9 dicembre forconi: 10/22/18

lunedì 22 ottobre 2018

LUCA PARNASI TORNA IN LIBERTA DOPO 4 MESI MA HA L'OBBLIGO DI FIRMA E DI DIMORA ALL'INTERNO DELLA CAPITALE


I FACCIA A FACCIA DEL COSTRUTTORE CON I PM SONO STATI QUATTRO: HA PARLATO DEI FINANZIAMENTI ALLE FONDAZIONI E ONLUS VICINE AI PARTITI (‘EYU’ AL PD, ‘PIÙ VOCI’ ALLA LEGA), DEL COMPORTAMENTO DEI FUNZIONARI PUBBLICI E DELLE DINAMICHE LEGATE ALLA MAXI COSTRUZIONE A TOR DI VALLE

Valeria Di Corrado e Andrea Ossino per “il Tempo”

christiane filangieri elisabeth felkel luca parnasiCHRISTIANE FILANGIERI ELISABETH FELKEL LUCA PARNASI
Prima il carcere, poi i domiciliari. E adesso è libero di aggirarsi per le vie della Capitale. E la storia del costruttore Luca Parnasi: dopo quattro mesi trascorsi tra il penitenziario milanese di San Vittore, le celle di Rebibbia e le mura della sua abitazione, put) finalmente uscire di casa. Il gip Maria Paola Toma selli ha infatti revocato gli arresti domiciliari all' imprenditore, arrestato il 13 giugno scorso perché ac cusato di essere a capo di un' associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, nell' ambito dell' inchiesta Rinascimento, che travolto Eurnova, la società che avrebbe dovuto costruire il nuovo stadio giallorosso. Il giudice, nei confronti di Parnasi, ha comunque disposto l' obbligo di firma tre volte a settimana e di dimora nel comune di Roma.
luca parnasi mauro baldissoniLUCA PARNASI MAURO BALDISSONI






Dopo l' arresto avvenuto a Milano, il costruttore era stato trasferito nella Capitale il 19 giugno. Difeso dagli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrino, ha trascorso 37 giorni nel penitenziario di Rebibbia. Poi il 20 luglio scorso il gip romano aveva deciso di attenuare la misura cautelare, accogliendo l' istanza di scarcerazione avanzata dai difensori, e concedendo a Parnasi gli arresti domiciliari.

La decisione del giudice era legata alla disponibilità dell' imprenditore di rendere diversi interrogatori. I faccia a faccia coni pubblici ministeri di piazzale Clodio sono infatti stati ben quattro. Dai finanziamenti alle fondazioni e on lus vicine ai partiti (Eyu al Pd, Più Voci alla Lega), fino al comportamento dei funzionari pubblici, passando per le dinamiche legate alla maxi costruzione a Tor di Valle. I pm chiedevano e il costruttore rispondeva.
Del resto le accuse mosse nei suoi confronti dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Barbara Zuin sono numerose. E presto potrebbero portare a una richiesta di rinvio a giudizio.
luca parnasiLUCA PARNASI

L' ex presidente della società Eurnova è accusato di aver corrotto per eliminare gli eventuali ostacoli burocratici che minavano la realizzazione dello stadio dell' As Roma nell' area di Tor di Valle, o solo per accreditarsi negli ambienti che contano, in vi stadi futuri progetti imprenditoriali, da intraprendere anche fuori Roma.

«Io pago tutti», ha svelato in una delle intercettazioni contenute nell' ordinanza di arresto che il 13 giugno scorso gli aveva aperto le porte del carcere. «Sulle elezioni spenderò qualche soldo, è un investimento che devo fare... molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre che manco te le racconto... Però la sostanza è che la mia forza è quella che alzo il telefono...».
LANZALONE E RAGGILANZALONE E RAGGI

Gli inquirenti stanno cercando di capire se queste elargizioni ai politici, anche se formalmente regolari, possano rappresentare una forma corruttiva. Se, in sostanza, abbiano venduto la propria funzione in cambio di denaro, mettendosi a disposizione di Parnasi nel caso ne avesse avuto bisogno.

Tra le persone su cui il costruttore poteva contare, c'è sicuramente Luca Lanzalone. L'avvocato genovese arrivato a Roma a gennaio 2017, era il referente del Comune sulla questione stadio. E lo è rimasto anche dopo aver assunto l' incarico di presidente di Acea. Per questo la Procura lo considera un «amministratore di fatto» del Campidoglio e ritiene che abbia messo a disposizione la sua funzione pubblica, ottenendo in cambio da Parnasi consulenze e promesse di utilità. «E colui che ha risolto veramente il tema dello stadio di calcio della Roma, ormai siamo diventati amici. Si chiama Luca Lanzalone», ha confermato il costruttore al telefono, soprannominandolo: «Wolf», il signor «risolvo problemi» di «Pulp Fiction».

Fonte: qui

ROMA, DEGRADO STAZIONE TIBURTINA - “QUELLA DONNA FACEVA SESSO CON TUTTI”


A MENO DI UNA SETTIMANA DALLO STUPRO DI UNA DONNA SLOVACCA NELLA TENDOPOLI DEL BAOBAB, A ROMA, I MIGRANTI SI DIFENDONO 

MA I RESIDENTI SONO IN ALLARME: “UNA RAGAZZA CHE ABITA NEL MIO STESSO PALAZZO È STATA INSEGUITA DA UNO STRANIERO FIN DENTRO AL PORTONE, MA LEI FORTUNATAMENTE SI È CHIUSA DENTRO IN TEMPO” 



Alessandra Benignetti Francesco Curridori per www.ilgiornale.it

Sporcizia, degrado e insicurezza. È questo il quadro desolante in cui ci si imbatte non appena si esce dalla stazione Tiburtina. Qui, meno di una settimana fa, una donna slovacca di 38 anni è stata sequestrata e violentata da uno dei migranti che vive nella tendopoli gestita dal Baobab Experience, la stessa associazione che ha aiutato i migranti della nave Diciotti a raggiungere Ventimiglia.
TENDOPOLI BAOBABTENDOPOLI BAOBAB

Stazione Tiburtina, tra degrado e nascita di un Infopoint per migranti
“Delle avvisaglie c’erano già state. Una ragazza che abita nel mio stesso palazzo è stata inseguita da uno straniero fin dentro al portone, ma lei fortunatamente si è chiusa dentro in tempo”, racconta Nella Vecchia, presidente dell’associazione Rinascita Tiburtina. “Siamo disperati – aggiunge - la gente non denuncia nemmeno più, tanto è inutile”. I problemi, per i residenti, infatti, arrivano anche dai clochard che gravitano attorno al cavalcavia antistante la stazione. “Fanno di tutto, si ubriacano, si ammazzano tra di loro”, ci dice la residente mentre a pochi metri da noi ci sono due senza tetto che dormono ubriachi sotto gli occhi di tutti.
TENDOPOLI BAOBABTENDOPOLI BAOBAB

È proprio a pochi passi da quest’area che sorgerà il nuovo infopoint che offrirà assistenza ai migranti transitanti. Un progetto voluto dalle istituzioni locali, che hanno ottenuto dal Campidoglio 300mila per ristrutturare un vecchio edificio e trasformarlo in un ufficio informazioni per i richiedenti asilo. “Non sarà un nuovo centro di accoglienza - promette la presidente del II Municipio, Francesca Del Bello – ma servirà a gestire le fragilità attualmente presenti alla Stazione Tiburtina”. Per i cittadini, però, l’infopoint rischia di catalizzare nella zona ulteriori criticità. “È un’operazione che non farà altro che spostare il degrado di cinquanta metri”, attacca il consigliere circoscrizionale del gruppo misto, Holljwer Paolo. “A questo va aggiunto il fatto che tra il II Municipio e la Caritas sta per essere firmato un protocollo d’intesa per spostare qui anche la distribuzione dei pasti per i senza fissa dimora che avviene sotto la sopraelevata”, rivela il consigliere di centrodestra.
NELLA VECCHIANELLA VECCHIA

La versione dei migranti del Baobab sullo stupro
A pochi passi dalla stazione c’è il piazzale Maslax, lo slargo dove sorge la tendopoli per i migranti gestita dal Baobab. È proprio all’interno di questo accampamento che la scorsa settimana una donna ha denunciato di essere stata violentata. Per chi abita nella zona questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. “Non è il primo delinquente, stupratore e rapinatore accolto e accudito dal Baobab”, denuncia Lorenzo Mancuso del Comitato Cittadini Stazione Tiburtina, che denuncia da anni “lo stato di insicurezza del quadrante, causato anche da chi negli anni ha concentrato qui, senza identificarle, centinaia di persone”.

Proviamo a parlare con i responsabili della struttura ma una volta arrivati all’ingresso dell’accampamento veniamo fermati da uno degli ospiti che, dopo averci visto scattare una foto, minaccia con un martello di spaccarci il cellulare. Così siamo costretti a fare marcia indietro. Uscendo incontriamo una volontaria che dopo averci chiesto se avevamo l’autorizzazione per fare foto si scusa per il comportamento del migrante: “Dovete capirli, sono molto sensibili…”. Sensibilità a parte, ci domandiamo a chi avremmo dovuto chiedere l’autorizzazione, visto che ci troviamo in un luogo pubblico?

TENDOPOLI BAOBABTENDOPOLI BAOBAB
Ci fermiamo davanti al cancello dell’accampamento, dove incontriamo alcuni migranti che ci raccontano la loro versione sulla violenza sessuale. “La ragazza c’è andata non per forza con il tunisino, capito?”, ci raccontano due ragazzi marocchini. “A lei piaceva – aggiunge - e prima ancora aveva avuto una relazione con un palestinese”. Per loro, insomma, non ci sarebbe stata alcuna violenza. E a dare questa versione è anche un ragazzo della Guinea Conakry. “Non è stata violentata, lei faceva sesso con la gente in giro”, dice il giovane africano. “Riguardo quello che è successo l’altro giorno – continua – posso dirti che è vero, ma anche che non è vero perché lei era abituata a fare sesso con la gente”. “Una donna pulita non arriva a queste condizioni, capito?”, aggiunge un tunisino, lasciando intendere che la donna se la sia cercata.

Le minacce ricevute dentro la tendopoli
“La situazione ormai è intollerabile, ci sono state risse tra gruppi di nazionalità diverse e perciò è chiaro che l’associazione non è più in grado di garantire la sicurezza”, denuncia Holljwer Paolo, che attacca i volontari che gestiscono il centro di accoglienza informale sul caso dello stanziamento di 500mila euro da parte della Regione Lazio a favore di progetti presentati proprio da Baobab Experience. “Chi lavora a questi progetti, e a quale titolo?”, domanda.
TENDOPOLI BAOBABTENDOPOLI BAOBAB

Dopo la vicenda dello stupro c’è chi ipotizza che si avvicini un nuovo sgombero della tendopoli abusiva. Ma sull’ipotesi di spostare di nuovo le canadesi nel territorio del II Municipio, anche la mini-sindaca pasionaria dell’accoglienza ora mette le mani avanti. “La presenza di questi campi informali è intollerabile – afferma senza mezzi termini la Del Bello - sono luoghi di difficile gestione ed è indispensabile diventino sempre meno, fino a non esserci del tutto”.

Fonte: qui

USA – UNA NONNA DI 48 ANNI ACCOLTELLA LA NIPOTINA DI 20 MESI E LA METTE NEL FORNO


QUANDO È STATO RITROVATO IL CORPO DELLA PICCOLA PRESENTAVA DIVERSE USTIONI: NON È CHIARO SE FOSSE ANCORA VIVA QUANDO LA DONNA HA AZIONATO IL FORNO PER BRUCIARLA 

LO SHERIFFO SOTTO CHOC: ‘MAI VISTO NULLA DI SIMILE’

Biagio Chiariello per "www.fanpage.it"

royaltyROYALTY
Una donna di 48 anni è stata arrestato per l’omicidio della nipotina, una bimba di appena venti mesi, il cui corpo è stato rinvenuto nel forno dell’abitazione dove le due vivevano, a Shaw, nello Stato USA del Mississippi. Carolyn Jones deve rispondere di omicidio di primo grado per la morte di Royalty Marie Floyd.

Durante la conferenza stampa di ieri, avvenuta appena dopo la drammatica scoperta, lo sceriffo della contea di Bolivar, Kelvin Williams, ha dichiarato di non aver “mai visto nulla del genere in più di 25 anni di servizio”. A trovare il corpicino è stato il fratello della Jones, prozio della bambina, lunedì sera.

carolyn jones 1CAROLYN JONES

La polizia ha poi scoperto che la piccola vittima era stata accoltellata più volte prima di essere infilata nel forno, ha spiegato lo sceriffo. Le autorità locali e il medico legale stanno ora cercando di capire se la bambina, il cui corpo presentava diverse ustioni, fosse ancora viva o se sia morta non per le coltellate ma proprio a causa dell’alta temperatura del forno.

La donna, unico adulto presente nell’abitazione al momento dell’omicidio, si trova ora in stato di fermo presso il carcere locale.

Il portavoce Dipartimento della pubblica sicurezza del Mississippi, Warren Strain, ha aggiunto che gli inquirenti stanno visionando i filmati delle telecamere di sorveglianza della zona per verificare la presenza di altre persone intorno alla casa nella notte di lunedì.

coltelloCOLTELLO
"La causa ufficiale (della morte) è ancora sotto inchiesta, ma le autorità hanno motivo di credere che la bambina sia stato pugnalata e bruciata; è stato trovato all'interno del forno nella residenza", ha detto Williams. "Royalty era così bella e l'ho amata più di ogni altra cosa al mondo” ha scritto la madre della bimba, Veronica Jones, nella pagina aperta GoFundMe per raccogliere fondi per il suo funerale.

"Mia figlia è stata accoltellata e cotta al forno da sua nonna” ha aggiunto.

Fonte: qui