9 dicembre forconi: 02/02/17

giovedì 2 febbraio 2017

E’ IN CORSO L’INTERROGATORIO DI VIRGINIA RAGGI INDAGATA NELL’INCHIESTA SULLA NOMINA DEL FRATELLO DI RAFFALE MARRA

IL SINDACO E I PM SONO IN UNA STRUTTURA ESTERNA ALLA PROCURA 

CHIESTA L'ARCHIVIAZIONE DELLA QUERELA PER DIFFAMAZIONE CONTRO PRESENTATA DA FARMACAP CONTRO LA RAGGI


VIRGINIA RAGGI DANIELE FRONGIA RAFFAELE MARRAVIRGINIA RAGGI DANIELE FRONGIA RAFFAELE MARRA
È iniziato l'interrogatorio della sindaca di Roma Virginia Raggi indagata nell'inchiesta sulla nomina del fratello dell'ex capo del personale del Campidoglio Raffaele Marra. Raggi è accusata di abuso d'ufficio e falso.

All'interrogatorio prendono parte il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Francesco Dall'Olio. Raggi è assistita dall'avvocato Alessandro Mancori. Secondo quanto si apprende l'interrogatorio si tiene in una struttura esterna alla Procura di Roma.Uscita di casa verso le dieci e trenta, ai giornalisti in sua attesa che le chiedevano se stesse andando all'interrogatorio da parte della procura, che indaga sulla nomina del fratello di Raffaele Marra, Raggi ha risposto: "No, sto andando in Campidoglio", dove è arrivata poco dopo le 11. Intorno alle 13 la sindaca è andata via dal Comune. A chi gli chiedeva se stesse andando in Procura ha risposto: "Vedremo...".

La convocazione, sull’invito a comparire, era per lunedì. Ma l’incontro è slittato a oggi, forse per dare il tempo a Raggi e al suo avvocato di studiare meglio la linea difensiva. Ieri il legale ha, però, chiarito che l’interrogatorio sarebbe stato rimandato di nuovo, a un giorno ancora da decidere, forse nel weekend. Un modo, questo, per farlo in maniera più tranquilla, forse al riparo anche dall’attenzione, altissima, dei media. Non a caso, anche le audizioni del presidente del consiglio comunale, Marcello De Vito, e della acerrima nemica della sindaca, la deputata Roberta Lombardi, sono state fatte lo scorso fine settimana. La prima, di sabato, la seconda di domenica.

Intanto la procura di Roma ha chiesto l'archiviazione della querela per diffamazione contro Virginia Raggi per un'altra vicenda legata a Farmacap, l'azienda di Roma Capitale che gestisce 47 farmacie comunali e un asilo nido. La querela contro Raggi era stata presentata da Francesco Alvaro, ex commissario Farmacap, in merito a quanto postato dalla sindaca, all'epoca dei fatti consigliera comunale, a proposito della violazione di norme relativa all'appalto per la gestione dell'asilo nido di via Bossi. Il pm Nadia Plastina, nel motivare la richiesta di archiviazione, ha sostenuto che la querela per diffamazione è destituita di fondamento.


RENATO MARRA E RAGGI mpa.itRENATO MARRA E RAGGI MPA.IT

LA FINE DEL “SOLDATO RYAN LOCK”

I GUERRIGLIERI CURDI HANNO SVELATO LA FINE DI RYAN LOCK, IL RAGAZZO BRITANNICO CHE E’ ANDATO IN SIRIA A COMBATTERE L’ISIS 

INTRAPPOLATO NELLA ZONA DI RAQQA CON ALTRI SOLDATI, SI È UCCISO PER NON CADERE NELLE MANI DEI JIHADISTI

Michela Farina per il “Corriere della Sera”

RYAN LOCKRYAN LOCK
Aveva vent' anni, un sorriso perenne. E un nome di battaglia, Berxwedan Givara, che in curdo vuole dire «Resistenza Guevara». Prima di partire volontario per combattere l'Isis, questo strano appassionato di Che Guevara aveva fatto lo chef in un ristorante di Chichester, nella sua verde Inghilterra.

Un giorno alla famiglia aveva detto che andava in vacanza in Turchia. Poi aveva scritto per chiedere scusa della bugia. Come altri stranieri, era entrato nelle file dell' YPG, le forze curde che combattono nel nord della Siria. Il suo vero nome era Ryan Lock. A gennaio è arrivata la notizia della sua morte in combattimento. Ieri, fonti curde hanno raccontato alla Bbc com' è morto davvero il Che di Chichester.
RYAN LOCKRYAN LOCK

Non è stato ucciso dai miliziani del Califfato. Il 21 dicembre 2016, nel villaggio di Jabar, Ryan e altri quattro combattenti curdi si sono trovati in trappola non lontano da Raqqa, la «capitale» dell' Isis. Il giovane cuoco britannico era arrivato ad agosto. Dieci giorni di addestramento, per un ragazzo senza nessuna esperienza militare. E poi al fronte mobile. Dove, nel giro di poche settimane, Lock si era ritrovato veterano, con il sollievo e il senso di colpa che accompagna i sopravvissuti.
RYAN LOCKRYAN LOCK

Il 24 novembre ad Arima aveva visto i suoi compagni decimati dalle bombe dei jet turchi, in un fazzoletto di terra dove chi combatte lo fa con più nemici. Lui stesso aveva raccontato attraverso Internet l' attacco turco, mostrando il suo volto ferito. Il bilancio: tredici morti, compresi «i miei amici Anton Leschek e Michael Israel», un tedesco e un americano. Un mese dopo, altro fronte, altri avversari. Guerra via terra: il plotone di Ryan si trova ad affrontare i miliziani dell' Isis che hanno il sopravvento.

RYAN LOCKRYAN LOCK
L' autopsia ha rivelato come dev' essere stato l' ultimo istante dei suoi 20 anni. Non un sorriso, ma i denti stretti in una morsa. Il segno di un' arma appoggiata sotto il mento vuole dire suicidio. Certo il Califfato avrebbe pagato per un prigioniero britannico da ammazzare live in qualche video. Mark Cambell, attivista della causa curda, ha detto che Ryan Lock ha avuto un coraggio straordinario nel premere il grilletto.

Il cadavere del giovane inglese, merce meno pregiata della sua vita, è stato per settimane nelle casse del Califfato. E' probabile che sia stato comunque oggetto di macabro scambio, di baratto o di riscatto, prima di essere consegnato martedì alle forze curde in Iraq. E' il terzo civile britannico a morire nelle file del YPG. Per quel che si sa, Ryan Lock non ha mai rivelato il motivo che l' ha spinto a unirsi alla resistenza curda. Lo chef che venerava Che Guevara sarà rimpatriato nei prossimi giorni. Il padre Jon ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno permesso il suo ritorno.

Fonte : qui
RYAN LOCKRYAN LOCK

Brexit: sì della Camera dei Comuni ad avvio negoziati

Ansa - Primo voto favorevole al governo May in Parlamento

La Camera dei Comuni britannica ha votato stasera a favore del progetto di legge che autorizza il governo di Theresa May ad avviare i negoziati formali per la Brexit attraverso la notifica dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona all'Ue. Ora, dopo le ulteriori letture tecniche, il testo passerà alla Camera dei Lord, ma in caso di modifiche l'ultima parola resta ai Comuni. La premier May, costretta dalla Corte Suprema al passaggio parlamentare, punta a un iter spedito per poi aprire la partita con Bruxelles entro fine marzo.

MAURO MORETTI CONDANNATO PER LA STRAGE DI VIAREGGIO NON COME AD DI FS, MA COME AD DI RFI

Mauro Moretti è stato giudicato colpevole nella sentenza di primo grado a Lucca nel processo della stage di Viareggio in cui morirono, il 29 giugno 2009, 32 persone. Per lui la pena è di sette anni. Moretti, al tempo, era ad di Ferrovie dello Stato, mentre ora è alla guida di Leonardo-Finmeccanica. L'accusa per lui aveva chiesto 16 anni.

strage viareggio11STRAGE VIAREGGIO11
Condannati a 7 anni e 6 mesi anche Michele Mario Elia, nel 2009 ad di Rete ferroviaria italiana e  Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia e di Fs Logistica. Gli imputati sono in tutto 33, e 9 società.  Sono accusati a vario titolo di disastro ferroviario, incendio colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni personali. Secondo quanto spiegano i suoi avvocati, Moretti è stato assolto come amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, ma i giudici hanno disposto la sua condanna come ex amministratore delegato di Rfi. Tra le società 'imputate' assolti anche Ferrovie dello Stato e Fs Logistica, mentre vengono condannate Rfi e Trenitalia.
Michele Mario EliaMICHELE MARIO ELIA

Dopo sette anni e sette mesi e 140 udienze da quel 29 giugno 2009, Viareggio ascolta così la sentenza del processo di primo grado per la strage ferroviaria che costò la vita a 32 persone. Quella sera un treno merci carico di gpl esplose nella stazione della città versiliese, causando la morte di 11 persone e quella successiva, per ustioni, di altre 21. Subito dopo la lettura della sentenza il processo si è chiuso con un breve applauso fatto dai parenti delle vittime presenti in aula.
MAURO MORETTI AD GRUPPO FSMAURO MORETTI AD GRUPPO FS

Al polo fieristico di Lucca, dove è stata allestita l’aula del tribunale ci sono soprattutto loro, i familiari delle vittime con le magliette bianche e sopra le foto dei loro figli, dei padre, delle madri, di quelli che hanno perso nella strage del treno carico di Gpl deragliato alla stazione di Viareggio. "Verità e giustizia" hanno scritto su uno striscione. Ci sono rappresentanti sindacali giù fuori dall'aula, i ferrovieri dell'assemblea 29 giugno, ci sono i familiari della Moby Prince con le loro magliette rosse e la scritta "Io sono 141". La mattina è cominciata con un corteo sotto la pioggia e un grande striscione su cui era scritto: "Viareggio 29-6-2009, niente sarà più come prima".
strage viareggio7STRAGE VIAREGGIO7

LA STRAGE

Tutto  a Viareggio è cambiato poco prima di mezzanotte del 29 giugno 2009: un convoglio che trasportava gas propano liquido, diretto a Gricignano, in provincia di Caserta, deragliò all'altezza della stazione della città della Versilia, mentre viaggiava a circa 90 km orari. A causare il disastro fu la frattura di un assile, il tubo che collega due ruote sotto a una cisterna. La cisterna si squartò, ancora in corsa; il gpl fuoriuscì e un incendio esplosivo tipico del gpl, detto flash fire, avvolse le vie accanto alla stazione, uccidendo persone nelle loro case o mentre erano per strada.
strage viareggio8STRAGE VIAREGGIO8

LA PRESCRIZIONE

Sul processo pende il rischio della prescrizione. Per quello che riguarda il giudizio di primo grado i termini sono stati rispettati, ma c'è la possibilità che nei gradi successivi possa scattare la mannaia della prescrizione per alcuni dei reati (in primis, incendio colposo e lesioni colpose). Una preoccupazione ben presente ai familiari delle trentadue vittime, che da tempo sollecitano un intervento normativo ad hoc.

Fonte: qui


Strage Viareggio: la rabbia dei familiari, 'Moretti si dimetta' 

Ansa - Ieri la condanna a 7 anni per gli ex amministratori delegati di Fs ed Rfi, nel 2009 persero la vita 32 persone


I familiari delle vittime della strage di Viareggio chiedono le dimissioni di tutti coloro che sono stati condannati nel processo di primo grado di ieri e che hanno tuttora incarichi, come Mauro Moretti. Lo hanno detto gli stessi familiari aprendo la conferenza stampa di stamani a Viareggio. 'Riteniamo offensive le dichiarazioni dell'avvocato di Moretti", ha detto il portavoce, Marco Piagentini.
"E' moralmente inaccettabile che dopo una condanna di primo grado Mauro Moretti sia ancora a guidare un'azienda di Stato. Ne chiediamo le dimissioni e che sia tolto a Moretti il titolo di Cavaliere del Lavoro", hanno spiegato i familiari delle vittime incontrando i giornalisti, all'indomani della sentenza di condanna dell'allora ad di Rfi, sottolineando che "non si può tenere su una poltrona così importante un manager condannato in primo grado. Chiediamo che la politica intervenga". 
"A poche ore dalla lettura del dispositivo possiamo dire che il sistema ferroviario del trasporto merci pericolose tanto in Italia quanto in Europa è stato riconosciuto responsabile delle gravissime inadempienze e omissioni - hanno sottolineato - La sentenza ha sancito che i vertici delle aziende condannati avevano poteri e mezzi per intervenire e, non facendolo, hanno causato la morte di 32 persone, tra cui bambini e ragazzi". 
"Con la sentenza di primo grado si chiude la prima fase, non la nostra battaglia, una valutazione definitiva potremo darla solo dopo la lettura delle motivazioni che hanno portato a questa sentenza", è la posizione del familiari delle vittime che hanno anche ringraziato "la moltitudine di persone che ieri come in tutti questi anni è stata al nostro fianco".
Condanna a sette anni per gli ex ad di Fs e Rfi Moretti ed Elia al processo per la strage di Viareggio in cui persero la vita 32 persone nel giugno del 2009. Per i 33 imputati, come persone fisiche, e 9 società, le accuse erano a vario titolo di disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo, incendio colposo e lesioni colpose. Dieci le assoluzioni. Moretti, hanno spiegato i suoi avvocati, è stato assolto come ad delle Ferrovie, ma condannato in qualità di ex amministratore delegato di Rfi. "Scandaloso l'esito del processo, e la sentenza trasuda populismo" ha aggiunto il legale. Tra le società 'imputate', assolte Ferrovie dello Stato e Fs Logistica, condannate Rfi e Trenitalia. I parenti delle vittime commenteranno domani la decisione dei giudici. Dopo la lettura della sentenza, in Borsa Leonardo ha perso il 3,4%. 
Sanzioni da 700.000 euro a Rfi e Trenitalia 480.000 euro per società Gruppo Gatx Una sanzione da 700.000 euro ciascuna per Rfi e Trenitalia e di 480.000 ciascuna per le società Gatx Rail Austria, Gatx Rail Germania, Officina Jugenthal Waggon è tra le condanne pronunciate oggi dal tribunale di Lucca per la strage alla stazione ferroviaria di Viareggio. Alle stesse società, per le quali è stata riconosciuta la responsabilità dell'illecito amministrativo, applicata anche la sanzione interdittiva per un periodo di tre mesi.
Dieci assoluzioni I giudici del tribunale di Lucca hanno assolto 10 dei 33 imputati per non aver commesso il fatto che sono Andreas Barth dell'Officina Jungenthal di Hannover, Andreas Carlsson, sempre della Jungenthal di Hannover, Joachim Lehmann, supervisore esterno della Jungenthal, Massimo Vighini, Calogero Di Venuta, responsabile della Direzione compartimentale di Firenze Movimento Infrastrutture, Giuseppe Farneti, sindaco revisore di Fs prima e poi di Italferr, Gilberto Galloni, ad di Fs Logistica, Angelo Pezzati, predecessore di Di Venuta, Stefano Rossi e Mario Testa. Assolto anche Moretti dai reati a lui ascritti come ad di Ferrovie e Vincenzo Soprano, limitatamente ai reati ascritti come ex dirigente di Fs. Esclusa la responsabilità per illecito amministrativo anche di Ferrovie dello Stato Spa, di Fs Logistica, di Cima Riparazione.
Nella strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009, morirono 32 persone, tra cui bambini. Sono 33 le persone imputate a vario titolo. I familiari delle vittime sono arrivati in corteo al Polo fieristico, dove si svolge il processo. 'Viareggio 29-6-2009 niente sarà più come prima' è lo striscione con le foto di tutte le vittime che ha aperto il corteo silenzioso. Con loro anche una rappresentanza dei macchinisti delle Ferrovie, una bandiera del gruppo delle 'Tartarughe lente', alcuni rappresentanti dei No Tav. Chiudevano il corteo alcuni gonfaloni tra cui quello della Regione Toscana.
Mauro Moretti, secondo quanto spiegano i suoi avvocati, è stato assolto come amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, ma i giudici hanno disposto la sua condanna come ex amministratore delegato di Rfi. Lo spiegano i suoi legali. Tra le società 'imputate' assolti anche Ferrovie dello Stato e Fs Logistica, mentre vengono condannate Rfi e Trenitalia. 
Il consiglio dei amministrazione di Leonardo, dopo la sentenza, ha confermato "piena fiducia" a Moretti''. 
"Non potevamo non essere qui, del resto Regione Toscana e Provincia di Lucca sono gli unici enti che si sono costituiti parte civile, senza accettare i risarcimenti proposti, come fece all'epoca anche il governo nazionale". Lo ha detto il consigliere regionale toscano del Pd Stefano Baccelli che ha accompagnato il Gonfalone della Regione al processo per la strage di Viareggio dove oggi è attesa la sentenza, "e ringrazio" il governatore toscano Enrico Rossi e il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani "che hanno condiviso questa scelta".
Baccelli, che il 29 giugno 2009 era presidente della Provincia di Lucca, ha voluto ricordare un episodio del processo che lo riguarda direttamente: "Quando venni sentito dai giudici, uno degli avvocati di Mauro Moretti, l'ex ad di Ferrovie, mi contestò in malo modo l'utilizzo della parola strage. Mi riprese ma credo non si possa certo parlare di un insieme di morti, anche se è chiaro che non fu un attentato e infatti per gli imputati l'accusa è omicidio colposo". In aula anche il presidente della Provincia di Lucca, Luca Menesini e i sindaci di Lucca e Viareggio, Alessandro Tambellini e Giorgio Del Ghingaro, con i Gonfaloni.

ODEVAINE(UOMO FIDATO DI VELTRONI) PER TRE ANNI HA INCASSATO 5 MILA EURO AL MESE DA BUZZI


LO HA AMMESSO LO STESSO EX CAPO DI GABINETTO DI VELTRONI NEL CORSO DELL’ULTIMA UDIENZA DEL PROCESSO “MAFIA CAPITALE”: “PER IL CARA DI MINEO HO PRESO 260 MILA EURO DAI VERTICI DELLA COOPERATIVA LA CASCINA”

ODEVAINEODEVAINE

(ANSA) - "Ho percepito cinquemila euro al mese da Salvatore Buzzi da fine 2011 al novembre del 2014. Per lui risolvevo i problemi, facilitavo gli interessi di Buzzi. Ho preso soldi anche dalla cooperativa La Cascina". E' l'ammissione fatta nel corso dell'udienza del processo a Mafia Capitale, da Luca Odevaine, ex componente del tavolo nazionale sugli immigrati e imputato nel maxiprocesso per corruzione.

Nel corso dell'interrogatorio, l'ex capo di gabinetto del sindaco di Roma Valter Veltroni ha spiegato di avere percepito, per la vicenda della gestione del Cara di Mineo, circa "diecimila euro, poi diventati ventimila euro" per un totale di circa "260 mila euro" dai vertici della cooperativa La Cascina. Per questa vicenda, in particolare, Odevaine ha già patteggiato una pena a 2 anni e 8 mesi sempre per corruzione.

INTERROGATO PER OTTO ORE NELL’AULA BUNKER DI REBIBBIA, LUCA ODEVAINE AMMETTE OGNI RESPONSABILITÀ: “QUANDO SI RIVOLGEVANO A ME PER SAPERE QUALI STRUTTURE POTESSERO OSPITARE MIGRANTI, IO MI ATTIVAVO CON LE COOPERATIVE CHE CONOSCEVO”

Federica Angeli per la Repubblica - Roma

ODEVAINEODEVAINE
«Erano prefetti e funzionari del ministero degli Interni a rivolgersi a me per sapere quali strutture potessero ospitare migranti. Così io mi attivavo con le cooperative che conoscevo». È un uomo rassegnato al proprio destino Luca Odevaine, interrogato per otto ore nell’aula bunker di Rebibbia alla 170esima udienza del processo Mafia capitale. L’uomo di potere che arrivava ovunque e aveva contatti con tutti, il Mister Wolf che risolveva problemi del mondo di sotto e di quello di sopra, ha ammesso ogni responsabilità.

LUCA ODEVAINE DURANTE LE OPERAZIONI DI SGOMBERO DEL CAMPO ROM DI VIA TROILI A ROMALUCA ODEVAINE DURANTE LE OPERAZIONI DI SGOMBERO DEL CAMPO ROM DI VIA TROILI A ROMA
La sua attività corruttiva la chiama «facilitare le cooperative » e le tangenti le definisce «ricompense ». Per il resto il quadro è piuttosto chiaro. «Ho percepito cinquemila euro al mese da Salvatore Buzzi da fine 2011 al 2014. Mi pagava ogni 5 del mese ed essendo stato arrestato il 2 dicembre, l’ultima volta che ho preso soldi è stato a novembre. Ho preso soldi anche dalla cooperativa La Cascina, prima 10, poi 20mila euro al mese».

Per anni Luca Odevaine è stato a libro paga della holding di Buzzi e Carminati, ma anche al soldo della cooperazione sociale cattolica, la Domus Caritatis poi diventata Cascina. In aula l’ex vicecapo di gabinetto del sindaco Veltroni ha spiegato che dal 2006 si è creato una rete di rapporti con prefetti, questori e dirigenti che poi, col tempo, hanno fatto carriera. Con loro ha sempre mantenuto rapporti ottimi tanto che per loro - da quando diventò componente del Tavolo di coordinamento sugli immigrati del Viminale (struttura creata nell’estate del 2014 ma informalmente esistente due anni prima) - era un punto di riferimento per la questione immigrati. «Venivo remunerato dal gruppo Buzzi per la mia attività di facilitatore.

salvatore buzzi con il quarto stato alle spalleSALVATORE BUZZI CON IL QUARTO STATO ALLE SPALLE
Semplificavo i suoi rapporti con la pubblica amministrazione. Svolgevo un funzione di raccordo tra le sue cooperative, il ministero degli Interni e i funzionari della Prefettura, un mondo con il quale le coop faticavano ad avere un dialogo costante.

Intervenivo sia per i ritardi nei pagamenti che per mettere a disposizione strutture a fronte di un impennata da 20mila a 130mila immigrati entrati in Italia. Non è vero però che orientavo i flussi degli immigrati, non avrei potuto farlo». Almeno formalmente, perché a lui i big del Viminale, stando alla testimonianza in aula si rivolgevano per «delocalizzare o sistemare migranti».

Poi il passaggio sulla giunta Alemanno. «Il neoeletto sindaco mi disse che per tutto il periodo della mia permanenza al Comune le due sue persone di assoluta fiducia erano Riccardo Mancini e l’onorevole Vincenzo Piso che era stato in carcere con lui, Buzzi e Carminati negli anni Ottanta. Poi iniziò le nomine per appartenenza politica: Raffaele Marra al Patrimonio, mentre per l’Ufficio Decoro nominò Mirko Giannotta, segretario del Msi di Acca Larentia e responsabile della tentata rapina nel maggio 2006 da Bulgari. Lui distrusse tutti gli archivi del materiale di pubblica sicurezza da me raccolto e decisi di lasciare Palazzo Senatorio».

Fonte: qui