9 dicembre forconi: 04/18/18

mercoledì 18 aprile 2018

NELLE INQUIETANTI IMMAGINI RIPRESE DA UN DRONE SI VEDE UNA FIGURA IN TRASPARENZA A CAVALLO (VIDEO)

L'APPARECCHIO AVEVA SMESSO DI FUNZIONARE PER DIECI SECONDI, MA SEMBRAVA TUTTO A POSTO. FINO A CHE, MONTATO IL GIRATO...


Un cavaliere a cavallo che attraversa il cortile di un castello dell’11esimo secolo. Sembra la trama di un film, e invece sono le immagini misteriose filmate da un drone in Inghilterra.


Ad accorgersene è stato Thomas Arnold. 41 anni, Arnold si trovava al castello di Berkeley per fare delle riprese aeree. A un certo punto ha perso i contatti con il drone, che aveva appena comprato. Lo ha richiamato a terra, ma non ha notato niente di strano, finché non si è messo a montare il filmato.
fantasma al castello di berkeleyFANTASMA AL CASTELLO DI BERKELEY

Thomas, che vive a Dursley, vicino al castello di Berkeley, crede che si tratti dell’apparizione di un cavaliere in sella al suo cavallo che gira per le sue proprietà.

“Quando l’ho visto ho pensato ‘O mio Dio, cos’è questa cosa’. Poi ho zoomato e ho capito che c’era qualcosa lì. Credo che sia l’unico filmato in Hd con un fantasma”.

fantasma al castello di berkeley 1FANTASMA AL CASTELLO DI BERKELEY 
Thomas lavora come tecnico di produzione televisivo, aveva comprato il drone da qualche ora e aveva deciso di fare un giro di prova al castello di Berkeley. Qualcosa di strano doveva essere successo, perché aveva perso contatto con il velivolo per dieci secondi. Thomas ha attivato l’opzione “ritorna a casa” un po’ deluso dalla giornata. Poi, ha visto la figura bianca in trasparenza e non ha saputo dare una spiegazione diversa a quelle immagini inquietanti.

LA STRANA MORTE DI MAKSIM BORODIN: IL GIORNALISTA SCOMODO (PER PUTIN) CADE DAL BALCONE

LE INCHIESTE SULLA CRIMEA COME SULLA SIRIA DAVANO FASTIDIO AL CREMLINO: NELLA NOTTE UNA STRANA ESERCITAZIONE DI UOMINI IN MIMETICA CON IL VOLTO COPERTO

LA VERSIONE UFFICIALE: HA PERSO L’EQUILIBRIO
Rosalba Castelletti per la Repubblica

Maksim Borodin2MAKSIM BORODIN2
La porta chiusa dall' interno. Nessun segno d' effrazione. Tutto farebbe pensare che la fatale caduta di Maksim Borodin dal suo appartamento al quinto piano sia stata un tragico incidente. Ma, davanti alla morte di un giornalista scomodo, Vjaceslav Bashkov, suo amico e attivista, non ci sta. «Ci sono elementi sospetti. Voglio che si faccia luce sulle circostanze della tragedia», spiega a Repubblica. Quando c' era da indagare, Borodin, giornalista d' inchiesta di Ekaterinburg, andava avanti «come un carro armato». Il conflitto in Est Ucraina, i devoti ultraortodossi dell' ultimo zar, il cerchio magico del Cremlino. Non si fermava davanti a nulla.

Maksim Borodin1MAKSIM BORODIN

«Era capace di trascorrere mezza giornata dietro a un cespuglio per riprendere un funzionario corrotto», ricorda Vjaceslav. Lo scorso febbraio, mentre si rincorrevano voci su decine di vittime russe nel raid Usa su Deir ez-Zor, Borodin fu il primo a dare il nome a due caduti fantasma.

UCRAINA COMBATTENTIUCRAINA COMBATTENTI
Contractor della compagnia Wagner, il cui coinvolgimento nel conflitto siriano era sempre stato negato dal Cremlino. Borodin era riuscito a costringere le autorità ad ammettere la presenza di «personale russo non militare» in Siria. Maksim è morto domenica a 32 anni. Tre giorni prima era stato ritrovato incosciente dai vicini ai piedi del suo caseggiato, una krusciovka di 5 piani. Secondo la polizia, il giornalista dell' agenzia Novyj Den è «caduto dal balcone» all' ultimo piano. «Immaginate un balcone con la ringhiera che arriva alla vita. Evidentemente fumava ed è caduto in modo accidentale», dice la direttrice di Novyj Den Polina Rumjantseva.

MERCENARI RUSSI IN SIRIAMERCENARI RUSSI IN SIRIA
Escluso il suicidio. «Doveva trasferirsi a Mosca. Aveva progetti grandiosi». Una versione che a Bashkov non convince. Alla vigilia della caduta, Maksim lo aveva chiamato alle 5 del mattino raccontando di aver visto presso casa persone in mimetica e il volto coperto. Temeva che avrebbero perquisito il suo appartamento e voleva procurarsi un avvocato. Un' ora dopo si era rifatto vivo per scusarsi e spiegare che si trattava di "un' esercitazione".
Maksim Borodin3MAKSIM BORODIN

È stata l' ultima volta che Vjaceslav l' ha sentito. «Desidero che un' inchiesta verifichi se la tragedia sia legata a quella telefonata mattutina. Ho forti sospetti. Perciò mi preoccupa il fatto che la polizia si interessi poco alle ultime telefonate di Maksim». Anche l' Osce vuole «un' indagine esaustiva». Julija Fedotova, legale e militante di Russia aperta, aveva conosciuto Borodin durante un processo.

putinPUTIN
«Bisogna aspettare l' esito dell' autopsia e dell' inchiesta, ma la mia impressione è che si sia trattato di un incidente», dice a Repubblica. Per Leonid Volkov, braccio destro di Aleksej Navalnyj e amico di Maksim, la storia di Borodin - ha scritto su Facebook - «non è quella di un regime che uccide un giornalista che scrive di temi scomodi. È la storia di un regime che uccide migliaia di giornalisti costringendoli a scegliere ogni giorno fra l' onore e un pezzo di pane. Ed ecco che ancora una volta un giornalista beve all' interno delle mura vuote di casa e vede la luce solo al di là del basso parapetto del balcone».

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SIRIA, GLI ISPETTORI DELL’ONU A DOUMA CERCANO LA PROVA DEI GAS DI ASSAD

I DUBBI DI ISRAELE SULL’EFFICACIA DEI RAID E IL TIMORE PER LA VENDETTA DELL’IRAN
Giordano Stabile per la Stampa

Gli ispettori dell' Opac sono entrati ieri a Douma, a dieci giorni dal presunto attacco chimico che ha scatenato la rappresaglia di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Ma le potenze occidentali temono che non trovino più nulla perché sospettano che i russi stiano cercando di alterare le prove, mentre l' Intelligence israeliana mette in dubbio l' efficacia dei raid di sabato e teme un' imminente «vendetta» dell' Iran.

doumaDOUMA
La missione dell' Opac 

Gli uomini dell' Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche sono arrivati a Damasco tra venerdì e sabato. Sembrava che potessero accedere subito alla cittadina alla periferia della capitale siriana. Ma lunedì si è consumato all' Aja un duello diplomatico fra la «triplice alleanza» e la Russia. Gli inviati Usa e britannico hanno accusato la Russia di voler manomettere le prove, tenuto conto che la polizia militare di Mosca si trova a Douma ormai da una settimana.

Erano stati i militari siriani ad avvertire l' Onu che la strada e la zona circostante il luogo dell' attacco non era stata «ancora sminata» ma alla fine, ieri mattina, è arrivata l' autorizzazione, anche su pressione della Francia, che con il presidente Macron ha accusato la Russia di voler «far sparire le prove».

attacco in siriaATTACCO IN SIRIA
Ieri pomeriggio gli ispettori hanno potuto fare un sopralluogo. Mosca ha ribattuto che era l' ufficio per la sicurezza dell' Opac a non dare l' autorizzazione e soprattutto ribadito che l' attacco del 7 aprile era stato inscenato dai ribelli, tanto che i suoi militari hanno ritrovato nella cittadina «un laboratorio e un deposito di sostanze chimiche». I timori delle potenze occidentali sono forti ma va anche detto che per la prima volta l' Onu è in grado di visitare il sito di un presunto attacco dopo un lasso di tempo limitato. Gli ispettori preleveranno campioni di suolo, raccoglieranno testimonianze e cercheranno di esaminare i feriti, molti però già trasferiti nella provincia di Idlib assieme ai combattenti ribelli.

I dubbi israeliani Una conferma indipendente dell' attacco chimico del 7 aprile serve anche a Usa, Francia e Gran Bretagna a ribadire la legittimità della loro azione di rappresaglia. Ma l' Intelligence israeliana non è convinta dell' efficacia dei raid, che avrebbero avuto un «impatto limitato» sulle capacità chimiche delle forze governative e soprattutto non hanno scalfito il rafforzamento militare in corso, sia di Bashar al-Assad che dell' alleato iraniano, ormai in possesso in Siria di una sua «forza aerea», fatta di droni capaci di lanciare missili guidati, come quello abbattuto sul Golan il 10 febbraio e di una rete di cinque basi.

attacco in siria 1ATTACCO IN SIRIA 
Israele teme la «vendetta», promessa dal capo dell' aviazione dei Pasdaran Amir Ali Hajizadeh, dopo che lunedì scorso un raid israeliano ha ucciso sette dei suoi uomini alla T4. Ieri la tv di Stato siriana ha accusato lo Stato ebraico di aver tentato un altro blitz, «respinto dalla contraerea». Le voci sono poi state smentite ma il clima è quello di uno scontro imminente, non fra America e Russia, ma fra Siria, Iran e Israele. L' aviazione israeliana ha rinunciato a esercitazioni in Alaska per tenere pronti tutti i suoi F-15. E Assad ha lanciato una offensiva su tre fronti per liberarsi delle ultime enclave ribelli.

attacco in siriaATTACCO IN SIRIA
I combattenti di Jaysh al-Islam si sono arresi ad Al-Dumayr, nella sacca del Monte Qalamoun, a Nord-Ovest di Damasco. Alcune cittadine sono state riconquistare nell' enclave fra Homs e Hama, sul punto di collassare, mentre pesanti raid aerei e di artiglieria hanno martellato Jisr Shugur nella provincia di Idlib, in mano a un gruppo jihadista erede di Al-Nusra.

Le truppe saudite 

Intanto il ministro degli Esteri saudita, Adel al Jubeir, ha annunciato che il Regno sta discutendo con l' amministrazione Trump del possibile invio di truppe in Siria, che gli Stati Uniti vogliono invece lasciare. I colloqui - ha spiegato - durano «dall' inizio della crisi siriana» e «la proposta - ha aggiunto - è in discussione dai tempi della presidenza di Barack Obama». Ma allora non venne accolta.

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“LE GIRAVOLTE DI GIGGINO”: “NON POSSIAMO CAMBIARE POSTO ALL’ITALIA NELLO SCACCHIERE INTERNAZIONALE”

E SE SALVINI VUOLE L’ABOLIZIONE DELLE SANZIONI ALLA RUSSIA PER L’UCRAINA, DI MAIO FA IL DEMOCRISTIANO: OK, MA LO DEVE DECIDERE BRUXELLES

DI MAIO: LESSON NUMBER ONE, SEMPRE CON GLI USA
Federico Capurso per la Stampa

Di Maio e Varricchio, a WashingtonDI MAIO E VARRICCHIO, A WASHINGTON
Spazza via la polvere siriana dal tavolo, Luigi Di Maio. E sceglie di restituire chiarezza a uno scenario politico che nelle ultime ore si era fatto confuso, sulla via per il governo, tra i Cinque stelle filo-Usa e la Lega a trazione putiniana. «Mi troverà sempre contrario chi vuole approfittare della Siria per riposizionare l' Italia nello scacchiere internazionale e sganciarci dagli alleati storici», sentenzia Di Maio a La7, ospite della trasmissione «Otto e mezzo». Il messaggio e il suo destinatario sono chiari: l' asse con gli Stati Uniti viene prima di qualunque altra cosa.

Riportate le cose al loro posto, il leader M5S osserva il faro di Washington che illumina un ulteriore ostacolo sulla strada per possibili alleanze con Matteo Salvini: le sanzioni alla Russia. A questo proposito Kurt Volker, inviato speciale dell' amministrazione Trump per l' Ucraina, nell' intervista pubblicata ieri su questo giornale ha lanciato un avvertimento preciso: «L' Italia non può togliere le sanzioni senza subire gravi conseguenze. Sono misure europee, non italiane». Salvini, però, ha già annunciato che il suo primo atto da presidente del Consiglio sarà proprio l' abolizione delle sanzioni a Mosca. Insomma, una mina pericolosa sulla strada per il governo. Ma Di Maio - giurano i suoi - ha pronto uno schema con cui disinnescare le spinte russofile della Lega.

Di Maio e Varricchio a WashingtonDI MAIO E VARRICCHIO A WASHINGTON
Il grimaldello sarà contenuto nel contratto "alla tedesca" a cui i Cinque stelle stanno lavorando da settimane e che a breve verrà presentato ai possibili alleati di governo. «Nel contratto - spiega a microfoni spenti un uomo dei vertici del Movimento - ci sarà anche l' eliminazione delle sanzioni alla Russia», ma con una postilla che è bene sottolineare: «Per abolirle si dovrà prima passare da una discussione a Bruxelles, in seno alla Commissione Europea. Non possiamo di punto in bianco non rispettare più gli accordi con i nostri partner». Ed è lì che la mozione spinta dai Cinque stelle e dalla Lega, sotto braccio, sarebbe pronta a naufragare.
BEPPE GRILLO VOLEVA REFERENDUM PER USCIRE DALL EUROBEPPE GRILLO VOLEVA REFERENDUM PER USCIRE DALL EURO

Di Maio è cosciente che in Europa non ci saranno le condizioni per portare avanti questa battaglia. La trappola verrebbe messa in piedi con l' obiettivo dichiarato di trovare «un' alternativa alle sanzioni, che comunque non funzionano, ma sempre in ottica punitiva - evidenziano da M5S - perché non si possono incoraggiare certi atteggiamenti di Mosca». E alla fine, si prenderà atto dell' impossibilità di proseguire.

Nonostante tutto, Di Maio di una cosa rimane convinto: si deve riaprire il dialogo con Mosca, considerata «un interlocutore storico». Oggi però, gli Stati Uniti vengono prima di tutto. E quindi non se ne parla. O meglio, «do svidaniya».


L’EX CONSIGLIERE DI OBAMA CONTRO IL LUMBARD

Paolo MAstrolilli per la Stampa

Le posizioni prese da Kurt Volker sull' Italia e le sanzioni alla Russia sono largamente condivise negli Stati Uniti. Oltre a rispecchiare la linea dell' amministrazione Trump, che lui rappresenta in Ucraina, vengono confermate dai professionisti della politica estera di entrambi i partiti.

Le ragioni sono principalmente due: primo, sul territorio di Kiev è in corso una vera guerra, che richiede l' unità dell' alleanza occidentale per essere fermata; secondo, Mosca in generale ha adottato una strategia finalizzata a sfidare l' ordine globale, proprio per smantellare questa alleanza. L' Ucraina è solo un tassello della sfida, come lo è la Siria, ma è molto importante perché l' invasione della Crimea ha segnato la prima occasione dalla Seconda guerra mondiale in cui i confini dell' Europa sono stati cambiati con la forza. Proprio per questo Kiev non è il terreno su cui fare concessioni, almeno fino a quando il Cremlino non dimostrerà nei fatti di voler cambiare linea.

PUTIN SALVINIPUTIN SALVINI
Volker era stato nominato da Trump quando aveva incontrato Putin al G20 di Amburgo, con l' obiettivo di cercare una soluzione condivisa al conflitto in Ucraina. La speranza del presidente resta quella di poter ricostruire il dialogo col Cremlino, al di là della vicenda del «Russiagate», ma gli ultimi eventi, a cominciare dal raid appena lanciato in Siria, dimostrano che per ora lo spazio per un' intesa non c' è. Volker ha appena incontrato due volte il nuovo segretario di Stato Mike Pompeo, per aggiornarlo sulla situazione.

Il prossimo capo di Foggy Bottom è sulla stessa linea, condivide l' approccio di Volker, e gli ha confermato il mandato a tempo indeterminato. Inclusa l' operazione già avviata per fornire armi al governo ucraino, che ha lo scopo di «colmare le lacune esistenti nel suo apparato difensivo». Dunque Washington non vuole fare la guerra per procura a Mosca, ma siccome Kiev è chiaramente svantaggiata dal punto di vista bellico, la sta aiutando a proteggere i propri cittadini.
Kurt VolkerKURT VOLKER

Perché il problema, secondo Volker, è insieme politico e militare: «In Ucraina - ci ha spiegato - è in corso una guerra calda, non fredda. Si combatte ogni giorno, e la gente muore. Ciò accade perché la Russia non sta rispettando gli accordi di Minsk, che pure aveva sottoscritto». In questa condizione, la scelta di mantenere o togliere le sanzioni acquista un significato drammatico, perché in gioco non c' è solo il rapporto politico o economico con Mosca, ma la vita di centinaia di persone.

Naturalmente gli Stati Uniti si rendono conto del peso che le sanzioni hanno per l' Italia, e sono disposti a fare il possibile per alleviarlo. Ma lo stesso discorso riguarda altri alleati europei, tipo la Germania, dove la cancelliera Merkel ha appena condiviso pubblicamente l' orientamento a congelare il progetto per il gasdotto Nord Stream 2, fino a quando la situazione in Ucraina non si sarà chiarita.

mike pompeo donald trumpMIKE POMPEO DONALD TRUMP
Queste posizioni sono largamente condivise dai professionisti della politica estera di entrambi i partiti, come dimostrano le considerazione fatte dall' ex consigliere di Obama Charles Kupchan nell' intervista pubblicata domenica. Michael Carpenter, che durante la scorsa amministrazione democratica si era occupato proprio di Russia e Ucrania alla Casa Bianca e al Pentagono, aggiunge questo commento: «Se la nuova coalizione di governo in Italia toglierà le sanzioni alla Russia, sarà un fatto disastroso per l' unità europea e incoraggerà Putin ad interferire ancora di più nelle elezioni future, in sostegno dei partiti populisti e nazionalisti.

salvini maglietta putinSALVINI MAGLIETTA PUTIN
Inoltre, se l' unità europea verrà incrinata sulla Russia, il risultato sarà meno unità sulle migrazioni, la lotta al terrorismo, e altre questioni vitali. Sarà un male per l' Italia, e per l' Europa». Il rischio dunque è quello di compromettere l' intero equilibrio dell' alleanza occidentale, non solo sulla Russia, ma anche su altre questioni di importanza primaria e diretta per il nostro Paese.

salvini maglietta pro putin pro russiaSALVINI MAGLIETTA PRO PUTIN PRO RUSSIA
L' Italia è una democrazia e i suoi cittadini hanno il diritto di decidere la direzione che vogliono. L' importante però è rendere chiaro a tutti, elettori e politici, che in discussione c' è una scelta di campo, non molto diversa da quella che dopo la Seconda guerra mondiale ci ha garantito 

Fonte: qui

ESSERE DIVORZIATI FA RISCHIARE PIÙ INFARTI E ICTUS!

È UNO DEI RISULTATI DI UNA RICERCA DEL “KAROLINSKA INSTITUTET” DI STOCCOLMA 

NON SI PUÒ SALTARE ALLE STESSE CONCLUSIONI CON LE PERSONE NON SPOSATE E VEDOVE, OVVERO COLORO CHE VIVONO COMUNQUE UNA CONDIZIONE DI SOLITUDINE - ECCO PERCHE’

Sabrina Cottone per “il Giornale”

GENITORI DIVORZIOGENITORI DIVORZIO
Coloro che sono sopravvissuti a un attacco di cuore e sono divorziati o hanno un basso livello socioeconomico corrono un maggior rischio di essere colpiti da un secondo attacco cardiaco o ictus. È uno dei risultati di una ricerca del Karolinska Institutet di Stoccolma, pubblicata sull'European Journal of Preventive Cardiology, rivista dell'Esc, Società europea di cardiologia.

La medicina predittiva, con la prevenzione attraverso gli stili di vita, è uno dei modi migliori di allungare la vita o almeno di renderla più sana. Ma a colpire è che non siano il colesterolo in eccesso o la scarsa attività fisica la possibile concausa scatenante di un nuovo infarto, bensì il divorzio. Tanto più che la rottura dei matrimoni è sempre più frequente e così i rischi sanitari sembrano destinati a salire alle stelle.

INFARTOINFARTO
Lo studio, che ha seguito 29.226 persone sopravvissute a un primo attacco di cuore, è corredato da numeri implacabili: i pazienti divorziati corrono un rischio più alto del 18% di essere vittime di un attacco di cuore rispetto a coloro che sono sposati. Con una particolarità che rende il dato di fatto meno ovvio e facilmente spiegabile con il carico di stress che porta con sé ogni separazione, più o meno traumatica.

I ricercatori assicurano che non si può saltare alle medesime conclusioni per le persone non sposate e vedove, ovvero coloro che vivono comunque una condizione di solitudine o addirittura un addio definitivo al coniuge: pur presentando anche loro un livello di rischio più alto rispetto alle persone sposate, i nessi individuati non sono stati ritenuti statisticamente significativi dai ricercatori e così l' unica evidenza è che rimanere sposati fa bene al cuore e alle coronarie.
INFARTOINFARTO

Spiega il ricercatore Joel Ohm, uno degli autori dello studio: «Sembra che il matrimonio sia protettivo contro gli eventi ricorrenti (il ripetersi degli attacchi di cuore, ndr)... ma da questo studio non possono essere tratte conclusioni sui meccanismi che soggiacciono a questi risultati». Insomma, se è chiaro che il matrimonio fa bene per evitare il ripetersi di infarti o ictus, meno evidenti sono le ragioni, sulle quali ci si può ancora limitare alle supposizioni, in attesa di altri studi.

Un capitolo a sé meritano le condizioni socioeconomiche. Alte (35%) le differenze tra le persone più ricche e le persone più povere. Anche l' istruzione fa la sua parte: i pazienti con più di dodici anni di studio sulle spalle hanno rivelato un rischio di recidiva dell' infarto inferiore del 14% rispetto a coloro che hanno studiato per nove anni o anche meno.

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ASSALTO ALLA BANCA DI MONTECITORIO DA PARTE DEI NEO PARLAMENTARI PER L’ACQUISTO DI UNA CASA A TASSO AGEVOLATO

E PAZIENZA SE NELLA VITA DI PRIMA, MOLTI DI LORO QUEI MUTUI AGEVOLATI LI CONSIDERAVANO UN INAUDITO PRIVILEGIO 

IL MATTONE LAVORA QUANTO MATTARELLA ALLA SOLUZIONE DELLA CRISI...

Pino Corrias per il “Fatto quotidiano”

MUTUIMUTUI
Dice una mia onorevole amica (nel senso di deputata) che non c' è mai stata tanta ressa nella filiale della banca di Montecitorio - quella destinata ai desideri contabili dei parlamentari - come da quando è arrivata la lieta truppa dei nuovi 600 titolari della Terza Repubblica. "È un arrembaggio collettivo ai mutui casa", racconta.

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E usa proprio la parola "arrembaggio" a sottolineare quel gesto risoluto con cui si afferra lo scafo di una nave carica di tesori, prima che i flutti della vita, o la disattenzione, se la porti via, addio reddito di cittadinanza elettorale. E pazienza se nella vita di prima, molti di loro quei mutui agevolati li consideravano un inaudito privilegio. La giostra è girata, il popolo ha votato: aggiungersi ai titolari dei privilegiati è un attimo, il tempo di guardarsi allo specchio e sorridersi.

AULA MONTECITORIOAULA MONTECITORIO
Il Palazzo è un gorgo, anzi una ipnosi, ma circondato da confortevoli arredi. La banca e i mutui agevolati sono tra i più comodi divani della nuova vita. Non stupisce che alla lentezza delle trattative politiche in corso, corrisponda la velocità con cui i neo eletti sbrighino quelle bancarie. Il mattone lavora quanto Mattarella alla soluzione della crisi.

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PIRAMIDE A 5 STELLE! ECCO COME DAVIDE CASALEGGIO CONTROLLA IL MOVIMENTO 5 STELLE

L'UNIVERSO PENTASTELLATO SI COMPONE DI TRE LIVELLI, NON COMUNICANTI TRA DI LORO 

CI SONO GLI ATTIVISTI, I POLITICI DI ROMA E IL CAPO-AZIENDA CHE NELLA PENOMBRA FA GIRARE TUTTO

Susanna Turco per espresso.repubblica.it
grillo casaleggio altafiniGRILLO CASALEGGIO ALTAFINI

L’Imperatore per diritto dinastico non siede mai. Resta in piedi, nella penombra, appoggiato al muro al lato della platea delle Officine H di Ivrea, per l’intera durata dell’evento in memoria del padre, riceve la fiumana di gente che viene a rendergli omaggio. Pochi alla volta, ma per ore. Attivisti, amici, conoscenti, bambini, lobbisti, parlamentari.

I più timidi approfittano del fatto che si trova lungo la traiettoria verso la toilette: andavo innocentemente in bagno e ops, ecco mi trovo davanti Davide Casaleggio, che sorpresa. Come folgorati sulla via di Damasco, comunicatori e piccoli imprenditori si alzano di scatto dalla poltroncina, startupper emergono dalla folla, inventori scartano di lato, si avvicinano e fanno il loro numero. C’è chi giunge le mani in segno di preghiera («dieci secondi soltanto»), chi consegna chiavette, biglietti da visita, raccomandazioni («con questi dovete parlarci»), strette di mano. Matteo si raccomanda per il suo caso personale, Giovanna vuol «ringraziare per tutto questo».

grillo casaleggioGRILLO CASALEGGIO
Il formicaio è in piena attività. L’Imperatore annuisce, sorride, svia. Spegne qualsiasi domanda o assalto giornalistico, scatta soltanto quando vede una telecamera o macchina fotografica che lo stia puntando: solo allora fa passi veloci, allunga la mano a coprire l’obiettivo. Niente riprese, niente immagini. Non ne circolano, in effetti. Quando non è impegnato coi fan - o con l’esclusione ignobile di giornalisti scomodi - Davide Casaleggio chiacchiera coi pochi ammessi a dialogo: Luca Eleuteri, cofondatore e braccio destro in Casaleggio Associati, Enrica Sabadini, trentacinquenne astro in ascesa e new entry nell’associazione Rousseau dopo l’uscita di David Borrelli, qualcun altro che rifiuta esplicitamente di dichiarare anche solo il proprio nome di battesimo - alla faccia della trasparenza.

BEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIOBEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO
Erano queste le scene della kermesse di Ivrea del 7 aprile per ricordare Gianroberto Casaleggio, il Fondatore. Un mondo a parte: mentre il magistrato Nino Di Matteo tra gli applausi scroscianti chiedeva si facesse chiarezza sulle stragi, Casaleggio jr confrontava la propria cover del telefonino con i più fidi (hanno tutti la stessa: chiara, con il disegno stilizzato di un palloncino rosso, dettaglio identitario-familiar-aziendale). Clap clap destinati dall’Imperatore all’ospite più atteso dagli attivisti grillini: tre. Più interessato alla psicologa Maria Rita Parsi e ai suoi video coi bambini. Alla fine della giornata ringrazierà soprattutto «il mio circolo subacqueo, che si è riversato in massa». Il sospetto è che delle analisi e tattiche sulle alleanze, o le dosi di antiberlusconismo più appropriate al momento storico, il giorno per giorno della scalata al governo, lo lascino integralmente indifferente. Il che è tutt’altro che un dettaglio, trattandosi del padrone del primo partito d’Italia.

CASALEGGIOCASALEGGIO
Il formicaio

Ci sono luoghi in cui le cose si svelano. Ivrea è uno di questi. E l’esatta disposizione piramidale, stratificata, non comunicante del potere a Cinque stelle è la vera domina, l’elemento più rilevante, di Sum02, l’evento annuale organizzato dalla Associazione Gianroberto Casaleggio per commemorare il fondatore dell’Impero (oltre a tutto il resto, Gianluigi Nuzzi, che il Cielo lo perdoni, presenta dal palco chiamandolo «Sam», come si trattasse di inglese). Una visione d’insieme è impossibile - più che un mondo ordinato un formicaio in cui ciascuno ha a cuore un pezzettino, che gestisce in modo distinto, ma non scoordinato rispetto agli altri.
ROBERTO FICO E DAVIDE CASALEGGIOROBERTO FICO E DAVIDE CASALEGGIO

Ci sono almeno tre livelli, in ordine non intercambiabile: l’Imperatore e la sua azienda, la politica e il circo che le gira intorno, gli iscritti e gli attivisti. E che è il capo - e non il leader politico - l’unico a contare davvero. L’evidenza è palmare. Ancora meglio adesso, che Beppe Grillo, il volto su cui una volta poggiava tutto, il nume tutelare del blog omonimo (che adesso si è ripreso), interviene giusto ogni tanto, in funzione di rassicurazione, selfie e grigliate - perfetto nei panni del Garante, così come da nuovo statuto M5S. Mentre a chi dagli ambienti di Forza Italia lo cerca - in virtù di passate collaborazioni - per trovare una interlocuzione finalizzata alla formazione del governo, il comico risponde: «Non ho idea di chi sia stato eletto, ti mando un contatto», e rinvia direttamente a Luigi Di Maio. Fine della fiera.

Davide Casaleggio e NuzziDAVIDE CASALEGGIO E NUZZI
Conta Davide, dunque. Conta l’azienda, la rete d’intorno, e al limite la comunicazione che ad essa fa capo, cioè Rocco Casalino, intoccabile e intoccato trait d’union con i Palazzi di Roma. Il resto è avvolto in una vaghezza opaca che è una cifra costante: sono vaghi i rendiconti, sono vaghi i ruoli, resta vago persino il numero di iscritti alla Associazione Gianroberto Casaleggio, che pure si annuncia «raddoppiato rispetto allo scorso anno» (raddoppiato rispetto a che cifra? «Non è un dato pubblico», rispondono le ragazze addette alla raccolta fondi).

nuzzi intervista casaleggioNUZZI INTERVISTA CASALEGGIO
Anche se poi M5S ha preso il 32 per cento con il nome di Di Maio, anche se è lui e non l’Imperatore quello in piena trattativa per il governo, nessuno a Ivrea si sogna di presentarsi alla corte dell’eventuale premier, che pure sta piantato in prima fila, pettinato e illuminato dai riflettori come uno che sia già premier. Di Maio, qui dentro, è uno dei tanti. È come Alfonso Bonafede, l’annunciato ministro ombra della Giustizia capace di ammettere candidamente di non avere potere di manovra nemmeno sul proprio accredito per l’ingresso («mi hanno dato questo badge, con il QrCode, se ne occupa una società esterna»).

O come Paola Taverna, spigliatissima, persuasa a spostarsi nel più protetto retropalco dopo aver svolto davanti ai giornalisti una serie di dialoghi più adatti a un film di Verdone che al suo neoruolo di vicepresidente del Senato (ad esempio quello con la Iena trombata alle elezioni Dino Giarrusso: «Jaa famo, co ’sto governo?», domanda lui. «Jaaa famo, jaaa famo» risponde lei). O come Vincenzo Spadafora, potentissimo consigliori di Di Maio che però, giunto al cospetto dell’Imperatore, gli stringe la mano con timida cortesia e stop.

davide casaleggioDAVIDE CASALEGGIO
L’unico che comanda

Vanno tutti da Casaleggio, per forza. È lui il presidente della Casaleggio Associati (oltreché dell’Associazione Gianroberto Casaleggio) ed è presidente, amministratore unico e tesoriere della Associazione Rousseau - come ha notato il Foglio. Cioè ha le chiavi del cuore del Movimento, e dell’azienda che, fra le altre cose, gli ha sviluppato la piattaforma: gli iscritti, i dati , le decisioni, i soldi che arrivano al Movimento Cinque stelle.

rocco casalino grilloROCCO CASALINO GRILLO
Che già non sono pochi e che saranno sempre di più: finora quasi 600 mila euro alla Associazione Rousseau (per non parlare dei contributi pubblici che pioveranno sugli sterminati gruppi parlamentari), e adesso la manna dei 300 euro al mese che dovrà versare ciascuno dei 339 parlamentari eletti (227 alla Camera, 112 al Senato), per un totale di 1,2 milioni l’anno, 6 per l’intera legislatura. Un elemento da non sottovalutare, quando si parla di possibile e imminente ritorno alle urne: «Chi glielo fa fare, a Casaleggio, di rinunciare a tutti quei soldi per tornare a votare? In nome di che, della difesa di Di Maio premier?», è una delle riflessioni che si sentono più spesso tra i volponi di Palazzo.

Questo tema, intrecciato alle prospettive del futuro non immediato, è alla base dell’indicibile (e, infatti, negata) tensione che si è sviluppata in queste settimane tra l’ala Casaleggio e quella che gli sta subito sotto, il variopinto mondo di Luigi Di Maio. Se Casaleggio, al di là dell’incontro furiosamente smentito con Salvini solo un anno fa, ha comunque intessuto un filo con la Lega - e si tratta di una tradizione familiare, vista la simpatia che Gianroberto aveva per Umberto Bossi - e se a Ivrea la platea degli iscritti era più incline a sintonie con la Lega che con i dem, è vero che Di Maio è costretto a fare valutazioni diverse. La regola dei due mandati, per ora, ha resistito a tutti gli assalti, persino all’ultimo, recentissimo: la chance di Giggino è dunque unica, questa qui. Mentre Davide, l’Imperatore, ha tutta una vita davanti. E un sacco di altri nomi su cui puntare.

davide casaleggio.DAVIDE CASALEGGIO.
Il sottogoverno

Si capisce dunque, il sovraffollamento attorno. È il Cinque stelle che si prepara al sottogoverno, ancor più che al governo. È nelle liste di nomine con le quali raccontano giri il fedelissimo Stefano Buffagni, l’uomo del Nord che tiene i rapporti con i ceti produttivi e che si è confezionato una specie di schedina del Totocalcio dei prossimi collegi sindacali in scadenza. È nei lobbisti e addetti alle relazioni istituzionali che cominciano a circolare attorno all’evento di Ivrea (l’anno scorso non c’erano). È nel formicolare di interlocutori trasversali, che testimoniano l’attenzione da parte di mondi finora tutt’altro che scontati.

Se il fan del lavoro gratis Domenico De Masi e il sovranista Diego Fusaro sono felici di farsi i selfie insieme con lo sfondo di Sum02, un ex ministro del governo Letta come Massimo Bray stenta a trovare la voce per raccontare in pubblico di aver dibattuto di globalizzazione «con Luigi» alla Treccani, dopo che Di Maio l’aveva chiamato appositamente per approfondire.

gianroberto casaleggioGIANROBERTO CASALEGGIO
Mondi che, in perfetto modello a Cinque stelle, spesso e volentieri nemmeno si conoscono tra loro. Sul punto si danno casi estremi: come quell’ospite che, alla vista di Andrea Scanzi, impegnato sul palco della Casaleggio in un monologo - curiosamente serio - sul fatto che «l’intellettuale non può fare il tifoso», e che il giornalista ha «il ruolo sacro» della «sentinella», abbia domandato candido al proprio vicino: «Ma questo chi è?». Gente che non si conosce e a volte nemmeno si stima: il direttore dell’Istituto italiano di tecnologia, Roberto Cingolani, è ad esempio inconciliabile con i profili no vax del Movimento.

giorgetti bossiGIORGETTI BOSSI
Come fanno a conciliarli? Già, come fanno? Un mistero. Che però è alla base del funzionamento dei Cinque stelle. Secondo la teoria formiche-formicaio raccontata dallo stesso Davide Casaleggio nel giovanile “Tu sei rete”, ed evidenziata nel suo libro su M5S da Iacoboni (il giornalista che l’Imperatore ha messo alla porta) come chiave per significare il funzionamento di M5S: «I formicai rappresentano il miglior esempio di auto-organizzazione. Le formiche seguono una serie di regole applicate al singolo, attraverso le quali si determina una struttura molto organizzata, ma non centralizzata», è la teoria casaleggiana. Affinché questo sistema resista è necessario che le formiche non sappiano mai quali sono le regole: «Una formica non deve sapere come funziona il formicaio, altrimenti, tutte le formiche ambirebbero a ricoprire i ruoli migliori e meno faticosi, creando un problema di coordinamento».

Nel formicaio, le cerchie nobili sono pronte a governare. La terza, quella di militanti e attivisti, resta un po’ indietro, avvinta ma perplessa per la piega che hanno preso gli eventi. «Per la velocità soprattutto, ci voleva più tempo per costruirci», dice un militante storico di Roma. La base, in fondo, è ancora quella più grillina, capace di discutere per ore di come si arriva all’obiettivo rifiuti zero. O di inceneritori, alberi, vetro, buche. «Andare al governo? Beh è chiaro che la prospettiva schiaccia tutto questo. Lo sappiamo, ma siamo cresciuti vorticosamente, persino oltre le aspettative», dice una attivista di Milano: «Che alternativa c’era?».

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