9 dicembre forconi: 11/27/17

lunedì 27 novembre 2017

PRIMA I RACCOMANDATI - "A RIGOPIANO NON DEVONO ROMPERE IL CA**O”

LE INTERCETTAZIONI DEL CAPO DELLO STAFF DEL GOVERNATORE, CHE SMISTAVA GLI SPALANEVE A SECONDA DELLE PRIORITA’ DEGLI AMICI. E’ UN POLITICO DI LUNGO CORSO DEL PD ABRUZZESE. 

I PM ASCOLTAVANO LE SUE TELEFONATE PERCHE’ ERA INDAGATO PER UNA STORIA DI APPALTI

Paolo Mastri per Il Messaggero

vittime del rigopianoVITTIME DEL RIGOPIANO
Più delle telefonate della vergogna, più della iattanza di troppi funzionari appostati nella catena di comando, tra Prefettura, Provincia e centrale del 118. Più della gamma di rispostacce che va dal «non devono rompere» alla «mamma degli imbecilli sempre incinta». Molto di più, sulla giornata maledetta del 18 gennaio scorso e sulla strage dell'hotel Rigopiano, dirà un altro stock di intercettazioni contenuto nell'informativa del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri che, insieme agli atti dell'inchiesta, da oggi sarà a disposizione delle difese dei 23 indagati per disastro colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni personali e altro.

Claudio RuffiniCLAUDIO RUFFINI
Neutre nei toni, non direttamente rilevati sul piano penale, non ancora almeno, ma senz'altro utili a completare una ricostruzione di contesto che fotografa la totale impreparazione della macchina dei soccorsi di fronte alla nevicata più eccezionale dell'inverno scorso. Le telefonate sono quelle che partono dalla segreteria del presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso. A parlare è Claudio Ruffini, politico di lungo corso del Pd abruzzese, all'epoca capo dello staff personale del governatore.

Anche lui, come il funzionario dell'ufficio viabilità della Provincia Mauro Di Blasio, sembra essere il grande collettore delle richieste di intervento mediate dalla politica: prima quella strada, prima quel paese, prima quella contrada, a prescindere dalle reali ragioni di urgenza e da un ordine di priorità dettato dalla gravità del quadro meteo, ma solo perché così vogliono i politici di riferimento.
LUCIANO DALFONSOLUCIANO DALFONSO

«Il presidente chiede che sia aperta subito la strada per Abbateggio», «il presidente vuole uno spazzaneve per la strada di Passolanciano», elenca al telefono Di Blasio con il suo capo Paolo D'Incecco, dirigente del servizio viabilità. Che quando arriva il turno della richiesta del direttore dell'hotel Rigopiano, da ore completamente isolato, risponde bruscamente: «Quello dell'albergo non deve rompere il c...».

LE INTERCETTAZIONI
Non sono diverse nel tenore le pressioni arrivate fin dalle prime ore di quella mattina dalla segreteria del governatore. Il Noe le ha intercettate perché all'epoca Claudio Ruffini era sotto inchiesta per una serie di appalti, a partire dalla ristrutturazione di palazzo Centi, sede aquilana della presidenza della Regione.
rigopiano 3RIGOPIANO 3

Su questa sorta di manuale Cencelli della protezione civile, che non ha tenuto conto degli ostaggi di Rigopiano, ma neanche di tanti anziani dializzati bloccati in vari centro dell'Abruzzo interno, i Carabinieri hanno costruito buona parte delle contestazioni rivolte al filone provinciale del 23 indagati per la strage di Rigopiano: 29 morti tra gli ospiti e i lavoratori del resort di lusso alle pendici del Gran Sasso, 9 feriti con gravissime lesioni permanenti, due soli scampati al crollo della struttura investita dalla valanga.
valanga al rigopianoVALANGA AL RIGOPIANO

Più in generale, il capitolo delle telefonate della vergogna, quella di D'Incecco, quella della funzionaria della prefettura che snobba le richieste di soccorso rimbalzate dal cuoco Quintino Marcella, quella del responsabile del 118 Vincenzino Lupi, che induce in errore il direttore dell'hotel Bruno Di Tommaso, disegna un quadro di totale disorganizzazione della macchina dei soccorsi nelle ore cruciali che precedono e seguono di poco la valanga staccatasi dal Monte Siella intorno alle cinque del pomeriggio.

I PERMESSI
RIGOPIANORIGOPIANO
Un caos operativo a valle che potrebbe finire per ridimensionare il filone di responsabilità a monte della tragedia: la mancata approvazione della Carta del pericolo valanghe da parte della Regione, i permessi rilasciati dal Comune di Farindola per l'ampliamento dell'albergo e per la costruzione del centro benessere, l'assenza di un piano regolatore avallata da almeno tre sindaci.

Fonte: qui

Quanto ci costa il denaro?

Acquisita la decisione della Banca centrale europea di prolungare fino al prossimo settembre il programma di acquisti di titoli di Stato ed altri assets finanziari (Quantitative easing), con l’immissione nel “sistema” di altri 270 miliardi di euro (creati dal nulla), a tenere banco nel mondo della finanza è ora la riforma dell’Euribor (acronimo di Euro Interest Bank Offered Rate). 
Cos’è l’Euribor
Molto semplicemente, il prezzo al quale le banche si prestano il denaro tra di loro. Soltanto? 
Noda questo parametro discendono anche i tassi che si applicano ad una serie di “prodotti” bancari, tra cui i mutui ipotecari a tasso variabile (un mercato che vale 180 mila miliardi di euro). Ergo: quando chiediamo soldi in prestito alla nostra banca, il prezzo al quale dovremo restituirlo dipende molto da questo parametro.
Ogni giorno, entro le 10,45, 20 istituti di credito comunicano il valore dei tassi ai quali “ritengono” che le banche si prestino il denaro. Alle ore 11, l’agenzia Reuters, scremando i dati forniti dalle banche, comunica il tasso Euribor per le varie scadenze dei prestiti. Al vertice del sistema, lo European Money Market Institute (Emmi), un’associazione natata contemporaneamente all’ euro, i cui membri sono le associazioni bancarie degli Stati membri dell’ Unione europea.
Finora, quindi, la determinazione di questo indice è avvenuta coniugando andamento del mercato e, in un certo senso, “discrezionalità” degli attori convolti. Ovvero: il risultato finale è stato sempre il frutto di una stima, di una valutazione ponderata, anziché della mera, fedele, registrazione dei tassi praticati nel mercato interbancario. 
E questo è stato all’origine di molti dubbi (e di qualche scandalo) sull’uso che alcune banche avrebbero fatto di questo potere, soprattutto negli anni più burrascosi della crisi. Ci vuole poco a capire, d’altronde, che un certo margine di discrezionalità nel manovrare il costo del denaro, per le banche può significare una grande opportunità di guadagno. Non solo per i tassi da praticare sui mutui (a scapito dei cittadini), ma anche, e soprattutto, per una serie di attività speculative che hanno come base lo stesso costo del denaro. Ci sono derivati il cui sottostante è dato proprio dall’Euribor, il cui mercato ha avuto una gigantesca espansione negli ultimi anni. 
Vuoi mettere la possibilità di farne il prezzo(Truffa!)? 
Basta creare un cartello, tra le banche che compongono il cosiddetto panel, e il gioco è fatto
Che poi è quello che materialmente è accaduto negli anni scorsi, come dimostrano alcuni casi giudiziari recenti che hanno coinvolto importanti istituti di credito, tra cui Barclays, Credìt Agricole o Deutsche Bank.
Ora, però, si dovrebbe cambiare. Ma come? In linea di principio la riforma dovrebbe rendere tale parametro più aderente alla realtà. Anche più volatile, soggetto a repentine fluttuazioni, dato che a determinarlo dovrebbe essere il mercato. Una sorta di liberalizzazione nel mercato liberalizzato dei capitali. In realtà, le ipotesi che circolano fanno supporre che il nuovo tasso d’interesse sarà un “ibrido”, nel senso che a determinarlo saranno sia le transazioni reali nel mercato interbancario, sia altri dati (o prezzi), sui quali, però, ancora non c’è nessuna certezza (certamente interessi su carte, scoperti, ecc.). Fatta la legge, trovato l’inganno, verrebbe da dire. Perché con questo metodo a rimetterci sarà ancora la trasparenza (e di conseguenza i cittadini). Chi assicurerà che il percorso di monitoraggio delle operazioni e, infine, la determinazione del valore dei tassi saranno scevri da condizionamenti da parte degli operatori stessi? Sembra che la giostra della speculazione stia scaldando i motori, in attesa che finisca l’effetto dopante del Quantitative easing sui tassi d’interesse.
Quale che sarà la soluzione, pertanto, rimane il problema di una finanza che sfugge totalmente al controllo politico e democratico. Dall’indipendenza assoluta della Bce, fino alla determinazione dei tassi di interesse sui mutui, passando per il mare magnum dei derivati, appare evidente che la finanza influisce sulle nostre vite in maniera inversamente proporzionale alla nostro potere di orientarne le finalità.
Fonte: qui

Occidente. 11 trilioni di debiti ed il Convitato di Pietra.

Caravaggio. Davide con la testa di Golia

«Se non ci arrivi da solo, è inutile che te lo spieghi»


Nel suo discorso di Breslavia il buon Joseph Ratzinger aveva ammonito di guardarsi da “stregoni ed economisti”.

Difficilmente messaggio fu più chiaro e meno compreso.

* * *

Il grande errore degli economisti e dei loro studi economici negli ultimi cinquanta anni consiste nel fatto di ritenere che il sistema economico occidentale sia l’unico di rilevanza sulla terra, per cui ciò che esso decide di fare diventa legge universale, cui tutti debbano sottostare.

La superbia è una gran brutta bestia: ottunde la mente dapprima deprivando della corretta percezione del reale, indi inficiando tutte le successive argomentazioni avendo assunto assiomi e presupposti fallaci.

Né è facile che il superbo rinsavisca: quando don Giovanni con il servo Sganarello incontro la morte la irride. Ma l’irrisione nulla toglie al potere della morte.

* * * * * * *

Un tempo l’economia era una scienza fondata su argomentazioni non contraddittorie condotte su incontrovertibili dati di fatto.

Poi venne l’economia politica. Il dato di fatto, la prove empirica, divenne un fastidioso orpello, e le argomentazioni logiche un peso retrogrado, da oscurantismo. L’economia transitò gradatamente in economia politica, quindi in politica economica ed infine si arenò nella mera politica.

Ma pretendere che la politica sia una scienza e che sia logica sarebbe davvero troppo.

*

Da un punto di vista meramente economico, se si considera il pil per potere di acquisto, il mondo ha generato nel 2016 108,036,500 milioni Usd, la Cina 17,617,300 (16.31%) e gli Stati Uniti 17,418,00 (16.12%). L’Eurozona rende conto di 11,249,482 (10.41%) ed il Gruppo dei G7 di 31.825,293 (29.46%). Però i Brics conteggiano un pil ppa di 32,379,625 Usd, ossia il 29.97% del pil ppa mondiale. I Brics valgono come i paesi del G7.

Di conseguenza, la voce dell’Occidente vale nel mondo al massimo per il 29.46%, ma quella degli Stati Uniti vale solo il 16.12% e quella dell’Eurozona uno scarno 10.41%.

La realtà è che i paesi afferenti il G7 rendono conto del 29.46% dell’economia mondiale: la loro voce vale quindi per un terzo del tutto.

Sono sicuramente una grande forza, ma non più di entità tale da condizionare tutto il globo.

Appare invece molto verosimile che sia il restante 70% dell’economia mondiale a condizionare la vita economica e sociale dell’Occidente.

«Nel mondo ci sono oltre 11mila miliardi di dollari in obbligazioni che esprimono tassi negativi»

*

«Ovvero, titoli per cui il creditore anziché ricevere denaro per aver finanziato chi ha emesso il bond addirittura gli riconosce un tot, come se fosse una “commissione da parcheggio liquidità” o una tassa»

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«Sebbene nessuno abbia la sfera di cristallo …. Se questo trend continuerà nei prossimi 1.000 anni i tassi passeranno dall’attuale fase vicina allo 0 a -16%. »

Ma l’Occidente non è l’unico attore mondiale.

Vale al momento poco meno del 30% del’economia globale.

Il problema non è quindi “cosa farà l’Occidente“,

bensì “cosa faranno gli altri“.

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Noi non ci azzardiamo a fare previsione di qui a mille anni.

Constatiamo soltanto che, una volta rimosso l’obbligo politico a dover investire a tassi negativi, il risparmio fugge veloce e pimpante verso impegni produttivi. 

A nessuna persona sana di mente fa piacere pagare gli altri perché facciano il piacere di custodire il proprio denaro.

Quando poi la cifra raggiunge gli undicimila miliardi di dollari l’idea che i tassi negativi possano ancora durare a lungo sembrerebbe essere destituita di sano buon senso. Ed il restante 70% del’economia mondiale li accoglierebbe a braccia aperte.

Non a caso i vincoli politici sembrerebbero destinati a scomparire, ed anche a breve termine.

Leggiamoci il memento che segue, e traiamone lo logiche conseguenze.

– Il 20 gennaio 2017 si è insediato il Presidente Trump, che a novembre aveva conquistato 304 grandi elettori contro i 227 di Mrs Hillary Clinton.

– Il 7 maggio 2017 alle elezioni presidenziali francesi il partito socialista francese crolla dal 62% all’8%.

– Il 21 settembre 2017 Mr Macron conquista 22 su 171 seggi senatoriali.

– Il 24 settembre 2017 le elezioni federali politiche sanzionano la perdita di 153 deputati della Große Koalition: la Cdu crolla al 32.9% e l’Spd al 20.5%.

– Il 15 ottobre Herr Kurz trionfa alle elezioni austriache con il 31.6%, e l’Fpö raggiunge il 26.0%.

– Il 22 ottobre 2017 nella Repubblica Ceka il partito Ano consegue il 29.6% dei voti, mentre il Civil Democracy party crolla all’11.3% dei voti.

– Il 5 novembre 2017 alle elezioni regionali in Slovakia lo Smer, partito socialista del presidente Fico, ha perso il controllo di quattro delle sei regioni. Nelle elezioni politiche del 2012 aveva conseguito il 44.4% dei voti, il 28.3% in quelle del 2016, il 26.2% nelle regionali.

Liberal e socialisti ideologici, santi patroni delle teorie economiche che hanno improntato l’Occidente negli ultimi decenni, non occupano più posti di governo di una certa quale rilevanza. Hanno ancora gran parte della burocrazia e dei media, ma senza appoggio politico non si va molto lontano.


→ Sole 24 Ore. 2017-11-22. E se i tassi restassero ultrabassi per sempre?

Nel mondo ci sono oltre 11mila miliardi di dollari in obbligazioni che esprimono tassi negativi. Ovvero, titoli per cui il creditore anziché ricevere denaro per aver finanziato chi ha emesso il bond addirittura gli riconosce un tot, come se fosse una “commissione da parcheggio liquidità” o una tassa.

È probabile che nei prossimi anni la fetta globale dei “bond sottozero” diminuisca. Questo perché alcune grandi banche centrali hanno avviato un percorso di rialzo dei tassi (la Fed ha attuato tre strette dal 2015, la Bank of Canada una lo scorso settembre) e altre (esclusa la Bank of Japan, l’unica che difatti, monetizzando il deficit, sta con il Tesoro nipponico praticando una forma di “helicopter money” ) sono orientate lentamente verso questa direzione (la Bce ha annunciato recentemente che il piano di stimoli dovrebbe terminare a settembre 2018 e che nel 2019 si inizierà a parlare di rialzo dei tassi).

In ogni caso, se è vero quanto spesso ci ricorda il governatore della Bce Mario Draghi («i tassi resteranno bassi molto a lungo») c’è anche da mettere in cantiere l’ipotesi che l’attuale fase di tassi ultrabassi diventi strutturale. Una regola e non più l’eccezione, come siamo stati abituati a percepirla fino ad ora.

L’assenza di una scossa importante sul fronte tassi consoliderebbe un dato a dir poco incredibile: oggi i tassi di interesse (nella media tra breve e lungo periodo) sono i più bassi che la storia annoveri negli ultimi 5.000 anni di civilizzazioni.

Questo dato – elaborato da Bofa Merrill Lynch su dati di Bank of England, Global financial data e degli autori del libro «A history of interest rates» di Sidney Homer e Richard Sylla – ci racconta che il mondo in cui le banche centrali hanno affrontato l’ultima grande crisi globale (la bolla dei derivati subprime del 2007), ovvero pompando oltre 15mila miliardi di dollari di liquidità sui mercati finanziari, ha creato un effetto collaterale mai visto prima d’ora.

I tassi erano mediamente un po’ più alti di quelli attuali perfino a fine anni ’30, dopo il Grande crollo di Wall Street nel 1929 a cui seguì una profonda recessione. Non c’è confronto con nessuna era. I tassi riscontrati durante la prima dinastia dei Faraoni d’Egitto (3.000 a.c.) viaggiavano intorno al 20%. Su simili valori si attestavano anche durante il regno del re babilonese Hammurabi (dal 1792 a.C. al 1750 a.C). Nella Roma del primo annus domini il costo del denaro era al 4% mentre durante l’impero bizantino di Costantino si attestava al 12,5%.

I tassi di oggi sono persino più bassi di quelli registrati durante la seconda guerra mondiale (1,85%).

E il futuro che cosa riserva? Sebbene nessuno abbia la sfera di cristallo, ci si può (forse) affidare a uno studio di Paul Schmelzing della Bank of England – rilanciato da Pimco – che ha analizzato l’andamento storico dei tassi reali (al netto dell’inflazione). Negli ultimi 700 anni i tassi sono diminuiti di 1,6 punti base ad anno, ovvero dell’1,6% ogni 100 anni. Se questo trend continuerà nei prossimi 1.000 anni i tassi passeranno dall’attuale fase vicina allo 0 a -16%. Si tratta di numeri da Trivial Pursuit, più che da finanza.

Fonte: qui

Why Superintelligent AI Could Be The Last Human Invention

When we create something more intelligent than we could ever be, what happens after that? We have to teach it.

MAX TEGMARK: Hollywood movies make people worry about the wrong things in terms of super intelligence. What we should really worry about is not malice but competence, where we have machines that are smarter than us whose goals just aren’t aligned with ours. For example, I don’t hate ants, I don’t go out of my way to stomp an ant if I see one on the sidewalk, but if I’m in charge of this hydroelectric dam construction and just as I’m going to flood this valley with water I see an ant hill there, tough luck for the ants. Their goals weren’t aligned with mine and because I’m smarter it’s going to be my goals, not the ant’s goals, that get fulfilled. We never want to put humanity in the role of those ants.
On the other hand it doesn’t have to be bad if you solve the goal alignment problem. Little babies tend to be in a household surrounded by human level intelligence as they’re smarter than the babies, namely their parents. And that works out fine because the goals of the parents are wonderfully aligned with the goals of the child’s so it’s all good. And this is one vision that a lot of AI researchers have, the friendly AI vision that we will succeed in not just making machines that are smarter than us, but also machines that then learn, adopt and retain our goals as they get ever smarter.
It might sound easy to get machines to learn, adopt and retain our goals, but these are all very tough problems. First of all, if you take a self-driving taxi and tell it in the future to take you to the airport as fast as possible and then you get there covered in vomit and chased by helicopters and you say, “No, no, no! That’s not what I wanted!” and it replies, “That is exactly what you asked for,” then you’ve appreciated how hard it is to get a machine to understand your goals, your actual goals.
A human cabdriver would have realized that you also had other goals that were unstated because she was also a human and has all this shared reference frame, but a machine doesn’t have that unless we explicitly teach it that. And then once the machine understands our goals there’s a separate problem of getting them to adopt the goals. Anyone who has had kids knows how big the difference is between making the kids understand what you want and actually adopt your goals to do what you want.
And finally, even if you can get your kids to adopt your goals that doesn’t mean they’re going to retain them for life. My kids are a lot less excited about Lego now than they were when they were little, and we don’t want machines as they get ever-smarter to gradually change their goals away from being excited about protecting us and thinking of this thing about taking care of humanity as this little childhood thing (like Legos) that they get bored with eventually.
If we can solve all three of these challenges, getting machines to understand our goals, adopt them and retain them then we can create an awesome future. Because everything I love about civilization is a product of intelligence. Then if we can use machines to amplify our intelligence then we have this potential to solve all the problems that are stumping us today and create a better future than we even dare to dream of.
If machines ever surpass us and can outsmart us at all tasks that’s going to be a really big deal because intelligence is power.
The reason that we humans have more power on this planet than tigers is not because we have larger muscles or sharper claws, it’s because we’re smarter than the tigers. And in the exact same way if machines are smarter than us it becomes perfectly plausible for them to control us and become the rulers of this planet and beyond.
When I. J. Good made this famous analysis of how you could get an intelligence explosion, or intelligence just kept creating greater and greater intelligence leaving us far behind, he also mentioned that this super intelligence would be the last invention that man need ever make. And what he meant by that, of course, was that so far the most intelligent being on this planet that’s been doing all the inventing - it’s been us.
But once we make machines that are better than us at inventing, all future technology that we ever need can be created by those machines if we can make sure that they do things for us that we want and help us create an awesome future where humanity can flourish like never before.

Il post mortem di MPS: un fallimento di sistema

Spigolando tra le pagine della relazione del capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche, si individua un punto che spiega molto del collasso di Banca Monte dei Paschi e di un sistema rimasto inerte nella prevenzione, che doveva essere politica prima che normativa.

Barbagallo infatti ha dichiarato:
«Un ruolo significativo lo ha avuto l’ex socio di riferimento, la Fondazione, che ha inteso mantenere a lungo, anche quando non ce ne erano più le condizioni, una posizione di dominio o comunque di rilievo, erodendo il proprio patrimonio e indebitandosi. A una tale situazione la banca ha risposto con politiche di sostegno incondizionato del reddito. Tali politiche sono risultate di difficile perseguimento dopo l’acquisizione di Banca Antonveneta, per l’onerosità dell’impegno finanziario che ne è conseguito e per il progressivo aggravarsi della crisi economico-finanziaria, prima internazionale, poi domestica. Esse sono state realizzate dapprima attraverso pratiche creditizie e commerciali espansive, rischiose e a condizioni non in grado, in prospettiva, di coprire i costi (es. mutui con cap); in seguito, mediante scelte gestionali che comportavano un minor assorbimento patrimoniale, ma rendevano il bilancio della banca fortemente esposto ai rischi finanziari. Alcune delle perdite che andavano emergendo venivano dissimulate con pratiche irregolari»
Che si traduce così: la Fondazione non era in grado di sostenere le ricapitalizzazioni necessarie all’ambiziosa espansione della banca, ma dalla quale al contempo necessitava di continuare a ricevere cospicui dividendi, per mantenere intatta la pioggia di dolcetti e regalini vari sul territorio. Così, quando è apparso chiaro (non esattamente a tutti, a Siena, dove qualcuno viveva e vive in condizioni di perenne disconnessione dal mondo e dalla realtà) che l’acquisizione di Antonveneta aveva messo una pietra al collo della banca, e non avendo tutti i soldini necessari per tenere in piedi la baracca, sono arrivati i magheggi finanziari ma anche l’ordine alla banca di premere l’acceleratore del credito, per fare reddito.
In questo paragrafo si concentra la causa prima del dissesto del “sistema Siena”, un dissesto fatto di arroganza e mal riposto senso di superiorità antropologica, nell’indifferenza o nella complicità della politica nazionale
Il collasso della banca è stato indotto da politiche di credito molto espansive, per usare un gentile eufemismo. Ma sarebbe anche utile prendere atto che, almeno nel caso senese, il monte di sofferenze non è frutto, solo, di pochi grandi “debitori di sistema” che hanno spolpato la banca, come invece vuole la vulgata popolare e gentista. Sempre Barbagallo:
«I crediti anomali di MPS – che a fine 2016 erano ripartiti tra quasi 190.000 debitori – sono frazionati e distribuiti lungo tutto il territorio nazionale; per l’84 per cento essi riguardano imprese, in larga parte medio-piccole; i prenditori che hanno ricevuto prestiti singolarmente superiori a 25 milioni sono 107 e rappresentano, per ammontare, il 12,7 per cento del credito deteriorato totale. I dati disponibili non mostrano un contributo decisivo di Banca Antonveneta agli NPL di MPS. All’atto dell’acquisizione, i prestiti della ex banca veneta presentavano una rischiosità più accentuata rispetto a quelli del Monte, ma la loro incidenza su quelli del gruppo era di poco superiore al 20 per cento. Inoltre, a fine 2016, la quota di crediti deteriorati erogati nel Nord-Est è pari al 18 per cento degli NPL del gruppo»
Questa era una banca che ha fatto il passo ben più lungo della gamba, che è stata protetta dalla politica nazionale o che ha potuto contare sulla benevola negligenza di essa, che non aveva mezzi patrimoniali per attuare una strategia di espansione ma il cui azionista di controllo, peraltro in reiterata e protratta violazione delle disposizioni della legge Amato-Ciampi sulle Fondazioni (altra dormita della politica nazionale ma anche dei banchieri italiani, che all’epoca dormivano il sonno del giusto) doveva ad ogni costo e con ogni mezzo restare padrone, in un momento in cui era in corso un processo di consolidamento continentale. Gli anglosassoni chiamano queste situazioni overstretch.
Quando iniziarono a palesarsi criticità sui prestiti, ben prima che l’Italia venisse travolta dall’euro-pandemonio, i vertici della banca ritennero di dover trovare fonti alternative di reddito nella finanza, ma così aumentarono ulteriormente la probabilità di rovina. Ancora Barbagallo:
«Nella seconda metà del 2009 la Vigilanza intensifica i controlli sulla liquidità del sistema bancario italiano, che comincia a presentare aspetti di criticità; in tale contesto, il vaglio delle condizioni finanziarie del gruppo MPS fa emergere operazioni strutturate su BTP a lungo termine di elevato ammontare che, date le peggiorate condizioni di mercato, determinano un forte assorbimento dei margini di liquidità. Si dispone pertanto una verifica ispettiva mirata alla gestione della liquidità e ai rischi finanziari del gruppo»
Questo è il disperato tentativo di recuperare redditività, visto il peggioramento del mercato del credito.
«Gli accertamenti ispettivi (condotti dal maggio all’agosto 2010; doc. 129 e 157) si concludono con un giudizio “parzialmente sfavorevole” (4 in una scala da 1 a 6). Emerge che, per compensare la caduta degli spread commerciali, MPS aveva “deciso di sostenere il margine d’interesse accentuando la trasformazione delle scadenze e attuando manovre finanziarie di carry e d’investimento a leva in titoli di Stato italiani”. Si rileva il valore assai cospicuo (circa 25 miliardi) e l’elevata durata finanziaria degli investimenti in titoli pubblici. La posizione di liquidità, i cui saldi sono assai volatili, risente di due repo strutturati su titoli di Stato effettuati, rispettivamente, con Deutsche Bank e Nomura per un valore nominale complessivo di circa 5 miliardi, con profili di rischio non adeguatamente controllati e valutati da MPS. Si tratta di componenti delle operazioni Santorini e Alexandria, che risulteranno in seguito connotate da significative irregolarità»
Se riflettete su questa sequenza di errori ed orrori, potrete giungere alla conclusione che si tratta di schema classico nella storia dell’umanità
cercare di recuperare una perdita, frutto di errori di valutazione strategica, con ulteriori rilanci, verso l’all-in. Nel frattempo, la vigilanza sapeva, tentava di mettere toppe di un’improbabile moral suasion ma non poteva, anche in base ai suoi poteri formali, spingersi oltre un certo limite, forse per autocensura verso la politica. Ed ecco quindi che cadono le foglie, soprattutto di fico:
«Non emergono dall’ispezione elementi probanti sotto il profilo sanzionatorio o per avviare una segnalazione all’Autorità giudiziaria. Considerati i possibili riflessi di carattere generale connessi con le modalità di contabilizzazione adottate con riferimento al veicolo Santorini, la Banca d’Italia, che non ha poteri in materia di valutazioni di bilancio, decide di sottoporre la questione ad approfondimenti nell’ambito del “Tavolo Tecnico” istituito con Consob e ISVAP (poi IVASS)»
Eh sì, perché non sanzionare la contabilizzazione a nominale anziché a fair value di un derivato in perditastrutturale” esorbita dalle funzioni della Vigilanza. Meglio aprire un bel “tavolo tecnico”: la politica terrà presente questa squisita sensibilità.
Ecco perché parlo di sistema malato, ed ecco perché le responsabilità non possono essere ricondotte al capro espiatorio del governatore pro tempore della Banca d’Italia. Già che ci siamo, ricordiamo anche che la Fondazione MPS, per sottoscrivere l’aumento di capitale della banca, è stata costretta a ricorrere all’indebitamento, dopo aver dato fondo alle proprie risorse patrimoniali
E ricordiamo anche che il ministro dell’Economia dell’epoca, tal Giulio Tremonti, che da anni continuate a leggere ed a vedere in ostensione mediatica e con la fama dell’unico che aveva capito tutto del destino dell’umanità, autorizzò la Fondazione ad indebitarsi.
Il sistema proteggeva lo status quo, che nel frattempo era diventato tossico-nocivo. Così MPS è saltata.
Fonte: qui

As One Economy Implodes Another Economy Explodes

The further back in history one looks, as I have heard Mike Maloney say, the further into the future one can see. What do we see as we look forward from here?
For those paying attention it is easy to see that China, along with her closest ally, Russia, are forming alliances’, growing business opportunities and retooling their domestic economies from the ground up. These nations are embracing the 21st century and 21st century technology that has the worlds attention. Well, most of the worlds attention. If you listen to the US, UK, and their allies mainstream media you would think China and Russia are still 3rd world nations with barely two sticks to rub together to create fire. Nothing could be further from the truth. If anything the Western “developed” nations, like the US, UK and their allies are the nations that are in fact stuck in the 1950’s mindset that their respective nations are in charge of the world – they are not.
If we review what has happened, just this week, in China and Russia and compare this to what is happening in the US/UK we will see polar opposite scenarios playing out.
First up, the positive side of the fence – China and Russia
The BRICS New Development Bank (NDB) has approved two loans – for a water infrastructure project in India and the other is for a transport infrastructure project in Russia.
The Board of Directors (BoD) of the NDB approved two infrastructure projects with a loan value of US$413.8 million during the 12th BoD meeting in Shanghai on November 20. 


“The NDB was established to mobilize resources for infrastructure and sustainable development in BRICS and other emerging economies and developing countries, and the two projects approved today are fully in line with the Bank’s mandate and national development plans of our member countries,” said Mr. K.V.Kamath, the NDB President. 



The larger loan of $345 million will be lent to the Government of the Republic of India, which will forward it to the Government of Rajasthan for rehabilitating the Indira Gandhi canal system. 



It will be a multi-tranche facility so it will be drawn down in stages as the project progresses. 



Moody’s Investors Service upgraded India’s credit rating to Baa2 last week from Baa3 and changed the outlook to stable from positive. Its decision was underpinned by expectations that continued progress on economic and institutional reforms will, over time, enhance India’s high growth potential and its large and stable financing base for government debt, and will likely contribute to a gradual decline in the general government debt burden over the medium term. 



S&P Global Ratings rate India at BBB- with stable outlook, while Fitch Ratings has the same rating at BBB- with stable outlook. 



The smaller loan of $68.8 million will be lent to the Government of the Russian Federation who will use it for the construction of a toll transport corridor connecting the Ufa city centre to the M-5 federal highway. 
The Russian economy expanded by 1.8 per cent year-om-year (y/y) in the third quarter after a near five-year high of a 2.5% y/y gain in the second quarter. 



While the NDB gave the go-ahead for loans to seven projects reaching $1.5 billion in 2016, the amount of approved loans is expected to reach $2.5 in 2017. 



“We want to fund projects that are creative and bring benefits to the local people and environment,” NDB Vice-President Zhu Xian said earlier. Source
After conducting a couple of searches for long term infrastructure projects that are being funded this week, I find a sad lack of any funding for any such projects in the west. What we were able to find were excuses, lies and a very serious need for infrastructure projects within the United States. If the US is going to remain the top economy in the world, it needs to address the crumbling infrastructure and stop funding so many unConstitutional wars.

What is the overall state of the nation’s infrastructure?

The U.S. population has more than doubled since the 1960s, when most of the country’s major infrastructure systems were designed. Many are reaching the end of their lifespan, and are dangerously overstretched, experts say. 


The American Society of Civil Engineers (ASCE) has compiled regular “report cards” on the state of U.S. infrastructure since the 1980s. In its 2017 report, the ASCE finds that the nation’s infrastructure averages a “D,” meaning that conditions are “mostly below standard,” exhibiting “significant deterioration,” with a “strong risk of failure.” The group estimates that there is a total “infrastructure gap” of nearly $1.5 trillion needed by 2025. 



Other analysts agree that the shortfall is large. The U.S. Department of Transportation (DOT) estimates that over $800 billion is required just to shore up the nation’s roads and bridges. McKinsey researchers say that $150 billion per year will be required between 2017 and 2030 to keep abreast of all the country’s infrastructure needs. Source
Here is a short video produced by the American Society of Civil Engineers (ASCE). This group of people should know a thing or two about the importance and maintenance of roads, railway, bridges and water systems.
If our so-called “leadership” continues to ignore infrastructure and continue to waste our investment dollars on war we will awaken to much higher taxes, fewer jobs and our world, the United States, will have one of the worst road, bridge, railway and water systems in the world.


While we are mired in sexual assault scandalsthieving ungrateful basketball players and a do-nothing Congress the Eastern world is getting along with business and planning for their future. Putting into place programs, funding and alliances that will ensure economic growth for their nations and their people formany decades to come. Aside from building fighter jets that don’t fly – F-35 – with $400,000 helmets and battle ships that need to be towed back to port after two weeks at sea, what has Congress done lately? What types of economic growth policies have been discussed, besides a tax break for the rich?
What is American leadership doing to help the nation grow, become more prosperous and compete, economically, with nations around the world? What is your local so-called “Representative” doing to improve your neighborhood, community and state? It’s time we have projects like a new water system and transportation project, that are discussed above, but these will never, ever be brought to the table. Why? Because football is more important, because dancing with the stars is more important, because american music awards is more important. Because anything other than having to think, act and be responsible is more important than being a responsible adult. You are the one allowing this to happen, or not happen, as you sit with your remote in one hand and your….
Infrastructure spending will not solve our economic problems, but it would certainly be a step in the right direction.

Rory Hall, Editor-in-Chief of The Daily Coin, has written over 700 articles and produced more than 200 videos about the precious metals market, economic and monetary policies as well as geopolitical events since 1987. His articles have been published by Zerohedge, SHTFPlan, Sprott Money, GoldSilver and Silver Doctors, SGTReport, just to name a few. Rory has contributed daily to SGTReport since 2012. He has interviewed experts such as Dr. Paul Craig Roberts, Dr. Marc Faber, Eric Sprott, Gerald Celente and Peter Schiff, to name but a few. Visit The Daily Coin website and The Daily Coin YouTube channels to enjoy original and some of the best economic, precious metals, geopolitical and preparedness news from around the world.

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