‘COLLEGARLO A RIGOPIANO AGGIUNGE DOLORE AL DOLORE. MA LUI CON LA TRAGEDIA NON C’ENTRAVA NULLA. E IL CONTENUTO DELLE SUE LETTERE D’ADDIO È FINITO ALLA STAMPA MENTRE NOI PARENTI NEANCHE LE ABBIAMO VISTE’
OGGI I FUNERALI A SULMONA, PRESENTI I VERTICI DEI CARABINIERI E FORESTALE
1.EX GENERALE SUICIDA: FAMILIARI, NO RELAZIONE CON RIGOPIANO
(ANSA) - "Apprendiamo con immenso dolore come la morte del nostro congiunto sia stata messa in relazione alla tragedia di Rigopiano. Stupisce che questa correlazione sia stata da taluno ipotizzata in assenza di qualsiasi collegamento diretto e indiretto tra l'attività svolta da Guido e le vittime di Rigopiano. Tutto ciò aggiunge dolore al dolore". E' quanto riferisce all'Ansa un familiare dell'ex generale dei carabinieri forestali Guido Conti che si è suicidato nelle campagne di Pacentro (L'Aquila) due giorni fa.
In una delle due lettere ai familiari l'ex investigatore protagonista del processo sulla mega discarica di Bussi sul Tirino (Pescara), aveva infatti scritto che "da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perchè tra i tanti atti ci sono anche prescrizioni a mia firma. Non per l'albergo, di cui non so nulla, me per l'edificazione del centro benessere".
L'autorizzazione si riferisce all'ok per la piscina e al rischio frana dell'impianto. Nella lettera Conti prosegue chiedendosi "Potevo fare di più? Nel senso potevo scavare e prestare maggiore attenzione in indagini per mettere intoppi o ostacolare quella pratica? Probabilmente no ma avrei potuto creare problemi, fastidi. Vivo con il cruccio", conclude.
"Rigopiano è stato uno dei motivi che mi hanno convinto a lasciare il mio lavoro o a tentare di fare altro o a disinteressarmi di tutto questo. Non vivo, vegeto, facendo finta d'essere vivo", si legge in un altro passaggio della missiva del generale. "La pubblicazione del contenuto delle lettere, tuttora sconosciuto a noi familiari, ci lascia profondamente amareggiati e aggiunge dolore al dramma che ci ha colpito", afferma il parente di Conti.
2.«RIGOPIANO MI HA CAMBIATO LA VITA» IL RIMORSO DEL GENERALE NELLA LETTERA D' ADDIO
Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”
C' è un uomo che non vedrà nessun domani davanti a fogli di carta bianca. Vuole uccidersi, deve scrivere il suo addio per chi ama, deve mettere in fila parole d' amore e di sgomento. Più passano le ore più quelle parole prendono forma.
Il generale Guido Conti, 58 anni, vita e carriera nel Corpo forestale dello Stato (dal quale si era congedato da poche settimane) riempie i suoi fogli bianchi di meraviglie e dispiaceri della sua esistenza. E così fra i pensieri più cupi mette nero su bianco quello che si porta dentro da quasi un anno e che è legato al Rigopiano, l' albergo di Farindola (Pescara) raso al suolo da una valanga il 18 gennaio. Dal monte Siella vennero giù 120 mila tonnellate di neve, alberi, sassi. Morirono 29 persone.
«Da quand' è successa la tragedia di Rigopiano», scrive il generale che vuole morire, «la mia vita è cambiata, quelle vittime mi pesano come un macigno perché tra i tanti atti ci sono prescrizioni a mia firma (quand' era comandante provinciale della Forestale a Pescara, nel 2007, ndr )».
Conti spiega che firmò «non per l' albergo di cui non so nulla, ma per l' edificazione del centro benessere dove solo poi appresi che non ci furono vittime. Ma ciò non leniva il mio dolore. Pur sapendo e realizzando che il mio scritto era ininfluente ai fini della pratica autorizzativa mi sono sempre posto la domanda: potevo fare di più? Nel senso: potevo prestare attenzione in indagini per mettere intoppi oppure ostacolare in qualche modo quella pratica? Probabilmente no, ma avrei potuto forse creare problemi, fastidi. Pur non conoscendo neppure un rischio valanghe, anche perché il Cta non ne notiziava neppure all' ufficio di Pescara, e ignorando la cosa del tutto, vivo con il cruccio. (...) Potevo fare di più? Non lo so. Vivo con questa domanda».
È il pomeriggio di venerdì 17, già buio. Il tempo del generale sta finendo. A casa sono tutti preoccupati per lui, lo cercano invano da ore, il suo cellulare è irraggiungibile, il suo profilo Facebook oscurato e il suo ultimo collegamento WhatsApp è delle 9.52. Chissà se lui pensa a loro mentre finisce il suo ragionamento sulla tragedia dell' albergo di Farindola.
Il quotidiano locale Il Centro ne rivela le conclusioni: «Rigopiano - scrive l' ex ufficiale - è stato uno dei motivi che mi ha convinto a lasciare il mio lavoro, o a tentare di fare altro, o a disinteressarmi di tutto questo. Ho cercato di non pensarci, di trovare altri stimoli, avventure, progetti inutili. Non vivo, vegeto facendo finta di essere vivo. Rispettate la mia famiglia, fate che cada il silenzio, onoratemi».
Il tempo è scaduto. Guido Conti preme il grilletto della sua calibro 9 appoggiata alla tempia. Lo troveranno alle nove di sera due uomini della forestale che avevano lavorato con lui.
La sua famiglia ha fatto sapere ieri di aver appreso «con immenso dolore come la morte di Guido sia stata messa in relazione alla tragedia di Rigopiano. Stupisce - dicono amareggiate la moglie e le figlie - che questa correlazione sia stata ipotizzata in assenza di qualsiasi collegamento diretto e indiretto tra l' attività svolta da Guido e le vittime di Rigopiano. Tutto ciò aggiunge dolore al dolore».
Oltre alle due lettere ritrovate nell' auto del generale (di recente aveva accettato un lavoro da dirigente alla Total) ce ne sarebbe una terza, forse spedita: ipotesi dovuta la fatto che un tabaccaio ha detto di avergli venduto tre buste con relativi fogli e un francobollo.
Sul caso è stata aperta un' inchiesta e le indagini diranno se esistono dubbi (per quanto remoti possano apparire) che si sia trattato di un suicidio.
Il generale si era occupato di grandi indagini ambientali: dai rifiuti tossici della discarica di Bussi agli appalti truccati per la realizzazione della strada Mare-Monti, dalla truffa ai danni della ThyssenKrupp di Terni all' inchiesta sul G8 dell' Aquila.
È sempre stato fiero della sua divisa come ha scritto in una lettera nel 2016 all' allora premier Renzi, quando la Forestale fu sciolta e divenne parte dei Carabinieri: «Mio padre era ispettore generale del Corpo forestale. Gli ha dedicato 40 anni (...) e a sentir Ella decretare con animo lieto e assoluta misconoscenza lo scioglimento, mio padre è morto due volte».
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