9 dicembre forconi: 10/22/17

domenica 22 ottobre 2017

POLIZZE VITA: imposta patrimoniale in arrivo!

Con il buon Mario Monti le polizze vita erano state graziate. Infatti nelle logiche di calcolo dell’imposta di bollo del 2 per mille (0.2%) le polizze assicurative di Ramo I era stato escluso.
Ma ormai era nell’aria. Lo Stato ovviamente ha bisogno di soldi e siccome le partite, vista la situazione precaria, si giocano a saldo praticamente zero (se dò nuove agevolazioni, devo tagliare costi e garantire altri tipi di entrate) bisognava pescare da qualche parte. Ed ecco quindi che si sono ricordati che c’era un investimento (le Polizze Vita) che poteva essere colpito da quella patrimoniale che ormai ci accompagna da diversi anni.
Eccovi l’accenno che si fa su Il Sole 24 Ore.

Quindi, a partire dal 1° gennaio del 2018 una imposta di bollo del 2 per mille sarà applicata sulle polizze vita del Ramo I. Ovvio, parliamo ancora di una bozza e dovrebbe approdare al Senato la prossima settimana.
Obiettivo: garantire all’Erario nel 2018 un maggior gettito per 194 milioni e 292 milioni a partire dal 2019″.
L’imposta di bollo del 2 per mille, si legge, si applicherà sui valori maturati da gennaio 2018, ed è una minipatrimoniale che dovrà essere versata dall’assicurato “al momento del rimborso o del riscatto della polizza”.
Questa quindi è la novità che distingue questo prodotto dal tradizionale dossier titoli. Non un prelievo ANNUO, ma all’estinzione. (quindi se la si tiene per 10 anni, l’imposta sarà del 2%, per esempio).
Ricordo che l’imposta di bollo del 2 per mille è già applicata per le polizze vita del Ramo III (united and index linked) e del Ramo V (polizze di capitalizzazione).
STAY TUNED!
Fonte: qui

TRAGEDIA IN PROVINCIA DI COMO: UN UOMO DÀ FUOCO ALLA CASA, MUOIONO LUI E I SUOI QUATTRO BIMBI.

LA MADRE ERA RICOVERATA PER DEPRESSIONE 

LUI, MAROCCHINO DI 49 ANNI, AVEVA APPENA PERSO IL LAVORO. LA CASA ERA DI UNA FONDAZIONE BENEFICA CHE ACCOGLIE I BISOGNOSI

Tragedia questa mattina a San Fermo della Battaglia. Un uomo e i suoi quattro figli sono rimasti coinvolti nell’incendio scoppiato in un appartamento all'interno di una palazzina a quatro piani al confine tra i comuni di Como e San Fermo della Battaglia, in via per San Fermo. Il bilancio è drammatico: il padre è morto sul posto mentre tre dei figli sono deceduti subito dopo il trasporto in ospedale. Gravissimo un quarto bambino, ma muore anche lui successivamente in ospedale. Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco, 118 e polizia.  A quanto si è appreso, sarebbe stato il padre ad appiccare dolosamente l'incendio per motivi legati a "tensioni familiari".
INCENDIO SAN FERMO DELLA BATTAGLIA COMOINCENDIO SAN FERMO DELLA BATTAGLIA COMO

I bambini (due femmine e due maschi, di età compresa tra i 4 e i 14 anni) sono tutti rimasti intossicati dal fumo. Le loro condizioni sono apparse da subito disperate. Due bambine sono state portate all'ospedale Sant'Anna: per entrambe è stato constatato decesso dopo prolungata rianimazione cardiopolmonare. Un altro bimbo è stato portato al Valduce di Como, ma anche per lui non c'è stato nulla da fare. In gravissime condizioni all'ospedale di Cantù un quarto figlio e morirà anche lui poco più tardi.

All'interno dell'appartamento sarebbe stato ritrovato materiale accatastato, che farebbe presupporre che l'incendio sia stato appiccato da qualcuno all'interno dell'abitazione. L'allarme è scattato questa mattina su segnalazione di alcuni vicini di casa. L'appartamento è di proprietà di una fondazione benefica che affitta a persone bisognose. La Procura di Como ha aperto un fascicolo d'indagine per il reato di incendio: "Aspettiamo gli atti per valutare eventuali altre ipotesi di reato", afferma il procuratore Nicola Piacente.


INCENDIO COMO: FAMIGLIA ERA SEGUITA DA SERVIZI SOCIALI
INCENDIO SAN FERMO DELLA BATTAGLIA COMOINCENDIO SAN FERMO DELLA BATTAGLIA COMO

(ANSA) - Il 49enne di origine marocchina morto nell'incendio di Como con i suoi 4 figli lavorava in proprio ed era regolare sul territorio italiano mentre la moglie (che non era in casa) pare abbia problemi psicologici e per questo motivo si trova in cura presso una struttura. Tutta la famiglia era seguita dai servizi sociali di Como e si trovava in una situazione di evidente difficoltà.

20 Ottobre 2017

Fonte: qui

''TEMEVA GLI AVREBBERO TOLTO I FIGLI'' 
CHI ERA JAMAL, IL PADRE CHE SI È AMMAZZATO CON I 4 BAMBINI DANDO FUOCO ALLA CASA. ''ERA PREMUROSO, SI OCCUPAVA DI LORO DA QUANDO LA MADRE ERA STATA RICOVERATA PER DEPRESSIONE. PERDEVA I LAVORI PROPRIO PERCHÉ DOVEVA BADARE AI FIGLI. SI STAVANO MUOVENDO I SERVIZI SOCIALI''. LUI SI È MOSSO PRIMA 
LA MADRE, QUANDO HA SAPUTO...
Francesco Borgonovo per ''La Verità''

Rosanna Gallicchio staziona in piedi di fronte alla porta del suo garage, con le braccia incrociate. Lei e la figlia, in tuta e scarpe da ginnastica, osservano i vigili del fuoco che trascinano secchi di calcinacci fuori dal palazzo di fronte, uno stabile di quattro piani in via per San Fermo della Battaglia, a una decina di minuti in auto dal centro di Como.

jamal con il figlioJAMAL CON IL FIGLIO
L'incendio è divampato all' ultimo, nell' attico, ma la puzza non si sente quasi più. Si intuisce soltanto, attaccata sui volti lucidi e stravolti dei soccorritori e dei pochi abitanti che sgusciano dentro la porta d' ingresso, per evitare i giornalisti.

Rosanna continua a guardare avanti, parla veloce. «Li vedevo spesso i bambini. Stavano sempre fuori, erano gioiosi e sorridenti. Mercoledì stavamo uscendo con la macchina e loro ci facevano gli scherzi. Li vedevo con il papà, sempre per manina ad attraversare la strada. Perché questa è una strada brutta, sa?». Sì, la zona è bella, «signorile» la definisce qualcuno, ma la strada è brutta, pericolosa. In pendenza, piena di curve. Le macchine arrivano forte, talvolta sbucano all' improvviso, nascoste fino all' ultimo dagli alberi sporgenti.

Jamal Haitot - nato in Marocco nel 1968, cittadino italiano - era un padre amorevole, dunque stava molto attento quando doveva attraversare con qualcuno dei suoi quattro figli, un maschio di 11 anni e tre femmine di 7, 5 e 3 anni (tutti nati in Italia). «Li teneva per manina».

Li ha voluti vicini anche tra le fiamme.
Quando i soccorritori sono entrati nell' appartamento li hanno trovati stretti lì, nella stessa stanza, sdraiati l' uno accanto all' altro sopra un lettone. «Erano sul letto e su altri materassi, uno soltanto, forse, era finito sotto una scrivania», dice Luigi Giudice, il comandante dei vigili del fuoco comaschi. «Non è stato facile individuarli, per via del fumo».

Mentre il fuoco mangiava i mobili e una nebbia densa e maligna si appiccicava alle pareti, Jamal - padre amorevole - giaceva sul materasso, con i suoi piccini tutti attorno, ad aspettare il sonno. Pensava, forse, che non se ne sarebbero nemmeno accorti. Che il fumo se li sarebbe portati via leggero, in silenzio.

Il fatto è che non succede mai in silenzio. Quando il fumo ti intossica, prima si insinua sotto la pelle, sempre più in profondità fin dentro i muscoli. Le membra, a ogni istante, si caricano di un peso maggiore. Sembra sonno, in effetti. Poi però comincia il dolore. Sulla fronte, attorno alle tempie, preciso come un punteruolo. Respirare è un' impresa, i polmoni cercano aria pulita, la bocca si apre e fa entrare altro veleno. Il volto si arrossa mano a mano che la frequenza cardiaca aumenta, la pesantezza dei muscoli diventa dolore. E, nelle orecchie, romba un rumore costante, che cresce finché il cuore non si ferma.
le figlie di jamalLE FIGLIE DI JAMAL
Non è successo in silenzio.

Alcuni dei vicini di casa, la mattina presto, hanno sentito i bimbi gridare, per l' ultima volta: «Papà, papà». Il fumo lo hanno visto dopo. Erano le 8.20 quando la chiamata ha raggiunto il centralino del 112.

I soccorsi sono partiti subito, e a quell' ora - in mezzo alle auto di chi si fionda al lavoro - hanno impiegato circa 20 minuti a raggiungere lo stabile in fiamme.
È arrivata prima un' ambulanza, poi i pompieri, che sono entrati da una finestra, tramite un' autoscala. Il comunicato della Questura è glaciale: nell' appartamento sono stati rinvenuti «un uomo e quattro bambini esanimi». Tra le altre parole si legge: «Omicidio-sucidio a opera del padre». È stata aperta un' inchiesta.

Quando li hanno trovati, i piccini erano in arresto cardiaco. Hanno cercato di rianimarli subito, ma i vicini di casa hanno visto allontanarsi alcune ambulanze senza la sirena accesa, e hanno capito.

Jamal era già morto. Tre dei suoi figli lo hanno seguito poco dopo. Li hanno trasportati negli ospedali vicini, a San Fermo della Battaglia, Como e Cantù. I soccorritori continuavano - disperati - a inseguire un battito, speravano che un respiro flebile uscisse dalle piccole labbra pietrificate, ma niente. Il fumo se li era già portati nella sua terra nebbiosa. Solo il cuore di una delle bimbe, quella di mezzo, dopo circa due ore ha ripreso a battere. I medici le hanno somministrato un farmaco contro l' intossicazione, i polmoni, debolmente, si sono aggrappati alla vita. L' hanno trasferita all' ospedale Buzzi di Milano, in condizioni critiche. Ma non c' era più il papà a tenerla «per manina». Dopo alcune ore anche lei è morta.

Uno dei primi a entrare nell' appartamento che andava a fuoco è stato Reza Nasir, un vicino degli Haitot. È iraniano, vive in Italia da molti anni, gestisce un' azienda che si occupa di ascensori. È uscito a fare una passeggiata intorno alle 7.30. Ha respirato il fresco del mattino, il verde degli alberi. Perché la strada è pericolosa, ma è suggestiva: si inoltra in una specie di bosco, un rifugio per i borghesi che non sopportano la confusione del centro storico.

INCENDIO SAN FERMO DELLA BATTAGLIA COMOINCENDIO SAN FERMO DELLA BATTAGLIA COMO
Reza non si è accorto di niente, fino a che non ha sentito le urla degli altri condomini. Si è precipitato a raggiungerli, con un badile hanno sfasciato la porta dell' appartamento infuocato, sono entrati, e li hanno trovati. «Dentro», dice la voce spezzata di Reza, «ho visto quello che ho visto». Secondo il vicino, Jamal «era un uomo molto dignitoso. Da un po' di tempo, da quando la moglie era stata ricoverata per depressione, stava sempre con i bambini. Era davvero premuroso ma so che ha avuto problemi sul lavoro per via delle sue assenze dovute proprio alla necessità di accudire i quattro figli». Jamal, un padre amorevole, che ai figli voleva dare tutto. Avevano una bella casa. «Circa 100 metri quadri, con il camino», dice il comandante dei vigili del fuoco.

Jacopo Augustoni, l' amministratore di condominio, arriva trafelato, con gli occhi rossi, e spiega che l' appartamento «è di un privato che lo ha messo a disposizione della Fondazione Giovan Battista Scalabrini». La famiglia Haitot - «persone tranquille» - lo occupava da tre anni. viveva di beneficenza. Il Comune si occupava di loro, l' affitto era pagato, ogni giorno arrivavano pacchi alimentari. C' è gente di buon cuore, in giro.
Jamal era disoccupato. Da tempo si dibatteva nel pantano dei lavoretti saltuari. Ha fatto il lavapiatti, ha tirato a campare in qualche modo.

Poi è rimasto solo. Sua moglie, marocchina anche lei, è stata presa in carico dai servizi sociali: «Precarie condizioni psichiche», sintetizza la Questura. Una grave depressione, che con artigli affilati l' ha strappata ai suoi cari. Da mesi era ricoverata in una struttura di recupero, da cui è uscita ieri per raggiungere i suoi bimbi all' ospedale. Non riusciva a parlare, solo a piangere: le lacrime non hanno sciolto i corpicini di ghiaccio.
Le parole che tutti cercano, quelle che forse spiegano, le pronuncia Agnes Oketayot, ugandese da 13 anni in Italia.

Sua figlia andava all' asilo con una delle bambine. Jamal si confidava con Agnes. Le aveva detto che faceva fatica, che non aveva lavoro, e nemmeno cibo a sufficienza per i figli.

Tanto che la donna, un giorno, gli ha regalato 12 litri di latte, e lui si è commosso. «Era in attesa di una risposta da parte del Tribunale dei minori perché aveva chiesto un aiuto al giudice», ha raccontato Agnes ai giornali. E forse la risposta è lì. Jamal Haitot, il bravo papà, aveva paura di che gli togliessero i figli. Così ha cominciato ad accumulare i giornali. Li ha impilati uno dopo l' altro, vicino all' ingresso. Reza, il suo vicino, li ha persino intravisti sbirciando dalla porta, un paio di giorni fa. Quel mucchio di carta vecchia l' ha stupito, poi non ci ha pensato più.
INCENDIO SAN FERMO DELLA BATTAGLIA COMOINCENDIO SAN FERMO DELLA BATTAGLIA COMO

Jamal - mattina dopo mattina, mentre il pensiero cattivo gli metteva radici nel cervello - ha accatastato i quotidiani vicino all' entrata e lungo il corridoio della sua casa grande e «signorile». I suoi bimbi correvano e giocavano. Lui aveva smesso di mandarli a scuola, si era trincerato dietro le sue ossessioni, e teneva prigionieri anche loro. Guardava i piccoli e, nel suo cuore, l' amore già bruciava.

Nel mucchio, assieme alla carta, Jamal ha buttato anche stracci e coperte. Poi, ieri mattina presto, all' ora di colazione, ha acceso il fuoco.
Lontano, al centro di recupero, anche sua moglie forse si stava alzando, magari ha dedicato il suo pensiero proprio a lui, così forte nel prendersi cura dei loro piccoli. O magari non ha pensato a niente, solo alla fatica di iniziare un altro giorno grigio, lontano da casa.

Ieri mattina, dentro l' appartamento, Jamal ha lasciato che la pira si animasse. I suoi quattro cuccioli, 26 anni in quattro, dai loro materassi nell' altra stanza, lo chiamavano allarmati: «Papà, papà».

E il papà è arrivato, per metterli a letto anche se fuori c' era già luce da un po'. Il papà ha chiamato le fiamme a sussurrare una ninna nanna, si è accucciato vicino ai suoi bimbi, e li ha accompagnati verso la morte. «Per manina».

Fonte: qui

A ROMA UN 13ENNE SI E’ SUICIDATO A SCUOLA BUTTANDOSI NELLA TROMBA DELLE SCALE

IL RAGAZZO AVREBBE LASCIATO UN BIGLIETTO CON LE MOTIVAZIONI DEL TRAGICO GESTO 

“HO SENTITO CHE HA PRESO LA SEDIA E L'HA MESSA DAVANTI LA RINGHIERA. POI HA DETTO ‘CIAO A TUTTI”

ISTITUTO SANTA MARIA ROMAISTITUTO SANTA MARIA ROMA
Un ragazzo di 13 anni è morto dopo essere precipitato mentre era a scuola, il Santa Maria a viale Manzoni, a Roma. Il giovane, secondo quanto si è appreso, è stato soccorso in gravissime condizioni dal 118.

E' deceduto poco dopo. Sulla vicenda indagano i carabinieri della stazione piazza Dante e quelli del nucleo operativo della stessa compagnia per i rilievi.

La ricostruzione avvalora l'ipotesi del suicidio. Il ragazzo si è staccato dal gruppo alle 12 quando è suonata la campanella.

suicidio crisiSUICIDIO CRISI
E' salito al secondo piano, ha messo una sedia sotto la finestra che affaccia sul cortile interno e nella tromba delle scale antincendio. Il giovane avrebbe lasciato anche un biglietto in cui spiegherebbe le motivazioni del gesto.

"Ho sentito che ha preso la sedia e l'ha messa davanti la ringhiera. Si è buttato dal primo piano. Ha detto 'ciao a tutti', così mi hanno detto".

ambulanzaAMBULANZA
A riferirlo alcuni studenti fuori all'istituto Santa Maria. "Era il fratello di un mio amico. Era tranquillo, un bravo ragazzo, una brava persona. Ci dispiace molto", conclude il giovane studente della scuola paritaria.

"Mio figlio lo conosceva, erano stati in gita un mesetto fa. In questi casi si pensa sempre al bullismo ma non penso sia così, faceva karate ed era un ragazzino solare", ha detto un genitore uscendo dalla scuola cattolica tra viale Manzoni e via Tasso.

20 Ottobre 2017

Fonte: qui

MALTA. REPORTER UCCISA, SI INDAGA SUGLI INTRECCI TRA IL GOVERNO DI LA VALLETTA, L'AZERBAIGIAN E LA PILATUS BANK

SECONDO LA GIORNALISTA SUI CONTI DELLA PICCOLA BANCA SONO TRANSITATI FONDI DELLA FAMIGLIA DEL DITTATORE AZERO, ILHAM ALIYEV, DIRETTI A SOCIETÀ OFFSHORE DELLA FAMIGLIA DEL PREMIER MALTESE MUSCAT, CHE PERO' HA SEMPRE NEGATO...

Mario Gerevini per il “Corriere della Sera”

A Malta ha la licenza e sede legale, a Londra gli affari, dall' Azerbaigian arrivano i suoi migliori clienti, per i quali talvolta si è sorvolato sulle norme antiriciclaggio. Chi ha mai sentito parlare della Pilatus Bank?

È l' undicesima banca nel ranking del più piccolo dei Paesi membri dell' Unione Europea. A Malta la conoscono per le inchieste della giornalista-blogger Daphne Caruana Galizia, assassinata lunedì scorso.

In particolare una inchiesta, dirompente, la Malta-Azerbaigian connection, cioè la denuncia che dai conti della Pilatus fossero transitati fondi della famiglia del dittatore azero, Ilham Aliyev, diretti a società offshore della famiglia del premier maltese Joseph Muscat, che ha sempre negato.

Pilatus, che ha aperto i battenti nell' isola nel 2014, è uno strano animale finanziario. Seguirne le tracce, comprese quelle del suo dichiarato azionista di maggioranza, Ali Sadr, un iraniano con passaporto di St.

MUSCATMUSCAT
Kitts e Nevis, è un viaggio con qualche sorpresa che ci porta anche in Venezuela e a sospetti trasferimenti di denaro in Iran all' epoca dell' embargo. È uno di quegli intermediari di denaro che popolano, con uffici lucidi e impiegati che si fanno chiamare «banker», il sottobosco della grande finanza, formalmente in regola con tutte le norme. Anche se l' anno scorso perfino le autorità maltesi antiriciclaggio avevano contestato diverse falle nel sistema dei controlli di Pilatus.

In particolare nel censire i rapporti con i clienti politicamente esposti che - rilevava il rapporto della Financial Intelligence Unit - nella maggior parte erano dell' Azerbaigian. E non gente qualsiasi ma oligarchi e membri della famiglia Aliyev.

DAPHNE CARUANA GALIZIADAPHNE CARUANA GALIZIA
Ci si potrebbe chiedere perché la ricchissima famiglia presidenziale abbia utilizzato per i propri risparmi l' undicesima banca di un minuscolo Stato nel Mediterraneo e la risposta può essere semplicemente che la banca di fatto è loro. 

Comunque, con questi precedenti e con queste ombre Pilatus decide di aprire una sede a Londra dove spalancano le porte senza farsi troppe domande (del resto anche i paradisi del «nero», Cayman e Isole Vergini, sono perle della Corona). E lì, nella City, continua a fare il suo mestiere di private banking, cioè banca per clienti molto benestanti, magari anche figli di capi di Stato.
ALIYEVALIYEV

Ufficialmente il numero uno è Ali Sadr ed è anche l' azionista di maggioranza ma attraverso una finanziaria di Hong kong, la Alpene limited. E questa complicazione è naturalmente funzionale a una certa esigenza di copertura. Ali Sadr, residente negli Usa e domiciliato a Dubai secondo alcuni documenti, è giovane (37 anni) ma non è un novellino. Ha gestito anche finanziarie svizzere tra cui una piccola società in un paesino, Freienbach, sul lago di Zurigo: la Clarity Trade & Finance.

A nome di Clarity nel 2011 è stato aperto un conto presso la Hyposwiss Private Bank sul quale, secondo alcune ricostruzioni giornalistiche dell' epoca, transitarono flussi di dollari dal presidente Hugo Chávez verso manager iraniani.

auto di daphne caruana galiziaAUTO DI DAPHNE CARUANA GALIZIA
È sempre un gioco di sponda con una banca in mezzo.
E oggi Pilatus Bank con un piede nella Ue, l' altro a Londra, i migliori clienti in Azerbaigian e il proprietario iraniano-americano con passaporto di St. Kitts, è più che mai in mezzo al traffico internazionale.

Fonte: qui