9 dicembre forconi: 11/23/16

mercoledì 23 novembre 2016

L'Ue pronta a bastonare le banche americane e inglesi

Bruxelles sta iniziando a mettere i paletti alla Brexit e agli Stati Uniti. La Commissione Europea discuterà domani di nuove regole nei confronti dei colossi bancari esteri che dovranno detenere maggiori riserve di capitale e liquidità all’interno dell’Eurozona. Le misure sono parte di un pacchetto di riforme finanziarie portate avanti da Valdis Dombrovskis, vice presidente dell’Unione Europea.

Lo scrive oggi il Financial Times online, spiegando che si tratta di una contromossa di Bruxelles dopo che gli Usa stanno rendendo più restrittive le leggi sulle banche estere presenti sul territorio americano. La mossa andrà a colpire anche gli istituti di credito inglesi una volta avviate le procedure con cui Londra abbandonerà l’Unione Europea.
Il primo ministro inglese Theresa May ha più volte indicato nel marzo 2017 la data di rottura. Con la promessa ufficiale di uscire dall’Ue nella maniera più proficua possibile per il Regno Unito.

La discussione di domani della Commissione Europea arriva a distanza di due anni da quando le nuove regole per le banche straniere sono state annunciate per la prima volta, una contromossa alle normative americane definite da Bruxelles di carattere protezionistico. La vittoria di Donald Trump, portabandiera del protezionismo, a nuovo presidente degli Usa, non aiuta. E pare in qualche modo velocizzare l’iter sulle nuove normative.
Oggi il Financial Times scrive che i banchieri non sono ben disposti a gestire riserve di capitale differenti a seconda della zona geografica, fatto che considerano fonte di inefficienza rispetto ad avere un centro di costi e di capitale unico per tutto il gruppo.
Il rischio, a questo punto, sarebbe di avere una holding separata a Francoforte, per esempio (o comunque su territorio Ue) per effettuare le operazioni in Europa. Secondo una bozza di documento letta dal Financial Times, la normativa sulla Tlac (Total  Loss Absorbing Capacity), secondo cui le banche sistemiche devono finanziarsi attraverso equity e debito ibrido per assorbire potenziali perdite in caso di crisi, sono state estese anche alle controllate in territorio europeo delle banche estere di carattere sistemico (con oltre 30 miliardi euro di asset).

La mossa alzerà il livello di tensione fra Unione Europea e Stati Uniti, sottolinea il giornale britannico. Gli Usa hanno da poco inflitto a Deutsche Bank  una multa colossale da 14 miliardi di dollari per i mutui subprime venduti in territorio americano dieci anni fa.

E ora si inserisce un altro problema, legato al Comitato di Basilea (vi fanno parte le maggiori banche centrali al mondo, dalla Boj alla Fed), che entro fine anno deve stabilire nuovi requisiti prudenziali per gli istituti di credito. E mentre gli Usa premono da tempo per alzare le riserve di capitale, l’Europa frena e alza la voce.

Oggi Marketwatch (gruppo Wall Street Journal), scrive che le proposte in discussione sono soggette a un iter che dovrebbe durare circa un anno, durate il quale la bozza di normativa potrà essere modificata.

Fonte: MF

L'Unione Europea in rotta di collisione con la realtà

L'unica elezione sacrosanta è quella che i candidati globalisti riescono a vincere. In tutti gli altri casi ne impugnano la validità con pretesti vari, e puntano all'ingovernabilità attraverso un processo che dalla polarizzazione politica sfocia nella destabilizzazione sociale. Guai ai Paesi che si schierano con candidati e programmi che osano evocare o attribuire un ruolo più attivo al popolo.

Il gioco dei gruppi di potere atlantisti è ormai 
ignudo, evidente e reiterato, e svela l'essenziale concretezza di questa fase: scontro frontale tra elite globalista e popolo.

Negli Stati Uniti dove forze non più oscure, che da sempre lo tengono in pugno, riducendolo a una mera piattaforma territoriale della Gran Tribù Finanziaria, non esitano a reagire come hanno sempre fatto in America latina o nella periferia dell'impero. Come una fronda sobillatrice, destabilizzante fino al ribaltamento o neutralizzazione di una votazione e un indigesto vincitore. E' un passaggio cruciale finalizzato a debellare sul nascere il ritorno del neo isolazionismo, dell'odiato protezionismo e l'azzeramento della NATO. Per scongiurare il pericolo di una sorgente istituzionalità che legiferi  anche per altri settori sociali, non solo per i grossisti del denaro e per l'oligarchia storica.

Insomma, c'è l'azzardo di somministrare al popolo degli Stati Uniti la stessa medicina che fanno regolarmente trangugiare in altre latitudini in circostanze  analoghe. Non indugiano e non arretrano neppure di fronte a lacerazioni e traumi che danneggiano il benessere dell'intero corpo sociale. Wall street è una cosa e il Paese è altra cosa: le elites non hanno nazione, solo passaporti.

I "vedovi inconsolabili" dell'Unione europea (UE) di stanza sono accorsi con solerzia al richiamo dell'uscente Obama, hanno giurato fedeltà imperitura al globalismo. Hanno salmodiato formule rassicuranti: nulla è cambiato, avanti tutta,  la NATO scoppia di salute, l'economia è in ripresa. Hanno simulato un grottesco balletto con una pantomima del "fare quadrato", ad uso e consumo mediatico. La Merkel di Germania-USA si è precipitata ad annunciare che si ri-candiderà ancora una volta..ohibò..alla stregua di qualsiasi leader "populista" dell'ex Terzo mondo da lei tanto esecrati.

La UE era rappresentata da soli 6 Paesi -cioè la parte più occidentale della penisola- non dalle 28 nazioni che formano la boccheggiante agglomerazione  conosciuta come territorio  della "moneta-mercato", avvitato all'atlantismo giurassico. Quella "riunita a coorte" attorno al peggior presidente nordamericano non era l'Europa, bensì un manipolo di 6 recidivi governanti ultraliberisti. Dal formato a 28 si sono già autoridotti a 6.

Contemporaneamente, la Moldavia ha votato a favore della sospensione della richiesta di adessione alla UE. La Bulgaria ha scelto dirigenti che si riavvicinano alla Russia ed esigono di ritirare le sanzioni e tornare al dialogo. La Repubblica Ceca ha smentito la disponibilità ad aprire il suo territorio a truppe e armamenti della NATO. La Turchia ha ribadito che l'adesione alla UE non è più una priorità e che si orienta verso l'Unione Eurasiatica. Erdogan ha pure ammonito i Paesi dell'area della NATO a non concedere asilo ai generali che condussero il golpe -di fattura "occidentale"- della scorsa estate.

Per i "vedovi inconsolabili" si avvicina la ripetizione delle elezioni in Austria, dopo i brogli sulla cruciale questione dei profughi delle guerre "antiterroriste", dirottati in Europa e spacciati come normale emigrazione economica. Braccia a costi stracciati per "l'umanitarismo" occidentale.
C'è il passaggio assai critico del referendum in Italia e poi le elezioni presidenziali in Francia,vero e proprio giro di boa per tutto il cocuzzaro globalista. La vittoria di F. Fillon su Sarkozy e Alain Juppè nelle primarie della destra francese, indica che si è affermato il candidato chiaramente anti-atlantista, schierato a favore della fine delle ostilità contro la Russia.

Il ciclo della lunga notte globalista si sta chiudendo. La classe dirigente europea è paralizzata, "fa quadrato" attorno alle stutture del potere globale  responsabile dei fallimenti. In campo economico non intravedono affatto che hanno dissolto la classe operaia e minimizzato quella media, finendo per creare dal nulla la classe media asiatica, L'insensata ingerenza della UE in Ucraina, fino alla condivisione dell'esecuzione di un golpe, è poi diventata aperta complicità in una guerra civile. Una insania geopolitica contro l'Europa reale, della stessa gravità dei bombardamenti su Belgrado, pianificati dalla NATO per disintegrare la Yugoslavia. Il fantoccio Porochenko, però, non è stato invitato da Trump all'assunzione della presidenza.
 
Gli europei non vogliono un'altra guerra antirussa combattuta sul loro territorio, e trovano intollerabile che l'atlantismo lasci in eredità un continente con meno sovranità e autonomia di quella esistente dopo Yalta, vigente fino agli anni 80. Meno autonomia di quando esisteva il Patto di Varsavia. Aumenta il rifiuto di una classe dirigente ostile all'insorgere di un proprio polo autonomo, equidistante, complementare anzichè concorrenziale, e inserito nella prospettiva multipolare. Imperversa, invece, un racket composto da vassalli selezionati, più americanisti dei neocon, con mentalità più imperialista di un imperatore. Anche adesso che è abortito il Trattato libero-scambista dell'Atlantico, e quello del Pacifico viene impugnato dal socio di maggioranza.

I tempi presenti non sono più quelli epici dell'alternativa tra capitalismo e socialismo. L'agonia del "liberalismo", ultima ideologia del secolo XIX, ha generato il mostro del globalismo totalitario, matrice di grandi oligopoli planetari.

Dov'è la libertà economica? Tutto il potere alle Borse, gridano gli omologati e interscambiabili orfani dell'ex destra ed ex sinistra.

E' in corso uno scontro definitorio tra la tirannia dell'economia e coloro che difendono ancora una socialità in cui la natura e gli umani abbiano priorità sull'avidità, usura e deperibilità della merce.

La scelta strategica è la confluenza contro chi -attraverso distruzioni e guerra di varia indole- riconosce  alle maggioranze unicamente lo status di merci generatrici di altre merci: salute, pensioni, dignità e istruzione relegate a rimembranze della futura antropologia culturale.

Si espande la percezione della pericolosità rappresentata da forze convinte di una loro presunta superiorità innata, o di occupare il livello più elevato della scala dell'evoluzione della specie.
Incarnazione del male assoluto del tempo presente.

Elites onnivore, decise a far proprio ed espropriare il popolo anche del potere politico. Ad ogni costo.
Questa, pertanto, è la filigrana ravvisabile nei molteplici e contraddittori scossoni elettorali che stanno  sottraendo il potere politico al globalismo.

Tutto il resto è frutto della nascente sensibilità dirompente di coniugare le forze e le ragioni della sovranità con quelle dell'equità, concepite come armi politiche e concettuali in grado di dissolvere il dogma e la menzogna economicista ancora dominante. Senza sovranità nazionale non è possibile alcuna sovranità popolare. A Bruxelles non ci sono altre rotte: la barca degli incubi sta per infrangersi contro gli scogli della realtà.

Tito Pulsinelli

Fonte: qui

Hotel e case sfitte: ecco chi rischia

Il governo può agire per "motivi di interesse generale". E l'ha già fatto
Roma - Il governo può requisire una proprietà privata? Il prefetto o il sindaco possono prendere possesso di un albergo senza il consenso del proprietario dietro indicazione del governo? La risposta è sì.

È già accaduto in passato e potrà accadere ancora visto che la requisizione è un atto previsto anche dalla nostra Costituzione, che all'articolo 42 garantisce la proprietà privata ma ne ammette l'esproprio «nei casi previsti dalla legge, salvo indennizzo, per motivi di interesse generale». 
Certamente i sindaci pronti a salire sulle barricate per fermare l'arrivo dei profughi potranno negare che vi siano «motivi di interesse generale» nel sistemare un gruppo di migranti nel loro territorio ma il risultato sarà soltanto quello di caricare un altro Comune del problema che evidentemente il governo non è in grado di risolvere a monte. La storia si ripete da anni. Soltanto alcuni Comuni, 2.600 su 8.000, aderiscono ai piani di accoglienza dei profughi. I bandi del governo promossi dal Sistema per la Protezione dei Richiedenti asilo, Sprar, che permettono di accedere al Fondo Nazionale per le politiche ed i servizi dell'asilo, Fnpsa, (un finanziamento complessivo di circa 190 milioni annui negli ultimi due) spesso vanno deserti. 
Basti pensare che sui circa 170.000 migranti giunti in Italia quest'anno sono circa 20.000 i posti offerti dallo Sprar, e dovrebbero salire a circa 25.000 entro la fine dell'anno. Nel 2015 quelli accolti dallo Sprar sono stati 29.000. Comunque una goccia nel mare. Sul nostro territorio la realtà è che soltanto un Comune su 4 si è visto attribuire profughi dal Viminale. 
Dato che nel corso degli anni il problema si è ingigantito senza trovare soluzione permanenti con la creazione di centri ad hoc il risultato di fronte all'emergenza è stato quello di accogliere i richiedenti asilo ed i rifugiati un po' a casaccio: hotel, B&B, caserme dismesse. Nel luglio scorso i migranti sistemati in questo modo erano oltre 10.000 in 266 strutture. In caso di adesione volontaria la sistemazione prevede l'erogazione di 35 euro per il mantenimento di ogni singolo immigrato al quale vengono dati 2,50 euro al giorno. 
Chi si vedesse requisito il proprio immobile avrebbe diritto ad un indennizzo da quantificare. 
In più occasioni è stata ipotizzata la requisizione non soltanto di alberghi ma anche di seconde case sfitte, garantendo ovviamente un rimborso. Il governo non ha escluso l'extrema ratio della requisizione delle case sfitte prevedendo di rimborsare i proprietari grazie allo stanziamento della Ue che prevede 10.000 euro per migrante ricollocato. Se l'indennizzo offerto dallo Stato possa essere considerato soddisfacente è questione aperta.
Risarcimento o no nella maggioranza dei Comuni i cittadini non vogliono vedere le loro proprietà requisite. 
Come è accaduto nello scorso ottobre a Gorino quando la protesta dei cittadini ha di fatto bloccato l'arrivo di una ventina di profughi ai quali era stato destinato un ostello. 
I cittadini hanno fatto muro e alla fine il prefetto ha ceduto.

Ma quei migranti sempre in Italia sono restati visto che il resto d'Europa ha voltato le spalle alle richieste del nostro governo sul ricollocamento. 
Forse i cittadini si chiedono perché devono accogliere profughi ai quali istituzioni e governi europei hanno sbattuto la porta in faccia.

Fonte: qui

TRUMP SI PRESENTA NELLA REDAZIONE DEL ‘NEW YORK TIMES’ E SPIAZZA TUTTI


‘MI AVETE VERAMENTE TRATTATO MALE, MA HO UN GRANDE RISPETTO PER IL GIORNALE’, E SI FA INTERVISTARE DALLA REDAZIONE. VE L’AVEVAMO DETTO CHE LI AVREBBE FATTI IMPAZZIRE TUTTI

‘NON CI SARÀ CONFLITTO D’INTERESSI, LA LEGGE È CON ME. NON VENDERÒ L’IMPERO, SONO ATTIVITÀ IMMOBILIARI. SE NE OCCUPERANNO I FIGLI, NON POSSONO VIETARMI DI VEDERE IVANKA’

‘CON MIO GENERO JARED KUSHNER SPERO DI TROVARE UNA SOLUZIONE AL CONFLITTO TRA ISRAELE E PALESTINA. 

IN SIRIA? LAVORIAMO CON PUTIN SENZA FISSARSI NEL RIMUOVERE ASSAD’

POI HA PARLATO DI TORTURE E WATERBOARDING, BREITBART E STEVE BANNON, SUPREMATISTI BIANCHI CHE FANNO IL SALUTO DI HITLER, E HA PRESO LE DISTANZE DALLA ALT-RIGHT 

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

DONALD TRUMP NELLA REDAZIONE DEL NEW YORK TIMESDONALD TRUMP NELLA REDAZIONE DEL NEW YORK TIMES
“Mi avete veramente trattato male, non si fa così, io ho un enorme rispetto per il New York Times.” Alla fine c'è andato al New York Times e si è piazzato a colazione nella grande sala  delle riunioni con tutta la redazione, i capi, le grandi firme, le fotografie alle pareti  delle stelle del passato, guardandoli in faccia a uno a uno, quelli che conosceva e quelli che non conosceva,  tutti uniti nel parlare male di lui  da quando nel giugno del 2015 comincio’ ad essere ventilata l'ipotesi surreale di una candidatura del miliardario controverso con i capelli rosa e le mogli modelle a presidente degli Stati Uniti.

al smith dinner donald trump hillary clinton 15AL SMITH DINNER DONALD TRUMP HILLARY CLINTON 15
C'è andato e ha recitato la parte più candida che gli veniva in mente o forse non era neanche una parte, e anche se non lo ammetteranno mai i soloni della Signora in Grigio, che hanno dato fino all'ultimo per certa anzi inevitabile la vittoria di Hillary Clinton, li ha spiazzati con frasi tipo: ‘Certo che vi leggo, ma se non vi leggessi camperei 20 anni di più’.

I DOCUMENTI FISCALI DI TRUMP PUBBLICATI DAL NEW YORK TIMES 3I DOCUMENTI FISCALI DI TRUMP PUBBLICATI DAL NEW YORK TIMES 3
 Ve l’ho detto che li farà impazzire tutti Donald Trump ancora prima di insediarsi alla Casa Bianca, perché l'uomo è imprevedibile ed esercita uno stile libero dalle regole della politica in modo sicuramente spiazzante ma anche rinfrescante. Sta sicuramente ridefinendo le relazioni con la grande stampa, e mentre ha confermato che intende mantenere un rapporto diretto con l'elettorato attraverso i social network che tanto lo hanno aiutato in campagna elettorale, perché niente colpisce come due minuti e mezzo in cui ci metti la faccia e dici cose semplici, si sta muovendo per mettere fine ad alcune derive devastanti.

WOLF BLITZER DELLA CNN FA IL TIFO PER HILLARY CLINTONWOLF BLITZER DELLA CNN FA IL TIFO PER HILLARY CLINTON
Non è detto che sia possibile raggiungere una  tregua con la CNN, la Clinton News Network come la chiama Trump, ma certamente il Times per uno di New York che non intende tagliare in alcun modo il rapporto con New York è fondamentale. D'altra parte trovare una forma di relazione col presidente che salvaguardi il diritto a fare l'opposizione ma riporti le cose su un piano solo politico, conviene a un giornale importante e autorevole che appresso a Hillary Clinton ha perso buona parte dell'autorevolezza.

DONALD TRUMP MELANIA IVANKADONALD TRUMP MELANIA IVANKA
Perciò Trump è andato a mostrare la faccia più da colomba che ha e a smentire le accuse più da falco. I giornalisti gli hanno a quanto si sa fatto libere domande ma hanno rinunciato al contraddittorio che era poi la regola sulla quale non si stavano mettendo d'accordo da giorni. Probabilmente è un punto in più a favore del presidente eletto.

Il quale, stando a quanto è trapelato dai tweet inviati da componenti della redazione durante l'incontro, ha detto fra l'altro: “non sono un fan della elezione con collegio dei grandi elettori, avrei preferito impegnarmi per vincere voto popolare”. “Non ho niente a che fare col cosiddetto movimento alt-right, non è un gruppo che ho intenzione di rivitalizzare, se si sentono rivitalizzati da me cercherò di capire perché”.
donald e ivanka trump in radioDONALD E IVANKA TRUMP IN RADIO

Non ci saranno conflitti che provengono dai miei affari, la legge e’ totalmente dalla mia parte, il presidente non può avere un conflitto di interessi. Non posso vendere il mio impero perché è immobiliare. Ho consegnato tutto il management ai miei figli ma se fosse per certa gente non dovrei mai più vedere mia figlia Ivanka”.

andrew breitbart on stageANDREW BREITBART ON STAGE
 “I miei affari non hanno alcuna importanza rispetto a quello che sto per fare, però è vero che il brand Trump non è mai stato così forte”. A proposito di Steven Bannon che è stato nell'ultima parte della campagna il manager capo e ora è stato nominato stratega capo della Casa Bianca, Trump ha detto: “Se pensassi che è un razzista o un uomo di destra non l'avrei mai assunto. Per lui è molto dura, non è lui quello che descrivono. Breitbart e’ solo un giornale, certamente sono molto più conservatori del New York Times, ma e’ sempre solo un giornale. Quando gli hanno chiesto se condannasse un incontro della alt-right lo scorso weekend a Washington nel quale qualcuno ha alzato la mano e fatto il saluto alla Hitler, ha risposto “Disapprovo e condanno”.
STEVE BANNONSTEVE BANNON

Del Partito Repubblicano ha detto che spera di poterci lavorare bene, ”attualmente mi amano, quattro settimane fa non mi amavano”, e anche a Silicon Valley lo detestano un po' di meno visto che sia Tim Cook della Apple che Bill Gates di Microsoft gli hanno telefonato per congratularsi.

 Nessuna intenzione di perseguire Hillary Clinton per la storia delle mail come pure aveva promesso in campagna elettorale, “hanno già sofferto abbastanza per quello che gli è accaduto. Non intendo fare scelte che continuino a dividere il Paese”.
STEVE BANNONSTEVE BANNON

Politica estera, la Siria: Trump ha riconosciuto che e’ un problema che va risolto ma ha anche detto di avere un punto di vista differente dal suo predecessore, e ha fatto capire che gli Stati Uniti dovrebbero lavorare con la Russia per combattere lo Stato Islamico e non preoccuparsi di far fuori il presidente siriano Assad. 

Gli Stati Uniti come Nation builder? Non credo, ha risposto, e a Thomas Friedman che gli chiedeva quale dovrebbe essere oggi il ruolo dell'America nel mondo ha risposto con una risatina, “è una domanda troppo grande”.

DI suo genero Jared Kushner ha detto che è convinto che potrebbe aiutare come mediatore di pace tra israeliani e palestinesi, ruolo che, ha ricordato ha visto fallire presidenti per decenni. “Mi piacerebbe essere io il presidente che riesce a far fare la pace tra Israele e palestinesi, sarebbe un grandissimo risultato”.

STEVE BANNONSTEVE BANNON
Quando gli hanno chiesto del suo impegno col primo emendamento, ha risposto: ‘’Penso che vi farò felici”. Infine alcuni occhiolini strizzati al politically correct tanto caro al New York Times: il quasi sicuramente prescelto per segretario alla Difesa, il generale Mattis, detto Mad Dog per il suo passato piuttosto spiccio, gli ha rivelato di essere contrario al waterboarding, la tecnica di tortura con l'acqua alla quale invece Donald Trump si era detto favorevole; e quanto all'annosa questione degli accordi sui cambi climatici e il presunto riscaldamento globale, il presidente eletto ci sta pensando, e forse ripensando. Che gran ruffiano!

Fonte: qui

Olimpia, spuntano le telefonate di Vincenzo Zaccheo, ex Sindaco di Latina: delibere e... tessere per la piscina



Nella mole di telefonate intercettate nell’inchiesta Olimpia a un certo punto compare anche l’ex sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo. Gli inquirenti scrivono che l’ex primo cittadino ha ancora un ruolo molto forte di influenza all’interno dell’amministrazione comunale, in grado di «dettare esplicite minacce al corpo dirigenziale». Zaccheo viene intercettato mentre parla con Rino Monti o con Silvano Spagnoli, due degli indagati nell’inchiesta Olimpia. Il suo ruolo è chiaramente marginale ma risulta curiosa l’influenza che ancora detiene sulla macchina amministrativa. 

«Si ha contezza - si legge nei documenti di indagine - di soggetti politici come l’ex sindaco Vincenzo Zaccheo che sembrano percorrere strade preferenziali all’interno dell’amministrazione comunale dettando con esplicite minacce al quadro dirigenziale le proprie esigenze assimilabili a veri ordini. Nella trascrizione della conversazione allegata agli atti si legge: «Zaccheo chiede se ci sono novità, Monti riferisce che la delibera è pronta, è stata trasmessa alla giunta e questi la dovrebbero fare, ma ignora i tempi. Zaccheo dice testuali parole: “scusa tu sei il dirigente, l’assessore tuo gli può dire di portarla alla giunta... oh mi ci devo incazzare io...come so capace io”. Monti fa capire che non può forzare la cosa altrimenti sosterranno che lui ha interessi... poi aggiunge che la pratica sta lì con altre pratiche da fare...Monti dice, per tenere tranquillo Zaccheo, di aspettare un’altra settimana poiché ci dovrebbero essere un paio di giunte.(...)


Il nome dell’ex sindaco ritorna poi in una chiamata con Silvano Spagnoli. Zaccheo lo contatta perché sta valutando gli scenari possibili dopo la caduta di Di Giorgi. «Zaccheo e Spagnoli - annotano gli inquirenti - si accordano per un incontro perché nel caso in cui arrestino o inquisiscano qualcuno dell’amministrazione, bisogna creare un’alternativa di “salute pubblica”. (...) “So disposto a fa un patto anche con Riforndazione per mandare a casa questi ladroni”, dice Zaccheo. (...) Silvano Spagnoli dice che nell’ambito sportivo stanno accadendo delle cose scandalose senza tener conto di altre problematiche come il problema degli anziani che vengono a nuotare a 20 euro al mese. A questo proposito Zaccheo chiede a Spagnoli se può andare a fare un po’ di dorso e Spagnoli risponde che parlerà con Roberto (Pellegrini) e gli farà fare una tessera gratuita».

22/11/2016 

Latina