9 dicembre forconi: 05/07/19

martedì 7 maggio 2019

UNA PERSONA SU DUE SOFFRE DI CAPOGIRO, CHE E' UN DISTURBO DIFFERENTE DALLE VERTIGINI

I GIRAMENTI DI TESTA IMPROVVISI POSSONO AVERE CAUSE DIVERSE: SQUILIBRI CARDIOVASCOLARI O NEUROLOGICI, PROBLEMI CERVICALI O ALL’ORECCHIO. UNO DEI FATTORI MAGGIORMENTE RESPONSABILI DEL CAPOGIRO È…
Melania Rizzoli per “Libero quotidiano”

Il capogiro è un disturbo molto diffuso, se si calcola che oltre metà della popolazione mondiale lo ha provato almeno una volta nella vita. Non va confuso con la vertigine, che è tutt' altra cosa e spesso viene invocata come sinonimo, e soprattutto non va mai ignorato, perché il giramento di testa è un sintomo ben preciso, che può essere provocato da molte cause indotte da apparati differenti del nostro organismo, per cui la diagnosi differenziale è importante per individuarne l' origine e per valutare l' importanza di questo campanello di allarme.

Il capogiro si manifesta sempre improvvisamente, con una sgradevole senso di instabilità, di testa fluttuante che si sente ruotare, ed è quasi sempre accompagnato da un lieve senso di stordimento e di sgomento che dura pochi ma interminabili secondi. È un sintomo che infatti spaventa molto, perché si ha la sensazione di perdere momentaneamente l' equilibrio, per cui il paziente che lo accusa si sente girare lui stesso e tende a fermarsi di colpo e a cercare un punto di appoggio per il timore di cadere a terra.

Fortunatamente spesso si tratta di un sintomo transitorio, non sempre indicativo di una patologia in atto, ma comunque il giramento di testa è una manifestazione di sofferenza, più o meno lieve, di una parte dell' organismo che invia un segnale al cervello per attenzionare il soggetto durante la sua attività motoria e di veglia. Le cause sono molteplici, perché il capogiro improvviso può dipendere da una disfunzione dell' apparato cardiovascolare, di quello neurologico, gastrointestinale ed ematologico, oppure essere correlato a condizioni patologiche della colonna cervicale o dell' orecchio nella sua parte vestibolare, deputata appunto all' equilibrio.

capogiroCAPOGIRO
SINTOMI DA CAPIRE 

Ma come fa una persona a capire immediatamente l' origine e quindi la causa del giramento di testa, e decidere se rivolgersi ad un medico ?

Uno dei fattori maggiormente responsabili del capogiro improvviso è l' ipotensione ortostatica, ovvero lo sbalzo di pressione arteriosa che si manifesta, soprattutto negli individui ipotesi (con la pressione bassa), per esempio durante il rapido passaggio dalla posizione supina o seduta a quella eretta, oppure al mattino quando ci si alza bruscamente dal letto senza dare il tempo all' organismo di stabilizzare il circolo

Ma tale sintomo può essere indice pure di ipertensione, anche se la pressione molto alta, essendo un pericolo a livello vascolare e cardiaco, associa sempre al capogiro altri segnali concomitanti, quali per esempio la cefalea, la nausea, il ronzio auricolare, disturbi visivi di vario genere ed oppressione toracica.

Le alterazioni della glicemia sono un' altra frequente causa di giramenti di testa improvvisi, perché la ridotta concentrazione di glucosio nel sangue (ipoglicemia), che si instaura nel digiuno prolungato o durante un regime dietetico dimagrante privo di glucidi, oppure quando si soffre di diabete e si eccede con i farmaci ipoglicemizzanti, viene immediatamente percepita dal cervello, il quale invia il segnale del capogiro, insieme a vari e importanti altri sintomi indicativi della carenza di zucchero.

L' artrosi delle vertebre cervicali inoltre, comportando la compressione dei vasi sanguigni e dei nervi che sono diretti alle strutture che concorrono al senso di equilibrio, durante l' assunzione di posture scorrette, o quando non si è attenti ad evitare movimenti bruschi del capo, è un' altra delle cause principali responsabili della sintomatologia, spesso associata a cervicalgia ed intorpidimento o formicolio degli arti superiori.

Spesso però il capogiro rappresenta solo uno degli aspetti di un complesso sintomatologico più ampio, ed alcune situazioni patologiche dell' apparato uditivo, a cominciare dall' orecchio, possono far insorgere sintomi che comprendono la sensazione di vertigine ed anche il giramento di testa improvviso, che trova la sua spina irritativa e scatenante in malattie dell' apparato vestibolare (orecchio interno), il quale ha un ruolo fondamentale nel mantenimento dell' equilibrio, e che è strettamente collegato al cervelletto, posizionato nella parte nucale dell' encefalo, il quale controlla la coordinazione dei movimenti del corpo, e con il quale ha una comunicazione continua, diurna e notturna.

La differenza tra capogiro e vertigine è che il primo corrisponde a una sensazione di scarso equilibrio ed è spesso riferita come un' oscillazione del corpo simile a quella che si prova stando in barca, oppure come se si camminasse su un materasso molle, mentre la vertigine è la sensazione di rotazione dell' ambiente, e chi la avverte vede gli oggetti muoversi in cerchio come se si trovasse su una giostra. Inoltre, mentre il capogiro non è una patologia ma un sintomo il più delle volte transitorio, la vertigine, pur manifestandosi sporadicamente, tende a persistere a lungo, e ciò che confonde questi due disturbi è che per entrambi si prova la perdita di equilibrio.
capogiroCAPOGIRO

PATOLOGIE DIVERSE 

Ma la vertigine è espressione di due organi precisi, di un deficit dell' orecchio nella sua parte labirintica oppure dell' encefalo nella sua porzione posteriore (cervelletto e tronco encefalico), ha durata molto breve ed ha come causa scatenante alcuni movimenti della testa, come per esempio abbassarsi a prendere qualcosa, o guardare in alto come cercare un libro in un ripiano alto della libreria, ed inoltre essa si accompagna a sintomi quali nausea, vomito e sudorazione.

Altri fattori che provocano il giramento di testa sono alcune malattie del cuore, l' anemia conclamata, la disidratazione, i colpi di calore, le emorragie, l' ictus cerebrale, le crisi di panico e perfino alcuni farmaci, tra i quali si segnalano con maggiore frequenza quelli della disfunzione erettile, poiché essendo in pratica degli ipotensivi, provocano spesso giramenti di testa nel cambio repentino della postura, con ritardo della regolazione pressoria del sangue, ed elevato rischio di sincope, ovvero di caduta a terra con perdita temporanea di coscienza, anche a un giorno o due di distanza dalla assunzione. Le cause invece più frequenti di vertigini sono, per quanto riguarda l' orecchio, la labirintite, la neurite vestibolare e la sindrome di Ménière, mentre se di origine cerebrale, possono essere causate da emicrania, neurinoma acustico, sclerosi multipla, emorragie cerebrali e da tutti i tumori del cervello. Comunque, sia il capogiro che la vertigine, se sono un sintomo sporadico non ci si deve preoccupare più di tanto, mentre se iniziano a diventare disturbi ricorrenti o cronici, vanno assolutamente approfonditi e diagnosticati, per individuarne la causa precisa, e possibilmente curarla ed eliminarla.

Fonte: qui

TRA I MILITARI CRESCE IL MALCONTENTO CONTRO L’OPERATO DEL MINISTRO DELLA DIFESA

SE PURE I GENERALI, ABITUATI ALL’OBBEDIENZA, SONO ARRIVATI A QUESTO PUNTO, SIGNIFICA CHE SIAMO ARRIVATI A UN PUNTO DI NON RITORNO 
L’ISTRUTTORIA SUL GENERALE PAOLO RICCÒ, IL RIORDINO DELLE CARRIERE, L’INFLUENZA DI LUIGI DI MAIO E L’INSOFFERENZA DI SALVINI: TUTTI I FRONTI APERTI
Chiara Giannini per “il Giornale”

Il malcontento tra i militari cresce. Le esternazioni del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, in seguito all' apertura di un' istruttoria nei confronti del generale Paolo Riccò, che lo scorso 25 aprile aveva abbandonato la cerimonia della festa della Liberazione a Viterbo in seguito agli attacchi dell' Anpi, non sono piaciute né alla base né ai vertici delle Forze armate. Sui social la polemica si è scatenata, tanto che è stato creato un gruppo, che conta oltre 4.400 iscritti, dal nome «Io sto con il generale Paolo Riccò».

paolo ricco' 3PAOLO RICCO'
Il fatto è che il ministro, nel corso del suo anno di mandato, ha fatto un sacco di promesse, ma ne ha mantenute poche, a partire da quelle sul riordino delle carriere, tanto che un delegato Cocer ha dovuto fare, nel silenzio più assoluto della Difesa, 40 giorni di sciopero della fame per avere le rassicurazioni del caso dal premier Giuseppe Conte.
I militari sono abituati all' obbedienza, al rispetto dell' istituzione, per cui se sono arrivati a questo punto è perché davvero non ne possono più dell' agire dei 5 stelle. Tutto passa per la piattaforma Rousseau, con decisioni che cadono dall' alto.

giovanni tria saluta elisabetta trenta (1)GIOVANNI TRIA SALUTA ELISABETTA TRENTA 
«La Trenta - racconta un ufficiale - è una brava persona, ma è nelle mani di Di Maio e dei pentastellati. Non ha un suo vero potere decisionale. Il problema non è lei, ma i suoi più stretti collaboratori, che ci chiediamo: sono stati scelti dal ministro o da qualcun altro?». A far infuriare ancora di più sono i recenti attacchi al ministro dell' Interno, Matteo Salvini, i cui consensi sono in crescita anche in ambito Forze armate.
paolo ricco' 2PAOLO RICCO'




Il vicepremier non manca ogni volta di avere premura per le divise e questo piace ai militari, che si sentono, invece, con i 5 Stelle, in mano a dilettanti allo sbaraglio. E il malcontento tocca davvero tutti i livelli, malgrado le apparenze.

salvini ignora elisabetta trentaSALVINI IGNORA ELISABETTA TRENTA
Il generale di brigata in ausiliaria Vincenzo Liguori ha scritto ieri su Facebook, dopo che la Trenta ha cancellato un suo commento: «Lei parla tanto di trasparenza, ma applica la censura nella peggiore forma di bolscevica memoria! Il mio pensiero non offendeva nessuno ed era riferito agli aspetti tecnici delle procedure di accertamento da lei poste in essere e reclamizzate. La sua reazione avvilisce qualsiasi tentativo di dialogo, riducendolo al mero o ti schieri con e mi ossequi o ti cancello! Questa non è democrazia».
elisabetta trentaELISABETTA TRENTA




Il tenente Alessandro Scano, del reggimento Lanceri di Montebello, ferito nel 1993 nei combattimenti di Mogadiscio, non usa mezzi termini sulla vicenda del generale Riccò e si chiede quale sia «l' opportunità, data la gravità e la risonanza mediatica, di verifiche e accertamenti che sono legittimi e previsti dalla legge. Ma anche circa l' opportunità da parte di esponenti dell' attuale governo di pubblicare i propri giudizi sui social». Ricordando il curriculum di Riccò, specifica: «Per noi, la sofferenza e il valore sul campo, non hanno colore.
elisabetta trenta giuseppe conteELISABETTA TRENTA GIUSEPPE CONTE

Chiariscano i politici, nei loro ambiti parlamentari e non nelle cerimonie ufficiali, le loro differenze e soprattutto le loro contraddizioni senza riversare la loro bile ideologica su di noi, sulle nostre famiglie e, peggio, sui nostri caduti». E conclude: «Noi siamo già tutti con Paolo Riccò».

elisabetta trentaELISABETTA TRENTA
Il generale Marco Bertolini, ex comandante del Comando operativo di vertice interforze, candidato alle Europee per Fdi, avanza critiche: «Si sta trasformano una vicenda spiacevole, che poteva essere sbrigata con un encomio solenne all' interessato, in un assist per chi sta cercando di distruggere le Forze Armate; che non sono proprietà del ministro, né della coalizione di governo, ma di tutti gli italiani».

Fonte: qui

UN PAESE DIVISO TRA POVERI CRISTI E SOLITI FURBI

IL 12% DEGLI ITALIANI PAGA IL 58% DELLE TASSE - IL 49,3% DICHIARA DI NON AVERE REDDITO E QUINDI NON PAGA NULLA. 27,3 MILIONI DI ITALIANI PAGANO IN MEDIA 157 € L'ANNO DI TASSE, PRATICAMENTE ZERO CONTRIBUTI, E SARANNO TUTTI A CARICO DELLA COLLETTIVITÀ IN FUTURO. 

I 467MILA CONTRIBUENTI CHE GUADAGNANO IN MEDIA 52MILA EURO NETTI L'ANNO PAGANO IL 19,35% DI TUTTA L’IRPEF

Alberto Brambilla e Paolo Novati (Centro Studi Itinerari previdenziali) per ''L'Economia - Corriere della Sera''

I numeri che non tornano
Politica e media, quasi tutti, sono concordi: siamo un Paese «strozzato» dalle tasse. E, dunque, bisogna ridurre le aliquote, introdurre la flat tax, aumentare le agevolazioni o la no tax area. Sono molte e tumultuose le proposte per porre rimedio al problema. Ma è proprio così? Dalle elaborazioni effettuate da «Itinerari Previdenziali» su dati del ministero dell’Economia e dell’Agenzia delle Entrate non sembra proprio.

Irpef Irap InpsIRPEF IRAP INPS
Un primo dato: su 60,48 milioni di cittadini residenti a fine 2017, quelli che hanno presentato la dichiarazione dei redditi (i contribuenti dichiaranti) sono stati 41.211.336, ma quelli che versano almeno un euro di Irpef sono 30.672.866. Possiamo dedurre che il 49,29% degli italiani non ha reddito e quindi non paga nulla di Irpef. Non è oppresso.

Quanti sono a carico (e non lo sanno)
Ma un altro dato è più eclatante: i contribuenti delle prime due fasce di reddito (fino a 7.500 lordi l’anno e da 7.500 a 15 mila euro) sono 18.622.308, pari al 45,19% del totale e pagano solo il 2,62% di tutta l’Irpef (2,82% nel 2016). A questi contribuenti corrispondono 27,331 milioni di abitanti i quali, considerando anche le detrazioni, pagano in media circa 157,9 euro l’anno e, di conseguenza, si suppone anche pochissimi contributi sociali, e quindi con molte probabilità saranno dei futuri pensionati assistiti dalla collettività.

Tra i 15 mila e i 20 mila euro di reddito lordo annuo dichiarato (17.500 euro la mediana) troviamo 5,8 milioni di contribuenti pari a 8,5 milioni di abitanti. Questi contribuenti pagano un’imposta media annua di 1.979 euro, che si riduce a 1.348 euro se rapportata agli abitanti; anche questa fascia di reddito paga un’Irpef insufficiente per coprire il costo pro capite della sola spesa sanitaria. I 1.979 euro di Irpef potranno sembrare tanti, ma se la politica facesse ragionare la gente anziché dire che le tasse sono troppo alte, farebbe comprendere che una gran parte degli italiani sono già oggi «a carico» di altri concittadini.
TASSETASSE

L’esempio della spesa sanitaria
Prendiamo ad esempio la spesa sanitaria nazionale che costa pro-capite circa 1.878,16 euro. Per i primi 2 scaglioni di reddito la differenza tra l’Irpef media versata e il solo costo della sanità, ammonta a 47 miliardi che sono a carico degli altri contribuenti. E parliamo solo della sanità, senza considerare tutti gli altri servizi forniti dallo Stato e dagli enti locali, di cui pure beneficiano, ma che qualche altro contribuente si dovrà accollarsi.

A questa cifra dobbiamo sommare altri 2,52 miliardi per i cittadini con redditi tra i 15 e i 20 mila euro che pagano un’imposta media di 1.348 euro l’anno. Il totale fa circa 50 miliardi che dovranno pagare i cittadini che dichiarano redditi dai 35 mila euro in su. Una cosa è certa: per lo meno quasi la metà della popolazione italiana non può certo lamentarsi per le imposte in quanto non le paga proprio; a questi possiamo aggiungere quel 14% che paga imposte insufficienti per pagarsi la sola sanità. E allora, chi paga le imposte?

irpefIRPEF
Vi presento i «ricchi»
Il gettito Irpef al netto del «bonus Renzi» (di cui beneficiano 11,7 milioni di contribuenti per un costo di 9,5 miliardi) è pari a 164,701 miliardi (così suddivisi 147,9, l’89,84% del totale, dall’Irpef vera e propria; 11,9 miliardi per l’addizionale regionale e 4,8 miliardi per quella comunale). Il grosso di questi 164 miliardi è a carico del 12,28% di contribuenti, poco più di 5 milioni di soggetti che dichiarano redditi da 35 mila euro in su e che pagano ben il 57,88% contro il 2,62% pagato dal 45,19% di dichiaranti.

Sono i «ricchi» ai quali Luigi Di Maio non darebbe mai la flat tax, ma taglia le pensioni. Ricapitolando: 1) I contribuenti con redditi lordi sopra i 100 mila euro (per inciso: il netto di 100 mila euro è pari a circa di 52 mila euro) sono l’1,13%, pari a 467.442 contribuenti, che tuttavia pagano il 19,35% di tutta l’Irpef; 2) tra 200 e 300 mila euro di reddito troviamo lo 0,176%, circa 59 mila contribuenti che pagano il 2,99% dell’Irpef; 3) sopra i 300 mila euro solo lo 0,093% dei contribuenti versanti, circa 38.227 persone che pagano però il 5,93% dell’Irpef.

Il «contrasto» di interessi che ci farebbe bene
pensionati esteroPENSIONATI ESTERO
Considerando poi che è difficile credere che quasi 36 milioni di abitanti vivano con redditi inferiori ai 20 mila euro lordi l’anno, si dovrebbe immaginare una politica fiscale che incentivi l’emersione attraverso il contrasto di interessi tra chi compra la prestazione e chi la fornisce. Per esempio, in via sperimentale, per un triennio, si potrebbe consentire di dedurre ogni anno almeno il 50% di tutte le spese sostenute dalle famiglie, Iva compresa, per lavori di casa, meccanici, assistenti familiari e altro.

Questo «contrasto di interessi» può garantire, a differenza delle forme di tassazione che non prevedono la possibilità di deduzioni e detrazione e che incentivano a non chiedere scontrini e fatture, tanto non servono poiché indeducibili, addirittura un aumento del gettito, favorendo al contempo la famiglia che beneficia di una deduzione importante (pari a una 14° mensilità) mentre l’enorme schiera di evasori o elusori dovrà pagare tasse e contributi con grave sollievo di artigiani e lavoratori autonomi onesti e che pagano le tasse.


Il taglio miope e il rimborso opinabile
PENSIONEPENSIONE
Cosa succede invece? Assistiamo a un taglio vistoso delle pensioni di quello sparuto 1% di popolazione che nella vita attiva ha dichiarato oltre 100 mila euro di reddito e a un ridotto adeguamento delle pensioni sopra i 1.600 euro lordi al costo della vita. Per contro si è deciso di rimborsare tutti quei «poveri» , con un patrimonio immobiliare che potrebbe essere portata addirittura a 200.000 euro, che hanno investito in titoli o azioni di banche fallite, magari senza neppure chiedere ai suddetti come li hanno fatti quei soldi. Due pesi e due misure che essendo «non eque» alla fine presenteranno un conto salato. Peccato che comunque a pagare in termini economici saremo sempre noi. Fonte: qui

TRUMP ANNUNCIA IL 25% DI ''TARIFFS'' SU 200 MILIARDI DI BENI CINESI E LE BORSE VANNO A PICCO

SHENZHEN SPROFONDA DEL 7,4% E I MERCATI EUROPEI PARTONO MALISSIMO 
SEMBRAVA CHE IL NEGOZIATO FOSSE VICINO ALLA FIRMA FINALE, EVIDENTEMENTE IL PUZZONE DI WASHINGTON VUOLE STRAPPARE QUALCHE ALTRA CONCESSIONE LAST MINUTE. LA CINA PRIMA MINACCIA DI FAR SALTARE LA VISITA DEL VICE PREMIER, POI CAMBIA IDEA


Ore 10. La nuova offensiva di Donald Trump sul fronte commerciale manda a picco tutti i listini asiatici, in una giornata che si preannuncia difficile per i listini di tutto il mondo. L'Europa parte in profondo rosso: Milano cede l'1,92%, Francoforte l'1,63%, Parigi l'1,95% mentre Londra è chiusa per festività.

XI JINPING DONALD TRUMPXI JINPING DONALD TRUMP
I principali indici in estremo Oriente registrano alla conclusione degli scambi un rosso pesantissimo: il Composite di Shanghai crolla del 5,58%, mentre Shenzhen sprofonda del 7,38%.

A innescare la paura degli investitori il tweet di ieri sera con cui il presidente americano ha annunciato dazi al 25% sull'import di 200 miliardi di dollari di beni "made in China" che dovrebbero scattare a partire da venerdì. Una mossa a sorpresa proprio mentre è in corso il rush finale dei negoziati che avrebbero dovuto invece portare a una tregua commerciale tra i due Paesi, con un'intesa che secondo alcuni osservatori sarebbe potuta arrivare proprio questo venerdì.

Pechino per in un primo momento aveva lasciato intendere di valutare anche l'annullamento della visita del vice premier Liu He a Washington ma in mattinato ha fatto sapere che la delegazione cinese "si sta preparando per andare negli Usa" per il nuovo round negoziale sul commercio dell'8 maggio, come da programma. Il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, ha aggiunto di sperare che "Usa e Cina possano trovare una soluzione a metà strada"

TRUMP DAZITRUMP DAZI
Sul fronte valutario è stabile l'euro: la moneta unica si posiziona a 1,119 dollari. Partenza invece al rialzo per lo spread: il differenziale Btp-Bund schizza in avvio a 259 punti dai 253 della chiusura di venerdì. Il rendimento del nostro titolo decennale si attesta al 2,59%.

L'effetto Trump si fa sentire anche sul petrolio, le cui quotazioni sono in deciso ribasso in mattinata. Il Wti cede 1,36 dollari a 60,58 dollari nelle borse elettroniche in Asia, il Brent è crollato di 1,40 dollari a 69,45 dollari.

6 Maggio 2019

Fonte: qui

COME HA FATTO L’AZIENDA CINESE HUAWEI A DIVENTARE IL LEADER GLOBALE DELLE RETI MONDIALI? 
NATA NEL 1987, SOLTANTO L’ANNO SCORSO HA INVESTITO 15 MILIARDI DI DOLLARI E POTREBBE PRESTO DIVENTARE IL PRIMO PRODUTTORE DI CELLULARI. I CINESI SANNO CHE GESTIRE L’INFRASTRUTTURA SIGNIFICHERÀ DOMINARE IL MONDO 
LO SPEZZATINO DEL MONOPOLIO DELLA BELL E LA PARABOLA DI MOTOROLA: COME GLI USA SONO STATI FREGATI


5G, COSÌ GLI USA HANNO CEDUTO ALLA CINA IL BUSINESS DELLE RETI
sede huawei milano 3SEDE HUAWEI MILANO
Luca Salvioli per www.ilsole24ore.com

Huawei oggi è l’azienda meglio posizionata sul 5G al mondo. Che non è solo l’evoluzione del 4G, visto che la nuova tecnologia di rete andrà oltre gli smartphone e avrà applicazioni nell’industria, nei servizi, nel pubblico, nella sanità, nell’agricoltura. Secondo la Gsma Association da qui al 2034 il 5G sarà responsabile della crescita del 5,3% del pil mondiale. Essere protagonisti industriali di questo salto tecnologico è evidentemente strategico. Huawei lo ha capito per tempo. L’azienda cinese è relativamente giovane, è nata soltanto nel 1987 per mano del fondatore Ren Zhengfei, presidente ancora oggi e padre di Meng Wanzhou, la cfo arrestata in Canada all’inizio di dicembre su richiesta degli Stati Uniti, una delle principali ragioni di tensioni tra Stati Uniti e Cina.
Meng WanzhouMENG WANZHOU

Sulle tecnologie di rete è cresciuta molto in fretta. Già nel 2012 era leader globale. Sugli smartphone è andata se possibile più veloce: è ormai vicina al sorpasso su Apple e punta Samsung. E la corsa continua con una forte spinta negli investimenti: l’anno scorso Huawei ha speso 15,3 miliardi di dollari. Più del doppio di quanto investiva 5 anni fa; solo Amazon ha fatto meglio come crescita, secondo l’ultima ricerca di Bloomberg che considera i 10 leader mondiali in quanto a spesa per R&D. Nella graduatoria complessiva si trova a un passo da Samsung, numero 3 globale, e a salire Alphabet e il leader Amazon con 28,8 miliardi di dollari. Apple, per fare un esempio, è “soltanto” al settimo posto con 14,2 miliardi.

la nuova sede di huawei a milanoLA NUOVA SEDE DI HUAWEI A MILANO
Secondo i dati di Dell’Oro Group, relativi ai primi 9 mesi del 2018, i leader nel 5G sono Huawei, Nokia, Ericsson, Cisco e Zte: insieme rappresentano il 75% del mercato globale con Huawei che ne vale da sola il 30%. Due aziende cinesi, Huawei e Zte, due europee, Ericsson e Nokia, e solo una americana, Cisco. Che però è attiva solamente nella vendita di switch e router, attrezzature di base per le reti, ma non nelle antenne radio che consentono alle celle di connettersi ai device mobili e dove la svedese Ericsson è leader. In pratica, gli Stati Uniti non hanno grandi protagonisti industriali che coprano l’intera offerta della tecnologia più strategica del prossimo decennio. Oggi nel Paese i provider principali di tecnologie di rete sono le europee Nokia ed Ericsson. Huawei come noto è stata bandita per la realizzazione del 5G, ma anche a vedere le tecnologie precedenti nel Nord America è assente. Mentre la coreana Samsung si è aggiudicata alcuni contratti.

donald trump natoDONALD TRUMP NATO
Come hanno fatto gli Stati Uniti, il Paese della Silicon Valley dove sono nate Microsoft, Apple, Google e tutte le principali aziende che fanno correre i dati sulle reti, a perdersi il business delle infrastrutture? Non è sempre stato così, in effetti. Agli albori della rivoluzione digitale, quando Huawei muoveva i primi passi, un’azienda come AT&T, che subentrava alla Bell System company, era una fucina di innovazione. Il monopolio fu poi smembrato dall’antitrust in tre aziende: Lucent, Ncr e At&t. C’era poi Motorola, che vinse la gara con i Bell’s Lab per la prima chiamata con cellulare nella storia: la fece Marty Cooper di Motorola al suo rivale che lavorava sullo stesso progetto alla Bell.

huaweiHUAWEI
Il Telecommunications Act del 1996 viene considerato un atto chiave nella perdita di leadership: entrarono nuovi competitor e molte aziende fecero fatica. Inoltre fu in quell’occasione che gli Stati Uniti decisero di sviluppare una loro tecnologia di rete, mentre l’Europa aveva scelto il Gsm che divenne poi standard globale. E così gli Stati Uniti rimasero al palo. Lucent fu comprata dalla francese Alcatel nel 2006. Nokia Siemens Network comprò la divisione reti di Motorola nel 2011, per poi comprarsi Alcatel-Lucent nel 2015. Mentre Huawei lavorava nei laboratori ai primi chip per il 5G, gettando le basi per la leadership globale. Fonte: qui