9 dicembre forconi: 11/20/19

mercoledì 20 novembre 2019

UNA TRAGEDIA CHE SI POTEVA EVITARE

ERA NEL REGISTRO DIGITALE NONOSTANTE LA SOCIETÀ HA FINORA DICHIARATO CHE NESSUN REPORT DI SPEA (SOCIETÀ DELEGATA AL MONITORAGGIO DELLA RETE AUTOSTRADALE) AVEVA CREATO ALLARME 
PER OLTRE DUE ANNI È PASSATO PER I CDA DEL GRUPPO MA DAL 2017 LA DICITURA DIVENTA "PERDITA DI STABILITÀ" 
LA PROCURA DI GENOVA INDAGA SUGLI ALLARMI SOTTOVALUTATI…

Giuseppe Filetto e Marco Lignana per “la Repubblica”

crollo ponte morandi genova 19CROLLO PONTE MORANDI GENOVA 19
Lo hanno scovato all' interno del registro digitale di Atlantia: un documento che per la prima volta svela il «rischio crollo» per il Ponte Morandi. Anche se finora i dirigenti di Autostrade per l' Italia davanti ai magistrati e ai media hanno dichiarato che per il viadotto genovese sul torrente Polcevera nessun report di Spea (società delegata al monitoraggio della rete autostradale) aveva mai messo in allarme, scritto nero su bianco del pericolo di crollo.

crollo ponte morandi genova 17CROLLO PONTE MORANDI GENOVA 17
E però adesso, dopo 14 mesi dal disastro che fece 43 morti, si scopre che quell' attestato c' era. Lo hanno sequestrato lo scorso marzo i finanzieri del Nucleo operativo metropolitano (guidati dal tenente colonnello Giampaolo Lo Turco) e del Primo gruppo di Genova (diretto dal colonnello Ivan Bixio) nella sede di Atlantia, a Roma. E anche in quella di Autostrade per l' Italia. Quel "documento di programmazione del rischio", stilato dall' apposito Ufficio Rischio di Aspi, è passato dai vari consigli di amministrazione, sia di Autostrade che di Atlantia, la capogruppo che in Italia e in Europa controlla 14 mila chilometri di autostrade.
crollo ponte morandi genova 18CROLLO PONTE MORANDI GENOVA 18

Dal 2014 al 2016 del "Morandi" si parla di «rischio crollo»; dal 2017, a sorpresa, la dicitura è trasformata in «rischio perdita stabilità». Che non è la stessa cosa. Lo spiega Alfio Leonardi, ingegnere oggi in pensione, ma che per 36 anni ha lavorato per il ministero delle Infrastrutture e per il provveditorato alle Opere pubbliche della Liguria e del Piemonte: «La perdita di stabilità non significa che crolli, ma si può risolvere con una lesione che si apre e che comporta la limitazione del traffico; il rischio crollo comporta invece l' immediata chiusura della struttura ».

crollo ponte morandi genova 15CROLLO PONTE MORANDI GENOVA 15
Secondo fonti di Atlantia e di Aspi l' attestato viene presentato ai cda sia per informare gli azionisti, sia per programmare gli interventi, chiedere consulenze tecniche e studi a ditte esterne, come quello prodotto nell' autunno del 2017 dal Cesi di Milano. Va ricordato che la società di ingegneria aveva segnalato le criticità sugli stralli corrosi dall' acqua piovana e dal salino. E suggerito alcune soluzioni: controlli trimestrali mirati, applicazione di sensori e prove riflettometriche. Indicazioni che secondo le indagini sarebbero state disattese.
crollo ponte morandi genova 16CROLLO PONTE MORANDI GENOVA 16
Ma non è questo il punto centrale.

I pm Massimo Terrile e Walter Cotugno piuttosto vogliono capire perché mai il progetto di retrofitting (di consolidamento del ponte) soltanto nel febbraio del 2018 sia stato sottoposto alla valutazione del provveditorato alle Opere pubbliche e nel giugno sia giunto al Mit, nonostante quel «rischio crollo» fosse certificato già quattro anni prima. I lavori sarebbero dovuti iniziare in autunno. Troppo tardi. Il disastro è arrivato la vigilia di Ferragosto.

crollo ponte morandi genova 22CROLLO PONTE MORANDI GENOVA 22
Inoltre, magistrati ed investigatori chiedono ai 73 indagati di omicidio e disastro colposo plurimi come mai da una parte il ponte veniva classificato con voto inferiore a 50 (oltre questo livello si applicano misure di limitazione del traffico o chiusure).

Quindi con rischio basso. È però ormai chiaro dalle intercettazioni telefoniche che i monitoraggi di Spea fossero edulcorati: appunto per evitare chiusure di alcuni tratti autostradali. E soprattutto per risparmiare sui costi. Come diceva Michele Donferri Mitelli, responsabile della Manutenzioni di Aspi, ai suoi al telefono: «Che sono tutti questi 50... me li dovete toglie tutti... adesso riscrivete e fate Pescara a 40». Si riferiva al viadotto Moro di Pescara, uno dei dieci ponti entrati nell' inchiesta bis.
crollo ponte morandi genova 21CROLLO PONTE MORANDI GENOVA 21

Eppoi, con tono perentorio: «... Devo spendere il meno possibile, sono entrati i cinesi, sono entrati i tedeschi, devo ridurre al massimo i costi... Lo capisci o non lo capisci?». I cinesi e i tedeschi entrano nell' azionariato di Atlantia nel maggio del 2017. E però c' è un altro dato che fa riflettere gli inquirenti: dal 2014 in poi le polizze assicurative sul viadotto genovese erano aumentate notevolmente.

CROLLO PONTE MORANDI GENOVACROLLO PONTE MORANDI GENOVA
Il documento finora è stato tenuto nascosto dalla procura e dalla Gdf. Un asso nella manica, da tirare fuori al momento opportuno, in sede di chiusura delle indagini e di richiesta di rinvio a giudizio. Domani chiederanno conto di quelle variazioni inspiegabili ad Antonino Galatà, ex ad di Spea, uno degli undici dirigenti raggiunti dalla misura cautelare (sospensione dal servizio per un anno). Il primo di una serie di interrogatori in procura. Fonte: qui


TUTTI SAPEVANO? 

IL DOCUMENTO SEGRETO STILATO NEL 2014 SUL RISCHIO CROLLO DEL PONTE MORANDI ERA ARRIVATO ANCHE SULLA SCRIVANIA DI GRAZIANO DELRIO? 
DEL PROBLEMA DI STATICITÀ DEL VIADOTTO SUL POLCEVERA SI DISCUSSE IN UN CDA DI ASPI A CUI PARTECIPAVA UN RAPPRESENTANTE DELL’ALLORA MINISTRO DEI TRASPORTI. IL GOVERNO RENZI IGNORÒ GLI ALLARMI E…

Alfredo Arduino per “la Verità”

graziano delrioGRAZIANO DELRIO
Tre anni prima della tragedia era noto che il Ponte Morandi rischiava di cedere. Nel 2015 lo sapevano sia Autostrade per l' Italia (Aspi) che il ministero delle Infrastrutture, quando a guidarlo era Graziano Delrio, oggi capogruppo del Partito democratico alla Camera. Lo dimostra un documento stilato nel 2014 e messo a disposizione di un uomo del Mit l' anno dopo, che fa riferimento al «rischio crollo». Si tratta di carte finora rimaste segrete ma sequestrate nel marzo scorso dalla Guardia di finanza nella sede di Atlantia e di Autostrade.

crollo ponte morandi 4CROLLO PONTE MORANDI 4
Ciò che rende questa relazione di particolare importanza per gli inquirenti è la conferma della consapevolezza di un grave problema di «staticità» del viadotto sul Polcevera, tanto grave da ipotizzarne il collasso. Un' informazione che era conosciuta ai massimi livelli aziendali e ministeriali e di cui si discusse in un cda di Aspi.

le macerie dopo il crollo del ponte morandi a genovaLE MACERIE DOPO IL CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA
In altre parole la carenza di sicurezza della struttura sarebbe stata ignorata, nonostante il citato «documento di programmazione del rischio» preparato dagli stessi tecnici di Aspi indicasse chiaramente un «rischio crollo». Crollo che si è puntualmente verificato il 14 agosto 2018, quando a Genova persero la vita 43 persone. Adesso si scopre, come rivelato da Repubblica, che anche i vertici del dicastero erano informati. Infatti alle sedute del cda di Autostrade partecipava un rappresentante del Mit, come membro del collegio sindacale.

RENZI DELRIORENZI DELRIO
E quest' ultimo organo è proprio quello che ha condiviso con il cda «l' indirizzo di rischio basso», non dando importanza all' allarme lanciato dagli esperti. Eppure, se si esaminano le relazioni tecniche sequestrate sempre nella sede di Atlantia nello scorso marzo, il pericolo risulta lampante: le note degli ingegneri denunciano chiaramente che «l' opera non si riesce a tenere sotto controllo, vista l' impossibilità di monitorare gli stralli e i cassoni del viadotto». Quindi i vertici del ministero delle Infrastrutture avvallarono la decisione della holding di non dare troppo peso ai campanelli d' allarme.
demolizione palazzo via porro 10, sotto ponte morandiDEMOLIZIONE PALAZZO VIA PORRO 10, SOTTO PONTE MORANDI

GRAZIANO DELRIOGRAZIANO DELRIO
Si aggiunge poi un altro inquietante giallo: il documento sul rischio veniva compilato in base ai segnali che arrivavano dai sensori montati sulla infrastruttura. Però quei sistemi non hanno più funzionato dal 2015, quando sono stati tranciati durante i lavori di manutenzione. Nessuno li ha mai sostituiti, come ha rivelato ieri il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi. La concessionaria aveva programmato l' inserimento dei sistemi di controllo nel progetto di consolidamento delle pile 9 e 10 del ponte, che sarebbe dovuto partire nell' autunno del 2018.
MICHELE DONFERRI MITELLIMICHELE DONFERRI MITELLI

Ma il viadotto è crollato prima. Perché tanto ritardo? Il sospetto è che i sensori, se presenti, avrebbero confermato il pericolo di cedimento e che, quindi, il fatto che mancassero alla fine permetteva di stilare relazioni «edulcorate». Dal 2015, è il ragionamento seguito dalla Procura, il documento è stato compilato soltanto con le prove riflettometriche e non con altri sistemi di monitoraggio: un sistema che non sarebbe stato sufficiente a valutare le reali condizioni del Morandi.

delrio mazzonciniDELRIO MAZZONCINI
La storia non finisce qui, perché nel 2017 si verificano altri cambiamenti di rilievo che riguardano i controlli sul Ponte Morandi. Per la cronaca allora era ministro delle Infrastrutture sempre Delrio, riconfermato nel ruolo anche da Paolo Gentiloni. Primo «strano» cambiamento: la responsabilità della sicurezza del Morandi passa dalle manutenzioni dirette da Michele Donferri Mitelli alla Direzione di tronco di Genova, guidata da Stefano Marigliani, oggi entrambi sotto inchiesta. Secondo: nel documento del rischio della concessionaria sparisce la parola «crollo» sostituita da una più blanda e rassicurante «perdita di staticità». Come riporta Il Secolo XIX, i magistrati hanno chiesto conto di questo declassamento sia a Donferri Mitelli che a Marigliani, ma questi ultimi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
stefano mariglianiSTEFANO MARIGLIANI

il ponte morandi a genovaIL PONTE MORANDI A GENOVA
Sulla relazione «ignorata» dai rappresentanti del Mit è intervenuto il ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, commentando che quanto si è scoperto «è inaccettabile e intellettualmente incomprensibile» e promettendo «l' attuazione della nuova Agenzia sulla sicurezza».

paola de micheli 3PAOLA DE MICHELI 3
Invece Autostrade per l' Italia ha spiegato che il rischio di un crollo era in realtà solo teorico. E quanto fosse teorico lo abbiamo purtroppo visto. Inoltre Aspi precisa in una nota: «La società non è in alcun modo disponibile ad accettare rischi operativi sulle infrastrutture. Di conseguenza, l' indirizzo del cda alle strutture operative è di presidiare e gestire sempre tale tipologia di rischio con il massimo rigore, adottando ogni opportuna cautela preventiva». Aldilà di tutte le precisazioni e i distinguo resta il fatto che 43 persone, che si trovavano a passare per caso sul viadotto, sono morte inghiottite dal vuoto e dalle macerie.

renzi delrio con marchionne elkannRENZI DELRIO CON MARCHIONNE ELKANN
Per questo motivo magistrati e investigatori continuano a domandare ai 73 indagati di omicidio e disastro colposo plurimi come mai il ponte veniva classificato con rischio basso. E inoltre perché mancassero i sensori. Ma anche altri elementi fanno riflettere: le intercettazioni agli atti evidenziano che i monitoraggi di Spea fossero «ammorbiditi» per evitare limitazioni al traffico e per risparmiare sugli interventi.
MICHELE DONFERRI MITELLIMICHELE DONFERRI MITELLI
C' è infine un punto su cui si concentrano le indagini: dal 2014 in poi le polizze assicurative sul viadotto genovese erano aumentate notevolmente. Perché questo aumento se il ponte era da considerarsi sicuro?
Fonte: qui

“I SENSORI DEL PONTE MORANDI ERANO FUORI USO DAL 2016: TRANCIATI DURANTE I LAVORI E MAI SOSTITUITI” 
L’IPOTESI DELLA PROCURA E’ CHE SI SIA CERCATO DI RISPARMIARE SUI COSTI 

IL DOCUMENTO SUL "RISCHIO CROLLO" VENIVA COMPILATO IN BASE AI SEGNALI CHE SAREBBERO DOVUTI ARRIVARE DAI DISPOSITIVI 
AUTOSTRADE PER L'ITALIA: "NESSUNA DELLE ANALISI AVEVA EVIDENZIATO ALLARMI"
LA MINISTRA DE MICHELI FURIBONDA: “PER ME È INACCETTABILE E INTELLETTUALMENTE INCOMPRENSIBILE”


Giuseppe Filetto per “la Repubblica”

ponte morandi
Gli impulsi provenienti dai sensori posizionati sul Ponte Morandi, che avrebbero dovuto recepire le oscillazioni della struttura, non potevano essere trasmessi, tantomeno registrati da un computer, per poi essere analizzati dai tecnici per stilare il documento di rischio.
Semplicemente perché i sensori erano stati tranciati nel 2016, durante alcune lavorazioni sulla sede stradale da parte della Pavimental per conto di Autostrade. Eppure dal 2014 fino al 2017 un report molto riservato - il cui contenuto è stato pubblicato da Repubblica negli scorsi giorni - affermava che il viadotto genovese era considerato dalla stessa concessionaria a "rischio crollo".

ponte morandiPONTE MORANDI
Come poi è avvenuto, con 43 morti. C' è di più. Secondo quanto trapela dalle indagini, Aspi aveva scritto che il sistema non segnalava anomalie, perciò il rischio era basso. E successivamente, dal 2017 in poi, il giudizio era passato a "rischio perdita di staticità"; un livello che comporta interventi di manutenzione, ma non l' interdizione del traffico.
L' assenza di un sistema di monitoraggio è stata scoperta dai militari della Guardia di Finanza di Genova, gli stessi che lo scorso marzo hanno sequestrato il documento del rischio, nascosto nei registri digitali di Atlantia, a Roma.

a genova il varo del primo impalcato del nuovo ponteA GENOVA IL VARO DEL PRIMO IMPALCATO DEL NUOVO PONTE
E ieri il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, ha sottolineato come l' impianto dei sensori non sia stato ripristinato dopo il danno del 2016. Neppure quando Aspi aveva chiesto una consulenza tecnica all' ingegner Carmelo Gentile. Il professore del Politecnico di Milano, peraltro, aveva suggerito sensori di ultima generazione, ma la concessionaria non li aveva installati, inserendoli invece nel progetto di retrofitting (consolidamento) delle pile 9 (quella crollata) e 10 del ponte.
il nuovo video del crollo di ponte morandi 6IL NUOVO VIDEO DEL CROLLO DI PONTE MORANDI 
Operazione che sarebbe dovuta partire nell' ottobre del 2018. Il "Morandi" è crollato due mesi prima, il 14 agosto. L' ipotesi accusatoria è che si sia cercato di risparmiare sui costi. «Ed oggi ci chiediamo come Autostrade abbia compilato quel documento - ripete il procuratore - : non si capisce come nel catalogo in cui si presentano criticità generalizzate su altri ponti, il Morandi invece sia classificato a rischio crollo localizzato».
Aspi ribatte che si trattava di "rischio teorico". «Se arriva una relazione sul rischio di crollo, parliamo della sicurezza dei cittadini italiani.
E Autostrade che fa? Parla di rischio teorico? Qual è il rischio pratico allora? Per il rischio teorico sono morte delle persone», dice il ministro Luigi Di Maio, parlando al programma tv "L' aria che tira".
castellucciCASTELLUCCI
Il documento imbarazza Autostrade, che ha sempre sostenuto di "non avere mai letto nero su bianco di rischio crollo". Tanto che ieri in una nota ha ripetuto: «In merito...
ad alcuni sensori che erano presenti sul Ponte Morandi, la società ricorda che nessuna delle analisi svolte sul viadotto Polcevera, anche da qualificati soggetti terzi, aveva evidenziato allarmi sulla sicurezza dell' infrastruttura».
E ancora Autostrade «dichiara di essere il primo soggetto interessato affinché vengano chiarite eventuali responsabilità, sia in sede di incidente probatorio che successivamente nell' ambito del processo». Si riferisce anche ai report di Spea, la società "gemella", delegata al monitoraggio della rete autostradale. Ieri, l' ex ad di Spea Antonino Galatà, indagato anche per i falsi report su una dozzina di viadotti sparsi in tutta Italia, davanti al pm Walter Cotugno di Genova si è avvalso della facoltà di non rispondere.

toti sopralluogo ponte morandiTOTI SOPRALLUOGO PONTE MORANDIATLANTIAATLANTIA

Comunque, il documento sul "rischio crollo" tira in ballo anche Atlantia, la capogruppo. Quel documento è stato vagliato dai cda delle due società. E in quello di Aspi dal 2015 al 2018 era presente anche un funzionario del ministero delle Infrastrutture, come membro del collegio dei sindaci: Antonio Parente, ancora in prorogatio. «Ho letto quello che avete letto voi. Per me è inaccettabile. Anche intellettualmente incomprensibile», dice il ministro dei Trasporti e Infrastrutture Paola De Micheli, commentando la presenza del ministero a quella riunione del 2015.
Fonte: qui

MA LO SAPETE CHE NELLA MANOVRA TASSE&MANETTE C'È PURE IL PIGNORAMENTO DEL CONTO CORRENTE SE NON PAGATE LE MULTE STRADALI O I TRIBUTI LOCALI?

PURE SENZA L'EMISSIONE DELLA CARTELLA ESATTORIALE: BASTANO 60 GIORNI E  

IL COMUNE POTRÀ BLOCCARE IL VOSTRO CONTO E PRENDERSI I SOLDI DI IMU, TARI, TASI E DIVIETO DI SOSTA. L'UNICO MODO PER EVITARLO SARÀ…

Claudia Marin per www.quotidiano.net

AUTOMOBILISTA MULTAAUTOMOBILISTA MULTA
Il governo tenta di stringere con i gruppi di maggioranza su un pacchetto di emendamenti concordati, per evitare imboscate e arrivare alla introduzione di un sistema a punti per rimborsare, addirittura fino a 2 mila euro, chi faccia acquisti tracciabili. Ma, inserita sottotraccia nella legge di Bilancio, rischia di esplodere una nuova grana di tutto rilievo: è stato previsto che i Comuni e gli altri Enti locali potranno richiedere il pignoramento del conto corrente del contribuente già dopo la mancata risposta all’avviso di accertamento e all’intimazione di pagamento. In pratica, viene estesa l’applicazione dell’accertamento esecutivo anche ai tributi locali, comprese le multe.
IMU E TASIIMU E TASI

Insomma, oltre alla semplificazione della procedura di pagamento delle tasse locali, con la nuova Imu, l’abolizione della Tasi e la local tax, la manovra punta anche a far fare cassa ai Comuni e agli altri enti locali con lo snellimento della procedura per il recupero delle tasse non versate. E così dal prossimo primo gennaio l’avviso di accertamento inviato dal comune al contribuente conterrà l’intimazione ad adempiere. Una volta trascorso il termine di 60 giorni per la presentazione del ricorso, l’atto diventerà immediatamente esecutivo e al mancato pagamento della somma indicata nell’avviso l’ente creditore potrà rispondere con il pignoramento del conto corrente.

Rispetto a oggi, il meccanismo di recupero delle somme non pagate sarà decisamente più veloce. Senza necessità di attendere i tempi di iscrizione a ruolo del debito (e dunque la cartella esattoriale) potranno essere avviate immediatamente tutte le procedure esecutive e cautelari previste: dal fermo amministrativo all’ipoteca, fino al pignoramento del conto. E questo potrà riguardare non solo i tributi locali, ma anche le multe autostradali. Il risultato è che i cittadini rischieranno di trovarsi con i depositi bancari e postali bloccati in tutto o in parte.
Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte al lavoro sul DefROBERTO GUALTIERI E GIUSEPPE CONTE AL LAVORO SUL DEF

Una sola cautela è prevista. Prima del pignoramento del conto, del fermo amministrativo e dell’ipoteca, verrà inviato un sollecito di pagamento, in presenza di debiti di importo non superiore a 10.000 euro. E se si vorrà evitare il blocco, si dovrà regolarizzare in pochi giorni la propria posizione, pagando il debito anche a rate, da un minimo di 4 fino ad un massimo di 72 rate, in base all’importo del debito.

Sul versante manovra è atteso per oggi il via libera di Bruxelles, ma è di ieri la novità del ritorno al sistema premiale per l’uso di carte e bancomat. Si punta su un sistema a punti per rimborsare chi fa acquisti tracciabili, che premierà di più chi paga con carte e bancomat il meccanico o l’idraulico, rispetto a chi abitualmente già passa il bancomat per fare la spesa al supermercato. Un meccanismo che potrebbe fruttare ai più virtuosi fino a 2mila euro di cashback. E la spinta alla moneta elettronica passerà anche per tagli drastici delle commissioni. Fonte: qui

TUTTO QUELLO CHE DOVETE SAPERE SUL PIGNORAMENTO DEI CONTI CORRENTI: DAGOSPIA HA INTERVISTATO L'AVVOCATO TRIBUTARISTA ELISABETTA D'ANGELO PER CAPIRE COME LA MANOVRA 2020 AVRÀ ''EFFETTI DIROMPENTI'' SULLA VITA DEGLI ITALIANI 

''SE UN COMUNE CHIEDE IL PAGAMENTO DI TRIBUTI LOCALI SI HANNO SOLO 60 GIORNI PER IMPUGNARE, MA LE COMMISSIONI TRIBUTARIE SI PRENDONO SEI MESI (E OLTRE) PER RISPONDERE. NEL FRATTEMPO L'ENTE PUÒ BLOCCARE IL CONTO, E PRELEVARE SOMME FINO A…'' 

SI APPLICA ALLE MULTE STRADALI? SERVE L'AVVOCATO? E LO STIPENDIO? LE POSSIBILITA' DI SOSPENDERE SONO MINIME

DAGO-INTERVISTA a Elisabetta D'Angelo, avvocato esperto di diritto tributario

La Legge di Bilancio 2020, in base al testo approvato lo scorso 2 novembre ed in corso di approvazione in Parlamento, prevede novità significative per l’attività di riscossione degli enti locali con ricadute importanti per tutti i cittadini.


elisabetta d angeloELISABETTA D ANGELO
A partire dal prossimo anno Comuni, Province, comunità montane ecc. potranno infatti emettere accertamenti suscettibili di diventare titolo esecutivo per la riscossione forzata.

La novità riguarda la riscossione di tutti i tributi e le entrate patrimoniali locali oggetto di accertamento (IMU, TASI, TARI ecc.), non ancora prescritti, mentre non dovrebbe estendersi alle sanzioni per violazioni alle disposizioni del Codice della Strada la cui escussione segue un iter amministrativo diverso.


Avvocato D'Angelo, cosa cambierà se le norme inserite nella manovra verranno approvate?
La riforma della riscossione degli enti locali avrà effetti dirompenti. Finora gli atti impositivi emessi dagli enti locali non avevano alcuna efficacia esecutiva: la riscossione dei tributi, infatti, poteva avere inizio solo dopo la preventiva notifica (anche dopo parecchi mesi) della cartella di pagamento. Si aveva quindi tutto il tempo a disposizione per valutare la fondatezza della pretesa impositiva e per promuovere eventualmente un contenzioso presso la Commissione Tributaria Provinciale competente.

Si eliminano molti passaggi e si accorciano i tempi
Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte al lavoro sul DefROBERTO GUALTIERI E GIUSEPPE CONTE AL LAVORO SUL DEF
Nell’ottica di potenziare l’attività di riscossione delle entrate locali il Governo ha proposto  il ricorso allo strumento dell’accertamento esecutivo già in uso da qualche anno presso l’Agenzia delle Entrate per la riscossione dei tributi nazionali. In particolare, la Legge di Bilancio 2020 prevede che, per la riscossione di importi superiori a 10mila euro, i nuovi accertamenti dovranno contenere l’intimazione ad adempiere entro il termine di 60 giorni, decorso il quale, l’atto diventerà immediatamente esecutivo con la conseguenza che l’ente creditore potrà attivare tutte le procedure esecutive e cautelari senza bisogno di attendere la notifica della cartella di pagamento.

Ma la soglia di 10mila euro si riferisce ai singoli tributi?
No, secondo la formulazione della norma, all’intero debito dovuto (comprensivo quindi di imposte, sanzioni ed interessi maturati)  e potrà essere oggetto di recupero mediante successivi atti che superano cumulativamente il predetto importo. Ciò significa che si tratta di una soglia di “salvaguardia” decisamente bassa che potrebbe essere “sforata” molto facilmente.

Se invece si tratta di importi inferiori?
agenzia delle entrateAGENZIA DELLE ENTRATE
L’accertamento non costituirà titolo esecutivo ma occorrerà la preventiva notifica di un sollecito di pagamento con l’invito a saldare il debito nel termine dei successivi 30 giorni, decorso il quale l’ente creditore potrà attivare la procedura esecutiva.

Mettiamo che io non intenda pagare perché non ritengo giusta la pretesa, perché ho già pagato e l'ente non ha aggiornato le sue banche dati, oppure l'importo dovuto non è corretto. Cosa dovrei fare?
Se si è già pagato (o, ad esempio, se il credito è già prescritto) si può chiedere all’ente creditore in via di autotutela lo sgravio delle somme iscritte a ruolo con tempi però imprevedibili. Negli altri casi o, comunque, se l’ente creditore non risponde nell’immediato all’istanza di sgravio occorrerà impugnare subito l’atto e chiedere alla Commissione Tributaria Provinciale la sospensione dell’efficacia esecutiva.

AGENZIA ENTRATEAGENZIA ENTRATE
Posso presentarmi in prima persona agli organi della giustizia tributaria o mi serve un avvocato?
È possibile instaurare il giudizio tributario da soli (senza bisogno di avvocato, commercialista ecc.) per controversie di importo inferiore a 2.582,28 euro. Per tutte le altre, serve un difensore tecnico.

Presentato il ricorso, posso stare tranquillo
No, perché si apre quindi una corsa contro il tempo per ottenere la sospensione giudiziale entro il termine dei 60 giorni dalla notifica dell’atto.  La concessione della sospensione, peraltro, è tutt’altro che scontata perché occorrerà dimostrare l’infondatezza della pretesa (il c.d. “fumus boni iuris”) ed il “periculum in mora” (provare che l’attività di riscossione produca per il contribuente un danno grave ed irreparabile).
pignoramento conto correntePIGNORAMENTO CONTO CORRENTE

Non proprio una passeggiata
L'onere della prova è in capo al ricorrente: bisognerà presentare gli estratti conto, gli immobili di proprietà, i pagamenti, i bilanci se si tratta di una società, e ogni documento che possa dimostrare come il prelievo forzoso sottrarrebbe somme già destinate a pagamenti improrogabili ed essenziali per la vita dell'individuo o della società. Ad esempio, nell’ultimo periodo alcune imprese hanno dimostrato come certe somme erano state accantonate in ottemperanza agli accordi sindacali sui prepensionamenti  ex art 4 Legge 92/2012 (c.d. Legge Fornero).


Ok, ho chiamato l'avvocato, raccolto i documenti, presentato il ricorso. A questo punto posso dirmi ottimista sulla sospensione dell'esecutività?
L’art. 48 del D.Lgs. 546/1992 (che disciplina il processo tributario) prevede che l’istanza di sospensione debba essere esaminata entro il termine di 180 giorni (sei mesi) dalla presentazione, e spesso non viene rispettato: l’unica strada è andare in commissione e pregare per farsi emettere il decreto d’urgenza da parte del Presidente della Sezione presso la quale pende il fascicolo.
giuseppe conte roberto gualtieri 8GIUSEPPE CONTE ROBERTO GUALTIERI 

E se quindi, come quasi sempre accade, non ce la faccio a ottenere la sospensione entro il termine stringente dei 60 giorni?
L’ente creditore potrà attivare tutte le procedure esecutive previste dalla legge, tra le quali, l’iscrizione del fermo sull’autoveicolo del debitore e il pignoramento del conto corrente. Con riferimento a questo ultimo aspetto, gli enti locali saranno creditori privilegiati (al pari del Fisco) in quanto potranno procedere senza alcun controllo da parte di un giudice.

Mi spieghi meglio questo pignoramento: è simile a quello che dispone il giudice civile per il creditore inadempiente?
C’è una grossa differenza tra il pignoramento presso terzi disciplinato dal codice di procedura civile e quello speciale dell’espropriazione esattoriale. Il pignoramento del conto corrente da parte del Fisco (e dal 2020 da parte anche degli enti locali) è più insidioso. Non solo perché il blocco avviene senza preavviso, ma anche perché la procedura è più veloce di quella ordinaria. Gli enti locali, peraltro, saranno in grado di sapere con largo anticipo la banca ove il contribuente deposita i soldi potendo accedere all’Anagrafe dei rapporti finanziari dell’Agenzia delle Entrate.
pignoramento conto corrente gualtieri e contePIGNORAMENTO CONTO CORRENTE GUALTIERI E CONTE

Una volta che scatta il pignoramento, cosa succede? Non sono più libero di disporre del mio conto in banca? E lo stipendio, il mutuo da pagare…
Il pignoramento dovrebbe avvenire secondo le regole ordinarie previste dalla legge in tema di riscossione dei tributi: stipendio, salario o di altre indennità relative al rapporto di lavoro possono essere pignorati in misura pari ad un decimo per importi dovuti fino a 2.500 euro, ed in misura pari ad un settimo per importi tra i 2.500 e i 5.000 euro. Se un soggetto deve più di 5.000 euro all'ente creditore, la quota massima pignorabile è un quinto dello stipendio.

Questo per le entrate da lavoro. E le somme già presenti sul conto?
tasse sulla casa imu tariTASSE SULLA CASA IMU TARI
Il primo pignoramento potrà avvenire fino su una somma fino a tre volte l’assegno sociale (pari a 460 euro). Se il pignoramento viene fatto per somme superiori rispetto a quelle presenti sul conto corrente, il conto resta “vincolato” nel senso che i successivi accrediti verranno “trattenuti” dalla banca e una parte sarà direttamente all’esattore fino ad estinzione del debito.

Unico modo per ottenere lo sblocco del conto corrente è quindi la presentazione di una richiesta di rateazione (anche in pendenza di un eventuale giudizio), ma solo con il pagamento della prima rata il conto corrente verrà liberato.

Ma solo comuni ed enti pubblici (tipo l'Agenzia delle Entrate) potranno attivare questa procedura?
La nuova procedura riguarderà tutti gli enti locali. L’Agenzia delle Entrate già utilizza lo strumento dell’accertamento esecutivo da diversi anni. Per quanto riguarda gli enti locali, potranno usare questa procedura anche quelli che si avvalgono per l’attività di riscossione di soggetti privati abilitati.