9 dicembre forconi: 10/12/19

sabato 12 ottobre 2019

Furbetti dei rifiuti: Roma Multiservizi ora non paga gli stipendi



Dopo l’inchiesta di Filippo Roma e Marco Occhipinti, che hanno svelato come fosse in atto una truffa nel servizio di raccolta dei rifiuti di Roma, la Procura ha aperto un’indagine nei confronti del suo Presidente, l’ex generale della Guardia di finanza Maurizio Raponi. E l’azienda ora annuncia di voler tagliare gli stipendi dei lavoratori


Roma Multiservizi è stata beccata “con le mani nella marmellata”, ma adesso a pagare sono i suoi dipendenti.
L’azienda romana, che gestisce per conto di Ama la raccolta dei rifiuti nelle utenze non domestiche, ha mandato una comunicazione ai suoi 3mila dipendenti: "Dopo l’inchiesta de Le Iene i committenti pubblici hanno sospeso immediatamente i pagamenti verso la Roma Multiservizi, alcuni dei quali relativi ad attività risalenti allo scorso aprile. La nostra società dovrà procedere al pagamento dei prossimi stipendi nel limite del 70% di quanto computato".
L’iniziativa dell’azienda nasce a seguito dell’inchiesta di Filippo Roma e Marco Occhipinti, che hanno raccontato dei furbetti della raccolta rifiuti presso gli esercizi commerciali romani. Gli operatori di Roma Multiservizi, che per conto di Ama dovrebbe occuparsi della raccolta dell’immondizia, la effettuano nelle ore notturne quando gli esercizi commerciali sono chiusi. Un comportamento che rende impossibile ai commercianti consegnare l’immondizia accumulata, e che rappresenta un danno economico per le casse del Comune, che paga Roma Multiservizi per un lavoro non effettuato.
Abbiamo raccolto la testimonianza esclusiva di uno di quegli operatori, che ci ha spiegato come funzionava la presunta truffa. Alcuni dipendenti striscerebbero con il palmare dell'azienda un codice a barre presente all'esterno dei negozi, bar, ristoranti, facendo così risultare il loro regolare passaggio e relativa raccolta. E incassando così da Ama il corrispettivo previsto per il lavoro, circa 150 milioni di euro per tre anni di servizio. 
Un comportamento che, spiega ancora il testimone, non sarebbe una libera iniziativa dei lavoratori: “I dirigenti di Roma Multiservizi hanno fatto una riunione agli inizi dicendoci: attaccate più tardi, e attaccare più tardi significa non raccogliere perché i negozi sono chiusi, e ce lo dicono loro, i dirigenti. I dirigenti hanno addirittura creato un gruppo su WhatsApp chiamato ‘Spara e scappa’”. E quando Filippo Roma gli chiede il perché di quel nome, l’operatore risponde: “Perché dobbiamo passare il badge veloce e per andare veloce non dobbiamo raccogliere. Senza raccogliere i rifiuti ci hanno chiamato cosi”.
Dopo la nostra inchiesta la Procura di Roma ha aperto un’indagine, che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di Maurizio Raponi, l’ex generale della Guardia di Finanza che oggi guida Roma Multiservizi. L’uomo, raggiunto da Filippo Roma, aveva negato il meccanismo fraudolento: “Noi lo facciamo in base al capitolato che abbiamo con Ama, le disposizioni precise che ci ha dato Ama”. La Procura adesso ipotizza i reati di truffa e frode nelle pubbliche forniture.
Ma la sindaca di Roma Virginia Raggi sapeva di quanto accadeva nella raccolta dei rifiuti romani? Al nostro Filippo Roma aveva detto: “Prima che lei mi dicesse e mi segnalasse un caso molto specifico chiaramente non lo sapevo”.
Alessandro Onorato però, un ristoratore di Torre Argentina che è anche consigliere del municipio di Roma, aveva raccontato alla Iena un’altra verità: “Ho avuto modo tre settimane fa di incontrarla e gliel’ho detto, ho detto 'non funziona nulla, uno ha un servizio che non esiste'. E lei ha preso appunti”. Ma dopo tre settimane dalla segnalazione, ci racconta ancora Onorato, la sindaca non si sarebbe fatta viva: “No, non l’ho più sentita, da noi il servizio sta così”.
Le istituzioni ora sembrano essersi mosse e gli uomini del nucleo decoro urbano della polizia locale di Roma hanno acquisito il video del primo servizio di Filippo Roma. A muoversi è anche, come abbiamo detto, la stessa Roma Multiservizi, ma in un modo davvero incredibile: stop agli stipendi dei lavoratori. Oltre al danno, la beffa.

Fonte: Le Iene

RIFIUTI ROMA, STIPENDIO TAGLIATO DEL 30% AI LAVORATORI DELLA MULTISERVIZI DOPO SERVIZIO DELLE IENE SU PRESUNTA FRODE NELLA RACCOLTA

Vincenzo Bisbiglia per www.ilfattoquotidiano.it

Tutti gli oltre 3.000 lavoratori della Roma Multiservizi il 15 ottobre riceveranno lo stipendio decurtato del 30 per cento. È l’effetto, secondo una comunicazione dell’ufficio risorse umane della stessa società partecipata capitolina, del servizio della trasmissione tv Le Iene, secondo cui diversi operatori addetti alla raccolta dei rifiuti presso le utenze commerciali eludono il servizio, segnando il passaggio ma non recuperando quanto lasciato dai negozianti.

 Secondo Le Iene, va detto, sarebbe un modus operandi deciso dai dirigenti e non dai singoli operatori. Multiservizi, va ricordato, è una società partecipata al 51% da Ama (a sua volta detenuta al 100% dal Comune di Roma) e al 49% da Manutencoop e La Veneta. Giovedì sera è emerso, intanto, che il presidente Maurizio Raponi è indagato dai pm di Roma per l’ipotesi di truffa e frode nelle pubbliche forniture.

“Pagamenti bloccati”, ma gli stipendi erano pronti – A rimetterci saranno i dipendenti della partecipata. Anche chi di raccolta rifiuti non si è mai occupato e lavora in tutt’altre commesse. “I committenti pubblici – si legge nella missiva inviata ai sindacati, con riferimento a Roma Capitale – hanno sospeso immediatamente i pagamenti verso la Roma Multiservizi Spa, alcuni dei quali relativi ad attività risalenti anche allo scorso aprile”.

Dunque “in ragione di quanto esposto, la nostra società dovrà procedere al pagamento dei prossimi stipendi, fermo restando la data del 15 ottobre, nel limite del 70% di quanto computato”. Qualcosa però non torna. In Campidoglio confermano che le erogazioni vengono fatte a 60 giorni mentre da fonti interne a Multiservizi spiegano a Ilfattoquotidiano.it che le buste paga erano già state lavorate e le somme in corso di erogazione. L’eventuale ammanco di cassa, dunque, avrebbe dovuto pesare sugli stipendi di novembre (da pagare a dicembre).

L’appalto ereditato dalla 29 Giugno – Roma Multiservizi conta circa 3.200 dipendenti, la gran parte dei quali impiegati nell’appalto global service nelle scuole: pulizia delle aule, bidellaggiosfalcio del verde e mense. Per la maggior parte gli stipendi vanno, a seconda delle ore lavorate, da 300 a un massimo di 900-1000 euro al mese. Diversa la situazione relativa all’appalto di raccolta per i rifiuti non domestici, che è un appalto nuovo, di cui prima si occupata la Cooperativa 29 Giugno, fino al 2014 gestita da Salvatore Buzzi, fra i principali protagonisti insieme a Massimo Carminati dell’inchiesta sul Mondo di Mezzo.

Proprio i 260 lavoratori della 29 giugno, a fine 2018, sono passati in Roma Multiservizi grazie alla clausola di salvaguardia sociale, e con la società capitolina avevano sottoscritto un contratto diverso, con somme superiori, rispetto ai “colleghi” del global service. Il consigliere comunale e deputato di Leu, Stefano Fassina, se la prende con l’assessore capitolino al Bilancio, Gianni Lemmetti: “Ha deciso di accanirsi contro i lavoratori, la sindaca Virginia Raggi intervenga con urgenza”.

La replica di Roma Multiservizi: “Denunciamo Le Iene” – Sul tema Roma Multiservizi non parla. La partecipata ha diramato nella mattinata di giovedì un duro comunicato annunciando di adire alle vie legali contro la troupe di Italia 1 per essere entrata “senza autorizzazione negli uffici della società”. La società, in particolare, precisa che “le riprese si riferiscono, innanzitutto, al secondo giro notturno effettuato dagli operatori nel centro storico di Roma, un turno aggiuntivo richiesto da Ama proprio in tale fascia notturna per potenziare il servizio che già avviene in quelle stesse aree in orario diurno”.

Inoltre “il corrispettivo che Roma Multiservizi riceve da Ama non è legato al numero di ‘badgiate’. Il badge serve per tracciare il passaggio presso tutti i punti di ritiro previsti. Da qui anche l’invito agli operatori a registrare sempre il passaggio da parte dei coordinatori del servizio, anche in caso di assenza di rifiuto, così come previsto dai documenti di gara”. Infine, “non corrisponde al vero che gli operatori non raccolgono i rifiuti, i dati ufficiali di raccolta nei 10 mesi di servizio riportano dati importanti e certificati”.

Attesa per il Consiglio di Stato sulla gara a doppio oggetto – Roma Multiservizi è una delle società municipalizzate che il Comune sta cercando di riorganizzare. Il dg del Campidoglio, Franco Giampaoletti, da circa 2 anni sta cercando di dare il via a una cosiddetta “gara a doppio oggetto” che permetta alla società di sostituire i suoi soci privati, senza erogare somme “illegittime” agli stessi, così da evitare richiami della Corte dei Conti. 

Un appalto complesso fin qui una volta bocciato dall’antitrust e un’altra volta andato deserto. La situazione tiene in apprensione i lavoratori, visto che l’operazione probabilmente non riuscirà a garantire il rispetto dei livelli occupazionali. Proprio in questi giorni è in attesa dal Consiglio di Stato la sentenza che darebbe la possibilità alla stessa Roma Multiservizi di partecipare in Ati con Rekeep Spa.

IL CONTE "TACCHIA" RINTRO-NATO DA DONALD TRUMP: CONTE AVREBBE CEDUTO AL PRESSING, 7 MILIARDI IN PIÙ DI SPESA MILITARE PER AVVICINARSI AGLI IMPEGNI DELL'ALLEANZA ATLANTICA

DOPO IL PASTICCIO DEI SERVIZI, LA MELINA SUL 5G E LE SCENEGGIATE SUGLI F35, DA QUALCHE PARTE DOVEVA PURE FAR CONTENTO GLI AMERICANI 
MA SE ANCORA MANCANO 5 MILIARDI PER COPRIRE L'IVA, DOVE NE TROVA ALTRI 7?
Federico Capurso per “la Stampa

La crisi siriana, l' Isis, e poi la Libia, ma non si è parlato solo di questo nel corso dell' incontro tra il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e il premier Giuseppe Conte, a palazzo Chigi, mercoledì scorso. Il tema più delicato è quello tenuto nascosto ai riflettori: l' incremento delle spese militari italiane.
mike pompeo e giuseppe conte 3MIKE POMPEO E GIUSEPPE CONTE 
Il presidente del Consiglio - secondo quanto apprende La Stampa -, avrebbe accolto le osservazioni critiche di Stoltenberg assicurando al segretario generale della Nato l' impegno ad aumentare la spesa militare italiana di circa 7 miliardi di euro, a partire dal 2020.

Luigi Di Maio non può aver accolto la notizia con favore.
Sarà un problema convincere il Movimento 5 stelle della necessità di aumentare la voce di spesa per la Difesa di quasi mezzo punto di Pil. Di più, sarà impossibile. Sarebbe sufficiente ripercorrere la polemica furiosa, montata pochi giorni fa nelle aule parlamentari intorno alla proposta grillina di rinegoziare il programma di acquisto dei bombardieri F-35, poi bocciata dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini. I Cinque stelle, in quell' occasione, riposero la loro «piena fiducia in Conte», ma la linea di palazzo Chigi sembra essere quella di voler mantenere gli impegni presi con gli Usa, così come con la Nato.

L' aiuto alle anime pacifiste dei Cinque stelle viene, in questo senso, proprio dal ministro degli Esteri Di Maio, con cui Stoltenberg ha avuto modo di discutere dopo aver lasciato palazzo Chigi. Il titolare della Farnesina, infatti, ha chiesto di calcolare nella spesa militare anche gli investimenti in cyber security e nelle nuove tecnologie come la blockchain che il governo metterà a bilancio. Sono voci di spesa, queste, che ancora non danno la possibilità di alleggerire il peso delle promesse che avrebbe fatto il premier, ma sulla blockchain e sulla sicurezza virtuale il governo ha iniziato a investire già con la passata finanziaria e si promette di incrementare nei prossimi tre anni.
donald trump giuseppe conteDONALD TRUMP GIUSEPPE CONTE

L' Alleanza atlantica chiede da tempo all' Italia un maggior sforzo, così da poter mantenere la parola data in occasione del vertice in Galles del settembre 2014, quando i paesi membri della Nato decisero di arrivare a spendere, entro il 2024, il 2 per cento del Pil per la difesa e, all' interno di quel 2 per cento, il 20 per cento per gli armamenti. Attualmente l' Italia è tra i paesi Nato che spendono meno e, secondo i conti fatti proprio dall' Alleanza atlantica, la sua spesa militare si attesta all' 1,15 per cento del Pil.

Ma quel che meno è piaciuto ai vertici Nato è stata la battuta d' arresto decisa da Conte. La spesa militare per il 2019 infatti non è cresciuta rispetto al 2018, rimanendo di circa 25 miliardi di euro. Una spesa all' interno della quale rientrano il bilancio della Difesa, pari a 21 miliardi, e gli stanziamenti del ministero per lo Sviluppo economico per l' acquisto di nuovi sistemi d' arma (3 miliardi), oltre ai costi per le missioni militari all' estero (poco meno di 1 miliardo, che però copre solo le spese per i primi nove mesi del 2019, per cui occorre considerare un totale di circa 1 miliardo e 350 milioni).

Jens StoltenbergJENS STOLTENBERG
Metterci 7 miliardi di euro in più, come avrebbe promesso Conte a Stoltenberg, vorrebbe dire aumentare la spesa di circa un terzo del suo totale. I Cinque stelle non potrebbero mai digerirlo. E l' accoglienza a Napoli, dove Conte parlerà sabato in occasione della festa per i dieci anni del Movimento, potrebbe essere più fredda del solito.

Fonte: qui

ALTRO CHE APRIRE IL PARLAMENTO COME UNA SCATOLETTA: I M5S HANNO TAGLIATO UN PO’ DI POLTRONE MA NON I COMMESSI, CHE COSTANO 750 MILIONI L’ANNO (E IN ARRIVO CI SONO ALTRE 360 ASSUNZIONI)

QUESTO TONNO È PROPRIO BUONO!

PIÙ FACILE ELIMINARE I PARLAMENTARI CHE TOGLIERE QUALCHE EURO AI DIPENDENTI, DIFESI DA NOVE SIGLE SINDACALI.

ANCHE DI MAIO VOLEVA ABOLIRE I BARBIERI DELLA CAMERA ED ORA NE È UN ASSIDUO CLIENTE…

Paolo Bracalini per ''il Giornale''
APRISCATOLE M5SAPRISCATOLE M5S

Si tagliano un po' di parlamentari ma non si toccano i dipendenti di Camera e Senato, il vero fortino di privilegi che il M5s però ha deciso di non inimicarsi.

Eppure gli stipendi del personale pesano molto più di quelli dei 345 parlamentari eliminati. Parliamo di cifre astronomiche: 180 milioni di euro per gli emolumenti del personale solo della Camera, altri 99 milioni per i loro colleghi del Senato. Se si aggiunge la spesa per le pensioni degli ex dipendenti arriviamo a livelli da manovra finanziaria: 460milioni di euro alla Camera in un anno, pari a circa metà dell'intero bilancio del 2018. Altri 145milioni di euro per gli ex addetti del Senato andati in pensione. In tutto: 750 milioni di euro. Finora i dipendenti del Palazzo hanno sempre sfangato ogni tentativo di calmierare i loro stipendi, cresciuti del 50% negli ultimi 13 anni di crisi (ma non per loro).

DI MAIO SCORTADI MAIO SCORTA

Nel 2014 una delibera dell'Ufficio di presidenza aveva stabilito dei tetti massimi per gli stipendi del personale. Tetti molto generosi: 172mila euro l'anno per gli stenografi, 99mila euro per i commessi, 166mila euro per i segretari, 240mila euro (il compenso del capo dello Stato) per i consiglieri parlamentari. Un affronto intollerabile per i dipendenti di Camera e Senato che hanno mitragliato una serie di ricorsi e alla fine sono riusciti a sventare il ritocco. Che infatti è stato giudicato valido soltanto tre anni.

Dal 1 gennaio dell'anno scorso - nel silenzio dei grillini che volevano «aprire il Parlamento come una scatola di tonno» e invece il tonno hanno imparato ad apprezzarlo -, commessi, uscieri, barbieri, stenografi, tecnici, ragionieri, assistenti e consiglieri sono tornati a guadagnare come top manager di una multinazionale, con progressioni automatiche di retribuzione impressionanti per cui ogni dieci anni in sostanza raddoppiano lo stipendio. Basti guardare il documento pubblicato dal sito della Camera con il Quadro delle retribuzioni annue lorde dei dipendenti suddivise per anzianità e qualifica.

commessi cameraCOMMESSI CAMERA

Un documentarista appena assunto prende 40mila euro, dopo dieci anni di lavoro lo stipendio gli vola in modo automatico a 81mila euro, dopo altri dieci sale inesorabilmente fino a 155mila, se poi la salute regge e rimane alla Camera fino al 30esimo anno di anzianità si porta a casa 214mila euro, per arrivare a fine carriera a 240mila euro. Mentre il commesso dovrà accontentarsi di soli 140mila euro. E poi c'è il paradosso. Il giorno in cui si tagliano i parlamentari, le Camere sono pronte ad assumere altre 360 persone tra consiglieri, segretari, documentaristi, e assistenti. Bandi freschi freschi.

E i Cinque Stelle che festeggiano con forbici giganti di cartone per i risparmi del taglio dei parlamentari, che dicono? Il presidente grillino Fico lo aveva fatto capire fin dal suo insediamento, gli stipendi dei dipendenti di Montecitorio sono «costi della democrazia», quindi da non toccare. L'unico intervento della presidenza ha riguardato le pensioni, con il blocco delle pensioni anticipate per i dipendenti della Camera a partire dal 2022 e poi un taglio di quelle in essere, sopra i 100mila euro, come per i normali pensionati italiani peraltro. Ma sul ricco piatto degli stipendi dei dipendenti non si è mossa più una foglia.
Più facile tagliare i parlamentari che togliere qualche euro ai dipendenti, difesi da nove sigle sindacali. Anche Di Maio voleva abolire i barbieri della Camera ed ora ne è un assiduo cliente. Questo tonno è veramente di qualità, val la pena approfittarne.

APRISCATOLE IN SENATO FOTO TWITTER BEPPE GRILLOAPRISCATOLE IN SENATO FOTO TWITTER BEPPE GRILLO

Fonte: qui