L'ambasciatore venezuelano è stato richiamato in patria e i rapporti diplomatici tra Brasile e Venezuela sono stati congelati.
In Spagna, intanto, manca ancora un governo dopo circa 9 mesi dalle prime elezioni.
Il caso (e il caos) del Brasile
Una reazione estrema, quella del Venezuela, paese già di per sé in crisi sociale per il crollo delle quotazioni del petrolio, e che arriva in seguito alla destituzione di Dilma Rousseff dalla carica di presidente del Brasile, carica che, adesso, sarà ricoperta da Michel Temer, famoso per le sue doti di mediatore, fino alle prossime elezioni. Ma anche Temer non è un candidato sicuro, da nessun punto di vista: anche lui, infatti, non solo è coinvolto nello scandalo delle mazzette che giravano tra tutti gli alti esponenti del governo ma a rigor di logica, in qualità di vicepresidente, potrebbe essere accusato a sua volta di essere stato a conoscenza delle manovre fatte dalla Rousseff.
Il Senato, infatti, ha votato con 61 voti a favore (su un minimo necessario di 54) e 20 contrari. Ma non si è trattato di una debacle per la Rousseff, la contestata presidente, infatti, è riuscita a salvare l'eleggibilità che le permetterà di ripresentarsi. Tutto ebbe inizio con le accuse di irregolarità su alcuni conti presentati dalla stessa Rousseff, conti che dimostravano il raggiungimento di alcuni target in realtà mai raggiunti.
La fantasia (contabile) al potere
Fantasia contabile, per essere eufemistici, usata per coprire buchi di bilancio negli ultimi due anni, praticamente il periodo in cui la nazione carioca, grande promessa degli Emergenti e primo protagonista dei Brics, da registrato in realtà il suo crollo più repentino. Un escamotage adottato dallo staff della Rousseff per dare un'immagine migliore della sua politica e riuscire a vincere le elezioni, cosa puntualmente accaduta.
Le tensioni politiche, però, si sono man mano esacerbate con la presenza, sullo sfondo, dello scandalo Petrobras, ovvero la “Mani pulite” brasiliana, uno scandalo che ha coinvolto tutto il Partito dei Lavoratori cui faceva parte ance la Rousseff la quale, però, non è stata inclusa nell'elenco degli indagati.
Lo scandalo ha inoltre permesso di mettere a nudo un sistema strutturale di corruzione, favoritismi e cattiva gestione della res publica, dando il colpo di grazia all'immagine politica della nazione anche a livello internazionale.
Ma nemmeno la Spagna sorride
Dall'altra parte dell'oceano, in Europa, Madrid torna a dover fare i conti con la mancanza di un governo. Nonostante due elezioni, una a dicembre e l'altra a giugno, il Parlamento della nazione iberica non riesce a trovare un accordo per un governo.
L'ultima votazione vede 180 voti contrari alla presidenza di Mariano Rajoy, sintomo di un malessere generale dimostrato dalla mancanza di appoggio per il Partito Popolare del premier ad interim, tra l'altro anche lui da tempo al centro di una serie di scandali per corruzione che vedono coinvolti esponenti del suo partito e addirittura della Casa Reale.
L'unica speranza, nonostante i reiterati rifiuti da parte della sinistra per un'alleanza, è che i prossimi due mesi possano dare a Rajoy un alleato. Evento che, al momento, risulta matematicamente impossibile.
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