9 dicembre forconi: 10/09/18

martedì 9 ottobre 2018

LO SPREAD TRA BTP E BUND SFONDA LA SOGLIA DEI 310 PUNTI BASE


LA SCOMMESSA È LEGATA ALLE DECISIONI DELLE AGENZIE DI RATING: PROBABILE LA BOCCIATURA DA PARTE DI MOODY'S E DI S&P - UNA PESSIMA NOTIZIA PER LE BANCHE CHE GIÀ IERI HANNO SOFFERTO 

LA QUOTA DI SOPRAVVIVENZA È POSTA A 400 PUNTI: OLTRE QUELLA SOGLIA...

CHIUSURA A 297, E FTSE MIB RECUPERA l'1,06%

PREAD BTP-BUND SFONDA QUOTA 310 PUNTI. RENDIMENTO AL 3,66%
(ANSA) - Lo spread tra Btp e Bund sfonda la soglia dei 310 punti base, a 310,7 punti, sugli schermi Bloomberg. Il rendimento del decennale del Tesoro è in rialzo al 3,66%.

DI MAIO SPREADDI MAIO SPREAD
SE LO SPREAD VA A 400, LE BANCHE NON COMPRANO PIÙ BTP
Nino Sunseri per “Libero quotidiano”

Tutto secondo copione. La lettera spedita da Moscovici e Dombrovskis ha provocato gli effetti previsti. Lo spread tocca livelli più alti da oltre 5 anni a quota 305 e la Borsa cade del 2,5%. L' indice scende sotto la soglia di 20 mila punti e Piazza Affari perde altri 15 miliardi di valore. La Consob vieta, a partire da oggi, le vendite allo scoperto su titoli di secondo piano come Banca Ifis e Biesse. Segno che la paura è molta.

Paolo Savona cerca di arginare il pessimismo confermando, casomai servisse, che è lui il vero ministro dell' Economia. Giovanni Tria, dopo la fuga precipitosa dall' Eurogruppo della scorsa settimana, appare sempre più evanescente. Mai si era visto un ministro dell' Economia scendere così in basso nella scala della credibilità.

spreadSPREAD
Viceversa l'anziano economista, discepolo di Guido Carli e amico di Ugo La Malfa, mostra un po' di coraggio. Savona, risponendo alla stampa estera definisce «cauta e moderata» la manovra del governo. Sostiene che, tutto sommato, l'Italia ha superato la prova dei mercati. Se la prende con la Ue che ha innestato il pilota automatico e non cambia rotta nemmeno avendo avvistato un iceberg.

«Non ho perso fiducia», continua Savona, «Draghi resta in Bce fino al 2019, credo che nessuno abbia interesse che l' Italia entri in crisi». Un messaggio al presidente della Bce per spingerlo a non chiudere i rubinetti della liquidità che, finora hanno tenuto sotto controllo le oscillazioni dello spread.

spread btp bundSPREAD BTP BUND
Ma che cosa accadrà a partire dalle prossime settimane? La scommessa è legata alle decisioni delle agenzie di rating. Probabile la bocciatiura da parte di Moody' s e di S&P. Una pessima notizia per le banche che già ieri hanno sofferto. Banco Bpm (-6,47%), Bper (-1,66%), Mediobanca (-4,67%), Unicredit (-3,56%), Intesa Sanpaolo (-3,26%), Mps (-4,54%), Carige (-8,47%). Vendite diffuse anche per Finecobank -4,79%, Banca Generali -4,46%. Le banche italiane hanno il portafoglio pieno di Btp il cui valore scende all' innalzamento dello spread. 

La quota di sopravvivenza è posta a 400 punti.

Se il differenziale dovesse superare questo livello scattarebbe l'allarme rosso. Una previsione su cui concordano in tanti: da Credit Suisse e Bank of America. Oltre quota 400 i fondi stranieri comincerebbero a giudicare troppo pericoloso l' investimento sui titoli del Tesoro.

spread btp bundSPREAD BTP BUND
Anche le banche italiane dovrebbero mostrarsi più prudenti: comprare ancora avendo un portafoglio di Btp massacrato dalle potenziali perdite sarebbe un' operazione molto azzardata. Credit Suisse immagina che di fronte a queste difficoltà servirebbero interventi straordinari. È appena il caso di ricordare che, fra le cause della caduta di Renzi c' è stata anche la questione banche. E allora mai come ora diventa attuale l' ammonimento di Giorgetti che ha consigliato a tutti i ministri di appendere al muro una foto di Maria Elena Boschi. Esempio vivente della parabola del potere: dalle stelle alla polvere.

Fonte: qui

MARINE LE PEN: “LA SOLIDARIETÀ È SERVITA SOLO PER SALVARE LE BANCHE CON I SOLDI DEI CONTRIBUENTI”


“IL LIVELLO DEI NOSTRI DEBITI È PREOCCUPANTE MA LA RIPRESA ECONOMICA NON SI OTTIENE CON L'AUSTERITÀ, NE È LA PROVA LA CARNEFICINA SOCIALE IN GRECIA. SERVE UN DIVERSO MODELLO.

JUNCKER IN LUSSEMBURGO HA FAVORITO PRATICHE DI 'OTTIMIZZAZIONE FISCALE' E BARROSO È STATO ASSUNTO IN GOLDMAN SACHS"

Andrea Ducci per il “Corriere della Sera”

Signora Le Pen lei rivendica un'alternativa all'attuale Unione Europea. Da dove transita questo percorso e dove conduce?
MATTEO SALVINI E MARINE LE PENMATTEO SALVINI E MARINE LE PEN

«Siamo davanti a un'Unione Europea incapace di mantenere fede alle promesse. I valori e i principi ispiratori dei trattati sono stati disattesi e soppiantati da una tecnocrazia, affidata a commissari anonimi e oscuri. La tanto invocata solidarietà è servita solo per salvare le banche con i soldi dei contribuenti. Ragione che ci spinge a creare una vasta alleanza con i grandi partiti nazionali tra cui la Lega di Matteo Salvini».

Marine Le Pen, leader di Rassemblement National, di passaggio a Roma per un incontro con Matteo Salvini e per un'intervista televisiva con Nicola Porro, riassume con toni impietosi lo stato di salute della Commissione Ue e delle istituzione europee.

MATTEO SALVINI E MARINE LE PENMATTEO SALVINI E MARINE LE PEN
Bruxelles e le sue misure di austerità hanno indebolito l'Italia?
«Io penso che i dogmatismi in campo economico siano uno degli errori dell'Europa attuale. Ecco perché bisogna smetterla con le misure di austerità, che sono socialmente devastanti e economicamente inefficaci».

Nei giorni scorsi si è discusso delle misure in deficit adottate in Italia e in Francia. Il debito italiano non consentirebbe margini.

Ma il rispetto dei conti e di regole uguali per tutti non è più valido?
«Il livello dei nostri rispettivi debiti è preoccupante e tutto sommato non così distante. Ma la ripresa economica non si ottiene con la corsa all' austerità, ne è la prova la carneficina sociale in Grecia. Serve un diverso modello. Non vogliamo muri, ma sono indispensabili degli argini doganali per proteggerci, per esempio, dal dumping sociale, dalla delocalizzazione. Dobbiamo preservare i nostri mercati nazionali e i nostri campioni industriali».
MATTEO SALVINI E MARINE LE PENMATTEO SALVINI E MARINE LE PEN

L'avvio in Italia di un governo tra Lega e 5 Stelle è un vantaggio per il suo impegno politico in Francia?
«Il punto è quello che Lega e 5 Stelle stanno realizzando. Un'evidenza di due capisaldi politici: le nostre idee possono arrivare al potere, e, che una volta al potere, possiamo davvero cambiare le cose. Matteo Salvini attraverso una politica di fermezza è stato in grado di ridurre l'immigrazione e scuotere l'Ue, mettendola di fronte alle sue bugie e alle sue contraddizioni».

Salvini ha attaccato il commissario Juncker invitando a «cercarlo su Google mentre barcolla», perché non sobrio. Sono argomenti solidi per contestare l'Ue?
salvini wilders le pen petriSALVINI WILDERS LE PEN PETRI
«Il fallimento Ue é accompagnato dalla decadenza di coloro che portano avanti il progetto europeista: la signora Merkel è rinnegata nel suo stesso partito, Macron è in evidente difficoltà. I fatti sembrano chiari. Juncker è un ex leader lussemburghese, che ha favorito pratiche di "ottimizzazione fiscale". Guardare i video su Juncker aiuta a giudicare chi rappresenta l'Ue. Aggiungerei che il suo predecessore Barroso è stato assunto in Goldman Sachs. Rapporti con la comunità finanziaria, a dir poco, inquietanti».

Una sentenza sui falsi impieghi all' Europarlamento ha condannato i deputati del suo partito.
«É una storia montata e non c'è alcuna condanna. Né tanto meno alcun impiego fittizio o arricchimento personale, si tratta piuttosto di una questione sull' interpretazione del ruolo di assistente parlamentare. Siamo innocenti e contestiamo le accuse, attendendo con impazienza un processo».
MATTEO SALVINI E MARINE LE PENMATTEO SALVINI E MARINE LE PEN

In Europa i tassi di natalità sono in calo e i cittadini Ue crescono grazie al saldo migratorio. Senza questi flussi ci saranno meno risorse per pensioni, stipendi pubblici, istruzione e sanità.
«È un ragionamento fuorviante poiché considera l' uomo solo come mezzo di produzione e di consumo. Attraverso una politica che favorisca natalità possiamo risolvere i problemi demografici. La soluzione non è importare disoccupati in Paesi che contano già milioni di disoccupati».

Fonte: qui


BELPIETRO: “IL PARTITO DI DOMBROVSKIS E’ PASSATO DAL 21 AL 6%. IL PARTITO SOCIALISTA E’ IN LIQUIDAZIONE EPPURE MOSCOVICI DETTA ANCORA LEGGE 

DISASTRI PURE PER JUNCKER E ANCORA DI PIU' PER IL FALCO DIJSSELBLOEM. 

E' LA RAPPRESENTAZIONE DEL FALLIMENTO DELL'ATTUALE CLASSE DIRIGENTE DELL'EUROPA: CADONO TUTTI I PARTITI DI COLORO CHE HANNO GUIDATO LA UE NEGLI ULTIMI ANNI”

Maurizio Belpietro per “La Verità”

juncker dombrovskisJUNCKER DOMBROVSKIS
L'elenco è lungo e comincia con un signore di nome Pierre Moscovici. In Francia il suo partito non esiste praticamente più, spazzato via dalle ultime elezioni e costretto a vendere la storica sede di Parigi per ripagare i debiti. Tuttavia, sebbene il Partito socialista francese sia in liquidazione o quasi, l'ex ministro dell' Economia di François Hollande in Europa detta ancora legge, stabilendo che cosa sia giusto fare e chi si debba mettere in castigo per non essersi comportato come dovrebbe.

L'ultimo della serie di sconfitti eccellenti che non si rassegnano a farsi da parte, invece, risponde al nome di Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue. A casa sua, in Lettonia, sabato è stato battuto in malo modo: al suo partito (crollato dal 21 al 6 per cento) i lettoni hanno preferito quello filo russo. Sì, avete capito bene: pur non amando Mosca, a Riga se la sono fatta andar bene. Come dire: meglio essere amici di Vladimir Putin che di un tipo come Jean-Claude Juncker.

moscoviciMOSCOVICI
Se c'era un modo di rappresentare il fallimento dell'attuale classe dirigente dell' Europa, diciamo che è stato scelto il migliore. Uno via l'altro cadono infatti tutti i partiti di coloro che hanno guidato la Ue negli ultimi anni, segno evidente che a casa loro, dove li conoscono da vicino, i politici europei sono bocciati senza appello. È ciò che è accaduto a Guy Verhofstadt, un campione dell' Europa del rigore. Dopo essere stato a lungo alla guida del proprio Paese, il Belgio, prima come ministro del bilancio e poi come premier, Verhofstadt è stato sbalzato di sella e ha dovuto cambiare cavallo.

Così, dal Parlamento nazionale è stato catapultato in quello europeo, dove ancora però si atteggia a guardiano delle regole, quelle che dalle sue parti l'hanno costretto a fare le valigie. Il più clamoroso tonfo è però quello che ha riguardato Jeroen Dijsselbloem, un signore che per conto del Partito del lavoro olandese ha ricoperto l'incarico di presidente dell' Eurogruppo fino al gennaio scorso.

DIJSSELBLOEMDIJSSELBLOEM
Da ex ministro delle Finanze del suo Paese, ha imposto misure draconiane nei confronti della Grecia, tentando di riprodurre il modello anche in Italia e in Spagna, cioè impostando le politiche più restrittive. Il falco Dijsselbloem è stato ripagato in patria con un tracollo dei consensi. Il suo partito, che un tempo rappresentava un terzo dell' elettorato, alle ultime consultazioni ha racimolato un misero 5,7 per cento, perdendo il 19,1 per cento dei voti. Un successo. Nell' Europa dei trombati non si può dimenticare il nome di maggior spicco, ossia quello di Jean Claude Juncker.

Costui è da quattro anni il presidente della Commissione europea. Tanto per intenderci, se l'Ue fosse equiparabile all' America, se cioè esistessero davvero gli Stati Uniti d' Europa come nelle intenzioni dei padri fondatori, l' avvocato lussemburghese che occupa la poltrona più importante sarebbe l' equivalente di Donald Trump. Ahinoi, purtroppo invece è solo Juncker, e dell' inquilino della Casa Bianca una pallidissima imitazione.
Guy VerhofstadtGUY VERHOFSTADT

Juncker è in politica da oltre quarant' anni e ha sempre militato nel Partito popolare cristiano sociale. Per quasi vent' anni è stato primo ministro del suo Paese, ma nel 2013 ha dovuto rassegnare le dimissioni per lo scandalo dei servizi segreti.
Gli 007 del Granducato per anni avrebbero spiato e schedato illegalmente decine di migliaia di persone. Il suo partito fu bastonato dagli elettori e Juncker fu indotto a fare le valigie. Essendo stato sconfitto in casa propria, ovviamente gli fu subito offerta una poltrona in Europa. Il Partito popolare europeo, infatti, lo candidò alla guida della Ue. Così, una volta sconfitto in patria, Juncker si è ritrovato vincente a Bruxelles.

Dell' elenco non può essere escluso neppure l' italiano Antonio Tajani, un tranquillo signore che ha percorso tutta la sua lunga carriera politica all' ombra di Silvio Berlusconi. Per anni l' esponente di Forza Italia si è occupato di Europa, facendo senza dare troppo fastidio a nessuno il commissario europeo ai trasporti e all' industria. Poi il grande salto: alla fine del 2017 divenne presidente del Parlamento europeo. Peccato che la nomina coincise con il tracollo del suo partito, di cui nel frattempo era divenuto vicepresidente.

SILVIO BERLUSCONI ANTONIO TAJANISILVIO BERLUSCONI ANTONIO TAJANI
Insomma, oggi gli uomini che rappresentano l' Europa sono quasi tutti sconfitti in casa propria e alle prossime elezioni europee, che si terranno in primavera, rischiano il colpo finale. Se l' avanzata dei partiti sovranisti non sarà fermata, tutti loro dovranno fare le valigie e molto probabilmente senza avere un piano B. È questa la ragione dello scontro in atto. Dopo aver governato per decenni, l' élite europea si rende conto che è arrivata la resa dei conti. Non è l' Europa sotto accusa: è la classe dirigente che l' ha guidata.

Tempo fa uno di costoro, tal Günther Oettinger, un tirapiedi di Angela Merkel, disse che i mercati avrebbero insegnato agli italiani a votare. Ecco, ciò che sta accadendo è ciò che Oettinger minacciò. Agli italiani, anzi agli europei che si ribellano, la nomenklatura sconfitta nelle urne, risponde con lo spread e le minacce. Gli italiani non hanno che da decidere a chi darla vinta.

Fonte: qui


C'È GEORGE SOROS DIETRO LE PROTESTE A WASHINGTON CONTRO LA CONFERMA DEL GIUDICE KAVANAUGH: LO RACCONTA UNA DONNA LIBERAL, MUSULMANA E FEMMINISTA SUL 'WSJ'


''TUTTO, DAGLI STRISCIONI AGLI HASHTAG DI TWITTER, È STATO DECISO A TAVOLINO E TRASMESSO AI MANIFESTANTI. UNA RETE BEN FINANZIATA CHE HA PRENOTATO AUTOBUS, HOTEL E CHIESE''

Adriano Scianca per “la Verità

SOROS HILLARY CLINTONSOROS HILLARY CLINTON
I manifestanti che hanno preso d' assalto il Campidoglio durante le votazioni in Senato che hanno portato Brett Kavanaugh a diventare giudice della Corte Suprema erano pagati da George Soros.
Stavolta non è Donald Trump a dirlo. O, meglio: non è solo lui. Il presidente americano ha in effetti affermato che i militanti che hanno aggredito verbalmente i senatori repubblicani prima della votazione erano pagati «da Soros e altri».

Ma questo non fa notizia: il magnate ungherese è da tempo nel mirino dei politici populisti di ogni latitudine. Un tema che la stampa mainstream ha da sempre dipinto come una fissazione cospirazionista a tinte vagamente antisemite, senza alcuna base reale.

kavanaughKAVANAUGH
E invece, stavolta, è proprio un «giornalone» a intravedere la manina di Open society dietro le proteste. Parliamo niente di meno che del Wall Street Journal. Non esattamente una testata accusabile di essere contro l' establishment politico e finanziario. E se la tribuna può sorprendere, l' autrice dell' articolo anti sorosiano appare ancor più a prova di illazione: parliamo di Asra Quratulain Nomani, giornalista indiana naturalizzata statunitense, musulmana e femminista. Praticamente una rappresentazione vivente del politicamente corretto.

Eppure ecco cosa ha scritto la donna sul giornale della grande finanza (cioè dell' ambiente da cui proviene Soros stesso): «I detrattori di Trump lo hanno accusato di proporre teorie cospirative e persino di antisemitismo contro Soros, un benefattore miliardario per le cause liberali. Eppure lui aveva ragione. Molti americani si oppongono sinceramente al signor Trump e al giudice Kavanaugh. Sono una femminista liberale le cui opinioni sull' aborto e sul matrimonio tra persone dello stesso sesso sono in linea con quelle del Partito democratico.

SOROSSOROS
Eppure, mentre la maggior parte dei dimostranti non è pagata per i suoi sforzi, le proteste al Campidoglio di sabato [...] sono state organizzate da gruppi di cui il signor Soros è un importante mecenate». Nomani fa anche un passo indietro e ricorda che «almeno 50 delle più grandi organizzazioni che hanno partecipato come "partner" alla Marcia delle donne del 21 gennaio 2017 avevano ricevuto sovvenzioni da Open society foundations di Soros». All' epoca, una sua denuncia in merito aveva già fatto scalpore, in effetti.

Allo stesso modo, «almeno 20 dei più grandi gruppi che hanno guidato le proteste anti Kavanaugh del sabato sono stati beneficiari della Open society», ha scritto l' editorialista del Wsj. Che descrive minuziosamente l' organizzazione scientifica delle proteste di sabato. «MoveOn.org, una lobby e organizzazione democratica fondata con i soldi di Soros», scrive, «ha inviato regolarmente ai suoi seguaci lettere che li rimandavano a un form di Google in cui potevano chiedere biglietti per i treni o posti letto».
AMY SCHUMER ED EMILY RATAJKOVSKY ARRESTATE NELLE PROTESTE CONTRO KAVANAUGHAMY SCHUMER ED EMILY RATAJKOVSKY ARRESTATE NELLE PROTESTE CONTRO KAVANAUGH

Facile creare rivolte, se si ha il rimborso spese

Sin dalla mattinata, del resto, i manifestanti sono stati istruiti da veri professionisti della rivolta, cominciando col dividere quelli che erano disposti a farsi arrestare da quelli che, invece, dichiaravano di non voler giungere a tanto e che quindi erano dirottati all' interno del Senato per fungere da claque e disturbare la seduta, nonché braccare i senatori.

Secondo il racconto di Nomani, tutto, dagli striscioni alle magliette, dagli slogan agli hastag di Twitter, è stato minuziosamente deciso a tavolino e trasmesso ai manifestanti. «Le proteste di sabato e le interruzioni illegali» della seduta al Senato, ha aggiunto la giornalista, «facevano parte di una rete ben orchestrata e ben finanziata che ha prenotato autobus, camere d' albergo e chiese per tale agitazione».

christine fairCHRISTINE FAIR
In chiusura, l' articolo ribadisce la fede dell' autrice nelle battaglie democratiche, molte delle quali condivise peraltro con l' agenda di Open society: «Molti (inclusa me) simpatizzano con le cause liberali dei campioni della Open society. Alcuni sono soci o beneficiari stipendiati da Open society.

E molti trovano respingente la retorica conservatrice anti Soros, che a volte diventa truculenta». Ma, conclude la giornalista, la democrazia si serve in modo migliore se non si è costretti a inseguire un flusso di denaro «generosamente» elargito da un campione delle speculazioni finanziarie.

Qualche settimane fa anche un giornalista italiano decisamente non vicino alle ragioni populiste, come Enrico Mentana, aveva cercato di far ragionare la sinistra in piena fregola sorosiana, scrivendo sui social che, «almeno nel nostro Paese, Soros può purtroppo essere citato come speculatore senza bisogno di virgolette, per l' attacco alla lira del settembre 1992 che ci costrinse alla più dura manovra economica della nostra storia e fruttò allo stesso Soros un guadagno astronomico per aver scommesso contro l' Italia.

KAVANAUGHKAVANAUGH
Ora a Budapest gli hanno disegnato addosso il ruolo di nuovo nemico del suo popolo, di burattinaio di ogni trama contro il paese che gli diede i natali, di grande vecchio dell' internazionale europeista-sionista: una strumentalizzazione schifosa, ma non riesco mai a provare simpatia per quel vecchio che fa il filantropo coi soldi accumulati anche giocando contro di noi un quarto di secolo fa».

kavanaugh trumpKAVANAUGH TRUMP
Ma in una sinistra in cui sono saltati tutti i parametri della logica politica, l' avvertimento non è valso a nulla: siamo sempre fermi al concetto per cui, se una cosa non piace a Matteo Salvini, a Marine Le Pen o a Viktor Orbán, deve essere buona e giusta per forza.
Anche a costo di ridursi a utili idioti di un vecchio pescecane e delle sue trame.

Fonte: qui

NEL 2017 L'EVASIONE DEI CONTRIBUTI PENSIONISTICI, PER I LAVORATORI DIPENDENTI, È ARRIVATA A 11 MILIARDI DI EURO


CHI DEVE RECUPERARE IL DOVUTO? INPS, INAIL E MINISTERO DEL LAVORO, CHE FINO A QUALCHE ANNO FA RIUSCIVANO A INCASSARE QUASI IL 10% OGNI ANNO. POI È ARRIVATA LA RIFORMA RENZI-POLETTI, E…



Paolo Foschi e Milena Gabanelli per “Dataroom – Corriere della Sera”

gabanelli lavoro nero 3GABANELLI LAVORO NERO 
Dalle stime ufficiali dell' Inps ammonta ad almeno undici miliardi di euro l' anno l' evasione dei contributi pensionistici. Il dato si riferisce soltanto al lavoro dipendente, esclusi dunque almeno altrettanti miliardi relativi a liberi professionisti, artigiani, consulenti e imprese individuali. Chi deve recuperare il dovuto, che si perde nei meandri dell' economia sommersa, sono i servizi di ispettorato dell' Inps, Inail e ministero del Lavoro.

RENZI POLETTIRENZI POLETTI
Fino a qualche anno fa riuscivano ad incassare quasi il 10 per cento ogni anno, poi con il governo Renzi e il ministro Poletti nel 2015 è arrivata la riforma: per evitare sovrapposizioni, sprechi di risorse e rendere più efficaci i controlli i soggetti vigilanti devono essere coordinati dall' Istituto Nazionale del Lavoro. Oggi il risultato raggiunto è esattamente l' opposto. Che cosa è successo?

gabanelli lavoro nero 1GABANELLI LAVORO NERO 
Per capirlo confrontiamo i numeri.

Nel 2013, un anno prima che si iniziasse a parlare di riforma, i 3.537 ispettori del ministero del Lavoro, avevano recuperato 90.982.451 euro; i 1.492 ispettori Inps 1,240 miliardi; infine i 377 ispettori Inail 89.936.000.

Nel 2017, primo anno con le nuove regole, l' incasso delle attività ispettive è passato a 125.550.287 euro per il ministero del Lavoro, a 894.150.678 per l' Inps, e 80.398.967 euro per l' Inail. In totale 321.773.000 milioni di euro in meno, con un calo dei contributi previdenziali evasi del 27,94%. Che sia dovuto a una diminuzione del lavoro nero? A guardare i dati, pare proprio di no.

RENZI POLETTIRENZI POLETTI
L' Istat e la Commissione per l' economia non osservata istituita presso il Tesoro, registrano fra il 2012 e il 2015 (cioè prima della riforma) un aumento del lavoro irregolare del 5,1%. Sempre nel 2015 l' economia sommersa valeva 208 miliardi di euro, pari al 12,8% del Prodotto interno lordo. Nel 2017 i dati non sono ancora omogenei, ma secondo i calcoli del centro Studi e ricerche sul mezzogiorno, il giro d' affari dell' economia sommersa è balzato a 320 miliardi di euro, ovvero al 19,5% del Pil.

GIULIANO POLETTI IN SENATO FOTO LAPRESSEGIULIANO POLETTI IN SENATO FOTO LAPRESSE
Come è possibile allora che sia crollato l' incasso delle attività di vigilanza? Le cause, sostengono gli stessi ispettori, sono di diversa natura. Prima di tutto l' accentramento delle funzioni sotto il ministero del Lavoro ha burocratizzato l' iter dei controlli. «Ogni mese c' è una riunione di un comitato territoriale al quale va sottoposto l' elenco dei controlli che si intende effettuare. Questa procedura, introdotta per evitare sovrapposizioni - spiega Giancarlo Sponchia, presidente dell' Associazione nazionale ispettori di vigilanza - allunga i tempi di intervento. Per esempio, se prima, di fronte ad una situazione di allarme, l' ispettore poteva decidere nel giro di un paio d' ore di effettuare un controllo a sorpresa, oggi non è più possibile, perché le ispezioni vanno preventivamente autorizzate nel corso della riunione mensile. E più si allarga il numero di persone a conoscenza in anticipo dei nomi delle aziende da ispezionare, più cresce il rischio di fughe di notizia».

gabanelli lavoro nero 2GABANELLI LAVORO NERO 




Rischio fondato, stando alle dichiarazione fatte da Fabio Querin, delegato Rsu di Fincantieri (dove lavorano 4.000 lavoratori in appalto) lo scorso maggio a Report: «Quando viene l' ispettorato del lavoro lo sa tutto il cantiere, e tre giorni prima i lavoratori degli appalti dell' azienda da ispezionare cominciano a far pulizia nella zona di lavoro».
INPS PENSIONIINPS PENSIONI
Sul recupero dell' evasione ha inciso poi la drastica riduzione del numero degli ispettori Inps, che erano quelli che portavano i risultati quantitativamente maggiori. Con il jobs act chi va in pensione o passa a altro incarico, non viene sostituito, per permettere il passaggio delle funzioni ai controllori del ministero del Lavoro. E così dal 2014 a oggi l' Inps ha perso oltre trecento ispettori, e di conseguenza il numero dei controlli è crollato, tanto che nel bilancio previsionale per il 2018 viene indicato come valore degli accertamenti di vigilanza la somma di 432 milioni di euro, a fronte della media di oltre un miliardo di recupero annuo nel periodo 2013-2016.

tria conte di maio salvini 1TRIA CONTE DI MAIO SALVINI 
Inoltre il ministero del Lavoro non rende facile i controlli: i propri ispettori infatti devono muoversi quasi sempre con i mezzi pubblici, anche per raggiungere le aziende con la sede in zone periferiche e spesso servite da linee disastrate. Paolo Pennesi, ex capo del Dipartimento silurato da Luigi Di Maio all' inizio di settembre, nella relazione dell' attività del 2017 ha attribuito la flessione degli incassi soprattutto al minor utilizzo di molti ispettori impegnati nella formazione. In altre parole: il ministero non dispone del know how necessario per coordinare l' attività.

gabanelli lavoro nero 4GABANELLI LAVORO NERO 



«Gli ispettori Inps e Inail - continua Giancarlo Sponchia - lavorano con software molto avanzati che elaborano e incrociano numerosi dati per verificare se i versamenti contributivi di un' azienda sono in linea con l' attività dell' azienda stessa. Inps e Inail hanno offerto la disponibilità a fornire i propri dati al ministero, che però ha risposto di non essere in grado al momento di gestire l' enorme molte di informazioni. Ma è un paradosso che chi deve coordinare non abbia gli strumenti per comprendere i fenomeni che deve contrastare».

SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZASALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA
Per adesso, fra l' altro, gli ispettori Inps e Inail sono rimasti in carico ai rispettivi istituti, pur dipendendo funzionalmente dal ministero, ma se un giorno sarà formalizzato il passaggio alle dipendenze dirette del dicastero, rischiano di perdere una parte delle retribuzione annua compresa fra i 5 e i 10 mila euro. Ed è questo uno dei motivi che sta spingendo molti ispettori a chiedere il collocamento in altro ruolo.

matteo renzi (1)MATTEO RENZI 









«L' evasione contributiva toglie soldi alle pensioni di tutti noi, e lo Stato, con questa riforma, anziché potenziare l' attività ispettiva, ha ottenuto il risultato opposto - conclude Giancarlo Sponchia -. È giusto che ci sia un accentramento e coordinamento delle attività di controllo, ma sarebbe più corretto affidare questo ruolo all' Inps che ha le competenze per farlo».
In conclusione: o è stata avviata la riforma senza predisporre prima la formazione e l' adeguamento tecnologico dentro al ministero per manifesta incapacità, oppure la competenza è stata affidata al ministero per permettere alla politica di controllare i controllori.

Fonte: qui

DUE POLIZIOTTI VENGONO PICCHIATI A CALCI E PUGNI DA UN GRUPPO DI MIGRANTI AL CARA DI FOGGIA


I DUE AGENTI VOLEVANO ARRESTARE UN 26ENNE GAMBIANO CHE, FUGGENDO IN AUTO DA UN POSTO DI BLOCCO, AVEVA PROVATO A INVESTIRLI - I DUE POLIZIOTTI HANNO RIPORTATO MOLTE FERITE CON PROGNOSI CHE VANNO DAI 15 AI 30 GIORNI

“IN CINQUANTA CONTRO DUE, CE LA SIAMO VISTA BRUTTA…” 

RIVOLTA AL CARA DI FOGGIA
Vincenzo Damiani per “il Messaggero”
Circondati da una cinquantina di immigrati e picchiati per impedire l'arresto di un giovane gambiano. Due poliziotti della Stradale del distaccamento di Cerignola, in provincia di Foggia, sono stati aggrediti nelle campagne di Borgo Mezzanone durante un controllo anti caporalato e contro l' immigrazione clandestina, i due agenti hanno riportato diverse ferite ma se la sono cavata con prognosi di 30 e 15 giorni.
RIVOLTA AL CARA DI FOGGIARIVOLTA AL CARA DI FOGGIA
LA DENUNCIA
L'episodio è avvenuto sabato, ma è stato denunciato solo ieri dal sindacato di polizia Sap: secondo la ricostruzione fatta dagli agenti, la pattuglia avrebbe fermato un 26enne originario del Gambia per dei controlli di routine, infatti dopo il grave incidente stradale dello scorso agosto, che ha causato la morte di 12 braccianti agricoli, le verifiche si sono intensificate in quella zona. Il 26enne, Omar Jallow, però, alla richiesta di mostrare i documenti ha messo il piede sull' acceleratore, ha provato ad investire i due poliziotti con la sua auto ed è fuggito.
Gli agenti, a quel punto, sono risalti in macchina, lo hanno inseguito e, dopo alcuni tentativi di speronamento, sono riusciti a bloccare la sua corsa. Il migrante non si è dato per vinto e ha cercato la fuga a piedi, avvicinandosi al Centro accoglienza e richiedenti asilo (Cara) di Borgo Mezzanone.
RIVOLTA AL CARA DI FOGGIARIVOLTA AL CARA DI FOGGIA
Una sorta di trappola per i due poliziotti che, in pochi istanti, sono stati circondati da una cinquantina di immigrati: gli agenti hanno ammanettato ugualmente il 26enne gambiano, ma sono stati colpiti con calci e pugni dal gruppo di richiedenti asilo. Solamente l' arrivo di altre pattuglie, nel frattempo allertate via radio durante l'inseguimento, ha fatto disperdere gli altri migranti, permettendo l'arresto del gambiano. I due agenti della Polstrada rimasti feriti nella colluttazione sono stati medicati all' ospedale di Cerignola e guariranno rispettivamente in 15 e 30 giorni. Il 26enne, Omar Jallow, risulta avere già diversi precedenti di polizia e ora è detenuto nel carcere di Foggia.
LA RICHIESTA
«I due colleghi sostiene Francesco Pulli, segretario nazionale del Sindacato autonomo di polizia (Sap) - sono stati letteralmente pestati e hanno riportato importanti ferite con prognosi che vanno dai 15 ai 30 giorni. L'intervento di altre pattuglie ha scongiurato il peggio. Episodi del genere non sono nuovi e, sicuramente, a spingere questa gente a delinquere indisturbata, è anche la consapevolezza di restare impunita.
RIVOLTA AL CARA DI FOGGIARIVOLTA AL CARA DI FOGGIA
Servono pene severe per chi non rispetta le regole - aggiunge Pulli - e occorrono anche maggiori tutele per i poliziotti operativi su strada, come i taser ad esempio. Se fosse successo il contrario, nessuno avrebbe esitato ad urlare al razzismo. È ora che chi sbaglia paghi e che la polizia sia messa in condizioni di difendersi e operare in totale sicurezza in situazioni del genere, per dare un segnale positivo alla collettività».
A Borgo Mezzanone è presente la più grande baraccopoli d' Italia, nonostante i diversi tentativi di abbattimento le catapecchie in legno vengono prontamente ricostruite. In estate, durante la raccolta dei pomodori, in quella zona arrivano a vivere sino a 10mila immigrati.
FOGGIA, DUE POLIZIOTTI AGGREDITI DA 50 MIGRANTI NEL «GHETTO» DI BORGO MEZZANONE
IL CARA DI BORGO MEZZANONE IN PROVINCIA DI FOGGIAIL CARA DI BORGO MEZZANONE IN PROVINCIA DI FOGGIA
«In cinquanta contro due, ce la siamo vista brutta. Al gambiano, però, alla fine siamo riusciti comunque a mettere le manette...». C.T. 40 anni e A.G. di 45, del distaccamento Polstrada di Cerignola, sono i due poliziotti di pattuglia che venerdì pomeriggio, nei pressi del Cara di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia, sono stati prima circondati e poi aggrediti da un gruppo di migranti proprio davanti al grande centro d’accoglienza per richiedenti asilo, il terzo per dimensioni in Italia.
Decine di extracomunitari intenzionati con ogni mezzo a liberare Omar Jallow, 26 anni, cittadino del Gambia con vari precedenti penali, che gli stessi agenti avevano appena arrestato, dopo un inseguimento in auto sulla provinciale e poi a piedi tra le baracche. I due poliziotti nel frattempo hanno già lasciato l’ospedale di Cerignola. A.G., il sovrintendente, ha avuto la peggio: 30 giorni di prognosi e setto nasale rotto; C.T., l’assistente, ha riportato lesioni sul corpo, guarirà in 15 giorni.
IL CARA DI BORGO MEZZANONE IN PROVINCIA DI FOGGIAIL CARA DI BORGO MEZZANONE IN PROVINCIA DI FOGGIA
Ancora scioccati, hanno raccontato quei minuti terribili al segretario provinciale del Sap, il sindacato autonomo di polizia, Giuseppe Vigilante: «Quel pomeriggio eravamo in servizio anti-caporalato lungo la provinciale, quando abbiamo intimato l’alt a una macchina sospetta. A bordo c’era il gambiano, che invece di fermarsi è ripartito a razzo, cercando d’investirci. E durante l’inseguimento ha anche provato a speronarci per mandarci fuori strada.
Quando poi si è fermato, nei pressi del Cara, lui è sceso e noi l’abbiamo inseguito a piedi. In quel momento, un gruppo di altri immigrati ha visto la scena e c’è venuto addosso, ci hanno picchiato con calci e pugni, preso a sassate e bottigliate, per fortuna avevamo già dato l’allarme via radio e dopo 10 minuti sono arrivate altre quattro pattuglie che erano in zona: due dell’anticrimine, una del commissariato di Manfredonia, un’altra dei vigili urbani. E i rivoltosi allora si sono dati alla fuga, sennò chissà come sarebbe finita. Almeno il gambiano, però, ora si trova in carcere a Foggia: con l’accusa di lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale».

IL CARA DI BORGO MEZZANONE IN PROVINCIA DI FOGGIAIL CARA DI BORGO MEZZANONE IN PROVINCIA DI FOGGIA
«Il Cara di Borgo Mezzanone è diventato ormai un ghetto, una città nella città — è l’accorata denuncia del segretario Vigilante — Pensato per 200 posti, contiene ormai 600-700 persone, ma soprattutto là fuori, sulla pista di quello che un tempo era un aeroporto, si sono accampati migliaia di immigrati e insomma è diventata una baraccopoli enorme. Là dentro trovi di tutto: ladri d’auto, spacciatori di droga, trafficanti di rame. Una terra di nessuno in cui è sempre più difficile entrare, visti i mezzi limitati di cui disponiamo».
«Se fosse successo il contrario, se cioè degli agenti avessero colpito un migrante, nessuno avrebbe esitato ad urlare al razzismo — dice Francesco Pulli, il segretario nazionale del Sap — E invece episodi del genere, purtroppo, a Borgo Mezzanone non sono nuovi e a spingere questa gente a delinquere è anche la consapevolezza di restare impunita. É necessario, invece, che chi sbaglia paghi. Bisogna tutelare soprattutto i nostri poliziotti su strada: penso alla possibilità di utilizzare il taser, ad esempio, la pistola elettrica che già in altre parti d’Italia è in via di sperimentazione».
IL CARA DI BORGO MEZZANONE IN PROVINCIA DI FOGGIAIL CARA DI BORGO MEZZANONE IN PROVINCIA DI FOGGIA
«Dopo i fatti di mafia del 2017 (quando riesplose la faida del Gargano, ndr) sono arrivati un po’ di rinforzi – conclude Giuseppe Vigilante – Ma le pattuglie in strada sono ancora troppo poche: tra Questura e commissariati ce ne vorrebbero almeno cinque in più per ogni turno».
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