9 dicembre forconi: 02/20/19

mercoledì 20 febbraio 2019

DIAMANTI - MAXI SEQUESTRO DA 700 MILIONI PER UNA TRUFFA SULLE PIETRE PREZIOSE. 7 PERSONE E 7 ENTI INDAGATI, TRA CUI BANCO BPM, UNICREDIT, INTESA SANPAOLO, MPS E BANCA ALETTI

ALCUNI FUNZIONARI DI QUESTI ISTITUTI AVREBBERO LAVORATO PER RAGGIRARE CLIENTI, TRA CUI VASCO ROSSI, CHE AVEVA INVESTITO 2,5 MILIONI, FEDERICA PANICUCCI, L'EX SHOWGIRL SIMONA TAGLI L'INDUSTRIALE FARMACEUTICA DIANA BRACCO

TRUFFA SU DIAMANTI, MAXI SEQUESTRO A CINQUE BANCHE
diamantiDIAMANTI
 (ANSA) - Il Nucleo di Polizia economico finanziaria della GdF di Milano sta eseguendo un decreto di sequestro preventivo per un valore di oltre 700 milioni di euro nell'ambito di un'inchiesta su una presunta truffa sulla vendita di diamanti a investitori e risparmiatori. Indagine coordinata dall'aggiunto Riccardo Targetti e dal pm Grazia Colacicco, nella quale risultano indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti anche 5 banche: Banco Bpm, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps e Banca Aletti.

Il decreto di sequestro preventivo, firmato dal gip di Milano Natalia Imarisio, è stato eseguito nell'ambito di un'inchiesta aperta da tempo e che riguarda fatti tra il 2012 e il 2016. Il sequestro è stato eseguito a carico di 7 persone indagate e di 7 enti indagati, ossia le 5 banche e le due società Intermarket Diamond Business spa (IDB) e Diamond Private Investment spa (DPI), per le ipotesi di reato di truffa aggravata e autoriciclaggio. Nell'inchiesta, che vede quasi una settantina di indagati in totale, è contestato anche il reato di corruzione tra privati. Secondo l'accusa, le due società avrebbero fatto comprare diamanti a investitori e risparmiatori gonfiando ai loro occhi il valore dei preziosi, attraverso anche false quotazioni sui giornali, e le banche indagate sarebbero state consapevoli del meccanismo.
VASCO ROSSI 2VASCO ROSSI 

Per gli inquirenti gli istituti di credito avrebbero avuto un ruolo fondamentale di intermediazione tra le società e i clienti. In totale gli investigatori hanno ricostruito le posizioni di un centinaio di clienti truffati. In particolare, il sequestro per l'ipotesi di truffa è di 149 milioni nei confronti di IDB, di 165 milioni a carico di DPI, di 83,8 milioni a carico di Banco Bpm e di Banca Aletti, di 32 milioni nei confronti di Unicredit, di 11 milioni a carico di Intesa Sanpaolo e di 35,5 milioni a carico di Mps. Per l'ipotesi di autoriciclaggio il sequestro è da 179 milioni per IDB e di 88 milioni per DPI.
DIANA BRACCO 1DIANA BRACCO 1

TRUFFA SU DIAMANTI, VASCO ROSSI TRA CLIENTI RAGGIRATI
 (ANSA) - C'è anche la rockstar Vasco Rossi tra i clienti che hanno investito in diamanti e che sarebbero stati truffati, come risulta dall'inchiesta della Procura di Milano che ha portato oggi la GdF ad eseguire un sequestro preventivo di oltre 700 milioni di euro, anche a carico di 5 banche. In particolare, da quanto si è saputo, il cantante avrebbe investito 2,5 milioni di euro. Nell'elenco dei clienti raggirati figurerebbe anche l'industriale Diana Bracco.

ANCHE FEDERICA PANICUCCI TRA I RAGGIRATI
federica panicucciFEDERICA PANICUCCI
Estratto da www.ansa.it

Tra i clienti vip che sarebbero stati raggirati nelle vendite di diamanti, su cui indaga la procura di Milano, figurano anche la conduttrice tvFederica Panicucci e la ex showgirl Simona Tagli. In particolare, Simona Tagli avrebbe fatto un investimento da circa 29 mila euro e Federica Panicucci da circa 54 mila euro. Gli investigatori hanno ricostruito le posizioni di circa un centinaio di persone truffate, ma i raggiri sarebbero stati compiuti nei confronti di tanti altri soggetti.

Fonte: qui

Come funzionava la truffa sui diamanti in cui è incappato anche Vasco Rossi (e non solo lui)

Due milioni e mezzo di euro in diamanti. A Vasco Rossi era stato prospettato come un affare: investire un discreto gruzzoletto nella più preziosa delle pietre per metterla al sicuro da speculazioni e oscillazioni di altri mercati più volubili. Peccato che qualcuno era riuscito a 'gonfiare' quei diamanti. Come? Aumentandone il valore e certificandolo grazie alla complicità delle banche.
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Non una truffa da ladri di polli come quella messa in piedi dal Madoff dei Parioli che trasformò i risparmi dei vip della Capitale, ma un raggiro che, secondo la Guardia di Finanza, sarebbe stato orchestrato da cinque banche ai danni di investitori e risparmiatori tra cui nomi come la conduttrice radiofonica Federica Panicucci la showgirl Simona Tagli e l'industriale farmaceutica Diana Bracco.
Nell'ambito dell'inchiesta, il Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza ha sequestrato oltre 700 milioni di euro a Banco Bpm, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps e Banca Aletti.
Come funzionava la truffa
Secondo il procuratore aggiunto Riccardo Targetti e il pm Grazia Colacicco, due società - la Intermarket Diamond Business spa (IDB) e la Diamond Private Investement (DPI) - avrebbero ingannato i risparmiatori gonfiando il valore dei diamanti, col supporto delle banche. L'inchiesta penale segue gli accertamenti dell'Antitrust che, a conclusione di due istruttorie, aveva multato le società venditrici e le banche per un totale di oltre 15 milioni di euro.
Nell'ottobre del 2016, il programma televisivo 'Report' aveva confrontato i prezzi di listino dei diamanti venduti dalla IDB e dalla DPI, a parità di carato, brillantezza e purezza, con le quotazioni di Rapaport, il listino internazionale dei diamanti riconosciuto in tutto il mondo.
Era emerso che quelli venduti dalle due società nel mirino della Procura di Milano avevano un prezzo doppio rispetto a quello indicato da Rapaport. L'Antitrust aveva verificato che chi li aveva acquistati e voleva rivenderli sul mercato rischiava di perderci e, per questo, era indotto a ricollocarli attraverso la stessa società che glieli aveva venduti pagando però commissioni salate per il disinvestimento.
simona tagli
SIMONA TAGLI
Sempre stando all'Autorità, ed è anche l'ipotesi sulla quale sta lavorando la Procura, gli istituti di credito erano il principale canale per la vendita dei diamanti per entrambe le società di cui utilizzavano il materiale informativo per 'piazzare' i preziosi ai clienti, svolgendo un cruciale ruolo di intermediazione. I fatti al centro dell'inchiesta sono compresi tra il 2012 e il 2016 e tra gli indagati c'è il direttore generale di Banco Bpm, Maurizio Faroni, accusato di autoriciclaggio.
Il sequestro  così ripartito, per l'ipotesi di reato di truffa: 149 milioni nei confronti di IDB, 165milioni di DPI, 83,8 di Banco Bpm e di Banca Aletti, 32 milioni di Unicredit, 11 milioni di Intesa Sanpaolo, 35,5 di Mps. Per l'ipotesi di autoriciclaggio, il sequestro è di 179 milioni per IDB e di 88 milioni per DPI.
Fonte: qui



Truffa diamanti, regali proibiti e intercettazioni: bufera sul Banco Bpm
Milano, 20 febbraio 2019 - La società Intermarket Diamond Business spa (IDB) che vendeva i diamanti, al centro della presunta maxi truffa su cui sta indagando la Procura di Milano, avrebbe fatto «una serie di regali ai vertici del Banco Bpm e di Unicredit», nonostante «negli accordi si prevedesse espressamente» che nessun dipendente della banca potesse riceverli. E in particolare il dg del Banco Bpm, Maurizio Faroni, avrebbe ricevuto anche «regali archeologici», ossia «oggetti di archeologia».
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È quanto emerge dal decreto di sequestro preventivo eseguito ieri dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf. Gli investigatori hanno quantificato in circa 99mila euro i regali che «la società ha fatto ai vertici delle banche», compresi anche «soggiorni presso strutture alberghiere». Sono stati rintracciati file chiamati 'lista regali natale' e 'regali archeologici 2016' con accanto i nomi dei destinatari. La società avrebbe erogato, si legge sempre negli atti, anche «voucher regalo» del valore di 845-950 euro «cadauno». Nel decreto si legge ancora che «le commissioni connesse alla vendita dei diamanti da investimento da parte del Banco Bpm, in ragione dei vari accordi di collaborazione sottoscritti con Idb» sono passate dal 5% del 1984 al 24,5% del 2016.
«Il diamante non deve essere proposto come gioiello ma come investimento». Così parlava, intercettato nel maggio del 2017, un dirigente del Banco Bpm al telefono con un collega. L'intercettazione è agli atti dell'inchiesta della Procura di Milano su una presunta truffa sulla vendita di diamanti che ieri ha portato ad un sequestro preventivo da oltre 700 milioni di euro e che vede 75 persone indagate, tra cui cinque istituti di credito, compreso Banco Bpm
e anche il suo dg Maurizio Faroni, accusato di concorso in truffa, autoriciclaggio e ostacolo all'esercizio delle funzioni di vigilanza. «Fare l'investimento, non venderlo come gioiello, rendimento atteso, c....!», diceva nella stessa telefonata l'altro dirigente dell'istituto. Negli atti si parla, tra l'altro, di «due circolari» del 2003-2004 della Banca Popolare di Verona e Novara (poi Banco Popolare, che si è fuso con Bpm) e di Banca Aletti, anche lei indagata come ente, «recanti l'esplicita direttiva ai dipendenti di proporre i diamanti non come gioielli ma come investimento», presentandoli come un «prodotto redditizio» in quanto «sicuro, da oltre vent'anni non conosce ribassi» con «plusvalenze medie annuali di 7-8 punti percentuali». Un dirigente di Banco Bpm, si legge sempre negli atti, aveva definito «allucinante» il contenuto di quelle circolari. Nel decreto di sequestro, inoltre, viene evidenziato «il ruolo spiccato» di «diversi dirigenti Bpm» nelle presunte truffe e «il consapevole coinvolgimento del management». Sarebbe stato proprio Banco Bpm a proporre a Vasco Rossi l'acquisto di diamanti e la rockstar avrebbe pagato con tre bonifici il 20 luglio 2009, il 22 marzo 2010 e il 14 ottobre 2011, rispettivamente 1,043 milioni di euro, 520mila euro e poco più di un milione. I preziosi sarebbero stati acquistati attraverso la società Idb. È quanto emerge dagli
atti dell'inchiesta della Procura di Milano che ieri ha portato la Gdf ad un sequestro preventivo, anche a carico di 5 banche, da oltre 700 milioni per una presunta truffa sui diamanti.

«Le banche e le società coinvolte nella truffa dei diamanti dovranno rimborsare fino all'ultimo centesimo i cittadini che avevano investito i propri soldi nell'acquisto delle pietre preziose». Lo afferma intanto il Codacons, che scende in campo a tutela degli investitori coinvolti. «Al di là delle singole responsabilità che saranno accertate dalla magistratura - sostiene l'associazione dei consumatori -, tutti coloro che hanno investito i propri risparmi nell'acquisto dei diamanti oggetto di inchiesta da parte della Procura di Milano devono avere indietro quanto pagato. Se ciò non avverrà, sarà inevitabile una pioggia di azioni risarcitorie nelle aule di giustizia, di cui il Codacons si farà promotore in tutta Italia». «In tal senso l'associazione - che già nel 2017 attraverso un esposto all'Antitrust fece elevare una multa per più di 15 milioni di euro nei confronti due società venditrici di diamanti e 4 banche, per aver venduto le pietre a prezzi gonfiati - chiede oggi un incontro con gli istituti di credito coinvolti nella vicenda al fine di studiare i meccanismi di rimborso in favore degli investitori». 
Fonte: qui


SAREBBE STATO IL BANCO BPM A PROPORRE A VASCO ROSSI L’ACQUISTO DI DIAMANTI AL CENTRO DELL' INCHIESTA SUI PREZZI GONFIATI 
I CONSIGLI DEL DIRETTORE DI BANCA: "SUI GIOIELLI NON CI SONO RISCHI" 
E IL ROCKER HA PAGATO CON TRE BONIFICI 
SECONDO I PM, GLI ISTITUTI DI CREDITO INVOGLIAVANO I CLIENTI AD ACQUISTARE DIAMANTI AL DOPPIO DEL VALORE
Giuseppe Guastella per il “Corriere della Sera”

vasco rossiVASCO ROSSI
Quando il cliente è molto speciale, è il direttore della banca che si muove e va di persona a chiudere un affare che si preannuncia lucroso.

Ma il 17 luglio del 2009 Vasco Rossi non c' è negli uffici della Giamaica, la sua società di «Edizione di registrazioni sonore» a un chilometro dalla stazione centrale di Bologna.
Ha delegato la sua segretaria a investire il primo milione di euro in diamanti. Gli costerà caro. Come altre migliaia di investitori, rischia di rimetterci la metà.
vasco rossiVASCO ROSSI

«L' investimento mi è stato proposto per diversificare il portafoglio titoli di Vasco Rossi mediante l' acquisizione di un bene rifugio», dichiara a verbale l' assistente del cantante, la signora Daniela Fregni, nell' inchiesta della Procura di Milano per truffa aggravata e altri reati che ha portato al sequestro di oltre 700 milioni di euro a carico di cinque banche e due società.

Secondo il pm Grazia Colacicco e l' aggiunto Riccardo Targetti, gli istituti di credito invogliavano i clienti ad acquistare diamanti al doppio del valore dalla Intermarket Diamond Business e dalla Diamond Private Investment incassando commissioni altissime, fino al 18%. Il direttore del Banco popolare, poi confluito in Banco Bpm, «mi presentò il prodotto come un investimento sicuro, non soggetto a oscillazione di valore e anzi in grado di garantire un rendimento molto elevato nel tempo», aggiunge la segretaria.

federica panicucciFEDERICA PANICUCCI
«Mi è stato fatto capire che l' importo corrisposto costituisse espressione del valore del bene acquistato» aggiunge precisando poi che «né io né Vasco Rossi abbiamo mai avuto rapporti con agenti o funzionari di questa società», la Idb. È una delle testimonianze-chiave che dimostra, a parere dell' accusa, come le banche fossero disposte a ingannare i propri clienti pur di incassare anche in un periodo di forte crisi. In poco più di due anni il rocker di Zocca investirà la bellezza di oltre due milioni e mezzo.

Quanto ha incassato la banca? «Il 15%, alla filiale sono arrivati 150 mila euro» e solo per il primo milione, spiega agli inquirenti Guido Traldi, ora ex direttore della filiale indagato in compagnia dei vertici della banca e di quelli di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena e Banca Aletti. Traldi conferma che l' istituto «spingeva» a proporre quell' investimento. I clienti, ha accertato la Guardia di finanza, erano indotti a investire credendo in un rendimento del 5% annuo.
simona tagliSIMONA TAGLI

In realtà, la metà dei loro risparmi se ne andava tra commissioni, Iva e oneri vari.
Anche la conduttrice tv Federica Panicucci sarebbe stata convinta a ottobre del 2016, nel suo caso da Mps, a investire poco meno di 55 mila euro.
Lo fece spontaneamente?
«Assolutamente no, anzi ignoravo persino la possibilità di tale investimento», risponde, aggiungendo che «l' opportunità mi è stata prospettata a più riprese e con molta insistenza».

Nella richiesta di sequestro, autorizzato dal gip Natalia Imarisio, l' accusa riporta anche il caso «emblematico» di una signora di Verona che aveva sborsato 90 mila euro.
vasco rossiVASCO ROSSI
Quando la trasmissione tv Report si occupò del caso diamanti, lei si presentò alla Popolare di Verona (divenuta Banco popolare) chiedendo indietro i soldi e minacciando che altrimenti avrebbe usato le carte «compromettenti» sull' investimento. Ottenne subito il rimborso totale.

simona tagliSIMONA TAGLI
Unicredit, evidenziano i pm, ha deciso di risarcire i propri clienti riacquistando le pietre al prezzo venduto. Rimborsi arrivano anche da Mps e da Intesa Sanpaolo la quale, in una nota, spiega di stare collaborando con la magistratura «per chiarire la correttezza del proprio operato» e che già da un anno ha dato ai suoi clienti la disponibilità a rimborsare il prezzo pagato. Il 60% è stato già soddisfatto.

TRUFFA DEI DIAMANTI, ECCO I TRE BONIFICI DI VASCO

foto di vasco rossi di guido harariFOTO DI VASCO ROSSI DI GUIDO HARARI

Ha venduto oltre 30 milioni di dischi e riempie gli stadi, ma in banca il rocker di Zocca è un risparmiatore come tanti. Sarebbe stato il Banco Bpm a proporre a Vasco Rossi l' acquisto di diamanti al centro dell' inchiesta sui prezzi gonfiati. E il cantante, come risulta dagli atti, ha pagato con tre bonifici: 1,043 milioni il 20 luglio 2009, 520 mila euro il 22 marzo 2010 e oltre un milione il 14 ottobre 2011. I preziosi, stando alle indagini, sarebbero stati comprati attraverso la Idb (amministrata da Claudio Giacobazzi, suicidatosi nel maggio 2018 da indagato) che insieme a Dpi avrebbe fatto acquistare diamanti a investitori e correntisti senza le necessarie informazioni, gonfiando anche del doppio il valore rispetto a quello di mercato.

E per raggiungere l' obiettivo Idb ha elargito «una serie di regali ai vertici del Banco Bpm e di Unicredit», scrive il gip, nonostante «negli accordi si prevedesse espressamente» che nessun dipendente della banca potesse riceverli. Gli uomini della Gdf hanno calcolato in «almeno 99 mila euro» gli omaggi: soggiorni in alberghi per tutta la famiglia, «voucher regalo» del valore di 845-950 e «oggetti di archeologia» per due manager particolarmente raffinati. E ancora: «orecchini di diamanti» dai 250 ai 900 euro, «smartphone da 800 euro».
VASCO ROSSIVASCO ROSSI

Nel computer di Giacobazzi gli investigatori hanno trovato gli elenchi dei beneficiari e cartelle denominate «Lista regali di Natale». I risparmiatori caduti in trappola, secondo il giudice, sono «decine di migliaia», con un «picco» nell' area di Verona. I clienti hanno raccontato di essere stati indotti «in errore» con il «contributo determinante dei consulenti finanziari o dei direttori delle filiali» che «da anni» conoscevano, di cui si fidavano e da cui avrebbero ricevuto «informazione false» e «fuorvianti».

UN VERO AFFARE In più, l' acquisto dei diamanti «veniva proposto a volte in modo insistente, occupandosi il bancario in prima persona» delle trattative. «Nella mia carriera ed esperienza bancaria non ho mai visto alcun prodotto che garantisse alla banca un rendimento del 15%», ha messo a verbale un direttore di filiale del Banco Popolare. Con «l' investimento in diamanti», ha ribadito un bancario di Unicredit, «la banca aveva un ritorno del 18%, nove volte maggiore» rispetto ad altri prodotti. Un affare grazie al quale gli istituti di credito avrebbero «irrobustito» i bilanci in una fase di crisi.

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Nei 5 Stelle base all’attacco e la minoranza si ribella. Di Maio: via chi vota contro

ROMA «Chi vota contro il blog è fuori». Luigi Di Maio non usa mezzi termini con i suoi. Riecheggia le parole pronunciate in assemblea da Paola Taverna e inasprisce i toni contro il dissenso, che monta prepotentemente anche nella base: «Non penso avranno il coraggio, ma se qualcuno decidesse di votare per l’autorizzazione a procedere contro Salvini, sarebbe espulso all’istante. Ma ora ripartiamo. Siamo il Movimento che cambia il Paese, ricordiamocelo». Sembra parlare a se stesso Luigi Di Maio, mentre sprona i suoi a ricominciare, per ridare vigore e sostanza all’orgoglio ferito per l’ennesima capitolazione verso l’alleato/antagonista Matteo Salvini.
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Il capo del Movimento è stato costretto a usare il blog per uscire dal vicolo cieco, per rendere corresponsabile il popolo dei militanti della perdita di innocenza. Ma nonostante questo, si sente sempre più solo. E teme che la rivolta cresca, tanto che non è più tabù la parola «scissione».
Così indurisce i toni e si prepara a cambiare il Movimento, a trasformarlo in qualcosa di molto simile agli odiati «partiti», con referenti che rispondano direttamente a lui. Un modo anche per uscire dall’isolamento, visto che deve combattere la battaglia su più fronti. A partire da quello interno, dove Beppe Grillo è ormai una scheggia impazzita («nei prossimi giorni pranzo con lui», dice Di Maio), Davide Casaleggio un padre molto ingombrante, e cresce il disagio dei parlamentari vicini a Fico che si salda a quello degli «ortodossi» (Nicola Morra e Alberto Airola, tra gli altri) e alla rivolta delle sindache. Non bastasse, il suo asso nella manica per le Europee, Alessandro Di Battista, si è dimostrato un boomerang: troppi eccessi verbali e scarso gradimento nei sondaggi, tanto che dopo l’esibizione non entusiasmante a «DiMartedì» (con tanto di richiesta di applausi al pubblico), l’ex deputato si è eclissato. Contro Di Maio si è schierato il «Fatto Quotidiano», con Marco Travaglio che parla di «suicidio» del Movimento.
Di Maio sorride in pubblico ma è irritato. Soprattutto dall’ultima uscita del deputato Luigi Gallo, vicinissimo a Fico: «Non liquiderei così il voto su Salvini. Il 41 per cento degli iscritti al M5S chiede ai vertici un cambio di passo e il ritorno ai nostri principi. Il 41 per cento è un numero enorme». Va oltre, Gallo, riferendosi alle parole di Paola Taverna e alle minacce di Di Maio: «C’è qualcuno che dice che il 41% deve andarsene, qualcun altro vuole etichettarlo come dissidenza. Io so invece che il 41 per cento è pronto a mobilitarsi». E sul web scoppia la rivolta dei militanti inferociti contro il «tradimento».
Di Maio, come racconta una deputata, ha cercato di sviare l’assemblea post voto, parlando per ben tre volte: «È stata un’assemblea surreale. Si è discusso per ore solo dell’organizzazione e quasi per niente di Rousseau e di Salvini». Con un pugno di fedelissimi Di Maio si è rifugiato alle tre di notte, al ristorante La Base di via Cavour, ritrovo notturno del Movimento, per ricavare ferro e proteine da una gigantesca bistecca argentina.
E per pensare a che fare se arrivasse, come pare, una richiesta di autorizzazione per lui stesso e per il premier Conte. Di Maio potrebbe decidere di non rischiare e di non richiamare all’opera i militanti digitali con un nuovo voto su Rousseau, variabile pericolosa. Ma Roberto Fico fa sapere ai suoi: «Se una richiesta di autorizzazione arrivasse a me, io mi farei processare».
Problemi imbarazzanti per il leader maximo dei 5 Stelle, che vede accumularsi le sciagure: dopo la sconfitta abruzzese, rischia nel prossimo turno in Sardegna e le Europee promettono male. Per questo Di Maio ha puntato i piedi anche contro Casaleggio. E ha ottenuto una mezza vittoria: non la fine del doppio mandato, come aveva chiesto, ma almeno il radicamento territoriale e l’alleanza con le liste civiche. Poco, ma un appiglio almeno, per provare a uscire dall’angolo.
Fonte: qui

CACCIARI HA QUALCOSA DA DIRE A QUELLI DEL PD CHE DOPO IL "NO" IN GIUNTA GRIDANO ALLO SCANDALO 
"DOBBIAMO FICCARCELO IN TESTA. LE QUESTIONI POLITICHE, COME QUELLE RIGUARDANTI SALVINI, CHE IN QUESTO CASO HA ASSUNTO UN ATTEGGIAMENTO POLITICO, NON POSSONO ESSERE OGGETTO DI PROCEDIMENTI GIUDIZIARI. NON HA SENSO. QUANDO CIÒ AVVIENE, IL POLITICO ACCUSATO NE RICEVE SOLO BENEFICI" 
''SALVINI VA AFFRONTATO, CONTESTATO E MANDATO A CASA POLITICAMENTE"

MASSIMO CACCIARIMASSIMO CACCIARI
Tra i grandi oppositori di Matteo Salvini, senza ombra di dubbio, c'è Massimo Cacciari. Eppure, a Otto e Mezzo di Lilli Gruber, rifila un metaforico schiaffone a tutti i manettari del Pd che poche ore dopo avrebbero insultato la Giunta che ha negato l'autorizzazione a procedere contro il ministro per il caso-Diciotti. "Per me - ha spiegato Cacciari - è stato sempre un problema squisitamente politico. Se fosse dipeso da me, non avrei assolutamente intentato questo procedimento nei confronti di Salvini, che va affrontato, contestato e, a parer mio, mandato a casa politicamente". 
salvini sbrana il movimento cinquestelleSALVINI SBRANA IL MOVIMENTO CINQUESTELLE

Insomma, anche per Cacciari la richiesta di processare il leghista è una follia giuridica. "Salvini, grazie a questo caso, ha visto aumentare i propri consensi, perché ormai funziona così", ha aggiunto. E ancora: "Dobbiamo ficcarcelo in testa. Le questioni politiche, come quelle riguardanti Salvini, che in questo caso ha assunto un atteggiamento politico, non possono essere oggetto di procedimenti giudiziari. Non ha senso. Quando ciò avviene, il politico accusato ne riceve solo benefici". Detto da uno che contesta il vicepremier del Carroccio su tutto, vale ancora di più. Soprattutto per quel Pd che dopo il "no" in Giunta gridava allo scandalo.

Fonte: qui