9 dicembre forconi: 03/20/18

martedì 20 marzo 2018

L’AUTO CHE TI AMMAZZA DA SOLA

UBER SOSPENDE I TEST: UNO DEI SUOI VEICOLI AUTONOMI HA MESSO SOTTO, ED UCCISO, UNA DONNA CHE ATTRAVERSAVA FUORI DALLE STRISCE PEDONALI A TEMPE, ARIZONA. A BORDO C’ERA PURE UN PILOTA ‘DI SICUREZZA’, MA QUESTO NON HA IMPEDITO L’INCIDENTE

Uber sospende i test delle auto autonome in tutte le città dove sono in corso (Phoenix, Pittsburgh, San Francisco e Toronto). La sospensione è legata a un incidente mortale a Tempe, in Arizona, dove una donna è morta investita. L'auto di Uber era in modalità autonoma, con un guidatore in carne ossa per sicurezza, quando la donna è stata colpita mentre attraversava la strada fuori dalle strisce pedonali.

"Il nostro cuore è con la famiglia della vittima" scrive in un tweet la compagnia californiana. L'attenzione degli investigatori e dei tecnici di Uber sarà incentrata sulla dinamica dell'incidente, a partire dal funzionamento del sistema di rilevamento degli ostacoli, che avrebbe dovuto arrestare il veicolo una volta identificata la donna.

uber serviziUBER SERVIZI
Si tratta del primo incidente mortale a coinvolgere un pedone nel programma partito in California nel 2016. Nei giorni scorsi l'ad di Uber Dara Khosrowshahi aveva espresso la speranza di poter mettere in servizio entro 18 mesi le prime auto a guida autonoma, ma quest'ultimo incidente rischia di rallentare questo cammino.

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FALLISCE LA DPS, CHIUDONO 43 NEGOZI A MARCHIO TRONY, 500 DIPENDENTI COINVOLTI.

MEDIAWORLD DIVERSIFICA VENDENDO SEX TOYS, AUCHAN PROVA A RECUPERARE CLIENTI CON LE BOTTEGHE STILE ‘LA MIA SALUMERIA’. 

CARREFOUR EVITA ESUBERI E SCOMMETTE SUI ’24 ORE’ 

CORRONO INVECE ESSELUNGA, DECATHLON E LEROY MERLIN, OLTRE AGLI HARD DISCOUNT

FALLISCE SOCIETÀ DPS, CHIUSI 43 NEGOZI A MARCHIO TRONY

tronyTRONY
La Dps, società che ha il maggiore pacchetto di aziende commerciali a insegna Trony, circa 43 in Italia, ha dichiarato fallimento secondo quanto reso noto dai sindacati. I dipendenti coinvolti sono una trentina a Bari — dove ci sono state manifestazioni — circa 120 in tutta la Puglia (13 negozi) e 500 in Italia. A livello nazionale le organizzazioni sindacali — spiega Barbara Neglia, segretaria Filcams-Cgil Puglia — chiederanno incontri al curatore fallimentare e al ministero dello Sviluppo economico per trovare soluzioni alternative ai licenziamenti.

trony sit in lavoratori a bariTRONY SIT IN LAVORATORI A BARI
I negozi che oggi sono rimasti chiusi si trovano in Liguria, Piemonte, Lombardia (dove sono a rischio 140 dipendenti con 9 punti vendita fra cui il negozio di San Babila) Veneto, Friuli e Puglia. In quest'ultima regione oggi è scattata la mobilitazione dei lavoratori con un sit-in davanti ad uno dei tre negozi di Bari.

I dipendenti che, a Bari, sono coinvolti nelle conseguenze del fallimento sono una trentina ma in tutta la Puglia, dove ci sono 13 negozi Trony, i lavoratori a rischio sono circa 120, una fetta significativa particolarmente provata visto che dopo aver avuto un pesante taglio della busta paga a dicembre, a febbraio non hanno ricevuto gli stipendi. In Puglia l'unico negozio Trony rimasto aperto è quello di Taranto perché è rimasto in mano alla società Vertex.

mediaworldMEDIAWORLD
Al sit-in di Bari si è recato anche il sindaco, Antonio Decaro, che ha parlato con i lavoratori assicurando la propria disponibilità perché i posti di lavoro vengano salvaguardati. Preoccupati anche i clienti di Trony, che, senza alcun preavviso si sono viste chiudere le saracinesce.

La situazione della società Dps era in bilico da diverso tempo. L'azienda aveva chiesto un concordato preventivo che però non è stato giudicato percorribile dal giudice fallimentare che lo ha rifiutato decretando il fallimento. “Ora resta da gestire questa fase - dice Alessio di Labio responsabile nazionale diFilcams Cgil -. L'obiettivo è quello di individuare uno o più soggetti interessati a rilevare i 43 punti vendita. E poi chiedere un incontro sia al Mise e sia al ministero del Lavoro perché ci sarà da gestire la cassa integrazione dei lavoratori».


MEDIAWORLD DIVERSIFICA CON I SEX TOYS, AUCHAN RIPARTE CON «LA MIA SALUMERIA»

carrefour aperti 24 oreCARREFOUR APERTI 24 ORE
MediaWorld diversifica con i sex toys, Auchan riparte con «La mia salumeria». Sono i due estremi della tenaglia che sta strozzando la grande distribuzione in Italia. La catena di elettronica controllata da Mediamarket sta suscitando dibattito sul web per la sua nuova offerta eterogenea. Ha perso 17,3 milioni nel bilancio al 30 settembre scorso (con però 2,05 miliardi di ricavi, quasi un terzo di Esselunga), ha annunciato la chiusura dalla fine di questo mese dei punti vendita di Grosseto e Milano Stazione centrale e la fine del contratto di solidarietà dal 30 aprile, temuto preludio agli esuberi (che l' azienda smentisce).

Risultato: sciopero. L' amministratore delegato per l' Italia Guido Monferrini, che a ottobre ha sostituito Joachim Rösges, ha il compito di tornare a guadagnare.
trony sit in lavoratori a bariTRONY SIT IN LAVORATORI A BARI
La catena alimentare francese della famiglia Mulliez, che ha chiuso il 2017 dimezzando l' utile a 275 milioni anche per le difficoltà in Italia, tenta invece il rilancio sullo schema delle botteghe, inaugurate dentro i supermercati. «La mia macelleria», «Il mio pescivendolo». Più territorialità, meno distanza dal cliente. Oltre ai patti sull' ecommerce naturalmente, come l' accordo strategico annunciato a fine 2017 con Alibaba. E alla spinta sul digitale, i pagamenti senza casse (e le cassiere diventeranno assistenti del cliente, com' è successo ai bancari).

«Nonostante le difficoltà, Auchan Retail crede nell' importanza di questo Paese e continua a investire - dice Américo Ribeiro, direttore generale in Italia -. Da dieci mesi è partito un piano di convergenza verso l' unica insegna. Stiamo valutando tutte le soluzioni per ottimizzare la rete distributiva e dare valore aggiunto ai nostri clienti. Lo sviluppo dell' ecommerce va in questo senso. L' obiettivo è riuscire in questa grande trasformazione per riaffermare la nostra presenza nazionale».
esselunga mostraESSELUNGA MOSTRA

Il punto è che è cambiato il mondo. La crescita veloce delle vendite online penalizza le catene non alimentari, il turnover accelerato dei manager non aiuta i gruppi stranieri. Mentre la crisi economica ha minato il modello della spesa grande di famiglia, in macchina, al sabato. Sono gli ipermercati il ventre molle del sistema. Non a caso è una formula che stanno rivedendo tutti: Auchan, le Coop, Carrefour. Negli iper il valore delle vendite è sceso del 3,5% in gennaio rispetto allo stesso mese 2017, ha detto l' Istat il 14 marzo (-1,1% i supermercati). In compenso sono cresciuti del 3,6% i discount, con lo sprint di Eurospin e Lidl.

inaugurazione esselunga a roma 1INAUGURAZIONE ESSELUNGA A ROMA 1
Perciò l' arrivo dal primo marzo del colosso tedesco Aldi (altro discount, vuole aprire quest' anno 35 negozi), dopo la Dm (altra tedesca) sbarcata da quattro mesi a Milano CityLife, sarà un ciclone secondo gli osservatori. Su un mercato che si può dividere in tre categorie: gamberi, tartarughe e gazzelle.

I gamberi sono, appunto, MediaWorld, ma anche la Trony in difficoltà e Auchan. L' altra francese in crisi, Carrefour, conquista invece la categoria tartarughe. Quotata a Parigi (-21,6% il titolo in un anno, al 14 marzo) ha trovato l' accordo con i sindacati per evitare gli esuberi e nel bilancio 2017 mostra vendite nette in lieve crescita in Italia (da 4,89 a 4,91 miliardi). Ma sta ancora aspettando i risultati della strategia «h24» e di prossimità con i «punti gourmet» che ambiscono a sfidare Eataly.

AUCHANAUCHAN
Una strada che si sposa alla multicanalità, ma non compensa le difficoltà degli iper. Funzionerà la replica dei negozi sotto casa, l' offerta spezzettata? Di certo è una via battuta. La segue anche Auchan con i suoi «My Auchan» (anche al posto dei Simply). Ne ha 15, vuole arrivare a 52 quest' anno. E pure la Coop che resta prima per fatturato (14,5 miliardi nel 2016), ma rientra fra le tartarughe, benché avanzate (più veloci).

Per superare il problema della grande superficie sta sperimentando la formula Extracoop: dentro l' iper, un nucleo food e intorno tanti reparti specializzati tipo negozi, dal cibo per animali al fiorista.

lidlLIDL
Veniamo alle gazzelle: sono le catene italiane dove c' è un proprietario. E dunque: l' Esselunga degli eredi Caprotti che ha chiuso il 2017 con ricavi a 7,7 miliardi (+3%). Ma anche le insegne di negozianti associati Conad e Selex. Secondo l' ultima ricerca di Mediobanca hanno cumulato nel 2015-2016 utili per 373 e 263 milioni: meno dei 535 di Esselunga, ma molto più dei 137 delle Coop (mentre Carrefour e Auchan hanno perso in Italia 261 e 371 milioni). Le più veloci sono però Eurospin e Lidl che si stanno riposizionando verso l' alto: profitti a 325 e 190 milioni nei due anni; +60% e +36% i dipendenti nel 2012-2016 (contro il -18% di Auchan).

Fra le straniere, marciano Decathlon e Leroy Merlin.
È un caso a sé Marco Brunelli di Iper e Unes (116 milioni l' utile nel biennio) che con il centro commerciale di Arese sull' ex Alfa Romeo ha fatto il contrario di tutti prima di tutti: ha messo i negozi della galleria (centinaia) intorno all' ipermercato.

Fonte: qui

MOHAMED ALI ISMAIL TURKI É UN INGEGNERE SAUDITA CHE STA PER COMPRARE LA BANCA “CIS” DI SAN MARINO

NON SOLO: HA PROMESSO ALTRE CENTINAIA DI MILIONI PER UN AEROPORTO INTERNAZIONALE, HOTEL A CINQUE STELLE E UN NUOVO OSPEDALE  

MA SE CERCATE NOTIZIE IN RETE SU DI LUI, NON TROVERETE NULLA…


MOHAMED ALI ISMAIL TURKIMOHAMED ALI ISMAIL TURKI
Mohamed Ali Ismail Turki: segnatevi questo nome, perché appartiene a una persona in grado di spendere centinaia di milioni di euro con la facilità con cui altri bevono un thè. Segnatevelo, sì. Ma non tentate una ricerca in rete per capire chi sia questo ingegnere saudita, perché al di fuori della Repubblica di San Marino sembrerebbe sconosciuto. Non esistono o quasi su Internet riferimenti al suo nome, almeno non al di fuori dell' alfabeto arabo.

Eppure nella rocca del Titano Ali Turki si prepara a comprare una banca, la Cis, al cuore di un sistema ormai considerato al collasso. Ora alla stampa locale l' ingegnere saudita promette molto di più: altre centinaia di milioni per un aeroporto internazionale della Repubblica di San Marino (ma a Rimini), la costruzione di hotel a cinque stelle e un nuovo ospedale. «Ho scelto di investire qui - ha dichiarato a un giornalista del posto - perché affascinato dalla storia e dalla tradizioni del vostro splendido Paese».
Credito Industriale SammarineseCREDITO INDUSTRIALE SAMMARINESE

Il colpo di fulmine di questo investitore dev'essere stato intenso. Va detto che nulla suggerisce che il suo denaro sia di origine illecita e il suo nome non è legato a scandali. Ma Mohamed Ali Turki, che prima d' ora non sembra essersi mai affacciato in avventure all' estero, promette di versare risorse pari al metà del prodotto interno lordo nazionale proprio in un posto dove il fabbisogno di capitale degli istituti è stato stimato dalla banca centrale a 900 milioni di euro: una somma pari al Pil del Paese, che resta tutta da reperire e nessuno sa dire in che modo in quel sistema bancario con evidenti problemi di liquidità e di solvibilità delle sue aziende principali. Neanche a Ali Turki sfuggirà che esistono opzioni più prudenti per investire centinaia di milioni.

MOHAMED ALI ISMAIL TURKIMOHAMED ALI ISMAIL TURKI
San Marino, oggettivamente, ha però una particolarità: fa parte dell' euro e dell' unione doganale europea - senza barriere di sorta a nessuna transazione con l' Europa - eppure non è soggetto a nessuno dei vincoli di controllo e trasparenza dell' Italia o della Germania. Per qualcuno questa doppia qualità dev' essere molto attraente. Per correttezza verso Ali Turki, va detto però che non è il solo. Di recente la banca centrale di San Marino è stata avvicinata da una successione di figure che si dicevano disposte a investire molto denaro nella minuscola repubblica.

CREDITO SAMMARINESE jpegCREDITO SAMMARINESE 



C'è stata una società di riassicurazione panamense che, subito dopo l' esplodere dello scandalo fiscale dei Panama Papers, sosteneva di volersi trasferire proprio nella rocca del Titano. Si è presentato poi un operatore nigeriano in rappresentanza di una società olandese con sede a Dubai - non la più trasparente di tutte le giurisdizioni - deciso a scegliere proprio San Marino per creare una finanziaria nel settore degli aeromobili.

Inutile chiedersi perché. Del resto entrambi questi soggetti si sono volatilizzati non appena la banca centrale - all' epoca sotto la guida di figure di livello internazionale, in seguito allontanate dal governo - ha iniziato a chiedere i piani industriali e soprattutto le garanzie anti-riciclaggio fornite da questi potenziali investitori esteri. Invece di rispondere alle domande, sono scomparsi. Ma l' attrazione per San Marino da parte dei capitali esteri non finisce qui.

MOHAMED ALI ISMAIL TURKIMOHAMED ALI ISMAIL TURKI
Dopo una pesante condanna in primo grado, proprio venerdì scorso sono stati assoluti in appello («perché il fatto non sussiste») l' ex direttore generale della banca centrale di San Marino Mario Giannini e l' ex responsabile della Vigilanza Andrea Vivoli per un altro caso legato a operazioni da Paesi di seconda o terza fascia: i due erano accusati di non aver comunicato all' Agenzia di informazione finanziaria del Paese il trasferimento di sei miliardi di dollari da Banca del Giappone alla banca sanmarinese Asset Bank, oggi in profondo dissesto, per conto dell' ungherese Gyiorgiy Zoltan Matrai. Anche questo trasferimento, una volta scoppiato il caso non è mai avvenuto. Si fosse stato fatto veramente, per San Marino sarebbe stata una rivoluzione e un' importante inversione di tendenza.

SAN MARINOSAN MARINO
Una rivoluzione perché con quell' unico trasferimento il livello dei depositi bancari a San Marino sarebbe raddoppiato e anche più. Un' inversione di tendenza perché negli ultimi anni la liquidità depositata sui conti bancari del Titano è crollata dai livelli pre-crisi ,da circa 25 a cinque miliardi di euro: hanno contribuito la fuga di capitali avviata dalla crisi e soprattutto la voluntary disclosure per il rientro dei capitali operata dal governo italiano, che ha fatto uscire dalla Rocca molti fondi italiani un tempo nascosti al Fisco.

Quel prosciugarsi della liquidità nel sistema sanmarinese, come è ormai noto, ha fatto emergere scogli, relitti e cadaveri di ogni tipo. Una recente relazione sulla Cassa di Risparmio di San Marino a firma di Mirella Sommella, un' avvocatessa che siede nella vigilanza della banca centrale, si legge come un catalogo degli orrori: sul conto della prima banca del Paese il rapporto di vigilanza parla di «assetto di governance «assolutamente inadeguato»; «dovere istituzionale e morale di intervenire immediatamente per arginare gli effetti devastanti che possono scaturire dalla grave crisi di Cassa di risparmio»; «fatti gravi occultati».

MOHAMED ALI ISMAIL TURKIMOHAMED ALI ISMAIL TURKI
E questo è solo uno dei dissesti al cuore di un buco bancario da 900 milioni, pari al Pil del Paese. Il problema del governo del Titano, è che non riconosce il problema e non accetta aiuto dalle istituzioni internazionali o da operatori trasparenti di mercato. Così il problema diventa ogni giorno più grave. E San Marino rischia di diventare una breccia nel cuore dell' Italia per l' ingresso di capitali opachi (o peggio) da tutto il mondo, ai quali qualcuno alla fine stenderà tappeti rossi in cambio di una ciambella finanziaria di salvataggio.

Fonte: qui
MONTE TITANO - SAN MARINOMONTE TITANO - SAN MARINO

“VOLEVAMO UN CORNETTO MA IL LOCALE ERA CHIUSO. COSI’ ABBIAMO PESTATO LA GUARDIA”

I TRE MINORENNI CONFESSANO L’OMICIDIO DEL VIGILANTE, IL 15ENNE CAPO DELLA BANDA: ERO EUFORICO, MI ERO FATTO 2 SPINELLI 

Conchita Sannino per la Repubblica

Un uomo massacrato solo per riempire con qualcosa la notte.
Tutto è avvenuto perché «volevamo farci un cornetto, ma trovammo il locale chiuso». Luci spente, periferia riconsegnata al vuoto delle tre, niente sotto i denti. «E quindi decidemmo di fare l' agguato al vigilante». È l' agghiacciante punto di partenza, nelle confessioni dei tre adolescenti accusati, a Napoli, dell' efferato omicidio della guardia giurata Franco Della Corte, 51 anni, avvenuto il 3 marzo.

Nel decreto di fermo, due versioni che si differenziano di poco. L. C., più giovane e più violento, 15 anni appena, racconta che non sa neanche lui per quale motivo ha sfondato il cranio di un onesto lavoratore con un bastone: «Ero euforico, mi feci due spinelli».

Nella feroce scorribanda, invece, K. e C. , 16enni, confessano che c' era un movente preciso: «La rapina della pistola». È l' ultimo nodo che dovrà provare a sciogliere il gip Pietro Avallone nell' udienza di convalida prevista, oggi, al Tribunale per i minori.
Dopo, verosimilmente, si spalancheranno le porte del carcere. Ecco le loro voci.
K.: colpimmo tutti e tre K. doveva partire tra quattro giorni per la Germania, a cercare lavoro lì dove i fratelli già fanno i manovali.
carabinieriCARABINIERI

È anche il primo a crollare di fronte a polizia e pm. «Erano le 3 di notte e volevamo andarci a comprare un cornetto alla cornetteria "Nuova Vita". Ma era chiuso». Poi quel passaggio che mette i brividi: «E allora, in considerazione dell' orario e del fatto che la cornetteria era chiusa, decidemmo che volevamo aggredire la guardia giurata di turno alla metropolitana ed impossessarci della sua pistola.

A quell' ora il vigilante è solito andare alla stazione metro per il suo giro».
Il pm: chi fu a decidere? K.: « Vi ripeto che dopo aver notato che la cornetteria era chiusa, decidemmo di impossessarci dell' arma. Ma si trattò di una decisione presa da noi tre insieme, senza premeditazione » . E ancora: « Dopo aver impugnato i bastoni (...) corremmo, tutti e tre ci avvicinammo alla guardia giurata che stava chiudendo il cancello alle spalle: un attimo prima che entrasse in macchina, cominciammo a colpirlo brutalmente con colpi sferrati unicamente alla testa. Quando ci rendemmo conto che la guardia giurata era a terra esanime, scappammo verso via Tafuri » .
C.: io non ho ucciso, guardavo C. è figlio di un onesto operaio edile, sognava di fare il calciatore. È l' indagato che si smarca subito.
«Siamo partiti per fare un agguato alla guardia giurata per impossessarci della sua pistola.
Sentivo da lontano uno dei due miei amici dire: "Dacci la pistola". Ma io non ho colpito materialmente la guardia giurata. Anzi, appena ho visto che era a terra e che il fatto era serio, mi sono fatto prendere dal panico e sono scappato via».

omicidio vigilanteOMICIDIO VIGILANTE
Poco dopo farà mettere a verbale: «Ribadisco che sono un bravo ragazzo, pratico lo sport del calcio a livello semiprofessionale per la squadra Brothers di Chiaiano.
Gioco nel ruolo di terzino. Io non fumo e non bevo». Anche se è quello che nei post su Fb inneggiava a Totò Riina.

L.: un bastone come arma L., classe dicembre 2002, è considerato il "capo". E come tale si comporta: assumendosi tutte le responsabilità. «Mi trovavo insieme ai miei amici, K. e C. Avevo degli spinelli con me, che fumai davanti a loro. All' improvviso, forse preso da euforia, proposi loro di picchiare una guardia giurata che da poco era passata davanti a noi e che ogni notte girava intorno alla stazione di Piscinola. Ricordo che i miei amici erano inizialmente contrari, anche perché non vi era un motivo valido per farlo Ma poi li convinsi. Presi un bastone, tipo piede di un tavolo, che era nei bidoni della spazzatura. Fui io a mantenere il bastone in mano e ad attendere insieme a loro che la guardia terminasse il giro.

Attendemmo nascosti sotto una cornetteria, che era chiusa, erano le tre di notte: appena vedemmo che lui usciva da quel cancello, mentre era intento a richiuderlo, sbucammo da un vialetto adiacente. Così cominciai a percuoterlo alla testa con il bastone. Sapevo che era armato, ma non avevo alcuna intenzione di sottrargli la pistola: che notai aveva nella tasca del giubbotto.

CARABINIERICARABINIERI
Preciso che io lo colpii più volte , anche quando il vigilante era caduto a terra, perché avevo timore che potesse riconoscermi».

L.: ho fatto tutto io L. «Lo sentii russare (in realtà era un rantolio, ndr) e temetti che potesse morire. Aprii una portiera della sua auto, presi una borsa sua e la lasciai nei giardinetti. Poi rimanemmo a guardare l' arrivo della polizia. Voglio ribadire che la responsabilità è solo mia: in quanto i miei amici hanno fatto da spettatori, sebbene mi abbiano assecondato».

La fidanzatina: progetti in fumo Agli atti dell' accusa, anche l' intercettazione della fidanzatina di L. La ragazza si chiama M., 15 anni anche lei. E in attesa in una stanza del commissariato, si sfoga con un' amica al telefono, rammaricandosi che abbiano confessato tutto: «(Gli inquirenti ndr) hanno detto che sono stati loro. E loro, più scemi di loro, hanno detto di sì "siamo stati noi".

Quindi ci hanno dato omicidio e pure rapina... Si parla di 16, 17 anni.. Lui mi ha distrutto.. Io gli dicevo: io non voglio che vai in carcere, mi voglio sposare, voglio fare un figlio con te. Ora, se prendi 16 anni, quando ci sposiamo? A 31 anni?».

Fonte: qui

FACEBOOK COLA A PICCO A WALL STREET CON LO SCANDALO DI CAMBRIDGE ANALYTICA E LE PRESSIONI DELLE AUTORITÀ AMERICANE E INGLESI SU MARK ZUCKERBERG

LA SOCIETÀ DI BIG DATA HA AIUTATO TRUMP NELLE LEZIONI DEL 2016 E HA GIOCATO UN RUOLO IMPORTANTE NEL VOTO SULLA BREXIT 

COSA SAPEVA FACEBOOK DL FURTO DI DATI DI 50 MILIONI DI AMERICANI, USATI POI PER SPOT POLITICI MIRATI E PER INFLUENZARE GLI ELETTORI?

zuckerberg e hughes a harvardZUCKERBERG E HUGHES A HARVARD
La bufera sul più popolare social network soffia sulle due sponde dell’Atlantico. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna chiedono infatti risposte all’amministratore delegato Mark Zuckerberg sul caso di Cambridge Analytica, la società di dati che ha aiutato Donald Trump nelle lezioni del 2016 e ha giocato un ruolo importante nel voto sulla Brexit.

Cosa sapeva Facebook dl furto di dati?

facebook 2FACEBOOK 
Al social media viene chiesto di fare luce e di dire esattamente cosa sapesse sul `furto´ di dati di 50 milioni di americani, usati poi per spot politici mirati e per influenzare gli elettori. Facebook ha oscurato Cambridge Analytica venerdì scorso, tre anni dopo aver scoperto che aveva infranto le regole del social network acquistando illegalmente i dati raccolti dall’app `thisisyourdigitallife´, messo a punta dall’accademico russo-americano Aleksandr Kogan. E su questi anni è concentrata l’attenzione di parlamentari e senatori americani e britannici, ai quali non sembra andare giù la spiegazione offerta dal social media, ovvero di aver ricevuto assicurazioni nel 2015 sul fatto che i dati erano stati cancellati.
Cambridge AnalyticaCAMBRIDGE ANALYTICA

Non è la prima volta che su Facebook si scatena una bufera per il suo ruolo `politico´. È però la prima volta che gli attacchi vanno direttamente al suo amministratore delegato che, in passato, si è impegnato pubblicamente a «riparare Facebook», guadagnandosi il soprannome di `Mr Fix´. «La smetta di nascondersi dietro la sua pagina Facebook», tuona il parlamentare britannico Damian Collins, che guida le indagini sulle interferenze politiche nell’ambito delle quali funzionari di Cambridge Analytica e Facebook sono stati sentiti.

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«Scriverò a Zuckerberg e gli chiederò di comparire, o di far comparire un altro manager, davanti alla commissione» che si occupa delle indagini, spiega. Collins accusa anche l’amministratore delegato di Cambridge Analytica, Alexander Nix, di aver «deliberatamente» mentito davanti alla sua commissione il mese scorso, quando ha dichiarato che la sua società non aveva usato dati Facebook.

LA VITTORIA DI TRUMP SULLA STAMPA MONDIALELA VITTORIA DI TRUMP SULLA STAMPA MONDIALE
Nix però respinge le critiche: «Abbiamo cancellato i dati Facebook quando siamo stati avvertiti di una possibile violazione delle regole del social media». Dello stesso tenore di Collins anche la senatrice democratica americana Amy Klobuchar. «Zuckerberg deve essere sentito dalla commissione giudiziaria del Senato su cosa Facebook sapesse esattamente» perché è ormai «chiaro che queste piattaforme non sono in grado di vigilare da sole». Critico anche il senatore repubblicano Marco Rubio: «Talvolta queste società crescono così rapidamente e ricevono dai media pubblicità positiva che iniziano a pensare di essere al di sopra delle regole che si applicano a tutti», evidenzia l’ex candidato alla Casa Bianca.
donald trump dichiara vittoria nella sua tenuta di mar a lago di palm beach in floridaDONALD TRUMP DICHIARA VITTORIA NELLA SUA TENUTA DI MAR A LAGO DI PALM BEACH IN FLORIDA

Downing Street allarmata per abuso dati personali

Downing Street esprime «preoccupazione» per le notizie sulla violazione dei dati personali di 50 milioni di utenti di Facebook che risultano essere filtrati a una società di consulenza britannica, Cambridge Analityca, e pare siano stati utilizzati per tracciare profili di elettori a scopo di propaganda sia negli Usa sia nel Regno Unito: in particolare a favore di Donald Trump.

La vicenda - che ha scatenato reazioni contro l’azienda di Mark Zuckerberg - ha spinto il governo di Londra ad anticipare il progetto d’interventi normativi più stringenti per la tutela dei dati sulle piattaforme online e per «mettere fine al Far West» dei giganti del Web, come scrive oggi il Daily Telegraph.

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Un portavoce di Theresa May ha da parte sua riferito che la premier conservatrice è favorevole anche a un’indagine ad hoc dell’autorità di controllo del Regno sull’informazione sulle denunce della `gola profonda´ di Facebook che ha svelato il caso Cambridge Analityca e l’asserito abuso di dati per la cosiddetta «segmentazione psicografica» di milioni di utenti. Fonte: qui