9 dicembre forconi: 03/20/19

mercoledì 20 marzo 2019

Arrestato Marcello De Vito (5s) per tangenti sul nuovo stadio della Roma

In manette il presidente dell'assemblea capitolina insieme ad altre tre persone. Avrebbe favorito il progetto del costruttore Luca Parnasi. Indagato anche Claudio Toti, presidente della Virtus di basket


De Vito arrestato: le accuse


Indagato anche Claudio Toti, patron della Virtus Roma


L'inchiesta sullo stadio della Roma

L'ITALIA VUOLE CEDERE UNA TONNELLATA DI PLUTONIO AL REGNO UNITO, E CI TOCCA PURE PAGARE 200 MILIONI DI EURO

L'ACCORDO, IMBASTITO DAL MISE, STA METTENDO IN IMBARAZZO LUIGI DI MAIO 
IL MATERIALE RADIOATTIVO VIENE DALLE CENTRALI NUCLEARI ITALIANE ED È CUSTODITO VICINO A LIVERPOOL 
LA SOGIN HA MOLTA FRETTA DI CHIUDERE LA PRATICA PRIMA DELLA BREXIT PERCHE'…
Stefano Agnoli per il “Corriere della Sera”

plutonio 1PLUTONIO
L' Italia potrebbe presto cedere una tonnellata di plutonio al Regno Unito, pagando però a Londra circa 200 milioni di euro nell' ambito di un accordo che sta mettendo in imbarazzo il ministero dello Sviluppo di Luigi Di Maio. Si tratta di materiale altamente radioattivo, ricavato dalla lavorazione del combustibile usato dalle centrali nucleari nazionali nella stagione chiusa nel 1987 e custodito nel sito di Sellafield, a nord di Liverpool.
SOGINSOGIN



Non solo: nell' accordo che il Mise sta esaminando dopo aver ricevuto le carte da Sogin - la società pubblica responsabile dello smantellamento dei vecchi impianti - sono incluse anche 690 tonnellate di uranio, 550 delle quali di uranio impoverito e 140 di uranio leggermente arricchito.
La Sogin (che opera «in base agli indirizzi strategici del governo») ha fretta: la settimana scorsa ha richiesto un nulla osta entro pochi giorni per arrivare a una conclusione prima del 29 marzo, anticipando cioè una possibile «hard Brexit».

Da quella data infatti, con un' uscita disordinata dall' Ue, il Regno Unito potrebbe anche essere sciolto dal Trattato Euratom e dalle salvaguardie che quest' ultimo comporta. Un fatto che secondo la società di Stato creerebbe complicazioni nella gestione del materiale radioattivo, compresi possibili costi supplementari.

Sempre secondo Sogin, l' intesa dovrebbe essere positiva per le casse dello Stato, visto che nei suoi precedenti piani era prevista una spesa di circa 300 milioni. Ma anche su quanto sia verosimile lo «sconto», e non solo sul poco tempo a disposizione per valutare i documenti, il ministero ha espresso dei dubbi, visto che ogni decisione di spesa ricadrebbe prima o poi sui consumatori italiani, che finanziano la Sogin con le bollette elettriche.
 
La notizia nel frattempo si è diffusa, e in Parlamento sono arrivate le prime interrogazioni, come quella di Tommaso Foti di Fratelli d' Italia. Le perplessità di fondo, non solo quelle del Mise, sono almeno tre. Da una parte la congruità della cifra stabilita nella trattativa con la Nuclear Decommissioning Authority inglese e l' impostazione del negoziato.

Possibile, si sostiene, che una tonnellata di plutonio non abbia valore commerciale e che nella trattativa non si sia potuto ottenere di più? La seconda riguarda l' uso del materiale radioattivo, che diventerebbe a tutti gli effetti di proprietà britannica.
plutonio 2PLUTONIO

Secondo qualche esperto, quel genere di plutonio non è adatto per usi militari e parzialmente a fini industriali, cioè come nuovo combustibile per le centrali nucleari esistenti, mentre potrebbe servire in futuro se si sviluppasse la cosiddetta «quarta generazione» di impianti nucleari. Diverso sarebbe il caso dell' uranio impoverito, utilizzabile per armi convenzionali come i proiettili anticarro.

In fine, il pagamento dei 200 milioni non risolverebbe tutte le pendenze italiane in termini di rifiuti nucleari all' estero, visto che un' analoga situazione è in corso anche con la Francia, e costerà alla Sogin (e sempre alle bollette elettriche) altri 130 milioni di euro.

LA CENTRALE NUCLEARE DI GARIGLIANOLA CENTRALE NUCLEARE DI GARIGLIANO
Neppure le risolverà nei confronti del Regno Unito, dove restano quattro contenitori di scorie (chiamati «cask») che secondo gli accordi sarebbero dovuti rientrare in Italia già quest' anno e che invece, al prezzo di 18 milioni l' anno per la custodia (106 milioni totali), arriveranno nel 2025.

L'ACCUSA DI FRANCESCO CASILLO, IMPORTANTE IMPORTATORE DI GRANO, CHE FINì IN CARCERE SU ORDINE DI SAVASTA E NARDI, LE DUE TOGHE ARRESTATE PER CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI

''QUEI DUE MAGISTRATI ARRESTARONO LA MIA FAMIGLIA, E PER USCIRE DI GALERA FUMMO COSTRETTI A PAGARE 550MILA EURO A UN INTERMEDIARIO''

Giuliano Foschini per ''la Repubblica''

MICHELE NARDI CON SIMONE DI STEFANO A VIA DE COLOSSEOMICHELE NARDI CON SIMONE DI STEFANO A VIA DE COLOSSEO
Nel gennaio del 2006 questo signore, Francesco Casillo, uno dei più importanti importatori di grano del mondo, finì in galera con un' accusa orrenda: «Ha comprato grano cancerogeno. E ora tutta la pasta italiana è a rischio» titolarono tutti i giornali e le tv italiane. Quelle accuse si sono poi rilevate infondate, visto che Casillo è stato assolto in un normale processo. Dietro questa storia ce n' è però un' altra, che non è mai stata raccontata fino a oggi.

E che Casillo ha messo a verbale nelle scorse settimane davanti alla procura di Lecce. I magistrati che condussero quell' indagine erano il pm Antonio Savasta e il gip Michele Nardi, oggi in galera con l' accusa di corruzione in atti giudiziari. «E io e la mia famiglia - racconta oggi Casillo - abbiamo pagato, attraverso un loro intermediario, 550mila euro per uscire dal carcere». La procura di Lecce ha subito effettuato i primi riscontri al racconto di Casillo. I reati sono prescritti. Ma la testimonianza dell' imprenditore serve a rafforzare l' accusa di associazione a delinquere che viene contesta ai due magistrati.

Casillo, cominciamo dall' inizio. «Mi arriva il provvedimento di un sequestro di alcuni terreni per reati ambientali. Vengo avvicinato da una persona vicina ai due magistrati e mi dice: ti conviene nominare questo avvocato. Io lo mando a quel paese».


Poi che accade?
michele nardiMICHELE NARDI
«Scoppia una polemica per un carico di grano canadese che io e altri sei imprenditori avevamo acquistato dal Canada. Per la procura di Trani è tossico. Noi l' avevamo comprato dal governo canadese, ero certo fosse tutto in regola. Comunque sequestrano la nave, addirittura arrestano i tecnici dei due centri analisi. Noi imprenditori ci riuniamo nello studio di un importante avvocato e un mio collega mi dice: "Ce l' hanno con te. Ti conviene andare da questo avvocato". Capisco che sto finendo in un brutto gioco, ma lascio cadere. Dopo qualche giorno mi arrestano, unico tra gli imprenditori».

Sulla bontà di quel carico di grano ci sono pareri contrastanti. Ci sono state anomalie nel campionamento.

«Non scherziamo. Il grano era buonissimo. Comunque, io sono in galera e fuori accadono delle cose. Quel pomeriggio un amico di famiglia viene avvicinato da emissari dei magistrati. Gli dicono: domani arresteranno i due fratelli e la sorella di Francesco Casillo per un' altra inchiesta, quella sui terreni. La storia è la stessa: "Andate da questi due avvocati". E fanno loro il nome di due legali poco noti ma amici dei due».

Chi sono gli avvocati?
«I nomi sono nei verbali della procura di Lecce».
antonio savastaANTONIO SAVASTA

Poi che accade?
«La mattina dopo, come annunciato, vengono arrestati mia sorella e i miei due fratelli. In carcere. L' amico di famiglia corre da uno dei legali che erano stati indicati per chiedere il da farsi. Quello dice: "Costo un milione di euro, 250mila a fratello"».

Che significa?
«Chiese un milione di euro per risolvere la questione.
Promettendo di poterlo fare immediatamente. Aggiunse una cosa: "Questa cosa non deve saperla Francesco", cioè io.
Temevano che avrei potuto rovesciare il tavolo».

Disse che quei soldi sarebbero arrivati ai magistrati?
«Da quel che so, mai chiaramente. Ma il sottotesto era chiaro. Anche perché poi accadde qualcosa».

Cosa?
«L' amico di famiglia chiese una prova che, effettivamente, se avessimo pagato saremmo usciti di galera».
Come in un sequestro.
antonio savastaANTONIO SAVASTA
«Come in un sequestro. E mia sorella, incredibilmente, dopo poche ore dal suo arresto fu scarcerata».

Gli altri?
«Contrattarono il pagamento di 400mila euro a nero. Più 150mila euro fatturati. A ogni versamento, dopo poche ore, tiravano fuori un fratello. Uscì anche io».

Le dissero quello che stava succedendo?
«No, l' ho saputo dopo l' assoluzione».

L' hanno comunque portata a processo.

francesco casilloFRANCESCO CASILLO
«Il mio avvocato, che nulla sapeva di questa storia, mi disse: "Savasta dice che dobbiamo patteggiare. Altrimenti ti fa chiudere i rubinetti dalle banche e ti manda la Finanza in azienda". Ero certo di essere innocente. Ma i miei fratelli, che sapevano cosa era accaduto, insistettero per chiudere la cosa. Firmai un patteggiamento: rischiavo 12 anni di carcere, chiusi a 3mila euro di multa. Savasta tenne l' accordo due anni nel cassetto. Poi la mandò al giudice per la ratifica. Ma gli tornò indietro: se davvero avevo avvelenato mezzo paese, scrisse giustamente il magistrato, come potevo cavarmela così?».

Quindi?
«Abbiamo fatto regolarmente il processo e sono stato assolto».

Perché ha deciso di denunciare? Ormai per lei era un capitolo chiuso.
«È una ferita che non si chiuderà mai. Ma era giusto che tutti sapessero. Non deve accadere più».

Fonte: qui

NELLE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA CHE HA PORTATO ALLA CONDANNA DI RAFFAELE MARRA A TRE ANNI E MEZZO PER CORRUZIONE, I GIUDICI RIDISEGNANO IL PROFILO DELL'EX BRACCIO DESTRO DI VIRGINIA RAGGI

“RAMPANTE, CAPARBIO E INFLUENTE” 
“SI METTEVA A DISPOSIZIONE DI SCARPELLINI. AVEVA PROGRAMMATO LA SUA CONDOTTA PER MOTIVI AFFARISTICI E SPECULATORI. RIVELA UNA PERSONALITÀ ORIENTATA AD UN'OSTINATA E PERVICACE ATTIVITÀ MANIPOLATORIA DELLE FONTI DI PROVA”
Valentina Errante per “il Messaggero”

RAFFAELE MARRARAFFAELE MARRA
«Rampante, caparbio e influente». Lo strapotere in Campidoglio e l'asservimento della funzione a favore dell' imprenditore Sergio Scarpellini. Nelle motivazioni della sentenza che ha portato alla condanna di Raffaele Marra a tre anni e mezzo per corruzione, i giudici ridisegnano il profilo dell' uomo che fino al 16 dicembre 2016, giorno del suo arresto, era il sindaco ombra della Capitale. Il potere, secondo il Tribunale, era stato mantenuto da Marra anche nei periodi in cui si era allontanato dall' amministrazione.
VIRGINIA RAGGI E RAFFAELE MARRAVIRGINIA RAGGI E RAFFAELE MARRA

Per poi tornare in Campidoglio con la nuova giunta, nel «periodo più critico della carriera politica, chiamato dal sindaco Raggi ad assumere l'incarico di vicecapo di Gabinetto con delega di firma». Il prezzo per i favori del funzionario è l' appartamento in via dei Prati Fiscali, acquistato con due assegni circolari intestati alla moglie, staccati nel 2013 dall' imprenditore Sergio Scarpellini (deceduto lo scorso novembre). In tutto 367mila euro.

IL POTERE
RAFFAELE MARRARAFFAELE MARRA
«Raffaele Marra - si legge nella sentenza - ha sempre ricoperto ruoli di potere ed apicali utili al perseguimento degli interessi dell' imprenditore a prescindere dall' evoluzione degli equilibri politici locali o da posizioni di stallo a carattere assolutamente transitorio (come durante la giunta Marino o nel periodo di aspettativa per il dottorato di ricerca a Salerno). E ne era ben consapevole l'immobiliarista Scarpellini, tanto che in dibattimento ha confermato Marra sappiamo chi era: a Roma si sapeva che era una personalità».

E i giudici poi aggiungono: «Ovvero un funzionario rampante, caparbio ed influente, capace di ricollocarsi in seno all' amministrazione capitolina al cambio di governance e di instradare utilmente le pratiche del Gruppo».

raffaele marra arrestatoRAFFAELE MARRA ARRESTATO
Per i giudici Marra ha studiato e «programmato» la sua condotta per «motivi affaristici e speculatori». Ma anche dopo il reato avrebbe tentato di occultare i fatti e, secondo il Tribunale, tutto questo rivela «una personalità orientata ad un' ostinata e pervicace attività manipolatoria delle fonti di prova, intrapresa ancor prima dell' instaurazione del processo e mantenuta durante l' intera istruzione dibattimentale».

LA COLLUSIONE
SERGIO SCARPELLINISERGIO SCARPELLINI
I giudici sono andati a ritroso nel tempo, hanno ricostruito quanto emerso nel giudizio. Citano le intercettazioni e concludono: «La prova della collusione tra il pubblico funzionario e l' immobiliarista come rubricata e ritenuta, viene desunta non da meri sospetti o illazioni, ma origina da un contesto univoco, comprovante l' intesa raggiunta e la concreta messa in atto del mercimonio».

È proprio quando Marra è arrivato di fatto a gestire il Comune, come hanno poi riferito alcuni testimoni, che «emergevano le prime comunicazioni finalizzate a ribadire l' asservimento del pubblico ufficiale agli interessi del costruttore proprio nel periodo più critico della carriera politica dello stesso Marra, chiamato dal sindaco Virginia Raggi ad assumere l' incarico di Vice Capo dì Gabinetto con delega di firma, ma bersagliato da una campagna mediatica avversa, che metteva a rischio il ruolo prestigioso appena conseguito».
SERGIO SCARPELLINISERGIO SCARPELLINI

Per questo alla segretaria di Scarpellini l' ex braccio destro della Raggi si metteva «a disposizione». La Corte ricostruisce l' antico rapporto. Nel 2009, l' immobiliarista avrebbe anche venduto all' ex dirigente comunale un appartamento con uno sconto di mezzo milione di euro, un fatto, comunque prescritto. La posizione difensiva di Marra non è mai cambiata dall' inizio alla fine del procedimento: ha sempre sostenuto che quei 367mila euro fossero un prestito e che il denaro - una volta iniziato il processo - era stato interamente restituito. Adesso ribadirà in appello la sua linea, mentre dovrà ancora difendersi in aula dall' accusa di abuso di ufficio per la nomina del fratello Renato a capo del Dipartimento dello Sport, avvenuta proprio mentre il funzionario era all' apice della sua carriera.

Fonte: qui