9 dicembre forconi: 10/14/18

domenica 14 ottobre 2018

NUOVO BLITZ DELLA FINANZA CONTRO IL CLAN DI OSTIA: SEQUESTRATI BENI PER 19 MILIONI DI EURO A CINQUE COMPONENTI DELLA FAMIGLIA DOPO I DECRETI EMESSI DAL TRIBUNALE

L’OPERAZIONE SEGUE LO SGOMBERO DELLA CASA POPOLARE OCCUPATA DA MOGLI E FIGLI DI SILVANO SPADA…

Nuovo colpo al clan Spada. La Guardia di Finanza di Roma in queste ore sta sequestrando i beni di cinque componenti della famiglia per un valore complessivo di 19 milioni di euro. A dare il via all’operazione, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia della Capitale, i decreti di sequestro di beni emessi dal Tribunale. “Grazie. Notizie come questa fanno cominciare bene la giornata” ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
ottavio spada 6OTTAVIO SPADA 
Anche la sindaca Virginia Raggi ha commentato l’operazione su Twitter, ribadendo l’impegno per la legalità. Pochi giorni fa la polizia di Roma aveva sgomberato una casa popolare occupata da mogli e figli di Silvano Spada, un esponente del clan mafioso arrestato nell’operazione “Eclissi” che nel gennaio scorso ha messo in manette 32 membri della cosca. 
11 ottobre 2018
Fonte: qui
ottavio spada 5OTTAVIO SPADA ottavio spada 4OTTAVIO SPADA ottavio spada 3OTTAVIO SPADA 

VIDEO: IL SUO MIGLIORE AMICO VIENE TRAVOLTO DA UNA MACCHINA SU UNA STRADA DI QUEZON CITY, NELLE FILIPPINE, E LUI CERCA DI RIANIMARLO



UNO RIMANE ESANIME A TERRA E L’ALTRO PROVA A FARLO RIALZARE FINO A QUANDO NON SI RENDE CONTO CHE NON C’È PIÙ NULLA DA FARE

DAGONEWS

cane 3CANE
Per un lasso di tempo che è sembrato infinito ha provato a rianimare il suo amico che era stato travolto e ucciso da una macchina su una strada di Quezon City, nelle Filippine: protagonisti di questo commovente video sono due cani, due migliori amici, che stavano camminando lungo una strada quando uno dei due è stato preso in pieno da un’auto.

Il suo amico, incredulo nel vedere che non si muove più, gli sta accanto, prova a rianimarlo, afferra una zampa quasi a volerlo convincere di alzarsi. Una scena straziante che è durata diversi minuti e che è stata ripresa da alcuni passanti che si sono commossi davanti a tanto affetto.
cane 2CANE

«Questa scena mi ha spezzato il cuore – ha raccontato un testimone – Il cane è rimasto a lungo accanto al suo amico. Poi, con la tristezza negli occhi, si è allontanato solo quando ha capito che non c’era nulla da fare». Fonte: qui

VIDEO: UN’ADOLESCENTE MUSULMANA DI 18 ANNI VIENE LEGATA A UN ALBERO IN UN VILLAGGIO INDIANO E PICCHIATA PER CINQUE ORE DAI FAMILIARI INFEROCITI: LA RAGAZZA ERA FUGGITA CON IL FIDANZATO INDÙ CONTRO IL VOLERE DELLA FAMIGLIA

LA COPPIA ERA STATA RINTRACCIATA E LA DONNA ERA STATA CONDANNATA DAL CONSIGLIO DEL VILLAGGIO PER AVER PORTATO ‘DISONORE’ ALLA COMUNITÀ

punizione brutale in india 1PUNIZIONE BRUTALE IN INDIA 
Una diciottenne musulmana è stata trovata legata a un albero in un piccolo villaggio indiano dopo essere stata picchiata dai familiari che l’hanno punita per essere fuggita con il suo ragazzo indù.
La ragazza  era andata contro i desideri della sua famiglia, mandando avanti una relazione con un giovane di religione diversa.
punizione brutale in india 2PUNIZIONE BRUTALE IN INDIA 2
Dopo la fuga i due sono stati rintracciati e lei è stata legata e picchiata per cinque ore: la coppia era fuggita per sposarsi. I media locali riportano che il consiglio del villaggio ha ordinato che la ragazza venisse punita per aver portato "disonore" alla propria comunità.
In un video choc si vede la ragazza legata talmente stretta a un albero da non potersi muovere, poi, in un secondo filmato, è stesa a terra mentre due uomini, uno dei quali con una canna in mano, le tengono su la testa afferrandola per i capelli.
punizione brutale in india 3PUNIZIONE BRUTALE IN INDIA 
La polizia è stata chiamata nel villaggio, ma gli agenti non hanno effettuato alcun arresto. Fonte: qui

MOHAMMED DEWJI, IL PIÙ GIOVANE MILIARDARIO DEL CONTINENTE AFRICANO, È STATO RAPITO A DAR ES SALAAM DA UN GRUPPO DI ‘UOMINI BIANCHI ARRIVATI A BORDO DI DUE MACCHINE' DAVANTI ALL’HOTEL DOVE L’UOMO STAVA ANDANDO IN PALESTRA


LA POLIZIA: “HANNO SPARATO IN ARIA, PRIMA DI FAR SALIRE CON LA FORZA DEWJI NEL LORO VEICOLO”


mohammed dewji 9MOHAMMED DEWJI 
Un uomo d’affari considerato il più giovane miliardario del continente africano, il tanzaniano Mohammed Dewji, è stato rapito da uomini armati a Dar es Salaam. Lo hanno riferito fonti ufficiali.

Quarantatré anni, dirigente del gruppo METL – presente in una decina di Paesi nei settori agricolo, agroalimentare, assicurativo e della logistica – Dewji è stato rapito mentre si trovava davanti all'hotel dove stava entrando per andare in palestra nella capitale economica della Tanzania.
mohammed dewji 7MOHAMMED DEWJI 

Secondo il governatore della regione di Dar es Salaam, è stato portato via da uomini bianchi, “arrivati a bordo di due veicoli”. Il capo della polizia Lazaro Mambosasa, ha precisato che degli stranieri “hanno sparato in aria, prima di far salire con la forza” Dewji nel loro veicolo. La polizia ha identificato dei sospetti e ha già proceduto a degli arresti.

Nato in Tanzania, Mohammed Dewji ha studiato negli Usa, alla Georgetown University. Nel 2013 è diventato il primo tanzaniano a conquistare la copertina di Forbes e nel 2015 è stato nominato Uomo dell’anno da Forbes Africa. Secondo la rivista, il suo patrimonio nel 2018 era di 1,54 miliardi di dollari.

Fonte: qui

STORIA DELL'AEREO, F-35, PIÙ COSTOSO DEL MONDO


TUTTO QUELLO CHE VI SIETE SEMPRE CHIESTI SULL'F-35, DA QUANDO ANDREATTA NEL 1998 LO PREFERÌ ALL'EUROFIGHTER (''COSTERÀ MOLTO DI MENO'') 

I GOVERNI CHE L'HANNO PROMOSSO, I PROBLEMI, I RITARDI, LE RICADUTE SULL'OCCUPAZIONE (BASSE) E I COSTI (ALTI) 

PS: QUESTO GOVERNO NON USCIRÀ DAL PROGRAMMA MA...

Gianni Dragoni per ''Il Sole 24 Ore''

F35 IN ADDESTRAMENTO COREAF35 IN ADDESTRAMENTO COREA
È la parola proibita. Nessun politico o militare italiano parla volentieri dell'F-35, il cacciabombardiere americano di ultima generazione che rappresenta il più costoso programma aeronautico della storia, e la cui flotta è stata lasciata a terra per ispezioni dei condotti del carburante dopo che un velivolo è precipitato due settimane fa nella Carolina del Sud.

L’aereo è prodotto da un consorzio guidato da Lockheed Martin in alleanza con l'industria britannica Bae Systems, che alla fine degli anni Novanta del secolo scorso si aggiudicarono la gara del Pentagono, battendo la Boeing. Anche l'Italia ha aderito a questo programma, fin dal 1998, sia partecipando al finanziamento della fase di sviluppo, per avere un ritorno industriale e lavoro per le proprie industrie, soprattutto il gruppo Finmeccanica-Leonardo, sia acquistando questi aerei per sostituire velivoli più vecchi, Tornado, Amx e Av-8 B.

Il sì di vari governi: Prodi, D'Alema, Berlusconi
In origine chiamato Jsf (Joint strike fighter, il caccia interforze degli Stati Uniti), l'F-35 è diventato l'emblema di velivolo da combattimento molto costoso e con problemi di sviluppo e di efficacia, forse troppo costoso. Lo stesso Pentagono ha rivolto critiche severe in alcune fasi della produzione, si è parlato del rischio di esplosione dell'aereo se colpito da un fulmine e di difetti ad altri congegni tecnologici, come il casco del pilota.
F35 IN COREAF35 IN COREA

A livello politico l'Italia ha aderito al programma nel 1998, quando al governo c'era Romano Prodi e il ministro della Difesa era Beniamino Andreatta. Ci sono stati accordi firmati dai governi e approvazioni del programma nelle commissioni parlamentari. A favore del programma F-35 si sono pronunciati, in vari tempi, il governo Prodi, poi il primo D'Alema insediatosi nell'ottobre 1998, poi il secondo governo Berlusconi nel 2002, di nuovo Prodi nel 2007, quindi il quarto governo Berlusconi nel 2009.

Quando Andreatta disse: «L'F-35 costa metà dell'Eurofighter»
«L'ultimo caccia americano costa la metà dell'Eurofighter ed è migliore sotto il profilo tecnologico, perché può muoversi con un sistema di collegamenti via satellite, senza scoprirsi», disse il ministro della Difesa Andreatta il 9 luglio 1998, all'assemblea dell'Aiad. Andreatta si schierò a favore del Jsf-F-35 davanti ai rappresentanti delle industrie nazionali della difesa, più favorevoli all'Eurofighter, il caccia europeo prodotto dalle industrie di quattro nazioni (Gran Bretagna, Germania, Spagna e Italia) che, nelle previsioni, avrebbe dovuto più lavoro alle fabbriche italiane rispetto a un aereo americano.
un piota della rafUN PIOTA DELLA RAF

Gli americani promettevano costi unitari medi per velivolo più bassi in base all'assunto di arrivare a produrre e a vendere tra i 2.500 e i 3.000 aerei, non solo in casa loro ma in tutto il mondo. L'Efa in origine partiva da una stima di ordini domestici, cioè dei quattro paesi costruttori, di 620 aerei. È chiaro che più sono i velivoli prodotti e più si possono realizzare economia di scala spalmando sull'intera produzione i costi “non ricorrenti” di progettazione, sviluppo e ingegneria.

Il via nel dicembre 1998
Il primo via libera in Parlamento c'è stato nel dicembre 1998, poche settimane dopo il giuramento di Massimo D'Alema come presidente del Consiglio. Le commissioni Difesa della Camera (9 dicembre) e del Senato (15 dicembre) hanno dato parere favorevole all'adesione dell'Italia come “partner informato” alla prima fase, detta “Cdp”, con un contributo di 10 milioni di dollari. Un piccolo impegno finanziario, ma già un importante impegno politico, come hanno dimostrato i fatti successivi. Con il secondo governo Berlusconi, nel giugno 2002, confermato il parere positivo delle due commissioni Difesa, l'Italia ha aderito alla fase successiva, detta “Sdd”, impegnandosi con un miliardo e 28 milioni di dollari (circa un miliardo e 190 milioni di euro dell'epoca).

L'impegno iniziale per 131 aerei
f35 atterraggio verticaleF35 ATTERRAGGIO VERTICALE
Il 7 febbraio 2007, sotto il governo Prodi, l'Italia ha firmato il Memorandum d'intesa (MoU) relativo all'ulteriore fase di sviluppo del velivolo, detta “Pfsd”, con un impegno finanziario di 904 milioni di dollari (circa 695 milioni in euro). Quel memorandum conteneva un impegno indicativo di acquisto di 131 F-35. Quell'”impegno” originario, di carattere politico ma non ancora un vero contratto, prevedeva una stima di spesa intorno ai 15 miliardi di euro spalmata in molti anni per 131 supercaccia. Una stima, ma la cifra è ballerina anche perché programmi industriali così lunghi e complessi dal punto di vista tecnologico possono provocare facilmente un aumento dei costi (mai si è verificata una diminuzione rispetto ai preventivi, come mostra anche il caso dell'Eurofighter).

Per la fabbrica di Cameri 800 milioni
f35 e f16F35 E F16
L'8 aprile 2009 c'è stato un nuovo passaggio politico. Sotto il quarto governo Berlusconi, le commissioni Difesa di Camera e Senato hanno espresso parere favorevole sul programma del governo per proseguire la partecipazione al programma F-35. Il programma prevedeva anche la costruzione in Italia, all'aeroporto militare di Cameri (Novara), di una fabbrica per la produzione di ali e per l'assemblaggio finale e verifica del caccia americano, non solo per i velivoli destinati all'Italia ma anche in Europa e altri paesi. La fabbrica è costata circa 800 milioni di euro, soldi spesi direttamente dallo Stato. La fabbrica è affidata in gestione all'ex Alenia Aeronautica, ora divisione velivoli di Leonardo-Finmeccanica.

Il taglio a 90 aerei fatto dal governo Monti
La vita dell'F-35 è proseguita tra polemiche crescenti per i costi, finché durante il governo Monti l'Italia ha tagliato l'impegno d'acquisto da 131 a 90 velivoli. La decisione fu presa nel febbraio 2012, il ministro della Difesa era Giampaolo Di Paola, ex capo di Stato maggiore della Difesa. Secondo alcune stime con quel taglio l'Italia avrebbe risparmiato 4 miliardi di euro sul totale (rispetto a 15-16 miliardi di partenza) e la spesa avrebbe dovuto ridursi a circa 13 miliardi. Ma non c'è mai stato un calcolo ufficiale della spesa.
NINO ANDREATTANINO ANDREATTA

Nella scorsa legislatura il 24 settembre 2014 la Camera ha approvato una mozione presentata dal deputato Pd Gian Piero Scanu che prevedeva il “dimezzamento” della spesa iniziale prevista per gli F-35. Ma questo impegno (le mozioni peraltro non sono vincolanti per il governo) non è mai stato tradotto in cifre, cioè in riduzione del numero di velivoli né in una definizione precisa della spesa complessiva da sostenere. L'allora ministra della Difesa, Roberta Pinotti del Pd, è stata contestata perché il successivo Def non ha tenuto conto dell'impegno espresso da quella mozione. In un'intervista Pinotti ha detto, senza sbilanciarsi a favore del taglio dei velivoli: «Gli F3-5 sono stati una scelta dell'Italia che risale addirittura al '98 con Andreatta».
prodi dalemaPRODI DALEMA

La ministra Trenta: «Non compreremo altri F-35»
Arriviamo al governo attuale. Il 6 luglio scorso la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, ha detto a Omnibus, su La7: «Sicuramente non compreremo nessun altro F-35. Stiamo analizzando se mantenere o tagliare i contratti in essere. Intorno ai caccia si crea un indotto tecnologico, di ricerca e occupazionale». Per questo, sostiene la ministra «potremmo scoprire che tagliare costa di più che mantenere». Pertanto «bisogna analizzare bene le implicazioni».

prodi berlusconi confronto tvPRODI BERLUSCONI CONFRONTO TV


La ministra di area M5S non ha chiarito però se ci sarà il taglio e di quanti aerei sarà. Su Facebook Trenta quel giorno ha aggiunto: «Siamo sempre stati critici del programma, nessuno lo nasconde, proprio per questo non compreremo nuovi caccia. Stiamo portando avanti un'attenta valutazione che tenga esclusivamente conto dell'interesse nazionale».

In aprile (con Gentiloni) l'Italia ha comprato altri otto F-35
Intanto gli acquisti dell'F-35 fatti dallo Stato italiano sono proseguiti, a lotti, in silenzio e senza piena trasparenza. L'Osservatorio Milex sulle spese militari ha rivelato, senza essere smentito, che il 25 aprile (c'era ancora il governo Gentiloni) è stato firmato il contratto per un nuova tranche di otto aerei destinati all'Italia. Questo porta l'impegno totale già assunti dall'Italia a 26 cacciabombardieri, di cui dieci già consegnati (nove all'aeronautica e uno alla Marina).

L'ipotesi di un taglio di 15 velivoli
Elisabetta TrentaELISABETTA TRENTA
Secondo indiscrezioni raccolte dal Sole 24 Ore, l'ulteriore taglio ipotizzato in queste ultime settimane, ma sono solo voci, potrebbe toccare 15 aerei a decollo verticale per l'Aeronautica, sui 75 totali previsti per quest'arma, mentre non verrebbero toccati i 15 aerei destinati alla Marina militare. 

Lockheed ha detto che ci sono più di 320 F-35 operativi in tutto il mondo in 15 basi, in prevalenza alle forze militari degli Stati Uniti.

Quanto ha speso l'Italia?
Non è mai stato fatto un calcolo ufficiale di quanto abbia speso l'Italia per gli F-35, tra investimento per lo sviluppo e acquisti. Si può stimare che siano stati spesi almeno 4 miliardi di euro. Qualche anno fa Lockheed aveva diffuso stime di un impatto sull'Italia con la creazione di almeno 10mila posti di lavoro. Una stima rivelatasi ampiamente esagerata. Fonte: qui
STRETTA DI MANO TRA MONTI E BERLUSCONISTRETTA DI MANO TRA MONTI E BERLUSCONI

I SINISTRATI DELLA SINISTRA ... NEWS!



LA SINISTRA RIPARTA DAI BANGLA - NON È UN FAKE: ''+EUROPA'', IL PARTITO DI EMMA BONINO, SI SCHIERA IN DIFESA DEI NEGOZIETTI APERTI FINO A TARDI E GESTITI DA ASIATICI: '' VENDONO PRODOTTI ITALIANI. RISOLVONO PROBLEMI A CHI RESTA SENZA PASTA O SPAZZOLINO DA DENTI. DI "ETNICO" HANNO SOLO IL COLORE DELLA PELLE CHE DISTURBA SALVINI''. E IL MINISTRO OVVIAMENTE CI SI BUTTA A PESCE...

Luca Romano per www.ilgiornale.it

PIU EUROPA CON EMMA BONINO + BANGLA - SALVINIPIU EUROPA CON EMMA BONINO + BANGLA - SALVINI
"Meno Salvini, più bangla". È questa la campagna lanciata da +Europa di Emma Bonino sui social per mettere nel mirino le politiche portate avanti sul controllo dell'immigrazione da parte di Matteo Salvini.

Proprio qualche giorno fa il ministro ha dato una stretta alle aperture serali dei "locali etnici" fissando la chiusura alle 21. Una mossa che non è stata digerita da +Europa che ha rilanciato con questo slogan. "Vendono prodotti italiani. Risolvono problemi a chi resta senza pasta o spazzolino da denti. Di "etnico" hanno solo il colore della pelle che disturba Salvini", si legge sul manifesto choc.

Ma la risposta del ministro non è tardata ad arrivare: "Non è un fake! ?????? 

Se questi alleati del Pd, di Juncker e di Soros pensano di recuperare consenso così... Auguri!!! #primagliitaliani!". Insomma il Viminale non cambia strada e di fatto la stretta sulle aperture nelle ore serali dei locali "etnici" prosegue...

Fonte: qui


negozi etnici roma 8NEGOZI ETNICI ROMAnegozi etnici roma 7NEGOZI ETNICI ROMA

emma boninoEMMA BONINO

NELLA CGIL, LA SUCCESSIONE E’ PILOTATA 
NEL SEGNO: "SQUADRA CHE PERDE NON SI TOCCA!!!"
SUSANNA CAMUSSO INCORONA MAURIZIO LANDINI COME SUO EREDE. MA LA SCELTA HA GIA’ SPACCATO IL SINDACATO 

CAMUSSO LANCIA LANDINI COME SUCCESSORE MA LA SCELTA STA SPACCANDO LA CGIL
Silvia Inghirami per https://www.agi.it

Una candidatura fatta dopo un amplissimo confronto interno. Così la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, ha presentato la proposta di Maurizio Landini come suo successore. L'indicazione fatta ieri sera in segreteria confederale ha però provocato malumori e spaccature e secondo più voci la partita non è chiusa, anche se l'altro candidato Vincenzo Colla decidesse di ritirarsi.
BACIO LANDINI CAMUSSOBACIO LANDINI CAMUSSO

UNA QUESTIONE DI METODO
Quello che è stato contestato alla segretaria da alcuni è il metodo seguito: il mandato del direttivo - spiegano i critici - era di avanzare una proposta unitaria sul programma di rinnovamento; quindi bisognava riunire il direttivo e individuare un percorso che avrebbe portato ad una soluzione condivisa sul nome del successore.

Sbagliato presentarsi ieri con il nome di Landini sapendo che non vi era unità e che qualunque proposta in questo momento sarebbe stata divisiva. Meglio quindi non fare forzature ma istruire un percorso, in modo da arrivare ad una sintesi condivisa al congresso. Ora appare inevitabile che la differenza di posizioni riemerga nel direttivo, che non è stato convocato ma potrebbe tenersi nel giro di un mese.

felpa fiom camusso landiniFELPA FIOM CAMUSSO LANDINI
Il problema - fa notare più di uno - non è il nome di Landini, ma garantire un confronto aperto e democratico che porti ad un approdo unitario, sapendo che la base vuole un sindacato unito. Niente personalizzazioni, quindi, ma bisogna misurarsi sulle proposte. Questo anche perché il nuovo segretario sarà votato dall'Assemblea generale, che a sua volta è votata dal Congresso: quando questo accadrà, a fine gennaio, Camusso non sarà più segretario.

Eppure la segretaria generale oggi ha sottolineato che l'indicazione di Landini è il frutto dell'"ascolto" del gruppo dirigente: "Abbiamo concluso le assemblee di base riscontrando tra i nostri iscritti un amplissimo confronto. Quindi, innanzitutto, c'è una linea politica e penso che lo sforzo che tutti debbano fare non è quello di pensare alle persone ma a chi meglio può interpretare la linea decisa tutta insieme", in una situazione "sicuramente complicata e di grandi cambiamenti".

LE RAGIONI DELLA LEADER USCENTE
LANDINI E CAMUSSO CONTRO RENZILANDINI E CAMUSSO
"Il profilo che si identifica dell'organizzazione ha coerentemente la possibilità di individuare in Maurizio un candidato che ovviamente verrà come sempre determinato, poi, dall'applicazione delle regole della nostra organizzazione. Non usiamo né le primarie né il dibattito pubblico ma il ruolo e il lavoro degli organismi".

Camusso, quindi, dopo aver dovuto rinunciare alla candidatura di Serena Sorrentino, pensa che l'ex segretario generale della Fiom possa mantenere quella continuità e collegialità della segreteria da lei stessa invocata ieri - secondo quanto viene riferito - durante la segreteria.

Non tutti sono d'accordo ma non manca naturalmente anche chi plaude: "Ancora una volta le donne spostano", commenta la leader della Fiom Francesca Re David; "La segreteria della Cgil - sottolinea - sceglie il vincolo di relazione fra rappresentati e rappresentanti: è la democrazia l'antidoto a populismi e autosufficienza".
maurizio landini coalizione socialeMAURIZIO LANDINI COALIZIONE SOCIALE


Fonte: qui

FATTURATO RECORD MA PIU’ DEBITI (218,MILIONI) PER LA ROMA


NEANCHE LA STAGIONE DA FAVOLA IN CHAMPIONS (E IL NUOVO SPONSOR) HANNO PORTATO AL RISANAMENTO DEL BILANCIO DEL CLUB 

L’ANALISI DE ‘IL SOLE 24 ORE’: LA SOCIETÀ AVREBBE BISOGNO DI UNA NUOVA RICAPITALIZZAZIONE

Gianni Dragoni perwww.ilsole24ore.com

Meno perdite, ma più debiti. Neppure la stagione da favola che ha visto la cavalcata trionfale dell’As Roma fino a un passo dalla finale di Champions League ha portato al risanamento del bilancio del club presieduto da James Pallotta.

I conti sono rimasti in rosso (con una perdita netta consolidata di 25,5 milioni di euro, diminuita rispetto ai 42,3 milioni della stagione precedente), ma nel primo bilancio dopo l’abbandono al calcio di Francesco Totti alcune criticità strutturali si sono accentuate. A livello consolidato, i debiti finanziari netti hanno continuato a salire, da 192,5 a 218,8 milioni. I debiti hanno quasi raggiunto il fatturato, nonostante questo sia aumentato di 75 milioni, toccando il record nella storia giallorossa, a quota 250,87 milioni (escluse le plusvalenze, conteggiate a parte).

L’altro fattore di debolezza nel progetto di bilancio al 30 giugno 2018, approvato dal consiglio di amministrazione, è il patrimonio netto consolidato, rimasto negativo e peggiorato, da -88,9 milioni del giugno 2017 a -105,4 milioni a giugno scorso. Questo vuol dire che il gruppo As Roma ha perso tutto il capitale, quest’indicatore è sottozero di 105 milioni. Pertanto la società avrebbe bisogno di una nuova ricapitalizzazione per poter essere tranquilla.

Questo senza poter ancora contare sullo stadio di proprietà, viste le incertezze che avvolgono il rilascio delle autorizzazioni del Comune e della Regione al progetto stadio a Tor di Valle da 1,2 miliardi. Come già emerso qualche anno fa, lo stadio verrebbe finanziato e realizzato da una società separata, di proprietà diretta di Pallotta e di altri investitori.

Con la perdita dell’ultima stagione, le perdite accumulate dal gruppo As Roma negli ultimi tre bilanci salgono a 82,1 milioni. Il deficit era stato messo in conto dalla società. Ma neppure i maggiori ricavi derivanti dalla qualificazione alle semifinali della competizione europea hanno consentito ai conti della Magica di fare il miracolo. In campionato è stato raggiunto il terzo posto.

Ricavi per 98,4 milioni, rispetto ai 32,2 milioni della stagione precedente, nella quale la squadra era arrivata agli ottavi di finale. I ricavi da diritti televisivi sono aumentati di 23 milioni a 128,56 milioni. I «ricavi da gare» sono aumentati da 35,25 a 77,22 milioni. In questa voce, secondo la relazione al bilancio, «sono contabilizzati 38,2 milioni di euro per participation e performance bonus relativi alla partecipazione e ai risultati sportivi conseguiti» (9,1 milioni nel 2017).
pallottaPALLOTTA

In cassa sono stati contabilizzati anche i sei milioni versati da Qatar Airways come «bonus» anticipato per la firma del contratto di sponsorizzazione. Da questa stagione la compagnia di Doha verserà 11 milioni all’anno. La Roma ha anticipato nel bilancio chiuso a giugno anche la plusvalenza di 31,9 milioni realizzata con la cessione di Nainggolan all’Inter. Il giocatore belga è stato ceduto a fine giugno, per 38 milioni. In totale nell’esercizio le plusvalenze nette da calciomercato sono arrivate a 54 milioni. Negli ultimi tre anni il club ha contabilizzato 225 milioni di plusvalenze nette.

Il costo del personale è aumentato da 145 a 158,8 milioni, le spese per servizi sono salite da 42,46 a 47,38 milioni. Per ammortamenti e svalutazioni lieve aumento da 56,8 a 57,4 milioni. L’investimento in diritti dei calciatori è stato di 152,8 milioni, superiore ai 91,3 milioni dell’anno precedente.

pallottaPALLOTTA
La Roma può iscrivere come risultato positivo l’approvazione ottenuta il 13 giugno dalla Uefa dei propri conti. L’As Roma «è stata considerata conforme» ai fini del rispetto degli impegni assunti l’8 maggio 2015 con il «voluntary agreement» sui parametri del Financial fair play «tra cui - osserva il club - il raggiungimento del pareggio di bilancio» nella periodo 2017-2018. Per questa stagione il club ha ottenuto la licenza Uefa il 7 maggio dalla commissione di primo grado della Figc. In luglio - si legge nel bilancio - è stato «completato l’iter» per il rilascio della licenza nazionale e iscrizione al campionato di Serie A.
Tuttavia nei conti c’è uno squilibrio patrimoniale e finanziario. I debiti finanziari netti derivano in larga parte dal finanziamento con l’operazione Goldman Sachs-UniCredit del 12 febbraio 2015. Il patrimonio netto consolidato è negativo malgrado in giugno si sia conclusa la ricapitalizzazione per 100 milioni. La Roma ha raccolto meno dei 115 milioni richiesti ai soci. Va detto che 90,5 milioni erano stati anticipati negli esercizi precedenti dall’azionista di maggioranza Pallotta. Pertanto il denaro fresco entrato nelle casse della società nell’ultimo esercizio è di soli 9,5 milioni.

PALLOTTA MONCHI DI FRANCESCOPALLOTTA MONCHI DI FRANCESCO
Tifosi e azionisti della Roma (e non solo) potrebbero chiedersi come può essere iscritta al campionato una società che ha un patrimonio netto negativo. La ragione è che la Figc non considera il bilancio consolidato, che dà la rappresentazione più completa dei conti, ma il bilancio di esercizio della sola Spa capogruppo. Poiché anni addietro la Roma ha fatto operazioni di scorporo del marchio e del ramo d’azienda commerciale, conferendoli a due nuove società controllate, ha iscritto nei conti plusvalenze derivanti da operazioni infragruppo, come se avesse fatto una rivalutazione dei propri cespiti.

Nel bilancio consolidato le plusvalenze infragruppo vengono annullate. Invece nel bilancio «separato» della capogruppo questi proventi vengono contabilizzati, secondo il codice civile e appare, come per magia, un patrimonio netto positivo per 30,9 milioni. È un’operazione di cosmesi contabile, però viene accettata dalla Figc e consente l’iscrizione al campionato. Lo stesso è stato fatto dalla Figc per altre squadre in una situazione simile, Inter e Milan, almeno fino all’anno scorso. I loro bilanci a giugno 2018 non sono ancora stati pubblicati.

Fonte: qui

GLI 8 MILIARDI IN PIÙ PER GARANTIRE ''QUOTA 100'' SERVONO A PENSIONARE ALTRE 400MILA PERSONE, COSA CHE PER SALVINI PORTERÀ ALTRETTANTI GIOVANI NEL MERCATO DEL LAVORO.


MA LE STIME PARLANO DI UN TASSO DI SOSTITUZIONE 1 A 4. QUINDI COSTEREBBE 80MILA EURO A LAVORATORE... 

I POSTI DI LAVORO SI CREANO SOLO CON LA CRESCITA. COME IN AMERICA, DOVE SONO TORNATI A LAVORARE MILIONI RIMASTI INATTIVI DOPO LA CRISI

PERCHÉ NON HA MAI FUNZIONATO LA STAFFETTA GENERAZIONALE
Vincenzo Galasso (Università Bocconi) per ''Il Sole 24 Ore''

Anche le politiche del cambiamento possono avere un sapore antico. È il caso di Quota 100, la misura forse più controversa del Def, che dovrebbe consentire il superamento della legge Fornero. Nel difenderla, il ministro Salvini ha fatto spesso riferimento alla staffetta generazionale: Quota 100 consentirebbe il pensionamento di circa 400mila lavoratori anziani e quindi l' assunzione di 400mila giovani lavoratori. Il mercato del lavoro non è un po' come un autobus durante l' ora di punta? Per poter salire, chi è in attesa alla fermata (i giovani) deve aspettare che qualche passeggero (i lavoratori anziani) scenda. Sembra un' ovvietà. Eppure non funziona così.
pensionati cantieriPENSIONATI CANTIERI

Facciamo un salto indietro agli anni 70. Tutti i Paesi europei introdussero qualche misura di pensionamento anticipato, che spesso prevedeva una staffetta generazionale: il pensionamento di un lavoratore anziano in cambio dell' assunzione di un giovane. Questo schema di staffetta divenne estremamente popolare. La Spagna lo introdusse nel 1972, il Belgio nel 1976, il Regno Unito nel 1977, la Finlandia nel 1979, la Francia nel 1982, la Germania e l' Italia nel 1984.

In un periodo di grandi ristrutturazioni industriali, i prepensionamenti - con o senza staffetta, consentivano alle imprese di liberarsi di lavoratori anziani - spesso caratterizzati da salari elevati e bassa produttività, a costo zero e con il placet dei sindacati. Ma l' onere di finanziare queste nuove pensioni ricadde sui giovani, attraverso il pagamento di contributi previdenziali sempre crescenti e l' aumento del debito pubblico, che negli anni 80 toccò in Italia il momento di massima crescita. Eppure, allora come oggi, la narrativa della staffetta tra lavoratori giovani e anziani fu decisiva per far accettare i prepensionamenti - in Italia e in Europa.

Dagli anni 90, il trend si è invertito quasi ovunque. L' età di pensionamento ha preso ad aumentare, per stare al passo con l' incremento della speranza di vita. E la staffetta generazionale ha perso rilevanza - sia per motivi teorici che pratici. La staffetta può funzionare solo se giovani e anziani sono tra loro sostituibili nelle mansioni lavorative.
PENSIONATI IN FUGA DALL ITALIAPENSIONATI IN FUGA DALL ITALIA
Ma spesso non è così, perché i lavoratori giovani tendono a essere più istruiti degli anziani e a svolgere mansioni diverse. Inoltre la rivoluzione digitale ha scavato un solco profondo tra le competenze delle diverse generazioni.

E infatti nei dati non c' è traccia di questa staffetta. Nei tanti Paesi che la introdussero negli anni 70, in realtà, l' occupazione giovanile non migliorò. Anzi, i tassi di occupazione dei giovani e degli anziani peggiorarono. Per migliorare, entrambe, solo con la ripresa della crescita economica.

Nel 2011, la riforma Fornero ha dato nuova linfa a questa discussione - oramai solo italiana. Diversi studiosi si sono chiesti se l' occupazione giovanile sia peggiorata dopo l' aumento dell' età di pensionamento introdotto dalla riforma Fornero.

studenteSTUDENTE
I risultati sono contrastanti. Ma anche le stime più favorevoli alla staffetta non giustificano l' ottimismo del governo. Il tasso di sostituzione tra lavoratori anziani e giovani, anche in un periodo di grande crisi, sarebbe un misero uno a quattro. Da ridurre ulteriormente nei periodi di crescita, in cui la staffetta diventa ovviamente meno pertinente. Un po' poco per giustificare una spesa di 8 miliardi di euro - corrispondente a 80mila euro per ognuno dei 100mila nuovi giovani potenzialmente impiegati.

Le scelte di riforma pensionistica spettano al governo, come è stato rivendicato a chiare lettere. È dunque legittimo che, per tener fede alle promesse elettorali, si destinino 8 miliardi a 400mila lavoratori anziani. Ma evitando di prendere in giro i giovani.


«IL LAVORO USA CORRE GRAZIE AL RECUPERO DEGLI INATTIVI»
Marco Valsania per ''Il Sole 24 Ore''

Mickey Levy è un veterano delle diagnosi dell' economia americana, senior economist di Berenberg dopo 15 anni a Bank of America e da sempre esponente dello Shadow Open Market Committee, prestigioso comitato di ispirazione conservatrice che come un' ombra segue i vertici della Banca centrale.
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Levy ha un semplice aggettivo per qualificare gli exploit di quello che è diventato il simbolo dell' espansione, il mercato del lavoro che flirta con la piena occupazione un mese sì e l' altro anche: «Robusto e in buona salute». Ma coltiva una risposta assai meno scontata e facile sul suo segreto e sulle prospettive ottimistiche, che giudica più uniche che rare: dati alla mano - spesso nascosti tra i grandi numeri - vede la spinta arrivare dal ritorno in gioco di americani, anzitutto uomini, nel pieno dell' età più produttiva e che erano rimasti emarginati.

Strascichi della crisi di dieci anni or sono e di successivi, meno notati malesseri. È un fenomeno che battezza come «inattesa elasticità» nell' offerta di lavoro.
Un' elasticità che promette ulteriori miracoli sotto forma dell' assorbimento di altri milioni di lavoratori.

Come fotografa il labor market statunitense?
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C' è una significativa crescita negli occupati e un tasso di senza lavoro molto basso. Siamo reduci da un paio d' anni di aumenti negli impieghi superiori alle previsioni, a molti mesi di disoccupazione al di sotto dei tradizionali livelli di pieno impiego - ben mezzo punto percentuale al di sotto. Mentre i salari rimangono sotto controllo e i lavoratori nella "prime age", tra i 25 e i 54 anni, vedono aumentare il loro tasso di partecipazione alla forza lavoro molto più del previsto. Proprio quest' ultimo fattore mi convince che oggi l' offerta di lavoro sia molto più elastica di quanto immaginato. Ci sono cioè molti lavoratori in questa fascia che stanno tornando attivamente nella forza lavoro.

Può spiegare più in dettaglio il fenomeno?
disoccupazione caloDISOCCUPAZIONE CALO
Lo stesso ministero del Lavoro aveva previsto semmai generali declini nel tasso di partecipazione; invece si è stabilizzato, al 62,7%-63%, grazie proprio all' incremento nella "prime age" che rappresenta il 49% del totale rispetto al 58% di vent' anni fa. Il recupero avviene anzitutto tra gli uomini, dove abbiamo assistito a brusche inversioni del protratto trend di flessioni, associate a guadagni in professioni con qualifiche medie e a dominio maschile, dalle costruzioni al manifatturiero, dal minerario a energia e trasporti.

È dal 2016 che la crescita occupazionale è più rapida nei mestieri "maschili" almeno al 60 per cento. Il loro tasso di partecipazione è risalito all' 89,1% dal minimo dell' 88,2% nel 2014.

Da dove nasce questa sorpresa occupazionale? Nel 2008-2009 abbiamo avuto una profonda recessione e negli anni seguenti un drammatico declino del tasso di partecipazione alla forza lavoro. Ma non basta: nel 2015-2016 c' e' stata una caduta industriale, anche se meno notata: una recessione nella ripresa. Produzione industriale e spese di capitale sono scivolate.
disoccupazioneDISOCCUPAZIONE

A ciò si è sommato il crollo del petrolio. Quindi lo spazio per un recupero si è ampliato. Adesso si innestano inoltre svolte verso una regolamentazione più leggera e riforme delle tasse, anzitutto aziendali, che rafforzano fiducia del business e reddito disponibile. Credo che la disoccupazione, grazie a una simile miscela, si stabilizzerà attorno al 3,7%, già la soglia più bassa dal 1969.

disoccupazioneDISOCCUPAZIONE
E prevedo un continuo incremento della forza lavoro, anche se meno pronunciato. I nuovi posti dovrebbero aumentare ad un passo annuale almeno dell' 1% dall' 1,7% recente.

Quali implicazioni ha questa flessibilità occupazionale per l' economia?
Che il mercato del lavoro non appare davvero alle soglie della piena occupazione e che l' inflazione rimane contenuta, prove di resilienza dell' espansione. Il Pil dal 3% atteso quest' anno dovrebbe rallentare solo leggermente, al 2,5%-2,7% l' anno prossimo. Non vedo imminenti recessioni, mancano a mio avviso gravi squilibri. E la Fed sarà attenta a non provocarla. Nel più lungo periodo stimo la crescita potenziale attorno al 2,3%-2,4 per cento. Al momento, sostenuta da stimoli monetari e fiscali, un' economia in stadio avanzato di espansione è in grado di esibire tratti ben più giovanili, da metà ciclo.

Fonte: qui


BOERI SI OPPONE ALLA QUOTA 100 PERCHÉ L'INPS COLLASSEREBBE 

L'ENTE SI TROVEREBBE A PENSIONARE MOLTI DEI SUOI STESSI IMPIEGATI, GIÀ INSUFFICIENTI, TRA I 1 E I 4MILA DIPENDENTI. 

SENZA CONTARE CHE SU CIRCA 1.000 MEDICI POTREBBERO ANDARNE IN PENSIONE 300, CON RICADUTE SU VISITE FISCALI E APPUNTAMENTI PER LE INVALIDITÀ. 
SENZA UN CONCORSO, SE PARTE LA RIFORMA L'INPS SI BLOCCA
Giacomo Amadori per ''La Verità''

TITO BOERITITO BOERI
Pacco, doppio pacco e contropaccotto era il titolo di un celebre film del regista Nanni Loy. Quel titolo, con Tito Boeri presidente dell' Inps, potrebbe adattarsi perfettamente al destino dei pensionati italiani. A lanciare l' allarme è stato proprio il figlio di Loy, Guglielmo, presidente del Comitato di indirizzo e vigilanza (Civ) dell' Inps. Ieri a un incontro pubblico ha sospirato: «Siamo molto preoccupati per quota 100 e reddito cittadinanza. Per l' attuale struttura dell' Inps è prevedibile un calo tra i 2.000 e i 4.000 operatori (che entrerebbero nella quota 100). Questo potrebbe significare un arretramento della presenza dell' istituto a livello territoriale per mancanza di personale.

Quindi sarebbe saggio che il Parlamento e il governo predisponessero un provvedimento straordinario per rafforzare la rete dell' istituto».
Il 28 settembre Loy ha inviato una lettera a Boeri e al direttore generale Gabriella Di Michele per segnalare la preoccupazione dei dipendenti per gli effetti delle probabili innovazioni in materia di pensionamento anticipato e contrasto alla povertà oltre che per le conseguenze del ricalcolo delle cosiddette pensioni d' oro e della rivisitazione degli ammortizzatori sociali («modifiche estensive della cassa integrazione»).

Il tutto a fronte di un taglio del personale potenziale di circa 4.580 dipendenti, quasi il 20% del totale. Senza contare che su circa 1.000 medici potrebbero andarne in pensione 300, con ricadute su visite fiscali e appuntamenti per le invalidità.

«Non ci voleva la laurea in economia per capire che l' equazione meno personale più prestazioni da erogare potesse essere un problema», ironizza Loy. «Il presidente? Ci ha risposto dicendo di condividere la preoccupazione».

Sorge il dubbio che Boeri stia facendo la guerra a quota 100 nella consapevolezza di non essere pronto ad affrontare le novità. Secondo il capo del Civ, Boeri dovrebbe agire in fretta: «Bisognerebbe andare dal governo e dire: voi siete liberi di fare qualsiasi intervento, ma se non accompagnate le innovazioni con un supporto operativo all' istituto io vi dico sin da oggi che c' è il rischio di ritardi».

Possibili soluzioni? «Faccio un esempio: l' Inps ha un concorso aperto per 1.000 persone da assumere con 4.000 candidati che hanno superato le prime due selezioni. Si potrebbe attingere da questo serbatoio per rimpiazzare le uscite in programma, ma occorre farlo subito, prevedere le nuove assunzioni nella legge di bilancio che è in preparazione.
Ci vorrebbe una grande pressione politico istituzionale su questo argomento».

Ma Boeri non sembra più impegnato a sabotare la nuova norma che a preparare le contromisure? «C' è un' interferenza», scherza Loy. Quindi si fa serio: «Spero non sia così. Certo poteva dedicare la stessa energia con cui ha espresso le valutazioni su quota 100 per sostenere la necessità di rafforzare l' istituto. Magari lo ha fatto, ma io non ne ho notizia».

La platea potenziale dei nuovi pensionati d' anzianità è di oltre 400.000 persone, a cui bisogna aggiungere chi avrà diritto al reddito di cittadinanza. Esiste un rischio di paralisi per l' Inps? «L' istituto già oggi è al limite della sofferenza, visto che la riduzione del personale, con un saldo negativo annuo di 700-800 operatori, è costante e graduale. Questo ha portato a un ridimensionamento della presenza territoriale con la chiusura o la trasformazione di alcune agenzie.

PENSIONIPENSIONI
Oggi eroghiamo circa 200-250.000 nuove pensioni anticipate l' anno (217.000 definite e accolte nel 2017, ndr); se, con stime prudenziali, nell' arco di uno o due anni, arriveranno dai 100.000 ai 200.000 nuovi "clienti", è facile immaginare che si possa andare in tilt». Anche perché l' Inps non ha ricevuto in eredità dagli enti che erogavano le pensioni ai dipendenti del pubblico impiego i dati personali di tutti gli interessati.

Per questo occorre molto tempo per ricostruire compiutamente le loro carriere. «Sino a oggi, con la giusta programmazione, la cosa era fattibile, anche se con un po' di fatica. Ma se adesso arriveranno tutti questi nuovi pensionati, soprattutto dal settore pubblico, dove c' è una maggiore continuità contributiva, il lavoro si moltiplicherà ed è comprensibile l' apprensione».

Che tipo di contrattempi si possono ipotizzare? «O ci sarà un po' di ritardo nell' erogazione delle pensioni o si dovranno sacrificare altre prestazioni: è ovvio che se le pensioni da "lavorare" raddoppieranno i direttori dei vari uffici potrebbero pensare, per rispondere all' urgenza, di spostare personale in quel settore, sottraendolo magari da altri sportelli, disoccupazione, entrate, eccetera. Ma a quel punto si provocherebbe un danno negli altri servizi».
INPS PENSIONIINPS PENSIONI

Pare di capire che comunque sia scongiurato un nuovo plotone di «esodati», senza lavoro né pensione «Presumo che essendoci la necessità della continuità di reddito tra lavoro e pensione è probabile che l' istituto rafforzi il fronte delle pensioni, però a scapito di altre prestazioni che non sono solo gli ammortizzatori, ma anche bonus mamma, bonus bebè, per non parlare del reddito di inclusione che già oggi (con una platea di circa 500-600.000 domande) è in sofferenza perché le procedure sono complicatissime e non sempre dipendono dall' Inps». In definitiva l' Inps dovrà decidere se rallentare tutti i servizi oppure offrire alcune prestazioni nei tempi previsti e altre con molto ritardo.
Non esiste una terza opzione.

«Se oggi con 10 persone sistemo 10 pratiche, presto dovrò chiuderne 15 con 8 impiegati e i conti sono presto fatti» conclude Loy. Lasciando intuire che per gli italiani pacchi, doppi pacchi e contropaccotti sono già pronti.

Fonte: qui