Comune per istruzioni, una parrucchiera ha stupito tutti dimostrando conoscenze da tecnico specializzato: lei era già in pista nel 2014, dovette imparare in fretta come mettere in sicurezza se stessa e le sue clienti.

La Procura intanto ha aperto una inchiesta, senza grande convinzione: lo fece già nel 2014 senza arrivare a nessuna conclusione, non si capì di chi era la colpa, e non si capirà neanche adesso. Il giovane sindaco intanto tiene botta, nella rogna che gli è piombata addosso. «Ho chiesto al governo una mano. Quando tutto sarà finito, indaghino, va benissimo. Ma io ho bisogno adesso. Ho bisogno di vederli qua».

Fonte: qui

CAOS NEI CIELI: 600 AEREI FERMI IN EUROPA PER LO SCIOPERO RYANAIR

SE SIETE RIMASTI A TERRA POTETE SCORDARVI IL RIMBORSO: LA COMPAGNIA INCOLPA IL SINDACATO E SI NASCONDE DIETRO LE "CIRCOSTANZE STRAORDINARIE" 

I NUMERI SUI VOLI CANCELLATI NON TORNANO, IN ITALIA SONO MOLTI DI PIÙ DEGLI 80 DICHIARATI DAL VETTORE  

E PER TENTARE DI SALVARE IL SALVABILE, O’LEARY HA CHIESTO UNO SFORZO AI PILOTI: “LAVORIAMO AL LIMITE”

Leonard Berberi per il “Corriere della Sera”
ryanairRYANAIR

«Avete cancellato il volo Londra-Pisa, ma noi dovremmo sposarci: davvero non potere fare nulla per aiutarci?». È proprio lì - nel mare di critiche e attacchi e di «mai più con loro» - che compare il tweet di Andrew Hogan: vittima anche lui, assieme alla futura moglie, della due giorni di sciopero dei piloti e degli assistenti di volo di Ryanair iniziata ieri in Italia, Belgio, Spagna, Portogallo e che proseguirà anche oggi (ma non nel nostro Paese).

VOLI CANCELLATIVOLI CANCELLATI


La più grande low cost d' Europa ha dovuto cancellare più di 600 collegamenti: il personale chiede migliori condizioni di lavoro. Molti i voli fermi ieri in Italia, tanto da spingere l' Ente nazionale per l' aviazione civile e il Garante degli scioperi ad avviare le verifiche. In molti - come i viaggiatori del Torino-Catania - denunciano di aver saputo della cancellazione poco prima del decollo.

meme ryanairMEME RYANAIR

Ma è guerra sui numeri. Per i sindacati nel nostro Paese non sono stati operati 132 voli. Il vettore parla di un generico 20% mai decollato. Un' analisi del Corriere sulle cifre del database specializzato Oag mostra che ieri risultavano 424 voli programmati.

Applicando il dato Ryanair questo si traduce in 80 voli annullati e 14.500 persone coinvolte.

VOLO CANCELLATO 4VOLO CANCELLATO







Non torna neanche il conto globale: per l' azienda sono 50 mila viaggiatori interessati, ma se il tasso di riempimento medio di questo periodo dei Boeing 737 è del 97% allora si parla di 110 mila individui.
michael o leary 3MICHAEL O LEARY



«Ryanair si scusa e si rammarica per i disagi», sostiene la low cost. Che ricorda di aver avvisato «i clienti tramite sms ed e-mail» e di aver dato «l' opzione di un trasferimento gratuito sul successivo volo o di un rimborso».

VOLO CANCELLATO 3VOLO CANCELLATO




I viaggiatori possono però dimenticarsi di chiedere una compensazione: «Non può essere prevista poiché le cancellazioni sono state causate da circostanze straordinarie - spiega l' azienda -. Quando il sindacato agisce in modo ingiustificato tutto questo è al di fuori del nostro controllo».

Dalla Commissione europea precisano che «la decisione va presa caso per caso e sotto il controllo delle autorità giudiziarie nazionali». «Siamo pronti ad andare in tribunale», ribatte Kenny Jacobs, direttore marketing di Ryanair.
VOLO CANCELLATOVOLO CANCELLATO

Per attenuare gli effetti degli scioperi il vettore ha chiesto uno sforzo ai dipendenti.
«Ci cambiano i turni in continuazione: lavoriamo al limite delle ore e siamo costretti a usare il "commander discretion" in cui dichiari di non essere stanco sotto la tua responsabilità», dice al Corriere un pilota Ryanair dietro anonimato per paura di ritorsioni.
voli low cost ryanairVOLI LOW COST RYANAIR




Ritorsioni che si registrano contro la base di Dublino: la low cost annuncia dal 28 ottobre la riduzione di un quinto dei velivoli. In una comunicazione interna vista dal Corriere Peter Bellew, il capo delle operazioni, invita 100 piloti e 200 assistenti a fare domanda in Polonia se non vogliono perdere il posto.

Le agitazioni secondo la società hanno avuto un impatto negativo su prenotazioni, tariffe e fiducia dei clienti. «Questa di Ryanair è una strategia rischiosa», dice Daniel Röska, analista di Bernstein. «Può provocare un maggiore tasso di adesione ai sindacati e più scioperi».

26 Luglio 2018

Fonte: qui