E’ L’ACCUSA DEL RAPPORTO ONU CHE PUNTA IL DITO CONTRO IL GRUPPO CHE SPEDI’ DECINE DI MIGLIAIA DI PERSONE, MALPAGATE E MALTRATTATE, A FARSI CONTAMINARE
Jacopo Granzotto per “il Giornale”
Migranti, profughi, disabili, anziani e senzatetto assunti (come cavie) per bonificare la centrale nucleare di Fukushima. Lavoratori probabilmente contaminati dalle radiazioni, ma anche sottopagati e maltrattati. Ennesimo, imbarazzante dossier - stavolta dell' Onu - nei confronti della Tokyo Electric Power Company (Tepco), la compagnia nucleare proprietaria di Fukushima Daiichi. Una centrale in bancarotta da anni e tenuta in vita dai finanziamenti governativi e dove più volte si era discusso per l' impietoso trattamento dei lavoratori impiegati nella bonifica dei rifiuti radioattivi.
Secondo un rapporto dell' Onu decine di migliaia di lavoratori impegnati nell' opera di decontaminazione della centrale nucleare giapponese (colpita nel 2011 dal peggior incidente nucleare dai tempi di Chernobyl) starebbero rischiando la vita dopo essere stati esposti negli anni alle radiazioni. I dati forniti dal ministero del Lavoro e Welfare giapponese dicono che i lavoratori impiegati a Fukushima sono stati 46.386 nel solo 2016. In cinque anni fino al 2016, in tutto 76.951 persone.
«Le persone più a rischio di esposizione per le sostanze tossiche sono quelle più vulnerabili allo sfruttamento - affermano dall' Onu - i poveri, i bambini, le donne, i migranti, le persone con disabilità e i lavoratori anziani. Gente spesso esposta a una miriade di abusi, costretti a una scelta aberrante tra la loro salute e il reddito. Purtroppo la loro situazione rimane invisibile all' opinione pubblica».
Giappone accusato di disumanità, anche se nel paese qualcuno si indigna. A luglio, un' indagine condotta da un settimanale di Tokyo aveva certificato che quattro società di costruzione avevano assunto tirocinanti stranieri per lavori di decontaminazione radioattiva nello stabilimento.
Nell' articolo si documentava che una delle quattro società pagava ai tirocinanti la miseria di 2.000 yen (16 euro) al giorno, una frazione dei 6.600 yen forniti dal governo come indennità speciale per il lavoro di decontaminazione.
Un' altra indagine, stavolta condotta nel 2013 dalla Reuters aveva anche riscontrato diffusi abusi sul lavoro, compresi la decurtazione improvvisa e senza preavviso di una parte della retribuzione.
E così agli esperti delle Nazioni Unite non è restato che invitare le autorità giapponesi ad agire con urgenza per proteggere questi lavoratori indifesi. E a chiedere ancora una volta (e sono tre) la possibilità di visitare la stazione danneggiata. Naturalmente senza avere risposta. Giappone che respinge le accuse e attacca l' Onu: inutili allarmismi.
«Tutto ciò è deplorevole - replica stizzito il ministro degli esteri Taro Kono - queste affermazioni unilaterali possono esacerbare la sofferenza delle persone nelle aree colpite dai disastri. Abbiamo gestito correttamente casi problematici in passato e non lo consideriamo una situazione che richiede una risposta». I giapponesi sono di parola.
Fonte: qui
«Le persone più a rischio di esposizione per le sostanze tossiche sono quelle più vulnerabili allo sfruttamento - affermano dall' Onu - i poveri, i bambini, le donne, i migranti, le persone con disabilità e i lavoratori anziani. Gente spesso esposta a una miriade di abusi, costretti a una scelta aberrante tra la loro salute e il reddito. Purtroppo la loro situazione rimane invisibile all' opinione pubblica».