STANNO CRESCENDO NUOVE GENERAZIONI DI RAGAZZI CHE CONOSCONO SOLO LA VIOLENZA, SONO CAMORRISTI DENTRO
E I LORO GENITORI LI SPALLEGGIANO: “MIO FIGLIO NON È CATTIVO. SONO SOLO ATTEGGIAMENTI”
1 - NAPOLI, ALTRI RAGAZZINI PICCHIATI IN STRADA
Quello che è sempre stato chiamato bullismo, a Napoli ha fatto un salto di qualità. Un salto verso una violenza sempre più profonda che ha già oltrepassato i limiti della ferocia. Le rapine non c'entrano, al massimo sono eventi collaterali.
AGGRESSIONE AL GIOVANE ARTURO A NAPOLI - IL 15ENNE KEKKO
Fu pura ferocia quella con la quale quattro ragazzini infierirono, poco meno di un mese fa, sul diciassettenne Arturo accoltellandolo alla gola e al polmone, è stata ferocia quella usata due giorni fa nei pressi della stazione della metro di Chiaiano da una decina di minorenni che hanno picchiato con calci e pugni un quindicenne fino a spappolargli la milza.
Ed è stata ugualmente la ferocia a guidare, poche ore dopo, le azioni di un altro gruppetto di giovanissimi che sabato sera a Pomigliano d' Arco, un paese della fascia vesuviana, ha circondato e aggredito all' interno della villa comunale un ragazzo di quindici anni e suo cugino di 14.
AGGRESSIONE AL GIOVANE ARTURO A NAPOLI - IL 15ENNE KEKKO
Alla fine del pestaggio hanno preso a uno dei due lo smartphone, ma giusto per ulteriore sfregio. Fosse stato il telefonino il loro obiettivo, non avrebbero avuto bisogno di infierire tanto e soprattutto di usare le catene. Come quella che i carabinieri di Castello di Cisterna, guidati dal capitano Tommaso Angelone, hanno trovato addosso a un ragazzo di 15 anni di Pomigliano che hanno fermato dopo poche ore di indagini.
I militari hanno individuato anche un altro minorenne che avrebbe preso parte all'aggressione, ma si tratta di un tredicenne, e quindi non imputabile. In questi casi non si può fare altro che una segnalazione al Tribunale dei minorenni e lasciare il ragazzo in affidamento alla famiglia. Il suo amico deve invece rispondere di violenza e rapina.
AGGRESSIONE AL GIOVANE ARTURO A NAPOLI - IL 15ENNE KEKKO
I carabinieri indagano anche sul ferimento di un undicenne bengalese raggiunto alla nuca da un piombino esploso da una pistola scacciacani durante un raid estorsivo contro un negozio di suoi connazionali a Palma Campania. A Napoli sono invece ancora senza nome i responsabili del pestaggio subito da Gaetano, il ragazzino aggredito sabato pomeriggio nel quartiere Chiaiano. Il questore Antonio De Jesu, pur dicendosi ottimista di riuscire in tempi brevi a individuare i responsabili dell' aggressione, è tornato ancora una volta sulla necessità che la polizia possa contare sulla collaborazione di chi assiste a queste scene.
Il capo della questura napoletana chiede che venga subito dato l'allarme, e anche che chi ne ha la possibilità filmi gli autori delle violenze, in modo da aiutare poi gli investigatori a stringere rapidamente il cerchio delle indagini. Al momento le immagini a disposizione dei poliziotti sono solo quelle delle telecamere a circuito chiuso installate nella zona. Ieri il pm della Procura minorile che coordina le indagini ha anche interrogato alcuni giovanissimi, ma per ora solo in qualità di persone informate dei fatti.
AGGRESSIONE AL GIOVANE ARTURO A NAPOLI - IL 15ENNE KEKKO
2 - RAGAZZI SELVAGGI NELLA NAPOLI DOVE IL VUOTO DIVENTA VIOLENZA URBANA
L'ultima aggressione, due sere fa. A Pomigliano d'Arco un branco di dieci adolescenti ha aggredito due coetanei, di 15 e 14 anni, per rubargli il cellulare. I carabinieri sono riusciti a bloccare due degli aggressori: uno di 15 e l'altro di 13 anni. Colpisce in questa storia l' età delle vittime e dei carnefici. Che fossero in strada a tardissima ora. Che lo smartphone sia un trofeo, a coronamento dell' aggressione. E la serialità dei fatti.
La penultima aggressione è della sera prima. Davanti alla stazione della metropolitana di Chiaiano, estrema periferia di Napoli, il branco ha colpito Gaetano, 15 anni, preso a calci e pugni fino a spappolargli la milza. Ci sono già dieci minori identificati per quel pestaggio.
Stazione di Chiaiano, ieri.
AGGRESSIONE AL GIOVANE ARTURO A NAPOLI - IL 15ENNE KEKKO
La nuova linea di metropolitana parte dal cuore della città e vi deposita a destinazione in venti minuti. Dietro le spalle ci si lascia l'arte, le opere di Pistoletto lungo i percorsi, le scale mobili luccicanti. Ma già il viaggio inizia con un pugno allo stomaco. Un uomo sui cinquant'anni chiede la carità, offre il solito campionario di calze. Poi di colpo si getta a terra: «Aiutatemi. È da stamattina che vado in giro e non ho abbastanza da mangiare. Io mi inchino di fronte a voi. Meglio umiliarsi che andare a rubare o fare rapine... Aiutatemi».
E bacia il pavimento della carrozza. Arrivati a Chiaiano, il nulla. Qualche murales a ingentilire il cemento armato. Cassonetti fetidi della spazzatura. Tre ambulanti di colore con una misera bancarella e qualche occhiale da sole. La gente, soprattutto giovani, va via a testa bassa. Si aspetta l' autobus o la macchina del papà che viene a prendere.
NAPOLI - COLTELLATE AL 17ENNE ARTURO
«Sa - arriva per telefono la voce del questore di Napoli, Antonio De Iesu - da quelle parti mi colpisce soprattutto il vuoto. Non c'è un centro di aggregazione, non un esempio positivo. I ragazzi vivono in strada. E la strada è la loro unica prospettiva. Ma guardi che a Napoli sono tanti i quartieri sensibili, anche in centro. E il problema di queste nuove generazioni violente è serio per davvero».
Il vuoto. A Chiaiano, si tocca con mano. C'è un addetto della metropolitana barricato nel suo gabbiotto blindato. E nulla più. La polizia sta esaminando le registrazioni delle telecamere di sorveglianza per identificare gli aggressori. Ma nessuno ha visto, nessuno si è fatto avanti. E si è trattato di un pestaggio violentissimo e reiterato. Gaetano, il quindicenne su cui si sono accaniti di più, ha perso la milza al termine di un'operazione d'urgenza. «Mio figlio è vivo per miracolo - si è sfogata la madre, Stella - , se qualcuno ha visto qualcosa, lo denunci. Fatti del genere o non si devono ripetere più».
NAPOLI - COLTELLATE AL 17ENNE ARTURO
Qualche tempo fa, il sociologo Domenico De Masi, per parlare della sua amata Napoli, disse che «ormai è come vivere in Afghanistan». Se lo divorarono di polemiche.
Violenza cieca. Se ne parla da mesi a Napoli. Inizialmente quando si scoprì la movida violenta. Bastava uno sguardo di troppo, per dare il via a risse selvagge. Ma anche pestaggi di tanti contro uno. Ed ecco come è finita. L'animatore di un comitato contro la movida selvaggia, Mauro Boccassini, presidente dei residenti in via Aiello Falcone, è terrorizzato. Si è sfogato con Il Mattino. Da settimane gli squarciano le ruote della macchina.
NAPOLI - COLTELLATE AL 17ENNE ARTURO
«Ormai è più il tempo che passo in commissariato di quello in famiglia». Alla vigilia di Natale lo hanno dovuto scortare al supermercato perché era stato sufficiente affacciarsi dal terrazzo per scatenare gli insulti e le minacce dagli avventori di un bar vicino. È stato pestato a sangue a ottobre. E c' è stato un raid di cinque incappucciati nel palazzo che hanno distrutto tutto al loro passaggio, dai citofoni alle piante.
«Noi siamo ormai sotto attacco di un nuovo terrorismo urbano», dice con voce accorata la mamma di Arturo, 17 anni, accoltellato al collo il 18 dicembre scorso nella centralissima via Foria. Il ragazzo, studente modello di liceo, mentre cammina viene preso di mira da una banda di minorenni. Lo mettono in mezzo, lo spintonano, poi partono le coltellate. È salvo per miracolo. Oggi torna a scuola.
NAPOLI - COLTELLATE AL 17ENNE ARTURO
«Ma è ancora traumatizzato e non riesce a parlare. Però i compagni insistono. E anche a lui farà bene un primo avvicinamento alla normalità», dice la mamma, la signora Marisa Iavarone. Per lui si mobilitano in tanti. I compagni di scuola, altri adolescenti che non ce la fanno più. Sotto Natale c'è stata persino una manifestazione con centinaia di ragazzi che rifiutano questa violenza dilagante e senza scopo. «Io lo definisco terrorismo urbano perché lo scopo è solo di spargere il terrore tra i nostri figli.
LUOGO ACCOLTELLAMENTO NAPOLI
E temo che siamo solo agli inizi di questa storia. Il quadro è drammatico. Stanno crescendo delle nuove generazioni che conoscono solo la cultura della violenza, sono camorristi dentro. E i loro genitori li spalleggiano. L' unico del gruppo che hanno arrestato è un quindicenne che fa il bullo pure con il magistrato, non si rende conto, è evidente che queste sono le uniche regole che conosce. E sua madre lo giustifica pure. Dice che "non è cattivo. Sono solo atteggiamenti". Io mi rivolgo a quella madre, a tutte le madri. Ma si rendono conto del vuoto genitoriale dove crescono i loro figli?».
C' è una Napoli che funziona, insomma. La Napoli del turismo sempre in crescita. Con i suoi monumenti e musei tirati a lucido. E poi la Napoli della violenza cieca, dei modelli negativi dove ci si divide tra «chi fotte e chi è fottuto», dove i bambini non sognano, si sentono vecchi e disillusi a 15 anni.