9 dicembre forconi: 11/17/19

domenica 17 novembre 2019

PECHINO FA’ DELLA GRECIA LA TESTA DI PONTE – E CON QUATTRO SOLDI (CHE LA MERKEL HA RISPARMIATO)

Una premessa:  io stesso  mi chiedo  perché non mi viene voglia  di  commentare la politica italiana. Sull’Ilva perduta,   la sparizione delle ultime industrie nazionali, il collasso economico che avanza,  su  la  Sacra Segre proposta alla presidenza della repubblica,  sulla “unica religione rimasta” – la sola di cui  nessuno  può  dichiararsi agnostico  o ateo, nessuno è esentato dal professare culto pubblico  (come quello a Cesare nella Roma antica,  che migliaia di martiri cristiani rifiutarono) qualunque cosa pensi in privato, è  meglio si tenga per sé.
Sul governo, composto di neo-primitivi di zero cultura e di scarsa intelligenza,  di moralità politica sotto-zero (onestà, onesta!)  servile ad un’Europa in paralisi e disfacimento ma contemporaneo indurimento  verso il debole Italia,  che  si è resa  prona e aperta al saccheggio.
Non mi eccita  il  fatto che questo governo di servi e disonesti verso i suoi stessi elettori,    sia pericolante e sembri cadere da un momento all’altro. Perché  anche se  si arriva ad elezioni,  a vincerla sarà un ancor più neo-primitivo:  tremo all’idea di quel che potrà essere un  governo Salvini e con quali risorse mentali, culturali e  livello di (ir)responsabilità affronterà la  crisi  abissale in cui stiamo precipitando inermi.  Da questa crisi non si esce se non uscendo dalla UE e dall’euro, nessuna terapia è possibile restandoci  – e Salvini, anzi tutta la Lega,  giurano che loro dall’euro non escono (ed hanno pure ragione, altrimenti la UE è capace di ogni atto di sabotaggio crudele, come ha dimostrato in Grecia).
Ormai agli sgoccioli, vedo che il PD – a cui va addebitata la colpa storica di aversi regalato, non bastandone le tre autoctone,  la   quarta mafia: la  mafia nigeriana, la più feroce e  intrattabile –  vuole chiudere facendo qualcosa di sinistra: varerà lo jus culturae, i  grillini sono d’accordo,  darà  la cittadinanza ai 200 mila bambini figli di immigrati: ovviamente aprendo con ciò alle conseguenze degli  immani ricongiungimenti familiari, le torme di nonni e   zie e parenti scioperati a pesare sul sistema sanitario e pensionistico, a far crollare quel poco che resta di stato sociale –  e  che avvicineranno la profezia di Rol: nel 2025, il 40 per cento della popolazione italiana sarà di colore.
Non mi appassiono alla politica terminale  che dà di sé questo e il futuro governo,  o il presidente, o la magistratura aberrante di  Palamara, e il loro avanzare a tastoni nella storia come ubriachi, del resto sul modello di una gioventù  italiana ad encefalogramma appiattito,   che si agglutina non per nessuna protesta, ma per feste rave,  discoteche  da neo-selvaggi,  Vasco Rossi e simili; che non studia né lavora e consuma capitali in cocaina  e in giochi d’azzardo deficienti, sempre  prona a qualunque tossico-dipendenza.
Se non mi appassiono, è perché non spero:  occorrerebbe una classe  dirigente che non abbiamo mai avuto, ed un popolo che la esigesse.  Mi  limito a constatare la precisione  con cui si sta realizzando la profezia  – data prima del 1959,  oltre mezzo secolo fa – “in  Italia le cose vanno selvaggiamente”.
Le ultime speranze sono  affidate al milione (almeno) di italiani laureati e diplomati che  stanno lavorando ed imparando all’estero la responsabilità e il sacrificio : dopo  il repulisti, in un  nuovo ordine europeo, a loro spetterà di ricostruire l’Italia,  liberata da alcuni milioni di neo-selvaggi  di  troppo,  come  paese del bello e del vero.
Ai pochi  lettori che capiscono,  segnalo i sintomi di rivolta o cambiamento che avvengono nella cosiddetta “Unione Europea”, perché  da lì si avvicina il collasso da cui si può (vagamente)sperare in una liberazione –   a cui i  neo-primitivi  non saranno all’altezza.

Tre miliardi: Berlino poteva spenderli?

Segnalo che, con gran dispetto del padrone tedesco,   a gran passi  accelerati  Pechino sta facendo della Grecia la sua testa di ponte europeo.
Direte che non è una novità, son dieci anni che la Cina ha comperato il Pireo,  attraverso   la  sua China Ocean Shipping Company (COSCO), che è  di proprietà statale.
Ma ora è accaduto questo: lunedì 11, il  capo supremo Xi Jinping s’è recato in Grecia nella prima visita ufficiale, inaugurando “una nuova era” in fatto d’ investimenti e  rapporti commerciali.
La cinese Banca dell’Industria e commercio aprirà  una sede ad Atene “per finanziare progetti  di energia rinnovabile”   (un obbligo politicamente corretto), che si aggiungeranno  alla costruzione di una centrale solare a Creta,  da 50 megawatt,  con   le competenze tecnologiche del China Energy Engineering Group.
Atene ora spera che Pechino possa persino acquistare la società elettrica statale DEL, fallita, e diventare attiva nel campo dell’energia verde.
Ciò che colpisce,  sono le cifre che la Cina ha messo in gioco per assicurare la Grecia al suo progetto.  Al Pireo, fino ad oggi, COSCO ha investito  – in un decennio –  800 milioni di euro, cifra  che è  bastata per trasformare l’antico porto  nell’hub delle esportazioni cinesi verso la UE, e  farlo passare dalla  capacità di gestire 685 mila containers  che aveva nel 2010, a 5 milioni di oggi,  un aumento di 8 volte. Passa di  lì il 10 per cento delle  merci cinesi esportate in Europa.   Nei prossimi  5 anni, i cinesi intendono investire altri 600 milioni di euro nel Pireo, espandere ulteriormente il porto container ed “entrare sempre più nel settore alberghiero e nelle crociere”.  Il numero di turisti cinesi che visitano la Greci raddoppia da un anno all’altro, e nel 2020 sarà sui 400-500 mila presenze; sicché la Cina ha inaugurato un volo diretto Shanghai-Athene.
Nell’insieme, gli investimenti che la Cina ha programmato di fare in Grecia sono di 3 miliardi di euro  in 5 anni,  ossia 600 milioni di euro l’anno.
Sottolineo, di queste cifre, la levità.  La  piccolezza. Niente che non fosse alla facile portata della Germania, col suo surplus annuo di export di 250 miliardi;  basta pensare alle centinaia di miliardi che Deutsche Bank e Commerzbank hanno sprecato in cattivi investimenti  dovunque nel mondo tranne in Europa, dalla Turchia a Wall Street , per  mancanza di occasioni  d’investimento in Europa data l’austerità che Berlino ha imposto a tutti membri.  Col risultato che  “le imprese tedesche hanno investito i loro profitti all’estero, aiutando di fatto a finanziare le importazioni straniere” (Adam Tooze)
e senza ricavare profitti, tra l’altro. Ma che dico, mal investimenti? Basta paragonare i 3 miliardi cinesi in Grecia con i 12 miliardi  che la sola Deutsche  Bank ha pagato in multe per  i suoi trucchi sul Libor ed altre malversazioni agli …  Stati Uniti.
Con 600 milioni qui e là, in  tutti questi anni, la Germania poteva tenersi legata la Grecia  – facendo tra l’altro in  buon affare (la COSCO dal porto del Pireo, ricava ovviamente profitti, avendone  aumentato di un terzo  la  superficie  e quadruplicato  la redditività). Invece, che cosa è andata a fare la Merkel nelle sue visite ufficiali ad Atene?   Mai a dare un soldo, ma questo è il meno;  a fare della Grecia la discarica delle sue scelte migratorie dementi   – senza alcun compenso. Ma questo non è ancora tutto.   Quando la Merkel è comparsa in visita ad Atene, è stato per  imporre , fra aspri rimproveri di “vivere  al disopra dei propri mezzi” – al”suo” Tsipras,   che ha reso il suo schiavo  –    di non spendere.
Apprendiamo infatti  – dal China Daily   – che nell’anno in corso, il governo conservatore di Atene ha approvato investimenti cinesi per 611,8 milioni di euro, “che erano stati precedentemente congelati dal governo di Tsipras   per  un periodo di 18 mesi” per il divieto imposto dalla UE.
Già, perché senza mai cacciare un centesimo, e continuando a rimproverare i greci di  aver voluto vivere al disopra dei propri mezzi  accettando di indebitarsi troppo con la banche germaniche e francesi, e quindi   devono soffrire, per  giunta Bruxelles (ossia Berlino) e la NATO (ossia gli USA)   “dal punto di vista geopolitico, i partner occidentali sono preoccupati che il flirtare della Grecia con La Cina potrebbe indebolire il fianco sud-est della NATO e dell’UE”.
Stanno parlando del fianco sud-est  già  “indebolito” dalla Turchia  di Erdogan .  Della NATO in stato di  “morte cerebrale” secondo  il capo della sua maggior forza armata europea. Di Stati Unitidi cui persino la Merkel riconosce che non si può più confidare come difensori della UE.  Gli Stati Uniti in condizione tale, che secondo  un sondaggio  Rasmussen in 2018 ,  il 31 % degli elettori americani ritengono che l’America “vedrà una seconda guerra civile nei prossimi 5 anni”, con  i trumpisti armati  contro gli anti-Trump.

Tirchieria  patologica e paralitica

Migranti affollano l’isola di Lesbo. Da Berlino mai un aiuto.
In una simile situazione di autodistruzione del vecchio  ordine  geopolitico occidentale (in fondo sono stati i capitalisti americani a far sorgere la Cina come potenza rivale, avendovi esportato capitali e conoscenza per cieca sete di profitto a breve)  il governo di Atene non solo fa benissimo a diventare il crinale della”Nuova linea di faglia” fra Est ed Ovest,   e partecipare al “nuovo sistema parallelo” all’Occidente che la Cina sta costruendo con  deliberata intelligenza programmatica e  capitali a disposizione  creando istituzioni come la Asian Infrastructure Investment Bank e la New Development Bank, che imitano entrambe le strutture internazionali create dagli USA e Londra nel dopoguerra 1945.
Un analista britannico vuol fare  la  lezione ai greci che  non si fidino dei regali di Pechino. “Penso che la parte greca non possa intercettare  più dell’uno percento dei benefici totali del [Pireo]”, che lui valuta  un valore di 30-40 miliardi di euro per tutti questi beni cinesi che arrivano in Europa ogni anno “.
Ma l’1 per cento è meglio di niente. Del  niente che  ha offerto la Merkel e una Germania in  preda alla tirchieria patologica che non solo ha paralizzato l’Europa, ma la rende lei stessa paralitica.
Il Primo Ministro greco   Mitsotakis  ha avuto buon gioco a ricordare,  salutando Xi , che la Cina è stato  uno dei pochi paesi che aveva investito in Grecia durante la grave crisi finanziaria degli ultimi anni.
Bastavano   600 milioni  alla Germania,  3   miliardi in 5 anni, per  tenere la Grecia legata all’Europa. Ha preferito”investire” decine di miliardi in derivati tossici .
Anzi: la stessa Italia  poteva  adottare la Grecia e farla rinascere,  è perfettamente nell’ambito delle sue possibilità economiche. A riprova che quel che manca alla UE non sono i soldi.  Manca  il progetto unificante del destino comune,   manca il cervello,  manca una idea che non sia tirchia e malevola  – e perdente.
“E’ tempo di svegliarsi  da questo sogno dannoso e senza frutto”  che è stato il progetto di unificare l’Europa a  forza attraverso l’euro, come ha detto  il banchiere centrale   ungherese Gyorgy Matolcsy.  In Italia non lo ascolta né il governo neo-primitivo né lì’opposizione neo-selvaggia. Per questo  mi astengo.
Fonte: qui

ROMA, DIETRO L’OMICIDIO DI "DIABOLIK" UN PATTO TRA I MERCANTI DI DROGA

L’ASCESA DEL CAPO ULTRÀ AVREBBE INFASTIDITO I BOSS CHE GESTISCONO LO SPACCIO NELLA CAPITALE 
IL RUOLO DELL’AMICO DEL CAPO ULTRAS (NON INDAGATO) E I SOSPETTI RILANCIATI DALLA MOGLIE DI DIABOLIK SU UN NARCOTRAFFICANTE DELLA MALA ROMANA (RIBATTEZZATO ER MILIARDERO)
Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”

fabrizio piscitelli foto mezzelani gmt002FABRIZIO PISCITELLI FOTO MEZZELANI GMT002
Un patto tra capi per eliminare Fabrizio Piscitelli, 53 anni. Un accordo tra i mercanti della droga che governano lo spaccio a Roma per assassinare un loro pari che si era ingrandito troppo. Un tavolo di boss a cui, fino all'ultimo momento, aveva trovato posto anche Diabolik.

La colpa del capo ultras della Lazio sarebbe stata quella di essere cresciuto troppo in prestigio e potenza. Un'ascesa che gli avrebbe attirato invidie e rancori. Avrebbe spaccato i già fragili equilibri della mala romana, rimodulando a suo favore le quote della vendita di cocaina, marijuana ed eroina nella Capitale.

Un ambizioso Piscitelli avrebbe cementato contro la sua persona i pezzi da novanta dello spaccio. Capi che avrebbero sentenziato la sua fine, dividendosi in due categorie: chi voleva la sua morte e chi invece sulla dipartita del Diablo sarebbe rimasto indifferente. La motivazione dell'assassinio, fatta poi girare ad arte nel mondo della criminalità, è invece legata ad un presunto mancato pagamento di una grande partita di droga da parte dell'ultras biancoceleste. Una giustificazione finta, una scusa insomma per armare la mano del killer che il 7 agosto gli ha sparato un colpo alla nuca al parco degli Acquedotti.
fabrizio piscitelli foto mezzelani gmt003FABRIZIO PISCITELLI FOTO MEZZELANI GMT

È questo lo scenario tracciato da chi indaga sull'assassinio di Piscitelli: Squadra Mobile, la sezione omicidi, coordinata da Andrea di Giannantonio e il pubblico ministero Nadia Plastina compongono così il complicato puzzle. Una nuova tessera da aggiungere riguarda la figura di Fabrizio Fabietti, un signore della droga, amico intimo di Diabolik. È lui che ha accompagnato le figlie e la moglie di Piscitelli all'ultimo derby, il primo settembre. Giorno in cui è stato ricordato dalla curva Nord l'ex capo ultras.

FABRIZIO PISCITELLI DIABOLIKFABRIZIO PISCITELLI DIABOLIK






Ebbene il cellulare di Fabietti sarebbe stato agganciato alla cella telefonica che gestisce le chiamate nell'area che comprende il parco degli Acquedotti il 7 agosto intorno alle 19.00, giorno e ora dell'omicidio del Diablo. L'amico intimo del leader degli Irriducibili avrebbe spiegato la sua presenza in zona agli inquirenti sentito a sommarie informazioni. Da non indagato perciò. In pratica Piscitelli lo avrebbe dovuto raggiungere dopo un appuntamento con un'altra persona (di cui Fabietti non conosce l'identità) per una successiva visita in famiglia.

APPUNTAMENTO
Chi invece sostiene di conoscere l'identità dell'uomo che ha dato l'appuntamento a Diabolik è Rita Corazza. La moglie di Piscitelli ritiene che il marito avrebbe dovuto incontrare Alessandro Capriotti al parco degli Acquedotti. Un nome di peso nella mala romana, ribattezzato Er Miliardero.
alessandro capriotti er miliarderoALESSANDRO CAPRIOTTI ER MILIARDERO

Un appellativo che deriva dallo stile di vita elevato e abbondantemente ostentato del 48enne. Un narcotrafficante, imputato per bancarotta, che sta finendo di scontare la sua pena ai domiciliari. Tuttavia l'uomo gode di una serie di permessi che gli consentono di uscire il pomeriggio. A portare la procura su questa pista è stata la famiglia di Piscitelli. Capriotti (non indagato) sentito dagli agenti della Squadra Mobile ha negato di aver dato un appuntamento a Diabolik: «Non dovevo vedere Fabrizio Piscitelli», ha detto ai poliziotti un paio di settimane fa. A breve l'inchiesta subirà un'accelerazione.

Fonte: qui

LO ZAINETTO DI ANASTASIA KYLEMNYK, LA FIDANZATA DI LUCA SACCHI, ERA PIENO DI SOLDI. CIRCA 60MILA EURO PER L’ACQUISTO (MAI PORTATO A TERMINE) DI UNA PARTITA INGENTE DI MARIJUANA, CHE PROBABILMENTE ERA DESTINATA ALLO SPACCIO

IL SOSPETTO CHE I RAGAZZI DOVESSERO SVOLGERE, DIETRO RICOMPENSA, IL RUOLO DI MEDIATORI PER CONTO DI ALTRE PERSONE 
CHE FINE HA FATTO IL REVOLVER CALIBRO 38 USATO PER UCCIDERE SACCHI?
Alessia Marani e Camilla Mozzetti per www.ilmessaggero.it

luca sacchi festeggiato da anastasiyaLUCA SACCHI FESTEGGIATO DA ANASTASIYA
Altro che pochi spicci o al massimo 2mila euro. Lo zainetto di Anastasia Kylemnyk era pieno di soldi. Circa 60mila euro per l’acquisto – mai portato a termine – di una partita ingente di marijuana, che senza ombra di dubbio era destinata allo spaccio. Perché una cifra del genere non viene messa insieme per comprare un po’ di erba da fumare con la comitiva di amici.

Le indagini sull’omicidio di Luca Sacchi fanno emergere nuovi dettagli in merito alla trattativa che è partita prima del ferimento mortale del personal trainer 24enne. Gli ultimi dettagli acquisiti dagli investigatori sembrano delineare un quadro ben più ampio – e articolato – su come sia nata la compravendita e non è escluso, a questo punto, che sia dietro al gruppo di Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, che dietro a quello della vittima possano esserci state altre mani e altri interessi.
anastasiya kylemnyk. luca sacchiANASTASIYA KYLEMNYK. LUCA SACCHI

Tutto da verificare ancora. Per il momento c’è solo una somma ingente di denaro che un gruppo di ragazzi appena ventenni non potrebbe aver messo insieme solo per trascorrere una serata al di sopra delle righe. Chi sta portando avanti le indagini è abbastanza convinto di arrivare a sciogliere il nodo in tempi brevi.

Nei prossimi giorni saranno condotti dai carabinieri del Ris degli esami irripetibili sui reperti rinvenuti non sul luogo del delitto: la mazza da baseball, lo zainetto di Anastasia che la Squadra Mobile ha trovato tra le sterpaglie a Tor Bella Monaca, il bossolo nascosto in un guanto di lattice blu. Anche se potranno raccontare poco sull’omicidio potrebbero rivelare altri dettagli utili alle indagini e sul contesto nel quale è maturato l’agguato.
anastasiya kylemnykANASTASIYA KYLEMNYK

Il pm Nadia Plastina, titolare del fascicolo, non esclude che Luca, Giovanni Princi, Anastasia, individuati dai testimoni amici del pasticcere di Casal Monastero come i «quattro interessati a comprare droga», potessero agire per conto di terze persone. Princi avrebbe ricoperto il ruolo di “ponte” per la trattativa, conoscendo almeno uno degli intermediari di Del Grosso, Valerio Rispoli.

Proprio l’entità della cifra ha fatto sorgere negli inquirenti il sospetto che i ragazzi potessero essere stati dei mediatori che avrebbero dovuto essere ricompensati, anche perché sono incensurati. Finiti al centro di un affare ben più grande di loro e del quale, probabilmente, non avevano neppure ben chiare le proporzioni. Per il momento Del Grosso e Pirino non sono ancora stati interrogati dai magistrati. In sede di interrogatorio di garanzia, subito dopo il fermo, avevano deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Tanti i punti da chiarire: che fine hanno fatto i soldi? Ma soprattutto il revolver calibro 38 usato da Del Grosso contro Sacchi?

Fonte: qui

“LUCA SACCHI NON CONOSCEVA QUEI PUSHER”, LA VERITA’ SULL’OMICIDIO NEI TELEFONI 
PER LA PROCURA DI ROMA NON EMERGONO CONTATTI DIRETTI O RECENTI TRA LA VITTIMA E I SUOI KILLER 
LUCA, INOLTRE, NON FACEVA USO DI DROGHE. 
E ALLORA QUAL E’ STATO IL SUO RUOLO QUELLA SERA? 
È STATO PLAGIATO DAI SUOI AMICI? 
ERA A CONOSCENZA DELLA PRESUNTA COMPRAVENDITA DI DROGA (MAI PORTATA A TERMINE)? 
SI ERA PRESTATO, A PROTEGGERE COME BODYGUARD LA FIDANZATA E IL SUO AMICO?

Alessia Marani e Camilla Mozzetti per “il Messaggero”

luca sacchiLUCA SACCHI
Potrebbe essere stato protagonista di una storia che alla fine l'ha trasformato in vittima ignara o nella quale non era pienamente coinvolto. Le analisi parziali finora condotte sui tabulati e sui telefoni sequestrati dai carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci escludono che Luca Sacchi il personal trainer freddato da un colpo di revolver calibro 38, la sera del 23 ottobre scorso di fronte il John Cabot pub nel quartiere Appio Latino avesse contattato i suoi killer, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino. Con il passare dei giorni, il profilo del giovane diventa sempre più chiaro agli inquirenti che indagano sul contesto in cui ha preso forma il suo omicidio.

luca sacchi festeggiato da anastasiyaLUCA SACCHI FESTEGGIATO DA ANASTASIYA
Per la Procura di Roma, tuttavia, il quadro non è ancora chiaro: dalle prime verifiche non emergono contatti diretti o recenti tra la vittima e i due giovani arrivati all'Appio a bordo di una smart fourFour. Luca, inoltre, come poi hanno confermato gli esami tossicologici in sede di autopsia, non faceva uso di droghe. «Luca non faceva uso di stupefacenti e non spacciava», spiega l'avvocato della famiglia Sacchi, Armida Decina. E la sua non è un'affermazione dettata dal ruolo che ricopre. Quel che manca però è delineare con esattezza il ruolo del personal trainer durante quel terribile mercoledì sera.

luca sacchi funeraliLUCA SACCHI FUNERALI
Luca è stato plagiato dai suoi amici? Era a conoscenza della presunta compravendita di droga (mai portata a termine)? Si era prestato, per via del suo aspetto, la sua passione per le arti marziali a proteggere come bodyguard la fidanzata e il suo amico di scuola Giovanni Princi che pare avesse attivato il canale per l'acquisto di droga o ne era completamente ignaro?
luca sacchi funeraliLUCA SACCHI FUNERALI

Ad oggi le certezze ancora troppo poche escludono contatti tra lui e i due giovani di Casal Monastero rinchiusi nel carcere di Regina Coeli. Ci sarebbe una copia forense del cellulare della vittima e dei contatti (tra chiamate, messaggi e numeri salvati in rubrica) nelle mani dei magistrati a dirlo. Ma l'assenza di contatti telefonici tra Sacchi, Del Grosso e Pirino non risolve il caso.

LE ANALISI
anastasiya kylemnyk. luca sacchiANASTASIYA KYLEMNYK. LUCA SACCHI
Intanto le analisi vanno avanti. Nei prossimi giorni saranno svolte delle perizie irripetibili, affidate ai Ris dell'Arma, su alcuni oggetti rinvenuti sul posto e dopo l'omicidio. La mazza da baseball, il bossolo rinvenuto dentro un guanto di lattice blu, lo zaino che avrebbe indossato Anastasia Kylemnyk, la fidanzata di Luca, che avrebbe contenuto i soldi per l'acquisto di marijuana e che è stato gettato poi da Del Grosso e Pirino in un area incolta di Tor Bella Monaca.

paolo pirinoPAOLO PIRINO
A questi esami i legali della famiglia Sacchi hanno chiesto di partecipare mentre hanno nominato due super consulenti per delineare con esattezza il delitto in cui ha perso la vita il personal trainer. Le nomine sono state depositate dagli avvocati di parte, Armida Decina e Paolo Salice, in Procura e a far luce sul caso quando arriverà il momento di analizzare i reperti saranno i criminologi Nicola Caprioli e Ilaria Magnanti. Il primo in passato, tra i tanti casi, ha lavorato nell'omicidio della sedicenne Noemi Durini, pugnalata e sepolta viva sotto le pietre dal fidanzato in provincia di Lecce. La Magnanti dal centro studi di criminologia di Viterbo annovera nel suo trascorso il recupero di Rudy Guede.

LA VERITÀ
valerio del grossoVALERIO DEL GROSSO
Il signor Alfonso e la signora Tina, genitori di Luca, vogliono solo una cosa: conoscere la verità che si cela dietro quella sera. Dopo la morte di Luca, ripetono i familiari, Anastasia a distanza di qualche giorno non si è più vista. Non ha preso parte al funerale inviando, su consiglio del suo avvocato e dei genitori, un solo messaggio al padre del suo fidanzato: «Ho appreso dai giornali la notizia dei funerali e ci avevo pensato molto ma con tutto il clamore mediatico che si è creato intorno a questa tragedia, ho valutato di non venire». Quando l'uomo le ha risposto chiedendole il motivo del suo silenzio, la ragazza non ha più risposto. Mentre Giovanni Princi pare abbia preso parte al rito a bordo di una delle moto che hanno sfilato di fronte la chiesa prima dell'inizio della cerimonia. La madre di Luca lo ha riconosciuto perché il ragazzo indossava un giubbotto che il figlio gli aveva prestato.

Fonte: qui