9 dicembre forconi: 01/08/19

martedì 8 gennaio 2019

UN GEOLOGO ITALIANO DI 53 ANNI, PADRE DI DUE FIGLI, CON UN LAVORO NEL SETTORE PETROLIFERO, MUORE IN SIRIA PER COMBATTARE L’ISIS


SI CHIAMAVA GIOVANNI FRANCESCO ASPERTI, NOME DI BATTAGLIA “HIWA BOSCO”, SI ERA “ARRUOLATO” NELLE MILIZIE CURDE DOPO L’ESTATE SCORSA.

Marta Serafini per il “Corriere della Sera”

Geologo, un lavoro nel settore petrolifero. Giovanni Francesco Asperti, 53 anni, non era il primo italiano ad essersi unito alle forze curde impegnate nel nord della Siria per combattere l' Isis e per la creazione di uno stato autonomo. Hiwa Bosco - questo il suo nome di battaglia - però è il primo «combattente» italiano morto.

A darne notizia ieri in un comunicato lo Ypg, le milizie curde, che parlano «di uno sfortunato incidente» nella zona di Derik, vicino al triangolo al confine tra la Siria, la Turchia e l' Iraq. Il decesso, confermato dalla Farnesina che è in contatto con la famiglia e con il consolato di Erbil nella regione autonoma del Kurdistan iracheno, sarebbe avvenuto almeno un mese fa.

curdi a RaqqaCURDI A RAQQA
Difficile però stabilire ancora con esattezza la dinamica della morte, se sia per il momento possibile recuperare il corpo e se Asperti avesse lasciato indicazioni al momento dell' arruolamento, come è prassi per i combattenti stranieri. Difficoltà che aumentano anche dato il quadro nella regione, a pochi giorni dall' annuncio del presidente Trump sul ritiro delle truppe Usa e a poche ore dalla visita in Israele e in Turchia del consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, che ha ribadito sì il disimpegno, ma che ha corretto il tiro dando garanzia che le forze turche non attaccheranno i curdi, alleati degli americani nella campagna contro l' Isis.

unita femminile curdaUNITA FEMMINILE CURDA
Originario di Ponteranica, alle porte di Bergamo, sposato e padre di due figli (un ragazzino di 13 e una ragazzina di 14 anni), Asperti era partito per il Medio Oriente alla fine dell' estate scorsa. Una decisione presa in segreto, tanto che a Ponteranica quasi nessuno sapeva del suo interesse per la Siria. «Vado in Kuwait», aveva detto.

Ma dati i suoi frequenti viaggi in Medio Oriente per lavoro nessuno si era allarmato più di tanto. In paese Asperti era noto anche per la sua storia familiare. Al padre Piero, morto nel 2004, è dedicata la piazza principale. Un medico condotto, ex Dc passato al Pci, che per anni aveva collaborato con la Cgil nelle prime battaglie per la salute sui luoghi di lavoro e che con Lucio Magri era stato tra i fondatori del Manifesto .

peshmerga curdi combattono isis in iraqPESHMERGA CURDI COMBATTONO ISIS IN IRAQ
La madre, Vittoria Chiarante, è invece la sorella di Giuseppe Chiarante, deputato del Pci di Berlinguer, senatore ed ex vice presidente del Consiglio nazionale del ministero per i Beni Culturali e Ambientali. A piangere per la morte di Hiwa Bosco anche gli altri italiani «combattenti» dello Ypg. «Non lo conoscevo, e ha un profilo diverso rispetto a quello degli altri, soprattutto per l' età», spiega Claudio Locatelli, 30enne, anche lui bergamasco e anche lui passato in Siria per combattere l' Isis a Raqqa.

Una battaglia in cui, in questi anni, sono morti al fianco dei siriani e dei curdi decine di giovani europei. Insieme a Locatelli sono infatti altri 17, comprese due donne, gli italiani considerati in forza allo Ypg (in curdo Yekîneyên Parastina Gel , ovvero Unità di Protezione Popolare). Profili che da qualche mese sono nel mirino.

curdiCURDI
Se è infatti del gennaio 2015 il decreto con cui l' allora ministro dell' Interno Angelino Alfano ha inteso contrastare le partenze dei foreign fighters e che prevede fino a 10 anni di carcere per chi si auto addestra e va all' estero a sostenere una causa, è solo dal 2018 che gli italiani arruolati coi curdi sono stati perseguiti, pur avendo profili diversi dai miliziani partiti per unirsi all' Isis.

Per cinque di loro, militanti No Tav e del centro sociale Askatasuna, la pm torinese Emanuela Pedrotta ha chiesto la sorveglianza speciale. La conferma è attesa per il 23 gennaio.

Fonte: qui

VUOI LA LIQUIDAZIONE? TE LA FINANZI DA SOLO

GLI STATALI CHE VANNO IN PENSIONE CON QUOTA 100 POTRANNO FARSI ANTICIPARE IL TFR DA UNA BANCA, MA GLI INTERESSI SARANNO A LORO CARICO 

IL GOVERNO LAVORA A UN ACCORDO QUADRO CON ABI E ANIA: VUOLE METTERE UN TETTO AL TASSO DI INTERESSE, CHE SI DOVREBBE AGGIRARE INTORNO A…

Rosario Dimito per ''Il Messaggero''

pensionati in piazza contro la manovra 4PENSIONATI IN PIAZZA CONTRO LA MANOVRA
Serve un accordo quadro complessivo tra ministeri e banche per regolare l' erogazione anticipata del trattamento di fine servizio (Tfs). Non bastano gli accordi bilaterali tra singole amministrazioni pubbliche e singoli istituti. Ecco che dal negoziato in pieno svolgimento tra Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, e i vertici Abi, sarebbe spuntata la necessità di procedere a qualche ritocco della bozza del decreto su Quota 100.

MISURA GENERALISTA
In particolare una modifica del punto 2 dell' articolo 23 dove, nella stesura attuale, si fa riferimento alla stipula di convenzioni tra i vari enti della pubblica amministrazione e le varie banche. Dagli ultimi colloqui fra le parti si sarebbe appurato che trattandosi di misure con carattere di generalità non si può demandare ad accordi singoli che potrebbero pertanto differire tra loro creando ulteriore disagio, più di quanto ne abbia già provocato la prospettiva di non poter incassare subito la liquidazione con l' uscita dal lavoro.
 
E' confermato, come ha spiegato anche Durigon in un' intervista a Il Messaggero, che i lavoratori in uscita con Quota 100 potranno beneficiare di un prestito messo a disposizione dalle banche. Non è detto però che il tasso di interesse sia integralmente a carico dei beneficiari.

Di sicuro accordi bilaterali tra comuni, regioni, ministeri e singoli istituti di credito non sarebbero efficienti. Trattandosi di un intervento generale, Durigon e i vertici dell' Abi stanno stendendo la bozza di una convenzione complessiva. Dovrà essere sottoscritta dai ministeri dell' Economia, del Lavoro, della Pa con l' Associazione bancaria per identificare un prodotto standardizzato: una modalità omogenea in tutta Italia e per tutte le tipologie di dipendenti pubblici.

CHI NE FA PARTE
In più il Mef, con la Ragioneria generale dello Stato e l' Inps, sta conducendo una valutazione sui requisiti minimi per l' accesso al finanziamento di Quota 100. E' necessario infatti individuare la platea complessiva di coloro che potrebbero lasciare e le ipotesi di eventuali utilizzi dell' anticipo bancario.
pensioniPENSIONI

Quanto al tasso di interesse, è naturalmente ancora fluido come non è scontato che questo tasso, inizialmente a carico del lavoratore in uscita, alla fine lo sopporti soltanto lui.
La proposta iniziale del governo di fissare un tetto massimo all' 1% deve essere commisurata con varie componenti dell' operazione.

Una di queste è la durata del finanziamento che potrebbe oscillare tra 2 e 6 anni e l' altra è l' ammontare complessivo del Tfs, a sua volta strettamente correlato al numero dei beneficiari di Quota 100 ma anche a quanto ciascuno potrebbe ricevere: se un dipendente, infatti, dovesse avere titolo per un Tfs di 60 mila euro, potrebbe richiederne una parte per soddisfare alcune esigenze economiche impellenti di famiglia mentre per incassare la parte residua, attendere la conclusione dell' iter ordinario.

durigon salviniDURIGON SALVINI
C' è da dire che l' accordo quadro rappresenta la cornice entro la quale poi i singoli istituti devono inserirsi, recependo o meno gli accordi.
Tale accordo quadro su Quota 100 dovrebbe ricalcare i due analoghi accordi stipulati tra Abi, Ania, Ministero dell' Economia e ministero del Lavoro per l' anticipo pensionistico.

Fonte: qui

SE LO FA IL VATICANO E’ “DECORO”, SE LO FANNO GLI ALTRI E’ RAZZISMO


DECINE DI CLOCHARD SONO STATI ALLONTANATI DALLA GENDARMERIA DAL PORTICATO DI SAN PIETRO E ORA AFFOLLANO UN SOTTOPASSAGGIO DELLA STAZIONE DEL TERMINAL GIANICOLO, ATTRAVERSATO OGNI GIORNO DA MIGLIAIA DI PELLEGRINI 

I CLOCHARD SI LAMENTANO: “A NOI NON PENSA NESSUNO” 

LITI E FERITI SONO ALL'ORDINE DEL GIORNO

Giuseppe China per “la Verità”

CLOCHARD A SAN PIETROCLOCHARD A SAN PIETRO
È iniziato tutto il 21 settembre 2017, quando la gendarmeria vaticana ha fatto la maxi operazione anti clochard. Quella mattina, alle prime luci dell' alba, le forze dell' ordine papali hanno allontanato tutti i barboni che vivevano nel porticato di San Pietro. Un'operazione di «decoro», avevano detto fonti vicine al Vaticano.

Ma adesso la situazione non è migliorata, si è solo spostata di pochi metri in territorio italiano: perché i mendicanti si sono trasferiti a ridosso dell' originaria collocazione, in una zona di passaggio per migliaia di turisti e sono il biglietto da visita per chi arriva nella città eterna dalla stazione ferroviaria di San Pietro, usata per esempio dai croceristi che provengono da Civitavecchia o dai viaggiatori delle altre stazioni cittadine.

Infatti, durante il giorno, nel colonnato non si vede più nessuno, ma sia il sottopassaggio del terminal Gianicolo che i porticati che danno su via della Conciliazione, angolo via Rusticucci, si sono trasformati, come ci ha confermato un commerciante di zona, in dormitori.
barboni in vaticano 9BARBONI IN VATICANO

Che pullulano, dall' ora di cena fino all' arrivo mattutino dei dipendenti dell' Ama, di senza fissa dimora, sporcizia e miasmi. Qui, intorno alle 20, c' è un flusso numeroso di mendicanti che si schiera: da una parte i romeni, dall' altra gli ex jugoslavi. Nel tunnel, invece, ieri c' erano un' italiana, tre polacchi, un disabile e un cane. Peccato che questo sia uno dei principali accessi per il Vaticano e che dunque i turisti, che arrivano anche dalla vicinissima stazione San Pietro, ogni giorno siano costretti a vedere questo scempio.

barboni in vaticano 7BARBONI IN VATICANO
«Per fare compagnia al mio amico che era solo», dice Cristov, «mi sono trasferito qui il 31 dicembre». Al centro della struttura giacigli di fortuna, bottiglie di plastica, vino in cartone, coperte, valigie e mendicanti. «Vivo in Italia dal 1986», prosegue Cristov, «e ho il permesso di soggiorno dal 1994. Qui noi non abbiamo bisogno di niente». L' unica cosa che conta, soprattutto di giorno, è che stiano nascosti e «lontani» da piazza San Pietro. Una suora si ferma e consegna loro una merendina.

«Una goccia nell' oceano» secondo uno dei barboni che vuole restare anonimo. Chiedo se qualcuno li aiuta. «Ma stai scherzando? Negli ultimi 10 anni quasi nessuno mi ha dato niente». Per fronteggiare l' emergenza, il Comune ha istituito la Sala operativa sociale. Abbiamo provato a contattare telefonicamente l' ufficio stampa, senza esito. Fa sorridere l' ipocrisia del tam tam mediatico di coloro che hanno attaccato il vicesindaco di Trieste per aver gettato le coperte di un barbone in un cassonetto.
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Sul capitolo mendicanti a Roma, invece, gran parte dell' opinione pubblica tace. Non si indignano nemmeno di fronte alle morti. Lo scorso ottobre una donna di origine tedesca di 75 anni è deceduta proprio in prossimità del colonnato di San Pietro per un presunto malore durante il sonno. Silenzio. Stessa sorte a dicembre, poco meno di un mese fa, per un senzatetto di 62 anni, deceduto per ipotermia. Fantasmi di cui nessuno parla. Questi i casi più recenti, ma la lista è lunga.



Nel sottopassaggio del Gianicolo nel dicembre 2013 è stato trovato morto un polacco. Un decesso che aveva fatto scalpore dato che papa Francesco commentò: «Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada mentre lo sia il ribasso di due punti di Borsa». Parole di circostanza, secondo un pellegrino mendicante che vuole l' anonimato. «A questo Papa piacciono gli africani.

barboni in vaticano 5BARBONI IN VATICANO
Cambia vestiti e vieni con noi per due tre giorni, così vedi come ci trattano. Poi è ovvio, ci sono preti buoni e preti cattivi». Ma il problema dei senzatetto non finisce qui. Anche tra loro spesso scoppiano diverbi e liti furibonde. Come quella dello scorso giugno a piazza della Repubblica che sfocia nell' uccisione, a coltellate, di uno dei due contendenti. Senza dimenticare il caso del sottopassaggio di corso d' Italia. I mendicanti si erano sistemati sui gradini di una via di fuga che porta fuori dal sottopasso.

Avevano provato ad accendere un fuoco per riscaldarsi, però la situazione è degenerata e i due sono morti carbonizzati. Il caso più eclatante però è quello di Carlo Marco. Un ragazzo italiano di 33 anni che nel 2014 è stato ucciso da un senzatetto che stazionava in via Garibaldi, zona Gianicolo. Clifford uscì, ubriaco, dalla sua roulotte in piena notte e in pochi istanti stroncò la vita del giovane romano, perforandogli il torace con un cacciavite di 30 centimetri. Il malvivente abitava in una dei mezzi messi a disposizione dalla comunità di Sant' Egidio. Adesso i genitori della vittima, attraverso una piattaforma web, cercano finanziamenti per le spese legali.

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Un quadro drammatico che come in una spirale degradante e senza fine lascia inermi e basiti. Anche gli alti prelati snobbano il problema, come nel caso della tragica scomparsa di un senza tetto di 31 anni, morto dopo 19 giorni di agonia. Nessuno della comunità civile e religiosa ha mosso un dito e quell' eccellenza vaticana dopo un iniziale atteggiamento di comprensione ha ritenuto vergognoso essere associato alle sorti di un barbone morto ammazzato a Roma.

barboni in vaticano 4BARBONI IN VATICANO
Un caso simile a quello di Michael, moldavo e da tre anni in Italia. Nel tunnel a due passi di San Pietro raccoglie l' elemosina. Non ci vuole dormire perché per lui c' è già troppa gente. Che fa rumore e beve. È ben vestito: scarpe, pantalone scuro, camicia a quadretti e maglione. E un crocifisso di legno ben in vista. Proviene dall' Est Europa, è cattolico. «Non voglio parlare», dice, «perché la mia storia è triste». Sostiene che c' è un parroco che l' aiuta, ma adesso è in vacanza.

Fonte: qui