9 dicembre forconi: 01/19/18

venerdì 19 gennaio 2018

LA MAFIA CINESE HA MESSO LE MANI SU TRASPORTI E LOGISTICA: RETATA DELLA GUARDIA DI FINANZA DI FIRENZE

FATTURA 4 MILIARDI COMPLETAMENTE EVASI AL FISCO 

E PER FAR LAVORARE DI PIU’ GLI SCHIAVI, ORA S’E’ BUTTATA ANCHE NEL TRAFFICO DELLE METANFETAMINE

Roberto Galullo per il Sole 24 Ore

TRIADI CINESITRIADI CINESI
Il monopolio sul trasporto e la logistica di merci cinesi sono al centro dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Firenze. La Polizia, delegata alle indagini, sta eseguendo in varie città italiane e di paesi Ue 33 ordinanze di custodia cautelare in carcere e una serie di provvedimenti nei confronti di soggetti appartenenti, secondo le indagini, ad un'organizzazione mafiosa che agiva in Italia e in vari paesi europei. Le misure sono scattate oltre che in Italia anche in Francia e Spagna.

CINESI A PRATOCINESI A PRATO




La lunga indagine condotta dalla Polizia avrebbe permesso di far luce sulle dinamiche della mafia cinese in Europa ma anche su ruoli e alleanze all'interno dell'organizzazione. L'inchiesta conferma il ruolo sempre più forte della criminalità cinese, proprio a partire dalla Toscana e dal polo tessile di Prato, nel quale - senza regole e senza controlli - l'omertà, i metodi intimidatori e la violenza (fisica e psicologica) sono legge.

CINESI A PRATOCINESI A PRATO
La comunità cinese stanziale in Toscana è la più numerosa dopo quella lombarda (specie nelle province di Prato e Firenze) e la sua penetrazione nel tessuto produttivo regionale ha determinato una situazione difficilmente reversibile.

L'estrema capillarità di queste realtà economiche, caratterizzate da un basso indice di produttività, cui, però, corrisponde una forte dinamicità, ha prodotto effetti dirompenti (in termini di concorrenza) sull'economia locale spingendo gli operatori nazionali a disertare il mercato. A scriverlo è la Direzione nazionale antimafia nella relazione che ha presentato a febbraio dello scorso anno.

LE STANZE SEGRETE DEI CINESI A PRATOLE STANZE SEGRETE DEI CINESI A PRATO
Tra i procedimenti penali più importanti si ricorda quello relativo ad una associazione per delinquere di stampo mafioso, riciclaggio, intestazione fittizia di beni e vari reati tributari. È stato accertato che attività commerciali formalmente in regola producevano ricavi completamente sottratti al fisco attraverso prestanome, con conseguenti rimesse in Cina per importi calcolati in oltre 4 miliardi di euro.

Il tutto compiuto grazie a una rete di agenzie di trasferimento di denaro compiacenti e che si prestano al riciclaggio, reso possibile, anche, dal frazionamento delle somme trasferite in importi inferiori alla soglia stabilita dalla legge antiriciclaggio. Nel procedimento sono stati disposti sequestri preventivi per circa 60 milioni.

LE STANZE SEGRETE DEI CINESI A PRATOLE STANZE SEGRETE DEI CINESI A PRATO
Va segnalato, inoltre, l’incremento delle attività illecite nel traffico di sostanze stupefacenti, in particolare metanfetaminici. nel quale risulta particolarmente attiva la comunità pratese, con collegamenti con quella filippina (nuova nel settore). La particolare redditività delle attività criminali riconducibili alla comunità cinese toscana emerge dai numerosi sequestri e confische disposte nel corso degli anni.

rogo in fabbrica cinesi pratoROGO IN FABBRICA CINESI PRATO






Va sottolineato che l’interesse principale della criminalità cinese è nel settore della contraffazione di modelli industriali e marchi, svolta, in prevalenza, nelle zone di Firenze e Prato. Sono consorterie associate su base per lo più familistica, dedite sia alla produzione in laboratorio che al commercio di articoli prodotti in Cina ed importati in Italia, con notevole capacità di azzerare gli effetti dei sequestri di merce e di riproporsi in nuove attività illecite. «Si tratta di un fenomeno dalle proporzioni allarmanti – si legge nella relazione della Dna – destinato a crescere nel tempo anche per le difficoltà, a livello investigativo legate alla carenza di interpreti fiduciari disponibili a tradurre le conversazioni intercettate».

Fonte: qui

CARABINIERI IN UNA CASA DI CINESI A PRATO jpegCARABINIERI IN UNA CASA DI CINESI A PRATOCINESI A PRATOCINESI A PRATOCARTELLI IN CINESE A PRATOCARTELLI IN CINESE A PRATOTESSILE CINESE A PRATOTESSILE CINESE A PRATO

CAPOTRENO CONDANNATO IN VENETO PER VIOLENZA PRIVATA: AVEVA FATTO SCENDERE DAL TRENO UN PASSEGGERO NIGERIANO CHE NON AVEVA TIMBRATO CORRETTAMENTE IL BIGLIETTO



trenoTRENO
È polemica in Veneto dopo la condanna a 20 giorni inflitta dal Tribunale di Belluno ad un capotreno per tentata violenza privata. L'uomo aveva fatto scendere dal convoglio nel 2014 alla stazione di Santa Giustina un nigeriano, all'epoca residente nel padovano ma ora lontano dall'Italia perché espulso, ritenendo che non avesse obliterato il biglietto. Quello esibito dal passeggero riportava un'ora posteriore alla data di partenza del treno e questo aveva fatto sospettare che il titolo di viaggio fosse stato alterato. Secondo la testimonianza dell'immigrato il capotreno lo avrebbe costretto a non risalire dicendogli «se non sali non ti denuncio».

Dopo la condanna, il governatore del Veneto Luca Zaia esprime oggi «piena e totale solidarietà al capotreno coinvolto in una vicenda incomprensibile per la gente comune, e a tutti i lavoratori delle Ferrovie dello Stato, costretti a fronteggiare sempre più difficoltà per il solo fatto di compiere il loro dovere. Fatta questa doverosa premessa invito tutti, a cominciare dal legislatore, a chiedersi quali siano le cause reali che portano a certe situazioni».
trenoTRENO

Sul capotreno incombe anche un procedimento per abuso d'ufficio, per aver fatto scendere dal treno il passeggero. «Il fatto che il viaggiatore in questione sia straniero o italiano, bianco o di colore - aggiunge Zaia - non ha alcuna rilevanza. Ha rilevanza che di fatto viaggiava senza aver pagato od obliterato correttamente il biglietto. La vera questione da affrontare sono le leggi colabrodo vigenti in questo Paese, che in una intera legislatura il Parlamento non ha saputo modificare nella direzione della difesa della legalità invece che di un malinteso garantismo per chi non rispetta le regole del vivere civile».

«Stupito e addolorato per la condanna che ritiene ingiusta»: così il legale del capotreno racconta lo stato d'animo del suo assistito all'indomani della sentenza. A parlare sono gli avvocati Giorgio Azzalini e Jenny Fioraso del foro di Belluno, che ora attendono le motivazioni della sentenza per presentare appello. «Non ci aspettavamo la condanna - sottolineano - anche perché lo stesso pm aveva chiesto l'assoluzione per il capotreno per il reato di violenza privata per aver fatto scendere il nigeriano».

trenoTRENO
Il giudice ha invece ritenuto di condannare il capotreno per tentata violenza per aver costretto il migrante a non risalire a bordo. Il capotreno aveva verificato il titolo di viaggio irregolare dopo che un collega aveva segnalato il migrante per essere salito senza biglietto su un treno precedente. Secondo la ricostruzione dei legali, solo dopo essere stato fatto scendere dal secondo convoglio il nigeriano avrebbe obliterato il biglietto, cercando di far risultare che fosse stato convalidato prima della partenza. Nei confronti del nigeriano, irreperibile perché espulso dall'Italia, pende un procedimento intentato dal controllore per essere stato preso a pugni e calci dall'uomo durante le fasi concitate della discesa dal treno.

Fonte: qui