9 dicembre forconi: 04/22/18

domenica 22 aprile 2018

CI SONO 25 CITTADINI ITALIANI CHE, DAL 2014, HANNO COMBATTUTO O COMBATTONO IN UCRAINA AL FIANCO DEI RIBELLI FILORUSSI

LA LISTA, REDATTA DAI SERVIZI SEGRETI UCRAINI, È STATA CONSEGNATA DA UN DEPUTATO DI KIEV ALL'AMBASCIATA ITALIANA

Fabrizio Dragosei per il “Corriere della Sera”

ALFONSO - UN ITALIANO PARTITO PER IL DONBASS PER COMBATTERE CON I FILORUSSIALFONSO - UN ITALIANO PARTITO PER IL DONBASS PER COMBATTERE CON I FILORUSSI
È già stato trasmesso alla nostra magistratura l' elenco di 25 cittadini italiani che starebbero combattendo o avrebbero combattuto dal 2014 a oggi nel Donbass dalla parte dei ribelli filorussi

La lista, redatta dai servizi segreti ucraini, è stata consegnata da un deputato di Kiev all' ambasciata italiana. In base al codice di procedura penale (articolo 331) i nostri diplomatici hanno provveduto a informare le autorità inquirenti che hanno aperto un fascicolo.

Il deputato che ha avuto la lista, Andrej Antonishak, si è lamentato perché dalla rappresentanza diplomatica non ha saputo nulla sull' esito delle indagini. Ma al Corriere risulta che gli inquirenti ai quali l' incartamento è stato affidato stiano agendo nel massimo riserbo.

Di nostri connazionali scesi in campo con gli indipendentisti del Donbass si è parlato molto in questi anni. Alcuni di loro sono anche usciti allo scoperto rilasciando interviste a giornali italiani e ucraini. Ma quella presentata da Antonishak è la lista più completa uscita fino ad oggi.
cannonate in ucrainaCANNONATE IN UCRAINA

Altri italiani in questo periodo sono andati invece ad ingrossare le file dei volontari che combattono al fianco dell' esercito regolare ucraino. In entrambi i casi, ma maggiormente tra i fighter sul fronte filorusso, si tratta, secondo i magistrati, di persone che stanno commettendo vari reati. Dal compimento di «atti ostili contro uno Stato estero» (reclusione da 3 a 12 anni), alla violazione di numerosi altri articoli: «Arruolamento con finalità di terrorismo», «Arruolamento illecito di guerra», «Addestramento ad attività con finalità di terrorismo».

UCRAINA COMBATTENTI 3UCRAINA COMBATTENTI 
Per i volontari che sono dalla parte di Kiev, è più difficile l' individuazione perché godono della protezione di un governo «amico» che fino ad oggi ha tollerato (decisamente troppo, secondo i molti critici) le azioni di unità apertamente filo-naziste. Curiosamente, i combattenti italiani sui due fronti hanno spesso una provenienza simile. Sono estremisti di destra, ultra-nazionalisti, razzisti. Poi ci sono gli estremisti neo-comunisti che vedono gli indipendentisti del Donbass come paladini della libertà contro l' onda «fascista» proveniente dall' Ucraina occidentale.

UCRAINA COMBATTENTI 2UCRAINA COMBATTENTI 
In entrambi i gruppi figura anche un certo numero di semplici ultras delle varie curve, interessati solo «a far casino», come ci ha detto uno di loro. Altri sono andati in Ucraina unicamente per la paga che, in diversi casi, è stata garantita da oligarchi amici del potere. Per quanto riguarda i filorussi, ad esempio, si è dato molto da fare il gruppo Wagner che sarebbe finanziato dal ristoratore Evgenij Prigozhin, lo stesso all' origine della fabbrica dei troll di San Pietroburgo (mettono notizie false in rete).

UCRAINA COMBATTENTI 1UCRAINA COMBATTENTI 
Vista la quasi tregua in Ucraina, alcuni italiani e quasi tutti gli uomini della Wagner si sono spostati in Siria. A febbraio ci sono state polemiche in Russia su questa società perché un centinaio di combattenti volontari (si chiamano «contractor», nel tentativo di distinguerli dai mercenari, proibiti anche in Russia e negli Usa) sono morti sotto un bombardamento americano.

Fonte: qui

GOOGLE VA ALLA GUERRA – IL MOTORE DI RICERCA COINVOLTO NEL PROGETTO MAVEN PER IMPLEMENTARE L’USO DI DRONI KILLER

I DIPENDENTI PROTESTANO APPELLANDOSI AL MOTTO AZIENDALE “DON’T BE EVIL”, MA I VERTICI SE NE FREGANO E TROVANO LA SCUSA: “LO SCOPO È SALVARE LE VITE”

Antonio Grizzuti per “la Verità

GOOGLE DON'T BE EVILGOOGLE DON'T BE EVIL
«Don' t be evil», letteralmente «non essere malvagio», più che un semplice motto aziendale per i dipendenti di Google è una vera e propria filosofia di vita. È per questo motivo che i primi di aprile 3.000 dipendenti del motore di ricerca più importante del mondo hanno indirizzato una lettera al quarantacinquenne amministratore delegato Sundar Pichai.

«Caro Sundar, noi tutti crediamo che Google non debba essere coinvolta nel business della guerra», questo l'incipit della missiva. «Ti chiediamo», proseguono i dipendenti, «che il progetto Maven venga cancellato, e che Google pianifichi, pubblicizzi e metta in atto politiche atte a chiarire che né l'azienda né i suoi appaltatori si occupino di realizzare tecnologie belliche».

SUNDAR PICHAISUNDAR PICHAI
Sembra la trama di una puntata di X files, invece è realtà. Il progetto Maven fa parte di un piano di investimenti da 7,4 miliardi di dollari che coinvolge il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, accademici e aziende private. Come spiega il capo della speciale divisione dell'intelligence per l'implementazione degli algoritmi nel settore bellico, il colonnello Drew Cukor, l'obiettivo è sviluppare una tecnologia basata sull' intelligenza artificiale capace di «estrarre autonomamente oggetti di interesse dalle immagini in movimento o fisse».

L'esigenza dei militari è processare una quantità enorme di filmati raccolti nei voli di ricognizione effettuati dai droni. Il software offrirebbe una soluzione automatizzata per rintracciare informazioni preziose, rendendo più rapido e sostenibile il lavoro degli operatori. Qui entra in gioco Google con la sua piattaforma Tensorflow, specializzata nella gestione di grandi quantità di dati e nel riconoscimento di oggetti non classificati.
DRONI USADRONI USA
Le rassicurazioni da parte dei vertici aziendali sull'uso non offensivo della tecnologia non hanno dato i frutti sperati.

Appena un mese fa, un dipendente che ha chiesto di mantenere l'anonimato dichiarava al sito Gizmodo.com che in effetti «l'uso del machine learning in campo militare solleva preoccupazioni fondate», aggiungendo che è in corso una «vivace discussione» all'interno dell'azienda in merito a questa tematica. Poi è arrivata la lettera che mette nero su bianco i timori degli impiegati di Mountain View. «Questo progetto rovinerà irreparabilmente l'immagine di Google», avvertono i dipendenti. «Contribuire allo sviluppo di questa tecnologie per aiutare il governo degli Usa nella sorveglianza militare - con conseguenze potenzialmente letali - non è assolutamente accettabile».
eric schmidtERIC SCHMIDT

Di tutt' altro avviso Eric Schmidt, ex ceo di Mountain View ma ancora oggi membro del consiglio di amministrazione di Alphabet. Nel corso di un'audizione svoltasi martedì di fronte ai membri della Commissione per i servizi militari della Camera dei rappresentanti, pur non menzionando direttamente la lettera, Schmidt ha affermato che l'intelligenza artificiale è una «tecnologia che potrà essere utile per finalità sia difensive che offensive», e che ogni sforzo per rendere più semplice e proficua la collaborazione tra il Pentagono e le aziende private è benvenuto.

further future eric schmidt di googleFURTHER FUTURE ERIC SCHMIDT DI GOOGLE
Contattato dalla Verità, il team della comunicazione di Google risponde con un comunicato avvolgente: «Avere dipendenti attivamente impegnati nel lavoro che svolgiamo è una parte importante della nostra cultura. Maven è un progetto molto conosciuto del Dipartimento della Difesa americano e Google sta lavorando su una sola parte di esso, limitata a fini non offensivi». La stessa nota sottolinea come il tutto abbia «lo scopo di salvare vite», a cominciare dalle «tecnologie di machine learning».

Tra i temi inerenti le nuove tecnologie, il ricorso alle armi letali autonome è in effetti forse quello che comporta i risvolti etici più problematici.
eric schmidt entra nella google carERIC SCHMIDT ENTRA NELLA GOOGLE CAR
Nell' agosto del 2017, Elon Musk e altri 116 esperti di 26 Paesi diversi hanno lanciato un appello alle Nazioni Unite affinché venga proibito l'uso dei robot killer. Un appello analogo era stato formulato dal Future of life institute nel 2016. Oltre allo stesso Musk, in coda alla petizione figurano nomi del calibro di Stephen Hawking, Steve Wozniak (fondatore di Apple) e Noam Chomsky.

Molti ignorano tuttavia che il rapporto tra Google e il governo americano nasce negli anni Novanta, prima che il motore di ricerca vedesse la luce.
ELON MUSK PIANGEELON MUSK PIANGE
La genesi di questo legame è stata spiegata nel dettaglio sul magazine Quartz da Jeff Nesbit, ex dirigente della National science foundation (Nsf), l'agenzia governativa che si occupa di finanziamenti relativi alla formazione in molti campi della scienza e dell'ingegneria. A quei tempi, per via della spending review voluta dall'amministrazione Clinton, la Cia e la Nsa (Agenzia per la sicurezza nazionale) avevano difficoltà a stare dietro allo sviluppo di sistemi adeguati al controllo delle tecnologie in rapida evoluzione, come il nascente World wide web.
SERGEI BRINSERGEI BRIN

Consci che il sapere in questi campi si stava spostando dalle università alla Silicon Valley, decisero di provare a coinvolgere i privati. A tal fine venne istituito un programma di finanziamenti denominato Massive digital data system (Mdds), che per anni si è occupato di sostenere i progetti più promettenti erogando milioni di dollari.



LARRY PAGE DI GOOGLE CON HILLARY CLINTONLARRY PAGE DI GOOGLE CON HILLARY CLINTON
Tra i beneficiari risultano i futuri cofondatori di Google, Sergey Brin e Larry Page. «La ricerca svolta da Brin e Page nell' ambito del programma di fondi governativo diventò il cuore del futuro Google», spiega Nesbit, «ovvero la possibilità per le persone di trovare con precisione ciò che cercano all' interno di un'enorme quantità di informazioni».

Nel corso degli anni le speculazioni sui legami tra l'intelligence americana e Google si sono sprecate. Grazie alle rivelazioni di Nesbit oggi sappiamo però che se Google è diventato ciò che conosciamo è anche grazie ai fondi governativi e, come scrisse Wired nel 2012, a una «lunga e complicata relazione con l'apparato militare e di intelligence».

SERGEY BRIN E LARRY PAGESERGEY BRIN E LARRY PAGE
Nel 2014 fece scalpore la rilevazione dello scambio di email su tematiche inerenti la sicurezza nazionale tra il direttore dell'Nsa, il generale Keith Alexander, e Sergey Brin e Eric Schmidt. Oggi lo stesso Schmidt siede in qualità di consigliere nell' Innovation board del dipartimento della Difesa, un organismo creato nel 2016 per ottimizzare le sinergie tra Washington e la Silicon Valley.

Fonte: qui

I SEI ESCLUSI DALLE “COMUNARIE-M5S” DI NAPOLI SONO STATI RIABILITATI DAL TRIBUNALE CHE HA BOLLATO LE EPURAZIONI COME “ILLEGITTIME”

GLI EX GRILLINI MINACCIANO UN’AZIONE LEGALE CONTRO IL COMICO CHE LI DEFINÌ “SPORCHI DENTRO”

Lodovica Bulian per “il Giornale”

BEPPE GRILLOBEPPE GRILLO
Prima di cacciarli dal Movimento ed escluderli dalle comunarie di Napoli, l' allora garante Beppe Grillo li aveva definiti «sporchi dentro», accusati di aver creato una corrente segreta e di tramare nell' ombra. Erano stati sospesi, poi espulsi, e ora a due anni di distanza, riabilitati da una sentenza del tribunale che ha bollato quelle epurazioni come «illegittime».

Ma per i sei ex grillini partenopei vincitori della causa, non è finita qui. Non hanno accettato come altri attivisti, erano 22 in tutto, di chiudere la lite con una transazione. E non si accontenteranno del pagamento delle spese legali.
Movimento Cinque StelleMOVIMENTO CINQUE STELLE

Molti di loro sono decisi a intraprendere un' altra battaglia giudiziaria per ottenere un risarcimento record in sede civile ai danni del comico, che oggi non è più capo politico ma che allora, era il 2016, era ancora il rappresentante legale del movimento da lui fondato.
Quell' espulsione, alla vigilia delle amministrative, impedì ai sei di candidarsi e per questo il giudice ha ritenuto che siano stati «lesi» nei loro diritti, visto che il loro comportamento non aveva «posto in atto alcuna violazione delle regole».

La richiesta danni collettiva potrebbe essere milionaria perché, spiega al Corriere del Mezzogiorno uno degli epurati, Roberto Ionta, «qui non si tratta di essere veniali, ma ognuno di noi ha subito un danno enorme in questa vicenda. Per non parlare dei problemi che l' espulsione mi ha creato anche dal punto di vista professionale. Mi hanno fatto passare per una specie di impresentabile. Destinerò - aggiunge - una parte del risarcimento alla costruzione di un impianto idrico per i bambini africani».

associazione RousseauASSOCIAZIONE ROUSSEAU
Eccolo, dunque, materializzarsi l' incubo che per due anni ha tolto il sonno ai vertici del movimento. Ovvero che l' affaire espulsioni si traducesse in un salasso per le casse di Rousseau, tra rimborsi per le spese legali e risarcimenti danni. Nel tempo infatti, prima che il non-partito mettesse mano al regolamento interno per blindarsi dai contenziosi, i ribelli ricorrenti si sono moltiplicati in tutta Italia.

Solo adesso, con i tempi della giustizia, arrivano gli effetti economici di quell' ondata. Due mesi fa, il tribunale di Roma ha dato ragione ad altri due espulsi che per primi avevano trascinato Grillo in aula. A loro spettano trentamila euro di spese legali. E anche loro hanno annunciato di voler chiedere i danni.

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PARIGI È INVASA DAGLI "ZOMBIE" - SONO I GIOVANI SENZATETTO DEL QUARTIERE MULTIETNICO GOUTTE-D’OR

SGUARDO ALLUCINATO, VOLTO EMACIATO, SNIFFANO COLLA, SI FANNO DI TUTTO E DORMONO NELLE LAVATRICI 

MINACCE, AGGRESSIONI, IL QUARTIERE SI È SPOPOLATO A CAUSA LORO E IL SINDACO MINACCIA L’INTERVENTO DELL’ESERCITO: “SONO RAGAZZINI CHE HANNO SCAMBIATO PARIGI PER LA GIUNGLA DI PETER PAN..."

Francesco De Remigis per www.occhidellaguerra.it

una via del quartiere goutte d'orUNA VIA DEL QUARTIERE GOUTTE D'OR
Povertà, degrado e traffici di ogni genere affliggono Parigi. Ma a differenza di altre capitali europee si registra un fenomeno inedito. Gruppi di giovanissimi senzatetto, dai 12 a 17 anni, hanno instaurato un regime di paura nel quartiere Goutte-d’Or. Multietnico, sì. Ma esposto a un fenomeno senza precedenti che ha spinto la sindaca Anne Hidalgo a considerare l’ipotesi di mandare l’esercito.

Né migranti, né figli del quartiere. Sono semplici vagabondi, minorenni senza genitori, che hanno scambiato questo arrondissement per una giungla dove si vive da predatori e si dorme nelle tane.

Sguardo allucinato, volto emaciato, sempre più dipendenti dal consumo di colla e altre droghe. Chiassosi a qualunque ora del giorno e della notte, circondano malcapitati passanti, spesso turisti, per sottrarre denaro sotto la minaccia di coltelli. O, molto più spesso, senza armi bianche; facendo dei loro corpi di adolescenti degli zombi a cui lasceresti qualunque cosa tu abbia in tasca pur di non essere infastidito.
giovani senzatetto parigiGIOVANI SENZATETTO PARIGI

La Goutte-d’Or è ormai più simile a una favela di Rio de Janeiro. Loro, una sessantina in tutto, sembrano usciti da un film di Tarantino o presi in prestito dai ragazzi di strada di Bamako, nel Mali, nota il settimanale LesInrocks. Un fenomeno che a Parigi, con tutti i problemi che può avere una capitale, i suoi traffici di stupefacenti e gli episodi di violenza, è considerato in cima alla lista degli handicap da risolvere. Non parlano francese, nessuno sa da dove siano venuti. A dicembre è scoppiata la prima crisi nelle strade: da abbandonati a se stessi sono diventati «pericolosi» a due passi dalla fermata metropolitana di Barbés, regno di svago fino a un paio di anni fa, dove anche il più snob dei parigini si concedeva una tappa al mercato del sabato. Oggi almeno dodici ristoranti hanno chiuso.

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In meno di un anno in alcune strade è il deserto. I clienti abituali hanno abbandonato le cucine multietniche a causa di continui fastidi. Tanto che, anche tra gli immigrati che vivono e lavorano nel quartiere, il problema dei minori-zombie è il principale argomento di conversazione. E tra le 1.500 firme inviate al Comune molte sono di stranieri residenti.
Nessuna soluzione da dicembre è stata ancora trovata. Quando per la prima volta sono apparse sulla stampa le fotografie choc: quelle di ragazzini immersi nelle lavatrici pubbliche per ripararsi dal freddo o per recuperare qualche ora di sonno. Anche in pieno giorno.

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Uno dei commercianti al Goutte-d’Or evoca l’atmosfera di buon vicinato che si è a lungo respirata in questo quartiere, popolato di atelier di design e artisti. È scomparsa la fiducia, dice: «Qui ci conosciamo tutti, ma ormai sono costretto a tenere la porta chiusa a chiave anche di giorno». Un insegnante elementare descrive l’imprevedibilità degli attacchi. Così li chiama. Attacchi. Perché se vedi un gruppo di ragazzini che se ne sta buono, non ti preoccupi. Ma all’improvviso si accende la miccia. Attraversano il marciapiede per andare alla fermata dell’autobus a infastidire i pendolari. E la sera è ancora peggio.

Fino a pochi mesi fa erano soltanto piccoli furti, frutta dai banchi dei negozi. Poi sono passati alle persone: «Oggi registriamo borseggi e aggressioni in strada, molte donne sono venute da noi perché costrette a consegnare la propria collana», spiega Valérie Goetz, commissario del XVIII arrondissement a Le Parisien.
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Sono apparsi per la prima volta nel 2016. Erano poco più di una trentina, racconta Colombe Brossel, il delegato del sindaco di Parigi alla sicurezza. «All’epoca avevano solo 8 o 9 anni». Li avevamo segnalati e non si sono più visti. Spariti dalla sera alla mattina. «Riapparsi a Montpellier e a Nîmes, da alcuni mesi sono tornati a Parigi e sono triplicati», racconta Brossel. «La situazione non è però circoscritta alla Goutte-d’Or ammette riceviamo segnalazioni da altre zone della città per lo stesso fenomeno». La Chapelle, Max Dormoy. Duemila in tutta la Francia.

giovani senzatetto parigi 2GIOVANI SENZATETTO PARIGI 




Ma da dove arrivano? E perché hanno scelto la Francia? Un responsabile del Comune sostiene che provengano dall’enclave spagnola di Melilla. Individuano la destinazione col passaparola. Creano delle zone di transito e si stabiliscono in un quartiere che considerano sostenibile. Piccole giungle, per loro. La sopravvivenza come unico istinto, mescolato a una sfiducia viscerale verso gli adulti.

Sono infatti bambini che abbandonano le famiglie di origine per scelta. Non viceversa. Partiti dal Maghreb verso l’Europa senza essere orfani, rifiutando ogni tentativo di integrazione dei centri di accoglienza.

Inutile lo stanziamento di quasi 700mila euro del Comune di Parigi. L’ultima petizione dei cittadini per chiedere interventi risale al 28 marzo. Ma le autorità sembrano impotenti di fronte al fenomeno. La legge francese, infatti, non permette di forzare un minore, solo, o in stato di abbandono, ad essere accudito dalle istituzioni.

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I contatti con le autorità marocchine per vagliare la possibilità di un ricongiungimento con le proprie famiglie non hanno prodotto alcun risultato. Secondo un rapporto riservato del municipio, stando al loro accento arabo, proverrebbero in maggioranza dalle zone rurali del Marocco.

Politossicomani e in stato di palese degrado fisico e psicologico. Così li descrive il rapporto dei servizi sociali che hanno stilato gli identikit. «Bimbi sperduti che necessitano di cure, più che di interventi di polizia», dice l’associazione Paris Goutte-d’Or. Ragazzini che hanno scambiato Parigi per la giungla di Peter Pan. E la Goccia d’Oro come luogo da cui non fare ritorno.

Fonte: qui

TRE DEI SEI STUDENTI CHE HANNO BULLIZZATO IL PROFESSORE DI LUCCA NON SONO STATI AMMESSI AGLI SCRUTINI

INDAGATI PER I REATI DI VIOLENZA PRIVATA E MINACCE, MA UNO DI LORO È STATO SOLO SOSPESO PER 15 GIORNI…



prof bullizzato da alunniPROF BULLIZZATO DA ALUNNI
Bocciatura per tre dei sei studenti coinvolti nella vicenda delle minacce al professore dell'Itc di Lucca, finite poi in rete. E' quanto ha deciso il consiglio di istituto riunitosi oggi. Per altri due studenti ha confermato la sospensione fino al 19 maggio, ammettendoli però agli scrutini.

Tutti e sei gli alunni, i quattro ripresi nel video e i due autori dei filmati che hanno fatto il giro del web, sono indagati per i reati, in concorso, di violenza privata e minacce, in quanto ritenuti responsabili di "un'azione complessivamente volta e preordinata a umiliare e dileggiare il professore, anche attraverso la videoripresa e la successiva diffusione dei filmati mediante WhatsApp".

prof bullizzato da alunniPROF BULLIZZATO DA ALUNNI




Uno degli indagati dovrà rispondere anche del tentato di furto del tablet contenente i dati scolastici, il registro di classe, che ha provato a sottrarre al docente che si rifiutava di dargli un voto superiore al suo rendimento.

La Polizia di stato intanto ha effettuato delle perquisizioni nei confronti dei 6 studenti. Sequestrati gli indumenti indossati dai ragazzi nei video, i loro cellulari e il casco da moto utilizzato per colpire il docente. Gli indagati dovranno rispondere anche del tentato di furto del tablet contenente i dati scolastici, che uno di loro ha provato a sottrarre al docente che si rifiutava di dargli un voto superiore al suo rendimento.

prof bullizzato da alunniPROF BULLIZZATO DA ALUNNI
Inizialmente il consiglio d'istituto aveva proposto un periodo di sospensione da scuola tale da comportare la bocciatura automatica per tutti e cinque i ragazzi dell'istituto tecnico per il commercio "Francesco Carrara" di Lucca. Per uno c'è stata solo la sospensione di 15 giorni.

Fonte: qui