martedì 26 settembre 2017
Hurricane Maria Has Transformed Puerto Rico Into A "Cash Only" Economy
Electricity, internet access and cell phone service have been offline in parts of Puerto Rico for a whole week. And with the island still struggling to rescue people stranded in remote villages, those managing the emergency recovery effort have yet to focus their attentions on the monumental task that looms ahead: Rebuilding the island’s devastated infrastructure, from communications to sewers and water treatment plants that have been damaged by flash flooding and 155 mph winds that Hurricane Maria visited upon the island.
The damage, as Bloomberg reports, has essentially knocked Puerto Rico’s economy back into the 1950s. For locals who’re struggling to begin the process of rebuilding their damaged homes, shops across the island are only accepting cash.
The cash economy has reigned in Puerto Rico since Hurricane Maria decimated much of the U.S. commonwealth last week, leveling the power grid and wireless towers and transporting the island to a time before plastic existed. The state of affairs could carry on for weeks or longer in some remote parts of the commonwealth, and that means it could be impossible to trace revenue and enforce tax rules.The situation further frustrates one of the many challenges already facing a government that has sought a form of bankruptcy protection after its debts swelled past $70 billion: boosting revenue by collecting money that slips through the cracks.
The cash-only economy could create problems for the island’s cash-strapped government, as business owners will no doubt be tempted to avoid declaring some of their revenues, depriving PR’s government of badly needed revenue.
In fact, the power blackout only exacerbates a situation that has always been, to a degree, a fact of life in Puerto Rico. Outside the island’s tourist hubs, many small businesses simply never took credit cards, with some openly expressing contempt for tax collectors and others claiming it was just a question of not wanting to deal with the technology.But those were generally vendors of bootleg DVDs, fruit stands, barbers - not major supermarkets. Now, the better part of the economy is in the same boat.
And after a week without power, the few ATMs on the island that still work have run dry, while most others are simply out of service.
As Bloomberg reports, many Puerto Ricans were still living off what money they thought to withdraw ahead of the storm. When a branch of Banco Popular in San Juan opened on Monday morning, the line stretched about 200 people deep for banking and ATM services. People fanned themselves with whatever they could find and held umbrellas against the sun. At the back stood Giddel Galliza, 64, a music teacher.
“I didn’t want to come because of the lines,” he said. “I need money for basic needs, food, gas - my tank is full but it won’t be forever. I normally pay with my card.”A similar situation unfolded at a Banco Santander across the street. Erasmo Santiago, a 63-year-old mailman, said he was actually a Popular client but opted to pay a fee and go for the slightly shorter line. “I have my mom living with me, she’s 83,” he said. “So I need money.”
Some store owners, even those in areas of San Juan that are heavily policed, worry that carrying so much cash could leave them vulnerable to a robbery.
In post-hurricane San Juan on Monday, commerce picked up ever so slightly. With a little effort, you could get the basics and sometimes more: diapers, medicine, or even a gourmet hamburger smothered in fried onions and gorgonzola cheese.But almost impossible to find was a place that accepted credit cards.“Cash only,” said Abraham Lebron, the store manager standing guard at Supermax, a supermarket in San Juan’s Plaza de las Armas. He was in a well-policed area, but admitted feeling like a sitting duck with so many bills on hand. “The system is down, so we can’t process the cards. It’s tough, but one finds a way to make it work.”
Ultimately, turning the ATMs back on probably ranks lower on the island’s list of priorities than, say, keeping the diesel generators that are powering hospitals in operation, or evacuating 70,000 people from a river valley in danger of being flooded after a nearby dam failed.
Depending on how long outages persist, Puerto Ricans in some areas may need to resort to bartering for essential goods, as residents find ever more creative ways to transact in the absence of modern technology.
Fonte: qui
IN CINA E’ ANDATO A BUON FINE IL PRIMO INTERVENTO DENTISTICO EFFETTUATO SOLO DA UN ROBOT
AL MOLINETTE DI TORINO C’E’ ENTUSIASMO PER LA RIUSCITA DI UN DELICATO INTERVENTO TORACICO CON IL “DA VINCI XI"
COSTO DEL GIOIELLINO? 2 MILIONI DI EURO
MA I MEDICI SPARIRANO? - VIDEO
1 - CINA, DAL DENTISTA TI OPERA IL ROBOT
Paolo Mastrolilli per la Stampa
Sono già nelle nostre case, nei negozi, e adesso anche negli ospedali, dove possono operarci senza alcuna assistenza da parte degli esseri umani. Parliamo del robot che in Cina ha effettuato il primo impianto dentistico su una paziente, con i medici nella stanza che si limitavano ad osservare. L' intervento è avvenuto la settimana passata a Xian, ed è stato riportato dal giornale Science and Technology Daily.
Il robot è stato costruito nel corso di quattro anni da una collaborazione tra l' Ospedale Stomatologico di Xian, affiliato alle Quarta Università Medica Militare, e l' università Beihang di Pechino. Secondo il dottor Zhao Yimin, leader del progetto, la macchina unisce le migliori competenze dentistiche con l' affidabilità della tecnologia di precisione. Il tutto allo scopo di evitare gli errori che invece possono capitare ai fallaci esseri umani.
Lo staff dell' ospedale si è limitato a produrre i due denti che dovevano essere impiantati, usando una stampante tridimensionale. Quindi ha posizionato il robot nella sala operatoria, verificando che fosse pronto a compiere i movimenti necessari all' operazione. A quel punto ha somministrato un anestetico locale alla paziente, e ha avviato l' intervento. I dottori sono rimasti nella sala per osservare, supervisionare, e intervenire in caso di problemi, ma il loro aiuto non è stato necessario.
Il braccio meccanico ha infatti installato i due denti con un margine d' errore compreso fra 0,2 e 0,3 millimetri, lo standard richiesto per questo genere di impianti, adattando i propri movimenti a quelli che faceva la paziente. Alla fine dell' operazione la signora è uscita camminando sulle proprie gambe, soddisfatta per il risultato dell' esperienza.
Secondo uno studio epidemiologico condotto dalle autorità locali, circa 400 milioni di cinesi avrebbero bisogno di denti nuovi, ma non ci sono abbastanza medici per soddisfare le loro esigenze. Ogni anno nella Repubblica popolare vengono realizzati un milione di impianti, cioé troppo pochi, e spesso non all' altezza in termini di qualità.
Quindi il governo ha deciso di accelerare gli esperimenti con i robot, proprio per colmare il vuoto di personale e rispondere alle esigenze della popolazione. Nel marzo scorso la Food and Drug Administration degli Stati Uniti aveva approvato l' uso di una macchina chiamata Yomi, per assistere i chirurghi mentre effettuano gli impianti, ma finora nessuno si era spinto fino al punto di affidarle l' intera operazione.
Per ora i dentisti restano nella stanza, e così il problema dei numeri non si risolve, ma se gli esperimenti funzioneranno i robot verranno presto lasciati soli. La Cina del resto ha annunciato l' intenzione di diventare il leader mondiale nello sviluppo dell' intelligenza artificiale, e la sanità è solo uno dei molti campi in cui vuole applicarla.
2 - DOTTOR ROBOT
Alessandro Mondo per la Stampa
Evolvono le macchine, periodicamente migliorate dai produttori sulla base di un'offerta proporzionale alla domanda. E ai volumi degli interventi. Soprattutto, evolvono le chirurgie: quando raggiungono un certo livello di perfezionamento, i professionisti si accorgono che il tal apparecchio può fare al caso loro per aumentare i margini di successo. Il risultato di questo connubio è una sanità sempre più "robotizzata", dove le capacità dei medici - sempre imprescindibili - si sposano con macchine sempre più sofisticate e versatili.
L' ultima dimostrazione data a qualche giorno fa: presso la Chirurgia toracica dell' ospedale Molinette è stato effettuato il primo intervento chirurgico di asportazione del timo, ghiandola posta tra lo sterno e il cuore, su una paziente di 50 anni colpita da una grave malattia neurologica.
Protagonista l' équipe composta dai professori Alberto Oliaro ed Enrico Ruffini e dai dottori Paris Lyberis e Francesco Guerrera. Proganonista, anche, il "Da Vinci Xi", gioiello tecnologico da 2 milioni di euro finora utilizzato in urologia, chirurgia generale e per casi complicati di interventi di grandi obesi.
Un nuovo traguardo per la chirurgia toracica, all' insegna di tecniche sempre meno invasive. Un traguardo anche per il robot, che ha debuttato con successo sul fronte di una malattia rara ma grave. «Un conto è intervenire con strumenti dall' esterno, tra costola e costola, in un contesto anatomico dove c' è scarsa libertà di movimento, altra cosa muoversi all' interno del torace», riassume il professor Mario Morino, direttore della chirurgia d' urgenza universitaria. Il senso è quello di una macchina resa sempre più "flessibile": grazie alle capacità e talora all' intuito dei medici.
Così al San Luigi di Orbassano, un altro ospedale che si è dotato del "Da Vinci", a fare la differenza è stata la creazione di ricostruzioni virtuali iper-accurate in tre dimensioni del rene malato, e più ancora il loro inserimento dentro la "console robotica": cioè la "cabina di pilotaggio" del chirurgo. «In questo modo - spiegava recentemente il professor Francesco Porpiglia, primario di Urologia, l' apparecchio vede due reni: quello virtuale sovrapposto a quella reale, e le integra negli occhi del chirurgo insieme all' immagine del campo operatorio. All' Istituto dei tumori di Candiolo è stato arruolato "Apoteca", il robot farmacista: un bell' esempio di "Made in Italy" insuperabile nella preparazione dei farmaci. E quando si tratta di farmaci oncologici, con caratteristiche di tossicità inusuali rispetto ad altri prodotti, non si scherza.
Senza scomodare le previsioni di Isaac Asimov, il controllo resta saldamente nelle mani dell' uomo, anche la sanità è "colonizzata" da macchine capaci di fare la differenza: il navigatore per gli interventi della chirurgia maxillo-facciale, l' apparecchio per la colonscopia virtuale, il "casco" per proteggere dalle infezioni i pazienti in rianimazione, gli occhiali 3D per interventi in endoscopia nasale, il dispositivo per circolazione extra-corporea e quello per la rigenerazione dei tessuti. Tecnologie non ascrivibili in senso stretto alla categoria dei robot, ma sempre più adattabili. E indispensabili.
Fonte: qui
1 - CINA, DAL DENTISTA TI OPERA IL ROBOT
Paolo Mastrolilli per la Stampa
Sono già nelle nostre case, nei negozi, e adesso anche negli ospedali, dove possono operarci senza alcuna assistenza da parte degli esseri umani. Parliamo del robot che in Cina ha effettuato il primo impianto dentistico su una paziente, con i medici nella stanza che si limitavano ad osservare. L' intervento è avvenuto la settimana passata a Xian, ed è stato riportato dal giornale Science and Technology Daily.
Il robot è stato costruito nel corso di quattro anni da una collaborazione tra l' Ospedale Stomatologico di Xian, affiliato alle Quarta Università Medica Militare, e l' università Beihang di Pechino. Secondo il dottor Zhao Yimin, leader del progetto, la macchina unisce le migliori competenze dentistiche con l' affidabilità della tecnologia di precisione. Il tutto allo scopo di evitare gli errori che invece possono capitare ai fallaci esseri umani.
Lo staff dell' ospedale si è limitato a produrre i due denti che dovevano essere impiantati, usando una stampante tridimensionale. Quindi ha posizionato il robot nella sala operatoria, verificando che fosse pronto a compiere i movimenti necessari all' operazione. A quel punto ha somministrato un anestetico locale alla paziente, e ha avviato l' intervento. I dottori sono rimasti nella sala per osservare, supervisionare, e intervenire in caso di problemi, ma il loro aiuto non è stato necessario.
Il braccio meccanico ha infatti installato i due denti con un margine d' errore compreso fra 0,2 e 0,3 millimetri, lo standard richiesto per questo genere di impianti, adattando i propri movimenti a quelli che faceva la paziente. Alla fine dell' operazione la signora è uscita camminando sulle proprie gambe, soddisfatta per il risultato dell' esperienza.
Secondo uno studio epidemiologico condotto dalle autorità locali, circa 400 milioni di cinesi avrebbero bisogno di denti nuovi, ma non ci sono abbastanza medici per soddisfare le loro esigenze. Ogni anno nella Repubblica popolare vengono realizzati un milione di impianti, cioé troppo pochi, e spesso non all' altezza in termini di qualità.
Quindi il governo ha deciso di accelerare gli esperimenti con i robot, proprio per colmare il vuoto di personale e rispondere alle esigenze della popolazione. Nel marzo scorso la Food and Drug Administration degli Stati Uniti aveva approvato l' uso di una macchina chiamata Yomi, per assistere i chirurghi mentre effettuano gli impianti, ma finora nessuno si era spinto fino al punto di affidarle l' intera operazione.
Per ora i dentisti restano nella stanza, e così il problema dei numeri non si risolve, ma se gli esperimenti funzioneranno i robot verranno presto lasciati soli. La Cina del resto ha annunciato l' intenzione di diventare il leader mondiale nello sviluppo dell' intelligenza artificiale, e la sanità è solo uno dei molti campi in cui vuole applicarla.
2 - DOTTOR ROBOT
Alessandro Mondo per la Stampa
Evolvono le macchine, periodicamente migliorate dai produttori sulla base di un'offerta proporzionale alla domanda. E ai volumi degli interventi. Soprattutto, evolvono le chirurgie: quando raggiungono un certo livello di perfezionamento, i professionisti si accorgono che il tal apparecchio può fare al caso loro per aumentare i margini di successo. Il risultato di questo connubio è una sanità sempre più "robotizzata", dove le capacità dei medici - sempre imprescindibili - si sposano con macchine sempre più sofisticate e versatili.
L' ultima dimostrazione data a qualche giorno fa: presso la Chirurgia toracica dell' ospedale Molinette è stato effettuato il primo intervento chirurgico di asportazione del timo, ghiandola posta tra lo sterno e il cuore, su una paziente di 50 anni colpita da una grave malattia neurologica.
Protagonista l' équipe composta dai professori Alberto Oliaro ed Enrico Ruffini e dai dottori Paris Lyberis e Francesco Guerrera. Proganonista, anche, il "Da Vinci Xi", gioiello tecnologico da 2 milioni di euro finora utilizzato in urologia, chirurgia generale e per casi complicati di interventi di grandi obesi.
Un nuovo traguardo per la chirurgia toracica, all' insegna di tecniche sempre meno invasive. Un traguardo anche per il robot, che ha debuttato con successo sul fronte di una malattia rara ma grave. «Un conto è intervenire con strumenti dall' esterno, tra costola e costola, in un contesto anatomico dove c' è scarsa libertà di movimento, altra cosa muoversi all' interno del torace», riassume il professor Mario Morino, direttore della chirurgia d' urgenza universitaria. Il senso è quello di una macchina resa sempre più "flessibile": grazie alle capacità e talora all' intuito dei medici.
Così al San Luigi di Orbassano, un altro ospedale che si è dotato del "Da Vinci", a fare la differenza è stata la creazione di ricostruzioni virtuali iper-accurate in tre dimensioni del rene malato, e più ancora il loro inserimento dentro la "console robotica": cioè la "cabina di pilotaggio" del chirurgo. «In questo modo - spiegava recentemente il professor Francesco Porpiglia, primario di Urologia, l' apparecchio vede due reni: quello virtuale sovrapposto a quella reale, e le integra negli occhi del chirurgo insieme all' immagine del campo operatorio. All' Istituto dei tumori di Candiolo è stato arruolato "Apoteca", il robot farmacista: un bell' esempio di "Made in Italy" insuperabile nella preparazione dei farmaci. E quando si tratta di farmaci oncologici, con caratteristiche di tossicità inusuali rispetto ad altri prodotti, non si scherza.
Senza scomodare le previsioni di Isaac Asimov, il controllo resta saldamente nelle mani dell' uomo, anche la sanità è "colonizzata" da macchine capaci di fare la differenza: il navigatore per gli interventi della chirurgia maxillo-facciale, l' apparecchio per la colonscopia virtuale, il "casco" per proteggere dalle infezioni i pazienti in rianimazione, gli occhiali 3D per interventi in endoscopia nasale, il dispositivo per circolazione extra-corporea e quello per la rigenerazione dei tessuti. Tecnologie non ascrivibili in senso stretto alla categoria dei robot, ma sempre più adattabili. E indispensabili.
Fonte: qui
Processo Aemilia e Gomblotti contro il Pd
Il processo contro la ‘ndrangheta a Reggio Emilia prosegue e presenta qualche colpo di scena, ad esempio ora abbiamo due pentiti, non un granchè, ma meglio di niente.
Ora questi pentiti non dicono grandi cose, descrivono il dettaglio di qualche omicidio, parlano di cene con esponenti di forze dell’ordine, nulla di penalmente rilevante, ma non è bello sapere che i dirigenti di polizia amavano cenare o andare a cavallo gratis, sempre che sia vero.
Certo qualche poliziotto è stato condannato, il che ci fa presumere che oltre al fumo ci sia anche un po’ di arrosto. Si dice che bisogna attendere le sentenze definitive, giusto, speriamo di essere ancora vivi quando arriveranno. Manca però qualsiasi riferimento ai complici politici e amministrativi dei mafiosi, il che rende il processo, un po’ monco e meno credibile.
Salvatore Migale, sindaco di Cutro, insieme a Graziano Delrio |
Come facevano i mafiosi ad avere i permessi edificatori?
Chi li ha concessi?
L’unico politico condannato è un esponente dell’opposizione, che non ha mai governato, possibile che manovrasse da solo le giunte di sinistra, il mondo cooperativo e tutto l’apparato amministrativo?
Non è credibile e nessuno può negare che se le indagini, non coinvolgono il “mondo di sopra”, uno può continuare a pensare che a Reggio non manchino i reati, ma le indagini. Che l’aria sia pesante lo testimoniano anche le dichiarazioni dell’ex direttore del Catasto di Reggio davanti alla commissione antimafia, che coinvolgono a livello politico esponenti del Pd in relazione agli imprenditori cutresi.
Invece di difendersi nelle sedi opportune gli esponenti coinvolti e il Pd hanno urlato al complotto. Insomma, inflessibili con gli avversari e vittime di complotti quando tocca ad uno di loro. E’ il solito doppiopesismo della sinistra, perché è evidente che il Pd aveva una relazione speciale con i cittadini di Cutro, dalla presenza in Consiglio Comunale di esponenti cutresi, ai pellegrinaggi a Cutro, all‘intitolazione di una strada, al numero di imprese edili cutresi operanti sul territorio. Questo non vuol dire che vi siano illeciti, ma che quella relazione è reale e non vi è alcun complotto.
Abbiamo dovuto attendere le interdittive del Prefetto De Miro, perché qualcuno ammettesse che la mafia esisteva anche nella terra della Iotti e di Prampolini. Possibile che un potere occhiuto e pervasivo come quello del Pd, non avesse visto nulla, le auto e le betoniere che bruciavano erano effetti dell’autocombustione da calore, anche d’inverno?
Lasciamo perdere i complotti e chiediamo indagini serie e rigorose, dove il grano venga separato dal loglio.
Fonte: qui
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