Nel gioco economico in cui viviamo, fatto di avidità, stupidità e tanta cattiveria, le crisi economiche sono indispensabili per accentrare potere ed eliminare i pesci più piccoli.
Le crisi, infatti, distruggono risorse, determinano squilibri e tensioni sociali, e mettono fuori mercato le economie più piccole e deboli, lasciate morire per asfissia di capitale… in un mondo dove il denaro viene ormai tutto creato dal nulla.
La diseconomia in cui viviamo, naturalmente, si riflette in tutto e per tutto nella bassa evoluzione dell’uomo moderno che subisce e nella malvagità di chi tira i fili di questo deficiente sistema: siamo tutti schiavi e dipendenti da questo denaro quasi tutto virtuale e completamente farlocco, mentre le cose che davvero contano – le cose concrete paradossalmente – come i rapporti umani, l’amore, le amicizie e via discorrendo passano tutte in secondo piano.
Anzi, vengono danneggiate proprio da questo gioco al massacro che definiamo “economia”.
Ma veniamo alla prossima crisi: nel settembre del 2018, la banca d’affari JP Morgan ha elaborato un dettagliato modello della crisi che verrà, che vedrà nel 2020 un calo della borsa americana del 20% (contro il 54% della crisi del 2018) e di quelle dei paesi emergenti del 48%, cosa che fletterà le loro valute di circa il 15%.
La crisi del 2020 è già stata confermata da diversi fondi speculativi e da “magnati” come Bill Gates, dunque c’è poco da star tranquilli.
Quello che dobbiamo capire è che queste crisi sono solo nuove chiusure dei rubinetti globali del denaro da parte dei detentori del capitale, cosa che innesca lotte nell’arena economica con la vittoria del più “forte”.
Questo nuovo crac nel 2020 nascerà dal fatto che qualcuno a monte – dunque – stopperà questo rubinetto, sicché la liquidità presente nei mercati finanziari si assottiglierà determinando delle perdite. In buona sostanza, mancando improvvisamente liquidità, ecco che gli investitori venderanno in massa i loro titoli, generando panico, paure e nuova povertà.
Nessuno può sapere quanto tutto questo potrà incidere sull’economia reale: nei confronti dei cittadini, del resto, con la scusa di debiti pubblici posticci, i rubinetti del denaro sono stati chiusi da anni, insomma ci si può aspettare solo il peggio visto con chi abbiamo a che fare!
Gli architetti di queste crisi sceniche, come sappiamo, affermano anche che al momento non c’è più recessione, che siamo usciti ormai dalla crisi del 2008, quando in realtà quello che stanno facendo è mantenere semplicemente lo status quo programmato in quell’anno.
E’ così che deve andare il gioco.
La questione è che, paradossalmente, arrivati a questo punto, l’élite che padroneggia il denaro (e le nostre vite) non può fare diversamente: gli stati stanno cadendo in favore di “unioni” come quella europea, africana e asiatica (queste ultime due, per fortuna, sono ancora abbastanza lontane, il che farà supporre per loro delle “crisi dedicate”); per accentrare il potere politico e creare il famigerato Nuovo Ordine, i poteri forti dovranno per forza generare ulteriore povertà, sicché i cittadini se la prenderanno con il proprio stato, non capendo effettivamente come stanno le cose.
La separazione tra stato e cittadini, del resto, grazie a una politica compiacente e/o venduta, è in atto da decenni.
Per quanto riguarda le crisi, dobbiamo registrare dei dati molto importanti: si calcola che fra il 1971 (anno in cui il dollaro è stato ufficialmente stampato dal nulla, in altre parole senza una copertura aurea) e il 2011 la finanza ha provocato in tutto il mondo più di 150 crisi sistemiche o micro-sistemiche, e più di 218 crisi valutarie, ovvero dei debiti cosiddetti “sovrani”. Ecco con chi abbiamo a che fare.
Un’ulteriore riflessione, infine, riguarda la crisi europea.
L’Europa è il continente-esperimento per quanto riguarda la progressione del progetto del Nuovo Ordine Mondiale, il che, visto ciò che sta accadendo in molti paesi dell’Eurozona a livello politico con l’ascesa di forze nazionaliste, ci lascia qualche speranza.
Nessuno in Europa, infatti, vuole creare un’altra Grecia, neanche l’élite: la povertà, del resto, va generata piano piano, deve essere “elaborata” dai cittadini, e crearla così su due piedi genera solo un profondo malcontento verso le istituzioni europee, cosa che si deve cominciare ad evitare visto l’accentramento dei prossimi anni.
I governi nazionalisti – come sembrerebbe oggi anche il nostro – sono e restano un problema, ma il compromesso si rende indispensabile al momento.
Ecco perché credo che la BCE, a dispetto delle agenzie di rating, non declasserà i nostri titoli, così come non chiederà alle nostre banche di rientrare nelle loro linee di credito consegnando loro titoli di stato dal valore praticamente nullo. Sarebbe l’omicidio dell’Italia ma anche il suicidio dell’Europa, e questo lo si deve evitare.
Per chi vi scrive, è giunto davvero il momento di dire “basta”.
Serve una forte consapevolezza in questo momento storico, una coscienza dei meccanismi basici dell’economia che parta dalla casalinga e arrivi fino al politico che si interfaccia col banchiere.
Serve spiegare alla “gente” che la crisi è una truffa, a tutti i livelli, e che il denaro viene creato e moltiplicato dal nulla: è giunto il momento di far cadere una volta e per tutte questo stupido castello finanziario, marcio ormai da tutte le parti, iniziando il giorno dopo a stampare e distribuire ai cittadini il denaro che è stato loro sottratto.
Sperare di salvare il meccanismo perverso che è stato messo in piedi è un’utopia.
Occorre ricucire i rapporti tra stato e cittadini, perché lo stato è ostaggio dei banchieri proprio come noi.
Occorre, infine, che la politica, supportata dai cittadini, si riprenda le chiavi di casa (la moneta) così come la gestione del nostro benessere.
Se non lo facciamo, dopo quella del 2020 ci sarà ancora un’altra crisi, e poi un’altra ancora, mentre i media urleranno che è sempre colpa nostra o degli “sprechi” pubblici.
Se non acquisiremo questa nuova consapevolezza, il futuro che attende sia noi che i nostri figli sarà davvero molto, molto negativo.
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