9 dicembre forconi: 09/20/16

martedì 20 settembre 2016

Vicario di Aleppo: Il raid Usa contro l’esercito siriano non è stato un errore

La popolazione spera in un prolungamento del cessate il fuoco, ma vi è un sentimento diffuso di scetticismo. 
Per mons. Georges Abou Khazen l’attacco americano del 17 settembre “mette a rischio la fragile tregua”. 
In questi giorni di relativa pace la comunità cristiana ha gremito le chiese per due celebrazioni dedicate a Madre Teresa. L’opera delle missionarie ad Aleppo. 
Aleppo (AsiaNews) - L’auspicio della popolazione siriana è che “la tregua possa continuare”, sebbene non vi sia “grande fiducia” in particolare “dopo l’attacco americano contro le truppe dell’esercito siriano a Deir el-Zor”. 
È quanto riferisce ad AsiaNews il vicario apostolico di Aleppo dei Latini, mons. Georges Abou Khazen; il prelato è certo che l’attacco dell’aviazione statunitense del 17 settembre scorso ai soldati di Damasco impegnati nell’offensiva contro lo Stato islamico (SI) “non è un errore”, ma il perseguimento “di un obiettivo prestabilito”.

Gli Stati Uniti, prosegue il vicario di Aleppo, “sono presenti” nell’area di Deir el-Zor “con basi militari e forze sul terreno”. Analizzando “i fatti”, prosegue mons. Abou Khazen, emerge che l’attacco Usa “sembrava una copertura aerea per i jihadisti”. Difatti i miliziani di Daesh [acronimo arabo per lo SI] “hanno contrattaccato” sfruttando i bombardamenti Usa “come se ci fosse un accordo, un’intesa” fra Washington e jihadisti. 

L’amministrazione statunitense ha definito l’operazione un errore che ha causato “una perdita non voluta di vite umane”. All’indomani dell’attacco Washington e Mosca si sono scambiate pesanti accuse a margine del Consiglio di sicurezza Onu a New York. Il portavoce del presidente siriano Bashar al Assad non crede alla versione dell’incidente e anche l’alleato russo solleva pesanti dubbi. 

Di certo vi è che il raid aereo ha indebolito le forze del governo siriano, impegnate nell’assedio di una delle roccaforti jihadiste - assieme a Raqqa - dello SI in Siria.

Secondo alcuni analisti ed esperti l’obiettivo di Washington resta quello di mantenere la presenza jihadista in Siria, agevolando in questo modo l’imminente offensiva contro lo SI a Mosul, in Iraq. E, al contempo, fermare l’avanzata dell’asse Damasco, Mosca, Teheran e le conquiste militari dell’esercito regolare siriano delle ultime settimane. 

Al contempo, appare sempre più difficile l’ipotesi di prolungamento della tregua in vigore dal 12 settembre e che scade oggi, alle 7 di sera ora locale. Il cessate il fuoco iniziato con la festa islamica del Sacrificio (Eid al-Adha) è l’ultimo di una serie di sforzi diplomatici messi in campo sinora da Washington e Mosca. L’obiettivo è cercare di arginare un conflitto quinquennale che ha causato, secondo stime aggiornate, oltre 300mila morti (430mila secondo altre fonti) e milioni di profughi, originando una catastrofe umanitaria senza precedenti. Oltre 4,8 milioni di persone sono fuggite all’estero, 6,5 milioni gli sfollati interni. La situazione di maggiore tensione resta legata ad Aleppo, metropoli del nord della Siria, dove vi sono almeno 250mila persone intrappolate nel settore orientale.

La gente ha vissuto questa settimana di tregua “con speranza” ed era più “rilassata”, conferma il vicario di Aleppo, anche se permane una sensazione “diffusa” di “scetticismo” circa una reale volontà di far tacere le armi. “In questi ultimi giorni - aggiunge il presule - si sono registrati solo sporadici combattimenti la notte, ma il cessate il fuoco in generale ha retto e speriamo possa continuare. Il timore è che anche stavolta, come in passato, alla tregua possa subentrare un conflitto ancora più intenso”. 
I fedeli della metropoli del nord della Siria hanno approfittato di questi giorni di relativa calma per partecipare a due solenni celebrazioni di ringraziamento per la canonizzazione di Madre Teresa. “Abbiamo celebrato una messa ieri - racconta il vicario - nella parrocchia di san Francesco e la chiesa era gremita in ogni ordine di posto. Lo stesso è avvenuto la scorsa settimana, in occasione della prima messa in cattedrale”. Al termine della funzione la comunità cattolica “ha offerto un pranzo ai poveri”. 
Ad Aleppo vi sono cinque Missionarie della Carità che gestiscono una casa di riposo in cui vi sono 52 anziani non autosufficienti, racconta mons. Abou Khazen. “Gli ospiti della casa sono tutti cristiani - aggiunge - ma le suore si prendono cura anche di altri anziani che non sono ospiti della struttura, cristiani e musulmani, senza fare distinzioni in base all’appartenenza religiosa”. Aleppo è una città che “soffre”, sia la zona ovest (governativa) che il settore est (in mano ai ribelli). Tuttavia la chiesa locale vuole continuare a essere un segno di speranza: “Per questo - conclude il prelato - a fine mese abbiamo in programma un grande incontro sulla famiglia, una giornata di festa e di riflessione. Per capire cosa significhi essere famiglia in una realtà di guerra e sofferenza”.
Fonte: qui

IN CODA AL BANCO DEI PEGNI PER SOPRAVVIVERE: ECCO L’ITALIA CHE “RIPARTE” CHE I MEDIA TI NASCONDONO! (VIDEO)

“Con mille euro al mese, con la moglie ammalata non si può far molto – dice un signore all’uscita dal banco dei pegni, intervistato da La Gabbia – Sono gioielli di famiglia costruiti in anni di lavoro”. Gli Italiani che impegnano l’oro crescono ad un ritmo sostenuto del 5% l’anno. Tanti, troppi.
Costretti a perdere i ricordi di una vita per colpa di una crisi che non perdona. Che non lascia scampo. Sostenuta da uno Stato che richiede tanto e dà poco in cambio. Lo sanno bene i disoccupati, i pensionati, le famiglie con figli. “Siamo gente disperata – dice un’altra donna in fila al banco dei pegni – qui non chiedi nulla e sono soldi tuoi”. Peccato che non sia proprio così.

Il rischio di non rivedere mai il proprio oro, infatti, non è remoto. Il banco dei pegni, si legge nel sito di una delle banche che lo gestisce, “è uno strumento finanziario” che “si basa sul valore del bene dato in pegno e non sulla valutazione del merito di credito del cliente”. Il debitore porta “oggetti d’oro gioielli diamanti e pietre preziose orologi d’oro o di marca” e viene fatta “una perizia di stima allo sportello da un perito estimatore”. Il quale decide quanti soldi dare, si tiene l’oggetto prezioso e “rilascia una polizza che garantisce il proprietario e gli consentirà di riscattare il bene impegnato, presentandola allo sportello”.

Di solito la polizza dura 6 mesi: al termine il debitore può riconsegnare il denaro preso in prestito, maggiorato di un interesse, e riprendere i preziosi. Se non lo si fa, dopo 30 giorni dalla scadenza del prestito (a meno che non lo rinnovi per ulteriori 6 mesi, corrispondendo gli interessi maturati e il diritto fisso di custodia), la banca “venderà i beni in pegno in asta pubblica”.
Dove sta la fregatura? Semplice, nella valutazione
L’inviata de La Gabbia, infatti, si è fatta valutare una catenina 17,80 grammi: 180 euro, cui vanno aggiunti più 12 di interessi. 
Solo che facendola valutare da un esperto “Compro Oro“, si evince che la stessa catenina vale esattamente il doppio: 360 euro. 
Così la banca non solo guadagna gli interessi, ma se il debitore non rientrerà del debito quasi gli conviene: potrà rivendere l’oro al doppio di quanto lo ha ottenuto concedendo il prestito.
Fonte: qui

MATTEO SBARCA A NEW YORK E VA ALLA GUERRA: DI JUNCKER, DELLA MERKEL, DEL PRESIDENTE DELLA BUNDESBANK

HA SCHIAFFI PER TUTTI: DALL'IMMIGRAZIONE AI CONTI, ALLE BANCHE 

BILL CLINTON GLI APRE LA FINESTRA(LA PORTA ERA TROPPO IMPEGNATIVO!) DELLA FONDAZIONE


RENZIRENZI
Matteo Renzi è talmente preso in considerazione da Bill Clinton che gli offre di partecipare ad uno dei primi dibattiti del ciclo di conferenze della sua Fondazione, in concomitanza con l’Assemblea delle Nazioni unite.

Con lui discutono di collaborazione internazionale il presidente dell’Argentina, Mauricio Macri (che si è presentato con il cappello in mano), il sindaco di Londra, Sadiq Khan e l’ex ministro delle Finanze della Nigeria, Ngozi Okonjo-Iweala: una prezzemolo di convegni.

BOSCHI BILL CLINTONBOSCHI BILL CLINTON
In terra americana, il premier cazzone dà il meglio di sè. Nella sostanza dichiara guerra alla Ue. Se la prende con Juncker sugli immigrati ed annuncia che l’Italia farà da sola: scelta obbligata dopo le parole di oggi della Merkel. “Se l’Europa continua così, dovremno fare da soli. Juncker dice tante cose belle, ma non vediamo i fatti. E' un problema per l'Europa. Per questo a Bratislava, è un eufemismo, non l’abbiamo presa bene”.

Decide che le spese per la “messa in sicurezza” delle aree sismiche saranno fuori dal calcolo del deficit. Sbeffeggia Jens Weidmann: “A lui va tutta la mia solidarietà perché il suo compito è affrontare la grande questione delle banche tedesche”. Ed aggiunge: “Il più affettuoso abbraccio di buon lavoro”. Oggi il presidente della Bundesbak aveva osservato che all’Italia non dovrebbe essere riconosciuta ulteriore flessibilità di bilancio.
Ngozi Okonjo IwealaNGOZI OKONJO IWEALA INTERLOCUTRICE PRIVILEGIATA DI RENZI

RENZI MERKELRENZI MERKELrenzi junckerRENZI JUNCKER
Insomma, il Ducetto di Rignano è pronto alla guerra con il mondo, MA L'IMPORTANTE E' SALVARE LE PROPRIE CHIAPPE(IL SUO PIANO). Sembra Rambo, ma è "UN PERACOTTARO A NEW YORK!". 

Ma a dargli la dimensione del peso specifico è proprio Bill Clinton, che lo fa duettare con Ngozi Okonjo-Iweala. Ospite fissa a Davos dove prende la parola solo se all'ultimo momento dà buca un ospite.