I FACCIA A FACCIA DEL COSTRUTTORE CON I PM SONO STATI QUATTRO: HA PARLATO DEI FINANZIAMENTI ALLE FONDAZIONI E ONLUS VICINE AI PARTITI (‘EYU’ AL PD, ‘PIÙ VOCI’ ALLA LEGA), DEL COMPORTAMENTO DEI FUNZIONARI PUBBLICI E DELLE DINAMICHE LEGATE ALLA MAXI COSTRUZIONE A TOR DI VALLE
Valeria Di Corrado e Andrea Ossino per “il Tempo”
Prima il carcere, poi i domiciliari. E adesso è libero di aggirarsi per le vie della Capitale. E la storia del costruttore Luca Parnasi: dopo quattro mesi trascorsi tra il penitenziario milanese di San Vittore, le celle di Rebibbia e le mura della sua abitazione, put) finalmente uscire di casa. Il gip Maria Paola Toma selli ha infatti revocato gli arresti domiciliari all' imprenditore, arrestato il 13 giugno scorso perché ac cusato di essere a capo di un' associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, nell' ambito dell' inchiesta Rinascimento, che travolto Eurnova, la società che avrebbe dovuto costruire il nuovo stadio giallorosso. Il giudice, nei confronti di Parnasi, ha comunque disposto l' obbligo di firma tre volte a settimana e di dimora nel comune di Roma.
Dopo l' arresto avvenuto a Milano, il costruttore era stato trasferito nella Capitale il 19 giugno. Difeso dagli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrino, ha trascorso 37 giorni nel penitenziario di Rebibbia. Poi il 20 luglio scorso il gip romano aveva deciso di attenuare la misura cautelare, accogliendo l' istanza di scarcerazione avanzata dai difensori, e concedendo a Parnasi gli arresti domiciliari.
La decisione del giudice era legata alla disponibilità dell' imprenditore di rendere diversi interrogatori. I faccia a faccia coni pubblici ministeri di piazzale Clodio sono infatti stati ben quattro. Dai finanziamenti alle fondazioni e on lus vicine ai partiti (Eyu al Pd, Più Voci alla Lega), fino al comportamento dei funzionari pubblici, passando per le dinamiche legate alla maxi costruzione a Tor di Valle. I pm chiedevano e il costruttore rispondeva.
Del resto le accuse mosse nei suoi confronti dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Barbara Zuin sono numerose. E presto potrebbero portare a una richiesta di rinvio a giudizio.
L' ex presidente della società Eurnova è accusato di aver corrotto per eliminare gli eventuali ostacoli burocratici che minavano la realizzazione dello stadio dell' As Roma nell' area di Tor di Valle, o solo per accreditarsi negli ambienti che contano, in vi stadi futuri progetti imprenditoriali, da intraprendere anche fuori Roma.
«Io pago tutti», ha svelato in una delle intercettazioni contenute nell' ordinanza di arresto che il 13 giugno scorso gli aveva aperto le porte del carcere. «Sulle elezioni spenderò qualche soldo, è un investimento che devo fare... molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre che manco te le racconto... Però la sostanza è che la mia forza è quella che alzo il telefono...».
Gli inquirenti stanno cercando di capire se queste elargizioni ai politici, anche se formalmente regolari, possano rappresentare una forma corruttiva. Se, in sostanza, abbiano venduto la propria funzione in cambio di denaro, mettendosi a disposizione di Parnasi nel caso ne avesse avuto bisogno.
Tra le persone su cui il costruttore poteva contare, c'è sicuramente Luca Lanzalone. L'avvocato genovese arrivato a Roma a gennaio 2017, era il referente del Comune sulla questione stadio. E lo è rimasto anche dopo aver assunto l' incarico di presidente di Acea. Per questo la Procura lo considera un «amministratore di fatto» del Campidoglio e ritiene che abbia messo a disposizione la sua funzione pubblica, ottenendo in cambio da Parnasi consulenze e promesse di utilità. «E colui che ha risolto veramente il tema dello stadio di calcio della Roma, ormai siamo diventati amici. Si chiama Luca Lanzalone», ha confermato il costruttore al telefono, soprannominandolo: «Wolf», il signor «risolvo problemi» di «Pulp Fiction».
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