FELTRI SALVINI
Dispiace vedere uno forte come Salvini diventare lo scendiletto di Di Maio; mette malinconia. Pensavamo fosse tutto di un pezzo e invece i pentastellati lo hanno fatto a pezzetti, piegandolo alle loro ubbie. La cosiddetta manovra, che doveva essere ardita, si è rivelata una specie di suicidio assistito dall' Europa. Il sovranismo sbandierato dal governicchio è impallidito. Ma non è questo il problema.
La Lega si è ammosciata per reggere la coda ai cinquestelle che hanno imposto il reddito di cittadinanza, mentre essa ha rinunciato alla Flat tax, cioè la diminuzione drastica delle imposte, preferendo insistere sulla modifica della legge Fornero, combattendo la quale è riuscita a peggiorarla di brutto, penalizzando milioni di pensionati, che hanno pagato inutilmente i contributi all' Inps. Uno scandalo senza precedenti.
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO
Questo ministero, denominato del cambiamento, non solo ha peggiorato lo status quo: si sta avviando a dimostrarsi il più dannoso della storia repubblicana. Non riduce di un euro il peso fiscale, anzi lo aumenta, e produce una serie di iniquità spaventose, tipiche dei dilettanti allo sbando.
Castiga gli imprenditori, gli unici in grado di rilanciare l' economia, e incoraggia i fannulloni a non lavorare dato che incasseranno l' assegno previsto per chi, non sapendo fare un mestiere, se ne sta a casa a grattarsi il ventre. Siamo all' assurdo, dare soldi a gente senza arte né parte e toglierne ai vecchi che hanno sgobbato una vita.
Davanti a cotanto sfacelo Salvini non ha battuto ciglio pur di compiacere ai grillini, i quali puntano sull' assistenzialismo per procacciarsi i voti del Sud. Così agendo egli perderà consensi, come si evince dai recenti sondaggi che lo danno in calo.
FELTRI SALVINI
Indubbiamente, Matteo con la sua politica di contenimento della immigrazione selvaggia si è guadagnato molti suffragi, superando il Movimento 5 Stelle nelle ricerche demoscopiche, tuttavia, concedendo ai pentastellati la possibilità di esercitare uno strapotere su qualsiasi materia finanziaria, è destinato ad affondare nella mediocrità. Probabilmente a gennaio, se riuscirà a fare gol sulla legittima difesa, otterrà buoni risultati, però ciò non basterà a restituirgli la fiducia piena degli italiani.
Un Salvini incapace di imporsi a Di Maio rimedia una figura da ciula e rischia di dissipare la propria popolarità. Dispiace. Verificare che un politico cui avevi dato credito si lascia turlupinare da un ragazzetto che bisticcia con i congiuntivi è deprimente. Come si fa a donare il sussidio a migliaia di extracomunitari e a segare l'assegno ai nostri anziani? Che giustizia sociale è?
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE
Inoltre è incomprensibile mortificare l'editoria, togliendole risorse e, nel contempo foraggiare alla grande il cinema, la Rai (la quale spende milioni per un programma) e mantiene un esercito di sfaccendati, nonché gli enti lirici. Giusto dire che le aziende devono stare sul mercato, ma non soltanto quelle giornalistiche. O tutte o nessuna caro leader del Carroccio. Non è lecito dividere coloro che percepiscono in figli e figliastri, altrimenti viene il sospetto che i governanti lecchino le terga di qualcuno e diano calci nel didietro ad altri.
Matteo dice che chiunque è obbligato a sopportare dei sacrifici. Come no? Qui però soffre solamente qualcuno che sta sul gozzo all' esecutivo più scalcinato dell' ultimo mezzo secolo. Poi minacciate di aumentare l' Iva il prossimo anno. Ci volete mandare in malora, è evidente. Ma non ne sarete capaci perché vi spediremo in mona noi per primi. Molto presto.
PER COMPENSARE L’AUMENTO DI SPESA DERIVANTE DA QUOTA 100 IL GOVERNO RIDUCE L’INDICIZZAZIONE AL COSTO DELLA VITA PER CHI SI È GIÀ RITIRATO DAL LAVORO: CHI È GIÀ IN PENSIONE PAGHERÀ PER L’USCITA ANTICIPATA DEGLI ALTRI
LA POSSIBILITÀ DI USCIRE CON 62 ANNI DI ETÀ E 38 DI CONTRIBUTI DURERÀ 3 ANNI, POI…
GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI
Maggiore spesa previdenziale contenuta a circa 4 miliardi nel 2019, che però risalgono a 8,3 e poi a 8,7 nei due anni successivi. È questo il costo che il governo accetta di sostenere per mandare in pensione anticipata, rispetto alle regole della riforma Fornero, alcune centinaia di migliaia di italiani. Un' operazione che certamente va a toccare un nervo ancora scoperto nel Paese, ma che allo stesso tempo inverte una tendenza che durava da 25 anni, nei quali i diversi esecutivi che si sono succeduti hanno ritenuto di dover ridurre il debito previdenziale verso le generazioni future, a beneficio della stabilità complessiva del Paese.
PENSIONE 1
IL MECCANISMO
La scommessa del governo è duplice: da una parte svuotare con il meccanismo di quota 100 il bacino di coloro che erano appunto rimasti bloccati dalla drastica riforma del 2011, dall' altra liberare spazi nel mercato del lavoro, favorendo quindi le assunzioni. La possibilità di uscire con 62 anni di età e 38 di contributi dovrebbe essere offerta solo per tre anni, per poi essere superata dalla riduzione a 41 del requisito contributivo per la pensione anticipata già oggi in vigore. In questo modo l' effetto per strutturale della misura risulterebbe depotenziato, sempre che nel 2021 il governo che ci sarà abbia la forza politica di imporre un rialzo dei requisiti.
LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
Intanto però nella legge di Bilancio non c' è solo quota 100. Altre misure puntano a fare cassa nell' immediato per compensare almeno in parte l' aumento della spesa derivante dai maggiori flussi in uscita. Così è stato riproposto in forma appena ammorbidita il meccanismo che riduce l' indicizzazione al costo della vita delle pensioni in essere (al di sopra dei 1.520 euro lordi mensili), destinato a venir meno il prossimo anno.
PENSIONE
Viene definito raffreddamento: la rivalutazione viene riconosciuta ma in percentuale via via ridotta al crescere dell' assegno. In qualche modo quindi sono coloro che si trovano già in pensione a dover contribuire a finanziare le uscite anticipate. Gli importi risultano più contenuti ma non trascurabili: 253 milioni il primo anno, 745 il secondo, 1,2 miliardi il terzo. Lo schema è stato diluito rispetto alla versione originariamente introdotta dal governo Letta nel 2014 e poi applicato per cinque anni.
LUIGI DI MAIO
L' adeguamento sarà pressoché totale (97 per cento) fino ai 2.028 euro lordi mensili, poi si ridurrà fino ad arrivare al 40 per cento per gli assegni oltre i 4.560 euro mensili. Ancora più su, a 100 mila euro lordi mensili, scatta il contributo di solidarietà per le pensioni retributive. Il prelievo durerà cinque anni e sarà applicato a scaglioni, con percentuali dal 15 al 40 per cento. In tutto riguarda poco più di 24 mila trattamenti (di cui solo 23 superano il mezzo milione di euro l' anno). In termini netti, ovvero tenendo conto delle minori entrate fiscali, il beneficio per lo Stato è calcolato intorno agli 80 milioni di euro l' anno.
LUIGI DI MAIO
Nella visione di Luigi Di Maio, soldi che dovrebbero finanziare l' innalzamento a 780 euro dei trattamenti minimi e sociali. Di questo intervento però non c' è traccia nel maxi-emendamento: è possibile che - data la complessità della materia - finisca in una legge delega e quindi entri in vigore in solo in un secondo momento.
L' esecutivo rischia però seriamente di dover difendere l' intervento sulle pensioni alte davanti alla Corte costituzionale: nell' attuale testo non è prevista nemmeno esplicitamente una destinazione solidaristica di questi risparmi, condizione posta in passato dalla Consulta per affermarne la legittimità.
UN GRUPPO DI SENATORI M5S, DA PAOLA NUGNES A GREGORIO DE FALCO, E’ PRONTO A LASCIARE IL MOVIMENTO A INIZIO 2019 PER PASSARE AL GRUPPO MISTO
LA GOCCIA CHE PUÒ FAR TRABOCCARE IL VASO POTREBBE ESSERE IL SÌ DEL GOVERNO ALLA BATTAGLIA DELLA LEGA SULL'AUTONOMIA…
GREGORIO DE FALCO PAOLA NUGNES
«Ormai per noi si è aperto il Mar Rosso...». Al Senato ieri i fari erano puntati sulla manovra ma in un angolo della sala antistante l' Aula di palazzo Madama i dissidenti del Movimento 5Stelle discutevano di un altro tema. E' arrivato infatti il verdetto dei probiviri che hanno bacchettato il comportamento di quei senatori pentastellati rei di aver «creato imbarazzo» così si legge nella comunicazione al Movimento durante le votazioni sul dl sicurezza.
«Da oggi in poi sarete sotto esame», l' avvertimento. Un documento che però in pochi sono disposti a riconoscere. Nel mirino sono finiti Paola Nugnes, Gregorio De Falco, Elena Fattori, Matteo Mantero e Virginia La Mura. Alcuni stanno preparando una memoria difensiva. Nugnes preferisce non rilasciare commenti ma ad alcuni M5S ha confidato di voler lasciare all' inizio del prossimo anno, di voler passare al gruppo Misto.
PAOLA NUGNES
La goccia che può far traboccare il vaso potrebbe essere il sì del governo alla battaglia della Lega sull' autonomia. Qualche suo collega ha raccolto il suo sfogo: «Dopo il sì al dl sicurezza e alla legittima difesa c' è la retromarcia sul global compact e sugli F35 e ora l' esecutivo si appresta a maltrattare il Sud, è troppo». Ma nel limbo ci sono anche gli altri malpancisti.
ESCLUSI DALLE CHAT
Nessuno di loro pensa di non votare la manovra ma subito dopo si farà il punto. «Siamo stati emarginati. Basta votare fiducie, non è questo il modo. Io non esco ma so come va a finire nel Movimento», dice la Fattori. Il timore è che arrivi un provvedimento di espulsione che i vertici M5S negano di voler emettere.
ELENA FATTORI
«Ci hanno esclusi. Io riconosco che fuori dal Movimento non c' è niente ma così non posso dare alcun contributo», commenta il comandante De Falco, «sono stato fatto fuori anche dalle chat interne». Al suo fianco ci sono altri due senatori che non nascondono il malessere per come operano i vertici. «C' è solo una linea, chi non si adegua va nel limbo», si sfoga una senatrice. «Ma nelle regole interne è scritto chiaro e tondo che ognuno può esprimere la propria opinione. Su quali basi devo essere bacchettato?», si chiede ancora De Falco che poi ironizza: «Non ho ricevuto alcuna comunicazione. Il mio assistente era distratto...».
PER DI MAIO E SALVINI ARRIVA IL CEFFONE FINALE: ESSERE ETICHETTATI COME SCHIAVI DELL’EUROPA DA MARIO MONTI!
IL SENATORE A VITA: “NESSUNA MANOVRA HA MAI SUBITO UNA DETTATURA DEL GENERE DA BRUXELLES
DOPO PROCLAMI E TANTE FALSITÀ SONO STATI COSTRETTI ALL’ADDIO FORZATO ALLA LORO ADOLESCENZA, RICONOSCENDO L’ISTITUZIONE EUROPEA…”
MARIO MONTI
La retromarcia improvvisa del governo gialloverde fa dire a qualche collega, durante lo scambio degli auguri di Natale, con un velo di ironia che «è nato il Monti bis!». Mario Monti, capo del governo tecnico del 2011, sorride ma in una intervista a Il Foglio dice di non essere d’accordo: «L’attuale maggioranza è composta dai soli due partiti che non si sono assunti la responsabilità dell’emergenza del 2011. La Lega dal Parlamento e il M5s dalle piazze e dai social media hanno costruito una fake history, un mosaico composto da pezzi di falsità, e su questa base hanno promesso di fare il contrario qualora fossero andati al governo».
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO - CHE FIGURA DI M...
E ora, passati dalla protesta alla proposta, è arrivato un bagno di realtà (qui l’intervista del premier Conte al Corriere: «Ecco come ho convinto la Ue»): «Nessuna manovra ha mai subito una dettatura del genere da Bruxelles», affonda il colpo il senatore a vita. Che poi aggiunge: «Nella politica c’è una divaricazione sempre più ampia tra le capacità necessarie per essere eletti e quelle necessarie per governare bene — spiega l’ex premier —. Ma queste attitudini dovrebbero trovare una composizione».
«ESPROPRIATO IL RUOLO DEL PARLAMENTO»
Adesso, dopo il soffertissimo via libera dalla Ue sulla manovra, si è quindi aperta una nuova fase: «Sì, ed è il raggiungimento a ritmo forzato dell’età adulta da parte di due adolescenti, Di Maio e Salvini, brillantissimi nella costruzione del consenso attraverso la falsità, forse anche inconsapevoli che si tratta di falsità».
CONTE SALVINI DI MAIO
Ora forse c’è maggiore consapevolezza: «Cadono sulle loro teste, una dopo l’altra, le tegole della loro costruzione di bugie. È anche un modo per riscoprire la realtà. Ma a caro prezzo per il Paese, perché mai ho visto un tale ruolo di dettatura da parte di Bruxelles, che ha voluto dire un’espropriazione del ruolo del Parlamento, che è la più diretta espressione del popolo. Del resto lo si è visto anche nei dettagli, la discussione in Senato è stata ritardata di un’ora in attesa della dichiarazione di Dombrovskis e Moscovici». (Qui: ecco come si è arrivati all’accordo con i vertici Ue sui conti italiani).
«IL SOVRANISMO SI È SOTTOMESSO»
SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO
È il paradosso del sovranismo, che alla fine si è sottomesso a quelli che venivano considerati «zombie» da spazzare via alle europee: «Eravamo partiti con “me ne frego dell’Europa”, “lo spread me lo mangio a colazione” e “quello è un ubriacone”... ma la cosa piu’ importante che e’ avvenuta e’ il riconoscimento dell’Ue, il riconoscimento politico e diplomatico delle istituzioni europee».
MATTIA FELTRI SPIEGA, A CHI GODE PER LE DIFFICOLTA' DI LEGA E M5S, CHE ARIA TIRA NEL PAESE: “VADANO A VEDERSI I COMMENTI AL TWEET IN CUI SALVINI SI COMPIACE DEL COMPROMESSO, NON C’È MICA SCRITTO RIVOTEREMO BERLUSCONI E RIVOTEREMO RENZI, C'È SCRITTO NON VI VOTEREMO PIÙ, VOTEREMO CASAPOUND, C'È SCRITTO SCENDEREMO IN PIAZZA, CI PRENDEREMO I NOSTRI DIRITTI. DOPO QUESTO GOVERNO CI SONO IL FUOCO E LE FIAMME”
IL SAGGIO CHE SPIEGA PERCHE' LA DEMOCRAZIA NON E' SCONTATA...
IL PADRONE COL RANDELLO
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE
Si poteva pensare, o perlomeno sperare, che qualcuno dell' opposizione dicesse meglio così, la manovra è ancora pessima, le tasse aumenteranno di molto e purtroppo staremo un po' peggio, ma è stato giusto evitare lo scontro con l' Unione europea perché altrimenti saremmo andati al disastro. Macché erano tutti giocondi, assai divertiti e piuttosto irritati. Alla faccia del sovranismo, è una manovra dettata da Bruxelles, sono sovranisti senza sovranità, hanno saputo dire solo signorsì: ecco qua il coro di giulebbe di Silvio Berlusconi, Matteo Renzi e a scendere qualche dozzina di avversari del governo e di bizzarri europeisti.
RENZI BERLUSCONI
L' allucinata drammaturgia italiana ci ha dunque proposto Lega e Cinque stelle che, dopo aver accusato Pd e Forza Italia di essere agli ordini dell' Europa, ora sono accusati di essere agli ordini dell' Europa da Pd e Forza Italia, e dopo mesi in cui Lega e Cinque stelle giuravano che mai avrebbero preso ordini, e mesi in cui Forza Italia e Pd invece li incitavano a prenderne. Badate che è un capolavoro.
LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI GIOVANNI TRIA
Un formidabile atto di miopia che, all' unanimità, riconsegna all' Ue il ruolo di padrone col randello, ma non riconsegnerà alla minoranza il ruolo di maggioranza. Con questi sistemi se lo scordino. Per curiosità vadano a vedersi i commenti al tweet in cui Matteo Salvini si compiace del compromesso: non c' è mica scritto rivoteremo Berlusconi e rivoteremo Renzi, c' è scritto non vi voteremo più, voteremo CasaPound, c' è scritto scenderemo in piazza, ci prenderemo i nostri diritti. Dopo questo governo, con questa opposizione, ci sono il fuoco e le fiamme.
LA DEMOCRAZIA? NON È SCONTATA..
PARIGI GILET GIALLI
Di cosa vive la democrazia liberale? È la domanda posta da Dario Antiseri, Enzo di Nuoscio e Flavio Felice nel loro Democrazia avvelenata (Rubbettino). Risposta: vive di due fondamentali condizioni, che rimandano a valori diversi ma convergenti. La prima è la possibilità di un libero confronto fra tutti i suoi partecipanti, fondato su argomentazione razionale, capacità critica e autonomia di giudizio; la seconda è possibilità stessa di questa discussione, possibilità che trova la sua massima espressione umanistica nel valore universale del cristianesimo: Socrate non può vivere senza Gesù, Gesù vive politicamente attraverso Socrate, vale a dire il personalismo cristiano - e ciò che mutua dalla filosofia greca - dà la vera forza civile alla vita politica.
GILET GIALLI PARIGI
Libertà, uguaglianza, giustizia, solidarietà, sia pure in modo imperfetto, hanno trovato nelle società liberaldemocratiche, rette sul principio cristiano della convivenza fra tutti gli esseri umani, il vero luogo di esistenza. Ciò è stato possibile solo in Occidente, il quale, al netto di tanti orrori politici e sociali, è il punto più alto finora conosciuto della civiltà umana.
Perché oggi la democrazia è avvelenata? Perché è sottoposta ad attacchi di varia natura scaturiti dalle molteplici incongruenze della modernità; un fuoco incrociato dovuto soprattutto a nuove forme dell' uso demagogico da parte di alcuni media diretti a manipolare l' opinione pubblica attraverso i social network, i quali ultimi in virtù della loro onnipervasività possono diffondere notizie false, esercitando un potere di persuasione su coloro che sono privi di capacità critica e perciò ricettivi alla iper-semplificazione scaturita dall' identificazione fra etica e politica: il mondo viene diviso in buoni e cattivi.
MOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANA
I cittadini sono così ridotti a pubblico passivo e influenzabile. Oltre al ricorrente conflitto fra poteri economici e istituzionali, e all' inadeguatezza di alcune forze politiche - specialmente di recente formazione - per affrontare i problemi in corso, si assiste quotidianamente a un confronto politico sempre meno attento alla realtà e sempre più orientato alla ricerca di un consenso immediato, seguito dall' annuncio irresponsabile di promesse risolutive che poi non sono mantenute. Di qui le continue frustrazioni per le aspettative disattese.
A ciò vanno aggiunti i due fattori specifici prodotti dalla globalizzazione, l' immigrazione e il terrorismo, fattori che vengono percepiti da buona parte della popolazione come una complessiva resa dell' Occidente. Tutto questo alimenta un senso di incertezza e di precarietà.
GILET GIALLI BRUXELLES
A fronte di tutto ciò, gli autori, richiamandosi agli insegnamenti di Popper e Hayek, Mises e Röpke, oppongono una difesa filosofica, storica, sociologica della democrazia, concepita come «società aperta», dove la sua stessa esistenza non è considerata una realtà acquisita ma una conquista giornaliera: l' esito di una continua dialettica fra le forze in campo perché niente deve essere dato per scontato. Solo così sarà possibile elevare la qualità delle istituzioni democratiche, sottraendole al pericolo paventato da Gaetano Salvemini, secondo cui «in questo mondo possiamo scegliere solo tra purgatorio e inferno. La democrazia è il purgatorio. Ma la dittatura e l' inferno».
SI CHIUDE LA MANOVRA? RISPUNTANO LE ''MANINE''! MA SONO SEMPRE GRILLINE…
L'EMENDAMENTO CHE FA INFURIARE I MEDICI FISCALI E CHE LAVORANO PER L'INPS È TORNATO PER LA QUARTA VOLTA: ''UNA TRAGEDIA PERFETTA CHE PORTEREBBE AL LICENZIAMENTO DI MOLTI DOTTORI, AL PRECARIATO E ALLA DISFUNZIONE'' DELL'ATTIVITÀ DEI MEDICI E DELLE COMMISSIONI DI INVALIDITÀ CIVILE. IL TUTTO SENZA COPERTURE
Delirio governativo: un emendamento fa impazzire i medici fiscali e i medici convenzionati esterni che lavorano per l'Inps nelle commissioni di invalidità. Nella manovra è stato inserito e tolto quattro volte (e ieri sera di nuovo inserito, tolto e inserito di nuovo dall'ennesima ''manina'') un concorso per 708 medici, di cui circa 500 riservati ai fiscali. Se non fosse che oggi i medici fiscali sono oltre 1000 e già non ce la fanno a gestire il carico di lavoro, così come i medici delle commissioni di invalidità che sono 1200 e oltre, mentre l'emendamento riserverebbe loro solo 200 posti.
Che fine fanno le commissioni di invalidità civile? L'emendamento ha scatenato la protesta di tutti i coinvolti, dall'ordine dei medici fino ai sindacati di settore: ''una tragedia perfetta'' che porterebbe al licenziamento di molti dottori, all'aumento del precariato e alla disfunzione dell'attività medica Inps. Ieri una delegazione di medici ha incontrato la senatrice Catalfo che li ha rassicurati si sarebbe impegnata per la rimozione dell'emendamento. Che, magia, è invece ancora lì . E oggi si vota…
Medico, Ginecologo, Segretario Nazionale Settore FIMMG INPS.
Qualcuno spieghi come sia possibile che venga ripresentato,dalla Senatrice Pirro. L'emendamento Catalfo 1.1481,da tutti giudicato una tragedia perfetta,licenziamento di medici, aumento precariato disfunzioni dell'attività medica Inps @CatalfoNunzia@LaCastelliM5s @PirroElisa
MEDICO FISCALE
MANOVRA. FNOMCEO ALL’ATTACCO: “RITIRARE EMENDAMENTO CATALFO, STABILIZZARE INVECE I MEDICI FISCALI E I MEDICI CONVENZIONATI ESTERNI”
Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri.
La Federazione si scaglia contro la proposta che prevede l’apertura di una procedura concorsuale per 708 medici deputati a svolgere tutte le funzioni medico legali istituzionali, compresa la medicina fiscale, anche stornando risorse dal fondo per il controllo dei lavoratori in malattia. Anelli: “L’approvazione di questo emendamento comporterebbe il fallimento della riforma del Polo Unico della Medicina fiscale”.
MEDICO
17 DIC - Quando un emendamento analogo era stato presentato alla Camera, le sigle sindacali di settore lo avevano definito ‘la tempesta perfetta della medicina fiscale’: ora un nuovo emendamento alla Legge di Bilancio, il 1.1481 (testo 2), che vede come prima firmataria Nunzia Catalfo, presentato al Senato, in Commissione Bilancio, prevede l’apertura di una procedura concorsuale per 708 medici deputati a svolgere tutte le funzioni medico legali istituzionali, compresa la medicina fiscale, anche stornando risorse dal fondo per il controllo dei lavoratori in malattia.
“L’approvazione di questo emendamento comporterebbe il fallimento della riforma del Polo Unico della Medicina fiscale – spiega il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli -, compromettendone uno dei cardini, cioè la certezza delle visite di controllo”.
“L’indizione di una procedura concorsuale per 708 posti, dei quali solo 354 riservati per i 2150 medici che, a vario titolo, lavorano per l’Ente da decenni, occupandosi delle funzioni di medicina fiscale, previdenziale e assistenziale, sarebbe oltre che del tutto inefficace, profondamente ingiusta – continua Anelli -,perché spazzerebbe via la maggior parte dei 1250 medici fiscali e dei 900 medici convenzionati esterni”.
DI MAIO CATALFO
“Chiediamo dunque con forza che l’emendamento sia ritirato o respinto – conclude – e rinnoviamo, nel contempo, la richiesta, già avanzata ai ministri competenti, di stipulare in tempi brevi l’Accordo Collettivo nazionale per disciplinare il rapporto di lavoro tra l’INPS e i medici fiscali, e di stabilizzare i medici convenzionati esterni che collaborano con l’Istituto, garantendo loro un rapporto di lavoro con tutele pari a quelle presenti in tutte le convenzioni del SSN”.
MEDICI INPS, FNOMCEO: “MANOVRA, RITIRARE EMENDAMENTO CATALFO, STABILIZZARE INVECE I MEDICI FISCALI E I MEDICI CONVENZIONATI ESTERNI”
Quando un emendamento analogo era stato presentato alla Camera, le sigle sindacali di settore lo avevano definito ‘la tempesta perfetta della medicina fiscale’: ora un nuovo emendamento alla Legge di Bilancio, il 1.1481 (testo 2), che vede come prima firmataria Nunzia Catalfo, presentato al Senato, in Commissione Bilancio, prevede l’apertura di una procedura concorsuale per 708 medici deputati a svolgere tutte le funzioni medico legali istituzionali, compresa la medicina fiscale, anche stornando risorse dal fondo per il controllo dei lavoratori in malattia.
“L’approvazione di questo emendamento comporterebbe il fallimento della riforma del Polo Unico della Medicina fiscale – spiega il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli -, compromettendone uno dei cardini, cioè la certezza delle visite di controllo”.
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE
“L’indizione di una procedura concorsuale per 708 posti, dei quali solo 354 riservati per i 2150 medici che, a vario titolo, lavorano per l’Ente da decenni, occupandosi delle funzioni di medicina fiscale, previdenziale e assistenziale, sarebbe oltre che del tutto inefficace, profondamente ingiusta – continua Anelli -, perché spazzerebbe via la maggior parte dei 1250 medici fiscali e dei 900 medici convenzionati esterni”.
“Chiediamo dunque con forza che l’emendamento sia ritirato o respinto – conclude – e rinnoviamo, nel contempo, la richiesta, già avanzata ai ministri competenti, di stipulare in tempi brevi l’Accordo Collettivo nazionale per disciplinare il rapporto di lavoro tra l’INPS e i medici fiscali, e di stabilizzare i medici convenzionati esterni che collaborano con l’Istituto, garantendo loro un rapporto di lavoro con tutele pari a quelle presenti in tutte le convenzioni del SSN”.