ERA IN MISSIONE CONTRO LA PESCA ABUSIVA, E’ A 300 METRI DI PROFONDITA' E L'AREA DI RICERCA IMMENSA
Daniele Mastrogiacomo per la Repubblica
Lampi di speranza e improvvisi momenti di angoscia. L' Argentina sta vivendo ore drammatiche, con gli animi scossi da ondate di emozioni contrastanti. È una corsa contro il tempo. La sorte dei 44 marinai del San Juan, il sottomarino scomparso da giovedì, è appesa ad un filo. Il ministro della Difesa, Oscar Aguad, aveva annunciato nella notte una notizia incoraggiante: le antenne puntate sull' Atlantico del sud avevano captato sette tentativi di contatti che potevano essere stati spediti da bordo dell' unità in avaria. Le chiamate, secondo quanto ha twittato lo stesso Aguad, sono state di 4 e 36 secondi e sono state captate tra le 10,30 e le 15,42 di sabato da diverse stazioni delle Forze Armate».
Un sospiro di sollievo. Il San Juan, con il suo carico umano a bordo, poteva essere individuato e tratto in salvo. Ma all' entusiasmo iniziale è subentrata una prudenza che ha finito per gettare di nuovo nello sconforto parenti e gente comune che sta affollando la base navale del Mar del Plata. Non si può dire con certezza che siano stati lanciati dal sottomarino.
E anche se fosse stato il sottomarino, le autorità hanno aggiunto in serata che i segnali lanciati non sono comunque sufficienti per risalire alla sua posizione. Tutti sanno che si tratta di una corsa contro il tempo. Che non si può resistere a lungo chiusi in quel bestione di acciaio a 300 metri di profondità. Che sei probabilmente in avaria, con un guasto elettrico che ha messo fuori uso l' energia elettrica e quella propulsiva, visto che i motori sono alimentati da 960 batterie che si trovano a bordo. Per non pensare ad un incendio.
Il portavoce della Armada, Enrique Balbi, si dice fiducioso. Certo, anche lui, che conosce bene il mare e i suoi pericoli, pensa soprattutto all' ossigeno. Senza ricambio d' aria diventa difficile restare in fondo all' Atlantico e attendere che ti vengono a salvare. «Sappiamo che l' unità ha un' ampia autonomia di cibo e ossigeno », ha però ribadito. «Siamo ancora nei limiti. I tentativi di stabilire un contatto ci fanno ben sperare. Adesso dobbiamo capire se i segnali provengono dal San Juan. E sulla base di questi rintracciare le coordinate del punto dove si potrebbe trovare».
Non è un' operazione facile. L' area di ricerca è immensa. Soprattutto battuta da venti e mari che in questo periodo si accaniscono nel sud dell' Atlantico. La flottiglia dell' Armada che si trova già sul posto da giorni opera con difficoltà. Le navi sono investite, spiega ancora Balbi, da onde alte 5-6 metri e da raffiche gelide che arrivano da sud, dal Polo. «Non esistono invece problemi», aggiunge il portavoce della Marina militare, «per i mezzi in volo e i ricognitori che operano costantemente ».
I sette paesi (Usa, Gb, Brasile, Perù, Cile, Uruguay e Sudafrica) che hanno offerto il loro aiuto stanno raggiungendo via mare l' area interessata. Un velivolo statunitense, specializzato in questo tipo di operazioni, potrebbe essere in grado di stabilire se i tentativi di contatto provengono dall' unità scomparsa.
A bordo del San Juan, un sottomarino fabbricato in Germania, ben armato e sofisticato, si trovano 43 uomini e una donna. Trovarli e salvarli è un imperativo per l' Argentina. Anche papa Francesco, argentino lui stesso, ha rivolto una preghiera appassionata ai suoi concittadini imprigionati nel sottomarino. Ma soprattutto ha rivolto parole di conforto a tutti i familiari in attesa di notizie.
Per due settimane aveva battuto il sud dell' Atlantico in un' operazione contro la pesca abusiva. L' ultimo contatto con il San Juan risale alla mattina di mercoledì scorso.
Secondo il protocollo avrebbe dovuto richiamare la base dopo 24 ore. Ma quando, da terra, lo hanno cercato giovedì sera non ha risposto nessuno.
Da quel momento, solo silenzio. Tranne questi sette messaggi. Per il momento ignoti.
Fonte: qui
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