giovedì 7 febbraio 2019
Altroconsumo: 4 treni pendolari su 10 in ritardo. Milano maglia nera
Quasi il 40% dei treni pendolari che arrivano a Milano, Roma e Napoli è in ritardo di almeno cinque minuti. Di questi, uno su cinque arriva oltre 10 minuti dopo l’orario previsto e il 10% accumula oltre un quarto d’ora. Il 2% sono stati direttamente cancellati. I dati sono quelli pubblicati sul magazine Inchieste dell’organizzazione di consumatori Altroconsumo. Rispetto all’ultima rilevazione, che risale al 2015, la situazione è peggiorata: i treni in ritardo sono infatti aumentati del 6%. Aumentano anche i ritardi più gravi: i convogli arrivati oltre 10 minuti dopo l’orario previsto nel 2015 erano “solo” il 12%, oggi il 19%.
I tempi di arrivo di oltre 2500 treni locali sono stati rilevati direttamente in stazione da sedici collaboratori dell’associazione. Le stazioni sono quelle milanesi Centrale, Garibaldi e Garibaldi sotterranea, quelle romane Termini, Tiburtina e Tiburtina est e quelle napoletane Centrale e piazza Garibaldi. In queste tre città, secondo Altroconsumo, ogni giorno feriale si riversa il 55% dei pendolari del nostro Paese.
Milano. Dall’inchiesta di Altroconsumo si può dedurre che i pendolari più sfortunati siano quelli lombardi. Né Napoli né Roma raggiungono infatti la percentuale di ritardi riscontrata nelle stazioni meneghine: oltre la metà dei convogli (52%) arriva dopo il previsto. Di questi, il 25% dei treni è in ritardo di oltre 10 minuti e il 12% supera il quarto d’ora. Le tratte da incubo sono diverse. Sei volte su dieci la Como- Milano Centrale e la Como-Cantù-Milano Garibaldi arrivano oltre 10 minuti dopo. Da dimenticare anche la Brescia-Treviglio-Milano Centrale e la Varese-Gallarate-Milano Garibaldi. Queste due ultime due tratte - gestite da Trenord - detengono il record di ritardi oltre il quarto d’ora e, in ogni caso, non sono mai arrivate in orario.
Trenord contesta però le rilevazioni fatte a Milano. In una nota, l'azienda parla di "raccolta di dati senza alcuna base né rappresentatività statistica. I dati diffusi da Altroconsumo - raccolti per due ore nei soli giorni dal 5 al 9 e dal 12 al 16 novembre 2018, basandosi semplicemente su una raccolta manuale delle informazioni sui tabelloni in stazione - non possono restituire uno stato concreto e veritiero del servizio".
"Le performance ferroviarie si valutano su numeri assoluti e reali -continua Trenord - per il 2018 si parla di 2200 treni al giorno; l’80% è arrivato a destinazione puntuale".
Roma. La capitale, che certo non brilla per l’efficienza del trasporto pubblico, è la città che esce meglio dall’indagine. I convogli in ritardo di almeno 5 minuti sono il 16% (contro il 52% di Milano e il 46% di Napoli); solo il 5% è arrivato oltre 15 minuti dopo il previsto. Ci sono tratte che, almeno nei giorni presi in esame da Altroconsumo, rispettano una puntualità “giapponese” come la Orte-Fara Sabina- Monterotondo-Roma, la Fiumicino-Roma o la Viterbo-Cesano-Roma. Ma anche nella capitale arrivano i “treni della speranza”. Quello che parte da Ancona passando per Orte arriva in lieve ritardo una volta su tre, mentre il 13% delle volte supera i 10 minuti. Ma quanto a inefficienza nessuno batte il Nettuno-Roma: 58% di ritardi oltre i 5 minuti, 45% oltre i 10 minuti e 25% dei convogli che arriva oltre un quarto d’ora dopo.
Napoli. Molto delicata anche la situazione per i pendolari campani. Nelle stazioni partenopee Altroconsumo ha registrato il 46% di ritardi di almeno 5 minuti, il 24% oltre i dieci minuti ma soprattutto il record di ritardi oltre i 15 minuti (sono il 14%, contro il 12% delle stazioni milanesi). La palma del ritardo più gigantesco rilevato nel corso dell’indagine va alla Piedimonte Matese-Caserta-Napoli: oltre un’ora e quaranta. Esperienze allucinanti anche per i pendolari della Caserta-Acerra-Napoli (il 48% delle volte arriva almeno 10 minuti dopo, il 34% oltre un quarto d’ora dopo). Mentre la Castellammare-Torre Annunziata-Napoli è quasi una certezza: nel 78% dei casi non riesce ad arrivare in orario.
La situazione descritta da Altroconsumo è un elemento che si aggiunge al quadro fatto da Legambiente pochi giorni fa nel consueto rapporto Pendolaria. In quell’occasione l’associazione ambientalista aveva lanciato l’allarme sul possibile taglio di 300 milioni alla mobilità locale a causa di una clausola di salvaguardia nella legge di Bilancio che, sostiene Legambiente, ha buone probabilità di scattare.
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MENTRE LA BANCA LIGURE CONTINUAVA A INABISSARSI, ANNO SU ANNO, I VERTICI POST-BERNESCHI CHIAMATI A RESUSCITARE L’ISTITUTO (PROPOSITO FALLITO) INCASSAVANO EMOLUMENTI MILIONARI
CDA, SINDACI E AD SI SONO SPARTITI UN BOTTINO DI 46 MILIONI CON CARIGE CHE ACCUMULAVA 2,9 MILIARDI DI PERDITE…
Estratto dell’articolo di Fabio Pavesi per “Il Fatto quotidiano”
Mentre Carige, ferita dalla dissennata gestione del suo ex dominus Giovanni Berneschi, si inabissava, anno dopo anno, i vertici della banca pare ballassero sul Titanic. Immuni dalle perdite miliardarie che si cumulavano senza sosta dal 2013 in poi, consiglieri d’amministrazione, sindaci e top manager della Cassa di risparmio di Genova non badavano a spese. Per se stessi ovviamente […]
[…] Solo nel 2017 i membri del Cda e i primi top manager hanno incassato 5,8 milioni di euro di emolumenti. La banca chiuse i conti con un buco di 388 milioni. L’anno prima nel 2016 le remunerazioni del Cda, del collegio sindacale e dell’alta dirigenza erano state di complessivi 6,1 milioni a fronte di una perdita della banca (l’ennesima) di 291 milioni […]
[…] Ma il clou è stato nel biennio 2014-2015, quello del nuovo corso post Berneschi, quando in entrambi gli anni la pletora di nuovi consiglieri chiamati a risollevare l’istituto e amministratori delegati e direttori generali si sono portati a casa oltre 7 milioni l’anno. Eppure Carige continuava a imbarcare acqua. Il 2014 chiuse con un rosso di 543 milioni e il 2015 per “soli” 127 milioni.
[…] Certo nulla a che vedere con il pesante passivo del 2013,quello che raccoglieva i primi cocci della gestione Berneschi, da 1,76 miliardi. Ma anche in quell’occasione l’ex ponte di comando della banca ligure si premiò con oltre 6 milioni di emolumenti…. E sono in sostanza gli stipendi fissi, di variabile e stock option c’era ormai ben poca cosa […]
Tanto per dare un’idea dal 2011 (anno in cui il regolamento Consob impone la disclosure sui compensi) al 2017 i vertici della banca sono costati oltre 46 milioni di euro. Meritati? Dite voi. La banca da allora ha cumulato perdite per 2,9 miliardi e azzerato di fatto la sua capitalizzazione di borsa prima del commissariamento bruciando ogni aumento di capitale effettuato […]
[…] Non solo Carige da allora ha perso la metà dei suoi ricavi e ha visto l’attivo di bilancio dimagrire di ben 20 miliardi […]
[…] Tra i munifici di sempre in quel di Genova come non mettere al primo posto nel Cda Giovanni Berneschi, da sempre abituato al suo 1,2 milioni di stipendio fisso. E che dire del vicepresidente storico, prima del ribaltone, Alessandro Scajola? Per lui nel 2011 uno stipendio da 367 mila euro. Il giurista, mentore del premier Giuseppe Conte, Guido Alpa incassa nel 2011 94mila euro, il consigliere Luca Bonsignore 95mila euro e il futuro presidente Castelbarco Albani è quell’anno in Cda a 96mila euro. Alpa se ne andrà ad aprile del 2013 dopo aver incassato per quei mesi 201mila euro. Il colpo grosso lo fa Cesare Castelbarco Albani che da semplice consigliere si ritrova nel 2014 presidente. Il suo emolumento schizza quell’anno a 719mila euro. Anche il neo-vicepresidente Alessandro Repetto debutta con una remunerazione di 346mila euro […]
[…] Ma l’ingaggio monstre è del nuovo ad, Piero Luigi Montani che si aggiudica 2,36 milioni tra fisso, variabile e azioni della banca. Certo parte di quelle azioni finiranno bruciate, ma lo stipendio è da ad di una grande banca e fa lievitare il costo complessivo dei nuovi vertici nel 2014. Lo stipendio complessivo di Montani scenderà a 1,73 milioni nel 2015 per poi cessare nel 2016 con una coda di 313mila euro. L’ad successivo Guido Bastianini entra in campo nella primavera del 2016 con un compenso di 542mila euro. Cesserà l’anno portandosi a casa altri 392mila euro […]
[…] È la volta di Paolo Fiorentino, nel tourbillon di capi della banca innescato da Malacalza. Per i sei mesi del 2017 la sua nomina vale 723mila euro. Non si sa con quanto è stato liquidato, per ora. Anche Giuseppe Tesauro, il presidente scelto da Malacalza dopo Castelbarco parte con il piede giusto. Nel 2016 incassa 425mila euro di compensi che saliranno a 570mila nel 2017.
In un anno la sua remunerazione aumenta di oltre il 30%. La banca cumula nel biennio oltre 670 milioni di perdite. Anche Vittorio Malacalza si aumenta lo stipendio da vicepresidente, portandolo da 155mila euro del 2016 a 209mila nel 2017, ma per uno che ha perso quasi 400 milioni per diventare il primo azionista, sa solo di amarissima beffa. Anche Fiorentino alla fine ci ha rimesso buona parte dei 723mila euro di stipendio. Comprò azioni Carige per 300mila euro a metà del 2017. Bruciati […]
[…] Al di là delle storie personali, resta il tema di fondo. Gli stipendi dei banchieri sono immuni ai risultati. Che si vinca o si perda a loro va sempre bene. Un po’ meno bene ai lavoratori bancari. Loro quando le cose vanno male vengono mandati a casa. Carige aveva 5.400 dipendenti nel 2013 oggi sono solo 4.200. Per loro la spending review è stata massiva. Non certo per i banchieri che non hanno pagato nessun dazio. Anzi.
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LA PROCURA HA CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER 15 PERSONE NELL'AMBITO DELL'INCHIESTA SUL NUOVO STADIO DELLA ROMA
I PM HANNO CHIESTO IL PROCESSO, TRA GLI ALTRI, PER L'IMPRENDITORE LUCA PARNASI, PER L'EX VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELLA REGIONE LAZIO, ADRIANO PALOZZI, PER L'EX ASSESSORE REGIONALE, MICHELE CIVITA
(ANSA) - La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per 15 persone nell'ambito dell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma. I pm hanno chiesto il processo, tra gli altri, per l'imprenditore Luca Parnasi, per l'ex vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio, Adriano Palozzi, per l'ex assessore regionale, Michele Civita, per il capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale, Davide Bordoni e per il soprintendente ai beni culturali di Roma, Francesco Prosperetti. Contestati, a seconda delle posizioni, i reati di associazione a delinquere, corruzione e finanziamento illecito.
PARNASI CONNECTION
DOPO L’OK DELLA RAGGI AL NUOVO STADIO DELLA ROMA ARRIVA LA RICHIESTA DI RINVIO A GIUDIZIO PER IL COSTRUTTORE: “C’ERA UN SISTEMA CORRUTTIVO”
I PM STANNO PER CHIUDERE IL FILONE DEL FINANZIAMENTO ALLA POLITICA: INDAGATI I TESORIERI DI PD E LEGA
QUELLE UTILITA’ IN FAVORE DI UN ESPONENTE DEL M5S
LE INTERCETTAZIONI CHOC SUL PONTE DI TRAIANO: “SE NON SI FA SARÀ IL CAOS, MA NON DEVI DIRLO”
«STADIO, PARNASI A PROCESSO C' ERA UN SISTEMA CORRUTTIVO»
Michela Allegri per “il Messaggero”
Non sono trascorse nemmeno ventiquattr' ore dall' annuncio della sindaca Virginia Raggi sullo sblocco dei cantieri per il Nuovo stadio della Roma che arriva la richiesta di rinvio a giudizio per chi quell' impianto doveva costruirlo: l' imprenditore Luca Parnasi, i suoi collaboratori: ma anche funzionari e politici del Comune di Roma.
Quindici persone in tutto, accusate, a seconda delle posizioni, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, al finanziamento illecito ai partiti, al traffico di influenze. Tra gli imputati, anche l' ex vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio di FI, Adriano Palozzi, l' ex assessore regionale del Pd, Michele Civita e il Soprintendente ai Beni culturali di Roma, Francesco Prosperetti.
Per gli inquirenti, Parnasi era il «capo e organizzatore» dell' associazione - si legge nel capo d' imputazione - che ha cercato di pilotare in favore della sua società Eurnova le procedure amministrative legate al masterplan, approvato, nell' ambito della conferenza dei servizi, nel febbraio dello scorso anno.
Ad agevolare l' imprenditore, il consulente plenipotenziario del Campidoglio, consigliere di punta della sindaca Virginia Raggi, ingaggiato senza contratto ma interpellato per ogni decisione importante: l' avvocato Luca Lanzalone, finito ai domiciliari in giugno - mentre Parnasi era in carcere - e già sotto processo. Per lui, ribattezzato il sindaco ombra, la Procura ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato. Stessa sorte per il suo socio Luciano Costantini e per Fabio Serini, commissario straordinario dell' Ipa, l' ente di previdenza dei dipendenti capitolini. Lanzalone è accusato di corruzione, perché Parnasi gli avrebbe fatto ottenere incarichi lucrosi in cambio di favori.
LE FONDAZIONI
Ma è solo l' inizio. Perché l' inchiesta ha scoperchiato un giro di relazioni illecite molto più ampio: il procuratore aggiunto Paolo Ielo e la pm Barbara Zuin stanno per chiudere il filone che riguarda il finanziamento alla politica. Più di 400mila euro, che Parnasi - per sua stessa ammissione - ha garantito alle fondazioni Eyu e Più Voci, vicine rispettivamente a Pd e Lega - sono indagati i tesorieri dei due partiti - e le utilità in favore di un esponente capitolino di M5S.
Nella richiesta di rinvio a giudizio si legge che Parnasi «impartiva direttive» e, soprattutto, si occupava di «mantenere i rapporti con gli esponenti del mondo politico e istituzionale». Il manager di Eurnova, Luca Caporilli, aveva invece il compito di «mantenere rapporti con le figure professionali e con la pubblica amministrazione». La contestazione di associazione a delinquere riguarda anche Simone Contasta e Giulio Mangosi che, per i pm, curava «le relazioni corruttive». Stessa accusa anche Zaffiri Nabor, avvocato aziendale, e Gianluca Talone, commercialista.
LA POLITICA
Nel mirino della Procura, i legami con la politica. Parnasi e soci avrebbero dato a Palozzi, «25.010 euro», cifra accreditata sui conti della sua società Pixie social media. Circostanza che costa agli imputati le accuse di finanziamento illecito e corruzione. Lui, in cambio, avrebbe garantito «l' asservimento della sua funzione agli interessi del gruppo». Imputato per illecito finanziamento anche Davide Bordoni, consigliere comunale di FI. Mentre Civita - accusato di corruzione - avrebbe ottenuto la promessa di assunzione del figlio in una delle società dell' imprenditore. Giampaolo Gola, assessore allo Sport del X Municipio, «sfruttando le relazioni con Paolo Ferrara, presidente del gruppo consiliare M5S» - la sua posizione è stata stralciata - avrebbe ottenuto da Parnasi la promessa di un incarico presso l' As Roma. A rischio processo anche Daniele Leoni, funzionario del Dipartimento programmazione e attuazione urbanistica: a metterlo nei guai, un bonifico da 1.500 euro in favore della Fondazione Fiorentino Sullo, a lui riconducibile.
IL SOPRINTENDENTE
C' è un altro nome eccellente tra gli imputati, che mette in imbarazzo il Campidoglio: quello del soprintendente Prosperetti. È accusato di induzione indebita a dare e promettere utilità. Per i pm, in cambio dell'«archiviazione della proposta di apposizione del vincolo» sull' Ippodromo di Tor di Valle, che avrebbe rallentato il progetto, avrebbe indotto Parnasi ad affidare al suo amico architetto Paolo Desideri, datore di lavoro di sua figlia, un incarico da 200mila euro: la «progettazione della ricollocazione di una campata dell' ex Ippodromo». A mettere in contatto l' imprenditore e Prosperetti sarebbe stato Claudio Santini, imputato per traffico di influenze illecite. In cambio della «mediazione» avrebbe ottenuto 53.440 euro.
LE INTERCETTAZIONI CHOC SUL PONTE DI TRAIANO
Mic. All. per “il Messaggero”
Luca Parnasi che esulta cantando per l' approvazione della delibera che dà il via al progetto dello Stadio. Gli ammonimenti al collaboratore che fa notare che, con l' eliminazione del Ponte di Traiano, la città sarebbe sprofondata nel caos e i romani diretti a Tor di Valle sarebbero rimasti imbottigliati nel traffico: «Vabbè, ma questo tienitelo per te».
Mai come nel caso dell' affaire Tor di Valle, le intercettazioni sono state profetiche. Perché oggi, due giorni dopo l' annuncio della sindaca Virginia Raggi - «lo stadio di farà» - e dopo l' allarme lanciato Politecnico di Torino per il rischio «caos» ed esito «catastrofico» per la mobilità, permettono di ricostruire passo per passo gli inganni e i sotterfugi che il gruppo Parnasi, per l' accusa, ha messo in atto pur di raggiungere l' obiettivo, stroncato dall' esplosione dell' inchiesta lo scorso giugno. Uno su tutti: la sparizione dal progetto del Ponte di Traiano, arrivata quando i nuovi inquilini del Campidoglio ridussero le cubature del masterplan e Parnasi ottenne, in cambio, di non dovere più realizzare a sue spese il passaggio sul Tevere, strategico per lo smaltimento del traffico.
LE INTERCETTAZIONI
È tutto scritto nell' informativa finale dell' inchiesta sul giro di corruzione dietro alla realizzazione del Nuovo stadio della Roma. Giugno 2017, viene approvata la delibera di pubblico interesse, che comporta una «significativa riduzione delle cubature con un conseguente taglio delle opere pubbliche - annotano i carabinieri del Nucleo investigativo - sono stati ridotti i fondi per il prolungamento della metro e per gli interventi della Roma-Lido».
E, soprattutto, «è stato eliminato il Ponte di Traiano, che consentiva un collegamento veloce con l' autostrada Roma-Fiumicino». Nelle carte si legge che «Parnasi e i suoi accoliti recepiscono con soddisfazione l' approvazione». Non sono delusi dal taglio delle cubature, «ampiamente compensato dall' eliminazione dei costi per la realizzazione delle opere». Parnasi telefona a Mauro Baldissoni, vicepresidente esecutivo della Roma, «è talmente entusiasta dell' esito della seduta che lo riferisce a Baldissoni cantando», si legge negli atti.
LA RIUNIONE
Ma l' intercettazione clou è precedente e risale al febbraio 2017. Il manager di Eurnova, Luca Caporilli, è al telefono con un collega. Parlano di una riunione prevista il 24 del mese tra esponenti del gruppo Parnasi, vertici del Campidoglio e manager dell' As Roma. Caporilli gli dice di portare tutte le simulazioni fatte, «è veramente importante, dovete venire con tutte le simulazioni senza ponte, con il ponte, che succede se fanno il ponte, tutto quello che c' hai». Il 24, mentre la riunione è in corso, Caporilli contatta il collaboratore e si allontana dalla stanza. «Disquisiscono delle parafrasi da utilizzare con il Comune per comunicare loro l' esito negativo delle simulazioni», annotano gli investigatori: lo scopo è dimostrare che il Ponte non è necessario.
L' interlocutore accenna però ai problemi di viabilità che si creerebbero con la cancellazione dal progetto. Ma Caporilli è categorico: «Questo tienilo per te». Una frase che ripete addirittura quattro volte. «Levando il ponte sul Tevere quello che si viene a creare è che sulla via Del Mare...», prova a dire il collaboratore. «Tienilo per te, tienilo per te, porta questo e tieni per te quello», replica il manager. «Si crea caos di nuovo sulla Roma Fiumicino», aggiunge l' altro. «Però possiamo dire che con la riduzione si dovrebbe risolvere...», incalza Caporilli. «Eh no, perché se io riduco...
», la risposta. E arriva il secondo ammonimento: «Va beh però questo tienitelo per te no? Dico io... è critica la cosa o è...». E lui risponde: «L' autostrada Roma Fiumicino torna com' è allo stato attuale... vanno a riprendere poi la via Ostiense e via Del Mare sul ponte dei Congressi». Il 28 febbraio, la Raggi brinda al patto con Parnasi e Pallotta. In giugno, l' approvazione della delibera.
Poco più di un mese dopo, si aprono altre questioni, come l' introduzione di una variante urbanistica. Si torna a parlare del Ponte di Traiano. Come sempre, il gruppo si rivolge all' avvocato Luca Lanzalone, consulente di punta della sindaca. L' 8 agosto 2017, nel corso di una conversazione dedicata a un parere del Ministero dei Trasporti, in cui si afferma che «la mancata realizzazione del ponte di Traiano costituirebbe un ostacolo per l' autorizzazione dell' intera opera», Baldissoni dice a Caporilli di stare tranquillo: Lanzalone gli ha assicurato che il parere non bloccherà il progetto. «Non è il sindaco e non è un politico, ma, ripeto, lì mi sembra che alla fine sia quello che indirizza le soluzioni pratiche», aggiunge. «È lui che ha risolto lo Stadio!», dirà soddisfatto Parnasi poco tempo dopo. E, ancora oggi, del Ponte non c' è traccia nel progetto.
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HANNO CONFESSATO I DUE RAGAZZI SOSPETTATI PER IL FERIMENTO DI MANUEL BORTUZZO: SONO DUE VENTENNI DI ACILIA, LORENZO MARINELLI E DANIEL BAZZANO
"ABBIAMO SPARATO PER ERRORE"
LA SVOLTA DOPO IL RITROVAMENTO DI ALCUNE IMPRONTE SULLA PISTOLA CALIBRO 38 DA CUI È PARTITO IL COLPO
MANUEL BORTUZZO - IL LUOGO DEL RITROVAMENTO DELLA PISTOLA
(ANSA) - Hanno ammesso di aver sparato per errore i due ragazzi ascoltati in questi minuti in questura per il ferimento del nuotatore Manuel Bortuzzo. I due ragazzi ventenni, secondo quanto si è appreso, si sarebbero presentati negli uffici della questura accompagnati dai loro legali. Sono entrambi di Acilia, quartiere nel quadrante sud di Roma, poco distante dal luogo del ferimento. Uno dei due avrebbe un doppio taglio di capelli, che corrisponde anche alle descrizioni dei testimoni.
I due responsabili del ferimento di Manuel Bortuzzo sono Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano, hanno rispettivamente 24 e 25 anni e vivono ad Acilia.
MANUEL BORTUZZO FERITO A ROMA: INTERROGATI DUE SOSPETTATI
Da www.ansa.it
Due sospettati per il ferimento di Manuel Bortuzzo, il nuotatore ventenne ferito nei giorni scorsi all'Axa, si trovano ora in Questura. Gli investigatori li stanno interrogando in questi minuti.
Chi ha sparato a Manuel Bortuzzo non avrebbe usato guanti e lasciando tracce sulla pistola, un revolver calibro 38. La scientifica è al lavoro per isolare le impronte e arrivare così ad una identificazione certa di chi ha sparato. Indagini sono in corso per identificare anche lo scooter da cui sono partiti gli spari. La pistola è stata trovata nei pressi del pub di piazza Esquilo all'Axa a Roma, a pochi metri di distanza da dove sabato notte Manuel Bortuzzo, giovane promessa del nuoto, è stato gravemente ferito con un colpo di arma da fuoco. La notizia del ritrovamento è stata anticipata dal Messaggero e dal Corriere della Sera.
L'inviato di "Chi l'ha visto?" Ercole Rocchetti ha ritrovato in una strada di Acilia uno scooter che sarebbe stato dato alle fiamme la notte in cui è stato ferito Manuel Bortuzzo. Ha avvisato subito la Polizia, che accerterà se si tratta dello stesso mezzo usato dai due ricercati che hanno sparato al giovane nuotatore. Si tratta della stessa zona verso la quale si sarebbero diretti dopo gli spari, ripresi a bordo di uno scooter nero, uno con un casco chiaro e l'altro a capo scoperto con un taglio di capelli a "a scalini".
"Ha saputo della paralisi ma non ha pianto". A parlare al Corriere della Sera è Franco Bortuzzo, padre di Manuel, che si trova all'ospedale San Camillo dove è ricoverato i figlio ferito nella notte tra sabato e domenica alla periferia sud di Roma. "Gli ho promesso che tornerà a vivere come una persona normale", aggiunge.
È stata ascoltata più volte dagli investigatori Martina, la fidanzata di Manuel Bortuzzo. Attraverso il suo racconto gli investigatori della squadra mobile stanno cercando di acquisire dettagli utili per risalire ai due uomini a bordo dello scooter da cui sono stati esplosi i colpi di pistola. Al momento lo scambio di persona rimane l'ipotesi più accreditata. Non sarebbero infatti emerse liti o attriti avuti recentemente dal ragazzo.
Le indagini hanno come obiettivo dare un volto ai due uomini a bordo dello scooter da cui e' partito il colpo di pistola. Si indaga negli ambienti della criminalità che gravita ad Acilia, anche tra le case popolari del quartiere nel quadrante sud di Roma, per risalire ai due uomini. Gli investigatori hanno ascoltato nelle ultime ore anche altri testimoni e amici di Manuel per acquisire elementi utili. A complicare il lavoro degli investigatori anche un clima di omerta' nella zona. Al momento l'ipotesi rimane quella dello scambio di persona. Chi ha premuto il grilletto potrebbe aver confuso Manuel con qualcuno che poco prima aveva preso parte a una rissa nel pub dall'altro lato della piazza. Alcuni dipendenti hanno raccontato che qualche protagonista della violenta rissa era già stato in quel locale in passato e aveva avuto un'altra lite. Tra loro potrebbe esserci anche qualche ex pugile.
Barelli, speriamo in un miracolo - "Speriamo in un miracolo, chiediamo il massimo rispetto per la privacy e confidiamo nell'operato delle forze dell'ordine e della magistratura affinché consegnino alla giustizia i responsabili del vile agguato avvenuto nella notte tra sabato e domenica". Così il presidente della Federnuoto Paolo Barelli sul ferimento di Manuel Bortuzzo. "Bisogna continuare ad essere fiduciosi e a lottare - sottolinea il n.1 della Fin lasciando l'ospedale San Camillo - Intanto sento doveroso ringraziare anche a nome di papà Franco, di mamma Rossella e dei fratelli Michelle, Jennifer e Kevin l'ospedale San Camillo, le forze dell'ordine e tutti coloro che stanno inviando messaggi di affetto e solidarietà Continueremo ad offrire la migliore assistenza possibile al giovane Manuel e alla sua famiglia - conclude Barelli - e auspichiamo che questo dramma possa diventare un monito per un futuro diverso. Una serata tra amici non può trasformarsi in tragedia".
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Sparano e Manuel si accascia a terra. Tutta la scena nel video choc
Sono immagini forti, le pubblichiamo perché non si può voltare la testa altrove
Due minuti e ventidue di immagini. Forti, atroci, sconsigliate ai più e invece da vedere, incollati allo schermo, per quanti sapevano e hanno taciuto.
Nella telecamera della tabaccheria di via Menandro, all’Axa, la scena terribile del ferimento di Manuel Mateo Bortuzzo, il diciannovenne trevigiano che sognava le Olimpiadi e che oggi è condannato alla sedia a rotelle per colpa di due ragazzi che hanno quasi la sua età e che sabato notte, su di giri dopo una rissa, hanno sparato tre proiettili contro il bersaglio sbagliato. “Abbiamo sparato per errore”, hanno detto davanti agli inquirenti Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano. Nel filmato Manuel e la fidanzatina Martina sono in piedi davanti al distributore di sigarette. Il ragazzo non indossa il cappuccio della giacca, né un berretto. Un faro da piazza Eschilo precede il motorino che sale su via Menandro in direzione di via di Acilia. I due nuotatori si girano, come chiamati dagli sconosciuti sullo scooter. Manuel si accascia e urla, mentre si tocca le gambe che già non sente più.
L'omertà di chi conosceva in zona i nomi dei due responsabili e ha taciuto, coprendoli perfino, dovrà forse pesare sulle loro coscienze mentre le braccia di Manuel che sognava di nuotare cercano Martina. Hanno sbagliato a sparare. E un ragazzo innocente paga la pena peggiore.
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I 2 FERMATI PER IL FERIMENTO DEL NUOTATORE SONO SPACCIATORI DELLA PERIFERIA ROMANA: UNO DEI DUE PARE FOSSE NIPOTE DELL’ULTIMO BOSS DI ACILIA
LA RETE DEI CASALESI SUL LITORALE E L’ASCESA DEI FRATELLI IOVINE: VOLEVANO COLPIRE LORO I SICARI DI MANUEL...
FULVIO FIANO E RINALDO FRIGNANI per il Corriere della Sera
Chissà se Manuel Bortuzzo ha avuto il tempo di associare i due volti a quelli di Suburra, la sua serie tv preferita, quando gli hanno sparato a tradimento sotto la pioggia di sabato notte. Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano sono così come te li aspetti nella loro banale riproposizione di modelli estetici visti in tv e seguiti da altri emuli, aspiranti boss. Le barbe lunghe, i capelli rasati ai lati, i tatuaggi più o meno evocativi della loro «malavita». Pesci piccoli, ma volti noti nella criminalità di Acilia. I due arrestati si aggiravano da tempo nella altrettanto evocativa «Piazza delle siringhe», uno spazio che non ha nemmeno trovato posto nella toponomastica ai margini del Villaggio Giuliano, al quartiere San Giorgio del paesone alle porte di Roma, case popolari e diffuso degrado da cliché.
Bazzano, una compagna più giovane («Fidanzati ufficialmente a maggio 2018», annota Facebook) e un figlio di neanche un anno, mostra volentieri nelle foto social la pistola tatuata sulla spalla sinistra e la scritta «Tutto passa» all' altezza del petto. E posta frasi che significano tutto e niente ma servono forse a darsi un tono: «Se nella vita devi striscià, allora arzati e muori». Oppure: «Quando avrete il coraggio di dirmi in faccia quello che dite alle mie spalle sarete miei nemici. Fino a quel momento siete miei fan». E poi foto di canne e marijuana per quel tocco di trasgressività senza paura.
Lorenzo Marinelli, ufficialmente idraulico, ha una faccia da paranza emergente in Gomorra . Due orecchini di brillanti poi rimossi, tatuaggi diffusi su tutto il corpo, è anche lui «fidanzato ufficialmente» e con un figlio piccolo. Esibisce spavaldo un dito medio con vistoso anello nella foto del profilo. In un' altra (scherzosa?) compare dietro le sbarre. «Sono strano lo ammetto, E conto più di un difetto Ma qualcuno lassù mi a guardato e mi a detto io ti salvo stavolta come l' ultima volta!!», scriveva (testuale e tutto maiuscolo) nel 2014. E poco prima «Sordi e paura mai avuti». Posizioni o simpatie politiche, invece, nei profili dei due fermati non vengono espresse.
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IL VERO OBIETTIVO DEI DUE RAGAZZI CHE HANNO SPARATO A MANUEL BORTUZZO E’ UN 35ENNE APPASSIONATO DI BOXE E ARTI MARZIALI CHE ERA IN COMPAGNIA DI ALCUNI TIRAPIEDI DEI CASALESI CHE SPADRONEGGIANO AD ACILIA
PER GLI INVESTIGATORI, LORENZO MARINELLI AVEVA A DISPOSIZIONE PIÙ ARMI, PAGANDO ALCUNI INCENSURATI AFFINCHE’ LE CUSTODISSERO
UTILIZZAVA LE PISTOLE ALLA BISOGNA, PER TERRORIZZARE CHI NON PAGAVA LA DROGA...
Camilla Mozzetti Mirko Polisano per “il Messaggero”
Otto giorni fa Manuel Bortuzzo si preparava a trascorrere il sabato sera con gli amici ora dal reparto di Terapia intensiva del San Camillo dov'è ricoverato si domanda: «Come hanno potuto due uomini con i figli piccoli sparare contro di me?». Lenta, eppure puntale, si fa largo la presa di coscienza per quanto accaduto.
La giovane promessa del nuoto è forte, lo ha dimostrato fin dall' inizio. Fin da quando ha riaperto gli occhi e compreso di non poter muovere le gambe: «Tornerò presto» ha ripetuto soltanto giovedì in un audio messaggio. Ma con chi lo va a trovare, tra le chiacchiere e i sogni per il futuro che questa tragedia non è riuscita a scalfire si insinuano anche quelle domande lecite che tuttavia rischiano di restare senza soddisfacenti risposte.
LE INDAGINI
Intanto le indagini della Squadra Mobile puntano a capire chi fosse il vero obiettivo della folle vendetta messa in atto da Lorenzo Marinelli e dal complice Daniel Bazzano dopo la rissa al pub dell'Axa. Per chi è stata scambiata la diciannovenne promessa del nuoto italiano centrata «per sbaglio» da un proiettile calibro 38? La polizia avrebbe già un sospetto su cui è concentrata l' attenzione; l' identikit è quello di un tipo definito dai frequentatori dell' O'Connell come «un attaccabrighe» e che già in passato avrebbe dato il là a «violente scazzottate».
Un ragazzo tra i 35 e i 40 anni, appassionato di boxe, arti marziali e tatuaggi, che sarebbe stato nel locale in compagnia di tirapiedi e guardaspalle di esponenti di spicco dei Casalesi che spadroneggiano ad Acilia. Il giovane sarebbe stato localizzato nei pressi di piazza Eschilo e accertamenti sono in corso. Non solo su di lui ma anche su un suo compare. Entrambi, infatti, avrebbero un fisico simile a quello di Manuel.
Nei minuti di Far West al pub, secondo una ricostruzione, il suo gruppo avrebbe affrontato quello rivale in cui erano schierati, tra gli altri, Marinelli, Bazzano detto Piddu, e un terzo uomo, che poi si era presentato ferito al pronto soccorso dell' ospedale di Ostia.
Finora è l' unico che risulta avere partecipato con certezza alla rissa, seppure giuri di «non ricordare» da chi le abbia prese. Una versione ritenuta poco credibile dalla Procura fin dalle prime dichiarazioni rese al commissariato del Lido.
Ma qual è la scintilla che ha innescato la baraonda al pub e che ha, poi, armato la mano di Marinelli? Tra le ipotesi, predomina quella di un regolamento di conti legato al traffico di stupefacenti, visti i trascorsi di Marinelli e Piddu, i quali dopo avere sparato a Manuel, durante la fuga in motorino, sono stati sentiti dire: «Se pijamo la piazza», come a evocare una faida in atto. Al pub, inoltre, sarebbero stati avvistati anche giovani della Nuova Ostia, feudo del clan Spada. Ma nulla è escluso, nemmeno che la furia della dozzina (almeno) di protagonisti della zuffa, sia scoppiata per motivi più futili, alimentata dall' alcol e dalla cocaina.
«NON ME NE CAPACITO»
Ieri, Manuel chiedeva ad uno dei suoi allenatori, Christian Galenda, dei due attentatori. «Era stupito spiega Galenda uscendo dalla Terapia intensiva dal fatto che giovani padri di famiglia con bambini nati da poco abbiano potuto agire con tale ferocia. Non se ne capacita».
Marinelli era molto legato allo zio morto a Rebibbia nel 2017 dove era rinchiuso per spaccio e detenzione di stupefacenti, boss ritenuto vicino ai clan Guarnera e Iovine, e per cui la prefettura vietò (e blindò) un funerale show stile Casamonica. Il 25enne Lorenzo era sotto osservazione della Finanza tanto che i baschi verdi lo avevano bloccato, a gennaio, con alcune dosi di cocaina e una pistola che, prima dell' arrivo degli agenti, aveva ceduto al suo socio in affari il quale fu arrestato e l' arma sequestrata.
Allora l' ipotesi investigativa era che Marinelli avesse nella sua disponibilità più armi, pagando la retta a incensurati che le custodivano, e che utilizzava, alla bisogna, per terrorizzare chi non pagava la droga. Anche Daniel fu denunciato per detenzione di stupefacenti.
Da parte sua Manuel continua a lottare e non è da solo. Ieri pomeriggio all' Axa, il quartiere dov' è stato ferito, i residenti sono scesi in strada in una fiaccolata di vicinanza al giovane la cui prognosi resta ancora riservata. Accanto al diciannovenne c' è la famiglia ma anche dagli psicologi del San Camillo. Le sue condizioni cliniche restano stazionarie: ieri i sanitari hanno continuato a drenare i polmoni, uno dei quali colpito da quella maledetta pallottola.
Fonte: qui
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