9 dicembre forconi: 01/24/17

martedì 24 gennaio 2017

TUTTI MORTI: NON CI SONO SUPERSTITI NELL’INCIDENTE ALL’ELICOTTERO DEL 118 CHE AVEVA SOCCORSO UNO SCIATORE A CAMPO FELICE(AQ)

I SOCCORSI DA PARTE DEI MAESTRI DI SCI 

SULLA ZONA, FITTA NEBBIA


elicottero campofeliceELICOTTERO CAMPOFELICE
Sei morti per la caduta di un elicottero del 118 che aveva soccorso uno sciatore con una gamba fratturata a Campo Felice, nell'aquilano. L'incidente è avvenuto verso mezzogiorno nella località Vecchia Miniera del comune di Lucoli mentre l'elicottero Agusta Westland AW 139 EC-KJT stava dirigendosi verso l'ospedale San Salvatore dell'Aquila attraversando un banco di fitta nebbia: un'avaria o un errore del pilota ha causato la caduta del velivolo precipitato per circa 600 metri in un pendio innevato difficilmente raggiungibile.
elicottero campofelice1ELICOTTERO CAMPOFELICE

Da una prima ricostruzione il pilota avrebbe tentato di rallentare l'elicottero avviando l'autorotazione, ma la manovra non è bastata ad attenuare la violenza dell'impatto: sono morti il pilota, il copilota, due operatori del 118, un volontario del soccorso alpino (sempre presente in questi interventi in montagna) e il ferito. Un maestro di sci riferisce di aver sentito un boato.

Un altro velivolo elicottero si è poi alzato dalla base di Rieti: un elicottero dell'Aeronautica Militare HH212 ha raggiunto la verticale della località Vecchia Miniera dove era in corso il recupero delle salme che sono state portata a valle con barelle da maestri di sci e volontari del soccorso alpino.
ELICOTTERO CAMPOFELICE2ELICOTTERO CAMPOFELICE

Il mezzo militare è del 9/o Stormo di stanza a Grazzanise (Caserta). Sul luogo della tragedia è arrivato il sostituto procuratore Simonetta Ciccarelli, a bordo di un'auto dei Carabinieri Forestali. Le forze dell'ordine stanno spiegando i dettagli dell'accaduto alla titolare del fascicolo aperto presso la Procura della Repubblica dell'Aquila. Con il comandante dell'Nipaf, il comando dei carabinieri forestali, Antonio Rampini.

Fonte: qui

LA MADRE DEGLI IMBECILLI E’ SEMPRE INCINTA.

ANCHE QUELLA DEI FUNZIONARI CHE NON HANNO PRESO SUL SERIO L’ALLARME DI RIGOPIANO 

ERANO CONVINTI CHE FOSSE CROLLATO IL TETTO DI UNA STALLA E NON L’ALBERGO 

LA TELEFONATA D’ALLARME SCAMBIATA PER UNO SCHERZO 

ESTRATTI I CADAVERI DI ALTRE 6 PERSONE

Da la Repubblica

rigopianoRIGOPIANO
Si aggrava sempre di più, con il passare delle ore, il bilancio della tragedia dell'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), travolto il 18 gennaio da una valanga causata dalle scosse di terremoto: nella notte sono stati recuperati i corpi senza vita di tre persone, tutti uomini, mentre poco dopo le 9 i vigili del fuoco hanno recuperato i corpi di altre due donne ed un altro uomo all'interno della struttura crollata. Il bilancio ufficiale delle vittime sale a 15, mentre il numero dei dispersi scende a 14. Undici le persone finora in salvo.

vigili del fuoco rigopianoVIGILI DEL FUOCO RIGOPIANO
Mentre i soccorsi lavorano giorno e notte senza sosta, nella speranza di poter trovare qualcuno ancora in vita (speranza a cui ha dato forza il ritrovamento, ieri, di tre cuccioli di pastore tedesco ancora vivi, rimasti bloccati in un locale caldaie dell'albergo), proseguono le indagini per ricostruire le ore immediatamente successive al disasto. E, con il passare delle ore emergono dettagli, come la telefonata d'allarme raccolta da una funzionaria della Prefettura e ignorata, perché ritenuta falsa.


Fabio Tonacci per la Repubblica

HOTEL CROLLATO - RIGOPIANOHOTEL CROLLATO - RIGOPIANO
"Sono Marcella di cognome, Quintino di nome". Per quattro volte il ristoratore di Silvi Marina declina le sue generalità, durante la telefonata del grande equivoco. Quella delle 18.20 di mercoledì 18 gennaio. Per quattro volte l'uomo si sente rispondere da una funzionaria di alto livello della prefettura, con tono infastidito, che "l'hotel Rigopiano non è crollato", che "questa storia gira da stamattina" e che si sta sbagliando perché a essere crollata è "la stalla di Martinelli, quello delle pecore".

CINQUE MINUTI
RigopianoRIGOPIANO

Un equivoco, appunto. Gigantesco. Durato per tutti i cinque minuti circa della chiamata che il centralino del 113 girò alla sala operativa del Ccs, il Centro di coordinamento dei soccorsi attivato la mattina stessa nella prefettura di Pescara.

Marcella: "Mi sente?"

Funzionaria: "Sì che la sento".

MAIL INVIATA DALL HOTEL RIGOPIANOMAIL INVIATA DALL'HOTEL RIGOPIANO
M: "Sono Marcella di cognome, Quintino di nome. Il mio cuoco mi ha contattato su WhatsApp cinque minuti fa, l'albergo di Rigopiano è crollato, non c'è più niente... Lui sta lì con la moglie, i bimbi piccoli... intervenite, andate lassù".

F: "Questa storia gira da stamattina. I vigili del fuoco hanno fatto le verifiche a Rigopiano, è crollata la stalla di Martinelli".

M: "No, no! Il mio cuoco mi ha contattato su WhatsApp 5 minuti fa, ha i bimbi là sotto... sta piangendo, è in macchina... lui è uno serio, per favore".
hotel rigopiano prima della slavinaHOTEL RIGOPIANO PRIMA DELLA SLAVINA

F: "Senta, non ce l'ha il suo numero? Mi lasci il numero di telefono (...). Ma è da stamattina che circola questa storia, ci risulta che solo la stalla è crollata. Che le devo dire?".

IL PRIMO ERRORE

È questo il primo drammatico errore. Pietropaolo Martinelli è un piccolo imprenditore di Farindola. Produce un formaggio assai conosciuto da queste parti, il pecorino di Farindola. La sua stalla si trova a pochi chilometri di distanza dall'hotel Rigopiano, e quella mattina il terremoto ne ha danneggiato gravemente il tetto: è piombato su 300 pecore, rimaste incastrate.

Per questo motivo il proprietario aveva segnalato il crollo a chi stava gestendo i soccorsi, attraverso la Guardia Forestale. Quando la funzionaria sente parlare di Rigopiano, pensa alla fattoria. Non è sola nella sala operativa, e chi le sta vicino concorda con lei. La telefonata tra la funzionaria della prefettura e Quintino Marcella continua.

F: "Come si chiama quel cuoco?".

hotel rigopiano 2HOTEL RIGOPIANO 
M: "Giampiero Parete. È quello della pizzeria, è il figlio di Gino...".

F: "Sì, lo conosco benissimo il figlio di Gino, conosco lui, conosco la mamma. È da stamattina che gira 'sta cosa. Il 118 mi conferma che hanno parlato col direttore due ore fa, mi confermano che non è crollato niente, stanno tutti bene".

M: "Ma come è possibile?".

F: "La mamma dell'imbecille è sempre incinta. Il telefonino... si vede che gliel'hanno preso...".

M: "Ma col numero suo?".

F: "Sì".

hotel rigopiano 2HOTEL RIGOPIANO 
IL DIRETTORE ALL'OSCURO

La funzionaria pensa a uno scherzo. Ipotizza che qualcuno possa aver preso il cellulare di Giampiero Parete e abbia mandato un finto allarme a Quintino. Il quale, incredulo, le ribadisce che Pareti è "uno serio", uno che non permetterebbe mai una cosa del genere, che ha moglie e figli nell'albergo crollato, che la situazione è gravissima.

La funzionaria, però, è irremovibile. Anche perché alle 17.40 dal Ccs dove lei si trova hanno effettivamente chiamato il direttore dell'Hotel Rigopiano, Bruno di Tommaso, per informarsi sulla situazione. Lo hanno fatto perché Parete, prima di rivolgersi a Marcella pregandolo di diffondere l'Sos, aveva contattato il 118 lanciando lui stesso l'allarme (nei tabulati telefonici, la chiamata risulta essere partita dal suo cellulare alle 17.08).

i soccorsi all hotel rigopiano 9I SOCCORSI ALL HOTEL RIGOPIANO
È questa la primissima segnalazione del disastro dell'albergo: il centralino la gira prima alla Croce Rossa e poi, da questa, al Ccs. Di Tommaso però è a Pescara, non a Farindoli. Non sa della valanga, non lo può sapere. E quando lo contattano per verificare, risponde basandosi sulle uniche informazioni di cui dispone in quel momento: l'hotel è a posto, non gli risulta che sia successo niente. Per questo la funzionaria, di fronte alle insistenze di Marcella, sbotta.

i soccorsi all hotel rigopiano 6I SOCCORSI ALL HOTEL RIGOPIANO
F: "Due ore fa, le confermo, al 118 hanno parlato con l'hotel. Non le dico una bugia! Ma se fosse crollato tutto, pensa che che rimarremmo qua?"

M: "Si metta in contatto col direttore...".

F: "Non so se si rende conto della situazione... Abbiamo gente in strada, gente con la dialisi, anziani. E io per lei... Provi lei a mettersi in contatto con il direttore. Non è scortesia. Arrivederci".


Fonte: qui


L’HOTEL RIGOPIANO È STATO COSTRUITO SUI DETRITI DI UNA VALANGA DEL 1936, E ORA SCATTA UNA NUOVA INDAGINE SUI LAVORI DI AMPLIAMENTO, DOPO CHE SINDACO E ASSESSORI DI FARINDOLA ERANO GIÀ STATI PROSCIOLTI 

IL FORUM H20: ‘COME STARE PROPRIO LUNGO LA CANNA DI UN FUCILE CHE POI È STATO CARICATO ED HA SPARATO’

I REATI SONO PRESCRITTI: UN’EVENTUALE SENTENZA RISCHIA DI AVERE UN VALORE ESCLUSIVAMENTE STORICO 

Marco Imarisio per il Corriere della Sera

Carta canta. Per almeno due volte. Nel 1991 la Regione Abruzzo decide di dotarsi di una mappa che segnala eventuali criticità sul proprio territorio. Si tratta di un debutto, reso necessario dalle alluvioni e dallo sciame sismico del biennio precedente. La carta ufficiale mostra come l' hotel Rigopiano sia al centro di un' area con colate detritiche, dette conoidi.
hotel rigopiano mappe geomorfologicheHOTEL RIGOPIANO MAPPE GEOMORFOLOGICHE

A farla breve, un lembo di terreno rialzato rispetto alla superficie intorno per via dell' accumulo di materiale caduto dall' alto. Nel dicembre del 2007 quel documento diventa una specie di Vangelo ambientale, perché viene adottato tale e quale com' era dalla Giunta che sulla base delle sue segnalazioni approva il nuovo Piano di assetto idrogeologico.

Con il senno di poi si può fare di tutto, ma è vero che quelli riportati sopra non sono giudizi, ma semplici dati rilevati dai documenti ufficiali presenti sul sito della Regione.
Sono stati resi pubblici dal Forum H2O, filiazione diretta dei comitati per l' acqua pubblica.
Attivisti, ingegneri e operatori ambientali militanti. I due puntini rossi che indicano il Rigopiano, ponendolo all' interno di una zona che gli esperti della Regione hanno considerato a elevato rischio di «anche precipitazione ambientale» sono il punto di partenza che ha portato la Procura di Pescara ad acquisire la loro denuncia.

la valanga dell hotel rigopianoLA VALANGA DELL HOTEL RIGOPIANO
«L' elemento conoscitivo non è stato trasformato in un vincolo che avrebbe obbligato a non costruire o a farlo seguendo direttive che avrebbero fatto impennare i costi». Da qui in poi ogni elemento diventa opinione, quindi confutabile. Come quella di Augusto De Sanctis, presidente del Forum, convinto che non sia stata sciatteria, ma una pura questione di soldi. L' hotel Rigopiano era una struttura preesistente, in una zona dove nel 1936 si era verificata una valanga di portata paragonabile a quella che mercoledì scorso ha fatto strage. A quel tempo, nella valle sorgeva solo un rifugio.

rigopianoRIGOPIANO
Secondo il Forum H2O questo non è importante, perché i tempi di ritorno di questi fenomeni estremi sono molto lunghi. Come per le piene dei fiumi, possono avere una ciclicità plurisecolare, raggiungendo aree che ai non addetti ai lavori sembravano tranquille. «È per questo» aggiunge De Sanctis «che esistono le carte del rischio, basate sugli eventi già noti ma soprattutto sulle caratteristiche specifiche del terreno in questione».

L' accusa esplicita è questa: l' ultima ristrutturazione, avvenuta tra il 2007 e il 2008, «ha ampliato le capacità ricettive della struttura e quindi il rischio intrinseco», quando invece c' erano tutti gli elementi per accorgersi dei problemi.
RigopianoRIGOPIANO

Almeno una parte di colpa nel disastro sarebbe quindi da attribuire a quegli ultimi lavori, autorizzati da una delibera del comune di Farindola il 30 settembre 2008 che divenne oggetto di una inchiesta e di un processo per corruzione e abuso di ufficio, chiusi nell' aprile del 2016 con l' assoluzione «perché il fatto non sussiste» di tutti gli imputati. Sindaco, assessore e consiglieri comunali.

I reati erano prescritti da tempo. «Ma la completezza dell' istruttoria impone il vaglio delle risultanze dibattimentali» scrissero i giudici nelle motivazioni della sentenza. La Del Rosso srl, titolare dell' hotel, aveva preso possesso di alcuni terreni limitrofi dei quali era proprietario il Comune, e li aveva utilizzati per espandere la ristrutturazione in corso. I magistrati ipotizzarono uno scambio di denaro in cambio della sanatoria, che si rivelò inesistente. La valutazione dei giudici su quei lavori differisce non poco da quelle di Forum H2O.

HOTEL CROLLATO - RIGOPIANOHOTEL CROLLATO - RIGOPIANO
«Non soltanto non emerge alcun profilo di illegittimità nella delibera adottata, ma non può ravvisarsi neppure un esercizio dei pubblici poteri non improntato a imparzialità e buon andamento. Infatti, l' occupazione abusiva, che riguardava una porzione di terreno piuttosto esigua (1.700 metri quadrati), tenuto conto della collocazione geografica, un' area di montagna totalmente disabitata e destinata a pascolo, fu sanata e stabilito per la sua occupazione un canone ritenuto congruo».

Non è un precedente da poco. Le ultime modifiche del Rigopiano hanno superato indenni il verdetto dell' aula.
SLAVINA AL RIGOPIANOSLAVINA AL RIGOPIANO

Quelle meno recenti risalgono alla notte dei tempi. La nuova inchiesta della Procura su come e perché l' hotel Rigopiano sia stato costruito in un' area dove sono presenti colate di detriti, rischia di avere un valore esclusivamente storico.

Fonte: qui

IL 2017 E' L’ANNO IN CUI LO ZUCCHERO DIVENTA IL NEMICO NUMERO UNO

‘SUGARLEAK’: PER ANNI LE AZIENDE DELLO ZUCCHERO HANNO PAGATO GLI SCIENZIATI PER NASCONDERE I RISCHI E METTERE SOTTO ACCUSA I GRASSI.

LO RIVELANO DUE PROFESSORI DELL’UNIVERSITÀ’ DI CALIFORNIA (E UN LIBRO). NELL’AMERICA SALUTISTA LO ZUCCHERO E’ LA NUOVA NICOTINA, FA VENIRE IL CANCRO E L’ALZHEIMER


Michele Masneri per il Foglio

ZUCCHERO BAMBINIZUCCHERO BAMBINI
Altro che Wiki, la nuova battaglia in America nasce qui in California con un leak ben più grave di quelli presunti russi o di quelli di Chelsea Manning, soldato o soldatessa appena graziata dal presidente uscente (un Watergate della zolletta). Mentre è ancora vivido il ricordo della ex first lady Michelle Obama a dimenarsi, cantando o solo ballando, in ogni programma tv per sensibilizzare masse adipose sui rischi dell’ingrassamento, ecco giornali e trasmissioni che finalmente hanno trovato il nuovo male assoluto della dieta: lo zucchero.

L’ultima botta arriva dal saggio appena uscito nelle librerie “The case against sugar”, bestseller opera del divulgatore Gary Taubes, che paragona il glucosio al tabacco, e lo accusa di essere la causa non solo di diabete e obesità, ma anche di alzheimer, ipertensione, malattie coronariche e cancro.

Ma a supportare questo libro, e a scatenare la guerra globale alla dolcezza, c’è la ricerca di una dentista americana, la dottoressa Cristin E. Kearns, e un articolo scientifico uscito a novembre sul Journal of the American Medical Association e rimbalzato poi su tutti i giornali del mondo. L’articolo denunciava che l’industria dello zucchero ha pagato scienziati per anni per occultare gli effetti del glucosio su cuore e arterie (e pance), e spostare invece l’attenzione sugli incolpevoli grassi, espulsi da ogni dieta per cinquant’anni.

ZUCCHERO BAMBINI 3ZUCCHERO BAMBINI 3
Per anni la lobby dello zucchero avrebbe pagato dunque per far passare i lipidi come il vero nemico delle arterie d'America. E chi ci ricompenserà adesso di tutti i fritti non mangiati, del burro non versato, del prosciutto orribilmente mutilato? Eccoci dunque all’Università di California-San Francisco, dove tutto è cominciato, e dove un plotone di scienziati ha scatenato l’attacco al carboidrato. Soliti interni da incoraggiare fughe di cervelli: atrio lindo e arioso, biblioteca aperta a tutti e lussuosa come una lounge di aeroporto, studenti non fuoricorso dall’aria civile coi loro Mac, baretto sfizioso, ritratti dei fondatori, vista sulla baia e libri in consultazione (in prima fila Hillary Clinton, “Hard Choices”).

Accanto alla biblioteca c’è il centro antitabacco più famoso del mondo, alle pareti pubblicità d’epoca della Camel, trasformate come in quadri di Mimmo Rotella: un cow boy con una sigaretta che si piega all’ingiù, e la scritta: “impotent!”. E' il regno del professor Stanton Glantz, pioniere delle lotte alle sigarette, che adesso è passato allo zucchero, forse non a caso, forse fiutando la nuova temperie salutista: per questi incerti anni 2015 chi trova un nemico trova un tesoro.

zuccheroZUCCHERO
Protagonista però non è lui ma la sua assistente, la dottoressa Kearn, graziosa e gentile studiosa da Portland, Oregon. Lei è l’autrice dello studio che massacra lo zucchero e riabilita i grassi. E’ lei che ha scoperto tutto, ecco la sua storia dolceamara e molto americana. “Nel 2007 lavoravo a Kaiser permanente, un grosso gruppo della sanità privata americano, come capo di un team di dentisti” racconta al Foglio.

“A un certo punto mi accorsi che in tutta la letteratura scientifica sulle  malattie nessuno toccava il problema dello zucchero, anzi consigliavano nelle diete per i bambini il tè freddo commerciale, pieno di zuccheri aggiunti, mentre nessuno metteva in correlazione alcuna malattia, neanche il diabete, con l’eccessivo consumo di zucchero”. “Allora” prosegue “mi sono sempre più appassionata al problema, fino a licenziarmi e fare ricerca esclusivamente su questo tema, finché mi sono imbattuta, nell’Università del Colorado di Denver, negli archivi della Great Western Sugar Company, grande azienda dello zucchero chiusa negli anni Settanta.

zuccheriZUCCHERI
Trovai questi scatoloni che erano lì per caso, mi misi a studiarli e dentro c’era di tutto, da vecchie riviste a contabilità e poi documenti riservati, insieme a foto della consegna della Incudine d’Argento, il più prestigioso premio nazionale delle pubbliche relazioni in America, che nella primavera del 1976 era stato conferito alla Sugar Association, l’associazione dei produttori di zucchero, per aver contribuito, recitava la motivazione, a ‘forgiare l’opinione pubblica’”. L’opinione pubblica dal Dopoguerra era stata effettivamente forgiata bene, perché aveva attribuito ogni male al grasso e al colesterolo.

“Un documento del 1954 del presidente della associazione suggerisce di aumentare il consumo di zucchero sostituendo i grassi, testualmente si legge che ‘se prendiamo la dieta dell’americano medio e gli togliamo il 20 per cento di calorie derivanti dai grassi, e le sostituiamo con lo zucchero, il consumo medio pro capite aumenterà di un terzo’. In seguito, dice sempre il presidente, ‘l’associazione investirà per convincere persone senza una minima conoscenza di biochimica che lo zucchero è ciò che ci tiene in vita e ci dà l’energia per andare avanti ogni giorno’”.
cervelloCERVELLO

Kearns ha trovato poi non una ma molte pistole fumanti: “dopo molte fotocopie di documenti”, continua la dottoressa, “mi resi conto che come dentista non avevo molta credibilità né accesso a centri di ricerca, così mi sono messa in cerca di Gary Taub, che era già un autore celebre per il suo libro Perché si diventa grassi,  che avevo letto con interesse”, (autore di una già celebre copertina del New York Times Magazine con una zolletta di zucchero in controluce che pare cocaina), oltre che oggi di “The case against sugar”.

“Ma alle mail Gary non mi rispondeva ed ero quasi rassegnata, quindi ho scoperto che sarebbe stato in città a presentare il libro e allora mi sono messa in fila per farmi autografare la mia copia e poi gli ho detto, rischiando di passare per stalker, che mi ero licenziata per colpa sua, e gli ho parlato delle mie ricerche. Grazie a lui ho avuto accesso ad altri archivi: all’Universita dell’Illinois ho scoperto che negli anni Sessanta un certo professor Roger Adams era anche consulente della lobby dello zucchero; poi all’università della Florida, altro materiale sull’industria cubana dello zucchero. E infine ad Harvard un altro professore, Mark Hegsted, docente di nutrizione, era pure pagato dai produttori di zucchero".
zucchero in una lattinaZUCCHERO IN UNA LATTINA

Il caso di Hegsted è quello più eclatante perché nella tripla veste di docente, di dipendente degli zuccherifici, e di dirigente del ministero dell’Agricoltura non solo ammorbidì uno studio che metteva in guardia dagli effetti dello zucchero sulle arterie, ma contribuì a delineare le linee guida sull’alimentazione nazionale del 1977, che mettevano in guardia contro una dieta ricca di grassi, mentre tanti zuccheri avrebbero tenuto tutti di buon umore.

Le case produttrici avrebbero pagato cinquantamila dollari (attuali) a Hegsted e ad altri due docenti per rivedere, integrare, ammorbidire, addolcire è la parola giusta, la letteratura scientifica. I protagonisti sono tutti morti, le case produttrici si difendono, all’epoca non erano obbligate a denunciare le proprie sponsorizzazioni, non c’è niente di penale, però la pacchia per lo zucchero è finita, e la pancia del Paese, che negli anni si è notevolmente gonfiata, vuole sapere, vuole verità possibilmente sugar free.

zuccheroZUCCHERO
“Portavo a casa le copie, avevo la casa piena di questi documenti sullo zucchero, sembravo matta. Poi sono venuta qui, e sono entrata nel team del professore Glantz”, va avanti la dottoressa Kearns. L’Università di San Francisco del resto ha una grande tradizione antizucchero: qui insegna anche Robert Lustig, che in un articolo su Nature nel 2012 sostenne che lo zucchero è uguale all’alcool in quanto a dipendenza. Il primo articolo di Cristin Kearns appare invece a doppia firma, con Gary Taubes sul bimestrale di giornalismo investigativo Mother Jones, ed è il segnale d'attacco nella guerra mondiale allo zucchero. Poi l'articolo di novembre. La guerra è cominciata.

L'industria corre ai ripari. Vale 20 miliardi di dollari di fatturato in America, 142 mila posti di lavoro sono a rischio. Le aziende non sapevano, non erano tenute, erano altri tempi. Sparare contro lo zucchero è il nuovo sport nazionale. Però perché questo mondo del cibo, chiediamo alla dottoressa Kearns, ha bisogno continuamente di nemici, che cambiano oltretutto così velocemente? Un anno il vino rosso fa venire il cancro, quello dopo guarisce dal cancro. La soia fa benissimo, anzi no uccide in quanto Ogm. “Bisognerebbe sempre andare a vedere chi finanzia le ricerche che poi finiscono per influenzare l’opinione pubblica" dice lei.

"I media poi gli vanno dietro spesso poco criticamente”. Ma lei mano a mano che studiava le carte cambiava anche dieta? “Mah, guardi, già stavo modificando le mie abitudini, abitando a Portland dove tutti mangiano molto biologico, poi ho letto Michael Pollan e vari altri libri. Lo zucchero non l’ho eliminato del tutto, è impossibile del resto. Prima bevevo la Coca-Cola a colazione, poi sono passata alla Diet Coke, poi ho smesso del tutto”. Anche perché, scusi, dottoressa,  ma i dolcificanti dietetici non fanno pure peggio?

ZUCCHERO AI BAMBINI 2ZUCCHERO AI BAMBINI
“Eh sì”. E lo zucchero di canna? “Lo zucchero è zucchero, è la stessa cosa. Alla gente piace pensare che siccome è marrone, è biologico, è integrale, allora non farà male, ma è sempre zucchero”. Ce l'avete propinato per anni. Maledetti. Ma grassi ne mangia? “Ma sì, bevo il latte la mattina, mangio il bacon”. Olio di palma, ci dica una parola definitiva su questa emergenza. “L’olio di palma idrogenato qui da noi è bandito, quello non idrogenato comunque comporta grossi problemi ambientali. Poi immagino che dietro ci sia una forte lobby”.

Ok, è tutta una questione di lobby. Ma non sarete anche voi pagati da qualcuno, allora? L’industria del burro, il Bilderberg dello strutto? “No”, ride, “nessuna lobby”.  E poi: non sarà come in politica, che a mettere tutto sullo stesso piano poi la gente si confonde, e si finisce per mangiare la peggio spazzatura? Se lo zucchero fa male come le sigarette, a quel punto, scusi dottoressa, ma io ricomincio a fumare. “Oddio, questa è una prospettiva originale, indubbiamente”, ride ancora.

ZUCCHERO AI BAMBINI 3ZUCCHERO AI BAMBINI
"Ma c’è una relazione molto stretta, sa, tra lo zucchero e le sigarette. Il direttore scientifico della Sugar Association poi andò a lavorare per l’industria del tabacco, io ho visto i documenti che lui mandava alle case produttrici del tabacco, diceva, ehi, ragazzi, guardate che grandi risultati ho ottenuto là, è chiaro che ha fatto da apripista alle sigarette come strategie di comunicazione. Poi negli anni ottanta e novanta le industrie del tabacco sono entrate nel settore alimentari, con Philip Morris che si è comprata Kraft".

A questo punto arriva il professor Glantz, è proprio uno di quei professori universitari americani dei film, ha una grande pancia non si sa se dovuta a zuccheri o grassi. Una camicia a scacchi, affabile e burlone, andiamo nel suo studio: foto di bambini con gli occhiali sulla scrivania, vari mug, un vecchio articolo di giornale ingiallito con lui e la didascalia: "inizia la guerra alle sigarette". Ha appena finito una riunione con degli allievi, in cui mangiavano tutti delle insalate seduti a un elegante tavolo di legno chiaro. Insomma professore, perché queste battaglie tra grasso e zucchero?

“Ci sono due grandi settori industriali, e nessuno dei due vuole essere quello cattivo, tutti vogliono incolpare l’altro. Poiché di cibo ne avremo sempre bisogno, l'industria non è che può scomparire, e bisogna decidere quale sarà a fare da protagonista. Nel tabacco è diverso, a lungo le aziende hanno negato che facesse male, fino a che non sono più riusciti a nasconderlo. Con gli alimenti invece si cerca sempre di scaricare la colpa su qualcun altro”.

ZUCCHERO AI BAMBINI 4ZUCCHERO AI BAMBINI
Ma alla fine fanno più male i grassi o gli zuccheri? “Ma che ne so. Penso che non sia una buona domanda”, dice. “Ognuno di noi ha bisogno di un po’ di grassi, e un po’ di zuccheri". "Noi poi col nostro studio non è che abbiamo stabilito quanto fa male lo zucchero o i grassi; abbiamo semplicemente dimostrato che le aziende dello zucchero hanno tentato di nascondere e falsificare i risultati di ricerche precise".

Però siamo così contenti quando mangiamo lo zucchero. Si dice quanto sei dolce, per fare un complimento. Non quanto sei fat, grasso. E' un fattore culturale? Di nuovo, le lobby?  Ci pensa su. Poi: “mi viene in mente un aneddoto: negli anni Venti c'era questo personaggio, Edward Louis James Bernays, era considerato il padre della pubblicità moderna, era nipote di Freud, fu assunto da American Tobacco per promuovere il fumo tra le donne, che allora non fumavano perché era considerata una cosa per niente femminile" spiega il professore antifumo convertito all'anti-zucchero.

"Allora si inventò una campagna che si chiamava Reach a Lucky instead of a Sweet; nei ristoranti di lusso, al tempo, si usava il carrello dei dolci, e lui vi fece mettere dei pacchetti di Lucky Strike; e poi fece affiggere nelle città delle grandi foto di donne grasse col doppio mento, che si rimpinzavano di dolci, e altri invece con delle modelle magrissime che fumavano sigarette. Fece anche sponsorizzare uno studio che dimostrava i pericoli dello zucchero sull’organismo".

ZUCCHERO AI BAMBINIZUCCHERO AI BAMBINI
"Nacque così il mito del fumo che fa dimagrire. L’industria dello zucchero andò fuori di testa”. Era il 1928, novant’anni fa. Ma lei, professore? “Ma sì, il prosciutto lo mangio. Magari tolgo il grasso con la forchetta”. E dolci niente, vero? “Veramente, ieri sera mi son fatto anche una fetta di torta, anche se devo fare attenzione perché mia moglie è molto maniaca dell’alimentazione”.

Fonte: qui

TRUMP AFFONDA IL TPP

IL NEOPRESIDENTE FIRMA UN ORDINE ESECUTIVO CHE RITIRA GLI STATI UNITI DALL’ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO CON IL PACIFICO, FORTISSIMAMENTE VOLUTO DA OBAMA 

VIDEO: L’INCONTRO CON GLI INDUSTRIALI ALLA CASA BIANCA: ‘AVETE 30 GIORNI PER PORTARMI UN PIANO DI RIFORMA DEL SETTORE MANIFATTURIERO. IO VI PROMETTO DEREGULATION’


TPP L ACCORDO TRANS PACIFICOTPP L ACCORDO TRANS PACIFICO
E’ ufficiale: Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che sancisce il ritiro degli Stati Uniti dalla Trans-Pacific Partnership, l'accordo di libero scambio voluto dal suo predecessore Barack Obama e undici Paesi affacciati sul Pacifico ma non ancora ratificato dagli Stati Uniti per l’opposizione del Congresso. Su questo fronte, il 45esimo presidente americano ha mantenuto la sua promessa fatta durante la campagna elettorale: «Ne abbiamo parlato per molto tempo«, ha detto Trump nelle immagini trasmesse dallo Studio Ovale: «Così facendo, facciamo grandi cose per i lavoratori americani», ha aggiunto. L'obiettivo della Casa Bianca è siglare accordi bilaterali con le nazioni asiatiche.

L’incontro con gli industriali
Trump ha dato 30 giorni fi tempo ai leader del settore manifatturiero perché presentino un piano per il rilancio dell’industria. Lo ha fatto nell'incontro che c'e' stato oggi alla Casa Bianca con un gruppo di leader tra cui quelli di Dow Chemical, Ford e Tesla. È stato il numero uno del colosso chimico ha dirlo alle tv; a loro ha spiegato che Trump «ha ascoltato attentamente» e ha chiesto «come mettersi in azione per risolvere alcuni problemi» del comparto. Il Ceo di Ford - gruppo preso di mira dal miliardario di New York durante la campagna elettorale per volere trasferire in Messico la produzione della Focus - è uscito dall'incontro «con molta fiducia» nella nuova amministrazione Usa.
il giorno dell insediamento di donald trump 5IL GIORNO DELL'INSEDIAMENTO DI DONALD TRUMP 

Secondo Mark Fields - che a inizio mese aveva espresso un “voto di fiducia” nel governo Trump investendo 700 milioni di dollari in Usa e facendo saltare un piano da 1,6 miliardi di dollari per la costruzione di una nuova fabbrica in Messico - il successore di Barack Obama è «serio» nel volere rendere forte l'economia americana. Stando a quanto comunicato dalla Casa Bianca, al meeting odierno c'erano anche Michael S. Dell (Dell Technologies), Jeff M. Fettig (Whirlpool), Alex Gorsky (Johnson & Johnson), Marillyn A. Hewson (Lockheed Martin), Klaus Kleinfeld (Arconic), Mario Longhi (U.S. Steel), Elon Musk (SpaceX), Kevin Plank (Under Armour), Mark S. Sutton (International Paper) e Wendell P. Weeks, (Corning).
il giorno dell insediamento di donald trump 23IL GIORNO DELL INSEDIAMENTO DI DONALD TRUMP 

No a fondi federali per l’aborto

Il presidente ha inoltre firmato un ordine esecutivo con cui ristabilisce il divieto di finanziare con fondi federali le Organizzazioni non governative internazionali che praticano aborti o forniscono informazioni a riguardo. Si tratta di un provvedimento che, da quando fu introdotto dall'amministrazione repubblicana nel 1984, è stato revocato dalle amministrazioni democratiche e reintrodotto da quelle repubblicane che si sono succedute. L'ultima volta era stato il presidente Barack Obama a cancellare il divieto.
Il terzo ordine esecutivo firmato da Trump certifica invece il congelamento delle assunzioni da parte del governo federale, fatta eccezione per le forze armate.

Fonte: qui