9 dicembre forconi: 05/25/18

venerdì 25 maggio 2018

“FRANKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG” ED “ECONOMIST” MASSACRANO IL GOVERNO CONTE E I SUOI DANTE CAUSA - "IL BUE CHE DA' DEL CORNUTO ALL'ASINO!"

“FRANKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG” ED “ECONOMIST” MASSACRANO IL GOVERNO CONTE E I SUOI DANTE CAUSA

AD ESSERE BENEVOLI, DICONO CHE L’ALLEANZA PENTALEGHISTA FA FARE UN SALTO NEL VUOTO ALL’ITALIA (E ALL’EUROPA)

TUTTO CIO' PER NASCONDERE CHE LORO NON HANNO PROBLEMI ... A COMINCIARE DALLA DEUTSCHE BANK CHE NUOVAMENTE SULL'ORLO DEL COLLASSO!!!

Raffaello Binelli per Il Giornale

FAZFAZ
Un'Ape furgonata, con la bandiera italiana, precipita in un burrone. Ci vedono così i tedeschi, almeno secondo il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung. Il titolo dell'inserto settimanale è eloquente "Mamma mia!". E nella scritta sotto si legge: "Perché l'Italia è la grande bambina preoccupata dell'Europa". Sullo sportello dell'Ape si nota due simboli: quello della lega e del Movimento 5 Stelle. E dal finestrino sporge il braccio del guidatore, proteso verso l'alto, in segno di disperazione per il salto nel vuoto. No, anzi, a guardare meglio quell'uomo che sta guidando fa il gesto dell'ombrello (all'Europa?).

CONTE SALVINI DI MAIOCONTE SALVINI DI MAIO
Non è la prima volta che i tedeschi ci giudicano e ci criticano, dall'alto verso il basso. L'immagine della pistola adagiata su un piatto di spaghetti, con sullo sfondo un vetro crivellato di colpi e la scritta "Vacanze in Italia", è rimasta scolpita nella memoria collettiva. Durissimi e sprezzanti i tedeschi, al di là di ogni limite. Noi italiani non siamo stati da meno nel rispondere per le rime ai "crucchi". In un'eterna sfida che non si gioca solo sui campi di calcio, ma va oltre, anche sul piano della politica.


GIUSEPPE CONTE COME ARLECCHINO SERVO DI DUE PADRONI LUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI THE ECONOMISTGIUSEPPE CONTE COME ARLECCHINO SERVO DI DUE PADRONI LUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI THE ECONOMIST
Eppure stavolta c'è di più. Quella del Frankfurter Allgemeine non è solo una critica contro l'Italia nel suo complesso. Con quella copertina viene espresso un giudizio sulla pericolosa politica che hanno in mente i due alleati, grillini e leghisti, e sulla loro voglia di rompere del tutto con l'Europa. Tesi che molti condividono anche in Italia.

LE ALTRE CRITICHE DELLA STAMPA ESTERA
Il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, per l'Economist è come Arlecchino nella commedia di Carlo Goldoni "Il Servitore di due padroni". Con un’irriverente vignetta che ritrae Conte con gli abiti di Arlecchino tra Di Maio e Salvini che discutono. Il settimanale britannico sottolinea che quello che sta per nascere in Italia è "il primo governo tutto populista dell’Europa occidentale".

CONTE EUROPACONTE EUROPA
Ancora più forte la vignetta della Suddeutsche Zeitung, che immagina l’Italia come un malato nelle mani dei dottori Peste e Colera. Un paziente italiano in un letto di ospedale, curato dal "Dottor Peste" Di Maio e dal "Dottor Colera" Salvini. "I medici Luigi di Maio e Matteo Salvini" è la didascalia che accompagna la vignetta di Pepsch Gottscheber.

Fonte: qui





Perché Deutsche Bank è la banca più pericolosa al mondo

"Il problema di Deutsche Bank sono gli assodati 48 mila miliardi di euro - 14 volte il Prodotto interno lordo della Germania - in pancia all'istituto".

Crollo di utili e valore. Taglio di 10 mila dipendenti. Pressing di Fmi e Bce sul record mondiale di derivati. Agenzie di rating pronte a declassarla. E feroci regolamenti di conti. 

La bomba è disinnescabile?

Il problema numero uno per Angela Merkel, che in merito non smette di gettare acqua sul fuoco, è disinnescare a breve la bomba globale dei derivati di Deutsche Bank. Niente affatto nuova: nel 2016, in occasione degli stress test della Federal reserve americana falliti dal primo istituto bancario tedesco che aveva diverse pendenze legali negli Usa, il Fondo monetario internazionale definì Deutsche Bank «fonte dei maggior rischi sistemici tra le banche al mondo». La situazione, nonostante i ripetuti cambi al vertice, non è da allora cambiata e non è neanche più prorogabile: esploderà? Alle strette, scatta il maxi piano di risanamento contenuto e dilazionato nel tempo, con migliaia di nuovi esuberi a bilancio per il 2018. Mentre i 4.500 azionisti, in riunione il 24 maggio 2018, chiedono sempre più insofferenti nuove teste ai vertici.

REGOLAMENTO DI CONTI INTERNOÈ appena saltato l'amministratore delegato, due anni in anticipo dalla scadenza, il britannico John Cryan, e si vuol far fuori l'austriaco Paul Achleitner, dal 2012 presidente del Consiglio di sorveglianza accusato di aver avallato scelte strategiche sbagliate. Le agenzie di rating incalzano il colosso tedesco che dalla crisi del 2007 sta perdendo sempre più terreno, scavalcato in Europa dai grandi gruppi francesi e inglesi e in rosso dal 2015, quando scattarono blitz e perquisizioni finanziarie. Fitch, che a settembre 2017 ha declassato Deutsche Bank da A- a BBB+, ammonisce sul riassetto «lento e insufficiente». Standard & Poor's deve esprimersi sul downgrade, Moody's è scettica sui dettagli delle strategie future dell'istituto e anche Dbrs non nasconde previsioni negative.

Ormai è una corsa contro il tempo. Ma per i guru della finanza neanche i tagli più estremi (dal comunicato aziendale gli assunti devono scendere dagli oltre 97 mila attuali a «chiaramente sotto i 90 mila», secondo il Wall Street Journal fino a 10 mila posti sono in bilico, per risparmi fino a 800 milioni di euro nel 2018) sono sufficienti.
Perché il problema di Deutsche Bank sono gli assodati 48 mila miliardi di euro lordi - 14 volte il Prodotto interno lordo della Germania - in pancia all'istituto. Dall'istituto tedesco fanno notare come i derivati vadano considerati sul valore netto, poco più di 20 mila miliardi per Deutsche Bank, «non di più delle americane Goldman Sachs o Jp Morgan», e che i derivati non siano tutti prodotti a rischio.

NUOVA RICAPITALIZZAZIONE NEL 2019? Ma è un dato che la forte esposizione per la gestione all'americana del gruppo, unita ai miliardi finiti in spese legali, risarcimenti e patteggiamenti nei veri processi e procedimenti legali negli Usa, abbiano affossato la credibilità internazionale dei banchieri delle lussureggianti torri gemelle di Francoforte. Deutsche Bank risparmia (è avviata dal 2015 la ristrutturazione per 9 mila dipendenti tagliati) e non macina utili da anni: ancora un tonfo secco del 79% nel trimestre 2018 (120 milioni di euro), rispetto ai 575 milioni dei primi tre mesi del 2017. Per l'investitore che previde il crollo finanziario e immobiliare del 2008, l'americano gestore di hedge fund Steve Eisman, «Deutsche Bank ha problemi di redditività. Non investe in tecnologia da moltissimo tempo e probabilmente è sottocapitalizzata».

Le perquisizioni nel 2015.


Servirebbe insomma per Eisman una «nuova raccolta di capitali nel 2019» - dopo l'aumento di capitale di 8 miliardi nel 2017 - e una pezza potrebbe essere la fusione, ventilata da tempo ma mai conclusa, con il secondo istituto bancario tedesco Commerzbank(altra "bagnarola bucata" tedesca ... insomma una fusione fra cessi bancari!). Con una fusione importante si ammortizzerebbero alcuni costi e affluirebbero capitali. Ma senza ripulire davvero - e rapidamente - tutto il marcio del settore dell'investment banking, che dalla sede centrale di Londra ha lanciato e gestito una massa di operazioni spericolate, il matrimonio presenta enormi rischi. Tra alti e bassi Commerzbank tiene, ma i suoi conti non fanno certo faville e risanare Deutsche Bank è un'impresa che potrebbe trascinare a picco. Già nei primi Anni 2000 The Economist dipingeva le due torri di Francoforte come un «gigantesco contenitore di hedge fund».


NESSUNO HA INVERTITO IL TREND. Le speculazioni in espansione sotto la lunga era dello svizzero Josef Ackermann, amministratore delegato dal 2002 al 2012, avrebbero reso Deutsche Bank la prima cassaforte di derivati al mondo. Da allora nessun nuovo capo è riuscito a invertire davvero corso. Sotto il primo successore di Ackermann, l'anglo-britannico Anshu Jain, i derivati si erano ulteriormente impennati al record di 75 mila miliardi. Il giovane neo amministratore delegato Christian Sewing ha messo nero su bianco, nell'urgente piano di riassetto, un drastico ridimensionamento del vituperato settore, così da ridurre l'esposizione e l'accumulo di titolo tossici. Il bilancio opaco di Deutsche Bank è sotto la lente anche della Banca centrale europea, che ad aprile 2018 ha chiesto all'istituto di calcolare i costi di un'eventuale liquidazione delle attività di trading. E da gennaio le azioni della società hanno perso il 32%. Un trend drammatico per diversi osservatori.

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Trump annuncia nuovi tagli alle tasse. E' pronto ad alzare i dazi all'Ue

Trump annuncia nuovi tagli alle tasse. E' pronto ad alzare i dazi all'Ue
In attesa delle elezioni di Midterm, che si terranno in novembre, il presidente americano Donald Trump mette sul tavolo un altro asso. E promette altri tagli alle tasse dopo la sforbiciata da 1,5 miliardi firmata lo scorso dicembre. Lo riporta Marketwatch (gruppo Wall Street Journal), secondo cui ieri sera Trump ha detto che la sua amministrazione "presenterà ulteriori tagli alle tasse prima di novembre", aggiungendo poi: "Sarà qualcosa di molto speciale".
Ieri il presidente non ha fornito dettagli sui nuovi tagli alle tasse, ma ha detto di aver programmato di incontrare il repubblicano Kevin Brady, presidente del House Ways and Means Committee, il gruppo che ha il compito di redigere la legislazione fiscale. La mossa non giunge a caso perché nella prima settimana di novembre sono previste le elezioni di metà mandato, il Midterm, col il rinnovo di parte delle cariche.
Dal punto di vista storico (alternanza Repubblicani-Democratici) e in base ai recenti sondaggi sull'apprezzamento di Trump da parte degli americani, la Camera Usa rischia di passare ai democratici. E il Senato può trovarsi in bilico, mentre oggi entrambi gli organi sono in mano ai Repubblicani, fatto non usuale. Marketwatch ricorda che un sondaggio realizzato lo scorso mese ha rilevato che i tagli fiscali già entrati in vigore rimangono impopolari, con solo il 27% degli intervistati che afferma di essere una buona idea.
Giovanna Mossetti, economista di Intesa Sanpaolo, in un focus appena pubblicato sugli Stati Uniti, riporta i dati del Congressional Budget Office sulla riforma tributaria e la recente legge di spesa, che hanno peggiorato il quadro fiscale dell'economia americana. Hanno determinato un allargamento del deficit e un rialzo del debito, senza modificare in modo permanente la crescita potenziale. Lo scenario prevede un’accelerazione della crescita Usa nel 2018-19 (intorno al 2,8% medio) ma un successivo rallentamento, particolarmente significativo alla scadenza delle misure transitorie delle nuove leggi fiscali, con un’attesa della crescita media nel 2021-22 all’1,5% e nel quinquennio 2023-28 all’1,7%.
Sempre che nel frattempo non si sia concretizzata una vera guerra commerciale fra Usa e Cina. Oggi, secondo i dati del Wto, i dazi medi sono del 3,5% negli Usa, del 9,9% in Cina e del 4,4% nell'Ue. In caso di barriere all'entrata come annunciate da Trump, i dazi sarebbero in aumento del 27% per gli esportatori americani, del 36% per quelli cinesi, del 32% per quelli europei. Il Wto stima che un aumento delle barriere del 10% su tutte le importazioni americane abbia una ritorsione analoga dai partner commerciali che ridurrebbe la crescita Usa del 2,5% e quella mondiale dell’1% secco.
Sul fronte fiscale, spiega Mossetti, "il deficit è visto a 800 miliardi di dollari, ovvero il 4,2% del pil nel 2018 e in rialzo costante con un picco in percentuale del prodotto interno lordo a toccare il 5,1% nel 2022”. Il rapporto debito/pil degli Usa allo stato attuale (quindi senza altri tagli fiscali) dovrebbe crescere costantemente, avvicinandosi al 96% nel 2028 dal 76% previsto per fine 2018, sui massimi dal 1946. Nel caso in cui gran parte delle misure transitorie fosse estesa alla scadenza, il deficit/Pil sarebbe in media al 6% nel 2018-28 e il debito/Pil arriverebbe a 105% nel 2028.
E sempre il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sta ragionando in queste ore su alcune misure per tagliare le esportazioni di acciaio e di alluminio dell'Unione europea verso gli Stati Uniti di circa il 10%, segnale del fatto che le concessioni del Vecchio Continente per assicurarsi l'esenzione dai dazi non soddisfano le richieste della Casa Bianca.
E' quanto hanno detto funzionari dell'Ue a conoscenza dei colloqui. "Abbiamo l'impressione che in qualche modo vogliano limitare le importazioni di acciaio verso gli Stati Uniti" e anche quelle di alluminio, ha affermato la Commissaria europea per il Commercio, Cecilia Malmstrom, secondo la quale l'esenzione per i dazi concessa dall'amministrazione Trump all'Ue non dovrebbe essere prolungata alla sua scadenza il primo giugno. Inoltre, sempre in tema commerciale, il presidente americano ha puntualizzato che un accordo tra Stati Uniti e Cina ancora "non è stato raggiunto" su Zte, che potrebbe subire una multa "di oltre un miliardo di dollari", magari "fino a 1,3 miliardi".
Fonte: qui

La guerra dei dazi manda in rosso l'Asia. Dodd-Frank semi smantellata


Riemergono le tensioni Usa-Cina, con Zte che teme perdite per 2,6 mld di euro e la Corea del Nord che si defila dal meeting di giugno. Risale lo yen, in pausa il petrolio. La Camera approva le modifiche alla storica legge varata dopo la crisi del 2008 sollevando le banche regionali dai controlli. Trump cerca di sfuggire a Mueller

Borsa Tokyo


Asia in difficoltà. Il Nikkei perde l'1,14% oggi alle ore 7:40 italiane, in rosso anche l'Hang Seng per lo 0,98% e Shanghai cede lo 0,87%. I mercati sono appesantiti dalla nuova incertezza sulle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e la possibilità che il vertice tra il presidente Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong Un possa essere ritardato. Il meeting dovrebbe aver luogo il 12 giugno a Singapore.

Oro in debolezza anche oggi a 1.296,3 dollari l'oncia (-0,08%), petrolio Wti americano in calo dello 0,21% a 72,09 dollari il barile, ma su livelli record negli ultimi quattro anni, valute contrastate. L'euro, dopo essere salito ieri durante la sessione di Wall Street a 1,18, è scivolato in Asia a 1,1767 (-0,11%), mentre lo yen ha guadagnato lo 0,37% a 110,4 sul biglietto verde.
Il colosso delle telecomunicazioni cinese, Zte, teme perdite per venti miliardi di yuan (2,6 miliardi di euro) a causa del bando imposto da Washington sulle forniture di componenti e software emesso il mese scorso dal Dipartimento del Commercio guidato da Wilbur Ross. Lo rivelano fonti anonime a conoscenza delle trattative all'agenzia Bloomberg, secondo cui Zte conta di ottenere un accordo presto e di riprendere l'attività negli stabilimenti inattivi a distanza di poche ore dall'eliminazione del bando emesso il mese scorso sulle accuse di esportazioni illegali di tecnologia verso l'Iran e la Corea del Nord.
Ieri il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato che un accordo per salvare Zte, il gigante delle telecomunicazioni di Shenzhen, nel sud-est della Cina, non era ancora stato raggiunto. Trump ha poi spiegato che Zte potrebbe incorrere in una multa di 1,3 miliardi di dollari, essere soggetta a un cambiamento del proprio management fino ai più alti livelli e a un aumento delle regole di sicurezza, e a dovere acquistare una larga parte delle proprie forniture da gruppi statunitensi.
Intanto negli Usa c'è stato lo storico via libera sulla modifica alla legge Dodd-Frank, da parte della Camera dei Rappresentanti, ovvero la revoca della stretta regolatoria sulle banche varata all'indomani della grande crisi di Wall Street nel 2008. Il provvedimento, approvato con 259 voti a favore e 159 contrari (di cui un solo repubblicano), andrà ora sul tavolo del presidente Donald Trump che è pronto a firmarla.
La norma, seppure non smantelli completamente la legge Dodd-Frank approvata dal Congresso controllato dai democratici nel 2008, contiene allentamenti significativi proprio come chiesto dalla banche e dagli istituti di credito. La misura, che era stata approvata dal Senato lo scorso marzo, svincola dozzine di banche regionali Usa dagli stretti obblighi di supervisione della Federal Reserve che erano stati introdotti e che però restano in piedi per gli istituti più grandi come previsto dalla Dodd-Frank.
E il team legale del presidente americano Donald Trump è al lavoro per cercare di restringere l'ambito della possibile testimonianza che l'inquilino della Casa Bianca potrebbe dare davanti al procuratore speciale Robert Mueller, titolare dell'inchiesta relativa alle ingerenze del Cremlino durante la campagna elettorale presidenziale del 2016.
Secondo le fonti sentite dalla Cnn, i legali di Trump starebbero cercando non solo di far concludere le indagini, ma anche di trovare un modo per spingere Mueller a limitare o eliminare le domande che il procuratore speciale potrebbe avanzare sulla condotta del presidente dopo la vittoria elettorale. "Vogliamo che le domande siano limitate alle collusioni russe", ha detto una delle fonti alla televisione americana. In particolare, si tratterebbe di evitare di prendere in esame l'ipotesi di ostruzione della giustizia. 
Fonte: qui

Nato, America e Germania. I tedeschi al bivio: dentro o fuori.


2018-05-18__Trump__001

L’annuncio è stato dato direttamente dalla Nato, North Atlantic Treaty Organization.

NATO Secretary General and President Trump discuss preparations for July summit

«NATO Secretary General Jens Stoltenberg met with US President Donald Trump at the White House on Thursday (17 May). They discussed preparations for the Summit of NATO leaders in Brussels on 11-12 July, including NATO’s growing contribution to the fight against terrorism and fairer burden-sharing within the Alliance.

Speaking after the meeting in the Oval Office, the Secretary General stressed that in an unpredictable world we need a strong NATO. Mr. Stoltenberg thanked the US President for his leadership on defence spending, which is having a clear impact. All NATO Allies have stopped the cuts and started to increase, with the third consecutive year of defence increases across  NATO European Allies and Canada. “It’s very important that we all contribute more to our shared security,” Mr Stoltenberg said.

The Secretary General and President Trump were joined in their talks by members of the U.S. national security team, including Vice President Mike Pence, Secretary of State Michael R. Pompeo, Secretary of Defense James Mattis, General (ret) John Kelly, Assistant to the President and Chief of Staff and Ambassador John Bolton, Assistant to the President for National Security Affairs. In that meeting, Mr Stoltenberg also addressed NATO’s contributions to the fight against terrorism, including by boosting its training missions in Afghanistan and Iraq. 

On Wednesday evening, the Secretary General also met with Secretary of State Michael R. Pompeo, Secretary of Defense James Mattis and Ambassador John Bolton, Assistant to the President for National Security Affairs at the State Department for talks on the situation in Syria, Iran and Russia.»

*

Statements by NATO Secretary General Jens Stoltenberg and US President Donald Trump in the Cabinet Room at the White House

«PRESIDENT TRUMP:  Thank you very much.  And today I’m honored to welcome Secretary General Stoltenberg back to the White House as we prepare for the upcoming NATO Summit in July.  That will be both interesting and exciting. ….

We’re delighted to report that last year, as a result of our joint efforts, we witnessed the single-largest increase in defense spending among European member states and Canada in a quarter of a century.  That really is quite a spectacular achievement, so I congratulate you.  I congratulate you very much. ….

This afternoon, I want to thank the seven NATO nations, in addition to the United States, who will meet their 2 percent NATO defense spending.  Now, unfortunately, we pay much more than 2 percent, which is probably unfair, and unfair to the taxpayers of the United States.

But the 2 percent number that’s met is Poland, Romania, Estonia, Latvia, Lithuania, Greece, and the United Kingdom.  And they are right up to snuff.  They paid.  They were on time.  They paid the number that they’re supposed to be paying.  We have some that don’t — and, well, they’ll be dealt with. ….

And 2 percent is a very low number.  The number really should be 4 percent.  Two percent is a very low number. ….

In particular, Germany must demonstrate leadership in the Alliance by addressing its longstanding shortfall in defense contributions.  Germany has not contributed what it should be contributing, and it’s a very big beneficiary — far bigger than the United States, frankly.

In addition to that, as you know, they’re buying massive amounts of gas from Russia and paying billions and billions of dollars.  So I think that’s something we’ll be discussing later and we’ll be discussing that at our meeting, and probably long before the meeting. …..

Today, the United States reaffirms our commitment to Article 5 and the mutual defense pact. ….

including by increasing their defense contributions under the Article 3 requirement for preparedness and military capacity.  Have to be prepared.  Never know what’s going to happen ….

We need fairness.  We need to be reciprocal.  Countries have to be reciprocal in what we’re doing.  Unfair that some countries pay, and some countries work, and some countries are loyal and terrific, and other countries aren’t.»

* * * * * * *

Cerchiamo di essere chiari, a costo di essere anche impopolari con quanti vivano le realtà odierne in modo viscerale.

– Al mondo vi sono tre superpotenze nucleari e militari: America, Cina e Russia. Nessuna delle tre apparirebbe essere particolarmente bellicosa, ma l’unico modo per continuare a garantire una pace, per quanto instabile, è quello di conservare gli equilibri di forza. Senza mantenimento degli equilibri il pericolo di conflitto aumenta notevolmente.

– All’interno della Nato i rapporti devono essere reciprochi. Solo chi assolve al dovere di pagare le proprie quote si riconosce il diritto ad essere difeso.

– La Germania ha nei confronti della Nato debiti ingenti, pur essendone la maggiore beneficiaria.

*

Mr Trump ha sicuramente molti difetti, ma i fatti hanno dimostrato come sappia mantenere le parole date.


→ Reuters. 2018-05-18. Trump: Countries not meeting NATO obligations will be ‘dealt with’

WASHINGTON (Reuters) – U.S. President Donald Trump said on Thursday that NATO members that do not contribute fully to the group would be “dealt with,” and singled out Germany as a country he said was not doing enough.

At a Cabinet meeting attended by the North Atlantic Treaty Organization’s secretary general, Jens Stoltenberg, Trump listed countries he said had paid the amount “they’re supposed to be paying.”

“We have some that don’t and, well, they’ll be dealt with,” Trump said.

He added Germany “has not contributed what it should be contributing and it’s a very big beneficiary.”

“In particular Germany must demonstrate leadership in the alliance by addressing its longstanding shortfall in defense contributions,” Trump said.

Despite often disagreeing with Trump in other areas, German Chancellor Angela Merkel agrees that Germany should contribute more and wants her country to boost military spending to meet the NATO target of 2 percent. She told senior military officers on Monday more spending is needed in light of changing security requirements in the world.

Stoltenberg praised Trump’s work on shoring up NATO, whose continued purpose Trump questioned while campaigning in the 2016 election.

Sitting on Trump’s right, Stoltenberg said: “Your leadership on defense spending has really helped to make a difference.”

“It is impacting allies because now all allies are increasing defense spending,” he said. “No allies are cutting their budgets.”


→ The Telegraph. 2018-05-18. Donald Trump says Germany must pay more for defence amid Nato spending tensions

Donald Trump told Angela Merkel it was “essential” that Germany pay more for defence amid tensions over Nato spending .

Mr Trump denied having a frosty personal relationship with the German chancellor, greeting her with a kiss on the cheek at the White House, and calling her an “extraordinary woman”.

However, her visit lasted less than three hours, while Emmanuel Macron, the French president, enjoyed a three-day lavish state occasion earlier this week.

In a 30-minute Oval Office meeting Mrs Merkel pressed Mr Trump not to withdraw from the Iran nuclear deal, and to step back from tariffs on steel and aluminium

But in response Mr Trump said Germany should meet the Nato goal of spending two per cent of GDP on defence.

Mrs Merkel said her country would spend 1.3 per cent in 2019, an increase over previous years.

She admitted it was “perhaps not, from the president’s perspective, fast enough”.

Mr Trump said: “We talked about the security of Europe and the responsibility of European nations to properly contribute to their own defence.

“All member states must honour their commitment to two per cent, and hopefully much more, of GDP, on defence. It is essential our allies increase so everyone is paying their fair share. A lot of countries have stepped up. They have to keep going.”

Mrs Merkel objected to Mr Trump’s decision to introduce trade tariffs on steel and aluminium.

She said: “We had an exchange of views on where we stand on this. The decision lies with the president.”

Mrs Merkel also laid out that Germany was against pulling out of the Iran nuclear deal.

“We will see what decisions are made by the US. We will continue to be in very close talks on this,” she said.

Speaking at a meeting of Nato foreign ministers in Brussels, Mike Pompeo, the US secretary of state, said “no decision” had been made on the Iran deal but “absent a substantial fix” Mr Trump was “unlikely to stay in that deal”.



Asked if Germany was spending enough on defence, Mr Pompeo said: “No. They should meet the goals that they agreed to.”

Fonte: qui

Italiani in pensione troppo tardi? In realtà lavorano meno rispetto al resto d’Europa

L’età pensionabile in Italia è tra le più alte d’Europa, eppure i lavoratori italiani sono quelli che lavorano per meno anni.

Italiani in pensione troppo tardi? In realtà lavorano meno rispetto al resto d'Europa
Non è un segreto che l’età pensionabile in Italia sia tra le più alte d’Europa, anche se nonostante questi requisiti così restrittivi i lavoratori italiani sono comunque tra quelli che vanno in pensione prima rispetto agli altri Paesi.
Se a questo aggiungiamo le difficoltà nel trovare un lavoro stabile e duraturo è facile capire perché gli italiani sono quelli che lavorano meno anni in Europa.
Come dimostrano i dati Eurostat da 10 anni l’Italia si trova nell’ultima posizione della classifica sulla durata della vita lavorativa, molto al di sotto della media europea.
E questo dato potrebbe ulteriormente abbassarsi qualora venga attuata una riforma delle pensioni che introducendo meccanismi come la Quota 41 e la Quota 100 permetterà agli italiani di smettere di lavorare in anticipo rispetto a quanto accade oggi.

Quanti anni lavorano gli italiani?

Nel dettaglio in media i cittadini italiani lavorano per 31,3 anni (35,9 gli uomini, 26,3 le donne) rispetto ad una media europea di 35,6 anni.
Negli ultimi 10 anni l’età lavorativa è aumentata di 0,6 anni, ma ancora oggi - così come nel 2006 - l’Italia occupa l’ultima posizione della classifica sulla durata della vita lavorativa.
Questo dato può essere motivato da diversi fattori, quale ad esempio la difficoltà nel trovare un lavoro. Basti pensare che secondo i recenti dati Eurostat nel 2017 il tasso di occupazione (tra le persone di età compresa tra i 20 e 64 anni) in Europa è stato del 72,2%, mentre l’Italia si trovava al di sotto della media con il 62,3%.
Inoltre c’è un altro fattore da considerare: come confermato dal presidente dell’INPS - Tito Boeri - durante un incontro avvenuto lo scorso luglio alla Camera, nel 2016 l’età media effettiva in cui gli italiani sono andati in pensione è stata di 62 anni, nonostante l’età di accesso alla pensione più alta d’Europa (66 anni e 7 mesi, rispetto ad una media europea di 64,4 anni).

Il confronto con il resto d’Europa

Quindi l’Italia è tra quei Paesi in cui la durata lavorativa è più bassa; 31,3 anni, mentre un lavoratore tedesco è impiegato in media per poco più di 38 anni.
In Gran Bretagna in media si lavora per ben 38,8 anni, ma il record continentale spetta senza dubbio all’Islanda dove la vita lavorativa dura in media 47,4 anni(49,5 per gli uomini e 45,2 per le donne). Dietro all’Islanda troviamo la Svizzera(42,4 anni) e la Svezia (41,3 anni).
Anche le lavoratrici italiane sono impiegate per meno anni rispetto alle colleghe del resto d’Europa: ad esempio, in Olanda la durata lavorativa delle donne è di 37,3 anni, mentre in Germania è di 36 anni. Per quel che riguarda le donne il Paese dove la vita lavorativa è più longeva è sempre l’Islanda con 45,2 anni.
Ecco un grafico nel quale potete vedere quali sono i Paesi dove l’età lavorativa è più alta, sia per quanto riguarda gli uomini che le donne.

Ma gli italiani lavorano per più ore

C’è da dire però che nonostante in Italia si lavora per meno anni, l’orario d’impiego nel nostro Paese è tra i più alti d’Europa.
Nel dettaglio, secondo i dati OCSE riferiti al 2016 (che potete approfondire nella nostra infografica dedicata), in Italia una settimana lavorativa è composta da 33 ore, mentre in Paesi come la Germania si scende a circa 26 ore a settimana.
In Olanda, dove come abbiamo appena visto le donne hanno una vita lavorativa più breve, si lavora per 27,5 ore a settimana, mentre in Gran Bretagna per 32 ore.
In linea generale in quei Paesi dove c’è la tendenza a lavorare per più tempo durante la settimana la durata della vita è inferiore; viceversa dove si è soliti passare meno tempo in ufficio o su qualsiasi altro posto di lavoro questa routinedurerà più a lungo.
L’eccezione è rappresentata da Paesi come l’Islanda, dove gli anni medi di lavoro sono 47,4 a fronte di 36 ore di lavoro ogni settimana, o Portogallo dove si lavora per più di 35 ore a settimana e per un totale di 37 anni.
Fonte: qui

Germania.Richieste di asilo accolte dietro bustarelle. E mica piccole.


2018-05-24__Berlino__Immigrati__001

Le parole potranno essere suadenti a piacere, altisonanti, tese ai più alti sentimenti umani, inni alla giustizia umana e sociale, e via cantando.

Poi, siccome tutti i salmi finiscono in gloria, alla fine viene a galla la verità.

Bremen migration officer investigated for allegedly granting asylum in exchange for bribes

«A German migration official is suspected of having granted asylum to some 1,200 migrants in exchange for bribes. Germany’s migration agency has been under scrutiny since the arrival of over one million refugees in 2015.

*

A former official of Germany’s Federal Office for Migration and Refugees (BAMF) is under investigation over allegations that she, along with four others, accepted bribes from some 1,200 refugees in exchange for granting them asylum.

The director of BAMF’s regional Bremen office between 2013 and 2017 allegedly accepted hundreds of asylum applicants, mostly from Iraq’s Yazidi community, who may not have otherwise fulfilled the necessary criteria.»

* * *

German refugee agency probes more branches over asylum decisions

«Several more regional branches of Germany’s Federal Office for Migration and Refugees (BAMF) are being subjected to checks regarding their approval of asylum applications, a German newspaper reported on Sunday.

The Bild am Sonntag said 13 branches were being probed in addition to an ongoing investigation into activities at BAMF’s regional office in the northern city of Bremen, where 1,200 asylum decisions are thought to have possibly been improperly approved. ….

Sunday’s report comes after it became known in April that a former official at Bremen’s BAMF office was under investigation for having allegedly taken bribes from some 1,200 refugees between 2013 and 2016 in return for approving their asylum applications. Five other people at the office, including an interpreter and three lawyers, are being investigated as well, some also under suspicion of taking bribes.

Some 18,000 approvals granted by the office since 2000 are to be reviewed»

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Riassumendo in sintesi.

I funzionari tedeschi della immigrazione regalavano il “diritto” di asilo in cambio di moneta sonante.

Un fenomeno così ampio e diffuso che il governo tedesco, la Bundeskanzlerin Frau Merkel, non poteva non sapere, cui non poteva non aver accondisceso.

Capito?

Tutti quelli che urlavano a favore dei migranti, quei filantropi che ne avrebbero voluto sempre di più, tutti da tutelare in nome dei “diritti umani” e così via altro non erano, non sono che volgarissimi truffatori.

Ladri, per intendersi meglio.

Se lo si volesse dire in termini eufemistici, liberal e socialisti ideologici.

Ma la chicca finale sarebbe questa.

La colpa di questi reati perpetrati impunemente negli anni, sarebbe di Herr Seehofer, diventato Ministro degli Interni da meno di due mesi.

Poi liberal e socialisti si domandano perchè la gente li odia e non li vota più.


→ Deutsche Welle. 2018-05-22. German asylum scandal: What is the Interior Ministry hiding?

Interior Minister Horst Seehofer has promised action after complaints that Germany’s migration office simply approved asylum applications en masse. But the Greens say he’s stonewalling and threaten action of their own.

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Germany’s conservative interior minister, Horst Seehofer, is coming under increased pressure from both within and outside the government over his handling of what have been described as “massive irregularities” in asylum cases.

It’s alleged that the Bremen branch of the Office for Migrants and Refugees (BAMF), which is subordinate to the Interior Ministry, simply admitted more than 1,200 refugees to Germany without properly reviewing their cases. Bremen prosecutors are currently investigating whether bribes changed hands, and questions have been asked whether BAMF head Jutta Cordt kept herself adequately informed and did enough to investigate the possible irregularities.

On Tuesday, Seehofer told a German newspaper that he would be taking “organizational and possibly personnel decisions” related to the scandal next week. Members of the grand-coalition government have called on Seehofer to be more forthcoming with information about the scandal, including when he first learned of it.

Seehofer has also confirmed that he will testify before a special meeting of the Bundestag internal affairs committee next Tuesday. The meeting is being convened at the request of the opposition Green Party. Two of Germany’s other opposition parties — the far-right populist Alternative for Germany (AfD) and the center-right FDP — are calling for a full-blown parliamentary investigation.

Thus far, the Greens have resisted that idea. But they say that they could change their minds, if Seehofer doesn’t provide them with quality information.

Is Seehofer stonewalling?

The votes of one-quarter of the Bundestag’s deputies are needed to convene a full parliamentary investigation, which could be an embarrassment for Chancellor Angela Merkel’s government and Seehofer in particular. With the Greens’ support, such a procedure could go ahead. For now, though, the Greens say they prefer other options.

“We’re not categorically ruling it out, but a parliamentary investigation takes a long time,” Green refugee policy spokeswoman Luise Amtsberg told DW. “It’s not enough to achieve results in two years. We can’t permit that. Ultimately the BAMF decides on asylum cases every day, and if there are shortcomings, they would be prolonged.”

Amtsberg complained that despite her requests, Seehofer has yet to provide her party with access to internal BAMF documents pertaining to the case, even though some of their contents have been leaked to newspapers.

“That really takes the cake,” Amtsberg said, adding that if the Greens felt Seehofer is stonewalling they would consider forcing information out of him with a parliamentary investigation.

Cordt hanging by a thread

Along with the claims that the Bremen BAMF office and possibly other local branches simply rubber-stamped asylum applications, there have been allegations that Cordt failed to investigate the irregularities after being made aware of them.

Cordt has ordered the review of 18,000 asylum decisions made in Bremen. And her office has denied media reports that she had known about the alleged abuses of power since February 2017. But Seehofer’s remarks are being read as an indication of how tenuous her position may be.

The Greens are say they’re less interested in seeing Cordt dismissed than in reforming Germany’s asylum system as a whole, although they do agree that the current BAMF president should not be allowed to lead the investigation into the office’s possible shortcomings.

“She definitely can’t take charge of clearing up the internal deficits and structural problems,” Antsberg said. “But if Mr. Seehofer removes Ms. Cordt, it will be difficult to hold anyone politically responsible. We want Ms. Cordt to give us clear information about what has been going on in the past years and months. It’s not enough simply to remove Ms. Cordt.”

The BAMF has come under intense criticism since the large-scale migration of people largely from the Middle East and Northern Africa in 2015. Critics accuse the office, among other things, of being unable to handle the number of people applying for asylum in Germany.

Not a one-directional scandal

The political fault lines in the case are clear. Both the AfD and the FDP want to see the BAMF keep more people out of Germany. Refugee advocacy groups, on the other hand, say that just as many if not more mistakes are made in rejecting would-be refugees. The group Pro Asyl, for instance, is calling for a moratorium on deportations.

The Greens say that all BAMF policies and practices need to be scrutinized.

“There is not just a scandal in one direction and not the other,” Amtsberg explained. “It’s typical that the minister says we should look at all the positive asylum decisions and Pro Asyl says that we should look at all the negative ones. We Greens say that we’re for the rule of law, so we have to look at all of the cases.”

Nonetheless, if the Greens aren’t happy with the answers they get from the conservative interior minister next week, they could somewhat ironically find themselves joining the right-wing opposition parties in calling for a wider investigation.

Fonte: qui