GASDOTTO, ALTA VELOCITÀ, RAGGI GRILLINI IN PIAZZA CONTRO I 5S
Due euro al rotolo. Magari è un po' ruvida ma non costa troppo la carta igienica con la faccia di Luigi Di Maio stampata sopra. L' hanno messa in vendita a Napoli, dove il vicepremier è di casa e dove abili commercianti hanno fiutato che forse sta cambiando il vento. A Genova gli sfollati del Ponte Morandi, molti dei quali hanno votato Cinque stelle, hanno già organizzato proteste e manifestazioni contro i ritardi negli aiuti e nella ricostruzione.
ROMA DICE BASTA LA MANIFESTAZIONE AL CAMPIDOGLIO CONTRO LA RAGGI
E al Campidoglio «Roma dice basta»: ottomila persone comuni, gente che non ha mai partecipato a un corteo, esasperate per la «non amministrazione» di Virgy, occupano la piazza michelangiolesca. Li hanno messi insieme sei donne con un passaparola su Facebook. Non hanno bandiere di partito, solo un grande striscione. «Raggi, una buca ti inghiottirà».
DI MAIO RAGGI LOMBARDI
Va ancora peggio in Puglia, altra ex isola felice del movimento, dove i grillini della base sfilano contro i grillini del governo. Era già successo a Taranto per il «cedimento» sull' Ilva, adesso accade a Melendugno dopo il dietro-front sul gasdotto. Social network ricolmi di indignazione, attivisti che bruciano le schede elettorali, sindaci che si rivoltano, tre deputati che si ribellano alla scelta di Conte e Di Maio.
APPENDINO
«E questo sarebbe il governo del cambiamento - si legge in un posto del comitato no-Tap - Non potete nascondervi dicendo che le autorizzazioni date sono legittime, di fatto, scaricando le responsabilità ad altri. Se avete le palle come le stelle rimettete il vostro mandato! DIMETTETEVI TUTTI!». Appuntamento stamattina davanti alla Torre di San Foca, nel punto in cui approderà il terminale del metanodotto. Di Maio sostiene di aver scoperto solo ora l' esistenza delle penali, però i no-Tap si sentono comunque «traditi» per il mancato rispetto delle «promesse pre-elettorali».
Problemi per i 5s pure a Torino. La battaglia contro la Tav appare ormai persa ma il consiglio comunale si arrocca e domani voterà un ordine del giorno per bloccare il completamento dell' opera. «Siamo contrari da sempre - spiega la sindaca Chiara Appendino - ora la decisione spetta al governo».
Dunque, Cinque stelle in grande difficoltà, dopo questa serie di sconfitte in casa. «È finita la stagione della crescita - commenta Antonio Tajani - . I due partiti al governo stanno perdendo consensi, questo vuol dire che inizia ad esserci malcontento. Infatti cominciano ad esserci manifestazioni a Genova contro l' ignavia e la perdita di tempo, e anche altrove».
ROMA DICE BASTA LA MANIFESTAZIONE AL CAMPIDOGLIO CONTRO LA RAGGI
Come a Roma, appunto. «Quelli sono del Pd - scrive la sindaca su Facebook - non società civile. E sono riconoscibilissimi: signore con borse firmate da mille euro indossate come fossero magliette di Che Guevara». Eppure la gente raccolta da Francesca, Martina e le altre e che si affolla attorno alla statua di Marco Aurelio non sembra fatta di pericolosi rivoluzionari. Ci sono Carlo Calenda, Beatrice Lorenzin e Massimo Ghini, ma anche chi due anni e mezzo fa ha votato Raggi. Come Andrea, 43 anni, che tiene uno striscione con scritto «Che schiava di Roma Iddio la creò». Spiega: «Io Virginia l' ho scelta al ballottaggio, sono di centrodestra. Ammetto l' errore. Perché sono qui?
ROMA DICE BASTA LA MANIFESTAZIONE AL CAMPIDOGLIO CONTRO LA RAGGI
Perché la buca non è di destra e non è di sinistra. Perché il lampione che non funziona idem. E stesso dicasi per la disabilità». Finisce all' una. Piazza pulita e prossimo appuntamento «in periferia».
I Tip-Tap di Raggi e Di Maio non gasano più la base dei 5 stelle
In ritardo rispetto all’ultima notte di San Lorenzo, il 10 agosto scorso, e in grande anticipo rispetto alla prossima, le stelle del movimento grillino sono cadute sulla cittadina pugliese di Melendugno. Dove gli ormai ex elettori del partito di Grillo sono in rivolta contro l’annuncio del governo che ha confermato la realizzazione del gasdotto Tap, con l’approdo sulla spiaggia locale di Santa Foca.
LE DIFFICOLTA’ DI MAIO SU TAP E MELENDUGNO
NO TAP
Difficilmente il vice presidente pentastellato del Consiglio Luigi Di Maio potrà tornare a Melendugno e lasciarsi riprendere festosamente col sindaco Marco Poti, come fece in campagna elettorale, quando si impegnò contro il gasdotto e procurò al suo partito il 65 per cento dei voti. Tanto meno lo potrà fare dopo essersi unito al presidente del Consiglio Giuseppe Conte spiegando che sono in gioco una ventina di miliardi di euro come penale, ma è stato smentito immediatamente dal suo predecessore al Ministero dello Sviluppo Economico, il piddino Carlo Calenda.
MARCO POTI' SINDACO DI MELENDUGNO
Che, ben al corrente della pratica, chiamiamola così, ha precisato che non è questione di penale, ma di scelta economica e politica: economica per i vantaggi che potranno derivarne ai nostri approvvigionamenti energetici e politici per i rapporti internazionali, in particolare con gli Stati Uniti d’America. Dove alla Tap tengono moltissimo. Del presidente Donald Trump i grillini non possono compiacersi solo quando rilascia dichiarazioni o fa emettere comunicati a sostegno del governo di Giuseppe Conte: “Giuseppi”, come lo chiama l’inquilino della Casa Bianca.
IL VIAGGIO DI MATTARELLA PRO GASDOTTO
LUIGI DI MAIO E GIUSEPPE CONTE
Non a caso, del resto, è recente il viaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella terra di sostanziale partenza del gasdotto, in Azerbaigian, a cavallo tra Asia e Europa: un viaggio di conferma esplicita, fra l’altro, dell’impegno italiano per la realizzazione del progetto internazionale del gasdotto.
FRA ILVA, TAP E TAV
Già costretto dalla realtà a seguire il predecessore Calenda nella gestione dell’affare Ilva a Taranto, Di Maio ha dovuto seguirlo quindi anche nella gestione della Tap, magari ripromettendosi una rivincita -non so ancora, francamente, con quale esito- dall’altra parte della penisola, al confine con la Francia, dove si gioca la partita della Tav, la linea ferroviaria commerciale ad alta velocità proveniente da Lione.
IL CAPITOLO DRAGHI
La conclusione, almeno per ora, della disputa sul gasdotto transadriatico ha creato nel vocabolario politico un altro verbo, sinonimo di toppare: quello di tappare. I grillini hanno tappato. E nel momento peggiore, quando già Di Maio -sempre lui- li aveva esposti su un fronte che li ha completamente isolati, e divisi: l’attacco al governatore italiano della Banca Centrale Europea Mario Draghi. Che è stato accusato dal vice presidente pentastellato del Consiglio di avvelenare il confronto, chiamiamolo così, in corso fra Roma e Bruxelles, cioè l’Unione Europea, sulla manovra finanziaria in deficit varata dal governo, e sul bilancio del 2019 che ne seguirà.
COSA SUCCEDE A ROMA
VIRGINIA RAGGI SCOSCIATA
La ciliegina sulla torta della crisi politica del movimento 5 stelle l’hanno messa i romani con la manifestazione di protesta sulla piazza michelangiolesca del Campidoglio per il degrado della Capitale dopo due anni di amministrazione grillina.
INCOGNITA RAGGI NELLA CAPITALE
La sindaca Virginia Raggi, reduce da un incontro di incoraggiamento col presidente della Camera e suo collega di partito Roberto Fico, ha liquidato i dimostranti, fra i quali sono stati ripresi e intervistati elettori dichiaratamente delusi delle 5 stelle, come “nostalgici di Mafia Capitale”. Qualcuno forse le spiegherà volenterosamente nel suo stesso partito, preoccupato anche dell’esito del processo in corso contro di lei sul terreno delle nomine capitoline, che ha esagerato. E che sbagliare è umano, perseverare è diabolico.
DIMETTETEVI.
IN PUGLIA I MANIFESTANTI “NO TAP” BRUCIANO LE TESSERE ELETTORALI E LE FOTO DEI PARLAMENTARI 5 STELLE ELETTI IN SALENTO
LA RABBIA DEL POPOLO DOPO LA RETROMARCIA DEL GOVERNO SUL GASDOTTO: “QUESTO MERITATE, QUESTO MERITATE, IL FUOCO”
NEL MIRINO SOPRATTUTTO IL MINISTRO DEL SUD BARBARA LEZZI, CHE IN CAMPAGNA ELETTORALE AVEVA PROMESSO LO STOP AL “TAP”
I MANIFESTANTI NO TAP BRUCIANO LE FOTO DEI POLITICI M5S: 'DIMETTETEVI'
NO TAP BRUCIANO LE FOTO DEI PARLAMENTARI M5S
Alcuni attivisti che partecipano alla manifestazione No Tap a San Foca di Melendugno (Lecce) hanno bruciato le proprie tessere elettorali e le foto che ritraevano i volti dei parlamentari del M5S eletti in Salento, compresa quella del ministro del Sud, Barbara Lezzi, e il simbolo del Movimento pentastellato.
Lo hanno fatto perché - hanno spiegato - si sentono traditi da coloro che aveva promesso in campagna elettorale che il gasdotto Tap sarebbe stato bloccato in due settimane, invece il governo Conte ha ora avallato la costruzione dell'opera.
NO TAP BRUCIANO LE FOTO DEI PARLAMENTARI M5S
Secondo i dati forniti dalle forze dell'ordine presenti a San Foca, i partecipanti alla manifestazione sarebbero circa 300. Secondo il portavoce dei No Tap, Gianluca Maggiore, sul lungomare della marina di Melendugno sono accorse circa 500 persone. Maggiore ha lanciato ai mille diportisti che hanno le imbarcazioni ormeggiate nel porto della marina, un appello a «sostenere la lotta del movimento contro la realizzazione del gasdotto» che collegherà il Mar Caspio all'Italia con approdo su una spiaggia di San Foca di Melendugno.
BARBARA LEZZI
«Barbara Lezzi, vattene dal Salento»; «questo meritate, questo meritate, il fuoco»: hanno urlato gli attivisti No Tap a San Foca mentre bruciavano la bandiera con il simbolo del M5S. Obiettivo principale dei manifestanti è la ministra salentina Barbara Lezzi, con delega al Sud, che durante la campagna elettorale ha promesso che i pentastellati, una volta al governo, avrebbero fermato la costruzione del gasdotto Tap, invece nei giorni scorsi il governo ha dato il via libera definitivo all'opera.
Fonte:
qui
NO TAP