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domenica 29 gennaio 2017

IN GRECIA IL 49,2 PERCENTO DELLE FAMIGLIE HA COME UNICO REDDITO UNA PENSIONE

Keep Talking Greece pubblica un breve aggiornamento sulla situazione finanziaria dei nuclei familiari in Grecia. Quasi la metà delle famiglie vive della sola pensione di un familiare, i tre quarti hanno subìto un peggioramento delle proprie condizioni economiche nel 2016, e quasi altrettanti si aspettano ulteriori peggioramenti nell’anno in corso, a testimonianza di un paese che ha perso ogni speranza nel futuro (ma che noi non vogliamo dimenticare nemmeno per un attimo).
di KeepTalkingGreece, 25 gennaio 2017
La metà dei nuclei familiari in Grecia dichiara che l’unica fonte di reddito di cui dispone è la pensione di un membro della famiglia. Secondo il sondaggio condotto dall’Istituto delle Piccole Imprese della Confederazione Ellenica dei Professionisti, Artigiani e Commercianti (IME GSEVEE), il 49,2 percento delle famiglie vive della pensione di un familiare e non ha alcuna altra fonte di reddito.
Altri dati rilevati:
  • il 75,3 % dei nuclei familiari ha subìto un declino significativo del proprio reddito nel corso dell’anno 2016;
  • il 37,1 % dei nuclei familiari dice di vivere con meno 10.000 euro all’anno;
  • per il 37,9 % dei nuclei familiari i salari sono la principale fonte di reddito;
  • il 9 % dei nuclei familiari dice di dipendere principalmente dai redditi provenienti da attività commerciali;
  • un nucleo familiare su tre ha [almeno] un componente della famiglia disoccupato – ciò significa una stima di 1,1 milioni di famiglie in Grecia;
  • i disoccupati di lungo periodo contano per il il 73,3 % di tutti i senza lavoro;
  • il 22,4 % dei nuclei familiari ha un componente occupato della famiglia che guadagna meno del salario mensile minimo, pari a 586 euro lordi;
  • il 9,7 % degli intervistati ha detto che almeno un membro della sua famiglia ha lasciato la Grecia;
  • il 73,5 % degli intervistati ha detto di aspettarsi un peggioramento ulteriore della propria situazione finanziaria;
  • il 5,1 % dice invece di aspettarsi un miglioramento;
  • il 21,3 % dei nuclei familiari ha tasse da pagare in arretrato;
  • il 34 % delle famiglie stima che non sarà in grado di adempiere ai suoi obblighi verso il fisco nel corso dell’anno 2017;
  • il 21,3 % dei titolari di mutui è in arretrato sui pagamenti alle banche.
Il report suggerisce che:
La crisi finanziaria di lungo periodo, la cui vittima principale è la classe media, non sta portando solo a un ulteriore declino dei redditi e a un ampliamento delle disuguaglianze, ma minaccia apertamente la coesione sociale.
La cosiddetta terapia, che consiste nel continuo aumento delle tasse, dirette e indirette, può anche portare a un avanzo fiscale primario, ma questo non si riflette in alcun beneficio per i contribuenti in termini di qualche forma di servizio pubblico, e anzi al tempo stesso viene ridotta la spesa per la sanità e l’istruzione
Il sondaggio è stato condotto tra il 14 e il 26 novembre 2016 su 1.000 famiglie distribuite in tutto il paese.
Fonti: qui e qui
PS. E tenete conto che ci sono persone che non hanno neppure una piccola pensione di cui vivere.

Fonte: qui

Trump-Putin, Mosca: “Al telefono hanno parlato di reale coordinamento contro l’Isis, crisi ucraina e rapporti futuri”

E’ il primo contatto diretto in assoluto tra i due leader, che sperano di riscrivere la storia dei rapporti russo-americani dopo la "seconda guerra fredda" culminata nell’era Obama con le sanzioni per gli hackeraggi "elettorali".

Era la telefonata più attesa delle 5 in programma oggi, con una lista che comprende la cancelliera tedesca Merkel, il presidente francese Hollande, il premier giapponese Abe e il premier australiano Turnbull

Trump congela i flussi di migranti in Usa. Ecco cosa prevede l’ordine esecutivo che ha firmato

Dalla sospensione dell’ingresso delle persone provenienti da sette Paesi a maggioranza islamica allo stop ai rifugiati.

I punti principali del provvedimento "Protezione della nazione dall’ingresso di terroristi stranieri negli Usa"

di  | 28 gennaio 2017

Si chiama “Protezione della nazione dall’ingresso di terroristi stranieri negli Usa” l’ordine esecutivo con cui Donald Trump ha congelato i flussi migratori in Usa. Una misura, mai vista negli Stati Uniti neanche dopo l’11 settembre, che ha portato caos negli aeroporti americani, dove sono state arrestate centinaia di persone. Ecco, per punti, cosa prevede il provvedimento:
1) sospensione per 120 giorni del programma di ammissione dei rifugiati.

2) sospensione per i rifugiati siriani sino ad ulteriore avviso, ossia sino a quando il presidente non riterrà che sono stati fatti cambiamenti sufficienti per garantire che il loro ingresso “è coerente con l’interesse nazionale”. Nel 2016 gli Usa hanno accolto 12.468 rifugiati siriani, contro i 300mila della Germania. Dall’inizio del conflitto in Siria, la Turchia ne ha ricevuti 2,7 milioni, il Libano un milione.

3) riduzione da 110 a 50mila del numero di tutti i rifugiati previsti per l’anno fiscale 2016 (dal primo ottobre 2016 al 30 settembre 2017).

4) priorità, dopo la fine del periodo di sospensione, ai rifugiati appartenenti a minoranza religiose perseguitate.

5) eccezioni al bando sui rifugiati “caso per caso”, a discrezione del dipartimento di Stato e del ministero dell’Interno.

6) autorità locali e statali avranno un ruolo nella ricollocazione dei rifugiati.

7) sospensione per 90 giorni dell’ingresso delle persone provenienti da sette Paesi a maggioranza islamica (Siria, Libia, Iraq, Iran, Somalia, Yemen, Sudan). Nel mirino anche i possessori di Green card.

8) sviluppo di standard e procedure uniformi per controllare gli immigrati, come ad esempio le interviste personali o un database con i documenti di identità presentati dai richiedenti.

9) completamento veloce del sistema biometrico di tracciatura di ingressi e uscite dagli Usa.

10) sospensione del programma Visa interview Waiver, che consente a chi è ritenuto titolato il rinnovo del visto senza intervista personale.

11) pubblicazione ogni 180 giorni dei dati sui reati legati al terrorismo.

GLI ULTIMI CROLLI DI POMPEI

IL RICORSO AL TAR BLOCCA I LAVORI DI MESSA IN SICUREZZA: NELLA ZONA ARCHEOLOGICA VIENE GIU’ IL MURO VICINO ALLA CASA DEL CITARISTA 

IGNOTE LE CAUSE DEL CROLLO, NELLA ZONA INTERESSATA NON CI SONO TELECAMERE DI SORVEGLIANZA

Alessandra Arachi per il Corriere della Sera

POMPEI CROLLO MUROPOMPEI CROLLO MURO
Un altro crollo negli scavi di Pompei. Difficile contare a che numero di crolli siamo arrivati, qui tra le rovine più famose del mondo. Quello di ieri è un pezzo di muro nella Casa del Pressorio di Terracotta, una piccola domus poco nota, vicino ad un' altra ben più famosa, la Casa del Citarista.

Ad accorgersi del crollo sono stati ieri mattina i custodi degli scavi: è venuto giù poco più di un metro quadro di muro, senza affreschi o fregi, in una zona chiusa al pubblico, una zona molto centrale - l' Insula IV, Regio I - l' unica dove ancora si devono fare i lavori di messa in sicurezza, l' unica sprovvista di telecamere di sorveglianza.
Un altro crollo. Questo crollo non è semplice da decifrare.

È quasi un mese che a Pompei non piove, ha fatto freddo certo, ma non così tanto da gelare le mura antiche e da insinuare il ghiaccio negli interstizi delle pietre. Probabilmente è anche per questo che sul posto ieri sono arrivati i carabinieri da Torre Annunziata, la Procura che ha in mano tutti i fascicoli sulle malefatte degli scavi di Pompei.

POMPEI 1POMPEI 
Nemmeno dal ministero dei Beni culturali e dalla Soprintendenza sono ancora stati in grado di decifrare le cause di un crollo in pieno sole. «Non ci sono telecamere di sorveglianza in questa zona, l' unica dove non siamo ancora potuti intervenire con i lavori di messa in sicurezza perché siamo rimasti bloccati da un ricorso al Tar», dice Massimo Osanna che è il soprintendente degli scavi e che da settimane è impegnato in un faticosissimo braccio di ferro con i sindacati locali.

Non ha esitato il professor Massimo Osanna e proprio l' altro giorno ha denunciato apertamente i «ricatti» che sta subendo dalle organizzazioni sindacali, primo fra tutti quello di minacciare di tener chiusi gli scavi nei giorni di massima affluenza, in questo caso la prima domenica del mese di febbraio.

«Adesso è un peccato dover giustificare un crollo, a fronte del grande lavoro che abbiamo fatto e stiamo continuando a fare a Pompei», commenta Osanna. E poi spiega. «Questo ricorso al Tar è stato fatto da una ditta che era stata esclusa dai lavori di messa in sicurezza per la Regio I, circa un anno e due mesi fa. E il Tar ha preso in mano la pratica soltanto il 25 gennaio scorso. Noi abbiamo le mani legate, non possiamo cominciare nulla finche il tribunale regionale non decide sul ricorso».
POMPEI 2POMPEI 

La Casa del Pressorio di Terracotta è davvero sconosciuta ai più, fuori dalle guide ma non dai circuiti turistici perché si trova nella centralissima via dell' Abbondanza, al civico 22, ed è quindi davvero nella zona più centrale della città antica, da oltre un anno rimasta inibita al pubblico da questo ricorso al Tar.
Un altro crollo. Erano tanti mesi che non si accendevano i riflettori sulle rovine della Pompei antica, non i riflettori del disastro, perlomeno, perché in questi mesi tanti lavori importanti sono stati portati a termine.

Il soprintendente Massimo Osanna scuote la testa: «È davvero un peccato che ci sia stato questo crollo, rischia di danneggiare tanto impegno e tanta fatica. Vorrei ricordare alcuni dei lavori più belli realizzati in questi mesi: la Casa di Paquio Proculo, dell' Efebo, del Criptoportico: tutte con splendidi apparati decorativi, restaurate e restituite al pubblico».
Tutti lavori che sono stati possibili soprattutto grazie ai finanziamenti ricevuti dall' Unione Europea, fondi che devono essere confermati e vigilati ed è per questo che prestissimo arriverà a Pompei la commissaria dell' Unione Europea, la rumena Corina Cretu, quella che ha preso il posto del tedesco Hahn.
FRANCESCHINI 1FRANCESCHINI - PD

La commissaria Cretu si incontrerà proprio a Pompei con il nostro ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, giovedì 9 febbraio.

Fonte: qui