DOPO L'OMICIDIO, TORNANO A DORMIRE NEL LORO HOTEL DI LUSSO A POCHI METRI DA DOVE HANNO LASCIATO MARIO CERCIELLO REGA AGONIZZANTE A TERRA. E VENGONO SVEGLIATI DA…
LA SCENA SUBITO PRIMA DEL FURTO
I DUE SCAPPANO DOPO AVER RUBATO LO ZAINO
IL LUOGO DELL'OMICIDIO
I DUBBI
I DUE AMERICANI FERMATI PER LA MORTE DI MARIO CERCIELLO REGA
Di dubbi nella ricostruzione ce ne sono però tanti. A cominciare dai tre marocchini e dall’algerino, tutti con numerosi precedenti, inizialmente coinvolti nelle indagini, come il ruolo della stessa vittima del furto. Ma tra le cose da chiarire c’è anche la procedura seguita per portare a termine l’intervento da Cerciello e dal collega, la presenza prima accreditata e poi negata di altre pattuglie dell’Arma, sia civetta sia con i colori d’istituto, chiamate di rinforzo, le versioni discordanti fornite per l’intera giornata.
ROMA, LO SCIPPO, LA DROGA, LE COLTELLATE. CONFESSA UN GIOVANE AMERICANO: «HO UCCISO IO IL CARABINIERE»
Camilla Mozzetti e Elena Panarella per ''Il Messaggero''
«Sono stato io ad uccidere il carabiniere». Ha confessato ieri sera un turista ventenne statunitense di aver colpito con otto coltellate alle spalle, all’addome, alla schiena e al cuore Mario Cerciello Rega, carabiniere, 35 anni, di Somma Vesuviana. Il militare da anni in servizio alla Stazione di Piazza Farnese, a Roma, ha urlato, ha provato a parare i colpi che all’impazzata il ragazzo gli ha inferto giovedì notte nel pieno centro della Capitale, a pochi metri dalla Suprema Corte di Cassazione, senza riuscire tuttavia a schivarli.
OMICIDIO CERCIELLO - IL VIDEO DELLA FUGA DEI LADRI DELLA BORSA A TRASTEVERE
Neanche la corsa disperata in ospedale e l’intervento tempestivo dei sanitari sono riusciti a salvargli la vita. Ieri mattina, poco dopo le nove, l’Arma dei carabinieri diffonde la notizia: «Un vicebrigadiere è deceduto in servizio». L’Italia intera resta basita, non riesce a credere a quello che tv e siti internet iniziano a raccontare. Ma in terra, in via Pietro Cossa – quartiere Prati – c’è quella pozza di sangue su cui i militari hanno iniziato a compiere i rilievi. È tutto drammaticamente vero.
LE INDAGINI
I carabinieri del Reparto operativo partono con la caccia all’uomo e nella tarda mattinata vengono rintracciati in un hotel, non distante dal luogo del delitto, due giovani ventenni statunitensi che vengono portati al Nucleo investigativo di via In Selci. Per ore vengono ascoltati prima dai militari e poi dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia fino a quando uno dei due crolla: «Sono stato io a pugnalarlo». è accusato insieme all’amico di omicidio, furto e tentata estorsione. A portare i militari sulle loro tracce, sono state le immagini raccolte dalle videocamere di sorveglianza di negozi, ristoranti, banche (sia nel perimetro di Trastevere che in quello di Prati) dove si è consumata l’aggressione. Ma partiamo dall’inizio e dalle certezze messe insieme dagli inquirenti per ricostruire il dramma.
MARIO CERCIELLO REGA
LA RICOSTRUZIONE
Giovedì sera nei pressi di piazza Mastai, a Trastevere, un italiano di 45 anni, calvo, viene derubato da due individui di uno zaino al cui interno c’è il cellulare e il portafogli ed altri effetti personali, tuttora al vaglio degli inquirenti. Il 45enne da un altro telefono compone il 112, numero unico per le emergenze, denunciando il furto. La chiamata viene presa in carico dalla stazione dei carabinieri di Monteverde. Quando i militari arrivano a piazza Mastai, l’uomo nel frattempo gli dice di aver chiamato al proprio cellulare e che a rispondere sono stati due individui con un accento straniero che gli avevano dato un appuntamento a via Cossa per riconsegnargli lo zaino in cambio di cento euro. Nel gergo si chiama “cavallo di ritorno”.
Cosa c’entra però in tutto questo il vicebrigadiere Cerciello Rega? All’appuntamento vanno i militari, ma non quelli di Monteverde. Interviene piazza Farnese dove Rega presta servizio. Si organizza il tutto: il vicebrigadiere e il suo collega, Andrea Varriale, si presentano in abiti civili in via Cossa, girano per un po’ sulla strada perché non trovano nessuno. Poi, non distante da una farmacia, notano due uomini con felpe e cappucci che non fanno nulla: fermi in mezzo alla strada quando ormai sono quasi le 3 del mattino. Decidono di controllarli chiedendo loro i documenti ma uno dei due estrae dalla tasca un coltello e inizia a pugnalare il vicebrigadiere. Questa è la cornice del quadro complessivo, al cui interno però ci sono molte “sfumature” emerse nel corso delle ore.
OMICIDIO CERCIELLO - UNO DEGLI INTERROGATI E RILIEVI
I VENTENNI
I due ventenni che sono a Roma da qualche giorno per una vacanza arrivano giovedì sera a Trastevere per cercare qualcosa che “rallegri” la loro serata. Sarebbero dovuti rientrare negli Stati Uniti ieri sera con un volo già prenotato. Vanno banalmente a caccia di droga: un po’ di erba, qualche pasticca. A quel punto si imbattono nell’uomo, che sarà poi derubato dello zaino, e che sembra per motivi tuttora al vaglio degli inquirenti averli accompagnati o avergli indicato la persona da cui potersi rifornire. Un pusher di fatto che mette in mano ai ragazzi un po’ di pasticche “false”.
Non è droga quella e i ventenni se ne accorgono. Ma lo spacciatore non c’è già più così rintracciano l’uomo che, con lo zaino sempre al seguito, gliel’aveva indicato. Da un video ripreso nell’area di piazza Mastai si vedono i tre che percorrono insieme un pezzo di strada. Sembra che parlino senza mai venire alle mani né si fermano per discutere. Al contrario, si dileguano camminando dietro un vicolo ma passa poco tempo e gli occhi delle videocamere catturano i due statunitensi mentre scappano con lo zaino in mano. Cosa c’è dentro e perché gliel’hanno preso? Domande a cui gli inquirenti stanno provando a dare una risposta.
MARIO CERCIELLO REGA
Difficile credere, che oltre al furto uno dei due ragazzi abbia commesso l’omicidio del vicebrigadiere, ma anche in questo caso nelle mani degli investigatori ci sono le immagini delle videocamere della zona di Prati che inquadrano sempre loro due. E la confessione arriva di fronte al procuratore aggiunto dopo ore di interrogatorio. Da chiarire, dunque, la posizione della vittima, ovvero dell’uomo derubato dello zaino mentre ancora si sta cercando il pusher che avrebbe fornito la droga falsa ai due facendo scattare poi il dramma.
Si crede che uno dei due statunitensi abbia colpito a morte Rega credendolo un uomo vicino al pusher poiché a Prati il 45enne con cui si erano messi d’accordo telefonicamente, non si era presentato. Oggi intanto sul corpo del vicebrigadiere, sarà svolta l’autopsia mentre i funerali per volere della famiglia, saranno celebrati lunedì, a Somma Vesuviana. Nella stessa chiesa dove lo scorso 13 giugno il vicebrigadiere ha sposato la sua Rosa Maria.
I DUE AMERICANI TORNATI A DORMIRE NELL’HOTEL DI LUSSO DOPO L’ASSASSINIO DEL CARABINIERE
MARIO CERCIELLO
Sono le 10 di ieri mattina quando i due ventenni americani vengono buttati giù dal letto da un nugolo di carabinieri arrivati a loro grazie alle telecamere di una banca e agli apparati di sorveglianza funzionanti della zona. Non capiscono niente, sono assonnati e stralunati da una notte di droga e follia. Alle 12.20 vengono caricati a bordo di due auto civetta e portati via.
Le macchine sgommano uscendo dal parcheggio Visconti convenzionato con l'hotel in cui i due soggiornano, LeMeridien Visconti di via Cesi. In molti, allo sfrecciare delle vetture, immaginano che i due, probabilmente africani, tunisini o marocchini, chissà (è questa la voce che circola per tutta la giornata, dando la immancabile stura sui social a commenti e chiose di un tenore vergognoso), dopo la notte di sangue culminata con la morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, si fossero rifugiati dentro il garage. Invece non solo non erano affatto nordafricani, ma erano anche clienti dell'hotel, un albergo che in questi giorni è sold out e che costa almeno 200 euro a notte: nella notte del 24 e del 25, addirittura 250 euro. E su Booking.com, il sito dove il prezzo è di solito persino migliore.
MARIO CERCIELLO
Intanto in albergo, mentre i ragazzi vengono trasferiti nella caserma di via in Selci dove saranno sottoposti a un interrogatorio che durerà fino a sera, fino alla confessione cioè dell'omicidio del giovane vicebrigadiere, il primo piano è occupato da cinque agenti in borghese che piantonano l'ingresso della stanza. In corridoio, di fronte alla camera, c'è un carrellino della colazione, che nessuno però riesce a portare via. All'interno è tutto un viavai di personale della Scientifica in tuta bianca.
Le cameriere, tre per piano, non sanno niente, non hanno visto niente, non si sono accorte di niente. Ma è anche vero che hanno il tassativo divieto della direzione di parlare. Solo una commenta, passando: "Vai a sapere chi sono i due che hanno fermato: il primo piano è interamente occupato da americani e forse facevano parte proprio di quel gruppo" e poi veloce se ne va.
I DUE AMERICANI PRIMA DEL FURTO A PIAZZA MASTAI TRASTEVERE
D'un tratto un agente della Scientifica esce con un grande sacco trasparente: dentro, in mezzo ad altri oggetti personali, è ben visibile un borsello nero. Forse è il borsello che era stato rubato allo spacciatore che poi ha chiamato i carabinieri. O forse è di uno dei due ragazzi. Sul comodino della stanza ci sono una bottiglia di birra e una boccetta di pillole, in terra sacchetti di carta di negozi di lusso. L'albergo, un quattro stelle pieno di stranieri e di business persons, non è quello dove ti aspetti che alloggino due giovanissimi che di notte si mettono alla ricerca di droga e poi si trovano coinvolti in un omicidio. È situato proprio a una cinquantina di metri dal punto in cui è stato ammazzato il vice brigadiere Mario Rega Cerciello, in via Pietro Cossa.
I DUE AMERICANI SCAPPANO
In serata si viene poi a sapere che i due ragazzi avevano il volo di ritorno prenotato proprio per ieri sera. Sono stati descritti dal collega di Mario Cerciello Rega: uno con i capelli mesciati, che poi confesserà di essere l'autore materiale dell'omicidio, l'altro con un tatuaggio al braccio. Caratteristiche, queste, ben visibili anche nelle immagini delle telecamere di zona passate al setaccio dai militari. Che hanno portato i carabinieri dritti a quella stanza al primo piano dell'hotel di lusso, pagato proprio dal presunto killer, a good fellow appartenente a una facoltosa famiglia americana.