9 dicembre forconi: 01/04/19

venerdì 4 gennaio 2019

QUOTA 100 PER GLI STATALI? LA LIQUIDAZIONE POTRÀ ESSERE CONGELATA FINO A OTTO ANNI.

CHI ANTICIPA LA PENSIONE NON VEDRÀ IL TFR PER MOLTO TEMPO, VISTO CHE LO STATO NON AVEVA I SOLDI PER PAGARLO. PER IL PUBBLICO IMPIEGO LA PRIMA FINESTRA DI USCITA SARÀ A LUGLIO 

NEL DECRETO È STATO INSERITO L'AZZERAMENTO DEI VERTICI DELL'INPS E DELL'INAIL

Andrea Bassi per ''Il Messaggero''

pensionati cantieriPENSIONATI CANTIERI
Per gli statali che lasceranno in anticipo il lavoro utilizzando lo scivolo di Quota 100, la buonuscita verrà pagata soltanto al momento in cui matureranno i requisiti previsti dalla legge Fornero, ossia una volta raggiunti i 67 anni. È una delle norme inserite nel decreto legge per la riforma delle pensioni e per il reddito di cittadinanza che il governo approverà probabilmente in consiglio dei ministri il prossimo 14 gennaio. Quello del trattamento di fine servizio (Tfs) e di fine rapporto (Tfr) degli statali, era uno dei nodi più complessi da sciogliere.

Pagare immediatamente le liquidazioni ai dipendenti pubblici avrebbe avuto un costo proibitivo per le casse dello Stato, oltre 7 miliardi di euro, che andrebbero sommati ai 21 miliardi che già costa in tre anni la misura. Il pagamento, dunque, sarà posticipato. Un ritardo che nei casi più estremi potrebbe arrivare anche fino a otto anni.

LA REGOLA
La regola infatti sarà questa: la liquidazione potrà essere incassata solo nel momento in cui saranno maturati i requisiti previsti dalla normativa Fornero, ossia 67 anni di età, o 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva. Il decreto prevede però, che rimangano in vigore anche le regole di liquidazione attuali della buonuscita. Oggi il Tfr e il Tfs vengono liquidati solo fino a 50 mila euro, mentre se l' importo supera i 50 mila euro, ma è inferiore a 100 mila euro, viene liquidato in due rate annuali (con un ritardo quindi di 12 mesi); se l' importo supera i 100 mila euro, le rate annuali diventano tre.

Insomma, se un dipendente pubblico lasciasse il lavoro a 62 anni di età avendo versato 38 anni di contributi (come previsto da Quota 100), e avesse maturato una liquidazione superiore a 100 mila euro, per avere l' intera cifra dovrebbe aspettare i 70 anni. Il governo sarebbe consapevole di questo problema e starebbe contrattando con l' Abi la possibilità di un anticipo bancario per permettere agli statali di ottenere in tempi più brevi la liquidazione.

Anche il nodo della finestra di uscita per i dipendenti pubblici sarebbe stato definitivamente risolto. Le prime uscite avverranno a luglio, mentre per i dipendenti privati lo scivolo inizierà a funzionare da aprile. Confermato anche il congelamento per il pensionamento con l' anzianità contributiva. Rimarrà fissata a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Siccome lo scatto è già entrato in vigore il primo gennaio, il decreto prevede che la nuova regola venga applicata retroattivamente. Stesso discorso per Opzione Donna, la possibilità di andare in pensione con 35 anni di contributi e 58 di età accettando il calcolo contributivo (e dunque un taglio dell' assegno) della pensione. Rinnovata anche l' Ape sociale, il meccanismo ideato dal precedente governo per permettere il pensionamento anticipato attraverso un prestito pensionistico a carico dello Stato a categorie svantaggiate di soggetti.

LE CONFERME

Per il resto il decreto conferma quasi tutte le anticipazioni della vigilia. Il pensionamento potrà essere anticipato anche di altri tre anni grazie ai fondi bilaterali delle imprese, le quali però, potranno avere accesso a questo ulteriore scivolo per i dipendenti solo se assicureranno un certo numero di nuove assunzioni. La bozza conferma anche che il prepensionamento attraverso Quota 100 sarà sperimentale e avrà una durata di tre anni. Poi, a bocce ferme, si tornerà alle regole della Fornero, a meno che il governo non riesca a mantenere la promessa di introdurre una regola generale di pensionamento con 41 anni di contributi versati.

L' AZZERAMENTO
Nel testo, poi, è stato inserito l' azzeramento dei vertici dell' Inps e dell' Inail. La misura cancella dieci anni di gestione semicommissariale e reintroduce il consiglio di amministrazione. Il riordino avrà come effetto collaterale quello di azzerare gli attuali vertici dei due enti, il presidente dell' Inps Tito Boeri, particolarmente inviso alla Lega per le sue continue bocciature delle modifiche alla Fornero, e il presidente dell' Inail Massimo De Felice.

La nuova governance prevede un consiglio di amministrazione composto da quattro consiglieri e dal presidente. Sarà nominato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell' economia e delle finanze.

Fonte: qui

DA ALITALIA A PERNIGOTTI, DAL CAFFÈ HAG A PIAGGIOAERO: SONO 138 I TAVOLI DI CRISI APERTI AL MINISTERO DI DI MAIO, CHE COINVOLGONO CIRCA 210 MILA DIPENDENTI.

L'8 GENNAIO PARTONO GLI INCONTRI DI LUIGINO, CHE SABATO INCONTRERÀ A NOVI LIGURE I LAVORATORI DELLA FABBRICA DI CIOCCOLATO ORMAI DI PROPRIETÀ TURCA

Michelangelo Borrillo per il ''Corriere della Sera''

Ci sono crisi che restano sul «tavolo» (del ministero dello Sviluppo economico) solo per ragioni formali, come quella dell' Ilva (relativamente ai dipendenti in cassa integrazione che non sono passati ad ArcelorMittal). Altre per le quali si cerca da tempo una soluzione, da grandi aziende come l' Alitalia a simboli del made in Italy come Pernigotti. E poi ci sono anche le crisi risolte, che il 2019 si è lasciato alle spalle, come quelle della Comital, e i progetti di riconversione e riqualificazione industriale di aree storicamente in difficoltà come Porto Torres e Portovesme.

Volendo sintetizzare in numeri - e senza considerare l' indotto - i 138 tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo economico coinvolgono circa 210 mila dipendenti. E la crisi, come la fortuna (e la sfortuna) è cieca: non fa distinzioni territoriali, né di comparto: negli ultimi anni, in Italia, ha colpito un po' ovunque, dal Nord al Sud - accanendosi con il Centro Italia - dalla siderurgia all' alimentare.
pernigottiPERNIGOTTI

Ma se il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha deciso, in questo inizio del 2019, di far visita, per ora, a una sola di queste aziende, ciò testimonia di quanto sia simbolica la crisi della Pernigotti. Sabato 5 gennaio il vicepremier incontrerà a Novi Ligure i lavoratori dell' azienda dolciaria, oltre 100 dipendenti, in presidio permanente da inizio novembre contro l' ipotesi di chiusura prospettata dalla nuova proprietà turca interessata solo al marchio: è previsto il suo intervento in sala mensa, dove potrebbe fermarsi anche per pranzo.

Sarà un' occasione - questo almeno è l' auspicio dei sindacati - per fare il punto, se non chiarezza, in vista dell' incontro dell' 8 gennaio a Roma. Solo uno dei tanti appuntamenti previsti al Mise, visto che il calendario è già pieno fino al 20 gennaio, dai nomi noti di Alitalia e Ilva, ai più recenti di Piaggio Aerospace e Bombardier, fino alle situazioni più datate dell' Aferpi di Piombino.

Non esente dalle crisi, come detto, il settore dell' agroalimentare: non solo Pernigotti, ma anche altri marchi storici come il Caffè Hag.

CAFFE HAGCAFFE HAG
Ma se gennaio sarà un mese cruciale per molti tavoli - oltre a quelli già citati anche IperDì e Ferroli, fino alle Acciaierie di Terni - di sicuro la vertenza più importante è quella di Alitalia: il salvataggio dell' ex compagnia di bandiera è nelle mani delle Ferrovie dello Stato che entro fine gennaio deve mettere a punto il piano industriale (che coinvolga altri partner, tra cui un importante vettore internazionale), evitando però di intaccare gli investimenti già previsti in campo ferroviario, sia nel regionale che nell' Alta velocità. Anche per questo i sindacati si sono dati appuntamento con il ministro Di Maio per una verifica verso metà mese.

bombardier global 7000BOMBARDIER GLOBAL 7000
Restando nel settore dei trasporti, la crisi ha colpito anche quello ferroviario: Bombardier a settembre scorso ha annunciato di non poter garantire il mantenimento del sito di Vado Ligure (in provincia di Savona) e il governo - aggiornando il tavolo a fine gennaio - ha chiesto alla società canadese di mettere in campo in tempi brevi «tutte le azioni necessarie a garantire la strategicità del sito produttivo».

Fonte: qui

SPREMI IL TURISTA: L'UNICA POLITICA SU CUI SI TROVANO TUTTI D'ACCORDO IN ITALIA



DOPO VENEZIA, SOGNANO IL TICKET ANCHE AMALFI, LE CINQUE TERRE, FIRENZE, CAPRI. ''BASTA CON LE VISITE MORDI E FUGGI''. 

MA NON SAREBBE MEGLIO DARE BUONE RAGIONI PER NON FUGGIRE PIUTTOSTO CHE METTERE DELLE TASSE?

Valeria Arnaldi per ''Il Messaggero''

neve cinque terreNEVE CINQUE TERRE
Un biglietto per passeggiare tra le calli, contemplare le bellezze del luogo, ammirarne i tesori. Trascorrere una giornata a Venezia non sarà più gratuito. I cosiddetti turisti mordi e fuggi per accedere alla città antica dovranno pagare la tassa di sbarco, per tutti coloro che non vogliono o non possono trascorrere qualche giorno in più a Venezia, dormendo in hotel. La tassa, che potrebbe aggirarsi sui 10 euro, sarà adottata solo per i vacanzieri, non per chi lavora, studia o si reca nel centro abitato per poche ore per motivi professionali.

IL MODELLO

costiera amalfitana 4COSTIERA AMALFITANA
La novità, però, potrebbe farsi presto modello per altre località turistiche. Ora vogliono il ticket - anzi, la «tassa di sbarco» - le Cinque Terre: il sindaco di Riomaggiore, Fabrizia Pecunia, lo ha chiesto esplicitamente. Lo invoca la Costiera Amalfitana. Ne parlano anche le perle delle Dolomiti, che già la scorsa estate hanno introdotto il numero chiuso. Ad essere interessata al sistema è anche Firenze. Tutte le città d' arte, spiega il sindaco Dario Nardella, devono avere un' attenzione particolare: Venezia e Firenze hanno realtà anche logistiche molto diverse, naturalmente. Ma l' idea del primo cittadino fiorentino è che si ragioni sia su tasse di scopo per i turisti in giornata sia su una maggiore elasticità per la tassa di soggiorno.

capriCAPRI
Favorevole Federalberghi. Il presidente Bernabò Bocca, già lo scorso anno, commentando l' imposta di sbarco a Capri, affermava che tale misura «è una tassa più equa perché va a colpire tutti, sia quelli che vengono negli alberghi sia quelli che passano la giornata sull' isola».

La misura, secondo la Federazione, consentirebbe pure di contrastare l' abusivismo di molte strutture. Le ragioni del provvedimento veneziano sono tante, prima tra tutte, compensare città e cittadini per i disagi e le spese che comporta il turismo fast, che non consuma ma affolla gli spazi, concorrendo ad aumentare i rifiuti urbani. Non solo. Il contributo si annuncia interessante pure in termini di numeri, andando ad aumentare gli incassi relativi all' imposta di soggiorno, già consistenti. Quanti pernottano in hotel versano trenta milioni l' anno con la tassa. E le stime sulla nuova imposta, sono di qualche decina di milioni l' anno, che potrebbero oscillare tra 40 e 50.

veneziaVENEZIA
La misura, innovativa per Venezia è già prassi più che collaudata in varie isole, dalle Eolie all' Elba, dove la tassa è tra 2,50 e 5 euro, fino ad arrivare a Capri. «Penso che il ticket ormai, con le dovute limitazioni - dice il sindaco di Capri Gianni De Martino - sia indispensabile in tutte le realtà che attirano grandi flussi turistici, come Capri appunto e Venezia, ma anche Firenze. Il pagamento dell' imposta serve per affrontare il quotidiano, credo sia giusto che chi gode di un' isola o di una città contribuisca pure alle spese». Nessun rischio per un possibile calo di turisti. «Abbiamo introdotto dei ticket di ingresso in alcuni luoghi, come i Giardini di Augusto e Villa Lysis - prosegue De Martino - il contributo dei turisti serve per rendere più accoglienti i siti.

VENEZIA TURISTIVENEZIA TURISTI
Non c' è stato alcun calo di visitatori, anzi. Il biglietto ci consente di curare al meglio l' accoglienza e la gestione degli spazi e questa è la migliore pubblicità per il territorio». Il principio è proprio spingere i visitatori a partecipare alle spese e pure, in termini culturali, a rispettare maggiormente i luoghi.

«Studieremo un regolamento equilibrato e partecipato che tuteli chi vive, studia e lavora nel nostro territorio», ha annunciato sui social il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, sottolineando importanza del sostegno che «aiuterà a gestire meglio la Città, a tenerla pulita, a offrire servizi d' avanguardia agli ospiti e a far vivere i veneziani più decorosamente».

Cinque Terre in LiguriaCINQUE TERRE IN LIGURIA
Rimangono da definire le modalità di applicazione del ticket. Se più semplice è far pagare il biglietto a chi sbarca via mare, più difficile è controllare gli arrivi in treno o auto. Si sta valutando la possibilità che siano le compagnie di trasporto di persone a fini commerciali a pagare un sovrapprezzo sui biglietti. Potrebbe essere escluso dalla misura il trasporto aereo, anche perché abitualmente legato a soggiorni più lunghi. La soluzione che adotterà Venezia potrebbe fare scuola per altre città. Il tema nei prossimi giorni dovrebbe arrivare sul tavolo dell' Anci per valutare misure omogenee per le città turistiche.

Fonte: qui

LA TEMPESTA STA ARRIVANDO


LA MANOVRA È STATA APPROVATA MA L’ECOFIN DEVE RATIFICARE LA RINUNCIA ALLA PROCEDURA D’INFRAZIONE CONTRO L’ITALIA E L’UE TIENE D’OCCHIO ATTENTAMENTE I CONTI ITALIANI 
A FINE MESE ARRIVANO LE STIME SUL PIL, CHE POTREBBERO SANCIRE LA RECESSIONE. SENZA CONSIDERARE LA GUERRA COMMERCIALE USA-CINA E LE CRISI BANCARIE: TUTTI I GUAI CHE IL 2019 PORTERÀ AL GOVERNO
Antonio Signorini per “il Giornale”

conte abbraccia di maio dopo l'approvazione della manovra alla cameraCONTE ABBRACCIA DI MAIO DOPO L'APPROVAZIONE DELLA MANOVRA ALLA CAMERA
Difficile immaginare un momento meno favorevole a un governo votato alle politiche espansive più che al rigore nei conti. Che il 2019 sarebbe stato un anno complicato lo si sapeva da mesi. Ne era cosciente anche la maggioranza M5S-Lega. Ma i primi giorni dell' anno nuovo fanno pensare che le cosa possano mettersi peggio del previsto e che all' esecutivo non resti che alzare le paratie in vista di una tempesta perfetta fatta di mercati finanziari in crisi, crescita mondiale al palo, guerre commerciali planetarie.

TRIA E MOSCOVICITRIA E MOSCOVICI




Il tutto mentre l' Europa sembra volersi ritirare in se stessa, con i paesi forti impegnati a evitare il contagio più che a prevenire la crisi. Sul fronte domestico la prima tappa è stata superata; legge di Bilancio è stata approvata e il via libera della Commissione sulle grandi cifre è stato assicurato dalla trattativa condotta dal ministro dell' Economia Giovanni Tria e dal premier Giuseppe Conte con la benedizione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma i conti con Bruxelles non sono chiusi.
DONALD TRUMP XI JINPINGDONALD TRUMP XI JINPING

L' Ecofin del 22 gennaio dovrebbe ratificare l' intesa e la rinuncia alla procedura di infrazione contro l' Italia. Ma il testo della manovra licenziato dal Parlamento non è ancora stato esaminato dalle istituzioni europee. Il commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici nei giorni scorsi ha sottolineato come il via libera non riguardi il dettaglio delle misure. Quelle devono essere ancora giudicate.

Il governo ha intenzione di confermare la riforma delle pensioni con quota 100 e il reddito di cittadinanza. Il costo delle due misure nel 2019 è stato ridotto, ma dal 2020 con le due riforme a regime tornerà a circa 8 miliardi per ogni riforma all' anno. Troppo per finanziare misure che Bruxelles non gradisce affatto.

Alla fine del mese dovrebbero arrivare altre notizie potenzialmente pericolose. Le stime sulla crescita del Pil nell' ultimo trimestre del 2018. Se dovessero confermare un segno meno come nel terzo trimestre, l' Italia sarà tecnicamente in recessione. Due tempeste domestiche legate a quanto sta succedendo oltre confine.

CARIGECARIGE
I principali fattori di rischio saranno gli effetti della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e l' aumento dei tassi d' interesse negli Stati Uniti annunciato dalla Fed che rischia di far scoppiare una nuova bolla finanziaria come quella del 2008 oltre che a un generale rallentamento della crescita", spiega Emanuele Cangrati, senior Analyst di BPPrimne.
mario draghiMARIO DRAGHI


Scenario che riguarda da vicino l' Italia, Paese manifatturiero che cresce soprattutto grazie alle esportazioni e non può che risentire delle crisi dei suoi partner commerciali. Gli analisti mesi fa davano la possibilità di una recessione negli Usa nel 2019 al 50%. Rischi che crescono con la prospettiva di nuovi aumenti dei tassi negli Stati Uniti, con il rischio di insolvenze dei mutui a tasso variabile. Il nostro principale partner commerciale, la Germania, non è messo meglio, con un indice Pmi di Markit sugli ordinativi che si avvicina a quota 50, l' annuncio di una recessione.

Dall' economia reale alla finanza pubblica, nel 2019 il Tesoro dovrà collocare una cifra vicina ai 260 miliardi in titoli di stato. Il debito pubblico italiano resta fortemente dipendente dal clima dei mercati internazionali e dai rapporti con l' Europa. Il governo spera che le istituzioni europee dopo le elezioni di maggio siano meno ostili all' Italia. Possibile. Ma potrebbe anche prevalere la linea di chi vuole isolare l' Italia e lasciare che se la cavi da sola. Anche a fronteggiare le crisi delle banche, altro tassello di un anno che si annuncia complicatissimo come dimostra la vicenda Carige..

Fonte: qui

ARRESTATO DI NUOVO ERIC DROUET, UNO DEI LEADER DELLE PROTESTE.

L'ACCUSA È DI AVER ORGANIZZATO UNA MANIFESTAZIONE NON ORGANIZZATA NEL CENTRO DI PARIGI 
È STATO BLOCCATO MENTRE SI DIRIGEVA VERSO GLI CHAMPS-ELYSEES
(ANSA) - Uno dei leader delle dimostrazioni antigovernative dei 'gilet gialli', Eric Drouet, è stato arrestato dalla polizia francese e messo sotto custodia ieri sera per aver organizzato una protesta non autorizzata nel centro di Parigi. Lo riportano i media francesi citando fonti della Procura. Secondo quanto spiegano fonti di polizia, Drouet è stato fermato mentre si dirigeva verso gli Champs-Elysees: una dozzina di manifestanti si erano radunati fuori da un fastfood vicino al'Arco di Trionfo e lo stavano aspettando. Si tratta del secondo arresto per Drouet dall'inizio delle proteste: era già stato fermato il mese scorso per "possesso di arma vietata", secondo fonti giudiziarie.
Fonte: qui

FALSA PARTENZA PER IL NUOVO PORTALE DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE CREATO AD HOC PER LA GESTIONE TELEMATICA DELLA FATTURAZIONE ELETTRONICA



MOLTI OPERATORI CHE HANNO CERCATO DI INVIARE PER CONTO DI CLIENTI LE PRIME FATTURE DELL'ANNO SI SONO TROVATI DI FRONTE AL PRIMO DISSERVIZIO 
IL MESSAGGIO APPARSO SULLA SCHERMATA È INEQUIVOCABILE: "IL SISTEMA NON È AL MOMENTO DISPONIBILE"
Franco Grilli per "www.ilgiornale.it"

FATTURA ELETTRONICAFATTURA ELETTRONICA
Falsa partenza per il nuovo portale dell'Agenzia delle entrate creato ad hoc per la gestione telematica delle fatture pilastro, appunto, della rivoluzione della fatturazione elettronica, per combattere l’evasione dell’Iva.

Perché al secondo giorno di attività si registrano già problemi non da poco sulla piattaforma.

Era da aspettarselo e come scrive La Verità, molti operatori che hanno cercato di inviare per conto di clienti le prime fatture dell'anno si sono trovati di fronte al seguente intoppo-disservizio: "Il sistema non è al momento disponibile". Insomma, non certo un inizio da sogno.

FATTURAZIONE ELETTRONICAFATTURAZIONE ELETTRONICA




Ma già negli ultimi giorni del 2018 c'era chi aveva segnalato criticità nell'accadere al sistema per poter inserire i dati dei propri clienti in vista del cambiamento in opera dal primo di gennaio.

FATTURAZIONE ELETTRONICAFATTURAZIONE ELETTRONICA




Ma nonostante ciò, l’Agenzia delle entrate ha minimizzato, o meglio ha negato che vi siano problemi sul sito. Sarà, ma il servizio di fatturazione elettronica non sembra proprio essere operativo a pieno regime.

Fonte: qui

SAPETE QUANTO SI INTASCANO I TOP MANAGER D’ITALIA? UNO STIPENDINO DA 667 MILIONI DI EURO

L’ANALISI DI MEDIOBANCA SUI COMPENSI DELLE SOCIETÀ QUOTATE (MA ESCLUDE QUELLE CON SEDE LEGALE ALL’ESTERO): UN AMMINISTRATORE DELEGATO GUADAGNA IN MEDIA UN MILIONE, L’ETÀ MEDIA È DI 57 ANNI 

Sofia Fraschini per “il Giornale”
Nel 2017 amministratori delegati, direttori generali, presidenti e sindaci delle 224 imprese quotate sull' Mta hanno ricevuto stipendi per 666,9 milioni di euro. La retribuzione annuale più alta ha riguardato, sfiorando i 9 milioni, la carica di ad. La fotografia emerge dall' annuale analisi dell' area studi di Mediobanca circa la campagna compensi 2017 di 224 imprese con sede in Italia quotate in Borsa. Un focus che ha al centro un campione composto da 3.395 ad, direttori generali e sindaci. Ma che esclude le società che hanno trasferito la sede legale all' estero, come Fca, Ferrari, Cnh Industrial, Exor quotate su mercati esteri (come Prada a Hong Kong).
LUCA BETTONTELUCA BETTONTE
L' analisi non fa nomi, ma questi sono pubblici sui bilanci e l' identikit dell' ad più pagato dovrebbe corrispondere a quello di Luca Bettonte, di Erg. C' è poi un caso record in cui un ad ha guadagnato quanto la somma delle buste paga di 217 dipendenti. Tanto, anche se, in generale, emerge che lo stipendio medio dell' amministratore delegato di una società quotata con sede in Italia è stato di 952.400 euro lordi nel 2017, il 14,5% in più rispetto all' anno precedente (831.700), e 18,5 volte il costo medio del lavoro in una quotata.
Ma il 2017 sarà ricordato anche per le liquidazioni record, e per il ruolo crescente di tutte quelle voci non fisse che compongono lo stipendio dei manager. Se, infatti, la quota fissa ammonta a 345,6 milioni e perde di rilevanza calando dal 56,7% del 2016 al 51,8% del 2017, la quota variabile sale dal 25,9% al 27,7%. I benefit (auto, assicurazioni) sono nell' insieme di poco conto, 8 milioni (1,2% del totale), ma hanno un grado di diffusione sempre più ampio (14,3%).
monica mondardini carlo de benedettiMONICA MONDARDINI CARLO DE BENEDETTI
Mentre, in questo contesto, 56 posizioni (1,7% del totale) hanno ricevuto compensi legati alla cessazione della propria carica: si tratta di 82,1 milioni, pari al 12,3% del monte compensi. Le cinque maggiori liquidazioni (ognuna superiore a 6 milioni) hanno sommato 53,9 milioni, ovvero il 66% del totale. Rispetto all' analisi 2016, sul fronte anagrafico, poco cambia.
maria patrizia grieco presidente enelMARIA PATRIZIA GRIECO PRESIDENTE ENEL
L' età media dei manager nelle figure apicali resta alta e passa dai 57,3 anni nel 2016 ai 57,1 anni nel 2017. Lo scarto più rilevante riguarda il settore bancario dove l' età media degli amministratori cala da 59,9 anni a 59,5 anni. Da sottolineare, poi, come le presidenze siano ricoperte da soggetti relativamente più attempati. Crescono le figure femminili, che passano dal 30,9% al 33,1% nel 2017, ma l' incremento non origina dalle posizioni apicali.
soldi buttatiSOLDI BUTTATI
Grandi eccezioni sono, ad esempio, Monica Mondardini (ad Cir) o Maria Patrizia Greco (presidente Enel). La presenza femminile cresce in particolare tra i consiglieri (dal 37,2% al 40,2%) e tra i presidenti del collegio sindacale (dal 16,4% al 18%). Ma le remunerazioni restano ben più basse di quelle maschili: un presidente o un ad uomini guadagnano il doppio, Guardando, infine, ai settori di attività, nel 2017 il comparto industriale ha assorbito il 75% del monte compensi dal 71% del 2016, mentre è calata la quota a tradizionale appannaggio delle banche, scesa dal 18% del 2016 al 14% del 2017.
Fonte: qui

''TAIWAN E LA CINA SONO UN UNICO PAESE. SIAMO PRONTI A USARE LA FORZA E NON CI SARÀ SPAZIO PER ALCUNA ATTIVITÀ INDIPENDENTISTA E SEPARATISTA''

XI JINPING VUOLE PASSARE ALLA STORIA COME IL PRESIDENTE CHE HA RIUNITO L'ISOLA RIOTTOSA, SEMPRE PIÙ SOLA: OGGI SOLO 17 NAZIONI LA RICONOSCONO COME ''REPUBBLICA DI CINA'', GLI ALTRI HANNO CHIUSO LE AMBASCIATE A TAIPEI MANTENENDO UFFICI DI COLLEGAMENTO
Guido Santevecchi per il ''Corriere della Sera''

XI JINPINGXI JINPING
La riunificazione tra Taiwan e la Cina «è inevitabile, è una grande tendenza della Storia». Così ha detto Xi Jinping nel suo primo discorso incentrato su quelle che Pechino definisce «le relazioni attraverso lo Stretto», il braccio di mare largo 160 chilometri che separa il continente cinese dall' isola democratica e «ribelle». Taiwan è «parte della politica interna della Cina», quindi ogni «interferenza straniera è intollerabile», ha spiegato il segretario del Partito comunista cinese, nonché presidente della Repubblica popolare e capo della Commissione militare centrale.
taiwanTAIWAN

E come comandante in capo dell' Esercito popolare di liberazione Xi ha fatto un accenno ambiguo all' uso della potenza militare per risolvere la questione. Il suo discorso, pronunciato ieri nella Grande sala del popolo di Pechino, celebrava il quarantennale del «Messaggio ai compatrioti di Taiwan»: nel 1979 la Cina di Deng Xiaoping annunciò la sospensione dei bombardamenti sugli avamposti nazionalisti nello Stretto e avviò il dialogo. Pechino è sempre disponibile a costituire le basi per una riunificazione pacifica, ha detto Xi, ha proposto di avviare una «consultazione democratica», e questa è sembrata un' apertura. Ma non ha lasciato dubbi sulla determinazione a raggiungere comunque l' obiettivo senza «lasciare spazio per alcuna forma di attività indipendentista e separatista di Taiwan».

#6 moon bridge taipei, taiwanMOON BRIDGE TAIPEI, TAIWAN
E qui è arrivato il passaggio più duro del nuovo messaggio: «Non facciamo alcuna promessa di rinunciare all' impiego della forza, manteniamo l' opzione di ricorrere a ogni misura necessaria», di fronte a un intervento esterno o a strappi indipendentisti.

XI JINPINGXI JINPING













Un' ondata di applausi ha salutato questo doppio monito di Xi: agli Usa, che nell' era di Donald Trump hanno lanciato segnali di sostegno politico-militare all' isola e alla presidente taiwanese Tsai Ing-wen, che viene dal partito separatista e nel suo discorso di Capodanno ha ribadito la determinazione a mantenere vivo l' auto-governo.
«Chiedo alla Cina di rispettare la libertà e la democrazia di un popolo di 23 milioni di anime e di guardare alla realtà della Repubblica di Cina che esiste a Taiwan», ha detto la signora Tsai usando il nome formale dell' isola.

46 national taiwan universityNATIONAL TAIWAN UNIVERSITY
Xi risponde che «i cinesi non attaccano i cinesi» (a meno che non siano cinesi separatisti) e lancia la sua offerta: «La proprietà privata, le fedi religiose e i legittimi diritti dei compatrioti taiwanesi saranno preservati» dopo il rientro nella Madrepatria secondo la formula «Una Cina Due Sistemi», come per Hong Kong. Ma ha aggiunto che sistemi politici differenti «non possono servire da scusa per ambizioni separatiste». La sua visione non contempla un rifiuto, non c' è un Piano B diverso dalla riunificazione inevitabile. In questa durezza si può leggere il nervosismo e la preoccupazione del Partito comunista di fronte al successo consolidato della democrazia a Taiwan.

nuova chiesa di taiwanNUOVA CHIESA DI TAIWAN
Xi conclude che la risoluzione della questione non può essere più lasciata alle generazioni future, come è stato fatto per settant' anni dal dicembre 1949, quando il nazionalista Chiang Kai-shek, sconfitto nella guerra civile dalle forze rivoluzionarie di Mao Zedong, si arroccò nell' isola. Da allora Taiwan si è autogovernata, evolvendosi da dittatura sotto legge marziale in democrazia matura, oltre che potenza economica.

Ma l' isola è sempre più sola: oggi solo 17 nazioni la riconoscono come «Repubblica di Cina», gli altri hanno chiuso le ambasciate a Taipei mantenendo uffici di collegamento commerciale e culturale (una forma ambigua adottata per primi dagli Usa nel 1979); l' unico Stato di peso ad avere relazioni piene è il Vaticano, impegnato però in un lungo riavvicinamento con Pechino.

Quando dice che la questione taiwanese non può essere passata senza soluzione alla prossima generazione di leader, Xi rivela il suo obiettivo: vuole essere lui il grande riunificatore. Ha ancora diversi anni per compiere la missione, perché ha fatto cambiare la Costituzione per essere presidente senza limiti di tempo.

Fonte: qui

FallItalia: il 25% della popolazione paga l'87% delle tasse = ma ma...

allora la redistribuzione dall'alto verso il basso c'è già anche senza la #manovradelpopolo...



Io tutte le volte che sento parlare di "redistribuzione dall'alto verso il basso"
da parte dello statalista "di turno" demagogo populista assistenzialista pseudo-catto-comunista con il culo degli altri (ed intendo l'ultimo in ordine temporale, quello "oggi più di moda" rispetto ad un'infinita serie)
MI GIRANO I COCONES A MILLE
visto che in FallitaGlia
oltre a tasse reali ad un 70% da record mondiale,
c'è già una mostruosa re-distribuzione via tassazione 
che si applica da chi produce valore&ricchezza per tutti (sempre più 4 gatti che ormai non ce la fanno neppure più..)
a chi soprattutto è un peso, un parassita e/o un fallito a produttività/valore aggiunto sotto-zero (maggioranza), che però vive in un mondo tutto suo, ideologizzato ad minkiam...
tra invidia sociale ed una para-cultura di diritti acquisiti & di bufale cut&paste...
utile però a scaricarsi la coscienza dalla propria responsabilità personale atrofizzata&negata per non sputarsi in faccia allo specchio tutte le mattine.



Ve lo spiegavo al livello delle Bufale collettiviste pauperiste globali nel mio post

La (mezza) bufala dell'1% di "Paperoni" ricco come il restante 99% del Mondo

dove - dopo aver smontato la bufala imperante che tanto va di moda per far sfogare il poppppolo contro i ricchi brutti&cattivi -
come corollario viene fuori che per esempio in USA l'1% paga più tasse del 90% del resto della popolazione...
Ma dai????! Chi l'avrebbe mai detto...Un 1% di "ricchi" che mantiene i servizi statali per un massa di più poveri? Pazzesco ehhhhh??! ;-)

Passando a FallitaGlia
il 25% della popolazione "in maggioranza più ricca" paga l'87% delle tasse...
Ma ma....
allora la redistribuzione dall'alto verso il basso c'è già via tassazione (ferocemente) progressiva
anche senza................................
.
la #manovradelpopolo + tante altre belle parole per fare propaganda politica pro-italopitechi frustrati...
nascondendo in realtà i VERI PROBLEMI e LE VERE SOLUZIONI.
Del resto come spiegavo nel mio post 

Le legioni di "imbecilli social" e la crisi della Democrazia Classica

la Democrazia a suffragio universale si sta sempre più condannando da sola,
con FallitaGlia come sempre in anticipo sul PEGGIO... 



Non perdete il seguente post di Alberto De Luigi che fa un po' di concreti conticini smonta-propaganda collettivista populista demagogica....

-------------------------------------
Nell'ultimo mio post (http://www.albertodeluigi.com/schiavi-dello-stato-chi-paga-le-tasse-in-italia/) ho scritto che 16 milioni di italiani pagano l'87% delle tasse versate in Italia. 
Qualcuno mi ha chiesto più informazioni in merito alla fonte. 
Riporto allora i dati completi nell'excel che potete scaricare al seguente link, dove avete anche evidenza di queste altre affermazioni:
Il 12% dei contribuenti (ovvero chi guadagna sopra i 35k) paga oltre il 53% del totale delle tasse versate.
Il 60% dei contribuenti, ovvero tutti gli scaglioni fino a 20k di guadagno, paga solo il 13% delle tasse versate.
Il 40% dei contribuenti, quindi 16 milioni di persone (ovvero il 25% della popolazione, 16 milioni su 60) paga l’87% delle tasse.
20 milioni di italiani non lavorano e non pagano contributi (ovviamente la cifra include i minori, disabili etc.).
Dei 40 milioni che lavorano, 10 milioni pagano soltanto 389 euro di irpef all’anno, ma godono del bonus Renzi che porta a quasi zero il gettito dal primo scaglione.
Tutti le persone negli scaglioni fino a 20k (quindi 24 milioni di contribuenti) non pagano sufficiente irpef per coprire nemmeno la loro spesa sanitaria, ma solo il 74%, considerando gli 80 euro di bonus Renzi, quindi: di 60 milioni di persone, 40 lavorano, di cui però 24 milioni non contribuiscono a sufficienza per coprire i soldi che lo Stato spende per loro.
In definitiva, 44 milioni su 60 milioni di italiani sono economicamente dipendenti dai 16 milioni che pagano l’87% di tasse.
Da notare poi che si intende "contribuente" anche chi è stipendiato dallo Stato e che paga le tasse. Ma in realtà se l'attività che svolge non è produttiva, i contributi pagati dal dipendente statale non sono altro che soldi "riciclati" dall'economia sana (i contribuenti che producono effettivamente ricchezza) e quindi il dato riportato è distorto e la situazione è anche peggiore di quanto riportato per quei poveri salassati, schiavi dello Stato, che lavorano e producono per tutti i parassiti.
-----------------------------------------------------




Non perdere anche sul Corriere della Sera



Che poi alla fin fine tutto torna
nella mia semplice approssimazione che in FallitaGlia ormai il 30% mantiene il 70%...
e la cosa non è sostenibile ancora a lungo.
Dunque prima arriverà la patrimoniale straordinaria (oltre alle numerose patrimoniali ordinarie che si pagano tutti gli anni)
e poi il DEFAULT
con totale annichilimento in stile venezuelano di chi produce ricchezza
e dunque Ciao Ciao a tutto il resto... incluso chi ciancia a vanvera mentre si fa mantenere (ancora per quanto?)

Fonte: qui

Ve lo spiegavo già tanto tempo fa
Vedi mio post: 

Ma quanta gente c'è in Italia che non ha un caxxo da fare tutto il giorno? 38 milioni (o meglio 41ml) su 60 milioni...