9 dicembre forconi: 10/31/16

lunedì 31 ottobre 2016

NON AVETE IDEA DI COSA SIGNIFICHI LA SCOSSA RECORD DI IERI MATTINA ... 100MILA SFOLLATI.

UNA MIGRAZIONE EPOCALE, DECINE DI BORGHI RASI AL SUOLO CHE SOLO CON GRANDI DIFFICOLTA' SARANNO RICOSTRUITI. 

CHIUDONO NEGOZI, INDUSTRIE, ALBERGHI

PERSINO A NORCIA, RICOSTRUITA 'BENE' NEL 1997, NON C'È ACQUA POTABILE O ELETTRICITÀ. E POI DOPO AVER RESISTITO A TRE SISMI IN DUE MESI, IL QUARTO PUÒ ESSERE FATALE

C'È UN PEZZO D'ITALIA TRA MARCHE, UMBRIA E LAZIO, CHE NON È PIÙ ABITABILE, È ZONA ROSSA PERMANENTE. E MOLTI, SFINITI, SI SONO ARRESI ALL'IDEA DI PARTIRE PER SEMPRE

1. LA FUGA DALL' INCUBO CENTOMILA SFOLLATI DA MACERIE E POLVERE
Mattia Feltri per la Stampa

Poco prima delle 14 arriviamo a Pieve Torina, provincia di Macerata, insieme al presidente delle Marche, Luca Ceriscioli. Non è facile dare un' idea di che cosa è diventato questo mondo. Questo paese e tutti gli altri, uguali nella desolazione, nella desertificazione, nel silenzio tombale interrotto da quel rullo di tamburi che ogni poco sale da sotto, e lo scuotimento delle case inagibili e dei nervi sempre più fragili.
castelluccio di norciaCASTELLUCCIO DI NORCIA

Facce rosse di contadini e montanari, insonni, con le moglie e i figli già lontani, le bestie da accudire, nessun posto dove trascorrere la notte. Gli sfollati delle Marche sono circa 28 mila. Quelli dell' Umbria ancora non si sa. Il totale potrebbe arrivare a 100 mila. Soltanto a Norcia circa un terzo dei seimila abitanti è partito coi pullman verso il lago Trasimeno.

Ad Arquata del Tronto, che sta dentro il disastro da due mesi, ieri mattina gli ultimi tenaci abitanti hanno ceduto, basta con questa follia, si sono lasciati alle spalle un paese che a questo punto non c' è più, letteralmente. Sono andati sulla costa picena. A pochi chilometri c' è Accumuli, «sono rimasti in piedi solo tre edifici, anche le frazioni sono rase al suolo», ha detto il sindaco Stefano Petrucci; era lì, ieri mattina, con un centinaio di persone, reduci provvisori dei 667 che costituivano la popolazione prima del 24 agosto.
castelluccio di norciaCASTELLUCCIO DI NORCIA
Accumuli è isolata sia sul versante di Rieti sia su quello di Ascoli. Appena si libererà la strada, la imboccheranno anche gli ultimi cento.

«Voi non capite, dovete andarvene da qui. Questo bel sole vi sta ingannando, fra pochi giorni farà freddo», dice Ceriscioli a una decina di uomini di Pieve Torina. «Fa già freddo, stanotte c' erano tre gradi», dice uno con gli occhi vitrei e la polvere nei ricci scuri. «Che restate a fare?». «Io ho le bestie, le lascio qui? E chi bada a loro?». «Chi ha le bestie avrà una sistemazione ma tutti gli altri via». «Io ho sessant' anni, ho sempre vissuto qui, se devo morire meglio morire dove sono nato. Dateci le casette».

«Intendiamoci: per le casette di legno servono sette mesi, forse nove. Per i moduli dai due ai tre mesi. E intanto? Dormite in macchina? Liberi di deciderlo ma poi non lamentatevi con noi quando sarà insostenibile». Il sindaco di Pieve Torina, Alessandro Gentilucci, spiega a Ceriscioli che vorrebbe riaprire la scuola, far arrivare ogni mattina con gli autobus i bambini che sono già andati via, da parenti nei centri vicini, o sulla costa, «sennò questa comunità muore».
terremoto norcia magnitudo 6.1TERREMOTO NORCIA MAGNITUDO 6.1

Spiega che i commercianti vorrebbero riaprire i loro negozi ma se tutti se ne vanno, a chi venderanno la loro merce? La più importante fabbrica del paese, che dà stipendio a trentacinque famiglie, dovrebbe riaprire stamattina, ma gli operai dove saranno?

La cattedrale di Norcia crollata (da Twitter)LA CATTEDRALE DI NORCIA CROLLATA (DA TWITTER)
«E' una migrazione epocale», dice Claudio Corvatta, sindaco di Civitanova Marche, a sud di Ancona. Gli alberghi sono già quasi tutti pieni, il sindaco conta di aprire il migliaio di seconde case lasciate vuote dopo l' estate. «Questa gente è ostinata, ed è la loro forza, e più saliamo in montagna più è ostinata. Ma deve anche capire che più aspetta e più gli toccherà andare lontano, quando si decideranno», dice Ceriscioli. «Andatevene», ha detto il capo della protezione civile, Fabrizio Curcio.

«Andranno tutti in hotel», ha detto Matteo Renzi. A Fabriano gli sfollati sono trecento, ieri notte hanno dormito nel Palasport e in un treno messo a disposizione delle Ferrovie. L' intero centro storico di Leonessa è stato evacuato. A Ussita, devastata dalla scossa del 26 ottobre, sono rimasti in duecento, prima erano quasi cinquecento. Questa terra a cavallo fra Lazio, Umbria, Abruzzo e Marche, circa centomila abitanti, è ridotta a un niente di macerie e case medievali inabitate, sottoposta a un esodo senza senso ma senza alternativa.
Norcia - Terremoto in Italia centraleNORCIA - TERREMOTO IN ITALIA CENTRALE

«Ci sono ancora molte strutture agibili, ma come facciamo? Oggi è cambiato lo scenario, c' è una crisi sismica di cui non conosciamo gli sviluppi. Quando arriverà la prossima scossa distruttiva? E dove? E che danni farà? Bisogna andarsene, non è una deportazione, è una messa in sicurezza per un periodo congruo», dice Catiuscia Marini, presidente dell' Umbria. A Norcia non c' è l' acqua potabile, l' energia elettrica manca in quasi tutta la zona. I paesi attorno - Cascia, Preci - con le botte degli ultimi giorni sono impraticabili o insicuri.

norcia abitanti in piazzaNORCIA ABITANTI IN PIAZZA
Claudio Marsili è un consigliere comunale di Pieve Torina. Cammina attorno a sé, in circolo, e racconta della sua famiglia. «Mia moglie faceva l' infermiera nella casa di cura di Pieve, ma ora gli anziani sono stati trasferiti all' ospedale di Matelica, e lei è là. Mio padre ha 87 anni, ha dormito due notti in macchina, con addosso due coperte e il cappotto e ogni tanto accendeva il motore per scaldarsi. Ora sta arrivando mio fratello da Bra, provincia di Cuneo, e se lo porta con sé e io non so se lo rivedrò. Ho una figlia con un bimbo di tre anni in un paese qua vicino ma non vuole rimanere, è terrorizzata, andrà dall' altra mia figlia a Latina. E io? Io ho promesso al sindaco di dargli una mano. Rimango. Ma la mia famiglia non c' è più, divisa, spezzettata per l' Italia».

crepe sulle montagne dopo il terremotoCREPE SULLE MONTAGNE DOPO IL TERREMOTO
Non c' è più una logica. Si fa fatica a ragionare. Si sente nell' aria la spossatezza, l' esasperazione, nuove ospiti di questi borghi. Due fratelli, qui a Pieve, sono stati divisi dai carabinieri, e non si è nemmeno capito perché litigassero. A Vescia, frazione di Foligno, un uomo è saltato dalla finestra e si è rotto le gambe. A Norcia una donna ha fatto lo stesso ed è ricoverata con un grave trauma cranico. A Norcia c' è stata un' assemblea pubblica e il sindaco è stato violentemente accusato di aver trascurato lo sciame sismico, di non essersi procurato le casette di legno e nemmeno le tende.

«Lo stress non diventi rassegnazione», ha detto Renzi ma è diverso, è molto peggio che rassegnazione, è terrore, è delirio, è orecchio teso al suolo, è certezza che il peggio non è passato, deve ancora arrivare.
crepe sulle montagne dopo il terremotoCREPE SULLE MONTAGNE DOPO IL TERREMOTO

«Su 3 mila e 400 abitanti avrò sette, ottocento sfollati», dice il sindaco di Sarnano. Ad Ancona è stato aperto il palasport, per chi vuole dormire più al sicuro. A Rieti è stato diramato un elenco di parcheggi sicuri dove trascorrere la notte in auto. Dai paesi in provincia di Teramo centinaia di persone sono state ricoverate in alberghi di Giulianova.

Sulla costa, fra Porto Sant' Elpidio, Conero, Marotta e Senigallia, sono arrivate cinquemila richieste di ospitalità. «Ma è un numero che crescerà, e di molto», dicono gli albergatori. Ormai è tardi. Cala il sole su questa terra del finimondo, dove in un intero giorno non si è visto né un cane né un bambino.


2. IL GRANDE ESODO
Fabio Tonacci per la Repubblica

crepe nell asfaltoCREPE NELL ASFALTO
C’è un pezzo d’Italia che non è più abitabile. Che è diventato ostile ai suoi popoli, sempre meno numerosi, sempre più impauriti. La sagoma di questa terra imbizzarrita la vedete sulla mappa dei sismologi: un quadrilatero storto che segue le faglie, nel punto in cui si toccano l’Umbria, il Lazio, le Marche. Un’area di arte e di storia, diventata una zona rossa permanente. Tre terremoti in due mesi stanno piegando anche gli animi più forti, quelli che «il mio paese non lo lascerò mai».

Chi si arrende, sfolla. L’idea di ricostruirsi una vita altrove e abbandonare i paesi si sta diffondendo. I nervi non reggono più, non si vede la fine. Chi non si arrende, rimane nelle tende, chiede allo Stato le casette di legno e i contributi, ma anche le speranze e l’ottimismo dei più duri si sta esaurendo. Contagio sismico lo chiamano gli esperti, e la definizione appare perfetta per raccontare la malattia che cova sotto gli Appennini del Centro Italia. Il 24 agosto il sisma devasta la Valle del Tronto: Amatrice, Accumoli e Arquata vengono semidistrutti. Quasi trecento morti.
amatrice terremoto scossa 30 ottobreAMATRICE TERREMOTO SCOSSA 30 OTTOBRE

Il 26 ottobre il mostro si sposta più su, e dà una spallata a Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera quando già i cittadini erano fuori dalle case. Ieri la scossa più forte, che ha finito il lavoro iniziato due mesi fa: Norcia, Ussita, Preci sono chiusi per terremoto, e rimarranno borghi fantasma per chissà quanto; Castelluccio è stato cancellato; ad Amatrice si è sbriciolato l’ultimo edificio rimasto in piedi, la Torre Civica; Arquata del Tronto è spianata, a parte la rocca del castello.

«Ricostruiremo tutto», dice il premier Matteo Renzi. Ma intanto il cratere si allarga, i tempi del ritorno a un qualche forma di normalità si allungano. Dunque, che fare?

Fonte: qui

ECCO COME L'IMMIGRAZIONE DANNEGGIA I LAVORATORI ITALIANI

L'IMMIGRAZIONE DANNEGGIA I LAVORATORI ITALIANI 

NEI PAESI DEL SUD EUROPA GLI STRANIERI FANNO CONCORRENZA AI LOCALI, IN QUELLI DEL NORD PESANO SUL WELFARE. 

SE LA SINISTRA VUOLE SALVARE IL SACROSANTO DIRITTO DI ASILO DI CHI SCAPPA DALLA GUERRA, DEVE GUARDARE IN FACCIA LA REALTÀ DELLA MIGRAZIONE PER MOTIVI ECONOMICI. 

L'IDEA CHE 'GLI ITALIANI NON VOGLIONO FARE CERTI LAVORI' È FALSA. NON VOGLIONO FARLI A CONDIZIONI DA FAME

LA COSA CHE NON E' MAI MANCATA AGLI ITALIANI LA VOGLIA DI FARE E DI LAVORARE BENE.

Enrico Pedemonte per www.pagina99.it

LA PROTESTA ANTI MIGRANTI A GORINOLA PROTESTA ANTI MIGRANTI A GORINO

Chi ama il politicamente corretto è pregato di voltare pagina. 

Nell’era di Internet molti cittadini vivono in una personalissima bolla ideologica e non sono propensi a mettere in dubbio verità consolidate, specie su argomenti sensibili come l’immigrazione, dove ciascuno coltiva granitiche certezze.

Partendo dal presupposto che i lettori di pagina99 siano in maggioranza progressisti, questo articolo non avrebbe dovuto essere scritto. Perché i risultati di una ricerca sull’immigrazione del Cer (Centro Europa Ricerche) contraddicono un assunto che la sinistra europea ha trasformato in un mantra: il fatto che gli immigrati non entrino in competizione con i lavoratori locali.

MIGRANTIMIGRANTI
L’articolo del Cer – European Migration and the Job Market, a cura dei due economisti Stefano Collignon e Piero Esposito, che sarà presentato Lunedì 24 ottobre alle ore 17 presso l’Università Lumsa di Roma – ci propone una narrazione alternativa, nella quale i migranti che premono sul mercato del lavoro in alcuni casi vanno a occupare posti che potrebbero essere appannaggio della manodopera nazionale.

Una verità scomoda, che però sembra spiegare in modo credibile le dinamiche che stanno portando alla rinascita di quelli che Collignon ed Esposito definiscono «i demoni del nazionalismo e della xenofobia». Demoni che esplodono alla fine del 2015, quando sulla scena europea irrompono un milione di rifugiati in arrivo dalla Siria, dall’Iraq, dall’Afghanistan, insieme a masse di migranti provenienti da altri Paesi poveri del Centro Africa, dal Bangladesh, dal Pakistan.

Aumento dei migranti e populismo

In quel momento il numero dei richiedenti asilo passa da 30-40 mila a 140 mila al mese e il problema immigrazione diventa un’emergenza per tutto il continente. Improvvisamente esplode il risentimento collettivo che in Gran Bretagna porta al voto sulla Brexit e in altri Paesi europei alimenta la crescita di movimenti populisti. Ma questa reazione di rigetto non nasce dal nulla. Si nutre di una diffidenza maturata nei decenni precedenti.
estrema destra protesta contro merkel migranti e islam 3ESTREMA DESTRA PROTESTA CONTRO MERKEL MIGRANTI E ISLAM 3

Di questo si occupa la ricerca del Cer che, nel suo percorso cronologico, contiene tutti gli ingredienti della sceneggiatura di un romanzo storico che ha inizio nel 1990 (allora la Lega aveva tre anni di vita) quando cioè il fenomeno dell’immigrazione cominciò ad assumere connotati rilevanti. Basta un dato per ricordare un fenomeno che ha cambiato la nostra storia: negli ultimi 25 anni – tra il 1990 e il 2014 – la popolazione europea è cresciuta di 34,3 milioni. Tre quarti di questi “nuovi cittadini” sono migranti che si stabiliscono soprattutto in Germania, Spagna, Italia e Gran Bretagna.


La crisi finanziaria

MIGRANTI ROTTEMIGRANTI ROTTE
Naturalmente ogni Paese ha la sua storia. Tra il 2004 e il 2007, gli anni dell’allargamento dell’Unione europea ai Paesi dell’Est, la maggioranza dei migranti prende la strada che porta in Italia, Gran Bretagna, Belgio, Svezia e Austria. Il 2007, l’anno della crisi finanziaria che scuote il mondo, è un momento chiave: calano i flussi migratori verso la Germania, che aveva avuto un’immigrazione particolarmente intensa negli anni Novanta a causa del forte afflusso da Turchia, ex Jugoslavia e Romania. Anche in Paesi come Irlanda, Spagna, Grecia e Portogallo, particolarmente colpiti dalla crisi, il numero di emigrati supera addirittura quello degli immigrati.

La crisi fa crescere la disoccupazione e in molte nazioni europee – in particolare in Spagna – molti migranti tornano a casa. Ma nella maggioranza dei Paesi europei continuano a crescere e parallelamente al loro numero, aumenta l’ostilità da parte delle popolazioni. Quell’anno l’Italia registra uno strabiliante record a livello continentale: il tasso di occupazione tra gli immigrati adulti risulta di nove punti superiore a quello degli italiani. Qui va ricordato che l’Italia ha un tasso di attività tra i più bassi d’Europa: solo circa 56 adulti su cento lavorano, mentre nel 2007 sono 65 su cento gli immigrati (quelli con permesso di soggiorno) ad avere un’occupazione.


migranti in finlandiaMIGRANTI IN FINLANDIA
Questo dato può essere spiegato banalmente affermando che i migranti sono venuti in Italia in cerca di un reddito, mentre la popolazione nativa in molti casi rinuncia al lavoro per questioni personali, o magari perché rifiuta le occupazioni di basso livello che trova sul mercato. Resta il fatto che in nessun Paese d’Europa, nel 2007, c’è una differenza simile tra il tasso di attività dei migranti e quello dei nativi. In Paesi come la Svezia, l’Olanda, la Finlandia, la Francia e la Danimarca, il tasso di occupazione dei locali è 10–17 punti più alto di quello degli immigrati.

Eppure il risentimento delle popolazioni locali, in diversa misura, è in crescita ovunque e assume diverse connotazioni nei diversi Paesi. Nel Nord Europa (dove, come abbiamo notato, il tasso di occupazione degli stranieri è più basso di quello dei nativi) il malumore collettivo si concentra sul peso che gli stranieri hanno sul welfare, sotto forma di assistenza sanitaria e assegni per la disoccupazione. Nei paesi come l’Italia cresce la percezione che i migranti “rubino” il posto di lavoro ai cittadini autoctoni. «Prima gli inglesi», ha promesso il primo ministro britannico Theresa May, alcune settimane fa. Quel grido ha risuonato in tutta Europa assumendo in ogni Paese specifici connotati. Ma davvero gli stranieri portano via il posto di lavoro ai nativi?


Mercato del lavoro al Nord e al Sud

christopher furlong centinaia di migranti al confine tra ungheria e austriaCHRISTOPHER FURLONG CENTINAIA DI MIGRANTI AL CONFINE TRA UNGHERIA E AUSTRIA
Il passo successivo della ricerca del Cer entra direttamente nel merito della questione, mettendo il dito nella piaga. In che cosa sono diversi il mercato del lavoro del Nord Europa e quello del Sud? Il punto chiave è legato alla diversità dell’offerta e della domanda di lavoro. Per dirla in parole povere: nei Paesi del Sud (Spagna, Italia, Portogallo, Grecia) i diplomati e i laureati sono pochi, mentre al Nord è vero il contrario. 

Senza annoiare con troppe statistiche, in Portogallo solo il 40% della popolazione adulta ha un diploma, in Italia circa il 50. Nei Paesi del Nord Europa siamo al 70-80 per cento. Un discorso analogo vale per i laureati. E siccome l’offerta condiziona la domanda, i Paesi più “colti” hanno un mercato del lavoro che richiede alte competenze e attirano un numero maggiore di immigrati diplomati e laureati.

Viceversa, la strada verso l’Europa del Sud è composta soprattutto da immigrati con scarsa scolarità. Tutto ciò ha un effetto diretto sulla reazione dei cittadini. Perché mentre nei Paesi ad alta scolarità gli immigrati di basso livello culturale occupano posti di lavoro che i cittadini non vogliono più fare, nel Sud entrano direttamente in competizione con i locali. Non è un caso quindi se i cittadini del Sud Europa vedono negli immigrati degli avversari in competizione per gli stessi impieghi.


MIGRANTI VENTIMIGLIAMIGRANTI VENTIMIGLIA
Lo choc migratorio

I ricercatori del Cer hanno creato un modello matematico per verificare l’effetto sull’occupazione di uno “choc migratorio”. Il risultato è che «la migrazione ha un effetto negativo sull’occupazione dei nativi nei Paesi periferici» (quelli del Sud Europa) pur avendo «un impatto positivo sulla crescita del pil e sul tasso di occupazione in generale». La ricerca non lo dice in modo esplicito ma l’autore Piero Esposito sottolinea a pagina99 che questi effetti negativi sull’occupazione dei lavoratori locali sembrano essere più evidenti per Paesi come Portogallo e Grecia e meno sensibili per l’Italia. Ma il problema resta ed è destinato a crescere in proporzione ai flussi migratori in arrivo sulle nostre coste.

Le ricette dei ricercatori del Cer sono la conseguenza diretta del ragionamento fin qui svolto. Per diminuire lo “choc migratorio” dovremmo essere un po’ più simili ai Paesi del Nord Europa: dovremmo far crescere le competenze professionali dei cittadini, aumentare il numero dei laureati e far crescere l’economia sviluppando una domanda di lavoro spostata verso l’alto. Il fatto che l’Italia sia uno dei fanalini di coda in Europa nell’attrarre immigrati laureati con alte competenze non fa altro che aggravare il problema.

Il buonismo della sinistra

MIGRANTI A CALAISMIGRANTI A CALAIS
Ma esiste un altro problema, più direttamente politico, che la ricerca del Cer non tocca. Uno dei miti buonisti assai cari alla sinistra tradizionale è stato negare la dimensione sociale e il dramma economico vissuti da milioni di persone che entrano in diretto contatto con l’immigrazione. Non è del resto un caso che i voti della sinistra si concentrino nei quartieri borghesi e diventino sempre più occasionali nelle ex aree industriali e nelle periferie. Accettare il fatto che in alcuni casi (certamente in Portogallo e in Grecia, forse in Italia) gli immigrati entrino direttamente in competizione con i lavoratori locali, è un primo passo verso il riconoscimento della realtà.

Questo giornale lo ha già scritto nel numero del 24 settembre citando un importante intervento del filosofo marxista Slavoj Zizek. 

La sinistra ha un problema: quello dei migranti. In quel caso Zizek si riferiva alla distanza siderale tra la nostra cultura e quella di centinaia di migliaia di persone che arrivano dall’Africa. Il suo grido di allarme riguardava i tabù radicati all’interno della sinistra che portano a negare i problemi drammatici posti dalla convivenza di culture differenti.

migranti alla stazione tiburtina 6MIGRANTI ALLA STAZIONE TIBURTINA 6
Lo stesso problema si pone di fronte alla questione del lavoro. 

Larga parte della politica e della cultura progressista europea negano che esista un problema di competizione tra lavoratori nativi e immigrati e raccontano la favola non dimostrata dei lavoratori stranieri che svolgono ruoli che i locali non vogliono svolgere.

Accogliere migranti in fuga dalle guerre e dai Paesi poveri è un problema umanitario a cui non ci possiamo sottrarre. Ma sul lavoro, come sulle differenze culturali, meglio raccontare la verità e cercare soluzioni concrete ai problemi che nascondersi dietro trucchi buonisti facile preda del populismo.

PERCHE' GLI ITALIANI PREFERISCONO PIUTTOSTO EMIGRARE CHE FARE LA FAME, PER MISERI IMPIEGHI, IN ITALIA.

Fonte: qui

Fbi sotto tiro per indagine su email Clinton a 10 giorni da voto

Direttore Comey scrive a dipendenti per spiegare sua decisione

Fbi sotto tiro per indagine su email Clinton a 10 giorni da voto
29 ott. 2016 (askanews) - E' bufera sul direttore dell'Fbi James Comey che ieri ha preso carta e penna e ha scritto al Congresso per annunciare la riapertura dell'indagine sulle email da segretario di Stato di Hillary Clinton, a dieci giorni dal voto presidenziale nella quale è candidata. 

Fonti vicine a Comey hanno spiegato ai media Usa che la scelta è stata dettata da due considerazioni: un senso di "obbligo" verso il parlamento e il timore che le indiscrezioni sulla scoperta di nuove email trapelassero sulla stampa scatenando accuse di insabbiamento.

Due considerazioni che hanno convinto Comey a rivelare l'indagine e a sconvolgere al corsa alla Casa Bianca all'ultima volata, ma non solo: il direttore dell'Fbi è tornato al centro di una polemica al calor bianco sulle presunte ingerenze indebite dell'agenzia governativa nella campagna elettorale. In una lettera ai dipendenti per spiegare la sua scelta Comey dice: "sentivo un obbligo in tal senso, dato che ho reso testimonianza più volte negli ultimi mesi che la nostra indagine era stata completata". 

"Naturalmente non siamo soliti comunicare al Congresso le indagini in corso, ma ho pensato che sarebbe stato fuorviante per il popolo americano se non avessimo completato la nostra informativa" aggiunge.

Comey era già stato al centro della battaglia elettorale a luglio, quando annunciò la chiusura senza esiti dell'indagine su un'eventuale scorretta gestione di informazioni confidenziali da parte di Clinton attraverso l'uso di un server di email privato quando era segretario di Stato. A gridare più forte allora furono i repubblicani, che accusarono il capo dell'Fbi di essere a favore della candidata democratica. All'interno dei ranghi tradizionalmente conservatori dello stesso Bureau ci fu chi accusò Comey di non aver fatto il possibile per incriminare Clinton.

Stavolta le critiche arrivano dal campo democratico, che stanotte ha accusato Comey di aver fornito informazioni insufficienti sulla natura della nuova linea d'indagine, consentendo ai repubblicani, in svantaggio nei sondaggi, di recuperare terreno. L'inchiesta si concentra sulle email di Clinton trovate su un computer in uso all'ex deputato di New York Anthony Weiner, indagato per aver scambiato messaggi espliciti con una quindicenne, e alla moglie Huma Abedin, la collaboratrice più stretta dell'ex segretario di Stato. I due oggi sono separati.

"E' straordinario che assistiamo a una cosa del genere a 11 giorni dalle elezioni presidenziali" ha detto il capo della campagna di Clinton John Podesta. "Il diretore deve al popolo americano l'immediata pubblicazione de i dettagli di ciò che sta esaminando. Abbiamo fiducia che ciò non produrrà conclusioni di diverse da quelle che l'Fbi raggiunse a luglio".

Al centro dell'inchiesta ci sarebbero oltre mille mail, molte delle quali potrebbero essere semplicemente duplicati di quelle già oggetto della prima inchiesta. Nelle lettera ai dipendenti Comey ammette di non poter valutare la portata dei messaggi appena scoperti. "Dato che non conosciamo il significato di questa collezione di mail appena scoperta, non voglio creare idee fuorvianti" ha scritto Comey.

La sua iniziativa è stata condannata da ex funzionario del Dipartimento di giustizia, da parlamentari democratici e da esponenti della campagna di Clinton. "senza sapere quate sono le email, qual è il loro contenuto, quando sono state scritte, è impossibile farsi un'opinione informata" ha detto la senatrice democratica Dianne Feinstein che ha definito "spaventosa" la scelta del direttore dell'Fbi. L'ex portavoce del dipartimento di Giustizia sotto l'ammministrazione Obama, Matthew Miller, ha aggiunto che l'fbi raramente pubblica informazioni su indagini penali in corso e non diffonde informazioni sulle sue indagini a pochi giorni dalle elezioni. "Il comportamento di Comey fin dal'inizio è stato studiato per proteggere la sua reputazione di indipendenza a scapito delle conseguenze per l'opinione pubblica, per gli indagati e per l'integrità dell'Fbi" ha detto Miller.

Nick Ackerman, ex procuratore federale a New York che collaborò all'inchiesta sul Watergate, ha detto che Comey "non aveva nessun diritto di scrivere al Congresso delle presunte nuove email che nè lui nè nessun altro all'Fbi aveva visto ed esaminato". Comey nella sua lettera ai dipendenti prevede gli attacchi. "In una breve lettera nel pieno di una stagione elettorale, c'è il rischio notevole di essere mal interpretati" .