9 dicembre forconi: 08/27/16

sabato 27 agosto 2016

FALLITO IL VERTICE VENTOTENE – I tentativi di Renzi andati a vuoto.

Renzi, fallimento totale: la Merkel lo gela sulla sua unica richiesta

Nessuna novità né aperture concrete da parte della Merkel, sulla flessibilità nei conti pubblici auspicata dal premier italiano Matteo Renzi.

Il cancelliere tedesco, ieri, si è limitato a ricordare che il patto di stabilità della Ue già offre ampi spazi di manovra per recuperare, nei conti pubblici, quelle risorse indispensabili per rilanciare le economie. «Credo che il patto di stabilità ha molte possibilità di flessibilità, ma starà alla Commissione Ue confrontarsi con gli Stati membri: noi vogliamo che Italia Francia e Germania crescano per creare posti di lavoro e creare le condizioni per il futuro degli investimenti privati» ha detto Merkel.
Parole che devono aver deluso Renzi. Netta la posizione del viceministro dell’ Economia, Enrico Morando. «L’ interpretazione delle clausole di flessibilità secondo cui, a esempio la clausola sulle riforme, si applica una tantum è completamente inaccettabile» ha spiegato il numero due di via Venti Settembre a SkyTg24, che ha escluso una correzione dei conti come conseguenza della frenata del pil 2016.
Di là dal negoziato sulla flessibilità, che prosegue a ritmi serrati, i tecnici dell’ Economia ragionano sulle risorse necessarie per mettere in piedi la legge di stabilità, che avrà misure attorno a 25 miliardi. Tra l’ 1,8% di deficit-pil programmato per il 2017 e il limite del 2,9%, a un soffio dal livello europeo di warning ci sono tra i 10 e 17 miliardi di risorse in ballo. Risorse che sarebbero preziosissime in questo momento per consentire al governo diversi ritocchi fiscali per fare della prossima una manovra «espansiva». A palazzo Chigi sono incerti sulle misure: pensioni, fisco, imprese i capitoli chiave. Il taglio delle tasse divide il Pd. Col premier che attacca la minoranza: «Non lo vogliono». La replica di Roberto Speranza: «Se togli la tassa sulla prima casa a un miliardario commetti un errore grave».
Fonte: qui

I tentativi andati a vuoto di Renzi

Ieri si è tenuto il vertice sulla portaerei Garibaldi tra Renzi, Merkel e Hollande. Non sembrano esserci state decisioni importanti

Matteo Renzi ha messo a segno un risultato mediatico, anzi da vero e proprio show business. Ventotene dove è stata concepita l’idea di una Europa federale, la tomba di Altiero Spinelli, la portaerei Garibaldi, una conferenza stampa alla luce del tramonto, un mare Mediterraneo placido e splendente che ricorda però la scia dei morti, la tratta degli uomini, il dramma dell’esilio, la tragedia dell’immigrazione clandestina, lo spettro del terrorismo islamico.
Dopo la Brexit, l’Europa riparte – questo il messaggio di fondo – e riparte da un ménage a trois (chiamiamolo così perché parlare di direttorio sembra inopportuno, senza dubbio prematuro) tra i più grandi dei paesi fondatori. Sarà vero? Dipende da che cosa è emerso in concreto, al di là dei fuochi d’artificio. Difficile saperlo nei dettagli, perché il più dovrebbe essere emerso dalla cena tra Renzi, Angela Merkel e François Hollande.

Il tema centrale è stato l’immigrazione. La Merkel ha ricordato che la Germania ha cambiato linea e ha aperto le porte. Ma ha difeso l’accordo con la Turchia come possibile modello su scala più generale. Renzi ha colto la palla al balzo e ha detto che lo stesso schema può essere applicato nel Mediterraneo centrale. Quindi si tratta di andare in Africa e intervenire a monte. È questo il succo della linea italiana, la quale ha bisogno di un sostegno politico, di uomini e di denaro, perché il modello turco si regge su una consistente erogazione monetaria da parte di tutti gli stati europei, Italia compresa naturalmente.

Hollande gli ha dato ragione, anche se nel frattempo la Francia ha fatto capire, con la forza prima ancora che con la ragione, che non intende far passare nessuno da Ventimiglia. Si vedrà solo al vertice di Bratislava se questa impostazione prenderà corpo davvero.

Il secondo punto riguarda l’economia. Qui, Renzi si è presentato con una lunga serie di debolezze. Il prodotto lordo ristagna, il deficit pubblico è al 2,3% del Pil invece dell’1,8% previsto, il debito continua a crescere, le banche sono sotto stress e così via. In conferenza stampa ha ribadito che andrà avanti con la linea delle riforme e con la riduzione del disavanzo statale, ma accanto c’è bisogno di rilanciare l’economia con investimenti pubblici. Un’ipotesi che potrebbe favorire l’Italia è un piano Juncker per la cultura. Ma anche questo richiede una complessa discussione e un’insidiosa trattativa.

E la flessibilità?

Non era in agenda, se ne parlerà nel prossimo bilaterale italo-tedesco, ma certo aleggiava nell’aria e un giornalista tedesco ha sollevato la questione.

La Cancelliera ha glissato, non prima di ricordare che l’attuale patto di stabilità consente già di essere interpretato e gestito in modo flessibile. È la linea che Berlino ha sempre ripetuto:non si esce dal seminato, si cerchi qualche spazio all’interno del patto. Sapendo bene che di margini ce ne sono pochi e sono quasi tutti sfruttati.

Se non riparte la crescita, il rischio è che l’Italia non riesca arrestare dentro il 3%.

Quanto alle speranze di aver lanciato a Ventotene la futura guida l’Europa, Angela Merkel ha sottolineato che “questo è uno dei tanti incontri che precedono il vertice di Bratislava”.

Nessuna scortesia, nessuna voglia di sottovalutare l’impatto simbolico dell’appuntamento, ma un richiamo alla realtà, a mettere i piedi per terra come lei sa fare molto bene.

Del resto, non c’è aria di grandi architetture o di svolte strategiche perché sia in Germania, sia in Francia incombono le elezioni del prossimo anno. Lo ha ricordato un giornalista a Hollande, citando la notizia che oggi in Francia fa le prime pagine: la candidatura ufficiale di Nicolas Sarkozy. Il presidente francese ha lasciato cadere visibilmente seccato. Ma la domanda è stata un richiamo alla prosaica verità quotidiana che sta dietro i voli pindarici spinelliani e le evocazioni storiche.
La strada è lunga e accidentata. Renzi ha annunciato che si voterà solo nel 2018, lo ha fatto alla vigilia del vertice anche per dare un messaggio ai suoi ospiti: davanti a voi non c’è un padrone di casa con un piede nell’uscio, l’Italia può garantire continuità.

Tra un anno Hollande non ci sarà più, la Merkel non si sa (magari continuerà a guidare il Paese dietro le quinte), Renzi sarà ancora a palazzo Chigi. O no?

In tutta Europa ormai si guarda al referendum italiano sulla riforma costituzionale come a una nuova Brexit.

Probabilmente la preoccupazione è esagerata. Ma né la Merkel, né Hollande possono credere che nulla cambierà se vince il No.
Fonte: qui

Grecia. La morte sociale dei pensionati

La pensione media in Grecia, prima della terza riforma, ammontava a 882 euro, il costo della vita è come quello dei paesi europei più sviluppati. 


La retorica di Tsipras non riesce a nascondere la macelleria sociale



Pensioners Union Organise Anti-Austerity Protest
Il 5 maggio 2016, il parlamento greco ha votato un progetto di legge con pesanti conseguenze per la popolazione, poiché contiene la riforma delle pensioni e nuove misure fiscali. 
La discussione alla Vouli (il parlamento greco), estesa su un fine settimana, è durata meno di 48 ore. 
Tale fretta si spiega facilmente: si trattava in effetti di far passare nuove misure antipopolari prima della riunione dell’eurogruppo di lunedì 6 maggio. Il voto di tali misure nei tempi comandati era in prima linea nelle esigenze poste dalla Troika per omologare l’esame (review) della messa in opera degli impegni negoziati dal governo greco in occasione delle firma del terzo memorandum. Dopo tutto, anche questo stesso memorandum, firmato da Alexis Tsipras nel luglio 2015 (un documento di più di mille pagine senza gli allegati) che conteneva l’insieme delle misure che il governo greco non fa che confermare da quella data, era stato votato in meno di 48 ore, anche allora per conformarsi agli ultimatum della Troika e completare il quadro della riduzione a vassallaggio del paese e delle sue istituzioni rappresentative.
La riforma delle pensioni votata dalla maggioranza Syriza e Anel alla Vouli, è altamente simbolica. È la terza di questo genere, dopo il primo Memorandum del 2010. I pensionati greci (27% della popolazione del paese) hanno già visto le loro pensioni diminuire dal 30 al 50% nel corso degli ultimi sei anni. La pensione media in Grecia, prima della realizzazione di questa terza riforma, ammontava a 882 euro, in un paese in cui il costo della vita, a parte la casa, è paragonabile a quello dei paesi europei più sviluppati.
Fatto di un’importanza cruciale per cogliere la portata di questa distruzione del sistema pensionistico: in un paese devastato dalla crisi, dove il tasso di disoccupazione ufficiale supera il 23%, e dove più di quattrocento mila persone sono emigrate dal 2010, il bilancio di più di una famiglia su due dipende in misura maggioritaria dalla pensione dei nonni. In effetti, secondo i dati comunicati da Savas Robolis, un universitario esperto in materia, peraltro vicino al governo, 350.000 famiglie non dispongono di alcuna fonte di reddito proveniente dall’attività dei loro membri, 500.000 famiglie contano un solo membro attivo, e solo 105.000 tra gli 1,35 milioni di disoccupati hanno un’indennità.[1]
Il carattere esplosivo di questa problema spiega perché il non diminuire ulteriormente le pensioni era una delle «linee rosse» del governo Syriza nella prima fase, quella del «negoziato conflittuale» con la Troika, che si è concluso con la capitolazione di Tsipras nel luglio 2015. Era anche una delle principali esigenze del «piano Junker» che era stato respinto nel referendum del 5 luglio 2015.
Per coprire i loro voltafacia, Tsipras e il suo governo, e particolarmente il ministro del lavoro Giorgos Katrougalos, hanno moltiplicato le dichiarazioni tranquillizzanti, il cui carattere menzognero diventava sempre più evidente una volta stabilite le grandi linee della «riforma». Hanno perseverato in questa linea fino in fondo. Così, nella sua dichiarazione al Parlamento, Katrougalos dichiarava «nessuna pensione principale sarà ridotta» e affermava che «questo governo non passerà il conto alle generazioni future».[2] Dal canto suo, Alexis Tsipras non ha esitato a dire ai parlamentari che «noi proteggeremo le forze sociali che per cinque anni hanno sostenuto il peso della crisi. Pensionati, operai, contadini, scienziati, disoccupati. Sono le forze sociali che vogliamo rappresentare … Con il progetto di legge che votiamo oggi, puntiamo a creare un sistema pensionistico durevole, che garantisce pensioni per tutti i cittadini e allo stesso tempo sarà conforme alla giustizia sociale, tenendo conto delle difficoltà economiche della situazione».[3]
La realtà delle misure votate, e una semplice enumerazione delle loro conseguenze, porta una crudele smentita a tali affermazioni. E rivela allo stesso tempo un livello di cinismo e di manipolazione dell’opinione mai raggiunto nel paese dopo la caduta della dittatura dei colonnelli. 
Nel testo che segue, Dimitris Stratoulis, ex viceministro degli affari sociali del primo governo Syriza, e uno dei migliori conoscitori di questo problema, smonta il meccanismo implacabile che farà solo accelerare la morte sociale del pensionato greco e di una buona parte della popolazione del paese.
da Cadtm   ……………………………………………………………………….
Stathis Kouvelakis
Fonte: qui

Colpi mortali portati al sistema delle pensioni
Dimitris Stratoulis, Unità Popolare, ex vice-ministro degli affari sociali [4] [5]
Riassunto da Stathis Kouvelakis
1. Soppressione graduale fino al 2019 dell’aiuto concesso ai 370.000 pensionati che ricevono le pensioni più basse (EKAS), che vedranno la loro pensione diminuire in media di 193 euro.
2. La divisione delle pensioni in «pensione nazionale» (sorta di rete minima di 384€) e «pensione principale», non porta solo a una diminuzione, ma a un sistema «proporzionale» applicato alla pensione principale, il che significa la fine della pensione a ripartizione l’impegno per un sistema a capitalizzazione.
3. L’indurimento delle condizioni di attribuzione della pensione nazionale, la sola garantita dallo Stato, toccherà alcune categorie, come gli handicappati con un tasso di handicap inferiore all’80%, che non otterranno più nemmeno questo minimo.
4. Riduzione dal 20 al 30% delle pensioni principali per tutti quelli che vanno in pensione dopo il voto della nuova legge, a causa della diminuzione del tasso di sostituzione portato al 40,7% (la proposta iniziale del governo era del 45%, il tasso precedente era del 60%).
5. Le pensioni principali già versate saranno «ricalcolate»sulla base dei nuovi tassi di sostituzione e dunque drasticamente ridotte. Per quante e quanti sono già pensionat/e/i, la perdita sarà compensata, fino al 2018, dalla regola della «differenza personale», ma questa sarà gradualmente cancellata a partire dal 2018.
6. Una grande parte delle pensioni subisce già dei tagli dovuti all’istituzione di un tetto massimo di 1.820 euro netti, alla soppressione graduale dell’EKAS (cfr 1) e all’aumento del contributo per l’assistenza sanitaria, alla riduzione della pensione nazionale per quanti sono andati in pensione a partire dal 1° luglio 2016 e all’ulteriore penalizzazione del 10% per quanti vanno in pensione in anticipo.
7. Tagli dal 15 al 20% alle pensioni complementari, destinati a continuare a causa dell’applicazione della regola «deficit zero» ai regimi complementari.
8. Instaurazione di un nuovo meccanismo di riduzione delle pensioni applicabile a partire dal 2017, per mantenere l’impegno di non superare di più del 2,5% il bilancio globale destinato alle pensioni in rapporto al suo livello nel 2009, e questo fino al 2060, data nella quale il numero dei pensionati sarà aumentato del 70% rispetto al 2009.
9. I pensionati che hanno un lavoro vedranno la loro pensione ridursi del 60%.
10. Aumento brutale dei contributi per le pensioni delle professioni liberali, degli indipendenti, e degli autoimprenditori, categorie molto sviluppate in Grecia, dove solo il 66%della popolazione attiva è composto di salariati, che hanno redditi medi bassi. Con l’aumento della fiscalità, sono due terzi dei redditi di queste categorie che finiscono nelle casse dello Stato.
Note
|5| Vedere il comunicato che Eric Toussaint aveva pubblicato in seguito all’incontro con il ministro Dimitris Stratoulis che ha avuto luogo nel maggio 2015 http://www.cadtm.org/Communique-d-E…
L’autore
Stathis Kouvelakis insegna filosofia politica al King’s College dell’università di Londra, è membro del comitato centrale di Syriza e della Corrente di sinistra di questo partito. Membro della redazione della rivista Contretemps, ha diretto l’opera Y a t il une vie après le capitalisme? (Le Temps des Cerises, 2008) ed è l’autore di La France en révolte : Luttes sociales et cycles politiques (Textuel, 2007) e di Philosophie et révolution, De Kant à Marx(PUF, 2003). È stato membro del comitato centrale di SYRIZA fino all’estate 2015 che ha lasciato in seguito alla capitolazione del governo di Tsipras. Ha contribuito a creare Unità Popolare.

Entropia e vita


Entropia? 


Una parola suggestiva, che richiama qualche improbabile ricordo scolastico. È però una parola, un concetto, uno strumento interpretativo che coinvolge e può modificare la nostra immagine del mondo. Farla ignorare è forse un’astuzia del nostro tempo, rivolto solo alla crescita di produzione e consumi, cui è utile non conoscere parole che ci raccontano molto sulla natura del mondo, che ci avvertono che questo sistema economico e la sua cultura, surrettiziamente presentata come unica possibile, portano a un futuro insostenibile per il nostro pianeta e che, quindi, è necessario "un altro mondo". E non è una questione ideologica: la natura ha le sue leggi e il concetto di entropia è necessario per comprendere ed esprimerne una parte fondamentale.
Lasciamo a fisici, chimici, biologi, ingegneri e quant’altri l’uso di relazioni formali quantitative (le "formule") per descrivere i fenomeni, per quanto utile ed espressivo sia quel linguaggio. Non dobbiamo parlare di alchimie di laboratorio, ma della nostra automobile, se l’abbiamo, del frigorifero e di ogni altra macchina, ma anche e soprattutto della vita di una cellula o dei nostri gerani o del nostro gatto; e, se non abbiamo gerani o gatti, della vita del nostro corpo, come di quella dei sistemi più ampi in cui viviamo: i campi, i boschi, la città, il pianeta quindi. Anche l’evoluzione dell’universo è un problema entropico, ma limitiamoci qui alla Terra e ai tempi della presenza umana.

La parola, derivata dal greco ‘h t r o p h ‘ (trasformazione), è introdotta nel 1865 da Rudolph Clausius, in un testo in cui sintetizza i risultati della allora recente scienza termodinamica in due lapidarie proposizioni:

a) nell’universo l’energia si conserva;

b) nell’universo l’entropia tende al massimo.



Non ingannino la brevità degli assunti: si tratta della brillante conclusione di un percorso iniziato il secolo precedente quando si sono costruite le prime macchine termiche, le macchine che utilizzano fonti di calore per ottenere movimento: dalle pompe per estrarre l’acqua dalle miniere, ai telai per le industrie tessili nel settecento, dalla locomotiva a vapore nei primi decenni ai motori a combustione interna, come quelli delle auto, negli ultimi decenni dell’ottocento. Intorno alla metà di quel secolo numerosi ricercatori contribuirono, partendo da diversi punti di vista, a quella che, insieme alla teoria dell’elettromagnetismo, rappresenta il grande risultato della fisica dell’Ottocento: la termodinamica, uno dei grandi capitoli delle scienze naturali. Non è cosa che riguardi le sole macchine, si è detto, ma anche gli esseri viventi e, per l’uomo, l’organizzazione economica e sociale.

Che l’energia si conservi oggi è noto a tutti. Allora dov’è il problema energetico? Potremmo, in un prossimo futuro, trovare nuove tecnologie e recuperare l’energia già utilizzata per un secondo uso, e poi un terzo e un quarto...., restando sempre immutata la quantità totale. Una simile fortunata prospettiva, se fosse possibile, potrebbe presentarsi in modo analogo per la materia ipotizzandone il completo recupero e riciclo, eliminando così il problema dello smaltimento dei rifiuti.

Ma, ci avverte Clausius, l’entropia aumenta. Cioè l’energia si degrada, aumenta il disordine nell’universo. Cioè.....cerchiamo di capire cosa significa.

L’energia utile nelle macchine corrisponde a un movimento ordinato: il pistone si muove con un moto periodico lungo una direzione per ottenere il moto circolare delle ruote intorno a un asse; le molecole dell’aria nel vento fanno girare le pale del mulino se si muovono in un’unica direzione; se il loro moto fosse del tutto casuale non sarebbe possibile ottenere alcun movimento. Anche la vita ha bisogno di movimento e ordine. Non tanto perché il signor Rossi deve andare al lavoro e al supermercato, ma perché il sangue deve muoversi nelle vene, il seme deve raggiungere l’uovo, la foglia deve aprirsi al sole. L’ordine è necessario perché una combinazione casuale di elementi non fa né una cellula, né una farfalla, né la ghiandola pineale del signor Rossi. Del resto tutti sappiamo che il DNA è costituito da una sequenza, il cui significato dipende dalla disposizione di pochi costituenti elementari. Come sappiamo che la funzione clorofilliana, fondamento della vita sulla Terra, è una grande operazione di ordine, distribuita nelle foglie verdi del pianeta, in cui alcuni elementi vengono collocati in sequenze significative per costruire i primi "mattoni" della vita.

Ma la natura tende spontaneamente al disordine e l’entropia è proprio una misura del disordine. Se rovesciamo su di un tavolo le tessere di un puzzle, anche precedentemente composto, è molto difficile, che il puzzle risulti casualmente formato, tanto difficile che lo riteniamo impossibile. Se abbiamo due bombole, una contenente gas e una vuota, e le mettiamo in comunicazione, ci aspettiamo, come in realtà avviene dopo breve tempo, che le molecole si distribuiscano spontaneamente in modo uniforme nelle due bombole e riteniamo improbabile, anzi impossibile, che a un certo istante casualmente tutte le molecole si possano trovare "ordinatamente" in una sola bombola. È una questione di probabilità: tra i modi in cui le molecole possono ripartirsi tra le bombole comunicanti, quest’ultimo caso è solo uno fra tutti gli altri, che sono in numero inimmaginabilmente grande (per quanto calcolabile). Il disordine è più probabile dell’ordine, perciò il passaggio da ordine a disordine costituisce la tendenza spontanea di ogni fenomeno. 

L’entropia è appunto la grandezza scelta per fornire una misura del disordine, anche se in modo non semplice ed immediato. Dire che l’entropia aumenta significa dire muoversi verso stati fisici più probabili e quindi più disordinati e, quindi infine, con una minore quantità di energia utilizzabile.

Il passaggio inverso non è impossibile. Ad esempio, le molecole possono essere nuovamente tutte "spinte" in una sola bombola. Però bisogna spendere energia e aumentare l’entropia nell’universo, vicino o lontano. Con l’energia di una combustione realizziamo il movimento ordinato di un pistone, ma alla fine avremo, oltre allo spostamento dell’auto, il movimento casuale delle molecole presenti nelle parti riscaldate e nei gas in uscita dalla marmitta. Bruciando cibo gli animali ottengono l’energia per costruire il loro corpo ed esercitare le loro funzioni, ma la produzione di cibo è avvenuta a spese di una quantità di energia maggiore di quella utilizzata e, successivamente, con la morte la materia perde la sua organizzazione.

Ma i possibili ordini non sono tutti uguali. C’è l’ordine dei movimenti delle macchine, capaci di imporsi anche ai movimenti dell’operaio Chaplin di "Tempi moderni", a monte della cultura che produce il rigido conato di razionalità delle villette a schiera. Un ordine ripetitivo, funzionale alla produzione per il consumo e non alla conservazione, che non può prevedere novità e cambiamenti, incapace di apprendere dall’interazione con il mondo circostante e quindi di evolvere. Un ordine che fa scrivere al poeta:
ciò che era
area erbosa, aperto spiazzo, e si fa
cortile bianco come cera (…)
in un ordine ch’è spento dolore.

Ma c’è anche l’ordine che costruisce i sistemi complessi della vita, come abbiamo visto. Questi sono sistemi che sanno riprodursi, il cui destino dipende da quanto sanno apprendere dalle relazioni con il mondo esterno per organizzarsi, modificarsi ed evolvere per mantenere il proprio equilibrio con quel mondo.

Tutto ciò è faticoso, è una vittoria ottenuta con il consumo di energia per creare localmente l’ordine necessario (calo di entropia) mentre intorno inevitabilmente aumenta il disordine (aumento di entropia, degrado dell’energia). 

Mentre nella foglia nascono ordine e vita, in un altro luogo, dove si produce l’energia necessaria, dove al suolo la natura morta si decompone, aumenta il disordine in un bilancio complessivo sempre a suo favore. 

Una fatica e una vittoria che illuminano l’eccezionalità e la preziosità della vita sul pianeta e sui suoi delicati equilibri, che impone la necessità di assumere una posizione solidale in sua difesa, cioè in nostro favore.

Una grande responsabilità questa, da assumere senza rinvii perché i danni non sono rimediabili. La logica del recupero, per quanto talvolta necessaria, non funziona perché il tempo ha una "freccia", si muove in una sola direzione, quella appunto dell’aumento di entropia, senza ritorno. Anche spendendo energia e denaro non si vince l’irreversibilità dei processi naturali, non è come riparare la ruota forata e ripartire. Se si tagliano gli alberi in Amazzonia per fare posto ai pascoli necessari agli hamburger di Mc Donald, non solo di sottrae ossigeno all’atmosfera, ma si rompe anche definitivamente l’equilibrio tra vegetazione e suolo raggiunto in milioni di anni. 

Il suolo si polverizza nell’aria e si perdono foreste, pascoli e hamburger. Bisogna tagliare ancora, ma fino a quando? Intanto anche le specie estinte non si possono riprodurre, neanche in laboratorio, e il suolo non si ricostituisce più. E là dove l’opera dell’uomo ha raggiunto un equilibrio con la natura, come nelle terrazze a ulivo dei nostri colli, una volta iniziata non può essere sospesa: l’abbandono non porterebbe stabili pendii coperti di vegetazione, quali originariamente erano, ma solo degrado e dissesto idrogeologico.

Allora attenzione a quello che facciamo. Un mondo diverso è necessario, un mondo a bassa entropia. Non è facile politicamente, non è facile culturalmente.

Dopo millenni di uso quasi esclusivo della sola energia umana e animale, negli ultimi due secoli le nuove conoscenze hanno consentito l’utilizzo di quantità di energia enormemente superiori, ampliando in proporzione la produzione agricola e industriale e, di conseguenza, la possibilità di vita dell’uomo. 

Ma il processo è avvenuto all’interno di una cultura in cui la conoscenza della natura è stata premessa, autorizzazione e strumento della sua conquista, della presa di possesso e utilizzo senza limiti, della impossibile sottomissione delle leggi naturali a presunte leggi umane, in realtà proprie del sistema economico e politico che si è imposto a livello planetario. Una cultura che subito ha saputo riconoscere l’importanza di una prima parte delle scoperte termodinamiche, le potenzialità delle trasformazioni energetiche, ma ha ignorato e ignora, perché così le conviene, l’avvertimento della seconda parte, l’entropia aumenta, pur essendo le due informazioni contestuali e correlate. Un’illusione, quella della crescita energetico-produttiva senza limiti, che ha colpito anche la cultura attenta ai valori del progresso e della giustizia sociale.

L’inevitabile aumento di entropia non è la fine del mondo: sulla Terra possiamo vivere in tanti, con una vita dignitosa e potenzialmente felice per tutti. 

Lasciamo, e non sarà facile, un’economia, una politica, una cultura che guardano solo al PIL, tanto più soddisfatte quante più risorse si sono consumate, senza considerare quante e quali risorse sono disponibili per il futuro, come farebbe nel suo bilancio ogni famiglia di buon senso. Poniamoci l’obiettivo immediato di una riduzione dei consumi, anche attraverso l’uso razionale dell’energia e l’utilizzo del flusso energetico che arriva ogni giorno dal sole.

La cultura del proprietario del pianeta appartiene a un passato colonizzatore che si ostina a non finire, sostenuto da potenti interessi economici di pochi, aggiornati nelle forme e spacciati per interessi generali. Se crediamo nella solidarietà con gli uomini di oggi e di domani, se vogliamo stare meglio noi stessi, dobbiamo cercare una cultura rispettosa e amichevole nei confronti della natura: conoscere per migliorare le relazioni, dall’utilizzo possibile delle risorse ai benefici in termini di benessere che la natura ci può dare quando riconosciamo di esserne parte.

Alleggeriti, senza alcuna nostalgia, della presunzione di onnipotenza e totale possesso nei confronti del mondo naturale, lasciata l’illusione che il progresso tecnologico consentirà sempre di risolvere tutti i problemi, li sapremo meglio affrontare.

In maniera intuitiva, la vita viene definita come la capacità di:
* crescere
* riprodursi
* moltiplicarsi. 

Queste però sono funzioni peculiari ai sistemi viventi, dunque rappresentano ciò che si intende definire: in altre parole, per definire la vita su questa base, sarebbe necessario conoscere in anticipo cos'è la vita. Questa definizione è tautologica.


Le definizioni del concetto di vita date dai vari autori sono numerose, e spesso non facilmente intelligibili di fuori dei contesti logici relativamente complessi all'interno dei quali esse sono state formulate. Una via per sfuggire alla tautologia di cui sopra è stata offerta negli anni '20 da Oparin ("una particolare forma di movimento della materia"). Come movimento, Oparin intendeva il movimento molecolare, che è oggetto della termodinamica più che della meccanica (essendo noto che secondo i principi della termodinamica nei sistemi isolati ogni trasformazione spontanea è diretta verso il punto di equilibrio, che corrisponde al punto di massima entropia). Questa non è la condizione dei viventi e pertanto se ne deduce che la vita è una proprietà dei sistemi aperti lontani dall'equilibrio, che funzionano come sistemi (si definisce sistema un insieme di parti interagenti) complessi auto-organizzanti (in essi si ha rottura di simmetria nello spazio e nel tempo e irreversibilità - creano strutture ma non si possono destrutturare, sono stabili soltanto quando non vengano modificate le condizioni che li mantengono nello stato stazionario: in caso di morte, l'organismo non è in grado di assumere ulteriormente energia dall'esterno e la sua organizzazione viene a dissolversi).

Si hanno pertanto tre conseguenze.

Il sistema vivente:
* interagisce con il suo contorno
* è inserito in un flusso energetico
* dispone di strutture adatte a catturare una porzione dell'energia disponibile. 

Queste strutture, effetto di un processo di auto-organizzazione del sistema, mediante cicli ricorsivi che, regolati da attrattori, definiscono un cammino evolutivo non ripetibile.


Definizioni del concetto di vita: 

La vita è una particolare forma di movimento della materia, caratterizzata dal fatto che il vivente è in grado di mantenersi lontano dal punto di equilibrio, pur essendo completamente soggetto alle leggi della termodinamica che impongono un continuo aumento dell'entropia interna dei sistemi. Questo risultato viene ottenuto mediante flussi di materia ed energia, regolati da strutture che hanno funzione di organizzazione, prima fra tutte il DNA e le membrane biologiche. I sistemi viventi sono dunque sistemi complessi auto-organizzanti. In quanto tali, vi si possono riconoscere le caratteristiche proprie dei sistemi auto-organizzanti (cicli ricorsivi, attrattori, biforcazioni, frattali ed eventualmente anche la transizione al caos).

La seconda legge della termodinamica, una delle leggi basilari della fisica, sostiene che in normali condizioni tutti i sistemi abbandonati a se stessi tendono a divenire disordinati, dispersi e corrotti in relazione diretta al trascorrere del tempo. 
Ogni cosa vivente e non vivente si consuma, si deteriora, decade, si disintegra ed è distrutta. Questa è la sicura fine che tutti gli esseri dovranno affrontare in un modo o nell'altro e, secondo tale legge, questo processo inevitabile non ha ritorno.

Tutti lo osservano. Ad esempio, se si abbandona un'automobile nel deserto, difficilmente la si potrà ritrovare in migliori condizioni dopo alcuni anni. Al contrario, si vedrà che i pneumatici si sono sgonfiati, i finestrini sono stati infranti, il telaio si è arrugginito e il motore è decaduto. Lo stesso processo inevitabile è valido ed anche più rapido per gli esseri viventi.

La seconda legge della termodinamica rappresenta il mezzo con il quale questo processo naturale viene definito con equazioni fisiche e calcoli. 

Questa famosa legge è anche nota come "Legge dell'entropia". L'entropia fornisce una misura del grado di disordine in cui si trovano gli elementi che costituiscono il sistema. L'entropia di un sistema è incrementata dal movimento verso uno stato più disordinato, disperso e non pianificato. Più elevato è il disordine di un sistema, più elevata è la sua entropia. Tale legge sostiene che l'intero universo inevitabilmente procede verso uno stato più disordinato, disperso e non pianificato.

La validità della seconda legge della termodinamica è stabilita in maniera sperimentale e teoretica. I più importanti scienziati contemporanei concordano sul fatto che questa legge avrà un ruolo centrale nel prossimo periodo della storia. Albert Einstein, il più grande scienziato del nostro tempo, disse che è la "legge più importante di tutta la scienza". In proposito, sir Arthur Eddington ha affermato che è la "suprema legge metafisica di tutto l'universo".

La teoria evoluzionista è avanzata nella totale ignoranza di questa basilare e universale legge della fisica. Il meccanismo proposto dall'evoluzione contraddice radicalmente i suoi principi. Gli evoluzionisti sostengono che atomi disordinati, dispersi e inorganici e molecole si siano riuniti spontaneamente nello stesso periodo in un ordine preciso per formare molecole estremamente complesse quali le proteine, il DNA, l'RNA; in seguito, questi avrebbero gradualmente determinato milioni di differenti specie viventi con strutture addirittura più complesse. Inoltre, questo ipotetico processo che produce ad ogni passo strutture più pianificate, più ordinate, più complesse e più organizzate, ha presieduto autonomamente a tale formazione in condizioni naturali. La legge dell'entropia mostra chiaramente che questo processo cosiddetto naturale contraddice interamente le leggi della fisica.

Gli scienziati evoluzionisti sono consapevoli di questo fatto. J. H. Rush scrive:

Nel complesso corso della sua evoluzione, la vita rivela un notevole contrasto rispetto alla tendenza espressa nella seconda legge della termodinamica. Mentre quest'ultima parla di un irreversibile progresso verso una crescente entropia e disordine, la vita evolve continuamente verso più elevati livelli di ordine.

Lo studioso evoluzionista Roger Lewin parla dell'empasse dell'evoluzione di fronte alla termodinamica in un articolo apparso su Science:

Un problema che i biologi hanno dovuto affrontare è l'apparente contraddizione rispetto all'evoluzione rappresentata dalla seconda legge della termodinamica. I sistemi dovrebbero decadere nel corso del tempo, presentando un minore, non maggiore ordine.
Un altro scienziato evoluzionista, George Stravropoulos, parla dell'impossibilità secondo la termodinamica della spontanea formazione della vita e confuta la spiegazione dell'esistenza, per leggi naturali, di complessi meccanismi viventi nella nota rivista evoluzionista American Scientist:
In condizioni ordinarie, nessuna molecola organica complessa potrebbe formarsi spontaneamente, ma piuttosto disintegrarsi, in accordo alla seconda legge. In realtà, maggiore è la complessità, maggiore è l'instabilità e maggiore la sicurezza, presto o tardi, della sua disintegrazione. La fotosintesi e tutti i processi vitali, e la vita stessa, nonostante il linguaggio confuso o confusionario, non possono ancora essere compresi in termini di termodinamica o di ogni altra scienza esatta.
La seconda legge della termodinamica costituisce, quindi, un insormontabile ostacolo per lo scenario dell'evoluzione sia in termini di scienza che di logica. Incapaci di offrire una consistente spiegazione scientifica che permetta di superare l'ostacolo, gli evoluzionisti possono solo vincere grazie all'immaginazione. Ad esempio, il famoso evoluzionista Jeremy Rifkin parla della sua speranza che l'evoluzione possa sopraffare questa legge della fisica grazie a un "potere magico":
La legge dell'entropia sostiene che l'evoluzione disperde l'energia disponibile complessiva per la vita su questo pianeta. Il nostro concetto di evoluzione è esattamente l'opposto. Crediamo che l'evoluzione crei sulla terra, con qualche meccanismo magico, un valore complessivo maggiore e un maggior ordine.
Queste parole rivelano con grande chiarezza che l'evoluzione è soltanto una fede dogmatica.
Minacciati da tutte queste verità, gli evoluzionisti hanno dovuto cercare rifugio nella distruzione della seconda legge della termodinamica, affermando che sia valida soltanto per i "sistemi chiusi", in quanto i "sistemi aperti" esulano dall'ambito di questa legge.
Un "sistema aperto" è un sistema termodinamico nel quale energia e materia circolano all'interno e all'esterno, a differenza del sistema chiuso in cui l'energia e la materia iniziali rimangono costanti. Gli evoluzionisti sostengono che il mondo è un sistema aperto, costantemente esposto al flusso di energia solare e che, quindi, la legge dell'entropia non si applica al cosmo nel suo insieme. Asseriscono inoltre che esseri viventi complessi e ordinati possono essere generati da strutture semplici, disordinate e inanimate.
Ci troviamo di fronte a un'ovvia distorsione. Il fatto che un sistema riceva un afflusso di energia non è sufficiente a renderlo ordinato. Sono necessari meccanismi specifici affinché l'energia diventi funzionale. Ad esempio, un'automobile ha bisogno di un motore, di un sistema di trasmissione e di meccanismi di controllo correlati per convertire l'energia della benzina in lavoro. Senza tale sistema di conversione, l'automobile non sarebbe in grado di utilizzare l'energia della benzina.
La stessa cosa capita nella vita. È vero che la vita deriva la sua energia dal sole. L'energia solare, tuttavia, può essere convertita in energia chimica soltanto da sistemi di conversione energetica incredibilmente complessi presenti nelle cose viventi (come la fotosintesi delle piante e i sistemi digestivi di umani e animali). Nessun essere vivente può vivere senza un tale sistema; privo di questo, il sole non è altro che una fonte di energia distruttiva che brucia, inaridisce o fonde.
Come si può vedere, un sistema termodinamico che non presenti tali meccanismi di conversione non è vantaggioso per l'evoluzione, che sia aperto o chiuso. Nessuno asserisce che questi meccanismi complessi e consapevoli possano essere esistiti in natura nelle primigenie condizioni della terra. In realtà, la vera questione a cui devono rispondere gli evoluzionisti è come possano essere pervenuti autonomamente all'esistenza complessi meccanismi di conversione dell'energia quali la fotosintesi, che non possono essere duplicati neppure servendosi delle moderne tecnologie.
L'influsso dell'energia solare sul mondo non ha effetti tali da imporre di per se stessa un ordine. Indipendentemente dal grado elevato di temperatura che possa essere raggiunto, gli amminoacidi resistono formando legami in sequenze ordinate. La sola energia non è sufficiente a spingere gli amminoacidi a formare le molto più complesse molecole proteiche o queste ultime a costituire le ben più composite e organizzate strutture di organelli cellulari. La fonte reale ed essenziale di questa organizzazione, ad ogni livello, è un progetto consapevole: in una parola, la creazione.
Ben sapendo che la seconda legge della termodinamica rende impossibile l'evoluzione, alcuni scienziati evoluzionisti, per avallare la loro teoria, hanno fatto alcuni tentativi speculativi per superare la distanza che separa le due concezioni. Come al solito, anche questi sforzi mostrano come la teoria dell'evoluzione si trovi di fronte a un ineludibile vicolo cieco.
Uno scienziato che si è distinto per i suoi tentativi di coniugare la termodinamica e l'evoluzione è il belga Ilya Prigogine. Partendo dalla teoria del caos, questi ha proposto alcune ipotesi secondo cui l'ordine si forma dal caos. Ha affermato che alcuni sistemi aperti possono descrivere un decremento nell'entropia dovuto ad un influsso di energia esterna e che il conseguente "riordinamento" è una prova che "la materia può organizzare se stessa". Da quel momento, il concetto di "auto-organizzazione della materia" è divenuto abbastanza popolare tra gli evoluzionisti e i materialisti. Si comportano come se avessero trovato un'origine materialistica per la complessità della vita e una soluzione materialistica al problema della sua origine.
A uno sguardo più acuto, tuttavia, questo argomento si rivela del tutto astratto e, in pratica, un mero wishful thinking. Nasconde, inoltre, un inganno molto semplice, ovvero, la deliberata confusione di due distinti concetti, "auto-organizzazione" e "auto-ordinamento".
Ciò può essere chiarito con un esempio. Si immagini una spiaggia con differenti tipi di pietre di varie dimensioni mischiate tra loro. Quando un'onda forte si abbatterà sulla spiaggia, potrà apparire un "ordinamento" tra le pietre. L'acqua potrà sollevare quelle di peso simile in pari quantità. Quando l'onda si sarà ritirata, le pietre potranno forse essere state ordinate secondo l'ordine di grandezza, dalle più piccole alle più grandi, in direzione del mare.
Questo è un processo di "auto-ordinamento": la spiaggia è un sistema aperto e un influsso di energia (l'onda) può esserne la causa. Ma si noti anche che lo stesso processo non può erigere un castello di sabbia. Se guardiamo un castello fatto di sabbia, siamo sicuri che qualcuno lo ha costruito. La differenza tra quest'ultimo e le pietre "ordinate" è che il primo rappresenta una complessità veramente unica, mentre il secondo include solo un ordine ripetitivo. È come una macchina da scrivere che continui a battere il carattere "aaaaaaaaaaaaa" per centinaia di volte in quanto un oggetto (un influsso di energia) è caduto sulla tastiera. Naturalmente, un tale ordine ripetitivo di "a" non include alcuna informazione e quindi nessuna complessità. È necessaria una mente cosciente per ottenere una sequenza di lettere che includa informazioni.
La stessa cosa avviene quando il vento penetra in una stanza piena di polvere. Prima di questo influsso, la polvere è sparsa intorno. Allorquando il vento entra, questa si raccoglie agli angoli della stanza. Ciò è un "auto-ordinamento". Ma la polvere non si "auto-organizza" mai autonomamente in modo da creare l'immagine di un uomo sul pavimento.
Questi esempi sono molto simili agli scenari di "auto-organizzazione" degli evoluzionisti. Questi affermano, infatti, che la materia ha una tendenza ad "auto-organizzarsi", quindi mostrano esempi di auto-ordinamento tentando di confondere i due concetti. Lo steso Prigogine ha parlato di molecole che si auto-ordinano durante l'influsso di energia. Gli scienziati americani Thaxton, Bradley e Olsen, in un libro dal titolo "The Mistery of Life's Origin", hanno spiegato questo fatto:
...in ogni situazione i movimenti casuali delle molecole in un fluido sono spontaneamente sostituiti da un comportamento altamente ordinato.
Prigogine, Eigen e altri hanno suggerito che tale sorta di auto-organizzazione sia intrinseca nella chimica organica e possa potenzialmente spiegare le macromolecole altamente complesse essenziali ai sistemi viventi. Ma simili analogie hanno scarsa rilevanza per la questione dell'origine della vita. Per di più, non distinguono tra ordine e complessità... La regolarità o l'ordine non possono servire a immagazzinare l'enorme quantità di informazioni richieste dai sistemi viventi. È richiesta una struttura irregolare, ma specifica piuttosto che una ordinata. Ciò rappresenta un grave errore nell'analogia offerta. Non vi è connessione apparente tra il tipo di ordinamento spontaneo che deriva dal flusso di energia attraverso tali sistemi e l'opera richiesta per costruire macromolecole ad intensa informazione aperiodica, quali il DNA e le proteine.
In realtà, Prigogine stesso dovette accettare che questi argomenti non avevano rilevanza per spiegare l'origine della vita. Ha detto:
Il problema dell'ordine biologico implica la transizione dall'attività molecolare all'ordine supermolecolare della cellula. Questo problema è ben lontano da una soluzione.
Perché, allora, gli evoluzionisti continuano ad accettare punti di vista anti-scientifici quali "l'auto-organizzazione della materia"? Perché insistono a rifiutare la manifesta intelligenza visibile nei sistemi viventi? La risposta è la loro fede dogmatica nel materialismo e la credenza che la materia abbia un misterioso potere di creare la vita. Un professore di chimica presso l'Università di New York ed esperto in DNA, Robert Shapiro, descrive la fede degli evoluzionisti e il dogma materialistico che ne costituisce il fondamento:
Un altro principio evolutivo è quindi necessario per permetterci di superare la distanza tra le miscele di semplici prodotti chimici naturali e il primo effettivo replicatore. Questo principio non è stato ancora dettagliatamente descritto o dimostrato, ma è stato anticipato ed ha ricevuto dei nomi, quali evoluzione chimica e auto-organizzazione della materia. L'esistenza del principio è tenuta per certa nella filosofia del materialismo dialettico, come dimostra la sua applicazione alle origini della vita da parte di Alexander Oparin.

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