sabato 23 febbraio 2019
IL MINISTRO DELLA SALUTE VUOLE FAR PRODURRE LE TERAPIE CAR-T, CHE POTREBBERO SCONFIGGERE I TUMORI, NEI LABORATORI DEGLI OSPEDALI ITALIANI
SAREBBE UNA COLPO ABBASTANZA PESANTE PER BIG PHARMA, CHE HANNO SCOPERTO QUESTE CURE E SI TENGONO BEN STRETTI I COSTOSISSIMI BREVETTI
LA SCAPPATOIA È CHE SI TRATTEREBBE DI UN PROCEDIMENTO, PIÙ CHE UN FARMACO. E INFATTI I NOSTRI OSPEDALI HANNO GIA' COMINCIATO A FABBRICARLE E A TRATTARE IN VIA SPERIMENTALE UNA TRENTINA DI PAZIENTI
Paolo Russo per “la Stampa”
Le Car-T, la nuova terapia capace di sconfiggere tumori fino ad oggi incurabili, potranno essere prodotte dai laboratori super-tech dei nostri ospedali più all' avanguardia. Una soluzione che consentirà di ridurre gli altissimi costi delle infusioni, aggirando l' ostacolo dei brevetti e dei prezzi fino a un milione di dollari, imposti dall' industria che li detiene. Una mossa che faciliterebbe l' accesso dei pazienti alle nuove cure, ma che rischia di spiazzare big-pharma e in particolare le due industrie, Novartis e Gelead, che quel metodo di cura hanno per prime scoperto.
«La sfida è di rendere fruibili ai pazienti le innovazioni come le Car-T», afferma il Ministro della salute Giulia Grillo. Che subito dopo a La Stampa scopre le sue carte: «In questo modo potremmo produrle nelle self factory dei nostri ospedali, abbattendone i costi e facilitandone l' accesso ai pazienti». E per la presidenza del Css è in pole position il professor Franco Locatelli, che le Car-T ha già iniziato a crearle nel laboratorio ultra tecnologico dell' ospedale romano Bambin Gesù di Roma, dove con le rivoluzionarie cellule reingegnerizzate degli stessi pazienti sono stati curati con successo 21 bambini affetti da leucemie prima incurabili.
In Usa, dove le Car-T sono già in commercio, il loro prezzo va dai 350 mila al milione di dollari. Costi insostenibili per i nostri ospedali. Alcuni dei quali, i più attrezzati, hanno così cominciato a fabbricarle in casa in barba ai brevetti. E in finanziaria ci sono 5 milioni per le self factory degli ospedali. Perchè le super-cellule anti-cancro non sono un farmaco che si prende dallo scaffale.
Il procedimento infatti è questo: prima si prelevano i globuli bianchi dal singolo paziente, linfociti T compresi, che poi negli impianti di produzione vengono modificati affinchè riconoscano e attacchino le cellule tumorali. Quindi le cellule vengono somministrate al paziente. Detta così sembra semplice ma non lo è, perché il processo di produzione necessita di laboratori con tecnologie molto avanzate. Per non parlare dei possibili e gravi effetti tossici della terapia, che richiedono un attento monitoraggio dei pazienti.
E proprio per ovviare a questi rischi le Car-T prodotte da Locatelli al Bambin Gesù hanno modificato lo schema originale, inserendo una specie di «gene suicida» attivabile in caso di eventi avversi. A riprova che nella nostra sanità le eccellenze non mancano. Come quelle delle 18 officine autorizzate dall' Agenzia del farmaco (Aifa) a produrre terapie avanzate, che potrebbero ricomprendere anche le Car-T. Un numero destinato a crescere perché altri ospedali, come il Gemelli e l' Ifo di Roma, si stanno attrezzando.
Il Direttore generale dell' Aifa, Luca Li Bassi, ha le idee chiare. «Le Car-T sono assimilabili a un procedimento più che a un farmaco, perché si tratta di una procedura che usa cellule autologhe del paziente, poi modificate tramite vettore virale e quindi re-infuse".
"Anche se -aggiunge- è necessario che le procedure vengano controllate dalle autorità regolatorie per garantire ai pazienti la massima sicurezza. Ed Aifa ha già iniziato questo percorso certificando diverse officine per la terapia genica cellulare».
Una mossa che, come sottolinea lo stesso Li Bassi, consentirà di contenere i costi, ma anche di superare il collo di bottiglia della produzione, che oggi non va oltre i 500 trattamenti nel mondo. Pochi per terapie che, come spiega il Professor Locatelli «hanno dimostrato rilevante efficacia clinica nelle leucemie linfoblastiche acute e nei linfomi non-Hodgkin a grandi cellule B. Mentre sono in corso studi nella cura del mieloma multiplo e nelle neoplasie solide, come il neuroblastoma, il tumore extracranico più frequente dell' età pediatrica». Intanto i primi risultati sono incoraggianti. I pazienti trattati in via sperimentale in Italia sono già una trentina. Con remissione della malattia nel 50% dei casi. E la strada per accedere alle nuove terapie salva-vita è pronta ad essere allargata.
Fonte: qui
SI POSSONO VENDERE LE RISERVE DI LINGOTTI DI BANKITALIA?
IN TEORIA SÌ, MA PER FARLO SERVE L’APPROVAZIONE DELL’EUROPA, PERCHÉ UNA DISMISSIONE DELL’ORO DI PROPRIETÀ DELLA BANCA CENTRALE FA INDEBOLIRE L’EURO
NEL 1997 SI TENTÒ DI UTILIZZARE LE RISERVE PER RIDURRE IL DEFICIT SOTTO IL 3%, MA…
Alessandro Albanese Ginammi per www.startmag.it
Conversazione con il Dott. Antonio Fazio, Governatore della Banca d’Italia dal 1993 al 2005.
Nei paesi anglosassoni, in particolare Regno Unito, Stati Uniti e Canada, tradizionalmente l’oro è di proprietà del Tesoro, mentre nell’Europa continentale (vedi Italia, Francia, Germania e altri paesi), l’oro è di proprietà della Banca centrale, come in gran parte del resto del mondo.
Nel 1943 i nazisti puntarono i fucili contro i cassieri e tutti gli altri funzionari responsabili di via Nazionale per sottrarre l’oro dal caveau. Li avrebbero fucilati sul posto in caso di mancata consegna. I tedeschi portarono l’oro a Fortezza, vicino Bolzano, insieme a parte di quello degli altri paesi occupati, ma quando la Germania venne sconfitta, l’Italia e gli altri paesi recuperarono il proprio oro e lo riportarono nelle rispettive Banche centrali.
Dopo la Seconda guerra mondiale, con una accorta politica di bilancia dei pagamenti da parte del Governatore Menichella, i fondi del piano Marshall furono trasformati in riserve d’oro volte a rafforzare la lira. Servirono per sostenere il miracolo economico degli anni Cinquanta e Sessanta.
Negli anni Cinquanta e Sessanta l’Italia trovò stabilità monetaria anche grazie a quelle riserve d’oro, facendo arrivare la lira al livello delle più prestigiose valute al mondo. Nel 1997 vi fu un tentativo di utilizzare le riserve auree italiane per ridurre il deficit pubblico al di sotto del 3 per cento del Pil, di fatto per un solo anno. A seguito anche di una risposta negativa molto netta della Banca d’Italia, fu chiaro che l’oro era più al sicuro nella Banca centrale che nelle mani del Governo.
La base giuridica della politica monetaria unica è definita dai Trattati UE e dallo Statuto del Sistema europeo di banche centrali. Lo Statuto ha posto in essere la Banca centrale europea (BCE) e il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) dal 1° giugno 1998.
Germania, Francia e Italia partecipano con le quote più consistenti al sistema, garantendo con le rispettive riserve auree la stabilità della moneta comune: l’euro. Dunque una quota preponderante del circolante in euro fa capo a Germania, Francia e Italia, che insieme garantiscono al sistema dell’euro una salda copertura aurea.
Se si vende l’oro o della Banca d’Italia o di una delle Banche centrali di Francia e Germania, anche solo parzialmente, si indebolisce l’euro, per questo è necessaria una approvazione, oltre che dalle banche nazionali interessate, anche dal Sistema europeo di banche centrali. Che naturalmente non verrà concessa per non indebolire l’euro.
Fonte: qui
LA CASSAZIONE CONDANNA ROBERTO FORMIGONI A 5 ANNI E DIECI MESI PER CORRUZIONE SUL CASO SAN RAFFAELE-MAUGERI
SARÀ IL PRIMO POLITICO CHE AFFRONTERÀ IL CARCERE CON LE NUOVE REGOLE STABILITE DAL DECRETO “SPAZZACORROTTI”, CHE VIETA LA CONCESSIONE DI QUALUNQUE BENEFICIO AI COLPEVOLI DI CORRUZIONE
LA SENTENZA RIGUARDA I BENEFIT RICEVUTI DALL'ALLORA GOVERNATORE LOMBARDO PER FAVORIRE I DUE ENTI
Giovanna Stella per www.ilgiornale.it
Roberto Formigoni, per diciott'anni presidente della Lombardia, è stato condannato a cinque anni e dieci mesi con l'accusa di corruzione nell'ambito della vicenda dei fondi neri della fondazione Maugeri.
La sesta sezione penale della Cassazione, infatti, ha affrontato il ricorso del Celeste contro la sentenza con cui la Corte d'appello di Milano gli ha inflitto lo scorso settembre sette anni e mezzo di carcere per corruzione sulle delibere della Sanità made in Lombardia. Ora, la Cassazione ha confermato la condanna, ma riduce gli anni. L'ex governatore lombardo, infatti, dovrà scontare in carcere 5 anni e 10 mesi.
La decisione della Cassazione è arrivata dopo oltre quattro ore di camera di consiglio. La condanna definitiva per Roberto Formigoni è più bassa rispetto a quella inflittagli in appello perché è stato dichiarato prescritto il capo di imputazione di corruzione relativo al crac del San Raffaele.
L'ex governatore lombardo è il primo politico a dover affrontare il carcere con le nuove regole stabilite dal decreto "spazzacorrotti", che vieta la concessione di qualunque beneficio penitenziario ai colpevoli di corruzione, come finora accadeva solo per mafiosi e terroristi.
La Suprema Corte ha rigettato anche i ricorsi dell'ex direttore amministrativo della Maugeri, Costantino Passerino (condannato in appello a 7 anni e 7 mesi), dell'imprenditore Carlo Farina (3 anni e 4 mesi) e ha dichiarato inammissibile quello di Carla Vites, moglie dell'ex assessore Antonio Simone, che chiedeva di essere prosciolta con una formula più favorevole rispetto a quella pronunciata nei gradi di merito.
Il caso Maugeri
Roberto Formigoni avrebbe ricevuto da Pierangelo Daccò l'uso esclusivo di yacht, l'acquisto di parte di una villa e altri benefit per un valore totale di 6,6 milioni in cambio di vantaggi per due le strutture sanitarie che in un decennio si sono assicurate finanziamenti per 120 milioni, il San Raffaele, e 180 milioni, la Maugeri.
Fonte: qui
UN BIMBO INGLESE, VENUTO ALLA LUCE CON SOLO IL 2% DEL CERVELLO, FESTEGGIA I SEI ANNI DOPO CHE I MEDICI AVEVANO PIÙ VOLTE INVITATO LA FAMIGLIA A INTERROMPERE LA GRAVIDANZA
IL PICCOLO È AFFETTO DA IDROCEFALO ED È STATO SOTTOPOSTO A NUMEROSI INTERVENTI CHIRURGICI: OGGI È IN SEDIE A ROTELLE, MA LE SCANSIONI MEDICHE MOSTRAVANO UNA CRESCITA DELL'80% DELLE SUE CAPACITA'
Alix Amer per “www.ilmessaggero.it”
Quando Noah è nato sei anni fa, i medici avevano detto ai suoi genitori che non sarebbe sopravvissuto. Era venuto alla luce con solo il 2 per cento del suo cervello, "non ha alcuna speranza". Ma già prima della nascita alla mamma, Shelly Wall, di Abbeytown in Cumbria, Inghilterra, spiegarono che aveva sviluppato una rara condizione chiamata idrocefalo. A lei e al marito Rob fu detto in cinque diverse occasioni che potevano interrompere la gravidanza. Ma loro non ci pensavano affatto: "Volevamo dare comunque una possibilità a nostro figlio".
E così quando Noah è finalmente arrivato, nel 2012, i medici hanno scoperto che aveva solo il 2% del suo cervello. Lo portarono a casa, lo curarono, venne sottoposto a diversi interventi chirurgici e miracolosamente continuò a crescere, e così fece anche il suo cervello. All'età di tre anni, le scansioni mediche mostravano una crescita dell'80% della sue capacità.
Ora, a sei anni di distanza, ha imparato a parlare e spera di poter camminare, fare surf e sciare con l'aiuto di una clinica pioneristica in Australia. La famiglia è apparsa oggi su Good Morning Britain, dove i Walls hanno descritto il progresso del loro figlio come "straordinario". Papà Rob, ha detto: "È un argomento che ci emoziona sempre tanto. Alcune persone dicono che non puoi far crescere un cervello. Altre pensano che deve essere sempre stato lì.
Ma se fosse stato schiacciato sarebbe stato gravemente danneggiato, sarebbe stato disabile mentalmente e fisicamente". Il conduttore della trasmissione GMB, Richard Madeley, ha chiesto perché la coppia fosse così determinata a portare a termine la gravidanza nonostante tutte le complicazioni che si erano presentate.
Rob, ha risposto: "Eravamo genitori adulti, se ai giovani veniva offerta quella scelta potevano sentirsi spinti a farlo, ma noi conosciamo il nostro pensiero, siamo persone positive. Volevamo dare a Noah la possibilità di vivere". Descrivendo il giorno in cui Noah è nato, la signora Wall ha raccontato: "Il giorno in cui è nato è stato fantastico. Lo abbiamo aspettato con il fiato sospeso".
Quel giorno c'erano 12 dottori in sala operatoria mentre gli esperti eseguivano il taglio cesareo, ma quando arrivò al mondo ci fu un segnale: "Lanciò uno strepitoso urlo". Ora la famiglia invia regolarmente aggiornamenti ai dottori che hanno detto che Noah non ce l'avrebbe fatta.
La signora Wall, ha detto: "È straordinario. Mandiamo loro e-mail e foto e portiamo loro regali a Natale". Alla coppia è stata assegnata una valutazione di una clinica australiana, in cui i medici combinano la fisioterapia e l'allenamento cognitivo per "allenare il cervello". Per ora Noah è su una sedia a rotelle ma con l'aiuto della clinica spera di provare alcuni dei suoi sport preferiti. Rob, ha spiegato: "Di solito non lo fanno per i bambini.
Ma siamo incredibilmente fortunati ad avere una possibilità. La capacità del cervello di guarire e correggere il sistema nervoso del corpo è sorprendente". Il neurochirurgo, Claire Nicholson, del Great North Children’s Hospital di Newcastle, lo definisce “un bambino eccezionale, con due genitori eccezionali”. E in effetti Noah sprigiona simpatia e dolcezza da tutte le parti, sorride sempre e ora che ha imparato a leggere, scrivere,contare e va a scuola i genitori sono certi che potrà un giorno anche camminare. Fonte: qui
IL MISTERO DEI PRESIDENTI CHE REGALANO SOLDI ALLA JUVENTUS
I BIANCONERI RIESCONO A RIFILARE AL CAGLIARI L’ATTACCANTE ALBERTO CERRI PER 9 MILIONI DI EURO (UN “BOMBERONE” CHE HA SEGNATO 25 GOL IN 6 ANNI…), PORTANDO A 132 MILIONI GLI INCASSI PER NOVE GIOCATORI MODESTI (O POCO PIU’)
COME RIESCE LA JUVE A RIFILARE 'STI CETRIOLI? AH, SAPERLO…
L'ARTICOLO IN CUI PAOLO ZILIANI AVANZAVA LA SUA TEORIA...
JUVENTUS, CESSIONI D'ORO: 132 MILIONI PER 9 GIOCATORI
Tello (Benevento, 3 milioni)
Magnani (Sassuolo, 5 milioni)
Cerri (Cagliari, 9 milioni)
Benatia (Al Duhail, 10 milioni)
Orsolini (Bologna, 12 milioni)
Sturaro (Genoa, 18 milioni)
Audero (Sampdoria, 20 milioni)
Mandragora (Udinese, 20 milioni)
Caldara (Milan, 35 milioni)
UFFICIALE CERRI AL CAGLIARI: LA JUVE SALE A 132 MILIONI DI INCASSO
Alberto Cerri è un giocatore del Cagliari a titolo definitivo. L'attaccante (lo scorso anno al Perugia), si era trasferito in prestito ai rossoblu dalla Juventus a inizio stagione, e dopo il verificarsi delle condizioni contrattuali inserite nell'accordo, è ora scattato l'obbligo di acquisizione definitiva, a fronte di un corrispettivo di 9 milioni di euro pagabile nei prossimi tre esercizi. Come riporta il comunicato ufficiale del club bianconero, "tale operazione genera un effetto economico positivo di circa € 8,4 milioni".
INCASSI RECORD - Con la cessione di Cerri al Cagliari sale a 132 milioni l'incasso della Juventus per la cessione di nove giocatori, fra i quali Mandragora, Sturaro e Audero. Clicca qui per scoprire tutti i giocatori venduti dalla Juventus con le rispettive cifre incassate.
Fonte: qui
IL MISTERO DEI PRESIDENTI CHE REGALANO SOLDI ALLA JUVENTUS
PAOLO ZILIANI: “PREZIOSI HA COMPRATO STURARO DALLA JUVE PER 18 MILIONI. LA COSA E' STRANA: PERCHÉ È UN GIOCATORE MEDIOCRE
AVEVA UN DEBITO DI RICONOSCENZA NEL CONFRONTI DEL CLUB DI AGNELLI OPPURE CERCA DI INGRAZIARSELO, PERCHÉ NELLA VITA NON SI SA MAI?
Paolo Ziliani per “il Fatto quotidiano”
È l'enigma degli enigmi. E persino La Settimana Enigmistica avrebbe difficoltà a proporlo ai suoi solutori più preparati: nella penultima pagina, quella dedicata alla soluzione dei quesiti, non saprebbe infatti che cosa scrivere, getterebbe la spugna persino Alessandro Bartezzaghi. A quale mistero alludiamo? Per parlarvene, lo faremo come se si trattasse di un caso di "Pilade, agente in borghese".
Enrico Preziosi, presidente del Genoa, ha appena fatto il colpo della vita. Dopo aver acquistato in estate Piatek dal KS Cracovia per 4,5 milioni, a gennaio lo ha rivenduto al Milan per 35 realizzando in 6 mesi una plusvalenza di 30,5 milioni.
Preziosi viene complimentato da tutti ma pochi giorni dopo, a sorpresa, la Juventus comunica di aver ceduto al Genoa Sturaro per 18 milioni. La cosa pare strana: perché una cifra così alta non è mai stata spesa per nessun giocatore nella storia del Genoa FC e soprattutto perchè Sturaro è un giocatore mediocre, reduce da un lungo infortunio e che nell'ultima stagione ha giocato 12 mezze partite nella Juventus e zero nello Sporting Lisbona. Ma c'è di più.
Mentre Piatek costava a Preziosi di stipendio 740 mila euro lordi l'anno (400 netti), Sturaro costa 2,78 milioni l'anno (1,5 netti). Poiché Preziosi dovrà stipendiarlo fino al 2021, per due stagioni e mezzo spenderà dunque 6,95 milioni contro gli 1,85 che avrebbe speso per Piatek: 5,1 milioni in più che vanno ad aggiungersi ai 18 milioni dell' acquisto e che portano il totale-spesa per Sturaro a 23,1 milioni.
In pratica, il guadagno fatto con la cessione di Piatek (30,5 milioni) viene ora quasi completamente cancellato: 30,5 (Piatek) meno 23,1 (Sturaro) fa 7,4 milioni, e cioè i soldi che Preziosi si è già impegnato a dare alla Juventus per acquistare un giovane giocatore (Favilli) avuto in prestito biennale ma con obbligo di riscatto fissato a 7 milioni.
In soldoni: considerando che i 30,5 milioni di guadagno fatti da Preziosi cedendo Piatek al Milan finiranno tutti nelle casse della Juventus (che riceve 18 milioni per Sturaro, ne risparmia quasi 7 per lo stipendio che si accolla Preziosi e ne riceve 7 per Favilli: totale 32) al termine di una pregevole triangolazione Milan-Genoa-Juventus, la domanda è: perchè Preziosi, che pur di guadagnare 1 milione venderebbe la madre a un club di serie B cileno, ha acquistato Sturaro? Pensa che Sturaro, 26 anni, sia il nuovo Beckenbauer? Aveva un debito di riconoscenza nel confronti del club di Agnelli oppure cerca di ingraziarselo, perché nella vita non si sa mai?
Oppure è stato colpito da un nuovo, terribile, sconosciuto virus che spinge i presidenti a riversare i propri soldi nelle casse della Juventus? E in questo caso: trattasi di virus contagioso? Pare infatti che Ferrero, presidente della Sampdoria, abbia acquistato dalla Juve (che in estate aveva comprato dal Genoa il portiere Perin, nazionale, per 12 milioni più 3 di bonus: totale 15) il portiere Audero per 20 milioni; pare infatti che Giulini, presidente del Cagliari, abbia acquistato dalla Juve l' attaccante Cerri, 8 presenze e zero gol quest' anno, per 9 milioni, accollandosi l' obbligo di riscatto; tutti emuli di Pozzo, boss dell'Udinese, che in estate aveva sbalordito il mondo acquistando dalla Juve Mandragora (Don Abbondio direbbe: chi era costui?) per 20 milioni. Ai solutori dell' enigma, ricchi premi e cotillons.
A PARTE I DIRITTI TV, LE PLUSVALENZE DA CALCIOMERCATO SONO DIVENTATE LA FONTE PIÙ IMPORTANTE DEI RICAVI DEI CLUB DI SERIE A. VALGONO OGGI QUASI UN QUARTO DEL TOTALE DEL GIRO D'AFFARI
SI RISCHIA DI TORNARE ALLA “BOLLA” DEL 2002
“IL SOLE 24 ORE”: “È DIFFICILE AFFERMARE CHE STURARO VALGA A OGGI TUTTI I SOLDI PAGATI DAL GENOA ALLA JUVENTUS…”
Marco Bellinazzo per https://www.ilsole24ore.com
A parte i diritti tv, le plusvalenze da calciomercato sono diventate la fonte più importante dei ricavi dei club di Serie A. Valgono oggi quasi un quarto del totale del giro d'affari e all’orizzonte potremmo trovarci in una situazione difficile, per certi versi simile a quella verificatasi poco meno di 20 anni fa . Vediamo il perché.
LA BOLLA DEGLI ANNI 2000
Le plusvalenze erano pari a 443 milioni nella stagione 2013/14, sono salite a 693 milioni nella stagione 2016/17 e supereranno i 750 milioni nella stagione 2017/18. L'incremento di questa tipologia di entrate in appena un quinquennio è del 66 per cento. Nella scorsa stagione, per esempio, la Juventus ha iscritto a bilancio surplus da calciomercato per 94 milioni, la Fiorentina per 89 milioni, la Roma per 65, la Lazio per 61 milioni, l'Inter per circa 50 milioni, l'Atalanta per 47, la Sampdoria per 38, l'Udinese per 37, il Milan per 36 e il Napoli per 30.
In pratica, si sta ritoccando la cifra record di 800 milioni di plusvalenze registrate al termine della stagione 2001/2002, alla vigilia di una delle fasi più tragiche della storia del calcio italiano con decreti d'urgenza “spalma-ammortamenti”, bilanci falsificati e catene di fallimenti. Siamo perciò alle soglia dell'esplosione di una nuova bolla speculativa? I numeri sono preoccupanti.
IL CALCOLO DELLE PLUSVALENZE
Il meccanismo è tornato prepotentemente in auge e la lezione del passato sembra dimenticata o ignorata. L'acquisto dei giocatori a prezzi sempre più alti produce un effetto benefico nei bilanci di chi vende: la differenza tra la somma incassata e quella originariamente versata per assicurarsi le prestazioni di quell'atleta, garantisce un surplus che si può iscrivere subito nel conto economico.
Se quel calciatore è poi cresciuto nel vivaio oppure è stato tesserato già da due o tre anni, e quindi la spesa per il suo cartellino è già stata in gran parte ammortizzata, i soldi ricevuti vanno tutti o quasi accreditati ai ricavi, con la conseguenza di poter ribaltare un bilancio in rosso e, per i presidenti, di non dover mettere mano al portafoglio. Ricorrere al calciomercato per far quadrare i conti, dunque, non è atipico o commendevole. Anzi, per le società di provincia (sempre di Serie A) il vivaio in cui forgiare nuove leve può rappresentare un business redditizio e una mission aziendale.
IL PROBLEMA
Il problema è che il meccanismo contabile delle plusvalenze può prestarsi ad abusi quando la cessione di un calciatore non avviene a fronte di soldi veri o di scambi basati su valutazioni realistiche, bensì di quotazioni fittizie, gonfiate al solo scopo di evidenziare un rilevante provento in bilancio, con la compiacenza del club acquirente (al quale magari restituire il favore subito o negli anni successivi).
Dalla fine degli anni Novanta, molti dirigenti, quando gli introiti televisivi non sono stati più sufficienti a tenere in equilibrio i conti, pur di evitare fastidiosi esborsi alle proprietà, si sono dedicati con sempre più creatività a questo impiego distorto del calciomercato. Le plusvalenze in effetti si traducono in costi dilazionati per chi acquista. Il prezzo del cartellino diventa un costo per quanto spalmato su più anni in base alla durata del contratto del calciatore acquistato. Costi che ipotecano il futuro dei club.
I NUMERI SONO ELOQUENTI
Nei rendiconti del ‘98 erano esposte plusvalenze nette da cessione di calciatori per poco più di 200 milioni; in quelli approvati al 30 giugno del 2000 il livello è già più che raddoppiato a 492 milioni; e nel 2002 si sale a 798 milioni. L'effetto contabile di questo abuso è eclatante: nei due anni fra il 2001 e il 2002 la Serie A ha perdite operative per 370 milioni di euro, ma senza le plusvalenze il rosso sarebbe stato di 1.800 milioni. Le “Sette Sorelle”, Milan, Inter, Juventus, Parma, Lazio, Roma e Fiorentina nelle tre stagioni che vanno dal 1996 al 1999 maturano 750 milioni di euro di plusvalenze su un totale di 1.200 milioni (il 62%).
Chiaramente all'epoca, come oggi, non tutte le plusvalenze sono da considerarsi fittizie. Non è corretto fare di tutta l'erba un fascio. Nell'ultimo anno hanno fatto discutere le plusvalenze dell'Inter realizzate con la cessione di giovani della Primavera, quelle scoperte del Chievo per un totale di 60 milioni maturate tra il 2014 e il 2017, e quelle della Juventus che ha venduto giocatori non di primissima fascia (Mandragora, Sturaro, Audero Cerri) ottenendo ritorni notevoli. La vendita di Stefano Sturaro al Genoa per 16,5 milioni, una cifra record per il club acquirente, pur trattandosi di un giocatore infortunato per tutta la stagione, è oggetto di grandi polemiche.
IL GIUSTO VALORE DELLE TRANSAZIONI
Adesso c'è da dire che non esistono algoritmi o parametri in grado di dire a priori qual è il prezzo giusto di un calciatore. Nessun organo inquirente o giudicante - Covisoc, Uefa, Procura - ha insomma gli strumenti per stabilire con esattezza in modo asettico il valore di una transazione. Non parliamo di auto, oro o petrolio per cui esistono listini e criteri oggettivi. Le indagini penali di metà anni Duemila si arenarono proprio su questo scoglio portando all'archiviazione/assoluzione dei presunti responsabili.
La penalizzazione subita dal Chievo pari a 3 punti la scorsa estate è stata un'eccezione dovuta al possibile aggiramento dei parametri di iscrizione al torneo favorito dalle operazioni sospette con lo scambio sistematico di giocatori soprattutto con il Cesena poi fallito. E comunque la Procura federale aveva chiesto 15 punti di penalizzazione.
Le operazioni di Inter e Juve finite sotto i riflettori sono più complesse da giudicare. Emblematici i casi di Zaniolo (che con Santon si è trasferito a Roma portando ai nerazzurri poco più di 11 milioni di surplus) e del portiere Radu (che con Vailetti al Genoa ne ha portati 15). Entrambi poco più che promesse la scorsa estate, quando sembravano costati troppo ai club di destinazione, oggi “talenti” dal valore esponenzialmente cresciuto.
Esiste un'alea dunque difficile da sindacare nei casi concreti. È difficile affermare che Sturaro valga a oggi tutti i soldi pagati dal Genoa. Ci sono tuttavia strategie che legano le società con operazioni spalmate su più anni, che danno una motivazione a certe cifre. E non si può qualificarle come irregolari a cuor leggero.
Tuttavia laddove emerga un “sistema” volto ad abbellire/correggere i bilanci con cessioni gonfiate o fittizie, le istituzioni calcistiche dovrebbero trovare il coraggio di stabilire nuove e proprie regole di valutazione il più possibile precise e combattere questo “doping amministrativo”. Altrimenti, saranno la crisi di tutto il comparto e i default a catena a presentare il conto. E stavolta potrebbe essere ancora più salato.
Fonte: qui
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