Il processo contro la ‘ndrangheta a Reggio Emilia prosegue e presenta qualche colpo di scena, ad esempio ora abbiamo due pentiti, non un granchè, ma meglio di niente.
Ora questi pentiti non dicono grandi cose, descrivono il dettaglio di qualche omicidio, parlano di cene con esponenti di forze dell’ordine, nulla di penalmente rilevante, ma non è bello sapere che i dirigenti di polizia amavano cenare o andare a cavallo gratis, sempre che sia vero.
Certo qualche poliziotto è stato condannato, il che ci fa presumere che oltre al fumo ci sia anche un po’ di arrosto. Si dice che bisogna attendere le sentenze definitive, giusto, speriamo di essere ancora vivi quando arriveranno. Manca però qualsiasi riferimento ai complici politici e amministrativi dei mafiosi, il che rende il processo, un po’ monco e meno credibile.
Salvatore Migale, sindaco di Cutro, insieme a Graziano Delrio |
Come facevano i mafiosi ad avere i permessi edificatori?
Chi li ha concessi?
L’unico politico condannato è un esponente dell’opposizione, che non ha mai governato, possibile che manovrasse da solo le giunte di sinistra, il mondo cooperativo e tutto l’apparato amministrativo?
Non è credibile e nessuno può negare che se le indagini, non coinvolgono il “mondo di sopra”, uno può continuare a pensare che a Reggio non manchino i reati, ma le indagini. Che l’aria sia pesante lo testimoniano anche le dichiarazioni dell’ex direttore del Catasto di Reggio davanti alla commissione antimafia, che coinvolgono a livello politico esponenti del Pd in relazione agli imprenditori cutresi.
Invece di difendersi nelle sedi opportune gli esponenti coinvolti e il Pd hanno urlato al complotto. Insomma, inflessibili con gli avversari e vittime di complotti quando tocca ad uno di loro. E’ il solito doppiopesismo della sinistra, perché è evidente che il Pd aveva una relazione speciale con i cittadini di Cutro, dalla presenza in Consiglio Comunale di esponenti cutresi, ai pellegrinaggi a Cutro, all‘intitolazione di una strada, al numero di imprese edili cutresi operanti sul territorio. Questo non vuol dire che vi siano illeciti, ma che quella relazione è reale e non vi è alcun complotto.
Abbiamo dovuto attendere le interdittive del Prefetto De Miro, perché qualcuno ammettesse che la mafia esisteva anche nella terra della Iotti e di Prampolini. Possibile che un potere occhiuto e pervasivo come quello del Pd, non avesse visto nulla, le auto e le betoniere che bruciavano erano effetti dell’autocombustione da calore, anche d’inverno?
Lasciamo perdere i complotti e chiediamo indagini serie e rigorose, dove il grano venga separato dal loglio.
Fonte: qui
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