ASSAD RESTERÀ PER QUALCHE ANNO AL COMANDO MA GIÀ SI PARLA DI UN PERMESSO DI USCITA PER LUI E LA FAMIGLIA, E DI ALMENO UN PAIO DI NOMI PER LA SUCCESSIONE
AMERICANI E SAUDITI TAGLIATI FUORI DAI GIOCHI
Marco Ansaldo per “la Repubblica”
Una tregua. E poi un piano di spartizione del Paese. Senza i sauditi, e con gli americani fuori gioco.
Questo è il progetto che tre grandi potenze - Russia, Turchia e Iran - decise a proporsi come vincitrici della guerra in Siria, si preparano ora a siglare su Damasco.
Potrebbe essere questione di giorni, per il cessate il fuoco, se non di ore. Ma l'accordo fra i tre Paesi, con gli americani tenuti a distanza nel momento del passaggio di poteri fra Obama e Trump, e con l' opposizione dell' Arabia Saudita che non vuole la permanenza di Assad, sancisce il tentativo di un nuovo ordine regionale e soprattutto la forza di Vladimir Putin nell' imporre una "pax" russa.
Il punto di frizione -superabile però - è proprio la presenza del Presidente siriano. Tuttavia le obiezioni della Turchia, nemica acerrima di Assad, sono destinate a cadere di fronte alla concessione piena che Mosca farà ad Ankara: mano libera nel fermare militarmente i curdi nel nord della Siria e, punto ancora più rilevante, il permesso di controllare e gestire l'intero nord del Paese, dove le truppe di Ankara sono già presenti per bloccare la nascita del Rojava, cioè il Kurdistan dell' Ovest.
Con il nord assegnato alla Turchia, e la permanenza di Assad per qualche anno a Damasco (ma già si parla di un permesso di uscita per lui e la famiglia, e di almeno un paio di nomi per succedergli fra i leader come lui alawiti), Russia e Iran resterebbero come i grandi protettori di Damasco.
Inoltre con l'Iraq lasciato agli Usa (qui vincitori), e la Siria nelle mani di Mosca, l'Iran otterrebbe il vantaggio di mantenere un Presidente alawita a Damasco, più vicino dunque agli sciiti, senza far cadere la capitale siriana in mani sunnite, oltre a tenere aperto il corridoio che collega Teheran a Beirut permettendo così il passaggio di armi agli Hezbollah nel Libano. Uno scenario figlio di eventi nati negli ultimi giorni, secondo alcuni autorevoli analisti come ad esempio Olivier Roy.
Per il politologo e orientalista francese, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan infatti, già campione dell' Islam sunnita, è ora divenuto l'alleato di una coalizione russo-iraniana favorevole agli sciiti. Un cambio di alleanza - spiega - che arriva crudelmente dopo l'omicidio dell' ambasciatore russo ad Ankara del 19 dicembre scorso ad opera di un misterioso poliziotto in congedo.
Il cessate il fuoco, sostiene la Turchia, dovrebbe escludere tutti "i gruppi terroristici".
Quelli tenuti fuori dal prossimo importante vertice che definirà la pace in Siria, ad Astana, in Kazakistan, a metà gennaio. Proprio l' individuazione delle formazioni armate sarà uno dei nodi da sciogliere.
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