QUINDICI INTERVENTI DI ONG E GUARDIA COSTIERA MENTRE “MEDICI SENZA FRONTIERE” LANCIA L’ALLARME: “IN LIBIA I MIGRANTI CONTINUANO A SUBIRE VIOLENZE E SOPRUSI”
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Le prime avvisaglie c' erano già state nei primi giorni di settembre. Poi, venerdì, il Mediterraneo centrale si è nuovamente affollato di gommoni e barchini come non accadeva da tempo: 15 interventi di salvataggio in poche ore, cui si devono aggiungere alcuni del giorno precedente e altri di ieri: circa 1800 persone salvate nel fine settimana, con l' aiuto delle navi militari e di quelle delle poche Ong rimaste davanti al mare della Libia e il coordinamento della Guardia costiera italiana. A questi, si devono aggiungere i migranti degli «sbarchi fantasma» sulle coste dell' Agrigentino e pure a Lampedusa, poco meno di duecento solo negli ultimi giorni.
SBARCHI
I primi 371 sono sbarcati ieri a Trapani dalla «Aquarius», la nave di Sos Méditerranée su cui opera anche il team sanitario di Medici senza Frontiere, la Ong che ha invece interrotto l' attività della propria nave dopo aver deciso di non firmare il codice di comportamento del Viminale.
Altri 589, a bordo della «Vos Hestia» di Save the Children, sbarcheranno stamattina a Catania: «Sono stati recuperati tra 30 e 50 miglia dalla Libia - spiega la portavoce di StC, Giovanna Di Benedetto -. Questa è la zona dove noi e le altre Ong stiamo operando adesso in sicurezza, dopo che è stata istituita la Sar libica che riteniamo pericolosa».
La nave militare irlandese «Yeats» ha preso a bordo altri 552 migranti e tre cadaveri, e arriverà oggi ad Augusta. Altri 120 migranti sono su una nave della Marina che dovrebbe attraccare a Messina o a Pozzallo. Drammatici, ancora una volta, i racconti di chi è arrivato in Sicilia, come i 371 di ieri a Trapani che la «Aquarius» ha soccorso con tre differenti interventi: 142 nel primo salvataggio, 120 nel secondo e altri 109 trasferiti da un' altra nave e da una motovedetta libica. Arrivano da Marocco, Nigeria, Camerun, Gambia, Senegal, Sierra Leone, Guinea, Mali e dalla Siria.
SBARCHI
Tra loro, dieci bambini sotto i 5 anni, 54 minori non accompagnati e cinque donne incinta. I volontari di Medici senza Frontiere hanno riferito un terribile elenco di violenze e soprusi subiti dai migranti in Libia. Una donna nigeriana ha raccontato di avere tentato il viaggio per raggiungere il marito che è in Italia dal 2014 ma di cui non ha notizie da un anno; in Nigeria ha lasciato i suoi due figli.
Per due mesi è rimasta a Tripoli in un campo profughi dove è stata violentata due volte e picchiata ripetutamente: «In Libia ti addormenti con un fucile puntato e ti svegli con un fucile puntato, pure quando mangi ti possono sparare - ha raccontato -. Se vai a prendere l' acqua, gli uomini cercano di catturare le ragazze per farle prostituire. Ti vendono e ti chiudono in una connection house ma noi siamo scappate».
SBARCHI A RAGUSA MUOIONO TREDICI MIGRANTI
C'è poi un ragazzo che arriva dall' Africa occidentale, ha entrambe la gambe fasciate e profonde ferite ai piedi. Ha raccontato di essere stato rapito e rivenduto due volte, in Libia, e di essere stato torturato e pure colpito con un' ascia. Un' altra donna, del Camerun, ha cercato di fuggire dalla Libia due mesi fa ma durante la traversata è finita in mare con i suoi tre figli di 1, 3 e 5 anni.
Lei si è salvata ma i bambini sono annegati. La donna e gli altri sopravvissuti - racconta ancora Msf - sono stati riportati in Libia e rinchiusi in una prigione. Ora, al suo secondo tentativo, è salva a Trapani: «Ma ho perso i miei bambini e faceva male vedere gli altri bambini che giocavano sulla nave».
LAMPEDUSA
Ieri mattina la nave «Open Arms» della omonima Ong spagnola ha soccorso in mare 120 migranti poi trasferiti su una nave militare: «Dopo che dalla zona a est di Tripoli, Sabratha, Zawiya, le milizie impediscono le partenze - spiega Riccardo Gatti, capo missione di Proactiva Open Arms - le navi delle Ong si sono spostate a ovest e lì stiamo facendo i salvataggi. Ma ultimamente ci sono molte navi militari, italiane e di EunavforMed, che navigano in quell' area e da ovest le chiamate di soccorso sono molto diminuite».
E’ BASTATO CHE IL SINDACO DI LAMPEDUSA, TOTO' MARTELLO, CHIEDESSE LA CHIUSURA DEL CENTRO D’ACCOGLIENZA PER SCATENARE SU DI LUI LA SOLITA TEMPESTA DI ACCUSE DI RAZZISMO: “CHIEDO SOLO IL RISPETTO DELLE REGOLE. CHI VUOLE SPECULI PURE MA CHI PARLA COSÌ VIVE IN UN MONDO CAPOVOLTO...”
TOTO MARTELLO
“Chiudere il centro di accoglienza di Lampedusa: sapevo che pronunciando queste parole avrei creato un 'caso', che mi sarei attirato critiche e apprezzamenti, sguardi di indignazione e messaggi di incoraggiamento. Ma era l'unico modo per accendere i riflettori su quello che da alcune settimane sta avvenendo nella nostra isola". E' quanto scrive il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, in una lettera aperta replicando alle polemiche scatenate dopo la sua richiesta di chiusura dell'hotspot.
"Purtroppo devo constatare che chiedere che anche i migranti rispettino le stesse regole che valgono per i lampedusani e per gli altri cittadini italiani, secondo qualcuno significa essere 'razzista' se non addirittura 'terrorista'.
Chi parla così vive in un mondo capovolto: un terrorista è colui il quale sovverte l'ordine pubblico, non chi chiede che venga rispettato", scrive il sindaco di Lampedusa.
LAMPEDUSA
"In troppe occasioni i migranti sbarcano, vengono soccorsi ed accolti, e subito dopo vengono lasciati liberi di muoversi come vogliono senza che nessuno intervenga per verificare se soggiornano o meno all'interno del centro - dice Martello - Se qualcuno vuole speculare sulle mie parole è libero di farlo, ma qui il tema non è né il razzismo né l'intolleranza: il punto è il rispetto dell'ordine pubblico e delle regole. Un rispetto che non può valere solo per i lampedusani, mentre chiunque altro viene lasciato libero di agire come vuole".
LAMPEDUSA
L'appello lanciato ieri dal sindaco - "Minacce, molestie, furti. Lampedusa è al collasso, le forze dell'ordine sono impotenti, nel centro ci sono 180 tunisini molti dei quali riescono tranquillamente ad aggirare i controlli: bivaccano e vivono per strada. Chiedo che venga chiuso l'hot spot, una struttura inutile che non serve a niente". Così all'ANSA il sindaco di Lampedusa, Totò Martello. Che accusa: "Siamo abbandonati". Il sindaco Martello denuncia: "I bar sono pieni di tunisini che si ubriacano e molestano le donne. Ricevo decine di messaggi di turisti impauriti, gli albergatori, i commercianti e i ristoratori subiscono quotidianamente, non ce la fanno più". "Nonostante il centro sia presidiato da polizia, carabinieri e guardia di finanza, i tunisini entrano ed escono come e quando vogliono. Non c'è collaborazione fa parte delle istituzioni - accusa Martello - Siamo soli. C'è un grave problema di ordine pubblico, chiedo l'intervento diretto del ministro degli Interni". Il sindaco segnala diversi episodi: "Per due volte un fruttivendolo che si trova davanti alla stazione dei carabinieri ha subito il furto di fiaschi di vino. Ci sono furti continui nelle botteghe di abbigliamento e di alimentari, molestie nei confronti dei turisti. Se non si è grado di gestire questua situazione, poiché molti di questi sono delinquenti, che vengano messi in carcere".
LAMPEDUSA
Giusi Nicolini, sindaco Lampedusa fa terrorismo - "Ho l'impressione che il sindaco di Lampedusa voglia fare del terrorismo. Basterebbe controllare il numero delle denunce presentate ai carabinieri: a me risulta solo un furto da un negozio di frutta e verdura, inoltre l'isola è piena di turisti e non mi pare che ci siano state molestie da parte di tunisini". Così l'ex sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini commenta le dichiarazioni del suo successore, Totò Martello, secondo il quale l'isola è al collasso a causa di "minacce, molestie e furti" e sollecita la chiusura dell'Hot spot che attualmente ospita 180 tunisini.
CARRI FUNEBRI A LAMPEDUSA
"Si sta cercando di ricreare quel clima di paura - aggiunge Nicolini - che c'era a Lampedusa prima della mia elezione, quando si amministrava l'isola con la logica emergenziale". L'ex sindaco, che oggi fa parte della segreteria nazionale del Pd, ammette tuttavia che dopo la chiusura della rotta libica si sta riaprendo un flusso di migranti provenienti dalla Tunisia. "Sono piccoli gruppi che arrivano con piccole barche, alcune delle quali riescono a raggiungere anche il litorale agrigentino per sfuggire ai controlli. Quelli che si trovano nell'Hot spot di Lampedusa sanno di dover essere rimpatriati, il vero problema è quello di evitare di trattenerli a lungo nell'isola".