9 dicembre forconi: 10/25/17

mercoledì 25 ottobre 2017

“LE MACCHINE CHE SUPERERANO LA MENTE UMANA? E’ UNA PROFEZIA CICLICA”

IL ‘PADRE’ DEL PRIMO MICROPROCESSORE, FEDERICO FAGGIN: “LA FUSIONE ATOMICA AVREBBE DOVUTO LIBERARCI DALLA SCHIAVITÙ DEL PETROLIO E STIAMO ANCORA ASPETTANDO. NEGLI ANNI 70 SI PENSAVA CHE L'AVVENTO DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE FOSSE IMMINENTE SOLO PERCHE’ C'ERANO…”

Jaime D'Alessandro per “la Repubblica”

La tecnologia l'ha vista diventare grande e con lei la Silicon Valley. Anzi, Federico Faggin, di quella storia ha scritto alcuni capitoli importanti. "Padre" del primo microprocessore, creato fra il 1971 e il 1974, ha fondato un'azienda, la Synaptics, che fu fra le prime a credere negli schermi tattili dieci anni prima l'arrivo dell' iPhone. Nato a Vicenza nel 1941, dalla fine degli anni 60 in America dove Barack Obama gli ha consegnato la medaglia d'oro per l' innovazione, ha vissuto perennemente nel futuro.

deep learning 2DEEP LEARNING 
E ora che è tornato in Italia per un ciclo di conferenze, ieri al DigitalMeet a Padova e sabato al Festival della Scienza di Genova, racconta come quel futuro è stato visto nel tempo fra previsioni errate e ricorsi storici. «Molte invenzioni che sono entrate nella nostra vita non erano state predette. E capita altrettanto spesso il contrario: tutti si aspettano che qualcosa prenda piede e magari non succede».

Un esempio?
«La fusione atomica. Avrebbe dovuto liberarci dalla schiavitù del petrolio. Stiamo ancora aspettando. Poi ci sono innovazioni che invece hanno richiesto un tempo diverso per diffondersi. Lo sa che negli anni 70 si pensava che l'avvento dell' intelligenza artificiale (Ai) fosse imminente? C'erano programmi di scacchi che potevano superare un giocatore di media bravura. Quando lavoravo alla Intel, erano tutti convinti che le macchine avrebbero superato la mente umana in due decadi».

Lo dicono anche oggi.
Federico FagginFEDERICO FAGGIN
«È una profezia ciclica. Peccato che non basti battere un campione al gioco cinese del Go per dire che abbiamo una vera intelligenza sintetica. E ancora: i robot si sarebbero dovuti diffondere da almeno vent' anni, mentre fin dal 2010 avremmo dovuto avere basi permanenti sulla Luna. Adesso però ho sentito che vogliono riprovarci».

E nei trasporti?
«Mini elicotteri personali con due eliche controrotanti, auto stabili, per andare a lavoro evitando il traffico. Un sogno che ricorda molto i taxi droni di oggi. E poi i voli supersonici di massa».

Cosa non era stato immaginato?
INTELLIGENZA ARTIFICIALEINTELLIGENZA ARTIFICIALE
«La rivoluzione del mobile e quella del World Wide Web. Un conto è intuire la diffusione di un sistema di comunicazione fra computer, un altro prevedere un fenomeno come il Web. A quei tempi anche l' idea delle reti neurali artificiali, che erano già state ipotizzate, ai più sembrava un' idea folle. Oggi sono alla base di tutte le Ai».

Perfino gli schermi tattili sembravano una stupidaggine?
«Li presentai a colossi come Nokia e Motorola a metà degli anni 80. Si misero a ridere. Solo Steve Jobs si interessò, ma voleva l' esclusiva e noi, alla Synaptics, non la concedemmo. E così Apple se li costruì da sola, dieci anni dopo. Sono sempre stati dei maestri a prendere le idee degli altri e poi a sintetizzarle in uno splendido ecosistema fatto di servizi e dispositivi».
Federico FagginFEDERICO FAGGIN

Si è mai pentito di quel no?
«Scherza? È proprio fagocitandolo che si distrugge un possibile concorrente. Invece, grazie alla popolarità dell' iPhone la Synapsis ha avuto successo».

Il futuro ha sempre avuto lo stesso peso in California?
«Nei periodi di espansione economica sì, come accade oggi. La crisi invece lo allontana. Prima però si ragionava con un orizzonte temporale di cinque anni. Oggi, grazie alla stazza delle compagnie hi-tech e all' enorme ricchezza che hanno accumulato, si guarda a venti anni di distanza cercando di trascinare per i capelli nel presente il futuro».
steve jobs 4STEVE JOBS 

Anche una tale ricchezza era difficile da prevedere.
«Già. Pensi che ai miei tempi una compagnia come la Fairchild, quando era sulla bocca di tutti, fatturava 300 milioni di dollari. Nulla al confronto dei miliardi di Amazon, Google, Facebook, Apple. Oggi sarebbe una startup e nemmeno fra le più brillanti mentre il valore di mercato dei "big" combinato assieme si avvicina al prodotto interno lordo dell' Italia. Questa sì che è vera fantascienza».

Fonte: qui

LA CONSOB AUTORIZZA MONTEPASCHI AGLI SCAMBI A PIAZZA AFFARI. ERA FUORI DALLA BORSA DAL 22 DICEMBRE, DOPO IL FALLIMENTO DELL’AUMENTO DI CAPITALE DA 5 MILIARDI


LE AZIONI ORDINARIE VERRANNO SCAMBIATE A 4,28 EURO: LA PERDITA PER IL TESORO E’ DI CIRCA UN MILIARDO

Marco Ferrando per il Sole 24 Ore

MARCO MORELLIMARCO MORELLI
Il semaforo verde di Consob si è acceso, inaspettatamente, questa mattina all'alba: con un provvedimento rilasciato nella notte l'autorità di vigilanza sul mercato ha autorizzato il Monte dei Paschi a tornare agli scambi in Piazza Affari con le sue azioni e tutti gli altri titoli in precedenza quotati. L'appuntamento è per domattina, dopo dieci mesi di pausa forzata disposta sempre da Consob il 22 dicembre scorso, quando l'aumento di mercato da 5 miliardi era fallito e si prospettava l'ingresso dello Stato, poi materializzatosi in estate.

Con l'ok della Consob, è stato pubblicato il nuovo documento di registrazione della banca (in cui si riportano tutti i rischi della “nuova” Mps e conseguentemente di chi vi investe) ma anche tempi e modalità dell'offerta di bond senior per i risparmiatori che avevano bond subordinati convertiti in azioni in occasione dell'ingresso dello Stato: il periodo di adesione avrà inizio alle 8,30 del 30 ottobre e terminerà alle 16,30 del 17 novembre (sempreché venga effettuato un altro passaggio formale tra banca, Mef e Consob).

GLI NPL E LO SPETTRO DELLA RISOLUZIONE
montepaschi siena sedeMONTEPASCHI SIENA SEDE
Nella documentazione pubblicata oggi si dà conto della situazione attuale e prospettica della banca, con particolare riferimento al tema dei crediti deteriorati. Riportando l'interlocuzione avuta nei mesi passati con la Bce e la Commissione europea, la banca ricorda che al momento lo stock di sofferenze - pari a circa un terzo del totale dei crediti totali - è superiore alla media delle altre grandi banche italiane (Intesa, UniCredit, BancoBpm e Ubi), pertanto risulta fondamentale il buon esito della maxi cartolarizzazione da 27 miliardi di Npl imbastita insieme a Quaestio e al fondo Atlante: l'operazione procede come da programma ma senza di essa, si legge nella documentazione pubblicata oggi, resta il rischio di “interventi straordinari”, compresa la risoluzione e dunque il bail in.

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I RISCHI LEGALI E LA REDDITIVITÀ MODESTA
Ci sono anche altre questioni sollevate sempre dalla Bce alla banca, in particolare nell'ambito del processo di vigilanza continua dello Srep. E in parte, paradossalmente, si tratta delle conseguenze della terapia d'urto disposta proprio dalle autorità di vigilanza. Sta di fatto che Francoforte ravvisa una situazione di debolezza legata al «modello di business, con particolare riferimento al persistere della bassa redditività della Banca e all’insufficiente capacità di creazione di capitale interno», e in particolare, «viene evidenziata la non completa capacità di implementare ed eseguire le strategie individuate dal Consiglio di Amministrazione, ad esempio tramite azioni commerciali efficaci, ciò anche in relazione a una evoluzione meno favorevole delle condizioni macroeconomiche rispetto a quelle previste».
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La Bce punta poi il dito sul «sistema di governo dei rischi e aspetti organizzativi giudicati ancora non del tutto adeguati, in attesa di valutare le attività di mitigazione già implementate», sul «rischio di mercato in relazione ad alcuni aspetti di dettaglio legati alla misurazione del rischio di tasso di interesse del banking book» e sul «rischio operativo in relazione alla numerosità delle cause legali in corso e al consolidamento, ritenuto ancora debole seppure in graduale miglioramento, della reputazione del Gruppo». In particolare, il petitum complessivo per le cause in corso supera i 4,2 miliardi.

Dei 4,2 miliardi, 3,9 sono relativi allo svolgimento dell'attività ordinaria e 272 milioni alle «cause promosse dagli azionisti nell'ambito degli aumenti di capitale 2008, 2011, 2014 e 2015» . Non è possibile escludere che i contenziosi aumentino, viene aggiunto, «anche in considerazione dei procedimenti penali pendenti» e «delle operazioni straordinarie».
draghi euroDRAGHI EURO

IL RITORNO IN BORSA
Dimenticati i 15,08 euro a cui era avvenuto l'ultimo contratto, Banca Mps «ha prudenzialmente valorizzato, al 30 settembre, le proprie azioni ordinarie a 4,28 euro, sia per le posizioni in proprietà che per le posizioni della clientela», si legge nella nota informativa di Rocca Salimbeni. Se la Borsa dovesse confermare questi valori, per lo Stato si tratterebbe di una perdita potenziale di oltre un miliardo, anche se non è costretto a vendere immediatamente e quindi i conti si faranno più avanti.


Il valore, spiega la Banca, deriva dal valore implicito «espresso dal recovery rate dei Cds aventi come sottostante le proprie obbligazioni subordinate lower Tier 2», come risultato dall'asta dello scorso 21 settembre scaturita dall'intervento dello Stato che ha fatto appunto scattare il diritto al pagamento dei Credit Default Swap. In ogni caso, la Banca avverte che il prezzo delle azioni che si determinerà sul listino al riavvio delle negoziazioni «potrebbe discostarsi anche sensibilmente rispetto a tale valore».

Intanto la banca ha ufficializzato che i conti del terzo trimestre saranno approvati non il 27 ottobre, come inizialmente previsto, ma il 7 novembre, quando potrebbe anche essere convocata l'assemblea per il rinnovo del consiglio.

Fonte: qui