Alessandro Sallusti per il Giornale
Adesso si va da «Luca Lanzalone chi?» a «l' ho incontrato una volta al ristorante ma per caso» fino al paradossale «Grillo e Casaleggio non sapevano neppure chi fosse». Nei Cinquestelle è gara a scaricare quello che fino a ieri era l' uomo più potente del Movimento e che ora si trova agli arresti per corruzione e associazione a delinquere. Marco Travaglio, megafono grillino, non si dà pace e firma senza vergognarsi uno dei suoi capolavori.
La cui sintesi è: il caso Lanzalone è solo sfiga, era un grande con un curriculum da premio Nobel e nessuno poteva immaginare che fosse un furbacchione probabilmente corrotto. Avete presente quando un genitore si ritrova con un figlio delinquente o drogato e invece che a se stesso dà la colpa alla società: era un bravo ragazzo, me l' hanno rovinato.
Già, meglio arrampicarsi sugli specchi che guardarsi allo specchio e ammettere i propri limiti e fallimenti. Soprattutto se l' immagine che vedi riflessa è la negazione di tutto ciò che pensavi di essere e che invece non sei, se scopri sul volto i segni dei mali da cui pensavi di esser immune.
Luca Lanzalone non è un caso di sfiga, è un caso dei Cinquestelle probabilmente più diffuso di quanto possiamo immaginare. Tempo al tempo: fino a che non guadagni non puoi evadere le tasse, fino a che non sei sposato tradire la moglie.
Ora i grillini tengono lavoro e famiglia: fine del moralismo e della virtù facile perché obbligata dalle condizioni. Il loro mondo è inquinato come tutti gli altri e da inquisitori i Travaglio d' Italia si ritrovano a fare gli agnellini che al confronto Emilio Fede con Berlusconi appare oggi come uno con le palle. Si stanno rimangiando tutti gli escrementi che per anni ci hanno tirato addosso, hanno paura di fare la fine di Robespierre, da boia a ghigliottinati.
Essere giustizialisti con i nemici e garantisti con gli amici è cosa da gente senza nerbo e valori. Quel principio «non poteva non sapere» con cui è stato massacrato (e condannato) Silvio Berlusconi ora improvvisamente non vale più. Grillo, Casaleggio, Di Maio e tutta la combriccola potevano non sapere. Anzi, a leggere Travaglio «dovevano» non sapere. Altrimenti casca l' asino. Da «onestà, onestà» a «omertà, omertà».
Fonte: qui
IL PURO BERDINI CHE EPURÒ GLI IMPURI A 5 STELLE
''DOPO LE RIUNIONI CON FRACCARO, BONAFEDE E LANZALONE, IL NO PER LO STADIO SI TRASFORMÒ IN UN SÌ''. L'EX ASSESSORE DELLA RAGGI ERA IL NEMICO NUMERO UNO DEL PROGETTO, E ORA È UNO DEGLI ACCUSATORI PRINCIPALI DEL SISTEMA PARNASI: 'ANCHE LANZALONE ERA CONTRARIO, POI…'
Claudia Fusani per http://notizie.tiscali.it/
“A dette riunioni parteciparono anche, con mia sorpresa, gli onorevoli Bonafede e Fraccaro. Fu allora che si iniziò a discutere della possibilità di mediare con la Roma per autorizzare la realizzazione dello stadio. Prima di allora e fino all’inizio di gennaio 2017, l’indirizzo fermo del Comune era di revocare la dichiarazione di pubblico interesse rispetto al progetto del nuovo stadio a Tor di Valle”. Troppo le controindicazioni rispetto a quel progetto: urbanistiche, ambientali, logistiche. La giunta Raggi ne era consapevole.
Eppure quell’opinione “ferma” è cambiata in poche settimane grazie alla mediazione dell’avvocato lobbista Luca Lanzalone, amico di Beppe Grillo e Davide Casaleggio e affidato alle cure dell’onorevole Alfonso Bonafede, oggi ministro della Giustizia.
La mattina del 31 maggio scorso, mentre il governo Lega-5 Stelle sta prendendo forma intorno al Contratto di governo dopo settimane di stop and go, l’ex assessore all’urbanistica del Comune di Roma Paolo Berdini è seduto in Procura, a piazzale Clodio, davanti al pm Barbara Zuin e all’aggiunto Paolo Ielo. L’attenzione generale è tutta sui messaggi incrociati che Salvini da una parte e Di Maio dall’altra mandano via Tweet e Facebook, dopo settimane di pena il Quirinale è pronto per chiamare e dare nuovamente l’incarico al professor Conte.
A piazzale Clodio, nelle stesse ore, si sta formalizzando nella massima segretezza, l’atto che dopo 12 giorni farà tremare il governo Conte svelando il “sistema Parnasi”, il costruttore al centro dell’ennesimo sistema di corruzione, favori e clientele dove sono coinvolti , appunto, i partiti protagonisti del governo del cambiamento, Lega e 5 Stelle. Del resto, funziona così da sempre: gli affari cercano chi ha il potere, chi può offrire loro scorciatoie per condurre in porto i propri interessi; sta al potere avere gli anticorpi necessari per respingere le avances.
Dove va l’inchiesta
Il ruolo del sindaco Virginia Raggi; del vicesindaco Bergamo; dell’assessore all’Urbanistica Luca Montuori; dell’avvocato e lobbista Luca Lanzalone e degli attuali ministri Bonafede e Fraccaro, all’epoca – nel 2017 – i “commissari” della sindaca già incappata, dopo sei mesi di governo della Capitale, in scivoloni, leggerezze e qualche ipotesi di reato (giovedì inizia il processo per falso nella nomina di Renato Marra, fratello dell’ex braccio destro Raffaele): è anche intorno a queste figure che in queste ore la procura sta decidendo come sviluppare l’inchiesta che nasce intorno alle autorizzazioni per la costruzione del nuovo stadio della Roma calcio. In settimana saranno disponibili nuovi atti, via via che i legali presentano i ricorsi al Tribunale del riesame (sono 9 gli arrestati).
Dalle migliaia di carte già disponibili il confine tra l’illecito penale e l’illecito morale è molto sottile, spesso intrecciato. Alcuni atti possono essere a loro modo illuminanti per capire fino a che punto gli amministratori capitolini sono stati complici consapevoli di eventuali illeciti. Come il verbale di sommarie informazioni rilasciato dall’ex assessore Berdini, sentito come persona informata sui fatti quella mattina in cui tutta Italia guardava al Quirinale in attesa di un governo.
Il dietrofront a gennaio 2017
Berdini era contrario alla costruzione dello stadio a Tor di Valle, per il modello di edilizia contrattata, per il luogo prescelto, per la mancanza totale di infrastrutture. Fino a gennaio 2017 era convinto di avere al suo fianco tutta l’amministrazione. Almeno fino all’arrivo di Lanzalone.
“La prima volta che l’ ho visto – racconta Berdini alla pm - era stato invitato direttamente dal Sindaco ed è arrivato con due persone . La posizione del Comune - e del Movimento 5 Stelle - era all’epoca assolutamente contraria al Progetto Stadio ed io la condividevo”. Lanzalone era stato chiamato “come consulente, per valutare se in caso di annullamento il Comune sarebbe stato gravato dall’obbligo di risarcire danni alla Roma o al gruppo Parnasi”. Berdini non comprende “il perché di tale incarico visto che i pareri sulla questione erano già stati tutti formulati dall’Avvocatura”.
“Lanzalone era contrario come noi…”
E’ Berdini che fornisce a Lanzalone tutta la documentazione e, riferisce al pm, “anche lui era favorevole alla posizione del Comune e asseriva che la Roma e il gruppo Parnasi non avrebbero potuto avanzare pretese risarcitorie nei confronti del Comune”. A fine gennaio 2017 il dossier stadio sembra quindi avviato verso l’archiviazione. Ma non è così.
“Nonostante la già avvenuta formulazione del parere – spiega Berdini ai pm - Lanzalone continua ad interessarsi, con il consenso del sindaco, alla vicenda assumendo via via un ruolo di consulente e fiduciario della Raggi”. E’ in quei giorni che Berdini avverte “un cambiamento di atteggiamento da parte del sindaco (Raggi, ndr) e del vicesindaco (Bergamo, ndr) nel senso che sembravano maggiormente orientati all’idea di trovare un compromesso per autorizzare il progetto”.
Galeotto il tweet del Capitano
Galeotto fu, a quel punto, il tweet di capitan Totti con l’hastag #famostostadio. Era il 6 febbraio 2017. “La sera stessa – ricorda Berdini a verbale - il vice Sindaco Bergamo mi telefonò rappresentandomi la necessità di cercare una mediazione con la Roma per confermare la dichiarazione di pubblico interesse del Nuovo stadio. Pochi giorni dopo ho tenuto l’ultima riunione in assessorato proprio per discutere sulla questione e furono invitati, come sempre, Baldissoni e Parnasi.
Era presente anche il Vice sindaco Bergamo, un fatto abbastanza inusuale, che insistette per raggiungere un’intesa. Prima di allora, tra l’Epifania e la fine di Gennaio, c’erano state tre riunioni in Campidoglio alle quali oltre al Sindaco, erano presenti il capogruppo Ferrara (indagato, ndr), alcuni consiglieri della Commissione urbanistica (certamente Iorio e Calabrese), Lanzalone e i suoi collaboratori. A dette riunioni parteciparono anche, con mia sorpresa, gli onorevoli Bonafede e Fraccaro. In dette riunioni si iniziò a discutere della possibilità di mediare con la Roma per autorizzare la realizzazione dello stadio”.
Da consulente a consigliere
A questo punto del verbale, Berdini sottolinea come Lanzalone “da consulente di fiducia del sindaco per un fatto molto specifico (il capitolo penali, ndr), divenne pian piano un consigliere che influiva su tutto il dossier stadio, anche sulla fattibilità”. Un vero e proprio “assessore per la questione stadio che operava in stretto rapporto con il sindaco e con quest’ultimo ha condiviso il cambiamento della posizione del Comune”. A quel punto Berdini ritiene esaurita la sua funzione di assessore (“sono stato nei fatti esautorato”) all’urbanistica e si dimette. Era il 14 febbraio 2017. L’inchiesta muoveva allora i primi passi.
Le domande dei pm
Il racconto dall’interno è fondamentale per la procura per chiudere il cerchio intorno alla prima fase delle indagini in cui ha contestato l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, al traffico illecito di influenze e al finanziamento illecito ai partiti (9 arresti e 27 indagati). Quello che serve ancora chiarire è cosa si è mosso intorno alla sindaca e al suo staff in quelle settimane dei primi mesi del 2017 per far cambiare idea sul nuovo stadio.
Se Lanzalone si è mosso da solo con il costruttore Luca Parnasi – con cui poi la “collaborazione” si è estesa ad altri progetti del comune e alle nomine, a cominciare da Cassa depositi e prestiti – oppure se anche altri hanno partecipato ad un’operazione di lobbying chi si muove sul confine sottile tra lecito e illecito. A che titolo, ad esempio, i “commissari” Fraccaro e Bonafede partecipavano a quelle riunioni? Perchè Di Maio dice che “la nomina di Lanzalone a numero 1 di Acea è stato “un premio” per la trattativa sulla stadio”? Soprattutto perché Lanzalone doveva essere premiato con una nomina dal valore di 240 mila euro l’anno?
RICCARDO FRACCARO - LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - STEFANO BUFFAGNI - ALFONSO BONAFEDE - PIETRO DETTORI - ALESSANDRO DI BATTISTA
Un premio da 240 mila euro
Fondamentale, in questo senso, è anche capire la tipologia dell’incarico a Lanzalone come consulente . Un incarico “gratuito” che nei fatti trasforma l’avvocato in un pubblico ufficiale e come tale, al momento almeno, non perseguibile per quello che riguarda l’incarico in Acea. A questo proposito Berdini spiega: “Ho posto al sindaco il problema del pagamento di Lanzalone perché quest’ultimo metteva un impegno considerevole nella questione. Il Sindaco mi ha detto che avrebbe trovato il modo di inserirlo formalmente nel suo staff con un incarico di consulenza”. L’incarico arriva l’8 marzo 2017 ma non viene mai protocollato. La nomina in Acea arriva in aprile.
Centinaia di omissis
Le centinaia di omissis dicono che l’inchiesta ha molti altri filoni che devono essere seguiti. Gli arresti in questa fase sono stati necessari per fermare altri accordi che avrebbero potuto, ad esempio, condizionare le nomine di enti pubblici e partecipate –550 – che nelle prossime settimane il governo andrà a fare. Governo con cui Parnasi vanta ottimi rapporti (“io pago tutti, l’ho sempre fatto”) e di cui può dire: “Il governo lo sta a fa’ io”. Molti utili chiarimenti li potrebbero dare anche i ministri Bonafede e Fraccaro da cui Raggi fa discendere “la consulenza” di Lanzalone (“me lo hanno imposto loro e Di Maio” ha detto ai pm). L’ex segretario del Pd Matteo Renzi chiede che Bonafede, fra i tre sembra essere il più vicino a Lanzalone, venga a riferire in aula, al Senato. Ma forse prima dovrà spiegare ai magistrati. Fonte: qui
Se Lanzalone si è mosso da solo con il costruttore Luca Parnasi – con cui poi la “collaborazione” si è estesa ad altri progetti del comune e alle nomine, a cominciare da Cassa depositi e prestiti – oppure se anche altri hanno partecipato ad un’operazione di lobbying chi si muove sul confine sottile tra lecito e illecito. A che titolo, ad esempio, i “commissari” Fraccaro e Bonafede partecipavano a quelle riunioni? Perchè Di Maio dice che “la nomina di Lanzalone a numero 1 di Acea è stato “un premio” per la trattativa sulla stadio”? Soprattutto perché Lanzalone doveva essere premiato con una nomina dal valore di 240 mila euro l’anno?
Le centinaia di omissis dicono che l’inchiesta ha molti altri filoni che devono essere seguiti. Gli arresti in questa fase sono stati necessari per fermare altri accordi che avrebbero potuto, ad esempio, condizionare le nomine di enti pubblici e partecipate –550 – che nelle prossime settimane il governo andrà a fare. Governo con cui Parnasi vanta ottimi rapporti (“io pago tutti, l’ho sempre fatto”) e di cui può dire: “Il governo lo sta a fa’ io”. Molti utili chiarimenti li potrebbero dare anche i ministri Bonafede e Fraccaro da cui Raggi fa discendere “la consulenza” di Lanzalone (“me lo hanno imposto loro e Di Maio” ha detto ai pm). L’ex segretario del Pd Matteo Renzi chiede che Bonafede, fra i tre sembra essere il più vicino a Lanzalone, venga a riferire in aula, al Senato. Ma forse prima dovrà spiegare ai magistrati. Fonte: qui