PER QUESTO ANCHE SE LA COMMISSIONE CHE STA FACENDO L’ANALISI COSTI-BENEFICI È DICHIARATAMENTE CONTRARIA ALL’OPERA, L’ALTA VELOCITÀ SI FARÀ
IL GIALLO DELLA NOTIZIA LANCIATA DA “BLOOMBERG” E SMENTITA DA TONINELLI.
ALLA FINE COME PER IL TERZO VALICO IL GOVERNO DOVRÀ TENERE CONTO DEL PARERE DEI LEGALI, CHE SCONSIGLIANO IL BLOCCO
TAV, NO DELLA COMMISSIONE MA LO STOP COSTA 3 MILIARDI
Umberto Mancini per “il Messaggero”
La notizia, lanciata da Bloomberg, ha spiazzato il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. L' agenzia, solitamente ben informata, ha dato infatti per certa la bocciatura della Tav da parte della commissione tecnica voluta proprio da Toninelli e presieduta, come noto, da un economista dichiaratamente No-Tav, il professor Marco Ponti. Dall' analisi costi benefici, sempre secondo l' agenzia, sarebbe emerso che il progetto è «economicamente insostenibile, che i numeri sono tutti negativi», e che quindi va fermato. Un verdetto senza appello. Ma forse arrivato in un momento poco opportuno. Tant' è che il ministro ha preso subito le distanze.
Di ufficiale, ha spiegato, ancora non c' è nulla: «Appena ci sarà il rapporto della commissione lo renderemo pubblico». Ma al di là della commissione, palesemente contraria all' opera per stessa ammissione del presidente Ponti, c' è un altro dato sul tavolo del ministro e, ovviamente, su quello di Palazzo Chigi. La scelta finale, quella decisiva, per andare avanti o fermarsi, non sarà legata al rapporto dei tecnici, ma ad una valutazione molto più approfondita che terrà in grande considerazione le ricadute giuridiche di un eventuale stop.
Come fatto del resto con il Terzo valico. Anche qui la commissione incaricata di analizzare costi-benefici ha avanzato, la settimana scorsa, non pochi dubbi sull' economicità dell' opera, peraltro in fase avanzata di costruzione, ma poi l' esecutivo, sentita l' Avvocatura dello Stato e i consulenti legali, si è ben guardato da fare marcia indietro. La retromarcia sarebbe costata infatti oltre 6 miliardi tra ricorsi, sanzioni e violazioni contrattuali. Davvero troppo per un' opera il cui costo finale oscilla intorno ai 6,2 miliardi.
IL MECCANISMO
Adesso è molto probabile che questo schema, già adottato per la Tap (fermare il gasdotto sarebbe costato 40 miliardi) e per il Terzo valico, possa valere anche per la Torino-Lione. Del resto il commissario straordinario Paolo Foietta lo ha ripetuto in tutti i modi. «Rinunciare alla Torino-Lione - ha spiegato - costerebbe circa 3 miliardi di euro, la perdita di migliaia di posti di lavoro, l' isolamento dell' Italia dal resto d' Europa, con un danno enorme per l' economia del Paese, i commerci, l' indotto».
Insomma, un salasso per le casse dello Stato. Con il rischio, più che concreto, di dover far fronte a centinaia di cause legali. Senza contare poi che la scelta va condivisa con Francia e Unione europea che, come noto, cofinanziano un' opera considerata strategica per lo sviluppo del commercio e la competitività.
IL PERCORSO
Nei giorni scorsi era emerso che su ben 6 tecnici della commissione individuati da Toninelli ben cinque avevano già prodotto in precedenza lavori e analisi contrari la Tav. Scontato quindi che l' analisi non sia positiva.
Anche Mario Virano, direttore generale di Telt, la società incaricata della realizzazione dell' opera, mostra grande cautela: «Non sappiamo nulla e siamo molto prudenti del commentare anticipazioni. Ci devono essere atti ufficiali, che dovranno essere condivisi con la Francia. Siamo in fiduciosa attesa». La partita verrà giocata a Palazzo Chigi.
Da una parte i 5Stelle che non sono disposti a rinunciare, dopo aver perso la battaglia su Tap, Ilva e Terzo Valico; dall' altra la Lega che punterà sui pareri legali e sui costi di un blocco. Forte dell' appoggio dei sindacati, dei lavoratori e delle organizzazioni imprenditoriali. «L' opera deve andare avanti» ha tagliato corto il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti.
Fonte: qui
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