9 dicembre forconi: 04/18/19

giovedì 18 aprile 2019

IL SOTTOSEGRETARIO AI TRASPORTI DELLA LEGA ARMANDO SIRI, VICINISSIMO A SALVINI, È INDAGATO PER CORRUZIONE

AVREBBE INTASCATO UNA MAZZETTA DA 30MILA EURO PER INTRODURRE NEL DEF UNA NORMA PER FAVORIRE ALCUNI IMPRENDITORI, CHE PERÒ NON È MAI PASSATA 
A DARGLI I SOLDI SAREBBE STATO UN PROFESSORE UNIVERSITARIO CHE SECONDO I PM È IN AFFARI CON UN IMPRENDITORE VICINO A COSA NOSTRA 
DI MAIO: “QUI LA QUESTIONE È MORALE, SIRI DOVREBBE DIMETTERSI”

INDAGATO SIRI: PER PM TANGENTE DA 30MILA EURO

(ANSA) -Sarebbe stata di 30mila euro la mazzetta intascata dal sottosegretario ai Trasporti della Lega Armando Siri per introdurre una norma nel Def che avrebbe favorito alcuni imprenditori nel campo delle energie rinnovabili. L'emendamento però non è mai passato. Siri è indagato per corruzione dai pm romani nell'ambito di una indagine nata a Palermo su un imprenditore dell'eolico, Vito Nicastri, ritenuto vicino a Cosa nostra.
VITO NICASTRIVITO NICASTRI

A consegnare il denaro a Siri sarebbe stato Paolo Arata, professore universitario, estensore del programma sull'energia della Lega e in affari, per i pm, con Nicastri. Siri, che non sapeva dei rapporti tra Arata e Nicastri, avrebbe ricevuto il denaro a casa del professore che sarebbe stato un suo grande sponsor nella politica.

Paolo ArataPAOLO ARATA









L'emendamento caldeggiato avrebbe dovuto fare retroagire i finanziamenti stanziati per le rinnovabili alla data di costituzione di una delle società di Nicastri che avrebbe potuto così beneficiarne. Parallelamente all'indagine romana la procura di Palermo ha ricostruito un giro di tangenti alla Regione siciliana per favorire Nicastri nell'ottenimento di alcune concessioni.

DI MAIO, DIMISSIONI SIRI È QUESTIONE MORALE E POLITICA
ARMANDO SIRI GIUSEPPE CONTEARMANDO SIRI GIUSEPPE CONTE
(ANSA) - "Non so se Salvini sia d'accordo con questa mia linea intransigente, ma è mio dovere tutelare il governo e l'integrità delle istituzioni" Così il vicepremier Luigi Di Maio sulla vicenda che coinvolge il sottosegretario Siri. "Un sottosegretario indagato per fatti legati alla mafia è un fatto grave. Non è più una questione tecnica giuridica ma morale e politica. Va bene rispettare i tre gradi di giudizio, ma qui la questione è morale. Ma se i fatti dovessero essere questi è chiaro che Siri dovrebbe dimettersi", ha aggiunto.



"Salvini sapeva del figlio di Arata" 
Federico Arata, figlio dell'imprenditore Paolo Arata, indagato per corruzione nel caso che ha portato sotto inchiesta il sottosegretario leghista Armando Siri, è stato assunto dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti a palazzo Chigi. Secondo quanto riporta il quotidiano milanese "il contratto è stato firmato con il Dipartimento programmazione economica", e appena registrato dalla corte dei Conti.
Il Movimento 5 Stelle in una nota si domanda "se Salvini fosse a conoscenza di tutto questo". "La domanda che, per una questione di opportunità politica, ci poniamo, è se Salvini fosse a conoscenza di tutto questo. Ci auguriamo e confidiamo che il leader della Lega sappia fornire quanto prima elementi utili a chiarire ogni aspetto. Non solo al M5S, con cui condivide un impegno attraverso il contratto di governo, ma anche ai cittadini", si legge. Nella stessa nota scrivono i pentastellati: "Se quanto riportato dal Corriere della Sera corrispondesse al vero circa l'assunzione di Federico Arata, figlio dell'imprenditore-faccendiere Paolo, da parte del Sottosegretario Giancarlo Giorgetti a palazzo Chigi, allora ci troveremmo di fronte a un vero e proprio caso".
Il Partito Democratico, riporta l'AdnKronos, chiede al premier Giuseppe Conte di riferire in parlamento. Fonti Dem dicono: "Dopo le recenti rivelazioni della stampa secondo la quale il figlio dell'imprenditore Arata, indagato insieme al sottosegretario Siri, sarebbe stato assunto recentemente dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giorgetti, il presidente Conte non può nascondersi e ha il dovere di presentarsi in Parlamento per chiarire una vicenda che getta inquietanti ombre sul Governo. Le ipotesi di indagine della Magistratura sono gravissime e impongono al Governo di fare chiarezza".
La Lega risponde con una nota: "Parlamentari e ministri della Lega continuano a lavorare anche in questi giorni di festa. Non rispondono a polemiche e insulti che si sgonfieranno nell'arco di qualche ora. Federico Arata è persona preparata".
Federico Arata è figlio di Paolo, accusato di corruzione perché avrebbe "dato o promesso" una mazzetta di 30mila euro al sottosegretario leghista Armando Siri per caldeggiare un emendamento al Def che avrebbe favorito Vito Nicastri, imprenditore alcamese ai domiciliari perché accusato di aver pagato la latitanza del boss Matteo Messina Denaro e tornato in cella ieri nell'ambito della nuova indagine.
Come scrive Gianluca Paolucci su La Stampa, Federico Arata è uno degli "architetti dell'Internazionale Sovranista", ospite frequente del Viminale da quando Matteo Salvini è diventato ministro. La vicinanza a Salvini si esprime anche nella sua presenza negli incontri che fanno parte delle "relazioni internazionali della Lega". Arata è stato uno degli intermediari tra Salvini e Bannon. Nel 2018 è stato infatti impegnato ad organizzare gli incontri tra il leader leghista e l'ideologo di Trump.
Sull'asse Usa e Italia è cresciuto il rapporto tra Arata e la politica italiana. La Stampa riporta che il viaggio in Usa di Salvini sarebbe potuto essere un'ottima occasione per dare visibilità alla proposta di Siri sulla flat Tax. Tour che non si è concretizzato ma che ha rafforzato il legame tra Arata e le personalità degli States.
Nell'estate del 2018 è impegnato nell'organizzazione degli incontri tra Salvini e Bannon e dell'adesione di Salvini al progetto allora denominato The Movement per costruire un'alleanza tra i partiti sovranisti europei. Agli amici confidava di essere stato proprio lui il «facilitatore» dell'incontro tra i due e dell'adesione di Salvini al progetto di Bannon.
Fonte: qui

SARÀ IL MINISTERO GUIDATO DA LUIGINO A PORTARE IL RISCONTRO CHE LA PROCURA CERCA SULL’EFFETTIVA INCIDENZA DI ARMANDO SIRI NELLA PARTITA DELL’EOLICA CARA A PAOLO ARATA 
IL TENTATIVO NON È RIUSCITO IN MANOVRA, E SIRI CI AVREBBE RIPROVATO RIPRESENTANDO LO SESSO PRINCIPIO IN UN TESTO AL MISE…
Luca De Carolis e Paola Zanca per “il Fatto Quotidiano”

luigi di maio 1LUIGI DI MAIO 
Dicono di avere la prova. Quella che mancava: il riscontro inconfutabile che Armando Siri abbia davvero provato a incidere nella partita dell' eolico tanto cara al suo amico Paolo Arata, che gli è costata un' indagine per corruzione. E se fino a ieri la Procura di Roma non aveva in mano i testi precisi, ora sarà proprio il ministero dello Sviluppo Economico, quello guidato dal vicepremier Luigi Di Maio, a fornire gli elementi che possono appesantire la posizione del collega di governo leghista. La "massima collaborazione" con l' autorità giudiziaria è garantita, anche se ai piani alti del Mise tutti si trincerano dietro il riserbo, vista l' indagine in corso.

ARMANDO SIRIARMANDO SIRI
È proprio in quegli uffici che Armando Siri si "è fatto carico" di portare avanti la sua missione per conto di Arata e del suo socio occulto (secondo la tesi della Procura) Vito Nicastri, l' imprenditore mafioso che avrebbe finanziato la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Un tentativo, raccontano, fermato dal gabinetto del ministro che ha ritenuto non ci fossero i "presupposti" per trasformarlo in una proposta normativa: si trattava di "una sanatoria", una "estensione di benefici" che in sostanza, già a prima vista, sembrava nascondere un favore a qualcuno.
LUIGI DI MAIO REDDITO DI CITTADINANZA BY LUGHINOLUIGI DI MAIO REDDITO DI CITTADINANZA BY LUGHINO

L' approfondimento su chi fosse il potenziale beneficiario della norma però, spiegano adesso, non è stato fatto. Nel caso del testo presentato al ministero dello Sviluppo economico si trattava di allargare gli incentivi previsti agli impianti più datati. Praticamente lo stesso principio contenuto nell' emendamento presentato alla legge di Bilancio, che aveva come primo firmatario il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo.

armando siri 2ARMANDO SIRI 
Fallito il tentativo sulla manovra, insomma, il sottosegretario Siri avrebbe giocato di sponda con i colleghi di partito. Che hanno ripresentato a palazzo Madama l' identica richiesta: applicare le "tariffe incentivanti" a tutti gli impianti entrati in vigore entro l' estate del 2017. L' emendamento non è passato. Prima che venisse messo ai voti è arrivato il parere negativo del ministero dell' Ambiente guidato da Sergio Costa: "Si esprime orientamento tecnico contrario - si legge nel parere - in quanto si sposta in avanti un termine per l' applicazione agli impianti a fonti rinnovabili di tariffe incentivanti più vantaggiose. Così si registrerebbe un impatto negativo sulle bollette per riconoscere un vantaggio ad impianti comunque già entrati in servizio".
luigi di maio ai box della formula e 4LUIGI DI MAIO AI BOX DELLA FORMULA E 

Nonostante il no dei tecnici, la Lega ha insistito perché il parere venisse riformulato: a quel punto è arrivato il no "politico" del ministro dei Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, che si occupava del vaglio degli emendamenti alla manovra. Ma Siri non si è arreso. E sempre attraverso i colleghi del Carroccio ci ha riprovato nel Milleproroghe e nella legge di semplificazione: tutti elementi dell' incartamento che ora la Procura acquisirà negli uffici dei ministeri, a cominciare da quello guidato da Di Maio.
 
E proprio il vicepremier del M5S in serata a Dritto e rovescio sostiene: "Negli uffici legislativi di vari ministeri c' era la proposta normativa di Siri sull' eolico, ma il M5S ha sempre dato parere negativo, perché rappresentava una sanatoria del settore. Se il Mise non avesse detto di no alla proposta probabilmente ci sarebbero stati anche membri del mio staff indagati".

Fonte: qui

"RITORNI ORDINATI": COSÌ LA MERKEL CACCIA VIA I MIGRANTI


ARRIVA LA STRETTA SULL’IMMIGRAZIONE: IL GOVERNO TEDESCO HA APPROVATO UN PROGETTO DI LEGGE CHE RENDE PIÙ SEVERE LE REGOLE PER LE ESPULSIONI DEI RICHIEDENTI ASILO LA CUI DOMANDA VIENE RIFIUTATA 
Pina Francone per il Giornale

Il governo di Angela Merkel ha approvato un progetto di legge che rende più severe le regole per le espulsioni dei richiedenti asilo la cui domanda viene rifiutata.

E così, dopo anni e anni in cui la Cancelliera ha sostenuto che i migranti portassero prosperità alla Germania e all'Europa, ora arriva la stretta sull'immigrazione, per fare ancora una volta gli interessi della Germania, mettendo in secondo piano l'equilibrio continentale. Che viene sempre dopo le priorità teutoniche.

Dunque, dopo aver accolto (selettivamente) in territorio tedesco le orde di rifugiati siriani in fuga dalla guerra (quasi un milione), perché manodopera preziosa e più formata rispetto a quella africana, ecco la serrata.
MERKEL MIGRANTIMERKEL MIGRANTI

Un giro di vite che rinnega il Patto Onu sulle migrazioni e che fa seguito a un recente provvedimento del governo, che ha allungato la lista dei Paesi sicuri che non permettono al migrante di ottenere lo status di rifugiato politico.

merkel con migrantiMERKEL CON MIGRANTI






Ora la legge per i "ritorni ordinati", proposta dal ministro dell'Interno Horst Seehofer, dovrebbe rendere più difficile per gli stranieri che hanno ricevuto un ordine di espulsione, opporsi al provvedimento. Tra le misure previste, la possibilità di trattenere i cittadini stranieri nei centri di detenzione, prima della loro espulsione.

Insomma, sono ben lontani i tempi in cui Angela Merkel diceva, sfidando i cosiddetti populisti, che l'Ue avesse un vitale bisogno dei migranti. Fonte: qui


La Svizzera dice no ai migranti. ​Più della
metà rispediti a casa
Più della metà rispediti al mittente. A livello europeo è la Svizzera uno dei Paesi più "efficienti" nell'esecuzione dei rinvii di richiedenti asilo. Nel 2017 ne ha rispediti in patria il 56,8%, contro un tasso del 36,6% per l'Unione europea. Il successo elvetico in materia è dovuto ai numerosi accordi di riammissione siglati da Berna. Secondo la Segreteria di Stato della migrazione, infatti, nessuna nazione ha firmato un numero altrettanto cospicuo, ovvero ben 64, di intese con Paesi di provenienza dei profughi.
Inoltre, il 56,8% va considerato come un dato per difetto, poiché le statistiche non tengono in considerazione le "partenze non controllate". Secondo la Sem, la Svizzera fa pure segnare ottimi risultati nel rinvio verso Paesi associati all'accordo di Dublino, intesa secondo cui le domande di asilo vanno evase nello stato in cui sono depositate. L'anno scorso ha rinviato verso stati membri dell'intesa continentale 1760 richiedenti, mentre ne ha ricevuti 885. Un record che farà infuriare i Paesi di primo approdo, come appunto l'Italia.
Il domenicale SonntagsBlick non ha tardato a criticare il documento affermando che la Svizzera espelle richiedenti "nuovamente verso regioni in guerra". Il portavoce della Sem, però, smentisce. Di fronte alla possibilità di eseguire un rinvio, infatti, la Svizzera valuterebbe caso per caso i rischi di persecuzione.
La strategia della Svizzera per i rinvii
Stando al documento della Sem, la Svizzera segue una duplice strategia di allontanamento dei richiedenti. Partecipa, da un lato, alla politica dell'Ue e ai suoi strumenti, come voli comuni dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex). D'altro canto, si basa sulla collaborazione bilaterale con i vari Paesi d'origine, ad esempio concludendo accordi di migrazione. Quest'anno, ultimi della lista di 64, Berna ne ha siglati con Etiopia e Bangladesh. Ad esempio, per evitare l'ostacolo generato dal fatto che il Marocco non accetta voli speciali, la Confederazione (quale solo Stato europeo accanto a Spagna e Francia) esegue i rinvii verso il Paese nordafricano con navi. Fonte: qui

SI SPARA DURANTE L'ARRESTO L'EX PRESIDENTE DEL PERÙ, ALAN GARCIA: MUORE IN OSPEDALE DOPO IL TENTATIVO DISPERATO DI SALVARLO

IN CARICA DUE VOLTE (1985-1990 E 2006-2011) ERA STATO ACCUSATO DI AVER PRESO MAZZETTE PER LA SUA CAMPAGNA DEL 2006 DALL'IMPRESA BRASILIANA ODEBRECHT, COINVOLTA NELLA MANI PULITE CARIOCA CONOSCIUTA COME 'LAVA JATO'
PERÙ: EX PRESIDENTE GARCIA SI SPARA DURANTE ARRESTO
 (ANSA) - L'ex presidente peruviano Alan Garcia è ricoverato in gravi condizioni in un ospedale di Lima dopo che oggi, durante una operazione di polizia per arrestarlo nel suo domicilio, si è sparato un colpo di pistola. Lo riferisce la Radio RPP di Lima. L'emittente ha precisato che l'ex capo dello Stato, vedendo entrare gli agenti della polizia giudiziaria nella sua residenza, si è chiuso ed ha usato una pistola per ferirsi. Garcia è stato trasferito nell'ospedale Casimiro Ulloa del quartiere di Miraflores dove è stato ricoverato nell'area di shock traumatico.
le tac di alan garcia dopo essersi sparato alla testaLE TAC DI ALAN GARCIA DOPO ESSERSI SPARATO ALLA TESTA

Garcia è entrato in ospedale alle 6.40 locali e meno di mezz'ora dopo è stato trasferito in sala operatoria. In una breve conferenza stampa il ministro della Sanità peruviano, Zulema Tomas, e il direttore del centro clinico, Casimiro Ulloa, hanno precisato che prima dell'intervento chirurgico il capo dello Stato ha sofferto tre arresti cardio-respiratori da cui si è però ripreso. L'emittente ha citato fonti mediche per aggiungere che Garcia si sarebbe sparato alla testa e che il proiettile sia entrato ed uscito dal cranio. Le sue condizioni, si è appreso, "sono critiche e la prognosi è riservata".

l arresto di alan garciaL ARRESTO DI ALAN GARCIA







EX PRESIDENTE GARCIA IMPLICATO IN INCHIESTA ODEBRECHT
 (ANSA) - L'ex presidente peruviano Alan Gracia, che è ricoverato in gravissime condizioni in ospedale a Lima dopo essersi sparato oggi un colpo di pistola alla testa, stava per essere arrestato dalla polizia giudiziaria per la sua relazione con l'impresa brasiliana Odebrecht, coinvolta nel processo brasiliano conosciuto come 'Lava jato'.

le tac di alan garcia dopo essersi sparato alla testaLE TAC DI ALAN GARCIA DOPO ESSERSI SPARATO ALLA TESTA
Gli agenti intendevano porre in esecuzione un ordine di arresto preventivo del pm José Domingo Pérez, riguardante anche presunti contributi della compagnia brasiliana alla campagna elettorale di Garcia del 2006. Per due volte presidente (1985-1990 e 2006-2011), Garcia ha 69 anni e negli anni '90 visse in esilio in Colombia. Nel 1995 il Parlamento peruviano revocò la sua immunità per le accuse di avere ricevuto mazzette dal consorzio italiano Tralima per la costruzione della metropolitana di superficie di Lima.

PERÙ: È MORTO L'EX PRESIDENTE GARCIA
 (ANSA) - L'ex presidente peruviano Alan Garcia è deceduto dopo essersi sparato un colpo di pistola durante una operazione di polizia per arrestarlo nel suo domicilio. Lo riporta l'emittente peruviana Rpp Radio, che cita due dirigenti del partito Alleanza Popolare Rivoluzionaria Americana, di cui Garcia era leader. L'ex presidente era stato ricoverato in condizioni critiche in un ospedale di Lima, e non è sopravvissuto.

Fonte: qui

UN BUG INFORMATICO POTREBBE AVER SEGNALATO IL PRIMO FUOCO IN UN PUNTO SBAGLIATO DELLA CATTEDRALE DI NOTRE DAME, FACENDO PERDERE TEMPO AGLI AGENTI E LASCIANDO ALLE FIAMME IL TEMPO DI DIVAMPARE

UNA SECONDA IPOTESI PIÙ INQUIETANTE: POTREBBERO ESSERCI STATI DIVERSI FOCOLAI, RIAPRENDO IN QUESTO CASO L'IPOTESI DELLA PISTA CRIMINALE 

LA DITTA CHE ESEGUE I LAVORI SOSTIENE CHE…
Francesca Pierantozzi per “il Messaggero”

la cattedrale di notre dame dopo l incendio 9LA CATTEDRALE DI NOTRE DAME DOPO L INCENDIO 9
Cercano un cerino in mezzo ai resti di una cattedrale, un mozzicone di sigaretta, la cannella di una fiamma ossidrica, o magari le tracce chimiche di un combustile, White Spirit, benzina: i tecnici del laboratorio centrale della prefettura di Parigi stanno cominciando a lavorare tra le macerie di Notre Dame , anche se non possono ancora avanzare fino al cuore della cattedrale.

la cattedrale di notre dame dopo l incendioLA CATTEDRALE DI NOTRE DAME DOPO L'INCENDIO






«Per fortuna non ci sono vittime, questo significa che possiamo concentrarci subito sulle cause dell'incidente» ha detto ieri una fonte vicina all'inchiesta. La pista dell' incidente resta sempre quella privilegiata, ma ripetono tutti - «nessuna ipotesi è scartata». La prima cosa da trovare è dove tutto è cominciato. «Difficile, difficilissimo, ma non impossibile» ha commentato ieri all'agenzia Reuter Benjamin Gayrard, segretario generale della polizia scientifica.

la cattedrale di notre dame dopo l incendio 8LA CATTEDRALE DI NOTRE DAME DOPO L'INCENDIO
Tutto converge verso un punto nascosto alla base della guglia ormai carbonizzata, al lato sud, verso la Senna. In mezzo ai ponteggi del cantiere di restauro cominciato nel luglio scorso. Si pensa che lì sotto sia partita la scintilla del disastro, più in basso delle capriate di quercia. Quanto tempo il fuoco ha covato prima di attaccare il legno della struttura? La domanda ne porta con sé un' altra. Perché un segnalatore di fumo ha fatto scattare un allarme informatico alle 18 e 20 di lunedì? Un agente della sicurezza si è recato sul posto in cui avrebbe dovuto esserci un problema e non ha trovato nulla di sospetto.

NESSUN SEGNALE
incendio notre dame parigi 3INCENDIO NOTRE DAME PARIGI




Nulla, né fiamme, né fumo, né odore di bruciato. 23 minuti dopo, è scattato un secondo allarme, questa volta in un punto diverso, un po' più lontano, a livello delle capriate di legno, e questa volta l' agente si trova davanti a fiamme già alte. È ormai troppo tardi. Un bug informatico potrebbe aver segnalato il primo fuoco in un punto sbagliato della cattedrale? O, ancora più inquietante, potrebbero esserci stati diversi focolai, riaprendo in questo caso l' ipotesi della pista criminale?

incendio notre dame parigi 12INCENDIO NOTRE DAME PARIGI 
Gli inquirenti continuano a ritenere più probabile un incidente, una fatalità o un errore umano, un cortocircuito (ben due ascensori erano stati installati sui ponteggi che avviluppavano la guglia), una sigaretta spenta male, un punto caldo provocato magari da una saldatura.

ESCLUSE RESPONSABILITÀ
La ditta responsabile dei ponteggi, Le Bras Frères, un'azienda familiare specializzata nel restauro di monumenti storici, esclude qualsiasi responsabilità. «Lunedì, l'ultimo dei dodici operai al lavoro sulla cattedrale, ha lasciato il cantiere alle 17 e 50 ha spiegato ieri un portavoce dell'azienda Tutto è stato fatto nel rispetto delle procedure e regolarmente annotato nei quaderni dei lavori: togliere l'elettricità, spegnere gli interruttori, chiudere la porta a chiave e consegnare le chiavi in sacrestia. E inoltre, lunedì, non era stato compiuto nessun lavoro di saldatura».
incendio notre dame parigi 13INCENDIO NOTRE DAME PARIGI 

In attesa di poter lavorare tra i resti delle capriate e della guglia che si trovano nella parte ancora non in sicurezza della cattedrale, gli inquirenti hanno cominciato a interrogare tutte le persone presenti dentro la cattedrale lunedì pomeriggio. L'obiettivo è «analizzare tutti i movimenti e se possibile anche tutti i gesti di chi era lì».

Nonostante la distruzione della scena del delitto la procura di Parigi assicura che «si arriverà alla verità». «Anche quando avremo trovato il punto esatto in cui l' incendio è cominciato, analizzeremo come si è propagato. Non ci accontenteremo di una spiegazione basata su idee preconcette». Ovvero: fino all' ultimo l'ipotesi criminale non sarà scartata.

incendio notre dame parigi 10INCENDIO NOTRE DAME PARIGI 
Stabilire responsabilità servirà comunque a poco dal punto di vista dei risarcimenti assicurativi. Ieri una fonte del governo ha confermato al Parisien che «Notre Dame non è assicurata». Lo Stato proprietario della cattedrale - non è infatti tenuto ad assicurare tutti i suoi beni e potrebbe al massimo rivalersi sulle società che stavano lavorando ai restauri. Ma anche il massimo degni indennizzi (in questi casi qualche milione di euro) sarebbe comunque irrisorio rispetto ai costi della ricostruzione.

Fonte: qui