Isolato. Non ascoltato. Attaccato. È una giornata difficile, quella in Europa, per il premier Giuseppe Conte, sottoposto a un fuoco di fila da parte dei leader dei partiti nella plenaria del Parlamento europeo.
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Conte poco prima aveva parlato di tutto: l’identità europea, la contrapposizione del popolo e delle élites, suo cavallo di battaglia, la manovra economica italiana, la riforma Dublino sulla questione migranti. Un lungo discorso caduto nel silenzio di un’Aula semivuota. I leader europei avevano un’altra idea.
L’affondo dei Popolari
Il primo attacco arriva dal Ppe. «Sul Venezuela, Guaidó ha chiesto all’Italia di riconoscerlo. Io penso che dovreste rispondergli se pensate che debba esserci un approccio comune europeo» dice il leader dei Popolari, Manfred Weber. Questione squisitamente politica, viste le divisioni tra le due principali forze della maggioranza giallo verde. A cui subito si associa quella economica: «L’Italia è il Paese che cresce meno in Europa e il cui governo non riesce a mettersi d’accordo nemmeno su un progetto già approvato come la Tav - dichiara Weber - Il vostro governo non è disposto a fare riforme e ha un debito che cresce sempre di più. Gli investimenti europei sono problematici in Italia: non c’è crescita e questa è una vostra responsabilità, non di altri». Sui migranti, il Parlamento ha detto la sua (era stata votata la riforma Dublino, ma non da Lega e M5S) e ancora: «Qui non ci sono élite, qui ognuno rappresenta il suo popolo, ma se tutti parlano forte si fa solo rumore».
I socialisti a muso duro
È la volta di Udo Bullmann, leader dei socialisti europei. Di recente è stato a Catania, per la crisi della Sea Watch. E da lì parte: «Non è questa l’Italia che conosciamo, l’Italia che conosciamo è quella di Spinelli» dice il leader europeo. «Il vostro governo deve smettere di mostrare questo volto disumano». Bullmann si dice preoccupato quando il governo di un Paese fondatore «porta l’Italia verso un isolamento politico ed economico crescente. Vediamo che la vostra economia sta andando verso la recessione e che la produzione industriale sta diminuendo». Nel frattempo, però, c’è «un’escalation senza senso tra Francia e Italia da cui nessuno uscirà vincitore».
Burattino di Salvini e Di Maio
L’attacco più pesante, però, arriva da Guy Verhofstadt, leader dei Liberali dell’Alde: «Mi domando per quanto tempo ancora lei sarà il burattino mosso da Salvini e Di Maio» dice rivolgendosi direttamente a Conte. Il suo intervento è interamente in italiano. «Parlo in italiano, io sono innamorato dell’Italia - ha detto Verhofstadt - , per me è più di un Paese, è un’intera civiltà, l’Italia è dove è nata la nostra civiltà europea. Per questo oggi mi fa male vedere la sua degenerazione politica, che non è iniziata un anno fa, ma 20 anni fa. Questo bellissimo Paese è diventato da Paese fondatore dell’Europa a fanalino di coda dell’Unione». Quindi un altro attacco sulla questione Venezuela: «Il governo italiano ha impedito all’Ue di essere unita contro Nicolas Maduro e di riconoscere Juan Guaidò. Lo sa bene perché, perché siete sotto la pressione del Cremlino, questa è la verità».
La replica di Conte: “Offesi me e gli italiani”
L’attacco è tanto violento da far infuriare il premier. Conte è chiaramente stizzito quando dichiara: «Alcuni interventi non andrebbero commentati, perché hanno pensato di offendere non solo il sottoscritto ma l’intero popolo che rappresento». Quella di Conte è una chiamata alle armi. «Io burattino non lo sono. Interpreto e sono orgoglioso di rappresentare un intero popolo e di interpretare la voglia di cambiamento del popolo italiano e di sintetizzare una linea politica di un governo che non risponde alle lobby. Forse i burattini sono coloro che rispondono a lobby e comitati d’affari». Arriva anche il vicepremier Salvini a dare manforte: «Che alcuni burocrati europei, complici del disastro di questi anni, si permettano di insultare il presidente del consiglio, il governo e il popolo italiano, è davvero vergognoso». Il popolo viene ancora una volta tirato in ballo, a mo’ di scudo.
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