9 dicembre forconi: 12/21/18

venerdì 21 dicembre 2018

SPARATORIA IN UN RISTORANTE DEL CENTRO A VIENNA: UNA PERSONA È MORTA E CI SONO FERITI



DUE UOMINI HANNO APERTO IL FUOCO SPARANDO ALMENO CINQUE COLPI 

SECONDO LA POLIZIA POTREBBERO ESSERE CRIMINALI BALCANICI. PARLAVANO IN UNA LINGUA SLAVA E DICEVANO…


sparatoria in un ristorante del centro a vienna 4SPARATORIA IN UN RISTORANTE DEL CENTRO A VIENNA
Un sospetto è stato arrestato per la sparatoria avvenuta a ora di pranzo a Vienna, in un ristorante del centro. Due uomini, uno dei quali ancora in fuga, avrebbero aperto il fuoco sparando almeno cinque colpi in un ristorante nel centro della città di Vienna. Secondo le prime testimonianze, i due sarebbero di nazionalità slava e secondo le prime informazioni potrebbe trattarsi di pregiudicati affiliati alla criminalità balcana. La polizia parla di un "crimine mirato" ed esclude un atto di terrorismo.

sparatoria in un ristorante del centro a vienna 2SPARATORIA IN UN RISTORANTE DEL CENTRO A VIENNA


La sparatoria nel centro di Vienna è avvenuta nelle prime ore del pomeriggio, la dinamica dei fatti non è ancora chiara ma dalle testimonianza dei presenti è stato ricostruito che un uomo dall'identità sconosciuta ha sparato diversi colpi attorno alle 13.30 all'interno di un ristorante. Gli spari hanno creato il panico all'interno del locale e la gente si è riversata in strada. La polizia è intervenuta con numerose pattuglie e un elicottero sorvola la zona in cerca del fuggitivo. Il centro è stato chiuso, tra Lugeck e Postgasse.

sparatoria in un ristorante del centro a vienna 1SPARATORIA IN UN RISTORANTE DEL CENTRO A VIENNA









Un giornalista lituano è stato testimone dell'attacco e ha parlato di più di un assalitore, che avrebbero aggredito la vittima e l'uomo rimasto ferito in un vicolo. Gli uomini parlavano una lingua slava e dicevano "Fratello, fratello".  Secondo quanto riferisce un testimone due uomini armati hanno attraversato Köllnerhofgasse subito dopo la sparatoria: «Erano vestiti di scuro, uno era straordinariamente alto e forte».     

Fonte: qui

LO STOP ALLA TAV COSTEREBBE (ALMENO) 3 MILIARDI




PER QUESTO ANCHE SE LA COMMISSIONE CHE STA FACENDO L’ANALISI COSTI-BENEFICI È DICHIARATAMENTE CONTRARIA ALL’OPERA, L’ALTA VELOCITÀ SI FARÀ 

IL GIALLO DELLA NOTIZIA LANCIATA DA “BLOOMBERG” E SMENTITA DA TONINELLI. 

ALLA FINE COME PER IL TERZO VALICO IL GOVERNO DOVRÀ TENERE CONTO DEL PARERE DEI LEGALI, CHE SCONSIGLIANO IL BLOCCO

TAV, NO DELLA COMMISSIONE MA LO STOP COSTA 3 MILIARDI
MARCO PONTI NO TAVMARCO PONTI NO TAV
Umberto Mancini per “il Messaggero”

La notizia, lanciata da Bloomberg, ha spiazzato il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. L' agenzia, solitamente ben informata, ha dato infatti per certa la bocciatura della Tav da parte della commissione tecnica voluta proprio da Toninelli e presieduta, come noto, da un economista dichiaratamente No-Tav, il professor Marco Ponti. Dall' analisi costi benefici, sempre secondo l' agenzia, sarebbe emerso che il progetto è «economicamente insostenibile, che i numeri sono tutti negativi», e che quindi va fermato. Un verdetto senza appello. Ma forse arrivato in un momento poco opportuno. Tant' è che il ministro ha preso subito le distanze.

TONINELLI NELLA TRASMISSIONE ALLA LAVAGNATONINELLI NELLA TRASMISSIONE ALLA LAVAGNA
Di ufficiale, ha spiegato, ancora non c' è nulla: «Appena ci sarà il rapporto della commissione lo renderemo pubblico». Ma al di là della commissione, palesemente contraria all' opera per stessa ammissione del presidente Ponti, c' è un altro dato sul tavolo del ministro e, ovviamente, su quello di Palazzo Chigi. La scelta finale, quella decisiva, per andare avanti o fermarsi, non sarà legata al rapporto dei tecnici, ma ad una valutazione molto più approfondita che terrà in grande considerazione le ricadute giuridiche di un eventuale stop.

beppe grillo no tavBEPPE GRILLO NO TAV




Come fatto del resto con il Terzo valico. Anche qui la commissione incaricata di analizzare costi-benefici ha avanzato, la settimana scorsa, non pochi dubbi sull' economicità dell' opera, peraltro in fase avanzata di costruzione, ma poi l' esecutivo, sentita l' Avvocatura dello Stato e i consulenti legali, si è ben guardato da fare marcia indietro. La retromarcia sarebbe costata infatti oltre 6 miliardi tra ricorsi, sanzioni e violazioni contrattuali. Davvero troppo per un' opera il cui costo finale oscilla intorno ai 6,2 miliardi.

IL MECCANISMO
terzo valico 3TERZO VALICO 
Adesso è molto probabile che questo schema, già adottato per la Tap (fermare il gasdotto sarebbe costato 40 miliardi) e per il Terzo valico, possa valere anche per la Torino-Lione. Del resto il commissario straordinario Paolo Foietta lo ha ripetuto in tutti i modi. «Rinunciare alla Torino-Lione - ha spiegato - costerebbe circa 3 miliardi di euro, la perdita di migliaia di posti di lavoro, l' isolamento dell' Italia dal resto d' Europa, con un danno enorme per l' economia del Paese, i commerci, l' indotto».

DANILO TONINELLIDANILO TONINELLI


Insomma, un salasso per le casse dello Stato. Con il rischio, più che concreto, di dover far fronte a centinaia di cause legali. Senza contare poi che la scelta va condivisa con Francia e Unione europea che, come noto, cofinanziano un' opera considerata strategica per lo sviluppo del commercio e la competitività.

IL PERCORSO
Nei giorni scorsi era emerso che su ben 6 tecnici della commissione individuati da Toninelli ben cinque avevano già prodotto in precedenza lavori e analisi contrari la Tav. Scontato quindi che l' analisi non sia positiva.
TAV TORINO LIONETAV TORINO LIONE

Anche Mario Virano, direttore generale di Telt, la società incaricata della realizzazione dell' opera, mostra grande cautela: «Non sappiamo nulla e siamo molto prudenti del commentare anticipazioni. Ci devono essere atti ufficiali, che dovranno essere condivisi con la Francia. Siamo in fiduciosa attesa». La partita verrà giocata a Palazzo Chigi.

Da una parte i 5Stelle che non sono disposti a rinunciare, dopo aver perso la battaglia su Tap, Ilva e Terzo Valico; dall' altra la Lega che punterà sui pareri legali e sui costi di un blocco. Forte dell' appoggio dei sindacati, dei lavoratori e delle organizzazioni imprenditoriali. «L' opera deve andare avanti» ha tagliato corto il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti.

Fonte: qui

IL MAXI EMENDAMENTO SCRITTO A BRUXELLES VERRÀ VOTATO AL BUIO...


Diodato Pirone per “il Messaggero”

Gualtiero Bassetti, presidente CeiGUALTIERO BASSETTI, PRESIDENTE CEI
La manovra per il 2019 piomba direttamente nell' aula del Senato senza che la Commissione Bilancio abbia votato neanche un articolo. Ma l' Aula di fatto non la esaminerà poiché sarà costretta a votare il maxiemendamento che il governo dovrebbe presentare oggi. Il Senato voterà intorno a mezzanotte.

Difeso strenuamente durante il referendum del dicembre 2016 dalle due forze che oggi governano, proprio il Senato di fatto viene saltato in occasione della legge più importante dello Stato. «Non era mai successo: è emergenza democratica, violenza al Parlamento», protesta il Pd.
E non sono solo le opposizioni: la Conferenza episcopale lancia l' allarme per misure che potrebbero «colpire i deboli». Mentre nel governo è fino all' ultimo scontro sulle misure: rischia di saltare per i costi il saldo e stralcio caro alla Lega.
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTEMATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE

LE TASSE FUTURE
Resta alta la polemica in particolare sugli aumenti Iva per 23 miliardi nel 2020 e 29 miliardi nel 2021: «Sarà la più alta d' Europa», denuncia il Pd. Ma i leader di M5S e Lega assicurano all' unisono che «non aumenterà»: gli aumenti saranno annullati nella prossima manovra. Non salirà, scrivono i pentastellati, «finché saremo noi al governo».

Ma, lamenta Fdi, cancellare i 23 miliardi previsti sarà una «pesante ipoteca» sulla prossima manovra. Ad attacchi e critiche Salvini risponde con una scrollata di spalle: «Ho perso? Spero di perdere così tutte le volte... Ci sono più di 20 miliardi nel triennio per smontare la Fornero».
Di Maio - non è una novità - lo scavalca per entusiasmo: dice che salirebbe ancora sul balcone di Palazzo Chigi a festeggiare e pubblica un elenco di misure «fatte», dallo stop all' aumento Iva nel 2019, fino a reddito e pensioni di cittadinanza.
moavero conte triaMOAVERO CONTE TRIA

Ma i decreti sul reddito e «quota 100», le misure di bandiera del governo, arriveranno solo a gennaio. E i dettagli si scopriranno solo allora: per fare solo un esempio, Giovanni Tria dice che il reddito partirà il primo aprile, ma Di Maio insiste per l' avvio «a fine marzo», anche per evitare sfottò sul pesce d' aprile.
SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIOSALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO




Quanto ad altre misure annunciate dal leader M5s, come il rinvio della direttiva Bolkestein per gli ambulanti, o volute da Salvini, come il «saldo e stralcio» delle cartelle Equitalia, solo la lettura del maxiemendamento scioglierà le incognite. Tanto che l' arrivo del testo slitta e al tavolo della riscrittura si segnalano tensioni e litigi tra M5s e Lega. Il nuovo tassello della pace fiscale con la sanatoria sulle cartelle, per dire, avrebbe dovuto già essere nel decreto fiscale ma rischia di nuovo di saltare perché troppo costoso.

TITO BOERITITO BOERI
Per la stessa ragione slittano le assunzioni nella P.A. e il presidente dell' Inps Tito Boeri lancia l' allarme per il suo istituto prendendosi l' ennesimo invito alle dimissioni da parte di Salvini.
Viene abrogata inoltre la mini-Ires per enti non commerciali che, denuncia la Cei, ad oggi aiuta tante attività di volontariato.

Sembra invece raggiunta un' intesa sull' intervento dell' esercito per riparare le buche di Roma: come ricorda il presidente Sergio Mattarella le Forze Armate hanno già mostrato la loro disponibilità in altre emergenze come Strade sicure.
andrea marcucci (2)ANDREA MARCUCCI (2)

In Parlamento, intanto, è solo attesa. Pd e LeU abbandonano i lavori della commissione, per denunciarne l' irrilevanza: «non era mai successo», dicono Andrea Marcucci e Vasco Errani, che non ci fosse neanche un voto. Il presidente della commissione Daniele Pesco, imbarazzato, chiede che fare alla presidenza dell' Aula. E la maggioranza decide di mandare il testo in Aula senza mandato al relatore.

Ma forse non basterà bypassare il Senato per approvare la manovra prima di Natale come da tradizione. E così i deputati (della maggioranza) dovranno tornare a Roma probabilmente il 27 o il 28 dicembre per il loro sì definitivo ma sempre a scatola chiusa.

Fonte: qui



I RIBELLI PENTASTELLATI SUL PIEDE DI GUERRA AL SENATO: “PRONTI A LASCIARE. SIAMO PIÙ DEL 50% DEL GRUPPO" 

PAOLA NUGNES AVREBBE CONFIDATO L’INTENZIONE DI PASSARE AL GRUPPO MISTO DOPO L’APPROVAZIONE DELLA MANOVRA 

"IL PARLAMENTO-MERCATO NON MI ENTUSIASMA", COMMENTA SECCATO SALVINI…

Francesco Curridori per il Giornale
nugnes di maioNUGNES DI MAIO

Sono in arrivo nuove fibrillazioni all'interno del Movimento 5 Stelle. I senatori dissidenti che non votarono il decreto Sicurezza voluto da Matteo Salvini, ora, potrebbero lasciare il gruppo dei pentastellati per migrare verso il misto.

Paola Nugnes, la grillina più ribelle, secondo l'agenzia Agi, non parla ma avrebbe confidato ai suoi colleghi proprio questa intenzione che, probabilmente, diventerà realtà dopo l'approvazione della manovra finanziaria. "Non vogliamo dare alcun alibi", spiega uno dei dissidenti che rivela come la Nugnes non abbia digerito le comunicazioni che in questi giorni sarebbero arrivate via mail dal collegio dei probiviri dei Cinque Stelle. Nessuna espulsione in vista ma chi ha votato contro il decreto Sicurezza sarà sorvegliato a vista, "ovvero verranno studiate le mosse di ognuno di noi", dicono i dissidenti.

gregorio de falco paola nugnesGREGORIO DE FALCO PAOLA NUGNES
La Nugnes, inoltre, non sarebbe disposta a cedere sul sì al global compact e al "no" agli F35, mentre un altro nodo dirimente sarebbe la questione dell'autonomia per le Regioni del Nord, richiesta con forza dalla Lega. Alla senatrice, infine, non è piaciuto il comunicato diffuso dopo l'approvazione del decreto Sicurezza, dove "è stato messo nero su bianco che il Movimento è cambiato, che non esistono più i corpi intermedi ma soltanto un'unica linea".

Le tensioni, già registrate in estate dal Giornale.it, tra l'ala governativa che fa capo al vicepremier Luigi Di Maio e quella dei senatori anti-salviniani si fanno, perciò, sempre più forti. "Il malcontento nel gruppo al Senato si sta diffondendo sempre di più. Stiamo parlando di più del 50% del gruppo", spiega uno dei dissidenti. "Il Parlamento-mercato non mi entusiasma", commenta seccato Salvini che non nasconde di non amare i cambi di casacca. "Se uno cambia idea molla la poltrona per quanto mi riguarda - continua nel corso di una conferenza a margine della cena della Lega Toscana a Firenze - e sicuramente non nasce un governo da venti-trenta-quaranta persone che cambiano partito".

Fonte: qui


IL TRIO GIORGETTI-ZAIA-FONTANA PREPARA IL RIBALTONE NEL CARROCCIO CONTRO SALVINI 

QUELLA PARTE DELLA LEGA CHE NON TOLLERA’ PIU’ L'ALLEANZA CON IL M5S, HA RIALLACCIATO IL FILO DEL DIALOGO CON BERLUSCONI 

NEL NORD LA BASE E' IN FIBRILLAZIONE: SALVINI RISCHIA DI ESSERE UN "CAPITANO" SENZA ESERCITO...

Da il24.it

I timori di Salvini
matteo salvini giancarlo giorgettiMATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI
Matteo Salvini teme un altro ribaltone. Che sta prendendo forma, non nelle stanze romane di Montecitorio e Palazzo Madama, nel profondo Nord. E’ un ribaltone casalingo. Tutto interno al Carroccio che avrebbe come regista non Silvio Berlusconi ma il fedelissimo Giancarlo Giorgetti: l’uomo ombra del Capitano, piazzato a guardia del premier grillino Giuseppe Conte.

Il Nord
Nel nord la base leghista, fatta di piccoli e grandi imprenditori, professionisti e una vasta platea di amministratori, è in fibrillazione.  L’asse portante della Lega, quello su cui il Capitano ha costruito la sua leadership, è pronta ribellarsi.
salvini giorgettiSALVINI GIORGETTI

La fronda
Nella fronda interna, contro Matteo Salvini, ci sono i governatori di Veneto e Lombardia, Luca Zaia e Attilio Fontana. E poi assessori regionali, consiglieri e amministratori.
VIGNETTA BENNY - LUCA ZAIAVIGNETTA BENNY - LUCA ZAIA





No al patto con il M5S
Tutti non tollerano più l’alleanza con il M5S. Nel settentrione, il consenso leghista rischia di erodersi. Giorgetti è diventato l’interlocutore di quel mondo leghista. L’unico punto di riferimento sui cui si scaricano paure e richieste. Quella parte della Lega ha allacciato il filo del dialogo con Silvio Berlusconi.

La tensione
Il nervosismo del ministro dell’Interno è frutto di una timida sintonia tra gli ambienti di Forza Italia e il mondo leghista. Salvini è obbligato a dare risposte al Nord. L’autonomia è un primo tentativo di ricucire il rapporto con il nord leghista. Ma dietro l’angolo si nasconde la trappola: l’insidia di un ribaltone interno guidato dal trio Zaia, Giorgetti-Fontana.
zaiaZAIA
Il gruppo romano
A Roma, il ministro ha portato tutti i fedelissimi: deputati e senatori (alla prima esperienza) pronti a dare la vita per il Capitano. Ma non basta. Non è sufficiente. Salvini rischia di essere un capitano senza un esercito. Orfano dell’esercito del Nord.

Fonte: qui


“SALVINI E’ DIVENTATO LO SCENDILETTO DI DI MAIO” 

FELTRI RANDELLA: “PENSAVAMO FOSSE TUTTO DI UN PEZZO E INVECE I PENTASTELLATI LO HANNO FATTO A PEZZETTI, PIEGANDOLO ALLE LORO UBBIE 

QUESTO MINISTERO, DENOMINATO DEL CAMBIAMENTO, NON SOLO HA PEGGIORATO LO STATUS QUO: SI STA AVVIANDO A DIMOSTRARSI IL PIÙ DANNOSO DELLA STORIA REPUBBLICANA 

CASTIGA GLI IMPRENDITORI E INCORAGGIA I FANNULLONI…”

Vittorio Feltri per “Libero quotidiano”

feltri salviniFELTRI SALVINI
Dispiace vedere uno forte come Salvini diventare lo scendiletto di Di Maio; mette malinconia. Pensavamo fosse tutto di un pezzo e invece i pentastellati lo hanno fatto a pezzetti, piegandolo alle loro ubbie. La cosiddetta manovra, che doveva essere ardita, si è rivelata una specie di suicidio assistito dall' Europa. Il sovranismo sbandierato dal governicchio è impallidito. Ma non è questo il problema.

La Lega si è ammosciata per reggere la coda ai cinquestelle che hanno imposto il reddito di cittadinanza, mentre essa ha rinunciato alla Flat tax, cioè la diminuzione drastica delle imposte, preferendo insistere sulla modifica della legge Fornero, combattendo la quale è riuscita a peggiorarla di brutto, penalizzando milioni di pensionati, che hanno pagato inutilmente i contributi all' Inps. Uno scandalo senza precedenti.
matteo salvini luigi di maioMATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO

Questo ministero, denominato del cambiamento, non solo ha peggiorato lo status quo: si sta avviando a dimostrarsi il più dannoso della storia repubblicana. Non riduce di un euro il peso fiscale, anzi lo aumenta, e produce una serie di iniquità spaventose, tipiche dei dilettanti allo sbando.

Castiga gli imprenditori, gli unici in grado di rilanciare l' economia, e incoraggia i fannulloni a non lavorare dato che incasseranno l' assegno previsto per chi, non sapendo fare un mestiere, se ne sta a casa a grattarsi il ventre. Siamo all' assurdo, dare soldi a gente senza arte né parte e toglierne ai vecchi che hanno sgobbato una vita.
Davanti a cotanto sfacelo Salvini non ha battuto ciglio pur di compiacere ai grillini, i quali puntano sull' assistenzialismo per procacciarsi i voti del Sud. Così agendo egli perderà consensi, come si evince dai recenti sondaggi che lo danno in calo.

feltri salviniFELTRI SALVINI
Indubbiamente, Matteo con la sua politica di contenimento della immigrazione selvaggia si è guadagnato molti suffragi, superando il Movimento 5 Stelle nelle ricerche demoscopiche, tuttavia, concedendo ai pentastellati la possibilità di esercitare uno strapotere su qualsiasi materia finanziaria, è destinato ad affondare nella mediocrità. Probabilmente a gennaio, se riuscirà a fare gol sulla legittima difesa, otterrà buoni risultati, però ciò non basterà a restituirgli la fiducia piena degli italiani.

Un Salvini incapace di imporsi a Di Maio rimedia una figura da ciula e rischia di dissipare la propria popolarità. Dispiace. Verificare che un politico cui avevi dato credito si lascia turlupinare da un ragazzetto che bisticcia con i congiuntivi è deprimente. Come si fa a donare il sussidio a migliaia di extracomunitari e a segare l'assegno ai nostri anziani? Che giustizia sociale è?
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTEMATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE

Inoltre è incomprensibile mortificare l'editoria, togliendole risorse e, nel contempo foraggiare alla grande il cinema, la Rai (la quale spende milioni per un programma) e mantiene un esercito di sfaccendati, nonché gli enti lirici. Giusto dire che le aziende devono stare sul mercato, ma non soltanto quelle giornalistiche. O tutte o nessuna caro leader del Carroccio. Non è lecito dividere coloro che percepiscono in figli e figliastri, altrimenti viene il sospetto che i governanti lecchino le terga di qualcuno e diano calci nel didietro ad altri.

Matteo dice che chiunque è obbligato a sopportare dei sacrifici. Come no? Qui però soffre solamente qualcuno che sta sul gozzo all' esecutivo più scalcinato dell' ultimo mezzo secolo. Poi minacciate di aumentare l' Iva il prossimo anno. Ci volete mandare in malora, è evidente. Ma non ne sarete capaci perché vi spediremo in mona noi per primi. Molto presto.

Fonte: qui


PER COMPENSARE L’AUMENTO DI SPESA DERIVANTE DA QUOTA 100 IL GOVERNO RIDUCE L’INDICIZZAZIONE AL COSTO DELLA VITA PER CHI SI È GIÀ RITIRATO DAL LAVORO: CHI È GIÀ IN PENSIONE PAGHERÀ PER L’USCITA ANTICIPATA DEGLI ALTRI 

LA POSSIBILITÀ DI USCIRE CON 62 ANNI DI ETÀ E 38 DI CONTRIBUTI DURERÀ 3 ANNI, POI…

Luca Cifoni per “il Messaggero”

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINIGIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI
Maggiore spesa previdenziale contenuta a circa 4 miliardi nel 2019, che però risalgono a 8,3 e poi a 8,7 nei due anni successivi. È questo il costo che il governo accetta di sostenere per mandare in pensione anticipata, rispetto alle regole della riforma Fornero, alcune centinaia di migliaia di italiani. Un' operazione che certamente va a toccare un nervo ancora scoperto nel Paese, ma che allo stesso tempo inverte una tendenza che durava da 25 anni, nei quali i diversi esecutivi che si sono succeduti hanno ritenuto di dover ridurre il debito previdenziale verso le generazioni future, a beneficio della stabilità complessiva del Paese.

PENSIONE 1PENSIONE 1
IL MECCANISMO
La scommessa del governo è duplice: da una parte svuotare con il meccanismo di quota 100 il bacino di coloro che erano appunto rimasti bloccati dalla drastica riforma del 2011, dall' altra liberare spazi nel mercato del lavoro, favorendo quindi le assunzioni. La possibilità di uscire con 62 anni di età e 38 di contributi dovrebbe essere offerta solo per tre anni, per poi essere superata dalla riduzione a 41 del requisito contributivo per la pensione anticipata già oggi in vigore. In questo modo l' effetto per strutturale della misura risulterebbe depotenziato, sempre che nel 2021 il governo che ci sarà abbia la forza politica di imporre un rialzo dei requisiti.
luigi di maio giuseppe conte matteo salviniLUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI

Intanto però nella legge di Bilancio non c' è solo quota 100. Altre misure puntano a fare cassa nell' immediato per compensare almeno in parte l' aumento della spesa derivante dai maggiori flussi in uscita. Così è stato riproposto in forma appena ammorbidita il meccanismo che riduce l' indicizzazione al costo della vita delle pensioni in essere (al di sopra dei 1.520 euro lordi mensili), destinato a venir meno il prossimo anno.

PENSIONEPENSIONE






Viene definito raffreddamento: la rivalutazione viene riconosciuta ma in percentuale via via ridotta al crescere dell' assegno. In qualche modo quindi sono coloro che si trovano già in pensione a dover contribuire a finanziare le uscite anticipate. Gli importi risultano più contenuti ma non trascurabili: 253 milioni il primo anno, 745 il secondo, 1,2 miliardi il terzo. Lo schema è stato diluito rispetto alla versione originariamente introdotta dal governo Letta nel 2014 e poi applicato per cinque anni.

LUIGI DI MAIOLUIGI DI MAIO
L' adeguamento sarà pressoché totale (97 per cento) fino ai 2.028 euro lordi mensili, poi si ridurrà fino ad arrivare al 40 per cento per gli assegni oltre i 4.560 euro mensili. Ancora più su, a 100 mila euro lordi mensili, scatta il contributo di solidarietà per le pensioni retributive. Il prelievo durerà cinque anni e sarà applicato a scaglioni, con percentuali dal 15 al 40 per cento. In tutto riguarda poco più di 24 mila trattamenti (di cui solo 23 superano il mezzo milione di euro l' anno). In termini netti, ovvero tenendo conto delle minori entrate fiscali, il beneficio per lo Stato è calcolato intorno agli 80 milioni di euro l' anno.
LUIGI DI MAIOLUIGI DI MAIO

Nella visione di Luigi Di Maio, soldi che dovrebbero finanziare l' innalzamento a 780 euro dei trattamenti minimi e sociali. Di questo intervento però non c' è traccia nel maxi-emendamento: è possibile che - data la complessità della materia - finisca in una legge delega e quindi entri in vigore in solo in un secondo momento.

L' esecutivo rischia però seriamente di dover difendere l' intervento sulle pensioni alte davanti alla Corte costituzionale: nell' attuale testo non è prevista nemmeno esplicitamente una destinazione solidaristica di questi risparmi, condizione posta in passato dalla Consulta per affermarne la legittimità.

Fonte: qui


UN GRUPPO DI SENATORI M5S, DA PAOLA NUGNES A GREGORIO DE FALCO, E’ PRONTO A  LASCIARE IL MOVIMENTO A INIZIO 2019 PER PASSARE AL GRUPPO MISTO 

LA GOCCIA CHE PUÒ FAR TRABOCCARE IL VASO POTREBBE ESSERE IL SÌ DEL GOVERNO ALLA BATTAGLIA DELLA LEGA SULL'AUTONOMIA…

Emilio Pucci per “il Messaggero”

gregorio de falco paola nugnesGREGORIO DE FALCO PAOLA NUGNES
«Ormai per noi si è aperto il Mar Rosso...». Al Senato ieri i fari erano puntati sulla manovra ma in un angolo della sala antistante l' Aula di palazzo Madama i dissidenti del Movimento 5Stelle discutevano di un altro tema. E' arrivato infatti il verdetto dei probiviri che hanno bacchettato il comportamento di quei senatori pentastellati rei di aver «creato imbarazzo» così si legge nella comunicazione al Movimento durante le votazioni sul dl sicurezza.

«Da oggi in poi sarete sotto esame», l' avvertimento. Un documento che però in pochi sono disposti a riconoscere.  Nel mirino sono finiti Paola Nugnes, Gregorio De Falco, Elena Fattori, Matteo Mantero e Virginia La Mura. Alcuni stanno preparando una memoria difensiva. Nugnes preferisce non rilasciare commenti ma ad alcuni M5S ha confidato di voler lasciare all' inizio del prossimo anno, di voler passare al gruppo Misto.

paola nugnesPAOLA NUGNES
La goccia che può far traboccare il vaso potrebbe essere il sì del governo alla battaglia della Lega sull' autonomia. Qualche suo collega ha raccolto il suo sfogo: «Dopo il sì al dl sicurezza e alla legittima difesa c' è la retromarcia sul global compact e sugli F35 e ora l' esecutivo si appresta a maltrattare il Sud, è troppo». Ma nel limbo ci sono anche gli altri malpancisti.

ESCLUSI DALLE CHAT
Nessuno di loro pensa di non votare la manovra ma subito dopo si farà il punto. «Siamo stati emarginati. Basta votare fiducie, non è questo il modo. Io non esco ma so come va a finire nel Movimento», dice la Fattori. Il timore è che arrivi un provvedimento di espulsione che i vertici M5S negano di voler emettere.

elena fattoriELENA FATTORI


«Ci hanno esclusi. Io riconosco che fuori dal Movimento non c' è niente ma così non posso dare alcun contributo», commenta il comandante De Falco, «sono stato fatto fuori anche dalle chat interne». Al suo fianco ci sono altri due senatori che non nascondono il malessere per come operano i vertici. «C' è solo una linea, chi non si adegua va nel limbo», si sfoga una senatrice. «Ma nelle regole interne è scritto chiaro e tondo che ognuno può esprimere la propria opinione. Su quali basi devo essere bacchettato?», si chiede ancora De Falco che poi ironizza: «Non ho ricevuto alcuna comunicazione. Il mio assistente era distratto...».

Fonte: qui

PER DI MAIO E SALVINI ARRIVA IL CEFFONE FINALE: ESSERE ETICHETTATI COME SCHIAVI DELL’EUROPA DA MARIO MONTI

IL SENATORE A VITA: “NESSUNA MANOVRA HA MAI SUBITO UNA DETTATURA DEL GENERE DA BRUXELLES 

DOPO PROCLAMI E TANTE FALSITÀ SONO STATI COSTRETTI ALL’ADDIO FORZATO ALLA LORO ADOLESCENZA, RICONOSCENDO L’ISTITUZIONE EUROPEA…”


mario montiMARIO MONTI
La retromarcia improvvisa del governo gialloverde fa dire a qualche collega, durante lo scambio degli auguri di Natale, con un velo di ironia che «è nato il Monti bis!». Mario Monti, capo del governo tecnico del 2011, sorride ma in una intervista a Il Foglio dice di non essere d’accordo: «L’attuale maggioranza è composta dai soli due partiti che non si sono assunti la responsabilità dell’emergenza del 2011. La Lega dal Parlamento e il M5s dalle piazze e dai social media hanno costruito una fake history, un mosaico composto da pezzi di falsità, e su questa base hanno promesso di fare il contrario qualora fossero andati al governo».

matteo salvini luigi di maioMATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO - CHE FIGURA DI M...
E ora, passati dalla protesta alla proposta, è arrivato un bagno di realtà (qui l’intervista del premier Conte al Corriere: «Ecco come ho convinto la Ue»): «Nessuna manovra ha mai subito una dettatura del genere da Bruxelles», affonda il colpo il senatore a vita. Che poi aggiunge: «Nella politica c’è una divaricazione sempre più ampia tra le capacità necessarie per essere eletti e quelle necessarie per governare bene — spiega l’ex premier —. Ma queste attitudini dovrebbero trovare una composizione».



«ESPROPRIATO IL RUOLO DEL PARLAMENTO»

Adesso, dopo il soffertissimo via libera dalla Ue sulla manovra, si è quindi aperta una nuova fase: «Sì, ed è il raggiungimento a ritmo forzato dell’età adulta da parte di due adolescenti, Di Maio e Salvini, brillantissimi nella costruzione del consenso attraverso la falsità, forse anche inconsapevoli che si tratta di falsità».

conte salvini di maioCONTE SALVINI DI MAIO
Ora forse c’è maggiore consapevolezza: «Cadono sulle loro teste, una dopo l’altra, le tegole della loro costruzione di bugie. È anche un modo per riscoprire la realtà. Ma a caro prezzo per il Paese, perché mai ho visto un tale ruolo di dettatura da parte di Bruxelles, che ha voluto dire un’espropriazione del ruolo del Parlamento, che è la più diretta espressione del popolo. Del resto lo si è visto anche nei dettagli, la discussione in Senato è stata ritardata di un’ora in attesa della dichiarazione di Dombrovskis e Moscovici». (Qui: ecco come si è arrivati all’accordo con i vertici Ue sui conti italiani).

«IL SOVRANISMO SI È SOTTOMESSO»

SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIOSALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO

È il paradosso del sovranismo, che alla fine si è sottomesso a quelli che venivano considerati «zombie» da spazzare via alle europee: «Eravamo partiti con “me ne frego dell’Europa”, “lo spread me lo mangio a colazione” e “quello è un ubriacone”... ma la cosa piu’ importante che e’ avvenuta e’ il riconoscimento dell’Ue, il riconoscimento politico e diplomatico delle istituzioni europee».

Fonte: qui



MATTIA FELTRI SPIEGA, A CHI GODE PER LE DIFFICOLTA' DI LEGA E M5S, CHE ARIA TIRA NEL PAESE: “VADANO A VEDERSI I COMMENTI AL TWEET IN CUI SALVINI SI COMPIACE DEL COMPROMESSO, NON C’È MICA SCRITTO RIVOTEREMO BERLUSCONI E RIVOTEREMO RENZI, C'È SCRITTO NON VI VOTEREMO PIÙ, VOTEREMO CASAPOUND, C'È SCRITTO SCENDEREMO IN PIAZZA, CI PRENDEREMO I NOSTRI DIRITTI. DOPO QUESTO GOVERNO CI SONO IL FUOCO E LE FIAMME” 

IL SAGGIO CHE SPIEGA PERCHE' LA DEMOCRAZIA NON E' SCONTATA...

IL PADRONE COL RANDELLO
Mattia Feltri per “la Stampa”

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTEMATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE
Si poteva pensare, o perlomeno sperare, che qualcuno dell' opposizione dicesse meglio così, la manovra è ancora pessima, le tasse aumenteranno di molto e purtroppo staremo un po' peggio, ma è stato giusto evitare lo scontro con l' Unione europea perché altrimenti saremmo andati al disastro. Macché erano tutti giocondi, assai divertiti e piuttosto irritati. Alla faccia del sovranismo, è una manovra dettata da Bruxelles, sono sovranisti senza sovranità, hanno saputo dire solo signorsì: ecco qua il coro di giulebbe di Silvio Berlusconi, Matteo Renzi e a scendere qualche dozzina di avversari del governo e di bizzarri europeisti.

RENZI BERLUSCONIRENZI BERLUSCONI



L' allucinata drammaturgia italiana ci ha dunque proposto Lega e Cinque stelle che, dopo aver accusato Pd e Forza Italia di essere agli ordini dell' Europa, ora sono accusati di essere agli ordini dell' Europa da Pd e Forza Italia, e dopo mesi in cui Lega e Cinque stelle giuravano che mai avrebbero preso ordini, e mesi in cui Forza Italia e Pd invece li incitavano a prenderne. Badate che è un capolavoro.

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni triaLUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI GIOVANNI TRIA





Un formidabile atto di miopia che, all' unanimità, riconsegna all' Ue il ruolo di padrone col randello, ma non riconsegnerà alla minoranza il ruolo di maggioranza. Con questi sistemi se lo scordino. Per curiosità vadano a vedersi i commenti al tweet in cui Matteo Salvini si compiace del compromesso: non c' è mica scritto rivoteremo Berlusconi e rivoteremo Renzi, c' è scritto non vi voteremo più, voteremo CasaPound, c' è scritto scenderemo in piazza, ci prenderemo i nostri diritti. Dopo questo governo, con questa opposizione, ci sono il fuoco e le fiamme.

LA  DEMOCRAZIA? NON È SCONTATA..
Giampietro Berti per “il Giornale”

parigi gilet gialliPARIGI GILET GIALLI
Di cosa vive la democrazia liberale? È la domanda posta da Dario Antiseri, Enzo di Nuoscio e Flavio Felice nel loro Democrazia avvelenata (Rubbettino). Risposta: vive di due fondamentali condizioni, che rimandano a valori diversi ma convergenti. La prima è la possibilità di un libero confronto fra tutti i suoi partecipanti, fondato su argomentazione razionale, capacità critica e autonomia di giudizio; la seconda è possibilità stessa di questa discussione, possibilità che trova la sua massima espressione umanistica nel valore universale del cristianesimo: Socrate non può vivere senza Gesù, Gesù vive politicamente attraverso Socrate, vale a dire il personalismo cristiano - e ciò che mutua dalla filosofia greca - dà la vera forza civile alla vita politica.
gilet gialli parigiGILET GIALLI PARIGI

Libertà, uguaglianza, giustizia, solidarietà, sia pure in modo imperfetto, hanno trovato nelle società liberaldemocratiche, rette sul principio cristiano della convivenza fra tutti gli esseri umani, il vero luogo di esistenza. Ciò è stato possibile solo in Occidente, il quale, al netto di tanti orrori politici e sociali, è il punto più alto finora conosciuto della civiltà umana.

Perché oggi la democrazia è avvelenata? Perché è sottoposta ad attacchi di varia natura scaturiti dalle molteplici incongruenze della modernità; un fuoco incrociato dovuto soprattutto a nuove forme dell' uso demagogico da parte di alcuni media diretti a manipolare l' opinione pubblica attraverso i social network, i quali ultimi in virtù della loro onnipervasività possono diffondere notizie false, esercitando un potere di persuasione su coloro che sono privi di capacità critica e perciò ricettivi alla iper-semplificazione scaturita dall' identificazione fra etica e politica: il mondo viene diviso in buoni e cattivi.
MOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANAMOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANA

I cittadini sono così ridotti a pubblico passivo e influenzabile. Oltre al ricorrente conflitto fra poteri economici e istituzionali, e all' inadeguatezza di alcune forze politiche - specialmente di recente formazione - per affrontare i problemi in corso, si assiste quotidianamente a un confronto politico sempre meno attento alla realtà e sempre più orientato alla ricerca di un consenso immediato, seguito dall' annuncio irresponsabile di promesse risolutive che poi non sono mantenute. Di qui le continue frustrazioni per le aspettative disattese.

A ciò vanno aggiunti i due fattori specifici prodotti dalla globalizzazione, l' immigrazione e il terrorismo, fattori che vengono percepiti da buona parte della popolazione come una complessiva resa dell' Occidente. Tutto questo alimenta un senso di incertezza e di precarietà.
gilet gialli bruxellesGILET GIALLI BRUXELLES

A fronte di tutto ciò, gli autori, richiamandosi agli insegnamenti di Popper e Hayek, Mises e Röpke, oppongono una difesa filosofica, storica, sociologica della democrazia, concepita come «società aperta», dove la sua stessa esistenza non è considerata una realtà acquisita ma una conquista giornaliera: l' esito di una continua dialettica fra le forze in campo perché niente deve essere dato per scontato. Solo così sarà possibile elevare la qualità delle istituzioni democratiche, sottraendole al pericolo paventato da Gaetano Salvemini, secondo cui «in questo mondo possiamo scegliere solo tra purgatorio e inferno. La democrazia è il purgatorio. Ma la dittatura e l' inferno».

Fonte: qui


SI CHIUDE LA MANOVRA? RISPUNTANO LE ''MANINE''! MA SONO SEMPRE GRILLINE… 

L'EMENDAMENTO CHE FA INFURIARE I MEDICI FISCALI E CHE LAVORANO PER L'INPS È TORNATO PER LA QUARTA VOLTA: ''UNA TRAGEDIA PERFETTA CHE PORTEREBBE AL LICENZIAMENTO DI MOLTI DOTTORI, AL PRECARIATO E ALLA DISFUNZIONE'' DELL'ATTIVITÀ DEI MEDICI E DELLE COMMISSIONI DI INVALIDITÀ CIVILE. IL TUTTO SENZA COPERTURE


Delirio governativo: un emendamento fa impazzire i medici fiscali e i medici convenzionati esterni che lavorano per l'Inps nelle commissioni di invalidità. Nella manovra è stato inserito e tolto quattro volte (e ieri sera di nuovo inserito, tolto e inserito di nuovo dall'ennesima ''manina'') un concorso per 708 medici, di cui circa 500 riservati ai fiscali. Se non fosse che oggi i medici fiscali sono oltre 1000 e già non ce la fanno a gestire il carico di lavoro, così come i medici delle commissioni di invalidità che sono 1200 e oltre, mentre l'emendamento riserverebbe loro solo 200 posti.

Che fine fanno le commissioni di invalidità civile? L'emendamento ha scatenato la protesta di tutti i coinvolti, dall'ordine dei medici fino ai sindacati di settore: ''una tragedia perfetta'' che porterebbe al licenziamento di molti dottori, all'aumento del precariato e alla disfunzione dell'attività medica Inps. Ieri una delegazione di medici ha incontrato la senatrice Catalfo che li ha rassicurati si sarebbe impegnata per la rimozione  dell'emendamento. Che, magia, è invece ancora lì . E oggi si vota…

Medico, Ginecologo, Segretario Nazionale Settore FIMMG INPS.

Qualcuno spieghi come sia possibile che venga ripresentato,dalla Senatrice Pirro. L'emendamento Catalfo 1.1481,da tutti giudicato una tragedia perfetta,licenziamento di medici, aumento precariato disfunzioni dell'attività medica Inps @CatalfoNunzia@LaCastelliM5s @PirroElisa


medico fiscaleMEDICO FISCALE



MANOVRA. FNOMCEO ALL’ATTACCO: “RITIRARE EMENDAMENTO CATALFO, STABILIZZARE INVECE I MEDICI FISCALI E I MEDICI CONVENZIONATI ESTERNI”

Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri.

La Federazione si scaglia contro la proposta che prevede l’apertura di una procedura concorsuale per 708 medici deputati a svolgere tutte le funzioni medico legali istituzionali, compresa la medicina fiscale, anche stornando risorse dal fondo per il controllo dei lavoratori in malattia. Anelli: “L’approvazione di questo emendamento comporterebbe il fallimento della riforma del Polo Unico della Medicina fiscale”.
medicoMEDICO
17 DIC - Quando un emendamento analogo era stato presentato alla Camera, le sigle sindacali di settore lo avevano definito ‘la tempesta perfetta della medicina fiscale’: ora un nuovo emendamento alla Legge di Bilancio, il 1.1481 (testo 2), che vede come prima firmataria Nunzia Catalfo, presentato al Senato, in Commissione Bilancio, prevede l’apertura di una procedura concorsuale per 708 medici deputati a svolgere tutte le funzioni medico legali istituzionali, compresa la medicina fiscale, anche stornando risorse dal fondo per il controllo dei lavoratori in malattia.

“L’approvazione di questo emendamento comporterebbe il fallimento della riforma del Polo Unico della Medicina fiscale – spiega il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli -, compromettendone uno dei cardini, cioè la certezza delle visite di controllo”.

“L’indizione di una procedura concorsuale per 708 posti, dei quali solo 354 riservati per i 2150 medici che, a vario titolo, lavorano per l’Ente da decenni, occupandosi delle funzioni di medicina fiscale, previdenziale e assistenziale, sarebbe oltre che del tutto inefficace, profondamente ingiusta – continua Anelli -,perché spazzerebbe via la maggior parte dei 1250 medici fiscali e dei 900 medici convenzionati esterni”.

di maio catalfoDI MAIO CATALFO
“Chiediamo dunque con forza che l’emendamento sia ritirato o respinto – conclude – e rinnoviamo, nel contempo, la richiesta, già avanzata ai ministri competenti, di stipulare in tempi brevi l’Accordo Collettivo nazionale per disciplinare il rapporto di lavoro tra l’INPS e i medici fiscali, e di stabilizzare i medici convenzionati esterni che collaborano con l’Istituto, garantendo loro un rapporto di lavoro con tutele pari a quelle presenti in tutte le convenzioni del SSN”.

MEDICI INPS, FNOMCEO: “MANOVRA, RITIRARE EMENDAMENTO CATALFO, STABILIZZARE INVECE I MEDICI FISCALI E I MEDICI CONVENZIONATI ESTERNI”

Quando un emendamento analogo era stato presentato alla Camera, le sigle sindacali di settore lo avevano definito ‘la tempesta perfetta della medicina fiscale’: ora un nuovo emendamento alla Legge di Bilancio, il 1.1481 (testo 2), che vede come prima firmataria Nunzia Catalfo, presentato al Senato, in Commissione Bilancio, prevede l’apertura di una procedura concorsuale per 708 medici deputati a svolgere tutte le funzioni medico legali istituzionali, compresa la medicina fiscale, anche stornando risorse dal fondo per il controllo dei lavoratori in malattia.

“L’approvazione di questo emendamento comporterebbe il fallimento della riforma del Polo Unico della Medicina fiscale – spiega il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli -, compromettendone uno dei cardini, cioè la certezza delle visite di controllo”.

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTEMATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE
“L’indizione di una procedura concorsuale per 708 posti, dei quali solo 354 riservati per i 2150 medici che, a vario titolo, lavorano per l’Ente da decenni, occupandosi delle funzioni di medicina fiscale, previdenziale e assistenziale, sarebbe oltre che del tutto inefficace, profondamente ingiusta – continua Anelli -, perché spazzerebbe via la maggior parte dei 1250 medici fiscali e dei 900 medici convenzionati esterni”.

“Chiediamo dunque con forza che l’emendamento sia ritirato o respinto – conclude – e rinnoviamo, nel contempo, la richiesta, già avanzata ai ministri competenti, di stipulare in tempi brevi l’Accordo Collettivo nazionale per disciplinare il rapporto di lavoro tra l’INPS e i medici fiscali, e di stabilizzare i medici convenzionati esterni che collaborano con l’Istituto, garantendo loro un rapporto di lavoro con tutele pari a quelle presenti in tutte le convenzioni del SSN”.