Questa mattina gli agenti hanno inziato a liberare alcuni edifici occupati abusivamente.
Ma una settantina di immigrati che vivono lì hanno opposto resistenza e hanno fermato il traffico
Erano quasi le nove di questa mattina quando gli agenti della polizia hanno iniziato l'attività di sgombero di alcuni immobili occupati abusivamente da extracomunitari in via di Vannina, ai civici 74, 76 e 78. Negli edifici c'erano circa 70 persone.
Dopo che una trentina di loro sono state portate via per le procedure di identificazione, le altre hanno inscenato una protesta sulla via Tiburtina, nei pressi del civico 1113.
Lo sgombero degli stabili occupati era programmato da tempo. Ma quando la polizia ha tentato di liberare gli edifici, è scoppiata la protesta: gli occupanti abusivi hanno trascinato carrelli e bidoni in mezzo alla strada. Hanno anche lanciato uno di questi carrelli contro un'auto della polizia.
Il traffico è stato bloccato in entrambi i sensi di marcia dai manifestanti che urlavano e fermavano le macchine in transito, sdraiandosi sull'asfalto. Alla fine, gli agenti sono riusciti a liberare la strada e dunque a riportare anche il traffico alla normalità, mentre le persone che hanno inscenato la protesta sono state tutte identificate. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri.
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Ventimila profughi fuori dalle strutture di accoglienza, è allarme: "Servono 600 milioni"
Come  scrive oggi il Corriere della Sera le organizzazioni che si occupano  dell'accoglienza ormai da sei mesi attendono il pagamento da parte dello  Stato delle spese per l'assistenza ai migranti: "Se il problema non  sarà risolto saremo costretti a sospendere il servizio"
ROMA Sono  almeno 20 mila i richiedenti asilo che entro qualche settimana  potrebbero rimanere fuori dalle strutture di accoglienza. Liberi di  circolare in Italia, in attesa di una nuova sistemazione. 
L’ultimatum di  organizzazioni umanitarie e cooperative che ormai da sei mesi attendono  il pagamento delle spese per l’assistenza ai migranti è già stato  recapitato: «Se il problema non sarà risolto saremo costretti a  sospendere il servizio». Una situazione drammatica che — come  sottolineano al Viminale — potrebbe creare anche «problemi di ordine  pubblico per le tensioni sociali che rischiano di generarsi». Mancano  oltre 600 milioni di euro. L’erogazione dei fondi è stata bloccata dal  ministero del Tesoro e su questo la posizione del ministro dell’Interno  Angelino Alfano è chiara: «Il problema delle risorse è vero, occorre  rimpinguarle per pagare i nostri creditori. Ma io non sono un centro  autonomo di spesa, quando il Mef dà i soldi pagheremo, altrimenti non  posso pagare». 
Il buco nei conti
Secondo  i dati aggiornati a ieri sono 131.974 le persone sbarcate in Italia  dall’inizio dell’anno e 160.030 quelle ospitate nei centri governativi e  nelle strutture private. A loro bisogna aggiungere i minori non  accompagnati che sono oltre 15 mila. Ogni straniero costa tra i 25 e i  45 euro al giorno. I conti precisi sono stati fatti dal Dipartimento  Immigrazione e trasmessi al dicastero dell’Economia proprio per  evidenziare la necessità di pagare, soprattutto di coprire i debiti  arretrati. Secondo la stima per il 2016 serve un miliardo di euro che va  sommato al «buco» di 210 milioni ereditato dal 2015. Ma finora sono  stati erogati soltanto 50 milioni e i gestori reclamano quanto dovuto.  «Altrimenti — avvertono — dovremo chiudere». Dal Veneto alla Toscana,  passando per l’Emilia Romagna, il Lazio e la Campania, le organizzazioni  non governative, le cooperative e le associazioni che si occupano del  vitto, dell’alloggio, dell’assistenza sanitaria e di ogni altra  necessità legata all’assistenza degli stranieri lanciano l’allarme.
Le cooperative
Se  ne fa portavoce Giuseppe Guerini, il presidente di Confcooperative che  sottolinea come «non ci sono mai stati ritardi così eclatanti e oltre al  rischio altissimo di non poter più provvedere all’assistenza, c’è anche  un problema legato all’occupazione. Da oltre sei mesi i dipendenti non  ricevono lo stipendio, siamo al collasso». Tra i casi più eclatanti c’è  quello di due cooperative emiliane che sommano debiti per ben 10 milioni  di euro. 
Assistenza sospesa
A  Treviso sono circa 2.000 gli stranieri che potrebbero rimanere senza  assistenza, molti di più a Lucca e Massa Carrara. E poi ci sono svariate  strutture a Modena, altre a Napoli e nelle regioni del Sud. La  procedura per chi presenta richiesta di asilo prevede un’attesa di  almeno sei mesi, che talvolta diventa più lunga se si tratta di un  nucleo familiare. In questo periodo la legge prevede che queste persone  debbano rimanere nei centri. Nessuna restrizione della libertà, ma  l’obbligo di sottoporsi ai controlli proprio perché non è scontato che  arrivi il riconoscimento dello status e in quel caso deve scattare il  rimpatrio. In cambio l’Italia assicura la dimora, i pasti e l’assistenza  giornaliera. Servizi che adesso non possono più essere garantiti con  tutte le conseguenze che questo comporta perché chi lascerà i centri  dovrà provvedere alla propria sopravvivenza. 
Il coordinamento
Un  problema che il governo dovrà affrontare con urgenza, mentre si  stringono i tempi per spostare a Palazzo Chigi il coordinamento tra i  vari ministeri. Alfano non vuol sentire parlare di commissariamento e  dice: «Parole come commissariamento o cabina di regia servono per  aizzare, in questa fase di campagna elettorale, frizioni che non  esistono. Con Renzi su questo argomento andiamo d’amore e d’accordo, non  si litiga per competenze che fanno perdere voti». E sull’ipotesi che  per l’incarico venga scelto Piero Fassino aggiunge: «È il mio  interlocutore istituzionale sino a oggi come presidente Anci, una  persona che stimo molto e che è stata molto leale su questi temi. Sono  stato io a suggerirne la scelta, con un biglietto scritto a Renzi con il  suo nome quale persona che ritengo possa svolgere un lavoro  complementare a quello che ognuno di noi sta facendo». 
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