9 dicembre forconi: 09/23/19

lunedì 23 settembre 2019

L'EUROPA HA UNA SERPE IN SENO DI NOME LUSSEMBURGO E CI PENSA IL FMI A RICORDARCELO. LA LAGARDE SI PORTERÀ DIETRO QUESTO REPORT DURISSIMO ANCHE ALLA BCE? LO INVIERÀ ALL'AMICA URSULA?

INTANTO SEGNATEVI QUESTO DATO: IL PARADISO FISCALE CHE HA DATO I NATALI A JUNCKER (600MILA ABITANTI) ATTRAE PIÙ INVESTIMENTI STRANIERI DEGLI STATI UNITI (DI 330 MILIONI). TRADOTTO: 4 TRILIONI DI DOLLARI SOTTRATTI AL FISCO DEGLI ALTRI PAESI PER SFAMARE QUALCHE MIGLIAIO DI BISOGNOSI BANCHIERI E TRIBUTARISTI APPOLLAIATI SULLA ROCCA
Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi per ''Il Sole 24 Ore''

Le multinazionali alimentano ogni giorno i paradisi fiscali con iniezioni di miliardi di dollari, mandano in tilt medie e piccole imprese e aumentano il monopolio dei mercati.
jean claude junckerJEAN CLAUDE JUNCKER
Nelle stesse ore in cui il Capo dello Stato Sergio Mattarella lanciava il suo grido d'allarme contro gli squilibri fiscali nella Ue, che favoriscono le multinazionali e albergano nei paradisi fiscali europei, il Fondo monetario internazionale (Fmi) dava alle stampe un report sui lati nascosti e bui dell'economia mondiale. Avvalorando le parole di Mattarella ma su scala mondiale.

Le parole di Mattarella e il caso Shell in Olanda
«Vanno fatti passi avanti per una fiscalità europea che elimini forme di distorsione concorrenziale e affronti il tema della tassazione delle grandi imprese multinazionali, per un sistema più equo e corretto», ha scritto Mattarella nel suo messaggio, letto dall'ex premier Enrico Letta il 7 settembre nel corso del Forum Ambrosetti a Cernobbio (Como).
Chissà se il Presidente della Repubblica Mattarella aveva in mente il caso dell'Olanda che, in queste ultime ore, continua a destare l'attenzione di tutto il mondo, ancora una volta per il caso di una multinazionale che lì viene ospitata.

CHRISTINE LAGARDECHRISTINE LAGARDE
Il 4 settembre il presidente del Partito socialista (Sp) olandese, Lilian Marijnissen, ha infatti affermato che la situazione fiscale del colosso petrolifero anglo-olandese Shell, in Olanda è fuori dal mondo. Nel corso di un programma televisivo, la parlamentare socialista ha detto che Shell paga meno del valore di un giro di birre al pub. «Paghi più tasse per un round con i tuoi amici sulla terrazza, di quanto Shell non paghi per i miliardi di profitti che la compagnia guadagna nei Paesi Bassi», ha affermato.
sergio mattarellaSERGIO MATTARELLA

Jan Van de Streek, professore di diritto tributario societario, ha sottolineato che Shell paga solo l'imposta sulle società. La multinazionale ha recentemente annunciato che sono stati conclusi accordi con le autorità fiscali per l'imposta sugli utili. Di conseguenza, il colosso petrolifero nel 2017 non ha pagato alcuna imposta sugli utili realizzati nei Paesi Bassi.

Vincent Kiezenbrink ricercatore per il network Tax Justice, conferma la dichiarazione di Marijnissen: «Shell ha stretto accordi con il governo. Ciò consente di detrarre le perdite provenienti dai progetti stranieri dagli utili realizzati nei Paesi Bassi». Secondo Kiezenbrink, Shell ha realizzato un utile di 1,7 miliardi di euro nel 2017 (ultimo dato disponibile). In precedenza, la società aveva annunciato che il profitto era stato completamente azzerato dalle perdite all'estero. «E dato che non è possibile riscuotere tasse su zero euro l'affermazione che un round di birre su una terrazza è più tassato del profitto di Shell è quindi corretta», ha concluso Kiezenbrink.
christine lagardeCHRISTINE LAGARDE

SEMPRE PIÙ IN ALTO
Gli investimenti diretti esteri “fantasma” superano quelli autentici. Miliardi di dollari (scala Sx) e percentuale delle entrate globali degli investimenti esteri diretti (scala Dx) Nota (*): Investimenti diretti esteri Fonte: Damgaard, Elkjaer, and Johannesen (forthcoming)

Secondo il Fondo monetario internazionale, però, c'è qualcosa che non va se solo si considera che il Lussemburgo, con appena 600mila abitanti, attrae 4 trilioni di dollari (ovvero 6,6 milioni pro-capite), quanto gli Stati Uniti e molto più della Cina.
In pratica, dunque, afferma l'Fmi, gli investimenti diretti esteri sono diventati investimenti finanziari tra imprese che appartengono allo stesso gruppo multinazionale e la maggior parte di questi sono “investimenti fantasma” poiché passano attraverso scatole vuote, le cosiddette “corporate shell”, che non hanno attività, non conducono operazioni finanziarie e, piuttosto, servono solo a nascondere le attività della holding, condurre operazioni finanziarie infragruppo o gestire asset intangibili per ridurre al minimo la tassazione globale.
selmayr junckerSELMAYR JUNCKER

L'Fmi calcola che finora su 40 trilioni di dollari di investimenti diretti esteri veicolati nel mondo, quelli “fantasma” valgono 15 trilioni di dollari – che è come a dire il Pil annuale di Cina e Germania messe insieme – quasi la metà dei quali tra Lussemburgo e Olanda. Se si aggiungono Hong Kong, British Virgin Islands, Bermuda, Singapore, le Isole Cayman, Svizzera, Irlanda e Mauritius, ecco che questi 10 Paesi ospitano complessivamente l'85% degli investimenti fantasma.

Multinazionali “avvinghiate” ai profitti
Mattarella ha focalizzato il suo sguardo sull'Unione europea, già messa sotto la lente dalla stessa Commissione di Bruxelles che nel marzo 2018 aveva stigmatizzato le politiche fiscali di sette paesi della Ue: Lussemburgo, Belgio, Olanda, Irlanda, Malta, Cipro e Ungheria. In questi paesi “Fiume di denaro” ha iniziato un viaggio per raccontare in che modo lo squilibrio fiscale incide sulla libera concorrenza e il libero mercato.

juncker da una parte presidente della commissione dall altra premier lussemburgheseJUNCKER DA UNA PARTE PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE DALL'ALTRA PREMIER LUSSEMBURGHESE
Ci ha poi pensato il Fondo monetario ad allargare lo sguardo al mondo intero, evidenziando ancor di più lo squilibrio. «Come regola generale – scrive infatti Nicholas Shaxson nel numero di settembre della rivista F&D dell'Fmi – più è grande la multinazionale, di cui alcune detengono centinaia di filiali offshore, tanto più pervicacemente è avvinghiata al sistema offshore e tanto più vigorosamente lo difende ma anche i governi più forti difendono questo sistema perché hanno un proprio tornaconto».

Ed eccoli lì i Paesi che beneficiano dell'immobilismo mondiale – da qualche anno contrastato da timide politiche comuni adottate in ambito europeo e mondiale – contro l'aggressività fiscale. Tax Justice mette nell'elenco dei beneficiari dell'elusione fiscale delle tasse societarie, in primis Isole Vergini britanniche, poi Bermuda e Isole Cayman. L'indice di opacità finanziaria elaborato dallo stesso network mette in lista la Svizzera, seguita da Stati Uniti e Isole Cayman: sono loro al top per quote di ricchezza privata proveniente dall'estero.
Le grandi imprese Usa “in paradiso”
I conti sono presto fatti. La rivista statunitense Fortune, nel 2017 (ultimo dato disponibile) ha stimato che le principali 500 imprese a stelle e strisce da sole detenevano in quell'anno oltre 2,6 trilioni di dollari nei Paesi offshore, sebbene una piccola quota fosse rientrata l'anno successivo grazie alla riforma fiscale Usa del 2018.

Il costo per i Governi di tutto il mondo è altissimo: tra i 500 e i 600 miliardi di dollari all'anno solo da mancati introiti fiscali da tassazione sulle imprese. Delle entrate tributarie perse, le economie a basso reddito ne contano circa 200 miliardi, una cifra superiore ai circa 150 miliardi di dollari che questi Paesi ricevono ogni anno dai programmi di sviluppo e assistenza proveniente dai Paesi esteri. E, contemporaneamente, una cifra percentualmente superiore a quanto detenuto nei centri finanziari offshore dalle economie degli Stati più avanzati.
il porto franco all aeroporto di lussemburgoIL PORTO FRANCO ALL'AEROPORTO DI LUSSEMBURGO

In altre parole, tanto più sono poveri i Paesi, tanto più cresce il rischio che i capitali volino verso i paradisi fiscali. E per farsi capire, l'Fmi usa un paradosso: fermiamoci a pensare quanti ricchi nigeriani possono avere soldi custoditi a Ginevra o a Londra e, viceversa, quanti svizzeri o inglesi ricchi possano avere proprietà finanziarie a Lagos. I Paesi offshore drenano risorse ai poveri e li riversano ai ricchi. Una sorta di Robin Hood al contrario.

Nei Paesi offshore fino a 36 trilioni di dollari
Il dato del tesoro nascosto fuori dai naturali confini nazionali da persone fisiche è sicuramente sottostimato visto che nel 2016 l'economista americano James S. Henry ha stimato che, complessivamente, nei paradisi fiscali nel 2014 era stipata un'astronomica cifra calcolata tra i 24 e 36 trilioni di dollari. Di quei 24/36 trilioni di dollari, ben 12,1 provenivano dai Paesi in via di sviluppo (rispetto agli 8,9 del 2010) , anche grazie al ruolo svolto da governi corrotti a danno del proprio Paese. Secondo l'economista francese dell'Università californiana di Berkeley Gabriel Zucman, nel 2017 le persone fisiche hanno espatriato 8,7 trilioni di dollari nei paradisi fiscali (mentre erano 5,6 trilioni nel 2007, pari al 10% del Pil mondiale, la metà dei quali in Svizzera).
I REALI DEL LUSSEMBURGOI REALI DEL LUSSEMBURGO

Il sistema offshore sta crescendo, scrive l'Fmi. Quando un Paese dà vita a una nuova scappatoia fiscale o ad un accordo segreto tra le parti che sono in grado di attrarre risorse mobili, altri Paesi copiano o li superano, in una corsa al ribasso.

Questo ha contribuito a un drammatico calo nella media delle aliquote di imposta sulle società, che sono diminuite della metà, dal 49% del 1985 al 24% oggi. Per le multinazionali statunitensi, il profitto aziendale transitato nei paradisi fiscali è passato da un 5%-10% stimato nel 1990 all'attuale 25-30% (fonte: Cobham and Jansky 2017).
L'Ocse, comunque, stima che a luglio 2019, ben 90 Paesi hanno condiviso informazioni su 77 milioni di conti correnti per un valore di 4,9 trilioni di dollari e in questo modo i depositi nei paradisi fiscali sono diminuiti tra il 20 e il 25% e le voluntary disclosures hanno generato 95 miliardi di dollari di tasse in più per i membri del G20.

I danni all'ecosistema
Il danno che molte multinazionali apportano all'ecosistema fiscale, economico e finanziario mondiale è enorme anche se si prendono in considerazione altri parametri.
Le multinazionali, scrive Shaxons per l'Fmi, sono in grado di manipolare i cosiddetti “transfer prices” delle transazioni fra le diverse filiali collocate nei diversi Paesi, facendo scivolare i profitti verso gli Stati a bassa tassazione. In altre parole, un'impresa può detenere un brevetto in un Paese a bassa tassazione e caricare royalties esorbitanti del prodotto nei Paesi a alta tassazione, in modo da massimizzare i profitti nei Paesi a bassa tassazione.

La cooperazione internazionale sta facendo il possibile e così l'Ocse, proprio in questi mesi, sta tirando le somme del progetto Beps diretto proprio alle multinazionali, che violano sempre più il principio della libera concorrenza. Se è vero che il progetto ha provato ad aumentare la trasparenza è anche vero che, ultimamente, è visto come un fallimento della stessa Ocse, soprattutto nei confronti dell'economia digitale. Gli stessi Stati Uniti – ricorda l'Fmi – hanno tardivamente riconosciuto che, con il calo dell'economia e degli scambi tradizionali, avrebbe senso spostare la tassazione laddove avvengono le vendite dei prodotti.
rutteRUTTE

Mercati emergenti, come Colombia, Ghana e India, che hanno guadagnato peso nell'economia mondiale a partire dal 2016, spingono per un nuovo approccio. E così la stessa Ocse ha cominciato a riconsiderare il sistema, anche se alcuni Paesi in via di sviluppo spingono a favore di una formula che prenda in considerazione anche il personale impiegato, i mezzi e le infrastrutture, il che darebbe loro maggiori diritti di tassazione.

Il cambio di passo
Questo modo di ragionare – sottolinea ancora l'Fmi – rappresenta un passo avanti rispetto all'ortodossia del principio della libera concorrenza. E così nel gennaio di quest'anno, la diga ha cominciato a cedere. Per la prima volta l'Ocse ha ammesso che bisogna trovare una soluzione che vada oltre il principio della libera concorrenza. A marzo, Christine Lagarde, all'epoca direttore generale dell'Ocse e dal 1° novembre di quest'anno designata a diventare presidente della Banca centrale europea, ha definito il modello in corso datato e dannoso per i Paesi a basso reddito e ha sottolineato la necessità di andare verso una formula che premi l'allocazione delle risorse.

A maggio, ecco il terzo step dell'Ocse: una road map che si propone una riforma che si regga su due pilastri: 
1) determinare dove devono essere pagate le tasse e su quali basi e quale quota di profitto debba essere tassata su quelle basi; 
2) portare le multinazionali a pagare un livello minimo di tasse. Il professore Reuven Avi Yonah dell'Università del Michigan ha detto che il progetto è «estremamente radicale» e che sarebbe stato «del tutto inconcepibile» fino a cinque anni fa.
MERKEL RUTTEMERKEL RUTTE

Troppo presto per dire se il vento sta girando. La stessa Fmi si limita a sottolineare che siamo all'inizio di un cambiamento che potrebbe essere epocale e pone l'accento sul fatto che le prove di forza tra Paesi non saranno più e soltanto tra ricchezza e povertà ma anche contribuenti e tra quelli che traggono profitto dal sistema attuale.

Il caso svizzero
Siamo, dunque, solo all'inizio della riforma per la tassazione delle imprese, a partire dalle multinazionali. Nessuno sa quali saranno i colpi decisivi e l'Fmi ricorda il caso, sorprendente, del segreto bancario svizzero. Nel corso degli anni, soprattutto Germania e Stati Uniti hanno provato, con scarso successo, a portare il Paese elvetico verso una maggiore trasparenza finanziaria. Nel 2009, quando gli Usa scoprirono che alcuni banchieri svizzeri avevano aiutato clienti americani a evadere le tasse, il Dipartimento della Giustizia ha cambiato strategia: l'obiettivo non era più lo Stato (la Svizzera in questo caso) ma i banchieri e le banche e così la Svizzera fece importanti concessioni contro il segreto bancario. La lezione che se ne trae, scrive l'Fmi, è che ogni responso internazionale deve includere sanzioni forti contro i privati, inclusi gli studi di consulenza e i professionisti, avvocati e commercialisti inclusi, quando facilitano attività criminali come, appunto, l'evasione fiscale.

Fonte: qui

IL GRIGIO FUNZIONARIO OLEG SMOLENKOV, TECNOCRATE ESPERTO DI AFFARI INTERNAZIONALI, ERA UNA TALPA INFILTRATA DALLA CIA

HA FATTO PERDERE LE SUE TRACCE IN MONTENEGRO MA ORA DOVRÀ NASCONDERSI PER SEMPRE PER EVITARE LA VENDETTA DEI RUSSI 

È LA PIÙ GRAVE DEFEZIONE DAI TEMPI DI GORDIEVSKY

Angelo Allegri per “il Giornale”
OLEG SMOLENKOVOLEG SMOLENKOV
«Che cosa non sopporta?». «Una su tutte: il tradimento». Vladimir Putin ne ha parlato in più di un' intervista: per l' ex colonnello del Kgb, cresciuto sin da ragazzo nel mito di «scudo e spada», il simbolo dei servizi segreti russi, non c' è uomo peggiore di chi volta le spalle a Patria e amici. Anche per questo Oleg Smolenkov dovrà nascondersi per sempre, celando il proprio passato dietro il nome e l'identità falsi che gli sono già stati assegnati.
Fino a pochi giorni fa l'ex funzionario della presidenza russa era un illustre sconosciuto.
Poi la Cnn e il New York Times hanno raccontato la sua storia: Smolenkov lavorava al Cremlino, come assistente di Yuri Ushakov, consigliere per la politica estera di Putin. Ma il tecnocrate esperto in affari internazionali era anche un agente della Cia.
Nell'estate del 2017 parte per una vacanza al mare con la moglie e i tre figli piccoli. Vola in Montenegro, meta preferita dell' élite ex sovietica, e da lì scompare con la famiglia.
In un primo tempo l' Fsb, il successore del Kgb, apre un' inchiesta che non esclude nemmeno l' omicidio, salvo poi scoprire che gli americani avevano fatto fuggire tutti negli Stati Uniti.
VLADIMIR PUTINVLADIMIR PUTIN
Non si sa perché la Cia abbia deciso di togliere dalla circolazione il proprio uomo. C' è chi ha detto perfino, ma l' indiscrezione è stata subito smentita, che sia colpa di Donald Trump: i servizi segreti Usa avevano paura che il presidente si facesse sfuggire la presenza della talpa in qualche colloquio con le controparti russe. Non si conosce neppure con esattezza l' esatto ruolo ricoperto da Smolenkov. Il quotidiano moscovita Kommersant ha scritto che aveva diretto accesso al presidente e che veniva a contatto con informazioni riservate. Altre voci hanno suggerito che fosse una fonte dell' inchiesta sui tentativi russi di influenzare le elezioni americane del 2016.
trump putinTRUMP PUTIN
Al contrario il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov ha sminuito la sua figura, descrivendolo come un impiegato di scarso rilievo, che per di più era già stato allontanato dall' incarico. Nei giorni scorsi l' agenzia Interfax ha scritto che alcuni funzionari sono stati licenziati per aver consentito a Smolenkov di viaggiare in Montenegro, nonostante ai più alti dirigenti statali fosse in quel momento vietato.
Nel passato, più o meno recente, i servizi di sicurezza ex sovietici hanno dimostrato di pensarla come Putin sul trattamento da riservare a nemici ed ex amici. Il 23 agosto scorso in un parco nel centro di Berlino è stato ucciso Zelimkhan Khangoshvili, georgiano che aveva combattuto con i ribelli nella seconda guerra cecena.
DMITRIJ PESKOVDMITRIJ PESKOV
L' uomo aveva fatto da mediatore con le autorità nella vicenda di un sequestro ed era già stato vittima di un paio di attentati. L' assassino, arrestato poco dopo l' omicidio, aveva un passaporto russo, emesso poche settimane prima dell' agguato e che fonti investigative tedesche collegano direttamente agli uomini dell' Fsb.
Quanto alle ex spie in senso stretto, le più famose vittime attribuite al Cremlino sono Alexander Litvinenko e Sergei Skripal. Il primo, ucciso con l' ormai famoso tè al polonio, era da sempre un nemico giurato di Putin. Negli anni dell' esilio londinese aveva dimostrato una sorta di ossessione per il Presidente russo, fino a mettersi alla ricerca di un fantomatico video che secondo Litvinenko avrebbe provato una seconda vita dell' inquilino del Cremlino.
OLEG SMOLENKOVOLEG SMOLENKOV
Skripal, sopravvissuto con la figlia a un avvelenamento da gas nervino, continuava invece a fare da consulente per i servizi di alcuni Paesi dell' Est europeo. Il fatto è che per i russi il tradimento non si dimentica, nemmeno a distanza di decenni. A dimostrarlo è la più famosa «talpa» che gli occidentali abbiano mai piazzato nel cuore del potere moscovita: Oleg Gordievsky, colonnello, uno degli uomini di punta del Kgb, che era però anche al servizio del britannico MI5.
LITVINENKOLITVINENKO
A parlarne, poco tempo fa, è stato lo stesso Andrei Lugovoi, l'uomo accusato di aver ammazzato Litvinienko: «Se proprio avessimo dovuto uccidere qualcuno avremmo ucciso lui», ha detto in un' intervista. Dalla defezione, quasi 25 anni fa, Gordievsky vive in Inghilterra; la sua casa è sorvegliata 24 ore su 24 da uomini in borghese e sofisticate apparecchiature elettroniche. Il livello di sicurezza è stato innalzato di recente.
Un libro appena uscito The spy and the traitor, la spia e il traditore, racconta la sua romanzesca fuga da Mosca: alla vigilia dell' arresto, riesce a sfuggire agli uomini che lo pedinano e mette in pratica le istruzioni, pronte da tempo, per la sua «esfiltrazione», con un meccanismo che si può immaginare del tutto simile a quello attuato per Smolenkov.
DMITRIJ PESKOV E PUTINDMITRIJ PESKOV E PUTIN
Nel suo caso il piano prevede che attraversi il confine finlandese nel doppio fondo dell' auto di un diplomatico britannico. Ma al posto di frontiera i cani della polizia individuano qualche cosa e si avvicinano minacciosi. È un pannolino sporco a salvarlo: la moglie del funzionario inglese, che viaggia con il figlio neonato, ha la prontezza di mettersi a cambiare il bimbo sul pianale dell' auto. Perfino gli addestrati cani della milizia decidono a quel punto di girare alla larga. Fonte: qui

LA PROPOSTA DI TASSA SUI VOLI E SUI CONSUMI DANNOSI PER SALUTE E AMBIENTE POTREBBE FRUTTARE 1,5 MILIARDI DI EURO

LE COMPAGNIE AEREE SI RIBELLANO: “L'ITALIA DOVREBBE DIMINUIRE LE TASSE PER FAVORIRE LA CRESCITA DEL TURISMO E CREARE OPPORTUNITÀ DI LAVORO”, 
“I PASSEGGERI SONO GIÀ SOGGETTI ALL'ADDIZIONALE COMUNALE. UN'ULTERIORE IMPOSTA AVREBBE UN IMPATTO NEGATIVO”
TASSE SU VOLI AEREI MERENDINE E BIBITE, GETTITO DA 1,5 MILIARDI
Michele Di Branco per “il Messaggero”
Un miliardo e mezzo di euro. E' questo il gettito che, nel 2020, potrebbe fruttare la doppia mossa proposta dal ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, di una tassa di un euro sui voli nazionali e di un euro e 50 sui voli internazionali e di micro-interventi fiscali su consumi che fanno male alla salute e all'ambiente come bevande zuccherate e merendine.
giuseppe conte 2GIUSEPPE CONTE 
Ieri il premier, Giuseppe Conte, ha definito «praticabile» l'idea e dal ministero dell'Economia, dove parlano di operazione «in fase istruttoria», confermano che i tecnici al lavoro sulla legge di Bilancio stanno mettendo a punto il dossier. In generale, rispetto al progetto di un pacchetto ambientale che comprenda anche il taglio di sussidi anti-ecologici (complessivamente hanno un valore teorico di 19 miliardi), il premier ha specificato la proposta al mondo produttivo: «Elaboriamo un piano industriale con un patto con tutto il mondo produttivo per cui, progressivamente, attraverso soprattutto meccanismi incentivanti, riusciamo a orientare tutto il sistema verso la transizione energetica, verso un Green New Deal».
lorenzo fioramontiLORENZO FIORAMONTI
Anche il ministro Costa, cui si deve la sortita che ha portato alla stesura della bozza di decreto legge (per ora rinviato a un prossimo Consiglio dei ministri) cerca di tranquillizzare i settori coinvolti facendo sapere che ogni taglio sulle agevolazioni per il gasolio sarà compensato con equivalenti agevolazioni verdi. E ricorda come il previsto bonus da 2.000 euro possa essere usato anche per il trasporto su bici o gli abbonamenti ai mezzi pubblici.
IL CASO INGLESE
Occorre ricordare che la via della sugar tax era stata già tentata lo scorso anno, senza successo. È il Movimento 5 Stelle a spingere per questa opzione, forte delle molteplici esperienze praticate da diversi anni in altri Paesi, come Francia e Inghilterra. I dettagli dell'operazione non ci sono ancora ma si tratterebbe di applicare una tassazione di circa due centesimi di euro per ogni bibita che contiene zucchero e dolcificanti. Nel Regno Unito, ad esempio, le bibite con più di 5 grammi di zucchero ogni 100 millilitri subiscono un rincaro di 18 pence al litro.
BIBITE GASSATEBIBITE GASSATE
La manovra, peraltro, sarebbe inquadrata in un intervento più ampio contro l'uso eccessivo di zuccheri. Così, spunta la proposta di proibire, nelle scuole, ogni forma diretta di pubblicità e commercializzazione di alimenti ricchi di grassi saturi, zuccheri e sali. Una delle proposte prevede anche l'inserimento di etichette che indichino il rischio di obesità nelle confezioni dei prodotti per un target giovane e delle bevande zuccherate. L'ipotesi di applicare una tassa di un euro sui voli nazionali e di un euro e 50 sui voli internazionali, se possibile, è destinata a suscitare ancora più polemiche.
il viceministro lorenzo fioramontiIL VICEMINISTRO LORENZO FIORAMONTI
Nel nostro paese, infatti, si applicano su ogni biglietto aereo una serie di imposte e balzelli vari, dalle tasse aeroportuali a quelle sulla sicurezza, passando per addizionali comunali e ministeriali, tassa per aviazione civile e commissioni per l'emissione del biglietto, che portano la tassazione a raggiungere anche il 40% del costo del biglietto aereo (anche di più nel caso di quelli low cost). Intanto il ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha annunciato l'intenzione di prorogare gli incentivi per le ristrutturazioni e per l'efficienza energetica rendendoli strutturali.
Il ministro, parlando ad un incontro di Confedilizia, ha ricordato che «grazie alle detrazioni fiscali per il risparmio energetico e utilizzo di fonti di energia rinnovabili negli edifici esistenti, dal 2007 si registrano 39 miliardi di investimenti per interventi di riqualificazione». Questa sarebbe dunque una misura a riduzione del carico fiscale, come la cancellazione degli aumenti Iva, per la quale lo stesso Conte ha confermato l'impegno.
FINO A 1,5 EURO SU UN VIAGGIO AEREO IL TRIBUTO VALE 137 MILIONI L' ANNO LE COMPAGNIE: PAGA IL TURISMO
BIBITE GASSATEBIBITE GASSATE
Leonard Berberi per il “Corriere della sera”
Una nuova tassa sui biglietti aerei da un euro per i voli domestici e 1,5 euro per quelli internazionali porterebbe nelle casse dello Stato almeno 137,2 milioni di euro nel 2020. È questa una prima stima del Corriere sulla base dei dati e delle proiezioni dell' Ente nazionale per l' aviazione civile e di Eurocontrol. Entrando nel dettaglio 35,8 milioni di euro sarebbero generati da chi parte verso un aeroporto italiano, 101,4 milioni per chi è destinato in Europa o nel resto del mondo.
AEREI IN VOLOAEREI IN VOLO
Un esborso - suggerito dal ministro dell' Istruzione Lorenzo Fioramonti e giudicato «praticabile» dal premier Giuseppe Conte - che si andrebbe ad aggiungere alle diverse voci già presenti sui biglietti che italiani e stranieri pagano quando decollano da un aeroporto italiano, come i 6,5 euro di addizionale comunale (7,5 euro per Fiumicino e Ciampino). L' Italia non sarebbe sola.
Dal prossimo anno la Francia farà pagare un' ecotassa sui voli in partenza: 1,5 (in Economy) e 9 euro (in Business) per i viaggi domestici e dentro l' Ue, 3 euro (in Economy) e 18 euro (in Business) per quelli extra-Ue. In Svezia da aprile 2018 l' imposta ambientale arriva fino a 40 euro, mentre in Germania - che intende aumentare da gennaio l' Iva sui biglietti - la «green tax» va da 8 euro (per i voli interni, europei e nel Nord Africa) a 45 euro per le destinazioni oltre i 6.000 chilometri. 
AEREI IN VOLOAEREI IN VOLO
La proposta del ministro Fioramonti non piace alle compagnie aeree. «Un aumento delle tasse danneggerebbe la concorrenza», spiegano al Corriere da Ryanair, prima compagnia in Italia e nel Vecchio continente. «L' Italia dovrebbe invece diminuirle per favorire la crescita del turismo e creare opportunità di lavoro». «Non riteniamo che questa proposta rappresenti il giusto approccio - risponde un portavoce di easyJet, terzo vettore nel Paese -. In Italia i passeggeri sono già soggetti all' addizionale comunale. Un' ulteriore imposta aumenterebbe il costo dei biglietti e avrebbe un impatto negativo sul turismo e sull' economia». Alitalia e Air Italy preferiscono non commentare.
biglietti aereiBIGLIETTI AEREI
«Quella del ministro è una proposta sbagliata per due motivi: le tasse sui passeggeri danneggiano la capacità dell' aviazione di generare prosperità economica e quindi penalizzano le entrate statali a lungo termine», sostiene Chris Goater, portavoce della Iata, la principale associazione internazionale delle compagnie. «In secondo luogo quest' imposta non aiuterà l' ambiente. Per questo il governo dovrebbe incoraggiare gli investimenti delle imprese nei carburanti sostenibili per l' aviazione e in una tecnologia radicale dei velivoli. Ciò creerebbe più posti di lavoro, maggiori entrate fiscali e contribuirebbe a ridurre le emissioni del trasporto aereo». Fonte: qui

L'ex CIA Spook: "Mi è stato detto che spiare Trump è stato ordinato da Obama"

L'ex vicedirettore dell'FBI Andrew McCabe sembra che verrà accusato del suo ruolo nella bufala di Trump Russia per cercare di rimuovere dall'incarico un presidente debitamente eletto.
L'ex agente della CIA Kevin Shipp, che è un esperto di controspionaggio, afferma che McCabe si sta ribaltando sui suoi co-cospiratori e parla se il DOJ lo interrompe. Shipp spiega,
“ Sì, penso che parlerà, assolutamente. O quello o essere imprigionato con Billy Bob per i prossimi 15 o 20 anni. La motivazione è grandiosa per lui parlare ...
Questa è una delle cose più scandalose che il governo ombra e lo stato profondo hanno fatto. Hanno eseguito un'operazione di spionaggio contro-intelligence, e quella era la loro scusa per aprire un'indagine ...
È chiaro per me che spiare Trump è stato ordinato da Obama. Doveva essere, senza dubbio. Riceve un brief presidenziale su cosa stanno facendo l'FBI, la CIA e l'NSA ogni singolo giorno. L'FBI ha spiato la campagna di Trump con un'operazione di spionaggio domestica senza precedenti, e questo sta scuotendo questo paese ”.
Shipp sottolinea che ciò che è accaduto con il presidente Trump è il primo nella storia degli Stati Uniti. Shipp dice,
“Questo è enorme per il fatto che avevano un programma di spionaggio domestico che coinvolgeva informatori della CIA e dell'FBI che prendevano di mira un candidato presidenziale e poi lo stesso presidente stesso. Questo non è mai successo prima e spero che non accada mai più .
Questo deve venire fuori. Deve venire fuori se vogliamo mantenere la nostra democrazia e la nostra repubblica costituzionale . Queste persone devono essere esposte, devono essere incriminate e devono essere accusate.
Se non lo sono, è praticamente finita per il nostro sistema giudiziario .
Unisciti a Greg Hunter mentre si trova faccia a faccia con l'ex ufficiale della CIA e informatore
Kevin Shipp,  autore del libro più venduto sul Deep State chiamato  "From the Company of Shadows".
Via Greg Hunter’s USAWatchdog.com

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