9 dicembre forconi: 06/12/19

mercoledì 12 giugno 2019

UNA GUERRA MONDIALE CIBERNETICA CI VEDREBBE IMPREPARATI E LO DICE RAOUL CHIESA, TRA I PRIMI E PIÙ FAMOSI HACKER “ETICI” ITALIANI


CINA E ALTRI PAESI “BUCANO” L'ITALIA PER RUBARE SEGRETI INDUSTRIALI E L'IRAN E ALCUNI STATI AFRICANI STANNO SCALANDO LA CLASSIFICA DEI PAESI CON POTENZIALITÀ CYBER 

GLI OBIETTIVI? LE INFRASTRUTTURE CRITICHE, AEROPORTI, STAZIONI…

Fabrizio Assandri per “la Stampa”

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Immaginate: «Che i bancomat comincino a sputare soldi, causando caos e rivolte. E intanto non funzionano più i sistemi di controllo aeroportuale, si bloccano i treni e le sbarre dei caselli autostradali, i cellulari si spengono. Un team di hacker potrebbe mettere in ginocchio un Paese». Non è fantascienza, ma una possibilità, secondo Raoul Chiesa, che parla di «Hackmageddon», storpiando il biblico Armageddon.

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La guerra mondiale cibernetica è in atto e l' Italia è impreparata, sostiene Chiesa, tra i primi e più famosi hacker «etici» italiani, nickname Nobody. Ha cominciato a fare hacking nel 1986, «quando non c' erano né leggi né cybercrime. Non lo facevamo per soldi: eravamo teenager pionieri innamorati di tecnologia, videogiochi e film come Wargames». «Bucare» -introdursi in un sistema protetto - era una sorta di gioco. Per l' intrusione nella Banca d' Italia, nel '95, la Sco, sezione centrale operativa della polizia, lo arrestò su indicazione dell' Fbi.«Rimasi tre mesi ai domiciliari, il pm mi disse di non sbagliare più». Oggi Chiesa - ha raccontato all' evento «Connecting the future» del Consortium Garr organizzato al Politecnico di Torino - la sua passione è diventata un lavoro, fondando società che scovano falle nella sicurezza informatica. «I clienti sono agenzie di intelligence, governi, banche, aziende. I nomi? Non posso dirli». Ha fondato una start-up, «che ha trovato vulnerabilità in Huawei, Adobe e Microsoft».
hacker 4HACKER 

Fa ricerche sui droni per evitare che un attacco li consegni in mani «nemiche». «Il nostro Paese subisce attacchi, silenziosi e invisibili: ci vengono rubati dati e proprietà intellettuali. Purtroppo non contrattacchiamo, come fanno altre nazioni e, invece, dovremmo andare a capire chi ci attacca e cosa ci ruba. Altrimenti rimaniamo in ginocchio, ammanettati e bendati».

In questa guerra non è immediato capire chi è il nemico. «Non basta scoprire l' indirizzo Ip: servono tecniche di tracciamento per capire chi c' è dietro. Serve una nuova generazione di diplomatici cibernetici che spieghino ai ministri come muoversi». Il problema è che è una zona grigia: «Non c' è ancora una legislazione di guerra applicata agli attacchi cyber».
hacker 1HACKER 
Secondo Chiesa, Cina e altri Paesi «bucano» l' Italia per rubare segreti industriali e l' Iran e alcuni Stati africani «stanno scalando la classifica dei Paesi con potenzialità cyber». Gli obiettivi? Le infrastrutture critiche, aeroporti, stazioni.

«Nessuno credeva sarebbe stato possibile sabotare una centrale energetica, fino a quando non è successo in Ucraina. Con l' Internet of Things saremo sempre più esposti». Le vittime non sono solo le infrastrutture. «Abbiamo dimostrato che è possibile da remoto variare i dosaggi di una pompa di insulina e uccidere il paziente. Si può entrare nel sistema di un ospedale, cambiare una cartella medica o rubare informazioni e venderle alle assicurazioni».

RAOUL CHIESARAOUL CHIESA
Per giocare ad armi pari, quindi, bisogna passare da un approccio teorico a uno pratico, «perché il web è come la sabbia: non è stato progettato per la sicurezza, ma per essere sempre disponibile». Un errore è pensare che la sicurezza risieda in un software e «invece è un insieme di approcci e processi. I cittadini non capiscono che, se una cosa è gratis sul web, il prodotto è l' utente. Scrivere sui social ciò che si fa alimenta il sistema che usa i nostri dati».

Proprio la sicurezza ha giustificato l' arresto di Assange, fondatore di Wikileaks: «Abbiamo chattato negli Anni 90, quando bucò una centrale nucleare francese - racconta Chiesa -. Il suo arresto è stato un errore. Non ha diffuso solo informazioni strategiche, ma anche documenti che dimostrano stragi di civili. Andavano comunque divulgati».  Fonte: qui

LA VERA STORIA DI KIM JONG NAM, FRATELLO DI KIM JONG-UN, UCCISO PERCHÉ ERA UN INFORMATORE DELLA CIA: IL REGIME NORDCOREANO SE NE È SERVITO E GLI HA FATTO FARE LA BELLA VITA A MACAO MA LUI POI HA FLIRTATO CON GLI USA

CORTEGGIATO DA AMICI E NEMICI DI PYONGYANG COME ALTERNATIVA, VIENE RICHIAMATO IN PATRIA E INFINE ASSASSINATO NEL 2017 DA DUE DONNE CON IL GAS NERVINO 
NEL BAGAGLIO C’ERANO 120MILA DOLLARI IN MAZZETTE E… 
IL VIDEO DELL'ASSALTO

«UCCISO PERCHÉ SPIAVA PER LA CIA» LA STORIA VERA DEL FRATELLO DI KIM

Guido Santevecchi e Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”

Kim Jong-nam è partito per l' ultimo viaggio mimetizzandosi da turista ma armato come una spia. Nel suo bagaglio a mano ha infilato un paio di passaporti e una scorta di fialette d' atropina, un antidoto contro i veleni. Poi un computer, zeppo di dati che doveva passare ad un suo contatto.

Un uomo della Cia con il quale si era visto più volte. Un rapporto che gli è stato fatale: agli occhi del suo fratellastro, il Maresciallo Kim Jong-un, ha rappresentato un atto di tradimento. Jong-nam trescava con il nemico e lo faceva per soldi. Dunque doveva essere punito con una morte atroce, avvenuta il 13 febbraio del 2017 a Kuala Lumpur, Malaysia.
l'assalto a kim jong namL'ASSALTO A KIM JONG NAM

La storia dei legami tra la vittima e l' intelligence statunitense non è inedita, era già emersa dopo l' agguato. Solo che ora è stata rilanciata dal Wall Street Journal e da un nuovo libro, The Great Successor , scritto dalla brava giornalista Anna Fifield. Risvolti che destano maggiore interesse visto l' instabile dossier coreano, con le voci inverificabili, i messaggi a distanza (Trump ha ricevuto una lettera dal leader) e la consueta difficoltà a comprendere cosa accada realmente nel Paese più chiuso al mondo.
doan thi huongDOAN THI HUONG

Torniamo allora all' inverno di due anni fa. Kim Jong-nam vive da tempo con la famiglia a Macao, qui ha coltivato grandi rapporti, soprattutto con cinesi e giapponesi. Fa la bella vita, butta un mare di soldi nei casinò e si dedica al turismo. Il regime, per un certo periodo, se ne è servito. Ad esempio fornendogli dollari falsi stampati nel Regno Rosso e poi riciclati all' estero, uno dei tanti canali di autofinanziamento creati dagli apparati riservati.

Solo che Jong-nam non si accontenta, ha bisogno di altro liquido, è corteggiato da amici e nemici di Pyongyang come possibile alternativa all' attuale leader. Non ha le stesse capacità, è stato estromesso dai giochi, però è parte della dinastia. E questo basta.
kim jong nam 1KIM JONG NAM
Inoltre ha mantenuto buoni rapporti con lo zio, Jang Song-thaek, personaggio gradito a Pechino e poi giustiziato dal plotone d' esecuzione nel 2013, in quanto considerato una minaccia interna. Una parabola che sarà seguita anche da Kim Jong-nam.

Le sue mosse infatti iniziano a destare allarme in patria, i servizi temono che qualcuno lo appoggi per un golpe. Da qui parte un ordine, perentorio, con il quale il presidente chiede al fratellastro di rientrare. Lui prende tempo. Sa che i richiami, a volte, sono l' anticamera per il patibolo.

kim jong unKIM JONG UN
Alle resistenze unisce altri passi, imprudenti, che accelerano la sua fine. Usando sempre i viaggi all' estero come copertura incontra ripetutamente un presunto emissario della Cia. Ha i tratti asiatici, ha radici coreane, conosce bene la regione ed è basato a Bangkok. Vuole sapere molto, in cambio offre molto: quei dollari fruscianti che alimentano passioni e vizi di Kim. Il meccanismo funziona, dunque lo ripetono appena è possibile.
Il 6 febbraio 2017, il fratellastro del grande leader lascia Macao e raggiunge Kuala Lumpur, due giorni dopo si trasferisce in un resort sull' isola di Langkawi. Bagni, divertimento, sole e lavoro. Perché il 9 appare l' agente Cia.
siti aisyahSITI AISYAH

Kim e l' emissario si ritrovano nell' hotel, stanno insieme per due ore. Una telecamera di sicurezza li filma - in apparenza - in ascensore. È durante questo meeting, come accerteranno le successive indagini, che nel portatile della vittima viene inserita una chiavetta Usb, probabilmente necessaria al passaggio di materiale. Il 12 la coppia si divide. Kim torna a Kuala Lumpur, qualche ora dopo è un uomo morto, ucciso da una miscela al nervino che due donne gli hanno cosparso sul volto nell' aeroporto di Kuala Lumpur.

Attentato attribuito ai servizi nordcoreani e per il quale non ha pagato nessuno.
Le due esecutrici materiali, identificate dalle telecamere di sicurezza dell' aeroporto di Kuala Lumpur sono state arrestate, rinviate a giudizio e liberate in circostanze poco chiare all' inizio di quest' anno.
effetti gas nervinoEFFETTI GAS NERVINO

Erano due giovani attive nel mondo dell'«intrattenimento» (prostituzione) in Malesia: una vietnamita, l' altra indonesiana. Si sono difese sostenendo di essere state ingannate da uomini che le avevano ingaggiate come comparse per uno show televisivo tipo «Scherzi a parte».

kim jong namKIM JONG NAM
Il loro compito sarebbe stato di spargere olio sulla faccia di un ignaro viaggiatore all' aeroporto. Gli «sceneggiatori» - in realtà 007 di Pyongyang - gli hanno indicato un tipo sovrappeso in attesa di un volo per Macao. Era proprio Kim Jong-nam. E l' olio per bambini era in realtà agente VX nervino. Un' operazione gestita da almeno tre team poi dileguatisi. Quando la polizia malese perquisisce il bagaglio della vittima trova, oltre all' atropina, 120 mila dollari divisi in mazzette sigillate. Possibile che il bersaglio li avesse ricevuti dall' agente statunitense. Un premio per la sua collaborazione. La possibile prova del doppio/triplo gioco del fratellastro. Sempre che sia andata così. Gli intrighi nordcoreani non sono mai semplici. Fonte: qui

Arrestati l'ex parlamentare di FI Paolo Arata e il figlio

Accusati di corruzione, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni. Sarebbero soci occulti dell'imprenditore Vito Nicastri, accusato di essere vicino a Messina Denaro

Ansa - Sono stati arrestati Paolo Arata, ex consulente della Lega per l'energia ed ex deputato di Fi, e il figlio Francesco. Sono accusati di corruzione, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni. Sarebbero soci occulti dell'imprenditore trapanese dell'eolico Vito Nicastri, ritenuto dai magistrati tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro. 
L'arresto è stato disposto dal gip di Palermo Guglielmo Nicastro su richiesta della Dda guidata da Francesco Lo Voi. Gli Arata sono indagati da mesi per un giro di mazzette alla Regione siciliana che coinvolge anche Nicastri, tornato in cella già ad aprile perché dai domiciliari continuava a fare affari illegali. Nel business c'erano anche gli Arata che, secondo i pm, di Nicastri sarebbero soci. Oltre che nei confronti dei due Arata il giudice ha disposto l'arresto per Nicastri, la cui la misura è stata notificata in carcere in quanto già detenuto, e per il figlio Manlio, indagati pure loro per corruzione, auto riciclaggio e intestazione fittizia. Ai domiciliari è finito invece l'ex funzionario regionale dell'Assessorato all'Energia Alberto Tinnirello, accusato di corruzione. Una tranche dell'inchiesta nei mesi scorsi finì a Roma perché alcune intercettazioni avrebbero svelato il pagamento di una mazzetta, da parte di Arata, all'ex sottosegretario alle Infrastrutture leghista Armando Siri. In cambio del denaro Siri avrebbe presentato un emendamento al Def, poi mai approvato, sugli incentivi connessi al mini-eolico, settore in cui l'ex consulente del Carroccio aveva investito. A Palermo invece è rimasta l'indagine sul giro di corruzione alla Regione siciliana che oggi ha condotto all'arresto degli Arata e dei Nicastri. Tutti al centro, secondo i pm di Palermo, di un giro di tangenti che avrebbero favorito Nicastri e il suo socio occulto nell'ottenimento di autorizzazioni per i suoi affari nell'eolico e nel bio-metano. Ai regionali sarebbero andate mazzette dagli 11 mila ai 115 mila euro.

Cronache da VenezuItalia



Premessa: per fortuna che il Bitcoin c'èèèè.... ;-)

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È una mattina qualsiasi della vostra vita. 
Vi accingete a entrare in un bar per il secondo caffè della giornata, ma vi accorgete di non avere contanti. 
Per fortuna lì accanto c’è un bancomat. 
Distrattamente infilate la tessera e… che seccatura, non funziona.
Pazienza, pagherete con carta di credito. 
Orrore: non funziona neanche quella.

(thread lungo proveniente dal futuro, dopo l’”incidente”)

“Ma che non lo sa?”
“Cosa?”
“Le carte oggi non funzionano”
“Ah, e perché?”
“L’Italia è uscita dall’euro”
“Ma che dice? Quando? Ieri sera eravamo nell’euro! Lo spread era a 800, lo so, ma coso… quello lì, com’è che si chiama… in conferenza stampa ha detto che era tutto a posto… 
E poi che c’entra la mia carta scusi?”
“Vabbe’ ‘sto caffè lo offro io va”.............................

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“No aspetti, non c’è bisogno. Ecco, ho qui con me un minibot da 1 €, me l’ha regalato mio figlio che l’ha vinto a Monopoli, c’è la faccia di Tardelli sopra”
“Vabbe’, se insiste… però me ne deve da’ 10”
“Ma come 10? 10 € per un caffè?”
“No, è che se vuole paga’ in minibot fanno 10 da 1 €”
“Ma non è la stessa cosa scusi? Borghi ha detto…”
“Dai nun se preoccupi, offro io”.

Il fatto è che l’Italia è uscita dall’euro nella notte.

“La fase 1: attaccheremo all’alba”..........................................................

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Nel 1982 l’Italia vinceva la coppa del mondo. Io avevo finito la prima liceo, avevo un sacco di capelli ed erano anni felici, almeno per come la vedevo io.
Erano gli spensierati anni 80. 
L’Italia allora era ancora sovrana, eravamo padroni a casa nostra e battevamo orgogliosamente moneta propria. 
L’inflazione nel 1982 era al 17%, lo spread BTP/Bund a 1175 punti base, i tassi d’interesse al 25%. Insomma eravamo in Sudamerica ma non lo sapevamo. Allora però il debito del paese rispetto al PIL viaggiava intorno al 60%.
Non c’era l’euro, non c’era Macron, non c’era Juncker, l’Europa non ci chiedeva niente.

In quegli anni i liberi professionisti erano praticamente nulla tenenti, i rappresentanti di commercio scaricavano dalle tasse le barche a vela e consumavano (per il fisco) abbastanza benzina da fare il giro della terra, i dentisti facevano la prima fattura a ottobre, il fuoribusta nel Nord-est era un benefit troppo attraente per perdere tempo con l’università e spesso anche con il liceo.
In quegli anni noi svalutavamo la nostra liretta come massima strategia monetaria, magari per vendere in Germania due sedie o due scarpe in più (ovviamente prodotti a basso costo grazie al fuoribusta) ma poi ci serviva una vita per pagare il mutuo della prima casa e ci compravamo i BTP per difenderci un po’ da tassi di inflazione sempre in doppia cifra che erodevano ogni mese il potere d’acquisto.
Ma allora ci sembrava tutto bellissimo, almeno lo ricordiamo così, noi ragazzi degli anni 80.
In quel momento, mentre io ascoltavo gli Spandau Ballet sulle spiagge di Lignano, i nostri politici cominciarono a fregarsene del mio futuro, smisero di fare manovre di bilancio che tenessero almeno un po’ da conto il fatto che un giorno la mia generazione sarebbe stata oggi nella stessa posizione delle persone che allora mandavano allegramente in pensione, costruivamo orrendi palazzi ovunque, strade inutili, scuole marce in partenza e capannoni industriali come non ci fosse un domani. 
Ma, come sempre, il domani è arrivato.

Io non sono un economista, non certo uno bravo e illuminato come Borghi. Non sono nemmeno un politico, uno acclamato dalle folle come Salvini.
Io sono solo un ingegnere chimico che fa il manager da molti anni, che qualche bilancio, anche di considerevole dimensioni per gli standard italiani, lo ha gestito e che nella vita si è riservato il lusso di leggere più di qualche libro. 
Insomma ce n’è abbastanza da poter pretendere qualcosa di più di un ex bibitaro del San Paolo e di un ex commesso di Burghy per farmi prendere in giro, almeno sui numeri.
E io non voglio che ai miei figli sia fatto quello che è stato fatto a me e alla mia generazione da politici irresponsabili e disonesti, esattamente come lo siete voi, disonesti intellettualmente quand’anche non materialmente.

Il solo pensare di tornare alle ricette economiche degli anni 80 con la situazione patrimoniale del 2019 e nel mondo del 2019, sarebbe sufficiente a farvi meritare la clinica psichiatrica, se non la galera.

Perché l’Italia fa politiche in deficit da decenni, la lira era già una liretta quando il mercato globale praticamente non esisteva, la Russia e la Cina, il sud-est asiatico non esportavano e i risultati sono quelli che oggi vediamo tutti.

Quindi caro Salvini, anche se probabilmente non capisci molto di quello di cui vai blaterando (citare Di Maio sul punto non vale nemmeno la pena) non mi venire a raccontare che la soluzione è tornare alla lira e a fare politiche di deficit che chiami (in malafede) espansive.
La storia italiana per chi la conosce, dimostra l’esatto contrario. Il problema è molto più complesso di come tu lo dipingi ai tuoi elettori.
Perché se io oggi sono costretto a lavorare almeno dieci anni più di mio padre, se io oggi sono costretto ad andare in pensione con una miseria rispetto a quanto avrò versato di contributi, è colpa delle stesse porcherie che tu vai propagandando come facili, ovvie e brillanti soluzioni.

Ora puoi tornare su Twitter a raccontarmi che oggi hai espulso un senegalese, anche se non è vero. A me non cambia nulla. 
A te, per ora, da un senso e un ritorno elettorale alla tua esperienza politica ma, caro Salvini, per noi è il solito, trito e ritrito senso di pubblica inutilità della politica italiana.

Adriano Costantini (Manager ed Ingegnere)

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Si chiamava "El Patacòn", una moneta parallela creata in Argentina in piena tragedia economica agli inizi del millennio. 
Erano "ufficialmente" garantiti dallo Stato, e i giornalisti economici li definirono subito mini-bond. 
Fu una catastrofe.
La mazzata definitiva per il paese.
Lo Stato non rimborsò un bel nulla, i "patacones" non li voleva più nessuno e diventarono carta straccia. 
L'inflazione esplodeva a livelli inconcepibili e inimmaginabili per un europeo.
Proprio in quel momento, arrivai a Buenos Aires per un viaggio della memoria. 

La sera, andai con alcuni amici in un ristorante in centro. 
Al tavolo c'era un apparecchietto quadrato con un orologio e un timer inserito, dotato di un display luminoso che forniva dei numeri a intermittenza. 
Chiesi al cameriere che cosa fosse. 
Mi spiegò che era il calcolatore dell'inflazione, motivo per cui il menù non era dotato di prezzo. 
In seguito alla comunicazione ufficiale del governo, infatti, "los patacones" erano diventati insolvibili e l'inflazione aveva raggiunto la media del 5/10% al giorno, ovvero la media del 200% al mese. 
Tradotto voleva dire che quando entravi in un ristorante, se la pizza e una birra costavano 12 euro alle ore 21, alle ore 23 potevano costare 14.
La vita quotidiana era un delirio surreale.
Due individui che fanno parte dell'attuale esecutivo italiano (niente nomi, please) hanno addirittura citato quell'esperienza come un modello positivo cui far riferimento ammettendo di aver preso l'idea da lì.
E' molto peggio del guaio dell'ideologia o della disinformazione.
Qui stiamo entrando in un quadro di totale squilibrio mentale.
E' come affidare la ricostruzione del ponte Morandi a Maurizio Crozza sostenendo che la gestione va affidata a un genovese doc.
Nel nome del sovranismo, si intende.

Sergio Di Cori Modigliani

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i famosi 7 PUNTI DOLENTI....

.............E' chiaro che l'euro non è perfetto e va migliorato insieme alla UE
ma il ritorno alla Lira - a monte del fatto che sia cosa buona oppure no - rimane per ora un MITO, prima di tutto perchè non esiste un piano pratico per tornarci che non passi per una CATASTROFE.
Allo stesso tempo rispetto alla descrizione dei tempi della LIRA fatta da Phastidio
la situazione nel frattempo è persino peggiorata rispetto al 1976
1. Oggi c'è un'economia Globalizzata Iper-competitiva con tanti nuovi Big Player che ci stanno facendo a fettine
2. Oggi c'è una finanza globale finanziarizzata che è velocissima e con enorme potere di fuoco...ed è pure in leva = ancora maggiore velocità e potere di fuoco = dunque se decidono di attaccarti...altro che nel 1976 a botte di telefono e dei primi fax!
3. politicamente siamo sempre più marginali mentre nel 1976 eravamo l'ago strategico della bilancia nella guerra fredda in Europa = allora tutto ci era permesso o quasi
4. il debito pubblico oggi è alle stelle insieme al rapporto debito/PIL rispetto agli anni 70, dunque tutto è amplificato e più difficile da gestire
5. nel 1976 Italia era all'avanguardia anche nell'industria mentre oggi siamo sempre più indietro con l'innovazione che avanza veloce e con produzioni industriali sempre più sofisticate e tecnologiche, mentre molta della nostra industria è rimasta indietro, a parte meritevoli nicchie. 
Per esempio nel 1976 il settore tech quasi non esisteva mentre oggi è importantissimo e noi siamo quasi inesistenti.
6. Il SUD va sempre peggio e s'inabissa sempre di più della sua terzomondizzazione
7. i politici di oggi sono dei caproni ignoranti populisti che fanno apparire i politici degli anni 70 dei fini statisti a confronto....................
Fonte: qui